Nighttime thief

Elle x Daniel

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  1. hello‚ darling
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    Elaine "Elle" Jane Howl
    15 ✕ hufflepuff ✕ from the future ✕ sweet ✕ careful ✕ nighttime thief ✕ bee
    Non una serata come tante, quella che si stava svolgendo nella sala comune dei Tassorosso: era una sera speciale, quella, per festeggiare l’inizio dell’anno scolastico che, Elle lo sperava, si sarebbe rivelato fantastico.
    L’erballegra girava senza ritegno nella sala comune, più che mai in quella dei Tassi, erano proprio loro a “reperirla e spacciarla alle altre case”, dicevano - ma Elle aveva sempre pensato che questa fosse una diceria nata per incolpare qualcuno quando i professori fossero venuti a conoscenza di ciò che facevano gli studenti sotto il loro naso – Era molto protettiva nei confronti della propria Casa, anche se era conscia del fatto che pullulasse di soggetti non proprio raccomandabili. Elaine aveva festeggiato con i compagni fino alle due del mattino, aveva ballato con loro, si era divertita ed avrebbe continuato a divertirsi tutto l’anno, perché poi i G.U.F.O sarebbero stati la fine (?), ma non aveva mai pensato di assumere sostanze che andassero oltre semplici bevande alcoliche per sciogliersi un po'. Quella sera una compagna in particolare aveva esagerato con l’erba mischiata ad alcolici, e si era sentita male. Capendo che la situazione non si sarebbe risolta facilmente, Elle si era convinta ad uscire dal letto in cui si era infilata solo un quarto d’ora prima, affrontando il freddo ma preoccupata per l’amica.
    Ehi, tutto bene? Si avvicinò al letto in cui la ragazza si era sdraiata, affiancata da altre due amiche, Sarah e Vaiola.
    La voce di Elle risuonava dolce e tranquilla nonostante il momento critico, aveva sempre voluto fare la Guaritrice, perché riteneva che aiutare il prossimo fosse il lavoro adatto a lei, inoltre era appassionata di erbe e pozioni, magari sarebbe riuscita ad alleviare quello stato catatonico in cui l’amica era caduta. Una sola parola, veniva ripetuta a fior di voce dalla ragazza tremante “Fremo
    Freme? Aveva domandato Vaiola, sempre più confusa, al suo fianco.
    Freme per il freddo? Ipotizzò Elle e, senza attendere oltre, avvolse Ross in un’altra coperta, l’ennesima.
    Sarah, la riccia del gruppo, aveva un’idea ben precisa del perché Ross continuasse a ripetere quella parola. Non è solo il freddo, è fatta come una pigna.
    Ma Ross fremeva davvero: nonostante fosse avvolta da uno strato triplo di coperte, continuava a tremare come una foglia scossa dal vento. Ed Elle, seppure apparisse tranquilla, era seriamente preoccupata per lei. Premette indice e medio sul polso di Ross, tentando di intercettarne il battito cardiaco, ma non riusciva.
    Non sento niente. Una sentenza ammessa con tono solenne, che, per un attimo, ghiacciò il gruppo facendo calare il silenzio.
    Provo a recuperare qualcosa in infermeria!
    Eccola l’idea geniale, quella che per un attimo le aveva illuminato lo sguardo.
    E, con tanto di pigiama ancora addosso, si era alzata, lanciando alle amiche un ultimo avviso.
    Controllate che respiri!
    Sì, Elle non era un’esperta in fatto di erballegra, non si era mai ritrovata a dover aiutare qualcuno che stesse male per questo, quindi tutto poteva succedere per lei. Appena fuori dalla Sala comune, ebbe l’idea del secolo, proprio di quelle idee che nella vita si hanno una volta sola: provò a cambiare le proprie sembianze, assumendo ben presto dimensioni ridotte, un insetto, per la precisione un’ape. Era un animagus, per cui perché non approfittarne e sorvolare i corridoi senza farsi vedere dai Prefetti? Sorrideva (sempre che un’ape abbia la capacità di farlo) mentre sotto il suo piccolo corpo peloso i prefetti controllavano i corridoi ignari della sua presenza. Ciao stronzetti. Pensò, felice.
    Arrivata d’innanzi all’infermeria aveva ripreso le proprie sembianze, un po’ frastornata ma soddisfatta delle proprie azioni.
    Alohomora!
    Stava andando tutto troppo bene per i propri gusti, ed infatti, non appena ebbe recuperato il vasetto in vetro con dentro una modesta quantità di Distillato della pace, il suo cervello dovette ricalcolare il percorso (?) proprio come un navigatore poco aggiornato. Richiuse l’infermeria alle proprie spalle con in volto uno sguardo tutt’altro che chiaro, pensieroso, confuso. Piccolo intoppo, non aveva pensato a come sarebbe tornata indietro trasportando quel barattolo di vetro. Non poteva farlo sotto forma di ape. Fregata.
    Appena dietro l’angolo, dei passi decisi risuonarono pericolosamente minacciosi ed Elle andò nel panico, rimanendo ferma dov’era senza muoversi, come una statua di sale. Una statua di sale in pigiama.


