La freccia che ruota

Thanatos

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. amazing_hair
        +1    
     
    .

    User deleted


    DANIEL REINARDS
    ❝COLORS OF THE WIND❞
    "Conosci la strada, bambina. Ora seguila!"
    In quanti sarebbero capaci di riconoscere questa citazione? Probabilmente non sareste così numerosi e le poche menti brillanti tra voi a riuscire nell'impresa apparterrebbero sicuramente alle ragazze, di origine babbana, cresciute con i lungometraggi della Disney. Ovviamente, tanto per uscire dal classico stereotipo di "D.I.D. (donzella in difficoltà)" -altra citazione-, possiamo annoverare tra queste eccelse mentalità anche Daniel Reinards.
    Ebbene sì, lui amava i classici della Disney con cui era cresciuto e, spesso, si divertiva ad applicare alcune delle loro citazioni alla vita reale. Aveva naturalmente delle preferenze: amante di donne forti e indipendenti, le sue principesse del cuore erano Pocahontas e Mulan, forse persino Belle avrebbe potuto raggiungere la vetta, ma l'idea che il castello del principe l'avesse spinta a innamorarsi di lui... beh, da bravo e convinto romantico, questo a Dan non andava proprio giù.
    Ma come siamo arrivati a parlare di questa sua atipica tendenza? Ebbene, qualche sera prima, mentre tornava dalla cena in Sala Grande e si dirigeva verso i sotterranei, aveva trovato una bussola abbandonata e che decisamente non indicava il Nord. La fece vedere ai compagni di dormitorio, i quali non capivano perché qualcuno avrebbe dovuto usare una bussola non solo a Hogwarts, ma nella vita in generale. Dan avrebbe voluto sputare a tutti loro in un occhio e non rivolgergli più la parola, ma l'alto grado di maturità che lo contraddistingueva dai suoi coetanei lo fece desistere.
    -Sembra quella di Pocahontas, non trovate?
    Inutile dire che tutti e quattro gli amici gli chiesero cosa fosse un Pocahontas.
    *Sguardo che uccide*
    -La principessa indiana che sposò John Rolfe ma che prima ebbe un flirt con John Smith. Che fantasia, direte voi, tutti con lo stesso nome? Ma chi siamo noi per giudicare le preferenze altrui? Ad ogni modo, Nonna Salice le disse che la freccia della bussola che non funzionava avrebbe indicato la via del destino di Pocahontas, dunque...
    La domanda del perché Pocahontas avesse un albero come nonna arrivò in fretta e, dopo sette secondi di silenzio imbarazzante, Daniel si alzò dal proprio letto e abbandonò la stanza, lasciando crogiolare i quattro amici in un limbo di ignoranza.

    Sarebbe stato interessante pensare a Daniel che, incerto sul da farsi qualche giorno dopo e con in mano la bussola rotta, si dirigeva nella direzione segnata dall'ormai inutile ago della reliquia. Per quanto chi lo conoscesse superficialmente avrebbe potuto credere fermamente in una cosa simile, il figlio di Salazar era meno ingenuo di quanto non sembrasse, cosa che lo spinse a dimenticare lo strano oggetto nella tasca della giacca della divisa.
    Fu quasi per caso che quel pomeriggio, a zonzo tra le via di Hogsmeade, se ne rammentò. Le mani, solitamente infilate nelle tasche dei pantaloni, finirono in quelle della giacca e una superficie solida e liscia entrò in contatto con la pelle. Fu quasi esilarante il momento in cui Daniel si rese conto di non sapere in che locale andare, dunque tanto valeva usufruire di quello strano marchingegno per stabilirlo. L'ago puntò in direzione nord-est (avevamo precisato che la bussola fosse rotta, no?), e quando Dan sollevò lo sguardo si ritrovò ad ammirare l'insegna quasi diroccata del locale meno attraente del posto: La Testa di Porco.
    Daniel non aveva mai compreso il senso di quel nome, e forse sperava che questo avesse a che fare con più che la testa di facocero esibita nel locale, unica cosa degna di nota. Tuttavia, considerando il fatto che non aveva mai messo piede in quel posto in quasi sei anni di scuola e che moriva dalla voglia di capire che giro di clienti esso avesse, decise che in fondo quell'ago rotto avesse molto a che fare con il destino.
    O questo fu ciò che si disse per dare una giustificazione a ciò che decise di fare.
    La sua testa si voltò verso l'albero alla sua destra e, prima di avviarsi verso il locale, allungò l'orecchio verso il tronco e parlò.
    -Come dici, Nonna Salice? Devo entrare? Va bene, ma solo perché lo vuoi tu.
    Bastò che spalancasse la porta per rendersi conto del tugurio in cui aveva deciso di infilarsi, seppur quell'atmosfera disastrata e l'odore di umido lo convinsero di aver fatto la scelta più azzeccata per vivere un esilarante pomeriggio.
    Prese così posto a un tavolo vuoto, scegliendo né il più pulito né, tanto meno, il più sporco. Non voleva distinguersi dalla massa.
    Attese che qualcuno andasse a prendere le ordinazioni ma, oh, che sciocchezza, di certo in un posto simile si usava sbattere il pugno sul bancone e richiedere in modo grezzo e autoritario una birra.
    Ad ogni modo, il ragazzo si limitò ad avvicinarsi silenziosamente al bancone, sopra il quale era poggiato in maniera tutt'altro che strategica un listino. Anch'esso, come il resto del locale, era pieno di muffa ed emanava un odore davvero poco raccomandabile. I bicchieri, pensò Dan, di certo non erano stati lavati e lo straccio con cui li si asciugava era probabilmente vecchio di una decina d'anni.
    -Fico.
    Sussurrò appena, mentre nella sua testa si avviavano una serie di cortometraggi con ambientazione La Testa di Porco. Probabilmente il locale non era in condizioni così drammatiche, forse i bicchieri erano stati appena lavati e lo straccio comprato da un paio di giorni, ma nella sua fantasia era tutto così magnificamente scabro che non riuscì a fare a meno di avere quella perfetta e sudicia visione del mondo.
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin



    Edited by amazing_hair - 30/8/2017, 20:14
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    .