    Ho dato per scontato che bacchetta e vestiti rimangono con lei anche se si trasforma, ciau <3


    Edited by shane is howling - 13/7/2017, 19:46
     
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  2. amazing_hair
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    DANIEL REINARDS
    ❝'Cause you're hot than you're cold, you're yes than you're no❞

    Sabato 16 settembre.
    Ore 19:00.
    Il delizioso profumo del pollo arrosto servito con patate al rosmarino aleggiava per i corridoi del castello come se quello potesse essere l'ultimo pasto dei poveri studenti, costretti per un nuovo e intero anno a sgobbare sui libri senza pietà. Gli elfi domestici, probabilmente inorriditi di fronte a quel tragico destino, avevano dunque deciso di permettere ai ragazzi di godere di quel meraviglioso pasto, ben consapevoli che due sole settimane non erano sufficienti per lasciarsi alle spalle l'estate ormai finita.
    Dopo una giornata trascorsa a ripassare il programma dell'anno precedente in prossimità dei primi test d'ingresso, i ragazzi del quinto si sentivano stanchi, affaticati, persino confusi. Una doccia sarebbe stato senz'altro ciò che di più appropriato avrebbero potuto cercare prima della deliziosa cena che li attendeva, magari immersi in una rilassante atmosfera fatta di silenzio e quiete.
    Ora, alcuni di loro erano abituati a lavarsi come la gente normale: sciacquarsi, insaponarsi, sciacquarsi di nuovo e asciugarsi. Altri, invece, nati sotto lo sfortunato segno della bilancia o in qualche modo "mancanti" o "carenti" dal punto di vista intellettuale, mettevano in atto una sequenza leggermente diversa: cantare stonando, sciacquarsi, urlare seguendo una musica immaginaria, insaponarsi, tentare acuti imbarazzanti, sciacquarsi di nuovo, dedicare lo scempio a una decina di ammiratrici immaginarie e asciugarsi, possibilmente all'aria, sgocciolando acqua in tutta la stanza e mostrando le proprie grazie agli sfortunati compagni di dormitorio.
    -YOU. CHANGE YOUR MIND. LIKE A GIRL. CHANGES CLOTHES.
    Questo, purtroppo, era Daniel Reinards.
    -I should know. That you're not good for meeeeeaaa!
    Impegnato com'era a districare i pochi nodi del suo magnifico e biondissimo ciuffo, il quasi sedicenne dimenava il sedere nudo e perfetto -a detta sua- seguendo il ritmo immaginario di una canzone che i suoi amici, tutti Purosangue, non conoscevano di certo; motivo in più che li spingeva a lamentarsi e a tapparsi le orecchie di fronte a quello strazio.
    Ciò che Daniel trovava inconcepibile a Hogwarts era l'impossibilità di usufruire di oggetti quali il cellulare, il lettore mp3, l'ipod, il computer e simili. Insomma, come avrebbe fatto a dare il meglio di sé senza un sottofondo musicale?
    -Non preoccupatevi, ragazzi, quando riprenderanno le visite a Hogsmeade troverò un modo per farvi godere appieno delle mie doti canore.
    Inutile dire che il borbottio che seguì quelle parole venne scambiato come un cenno di vero entusiasmo da parte del biondo, che sorrise soddisfatto del proprio progetto.