    Group
    Inferius
    Posts
    52
    Spolliciometro
    +46

    Status
    Offline
    ThanatosByrn
    « SOMETIMES IT'S ABOUT PLAYING A POOR HAND WELL. »
    23 y.o. | ex slytherin | neutral| mercenary | Sheet
    Era davvero raro che i suoi clienti decidessero di incontrarlo in quel locale, alla Testa di Porco, non tanto per il posto in sé per sé, quanto per il fatto che, una volta entrati lì dentro, la loro reputazione precipitasse rovinosamente per terra, abbandonando quella parvenza di perfezione che lui tanto ripudiava. Thanatos stesso, in realtà, seppur non desse adito a tali banalità, tendeva inconsciamente a nascondere qualsiasi cosa avesse a che fare con la sfera di lavorativa; non mentiva, ma ometteva. Come aveva sempre fatto da dieci anni a quella parte, insomma. Ricordava ancora quando l'impazienza adolescenziale lo aveva spinto a ricercare mestieri che solo un adulto avrebbe potuto praticare, vedendosi sbattere in faccia decine di porte con ben poca delicatezza. Aveva provato a mantenere una via pulita, pentendosene nel momento in cui quello stesso mondo che lui giudicava perfetto e legale lo guardava con sufficienza, come fosse uno scarto della società. E a quel punto, cosa fare se non dare adito a quello stigma sociale? Guazzare nei bassifondi, d'altra parte, era sempre stato il suo passatempo preferito; l'attività che portava avanti al fine di fuggire dall'educazione scolastica che tutti gli obbligavano a perseguire. Non aveva mai amato la scuola, o meglio, l'idea che lui aveva sempre collegato ad essa: bulli che si prendevano gioco di lui, quel maledetto stanzino in cui, spesso e volentieri, veniva crudelmente rinchiuso soltanto per far sì che si mostrasse debole agli occhi altrui. Ed era stato tramite quel sadico meccanismo che aveva cominciato a soffrire di claustrofobia. Paura degli ambienti chiusi. Sembrava quasi una barzelletta, visto che il suo animo era un tripudio di sentimenti costretti a starsene dentro un corpo che non gli apparteneva, limitandone lo spazio e l'aria respirabile. Tuttavia, gli era bastato alzare la testa e guardarsi un po' intorno, per capire che forse lui qualcosa avrebbe potuto farla. Gli era bastato guazzare all'interno di un locale notturno ubicato nella periferia di Londra dopo la scuola, ed immediatamente gli si era aperto davanti un intero mondo. E a quel punto aveva reagito, imponendosi sugli altri nello stesso modo in cui loro si erano imposti su di lui. Potevi essere il ragazzo più candido ed innocente della città, ma ogni fottuto cane randagio agonizzante sul ciglio della strada sapeva che se non avessi reagito allora saresti annegato.
    Forse solo una cosa non sarebbe mai cambiata: il fatto che la Testa di Porco brulicasse, come al solito, di gente di dubbia moralità. Uomini che dimenticavano improvvisamente di essere tali venivano fagocitati dalle luci al neon del locale, leggermente appannate dalla coltre di fumo che appestava l'aria, rendendola quasi irrespirabile. Non che gli dispiacesse, d'altra parte, dal momento in cui era proprio quell'ammasso di feccia che gli consentiva di guadagnare qualche dollaro ed infilarselo in tasca come se niente fosse. In linea di massima non si lasciava coinvolgere più del dovuto, benché fosse già largamente coinvolto in quel giro, ma palesava un temperamento completamente diverso rispetto a quello che riservava ai suoi conoscenti: se c'era una cosa che aveva imparato durante la sua adolescenza, quella era che in quei posti non potesse lasciarsi sfuggire nulla, né una parola di troppo, né gesti particolarmente affabili. Doveva avanzare, a testa alta, scivolando tra i tavoli non come se fosse un dipendente, ma come se fosse uno dei padroni. Non doveva essere lui a cercare i clienti, ma dovevano essere i clienti a cercare lui, alimentando un senso di onnipotenza che non sentiva affatto suo.
    «Hey, amico.», disse Thanatos una volta che si sedette al bancone, vicino ad una figura maschile, a prima vista anonima. Si voltò nella sua direzione, gli bastò ruotare il capo di quarantacinque gradi per intercettare la figura di un ragazzo di giovane età dai capelli biondi quasi fossero oro liquido e quegli occhi che catturarono l’attenzione del mercenario. Le dita di quest’ultimo andarono a picchiettare sul vecchio bancone, non pulito da chissà quanto tempo.
    «Dammi due whisky incendiari. Uno per me e l’altro per questo ragazzo. » Una richiesta lapidaria, al cui pronunciamento il ragazzo portò una mano all'interno della tasca fino ad intercettare con le dita qualche moneta per pagare ciò che aveva ordinato. L’altra, invece, andò a porgersi elegantemente al ragazzo vicino a sé.
    « Io sono Thanatos, è un piacere conoscerti. Tu devi essere la persona che riempirà la mia giornata. »



    role code made by effe don't steal, ask

     
    .
  3. amazing_hair
        +1    
     
    .

    User deleted


    DANIEL REINARDS
    ❝COLORS OF THE WIND❞
    Con la bussola ancora stretta nella mano sinistra e l'attenzione completamente rivolta al sudicio listino poggiato sulla superficie lignea del bancone, Daniel non si rese conto dell'entrata di un'altra persona all'interno del locale. D'altra parte, come avrebbe potuto essere altrimenti? Per quanto attento fosse a ciò che gli accadeva attorno, almeno in genere, era difficile individuare ogni singolo cliente racchiuso tra quelle quattro mura fredde e decisamente antiestetiche. A pensarci bene, lui stesso era stato ignorato da alcuni dei presenti; i restanti, che lo avevano degnato per lo meno di uno sguardo, avevano invece potuto godere della sua straordinaria visione.
    Un vero affare, gente, un vero affare davvero!
    Fu nel momento in cui il nuovo arrivato prese posto al suo fianco e attirò l'attenzione del cameriere/barista che il giovane figlio di Salazar sollevò lo sguardo nella sua direzione, incontrando gli occhi -un tantino inquietanti, a suo parere- dell'uomo.
    Il sopracciglio sinistro di Daniel si inarcò verso l'alto, più per la curiosità che lui stesso sembrava scaturire in quel ragazzo che non per la propria, mentre il corrispettivo angolo della bocca si piegava verso l'alto, lasciando che le labbra disegnassero un sorriso sghembo sul suo volto. Non lo aveva mai infastidito essere l'oggetto delle attenzioni altrui, anzi, ma in genere le persone distoglievano lo sguardo una volta individuate dal biondo. In quel caso, naturalmente, non andò così.
    -Dammi due whisky incendiari. Uno per me e l’altro per questo ragazzo.
    Il sopracciglio destro raggiunse il sinistro, l'altro angolo delle labbra si piegò anch'esso verso l'alto e Daniel Reinards decise che avrebbe dovuto farsi piacere quell'uomo, in un modo o nell'altro.
    Il Serpeverde nascose la bussola all'interno della tasca dei pantaloni e si voltò quel tanto che gli bastava per trovarsi di fronte al suo benefattore.
    -Ehi, grazie amico.
    Attese che l'ordine arrivasse a destinazione, mentre l'uomo pagava il corrispettivo. Continuò a rimanere in attesa, con un gran sorriso stampato in faccia e un enorme dubbio a balenargli nel cervello. Che conoscesse quell'uomo e non si ricordasse il suo volto? Non sarebbe stato del tutto assurdo per lui, che con i nomi e i volti delle persone era una vera frana. Eppure, quella persona aveva un non so ché di inquietante, qualcosa che faceva perdere a Daniel parte della sua voglia di scherzare, di prendere tutto tanto alla leggera.
    D'altro canto, nulla sarebbe mai potuto succedergli se fosse rimasto in un luogo pubblico, per quanto La Testa di Porco non fosse certo un luogo dalla clientela raccomandabile.
    -Io sono Thanatos, è un piacere conoscerti. Tu devi essere la persona che riempirà la mia giornata.
    A quel punto Daniel fu certo di non aver capito nulla. I suoi occhi si sgranarono e la sua attenzione non fu neppure attirata dal rumore che i bicchieri, colmi di Whisky Incendiario, fecero urtando poco delicatamente il bancone. Più di una volta era stato definito vivace, chiacchierone, solare, tanto da riempire le giornate dei genitori e degli amici, anzi, il più di quelle volte la sua presenza tendeva persino a straripare e chi lo circondava aveva bisogno di una pausa. Da lui.
    Ma quel tizio non lo conosceva neppure e quell'affermazione, per quanto educatamente potesse esser stata posta, scatenò nella mente del sedicenne un'unica e necessaria domanda.
    -In che senso?
    Daniel avrebbe voluto rimanere lì seduto, magari chiacchierare con quell'individuo davvero singolare, ma una strana idea stava iniziando a prendere forma nella sua mente contorta.
    -Senti, amico, io ti ringrazio per il Whisky, sul serio; senza di te, in effetti, dubito che avrei potuto ordinarlo ma... io non sono interessato. Cioè, lungi da me definirti poco attraente, al contrario, credimi: sei un gran bel pezzo d'uomo! In effetti potrei persino invidiarti quell'aria da bad boy e quel tuo sguardo minaccioso, davvero, ma io non sono... cioè, capisci? Non amo le carote, ecco.
    E con una serie di gesti che, Daniel credeva, avrebbero potuto aiutare il suo benefattore a comprendere dove volesse arrivare, il ragazzo sorrise e annuì, soddisfatto di quanto aveva appena detto e sperando di non aver ferito i sentimenti di quell'individuo.
    D'altra parte, essere talmente affascinanti delle volte era un vero dilemma.
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin

     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    .

    Group
    Inferius
    Posts
    52
    Spolliciometro
    +46

    Status
    Offline
    ThanatosByrn
    « SOMETIMES IT'S ABOUT PLAYING A POOR HAND WELL. »
    23 y.o. | ex slytherin | neutral| mercenary | Sheet