    Come si aspettava, il pollo e le patate furono ben più che deliziosi, così come il tempo trascorso a cena con una ragazza del terzo anno. Si chiamava Carmen, Dan ne era piuttosto certo, ed era estremamente carina! Aveva lunghi capelli rossi e lisci, occhi verdi e delle deliziose lentiggini sul nasino alla francese, un vero incanto. Aveva raccontato a Daniel della sua estate, tre mesi trascorsi in groppa a un cavallo o a fare da babysitter a due mocciosi con un gatto insopportabile che le riempiva i vestiti di peli o una cosa del genere. A un certo punto della conversazione Dan si era perso e aveva continuato ad annuire sorridendo, pensando unicamente a quanto sarebbe stato bello farla tacere infilandole una coscia di pollo in bocca.
    -Certo che quella Carmen è davvero una simpatica chiacchierona.
    Disse a Karma durante il giro di controllo di quella sera. L'altra di tutto punto non mancò di fargli notare un piccolo particolare.
    -Intendi la ragazza con cui hai chiacchierato tutta la sera, vero? Si chiama Marianne.
    L"idiota" era sottinteso, ma Dan apprezzò la delicatezza e il tatto della compagnia.
    Quella sera al bad-boy sarebbe toccato il primo piano, dunque salutò Karma e si avviò con noncuranza verso la propria area. Con le mani in tasca e il motivetto di un'ora prima ancora in testa, il ragazzo attraversò lentamente il primo corridoio, senza essere del tutto certo di dove stesse andando. Il ruolo da Prefetto gli calzava a pennello e in più gli permetteva di poter gironzolare tra le mura del castello senza essere mai richiamato all'ordine, una vera pacchia.
    Per quanto quel potere gli desse alla testa -da considerare, infatti, l'ego smisurato del ragazzo- in serate come quella, calma e dedita alla digestione, Dan preferiva non scovare ragazzini intenzionati a violare le regole della scuola. Naturalmente non si può essere accontentati di continuo, dunque la serpe si limitò a puntare gli occhi al soffitto non appena sentì in lontananza una porta che si richiudeva.
    -Perché le cose non possono andare sempre come voglio io?
    Con un sospiro teatrale, il ragazzo si indirizzò verso il punto da cui era arrivato quel rumore, accorgendosi in fretta che si trattava dell'infermeria. Fantastico! Probabilmente qualche studente aveva pensato bene che potesse essere divertente farsi di acidi la sera in cui lui era di guardia proprio al piano dell'infermeria. Che gioia.
    Accelerò il passo e svoltò l'angolo, trovandosi di fronte una ragazza dalla chioma color miele e gli occhi azzurri che indossava un pigiama. Ma perché quel pigiama?
    -Donut disturb. Sul serio, Elle?
    Il sopracciglio sinistro del ragazzo si inarcò verso l'alto, mentre il suo sguardo divertito incrociava quello della compagna di corso. Dan non era uno di quei Serpeverde con pregiudizi sulle altre Case e sui loro membri, al contrario, trovava piacevoli sia i Tassorosso che i Grifondoro e, tralasciando i Corvonero secchioni, in linea di massima non aveva grossi problemi neppure con la Casa di Priscilla.
    Con una risatina spezzata tirò fuori la mano sinistra dalla tasca dei pantaloni e si disegnò due cerchi sui pettorali.
    -Sai, io ne avrei scelto uno con ben due donut, proprio qui. Anche se... la sottoveste di pizzo proprio no? Io avrei apprezzato.
    Le disse annuendo, come se il suo parere fosse la cosa più ambita al mondo.
    Perché, non era forse così?
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin



    Edited by amazing_hair - 14/7/2017, 00:18
     
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  3. hello‚ darling
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    Elaine "Elle" Jane Howl
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    L’idea di nascondersi dietro una mezza colonna l’avrebbe fatta sembrare ancora più stupida di ciò che sembrava, era rimasta ferma tutto il tempo, pietrificata. Unico riguardo, forse nemmeno troppo furbo, fu quello di nascondere le mani colpevoli, dietro la schiena. Lo sguardo impacciato andò a finire sul nuovo soggetto che aveva appena svoltato l’angolo, Daniel Reinards, prefetto Serpeverde. Non sapeva, in effetti, se la situazione potesse andarle peggio. Conoscendo il prefetto di vista e per sentito dire, Elle avrebbe scommesso che, di sicuro, Daniel non si sarebbe fatto corrompere ed al contrario l’avrebbe utilizzata come scusa per prendersi meriti per quella notte. ”Questa volta ti aspetta la sala torture, Elle”. Delle volte, ad Elaine sembrava quasi di sentire delle voci nella sua testa, ed immaginava fossero le voci di un angelo e di un diavolo sulle proprie spalle, come nei cartoni animati. Cosa le stavano dicendo quelle voci, adesso? Cantavano all’unisono “SEI NELLA MERDAAAA”, una delle poche volte in cui andavano d’accordo, un momento da ricordare. Con le braccia dietro la schiena che celavano il barattolo di distillato della pace e sguardo contrito per l’accaduto, Elle si limitò a guardarsi i piedi per un istante che parve infinito. Poi sollevò lo sguardo indispettito sul ragazzo che aveva fatto commenti poco carini sul pijama che indossava, e percepì subito che quello era solo un assaggio delle torture che l’aspettavano. Tentò di tenere per sé ogni risposta sgarbata, non era proprio nella posizione di fare la gradassa. Poi, sorrise, inaspettatamente. Daniel, il mio prefetto preferito!
    Quella spilla ti dona molto, mette in risalto...i tuoi occhi belli (?).

    Farfugliò qualcosa, ricercando nella sua mente un appiglio a cui affidarsi per uscire da quella situazione in cui ci si era volutamente infilata. Mi rincresce che il pijama non sia di tuo gradimento, tengo il pizzo solo per le occasioni importanti. Quest’uscita dal dormitorio è...un colpo di testa senza alcun significato.
    Cosa stesse dicendo probabilmente lo sapeva solo lei.
    Sono sonnambula, mi sveglio sempre nei posti più strani!
    E questa, purtroppo, non era una bugia.
     
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  4. amazing_hair
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    DANIEL REINARDS
    ❝'Cause you're hot than you're cold, you're yes than you're no❞

    Ora, partendo dal presupposto che il Serpeverde non fosse uno di quei Prefetti sadici e calcolatori, affamati di gloria e potere che trovavano diletto nel sottrarre punti agli studenti più monelli, Daniel avrebbe preferito di gran lunga far finta di non aver davanti una studentessa in giro per i corridoi del castello ben dopo l'ora del coprifuoco; ma era piuttosto ovvio che far finta di nulla avrebbe portato lui stesso ad affrontare conseguenze davvero poco piacevoli, soprattutto con la responsabile che la casa verde-argento si ritrovava.
    Ad ogni modo, il suo sguardo, fino a quel momento attratto dal simpatico pigiama della ragazza, prese a scorgere l'eventuale presenza di altri individui alle due estremità del corridoio. Per il momento, nessun'altro sembrava averli notati.
    -Oh, grazie Elle, sono felice che ti piacciano i miei occhi! Generalmente inquietano.
    Lui, naturalmente, trovava splendida quella macchiolina castana che sporcava l'iride altrimenti cerulea del suo occhio sinistro, ma non tutti erano in grado di apprezzare l'arte di Madre Natura. Questo, per lo meno, era ciò che ripeteva a chi osava criticare quella sua caratteristica tanto peculiare.
    Non essendo ben certo di quanto il verde della spilla potesse accordarsi con quei colori, però, evitò di riprendere l'argomento, concentrandosi sull'espressione della Tassorosso a seguito del suo commento piuttosto sgradevole (sì, ne era ben consapevole) sulla tenuta da notte di lei.
    -Pizzo o Donut sei sempre bellissima, dolcezza, ma temo che questa sera tu sia anche nei guai. Guai grossi, a mio parere.
    Disse il tutto con un tono accondiscendente e un sorriso piuttosto gentile. Come già affermato, Daniel non provava piacere nel sottrarre punti ai compagni di scuola, a meno che non si trattasse di spocchiosi arroganti che non facevano altro che mettere nei guai la propria Casa. Ed Elaine, per il poco che la conosceva, non era tra questi.
    Si poggiò con la spalla sinistra contro la parete del corridoio, incrociando le braccia al petto e senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. A quel punto rimaneva poco da fare: sottrarle cinque punti per aver violato il coprifuoco o afferrarla per uno di quei polsi che nascondeva magnificamente dietro la schiena e nascondersi con lei in uno stanzino non appena avessero sentito delle voci.
    Per quanto l'ultima prospettiva fosse deliziosa, il buon senso del verde-argento tornò a palesare la propria rara esistenza, costringendo il ragazzo a concentrare l'attenzione su qualsiasi cosa Elaine stesse nascondendo.
    Con un sospiro un tantino esagerato, parlò.
    -D'accordo, facciamo così. Deciderò se sottrarti o meno dei punti in base a cosa nascondi lì dietro. Se quello, insieme a una scusa ragionevole che non sia quella del sonnambulismo, saranno abbastanza convincenti, ti aiuterò a tornare nella tua Sala Comune illesa e cercherò di evitare che altri ti sottraggano punti.
    In realtà era piuttosto convinto di sottrarglieli personalmente, ma quella sera si stava annoiando talmente tanto che dire qualche piccola bugia per movimentare la serata gli sembrava la cosa più sensata da fare. A discapito dei Tassorosso, ovviamente.
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin

     
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  5. hello‚ darling
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    Elaine "Elle" Jane Howl
    15 ✕ hufflepuff ✕ from the future ✕ sweet ✕ careful ✕ nighttime thief ✕ bee
    Lo guarava agghiacciata, stranamente intimorita. Ma non era per lei che aveva paura, davvero. Sarebbe potuta finire in sala torture senza nessun problema, tanto sopportava bene il dolore. Più passavano i secondi più il suo cervello usciva dal panico e realizzava ciò che era appena successo. "temo che questa sera tu sia anche nei guai. Guai grossi, a mio parere."
    L’aveva detta, la parola magica ed Elle sembrava aver sentito solo quella. Guai, Elaine non poteva permetterseli, e se avesse tolto punti ai Tassorosso? Non poteva permettere che la sua Casa perdesse ancora punti a causa sua. Ne aveva già combinate tante durante l’anno passato e l’ultima cosa che avrebbe voluto era sentire di nuovo i suoi compagni cantarle, una volta rientrata in Sala comune, una canzoncina le cui uniche parole tuonavano “Scema! Scema! Scema!
    Non aveva giustificazioni, era vero, ma era uscita dal dormitorio per una giusta causa ed il prefetto doveva essere messo al corrente. Avrebbe dovuto appellarsi alla sua morale e giustizia, confidando che l’avrebbe capita credici. D'accordo, facciamo così. Deciderò se sottrarti o meno dei punti in base a cosa nascondi lì dietro.
    Guardò il pavimento un’ultima volta, pensando a quanto grave sarebbe potuta essere la sua colpa una volta rivelato cosa nascondeva. Allora, chiuse gli occhi e portò dinnanzi a sé la prova del reato(?) tenne distese le braccia con le mani che stringevano il barattolo di Distillato di pace.
    O la va, o la spacca.
    Una mia amica nel dormitorio non sta bene e ho pensato di prendere un po’ di questa pozione per farla stare meglio. Scusa, scusa, scusa. Non toglierci punti ti prego, è stata una mia idea, ho fatto perdere troppi punti l’anno scorso e quest’anno pensavo fosse diverso. Preferisco passare la notte in Sala torture se devo. E' solo colpa mia. Aprì prima un occhio, poi l'altro, per scorgere il volto del Prefetto e capire dalla sua espressione quanto sarebbe stata grave la sua pena.
     