    Si era ingiunto ossequiosamente di non toccare più neppure un misero goccio di alcool. Non perché avesse d'un tratto deciso che gli facesse bene e non ne avesse più bisogno, quanto più per necessità. Ventisei lettere dell'alfabeto erano state necessarie per pronunciare quel giuramento il cui unico testimone era stato se stesso; per infrangerlo, invece, nessuna. La verità era che non si era mai soffermato sui motivi che lo spingevano a bere, era convinto che se lo avesse fatto ne avrebbe avuti molti di più per trascinarsi verso il bancone ed ordinare una quantità spropositata di drink, perdendosi nella convinzione, dunque, che lo facesse soltanto per mero divertimento. Ma quando il cervello si accendeva e cominciava a lavorare, proprio com'era accaduto sempre più frequentemente nell'ultimo periodo, c'era ben poco da fare. Era un bisogno carnale, sua unica tentazione in quei maledetti quaranta giorni nel deserto, una necessità che si era fatta mano mano sempre più impellente e che, alla fine, lo aveva sopraffatto. Per questo, quella sera la sua figura aveva sfiorato nuovamente quella del bicchierino dell’alcol. Uno shot, poi probabilmente ne avrebbe preso un altro, poi una birra, poi un altro shot. Percepiva chiaramente la propria schiena piegarsi sotto il suo stesso peso, portandolo a cercare una qualche forma di stabilità proprio nel bancone, il suo unico appiglio. Un sospiro e poi due sigarette si consumarono sotto il suo naso, dissolvendosi sotto l'avanzata dell'ardore provocato dall'accendino. Infine, un'altra birra. E fu proprio quando strinse tra le proprie dita la bottiglia di vetro che sentì il bisogno di dare una risposta al minore dei due il quale venne bellamente ignorato dopo che Thanatos gli offrì la sua compagnia. Girò nuovamente il capo verso di lui e, con esso, la stanza girò per pochi attimi, in balia di quelle curve immaginarie disegnate dalla sua mente sveglia e cosciente nonostante l’alta quantità di alcol che albergava nelle sue vene. Poggiò le labbra sull'orlo della bottiglia di vetro, e, subito dopo, chinò il capo all'indietro, pronto a gustarsi quelle ultime gocce di birra; ma tutto ciò che ricevette fu il nulla. Con occhio critico, scosse appena il recipiente verde tra le dita, ma quel piccolo controllo non fece altro che confermare l'ovvio: per quella sera, l'alcool era terminato. Percepì poi il bisogno di muoversi farsi sempre più impellente, non perché volesse effettivamente farlo, quanto più perché sperava che potesse distrarlo ed acquietarlo, un po' come faceva un carillon con gli infanti.
    « Il fatto che io ti abbia offerto da bere non implica, a sua volta, un qualsiasi tuo tipo di favore, sessuale o non. Ma non pretendo che tu possa capirlo, sei ancora un adolescente in piena fase ormonale. » si ritrovò a biascicare per poi lanciare la bottiglia contro il barista che, come se non fosse la prima volta che Thanatos facesse una cosa del genere, la prese al volo e la gettò nel cassonetto al di sotto del bancone, maledicendolo probabilmente sotto voce.
    Con fare beffardo, il mercenario, rispose innalzando un angolo della bocca con quello che sarebbe potuto sembrare un sorriso e schioccò la lingua sotto al palato. Ma esso non bastò, infastidire una persona alla volta non era affatto da lui: roteò questa volta il busto e verso il ragazzino il quale venne sfiorato da due delle proprie falangi. L’indice ed il medio finirono sotto al suo mendo per alzarlo e restare a guardare le sue iridi, assai particolari.
    Troppe erano state le facce che aveva visto in quelle ultime settimane; una, invece, quella che aveva risvegliato in lui un certo senso di curiosità e smarrimento. Quella del suo interlocutore proprio lì, e lo osservava dall'alto della propria coscienza, spingendolo a rimuginare su ciò che non aveva detto ma che avrebbe dovuto dire.
    « Non ami le “carote”, capisco. Non è un problema: non per me, almeno. Le hai mangiate? Svariati studi dicono che facciano bene alla vista e alla pelle, soprattutto quando se ne beve il succo. »
    Se stesse alludendo ad altro? Beh, probabilmente lo stava facendo o, semplicemente, amava mettere a disagio le persone che si ritrovavano a parlare con lui.

    role code made by effe don't steal, ask

     
    .
  5. amazing_hair
         
     
    .