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  6. amazing_hair
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    DANIEL REINARDS
    ❝'Cause you're hot than you're cold, you're yes than you're no❞

    Se c'era qualcosa in cui Daniel Reinards ammetteva di non essere bravo, era riuscire a rimanere serio quando le circostanze glielo impedivano. Da quando era diventato Prefetto aveva dovuto modificare molte cose del suo modo di fare: aveva dovuto imparare a punire chi faceva cose che lui stesso aveva fatto per anni, era diventato duro, severo e ligio alle regole, quanto meno all'apparenza. Capitava anche a lui di infrangere il regolamento scolastico ma molto meno di prima e, quando lo faceva, riusciva ad evitare di essere scoperto. In fondo, cinque anni di pratica avevano dato i loro frutti.
    Tuttavia, di fronte agli studenti colti in flagrante non poteva fare eccezioni, non ne aveva mai fatte. A complicargli le cose vi era poi la responsabile di Serpeverde, la professoressa Queen. Ah, bella come un angelo e crudele come il demonio, quella donna.
    Daniel non aveva affatto una buona opinione di lei, ma non poteva fare altro che fingere di rispettarla in qualità di docente, oltre che di responsabile della propria Casa. A dire la verità, odiava il modo che quella aveva di rivolgersi a chiunque, lo sguardo freddo e l'espressione minacciosa che la accompagnavano il più delle volte. Daniel sapeva che buona parte degli studenti mandati nella stanza delle torture erano un suo "merito", e lo sapeva perché la professoressa non faceva altro che idolatrare il regime che aveva autorizzato quelle pratiche brutali.
    Daniel era finito in quella stanza, aveva i moniti di quanto accaduto lì dentro, segni che si vedevano dal di fuori ma che ancora sanguinavano dentro di lui. C'era un motivo se aveva accettato il ruolo di Prefetto, c'era un motivo se i suoi interventi non andavano al di là della sottrazione di qualche punto... e c'era un motivo se, da lì a pochi minuti, avrebbe impedito che quella ragazza finisse nei guai.
    Uno sguardo al Distillato della Pace che la ragazza stringeva tra le mani lo costrinse ad aggrottare la fronte. Una cosa insolita da andare a recuperare a quell'ora della notte, a meno che i figli di Tosca non avessero optato per una festa clandestina durante la quale qualcuno doveva aver esagerato con l'alcol.
    L'angolo destro della bocca di Daniel ebbe un fremito, indice di una risata che doveva celare in tutti i modi. Da qualsiasi punto di vista quella situazione venisse osservata, indipendentemente dalla motivazione che aveva spinto quella ragazza a uscire dal proprio dormitorio di sera, c'era stata una violazione del regolamento.
    Cercando di rimanere serio e rivolgendo un'espressione di rimprovero a Elaine, Daniel parlò.
    -Che sia colpa tua è chiaro, ma sei una studentessa abbastanza veterana da sapere che le conseguenze del comportamento di un singolo studente ricadono sulla sua Casa, per tanto...
    Delle voci.
    Lo sguardo ceruleo di Daniel si sollevò alla ricerca della fonte di quelle voci, col cuore in gola e il respiro mozzato. Non vedendo nessuno all'estremità del corridoio, il Serpeverde si rese conto di avere una possibilità.
    Afferrò Elaine per il gomito e, davvero poco galantemente, la spinse dentro l'infermeria.
    -Resta qui e non fiatare.
    Le chiuse la porta in faccia e si mise di guardia poggiandosi con la spalla contro di essa, braccia e caviglie incrociate, sperando di risultare disinvolto.
    A pochi metri da lui, ecco svoltare l'angolo la professoressa Queen e il professor Campbell, impegnati in un'accesa conversazione. Daniel non riuscì a cogliere alcunché del discorso, ma non ve ne fu bisogno: l'insegnante di combattimento corpo a corpo infilò un altro corridoio mentre la responsabile di Serpeverde si diresse verso il suo Prefetto.
    -Incantevole come sempre, mia signora.
    Le disse con un sorriso mellifluo. Quando la donna lo vide sembrò stupita ma non contrariata.
    -Signor Reinards, di nuovo di ronda?
    Daniel, facendo ricorso a tutto il proprio autocontrollo, annuì sorridendo forzatamente, senza allontanarsi dalla porta dell'infermeria.
    -Ho avuto una soffiata, professoressa. A quanto pare c'è uno studente in giro per i corridoi intenzionato a passare dall'infermeria.
    Sembra che abbia esagerato con qualche intruglio e non si senta troppo bene... sarò lieto di aiutarlo non appena arriverà.

    Era fortunato a mentire egregiamente, in fondo si era esercitato una vita a farlo. Nessun fremito nella voce, nessuna goccia di sudore freddo a imperlargli la fronte, nessuna esitazione. Il suo sguardo era puntato in quello della donna, quella sera grigio e glaciale. Buon segno, finché quella tonalità non andava a sfiorare il verde acido non c'era molto di cui preoccuparsi.
    -Molto bene. Ritengo superfluo ricordarle di avvertirmi nel caso in cui tale studente appartenga a Serpeverde. Buonanotte, signor Reinards.
    E con un ultimo sguardo tagliente, la donna lo superò e si diresse verso i sotterranei.
    Daniel trasse un profondo respiro di sollievo e aprì la porta dell'infermeria, permettendo a Elaine di uscire.
    -Prego, è stato un piacere evitarti la stanza delle torture.
    Inutile dire che se la ragazza fosse stata scoperta, sarebbe stato lui a scontare la punizione peggiore: nascondere la violazione di un altro studente implicava non compiere il proprio dovere e l'insubordinazione non era una caratteristica che la professoressa Queen tendeva a premiare, nei suoi ragazzi.
    Guardandosi nervoso a destra e a sinistra, Daniel fece cenno a Elaine di avviarsi verso le cucine.
    -Andiamo, ti riaccompagno in Sala Comune.
    Afferrò il Distillato della Pace e si portò al fianco della ragazza, tentando di apparire disinvolto ma rimanendo vigile, pronto a sentire nuovamente delle voci o dei passi.
    -E' grave? La tua amica, intendo.
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  7. hello‚ darling
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    Elaine "Elle" Jane Howl
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    Elaine. Piccola stella #senzacielo.
    Davvero era uscita dalla Sala comune dei Tassorosso convinta delle proprie capacità?
    Pensava davvero di essere tanto furba da scamparla alla grande?
    Si era davvero immaginata rientrare trionfante dagli amici con in mano il bottino?
    Quando percepì dei rumori, inizialmente non ci diede peso, il massimo del terrore era arrivato dopo essere stata scoperta dal Reinards, cosa poteva esserci di peggio?
    Ma poi l’aveva sentita, la sua voce.
    Elaine credeva che ci fosse una speranza per tutti, davvero, tutti.
    Tutti eccetto Anjelika Queen.
    Forse lei era l’unica per la quale la Tassa non nutriva speranze, persino Icesprite si salvava dal quel circolo di morte e disperazione, ma la Queen no, aveva ucciso tanti ragazzi nella Sala torture, molti dei quali erano suoi amici. Elaine era sempre stata testarda, coraggiosa, avversa alle regole, ma davanti alla Queen sapeva diventare un’ameba. Anjelika Queen le faceva rimpiangere suor Giustina, a pensarci, quella donna era sempre stata una santa.
    Avrebbe detto qualcosa, se non fosse che dalle labbra uscì un miagolio, strozzato dalle circostanze. La gola si era stretta in una morsa letale, ma Daniel fu più veloce di quanto lei sarebbe stata in cento anni e la chiuse in infermeria, al buio.
    “Resta qui e non fiatare” Inizialmente non riuscì a metabolizzare le sue parole, quasì non le sentì.
    Riusciva a percepire il battito del proprio cuore tronare in tutta la stanza, le mani sudate che si stringevano tra di loro cercando conforto.
    Stava per morire. Capite? Sentiva la morte fendere l’aria, o se fosse rimasta in vita lo avrebbe fatto senza più gli arti, né braccia, né gambe. Riusciva persino ad immaginare la bara bianca sulla quale Marcus avrebbe finto lacrime amare. Avrebbe pianto davvero se fosse morta? Oppure sarebbe rimasto impassibile, essendo abituato lui stesso a vedere la morte? Eppure Elle era sempre stata una persona positiva - quando si trattava della vita degli altri, però – Dov’era finita la sua positività ora che riusciva a percepire il respiro sibilante di Anjelika Queen dietro la porta? Le pupille dilatate, trasformate in due buchi neri scrutavano il buio, era talmente spaventata da quella situazione che non sarebbe riuscita nemmeno a trasformarsi per difesa, in quel momento, nemmeno un po’. E poi...lei era un'Ape. Anjelika un serpente. Sapeva come sarebbe andata a finire.
    Quando il Prefetto riaprì la porta, con estrema sorpresa di Elaine, era solo. Nessuna chioma rossa ad accompagnarlo. Era possibile? Non poteva dirsi una tipa diffidente, ma ormai ne aveva viste così tante da avere la tendenza al negativismo nelle situazioni di panico. Quante volte le era capitato di assistere a studenti che facevano la spia sulle spalle di altri per ricevere onori? - il fatto che gran parte di questi studenti fosse serpeverde, poi, aggravava il suo giudizio – Ma da quando era diventata così? Non era mai stata il tipo di persona che giudicava gli altri per la propria Casa, o a pelle. Lei non era il tipo davvero, eppure in quel momento si sentì una merda.
    Osservò prima il corridoio, poi lui, incerta.
    L’aveva difesa, l’aveva protetta. Accidenti, era più imbarazzante di quella volta in cui aveva deciso di salire da sola su quel trenino a forma di bruco in gita (impavida). Quel trenino che l’aveva portata dall’altra parte di Londra senza fare più ritorno, quello stesso trenino che aveva fatto piangere di gioia Suor Giustina che l’aveva data per dispersa. Quando era stata ritrovata si era sentita una merda.
    Così si sentiva ora, una merda.
    Si sentiva una merda perché non gli aveva dato fiducia.
    Era rimasta ammutolita per tutto il tempo, aprì bocca solo per commentare, dopo un’infinità di tempo.
    E’ stata l’esperienza più orrenda della mia vita. E’ stato orribile. Io non ho paura di niente di terreno, lo giuro, la Queen però è qualcosa che non appartiene a questo mondo. Tentò di spiegare a parole quel concetto che poteva avere una forma comprensibile solo nella sua testa. E...ti avevo giudicato male.
    Era una di quelle spiacevoli situazioni in cui non sapeva dove fosse la giustizia. Sarebbe stato giusto essere punita in Sala torture? E Daniel si era comportato bene perché l’aveva difesa o si era comportato male perché non aveva svolto il suo compito? Certo non stava ad Elle giudicare.
    Lei lo adorava e basta adesso.
    Seguì il ragazzo, con passo ancora incerto, fino a raggiungere il corridoio delle cucine.
    Credo che questa serva più a me che a lei, adesso.
    Adesso poteva anche toglierle i punti, non avrebbe fiatato. Poteva fare quello che voleva, Reinards. Gli doveva molto più che qualche punto ed i compagni, forse, avrebbero capito.
    Comunque, spero stia bene. Ha fumato qualcosa...non so cosa di preciso e poi ha iniziato a tremare e ripeteva cose strane. Ma sì, Elle, confidati pure con il Prefetto Serpeverde su ciò che fanno i tuoi compagni, non è mica un problema! Era convinta di non sapere cosa fosse l’imbarazzo, ma lo era profondamente in quel momento, ed era già tantissimo che non stesse piangendo come una bambina.
    E...GRAZIE. Era così felice di averla scampata che riuscì persino a sorridere, scoprendo di avere ancora dei muscoli funzionanti in faccia. Gli si sarebbe aggrappata addosso ringraziandolo in modo molto caloroso. Anzi no, lo fece, in uno slancio di profonda confidenza che riuscì a rubare ampiamente perchè in imbarazzo, si aggrappò al Prefetto, stringendolo dalla schiena come spesso faceva con Marcus, suo padre adottivo. Le aveva pur sempre salvato la vita. E poi era da lei, davvero, prendere confidenza in fretta e senza chiedere #wat (??)
     