    User deleted


    DANIEL REINARDS
    ❝COLORS OF THE WIND❞
    "Non dare confidenza agli estranei. Possono essere molto pericolosi."
    Sua madre gli aveva ripetuto quella stessa frase per anni, in effetti continuava a farlo in quasi ogni lettera che gli mandava da quando il ragazzo aveva iniziato a frequentare Hogwarts ma, se fino a quel momento tali preoccupazioni gli erano sembrate assai esagerate, a quel punto non ne fu più tanto sicuro.
    Daniel, da ragazzo socievole e vivace qual era, aveva sempre dato confidenza agli estranei; un po' per il gusto di disubbidire ai propri genitori, cosa alquanto frequente negli adolescenti, e un po' per semplice curiosità. Non aveva pregiudizi, lui, motivo per cui non era ben visto dalla famiglia di suo padre (sentimento, per altro, ampiamente ricambiato dal sedicenne), al contrario, amava circondarsi di nuove conoscenze e cercava di trarre sempre il massimo da ognuno di questi incontri.
    Di fatti, le circostanze di quel giorno non rendevano differente il suo intento: l'uomo a cui Daniel si trovava di fronte era assai curioso, a tratti persino affascinante e il giovane Reinards era terribilmente attratto dalle persone affascinanti e misteriose.
    Quando il contenuto del suo bicchiere venne ridotto alla metà, Daniel riuscì a godersi appieno la reazione dell'uomo alle sue parole. Come già accennato, il figlio di Salazar non aveva pregiudizi di alcun tipo, a cominciare dal sangue di mago per finire alle preferenze sessuali del singolo individuo, dunque non lo disturbava trovarsi davanti all'autentica possibilità che quell'uomo avesse un reale interesse nei suoi confronti. D'altro canto, si diceva lui, chi mai avrebbe potuto non trovarlo interessante?
    -Oh, bene, lieto di sentirtelo dire! Affermò entusiasta dopo che l'uomo lo rassicurò sul non volere nulla in cambio del drink. -In effetti, il mio rifiuto non è nulla di personale... non sfoggio le mie abilità sotto le lenzuola neppure con le ragazze più sexy della scuola se ciò corrisponde a uno scambio di favori. E, credimi, è davvero difficile resistere. E' che ho un certo pudore, io.
    Cosa che, per quanto inizialmente solleticasse l'interesse di Daniel, mancava a buona parte delle studentesse degli ultimi anni. La mente del ragazzo venne sviata per un momento da più gratificanti pensieri, i quali comprendevano un volto ben noto e da lui molto apprezzato, con lunghi capelli e occhi castani, un viso dai lineamenti delicati e un incarnato a dir poco divino...
    Quel breve ma intenso momento di estasi venne interrotto però da un contatto non richiesto e, di certo, inatteso. L'uomo che aveva di fronte aveva afferrato il mento di Daniel con una certa sicurezza, non vi era traccia di indecisione o imbarazzo in ciò che disse subito dopo e il biondino ebbe serie difficoltà a capire se il suo interlocutore lo stesse mettendo alla prova o meno.
    Il giovane Serpeverde era imbattibile nei doppisensi e, naturalmente, non gli sfuggirono quelli avanzatigli da Thanatos.
    -Non ami le “carote”, capisco. Non è un problema: non per me, almeno. Le hai mangiate? Svariati studi dicono che facciano bene alla vista e alla pelle, soprattutto quando se ne beve il succo.
    Gli occhi di Daniel, tanto decantati dall'uomo che aveva di fronte, si sgranarono in attesa che il cervello, solitamente molto reattivo, gli suggerisse cosa dire. Rimanere in silenzio per troppo tempo non era da lui, così come non lo era non avere nulla da controbattere di fronte a una provocazione tanto palese.
    -Eh... ehm... ah sì? Interessante. Ma, vedi, la mia pelle è piuttosto soffice e la mia vista, beh, non sarà perfetta, ma trovo che gli occhiali diano un'aria da intellettuale decisamente affascinante. Non trovi? No, anzi, non rispondere.
    Non voleva tentarlo ulteriormente.
    La sua mano volò a scostare delicatamente quella dell'uomo e con un sorriso di scuse si sottrasse alla sua presa.
    -Ma, avances a parte, c'è qualcosa con cui posso sdebitarmi? Qualcosa che non comprenda carote o succhi vari ed eventuali? Se non erro ti serviva una persona per... riempire la tua giornata... posso consigliarti qualcosa da fare, magari.
    Era difficile per Daniel incontrare qualcuno più strano di quanto già non lo fosse lui; generalmente mettere in soggezione le persone era un suo compito, ma era evidente che quella sera avrebbe avuto pane per i suoi denti.
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin

     
    .
  6.      
     
    .
    Avatar

    .

    Group
    Inferius
    Posts
    52
    Spolliciometro
    +46

    Status
    Offline
    ThanatosByrn
    « SOMETIMES IT'S ABOUT PLAYING A POOR HAND WELL. »
    23 y.o. | ex slytherin | neutral| mercenary | Sheet
    Altro che assenzio, in quel momento l'unica cosa di cui necessitasse sul serio, era una bella botta in testa che potesse fargli perdere i sensi ed indurlo ad un sonno forzato. Era abbastanza sicuro che, tornato sobrio, si sarebbe pentito amaramente di tutte le figure di merda che stava facendo.
    Bla bla bla.
    Quello era il suono che giungeva indistintamente alle sue orecchie, un flebile vociare che sicuramente articolava qualcosa di più interessante e sensato, rispetto a quei piccoli lembi di voce che attraversavano a stento le pareti della bolla in cui aveva deciso di rinchiudersi. C'era chi affermava che bere in compagnia fosse una delle cose più belle del mondo, e lui aveva deciso di assecondare quella massima, beandosi delle presenze migliori che potessero esserci: sé, se stesso e se medesimo. Non per una mera questione narcisistica, era abbastanza palese che il modo con cui si rapportasse a se stesso non fosse propriamente dei migliori; e forse era proprio per quella ragione che, in situazioni del genere, preferiva rintanarsi in un angolino lontano dal resto del mondo, limitandosi ad osservarlo da quello scorcio di universo personale che, detto tra noi, faceva immensamente schifo. E così si beava di risate non sue, di epidermidi che ogni tanto sfioravano la propria nel tentativo di aggrapparsi al bancone del bar, e di un whiskey abbastanza buono, ma che era l'unico che potesse permettersi con quei pochi spiccioli che guadagnava. Bevve un altro sorso, poi un altro ancora; così tanti che, dopo non molto tempo, si ritrovò a fissare la credenza degli alcolici con aria imbambolata, le labbra schiuse e gli occhi ridotti a due misere fessure.
    Necessitava assolutamente di muoversi, di alzarsi da quel maledetto sgabello e fare... qualcosa. Per quanto gli fosse davvero possibile qualche movimento, ovviamente, visto lo stato non esattamente ottimale in cui si trovava. Si alzò velocemente dalla sedia, forse un po' troppo, e se ne pentì immediatamente quando sentì la testa girargli così tanto da costringerlo ad aggrapparsi al bancone, unico appiglio stabile all'interno di quel covo di ubriaconi. Le mani si muovevano spasmodicamente, gli occhi ogni tanto si strizzavano al fine di migliorare una vista che rimaneva pur sempre pessima, annebbiata dalla quantità spropositata di alcool da poco ingurgitata.
    « Owh, perché non dovrei rispondere? » Domandò lui con un finto tono di dispiacere nella voce, assottigliando lo sguardo ed osservandolo meglio.
    Avrebbe voluto crogiolarsi in quel mondo per almeno tutto il resto della propria vita, lo considerava il suo angolo personale, un po' come l'amico immaginario che possedeva ogni bambino dai sei ai nove anni, l'unica valvola di sfogo all'interno di un pianeta che sembrava guardarlo con indifferenza o, peggio ancora, con pena. Non c'era condizione peggiore dell'essere guardato come se si fosse un cane bastonato, era una cosa che odiava con tutto se stesso e che andava contro i propri principi di autosufficienza. Forse per orgoglio, forse perché effettivamente si sopravvalutava, forse perché aveva sempre cercato di nascondere i propri bisogni prima di tutto a se stesso, onde evitare di nutrire un profondo senso di delusione nei suoi stessi confronti. Arrivare alla consapevolezza che non fosse neppure in grado di gestire se stesso, sarebbe stato devastante almeno come ricevere un proiettile in testa e sentire il proprio cranio rompersi. Ma in quel momento non ci pensava. Era libero, cullato tra le braccia fin troppo clementi dell'alcool, e tenuto in piedi solo per un soffio.
    « Non devi sdebitarti con me, little boy. Mama ha tutto ciò che le serve ma - - - se vuoi essere tanto gentile da darmi qualche consigli, questo big boy ha le orecchie aperte. E non solo. » Biascicò qualche frase senza senso, ritrovandosi nuovamente seduto sulla sedie. Le gambe non gli reggevano.




    role code made by effe don't steal, ask

     
    .
5 replies since 14/7/2017, 20:22   391 views
  Share  
.
Top