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  8. amazing_hair
         
     
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    DANIEL REINARDS
    ❝'Cause you're hot than you're cold, you're yes than you're no❞

    Quindi, ripartiamo dalle basi: Daniel conosceva ben poco -per non dire nulla- della Tassorosso che aveva di fronte, tanto da non provare il minimo senso di colpa nel pensare di sottrarle qualche punto per una bravata di poco conto. In effetti, come già precisato, era piuttosto piacevole la sensazione di onnipotenza dettata da quell'assurda regola che gli permetteva di spadroneggiare nel castello per merito di una misera spilla.
    Questo, d'altro canto, era ciò che l'arrogante e presuntuosa facciata di Daniel doveva palesare di fronte a una buona parte degli abitanti del castello. La realtà dei fatti, invece, vedeva un giovane e inesperto tredicenne tra i ricordi del figlio di Salazar che, a causa di uno scherzo terminato in tragedia, aveva iniziato a capire come andassero le cose a Hogwarts.

    Era stata una sera come tante altre, in cui, dopo la solita cena, Daniel e un paio di compagni di dormitorio avevano deciso di giocare uno scherzo innocente al Caposcuola di Serpeverde. Il ragazzo ricordava perfettamente l'impegno che lui e gli amici avevano messo nell'organizzare lo scherzo fin nei minimi particolari, certi che i compagni di casata lo avrebbero trovato estremamente divertente. Non avrebbero mai potuto immaginare che le minacce e le punizioni di cui tanto avevano sentito parlare fossero reali; non avrebbero mai immaginato che il Caposcuola non avrebbe trovato il tutto molto divertente, preferendo invece andare a denunciarli al responsabile di Serpeverde e impartire loro una severa quanto ingiusta punizione.
    Fu la prima visita di Daniel nella stanza delle torture. Le corde che gli segarono i polsi nel tentativo di tenerlo fermo mentre la frusta segnava la carne viva della sua schiena, lo schiocco e il dolore lancinante che accompagnavano ogni colpo, le lacrime salate che rigavano il viso contratto del bambino che urlava di smettere, che era solo uno scherzo, che non voleva fare arrabbiare nessuno... che non lo avrebbe fatto mai più.
    Quella sera, Daniel Reinards capì cosa significasse sfidare le autorità di Hogwarts.
    I segni sulla schiena gli fecero male per giorni, fino a diventare ruvide e pallide cicatrici, memento di quanto accaduto durante la sua prima notte nella stanza delle torture.

    Mentre camminava al fianco di Elaine, attento tuttavia a non farsi vedere da nessuno, Daniel non poté fare a meno di ricordare quel momento di tre anni prima, quando tutto era cambiato. Era ancora troppo giovane per schierarsi? Sarebbe stato abbastanza coraggioso da prendere parte a una ribellione all'interno delle quattro mura del castello? Se solo avesse saputo che qualcuno, là fuori, stava progettando una sommossa più grandiosa di quanto avrebbe mai potuto fare lui...
    - E...ti avevo giudicato male.
    Il Serpeverde si scosse dai propri pensieri nel momento stesso in cui Elaine sembrava essere sul punto di ringraziarlo per quanto aveva appena fatto. Sì, forse meritava un ringraziamento, in fondo aveva rischiato la pelle per proteggere una sconosciuta che aveva deliberatamente infranto il regolamento scolastico.
    -Non sei la prima a farlo. Non importa.
    Il fatto di essere un Serpeverde rappresentava un pessimo biglietto da visita all'interno di Hogwarts, non tanto per la reputazione del fondatore della Casa, quanto forse per coloro che ne erano stati degni esponenti. In più, il fatto che fosse un Prefetto e, dunque, alle dirette dipendenze di chi sembrava odiare gli studenti di quella scuola, di certo non rendeva facile piacere ai compagni. Ma Daniel, che non si era mai preoccupato di ciò che la gente pensasse di lui, svolgeva serenamente il proprio lavoro, tentando di rendere ai ragazzi la vita a Hogwarts più piacevole di quanto non sarebbe stato con un Prefetto più diligente e devoto di lui.
    La verità era che non aveva mai pensato o sperato di diventare Prefetto, ma l'idea di poter evitare a qualcuno inutili e dolorose punizioni gli piaceva. Era un po' la buona azione della giornata (o dell'anno).
    Sorrise divertito alla ragazza, mentre con lo sguardo e con le orecchie stava ben attento a non incrociare nuovamente la Queen o chiunque altro fosse di ronda quella notte.
    -Comunque, spero stia bene. Ha fumato qualcosa...non so cosa di preciso e poi ha iniziato a tremare e ripeteva cose strane.
    La risata di Daniel echeggiò lungo il corridoio non appena Elaine smise di parlare.
    -E io che pensavo che i festini migliori fossero una prerogativa di noi serpi.
    Arrivarono prima del previsto nel corridoio che conduceva alla Sala Comune dei Tassorosso e, con un leggero brontolio dello stomaco, il sedicenne si rese conto del quadro in cui era ritratta la pera che, una volta solleticata, gli avrebbe concesso l'accesso alle cucine. Ma non era il momento di mangiare, quello, proprio no; al contrario, la ragazza approfittò dell'attimo di esitazione di Daniel per ringraziarlo nuovamente di averla aiutata. La serpe si limitò a sorridere e a porgerle l'oggetto incriminato affinché lei potesse portarlo con sé nella Sala Comune, ma il gesto di Elaine lo sorprese così tanto che per poco il preparato non gli sfuggì di mano.
    -Oh... ehm...
    Daniel Reinards in imbarazzo, signore e signori, venghino! Evento più unico che raro al misero costo di una risata!
    Se non fosse stato totalmente a disagio, forse si sarebbe reso conto dell'imbarazzo in cui era sprofondata Elaine. Se non fosse stato in imbarazzo almeno quanto lei, forse avrebbe trovato qualcosa di brillante da dire, come faceva di solito. Se fosse stato il solito sé, probabilmente avrebbe rovinato tutto, dicendo qualcosa di sconveniente o di volgare, cosa che avrebbe fatto pentire Elaine di quel gesto tanto genuino e sincero.
    A lui piacevano le cose genuine e sincere, solo che non si era mai preso la briga di confidarlo a nessuno. L'unica a saperlo era sua madre.
    La mano destra andò a posarsi delicatamente sulla nuca della ragazza, massaggiandole i capelli con molta più dolcezza di quanto chiunque lo avrebbe ritenuto capace. Per un momento pensò a lei nella stanza delle torture, alla frusta che scandiva urla dopo urla il dolore di quel colpi sulla schiena, sicuramente intatta e perfetta come quella di qualsiasi ragazza di sedici anni.
    Un brivido lo percorse lungo la schiena e per un momento si chiese se Elaine lo avesse notato e, in quel caso, chissà a cosa lo avrebbe attribuito.
    -Cerca di stare più attenta. La stanza delle torture non è un luogo adatto a un fiorellino delicato come te.
    Si staccò da lei e le mise tra le mani il Distillato della pace, mentre con le dita della mano destra le lasciava un buffetto sul mento. Avrebbe voluto essere provocatorio come suo solito, magari persino infastidirla con quell'epiteto, ma le immagini che aveva rievocato quella notte erano state sufficienti, forse, a cancellare ogni traccia di divertimento dalla sua voce. Mai avrebbe potuto pensare che quella ragazza sapesse esattamente cosa aspettarsi dai meandri di Hogwarts.
    sheet 16 y.o./Slytherin/Neutrale pensieve
    ©#epicwin

     
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