London Pie

Clarabella x Belladonna

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. La Zia
        +3    
     
    .

    User deleted


    Deatheaters
    Clarabella Beaumont
    Single|Granny (?) |Bitch
    Che la giornata fosse ottimale per uscire e passare un po' del tempo all'aria aperta, di certo non significava che il giorno sarebbe volato tra i più rosei e divertenti avvenimenti che Clara potesse sperare. Aveva programmato quella giornata per un lungo ed interminabile mese e se non fosse stato per i suoi nipoti - per i quali provava un amore snaturato che ella stessa non sembrava riconoscere -, probabilmente avrebbe allontanato velocemente l'idea di invitare la signora Belladonna presso l'Amortentia: la spa delle maghe fighette, che per mantenere intatto il loro status sarebbero state capaci di trasfigurarsi in gatte morte pur di rimanere coerenti con loro stesse. Preparò la grande borsa rosa perla di malavoglia, preoccupandosi però di scegliere con estrema accuratezza il costume migliore: quello che avrebbe potuto tenerle su il seno calante e toglierle almeno dieci anni dalla carta d'identità. Non doveva sfigurare, specie difronte a Belladonna, per la quale non aveva mai nutrito una sincera e spiccata simpatia. Se nella famiglia Beaumont/Baudelaire regnavano delle tensioni, queste erano sicuramente date dagli sguardi che le due streghe erano solite lanciarsi. Il loro non era un vero e proprio odio, considerando che Clarabella mostrava a tutti la sua capacità di nutrire rispetto nei confronti della lontana parente nonché ''collega'', eppure i cromosomi X X avevano premuto sin da sempre verso la supremazia: e tutte e due sapevano che di regina, poteva essercene una sola. La contesa tra le due era stata sin da sempre così intensa che, con il passar degli anni, Clarabella aveva persino imparato a cucinare pur di riuscire a dar vita a dei dolci che potessero essere considerati eccellenti dai loro numerosi nipoti. In fin dei conti, ella sapeva di dover ringraziare quel'oca giuliva di ''Bella''donna di averla spinta a diventare la splendida zia che in quel momento ella credeva di essere. Prima di uscire di casa, si fermò davanti allo specchio ed osservando la propria figura di cui ancora andava fiera, fece per sistemarsi velocemente le coppe del reggiseno, afferrando solo dopo la borsa ed un cesto di vimini contenete piccole crostate: Se doveva passare un'intera giornata in compagnia dell'altra, doveva almeno accertarsi di mangiar bene o almeno, di soddisfare una delle sue innumerevoli voglie. Fu davanti la porta di casa quando, sfiorando la tasca del vestito a pois in cui aveva riposto la bacchetta, si smaterializzò fuori di lì.
    Non era una cliente abituale dell'Amortentia, eppure doveva riconoscere che il prezzo richiesto per un massaggio completo era assai esiguo, specie quando questo veniva eseguito da uomini o donne dalla bella presenza: era piacevole, anche a quella età, sentirsi accarezzare da mani sicure e capaci. Il suo ex compagno avrebbe potuto essere monco e nel loro rapporto non sarebbe, comunque, cambiato nulla. Alzò il capo e lasciò che lunghe ciocche color del grano ciondolassero fuori dal mollettone con cui, goffamente, aveva cercato di raccogliere il tutto: Aveva letto su una rivista babbana che i capelli incasinati rendevano più giovani. Si piantò gli occhiali da sole sul naso ed incrociando le braccia dalle mani lunghe e le dita curate, prese a guardarsi attorno con espressione accigliata, chiedendosi come mai Belladonna, nonostante fossero le dieci: orario del loro appuntamento, non fosse ancora lì. «Che ingrata. » Sbuffò come suo solito, impaziente e smaniosa. «E pensare che le offro anche il servizio. Che fatica essere la migliore.» Si scansò una ciocca di capelli dal viso, portandola dietro l'orecchio ed andò ad adagiarsi all'ombra, adagiando la schiena contro una delle colonne dell'edificio. Provò a pensarci eppure no, non le sembrava di ricordare giornate totalmente negative in compagnia dell'altra.
    Ucciderò i miei nemici quando questi verranno.
    | 50 shades of grey | code by ms. atelophobia
     
    .
  2.     +4    
     
    .
    Avatar

    icon © jasoo

    Group
    Inferius
    Posts
    587
    Spolliciometro
    +447

    Status
    Anonymous
    dirty
    31yo
    deatheater
    orphan black

    Belladonna era molte cose.
    Forse era un po' sciocca, forse un po' superficiale: forse il suo bell'aspetto le aveva fatto credere di poter qualunque cosa, e per questo la si poteva definire leggermente montata. Magari il suo carattere piuttosto “piccante” un giorno l'avrebbe cacciata nei guai, e quindi poteva anche dimostrarsi avventata e irresponsabile.
    Ma una cosa Belladonna non era- o meglio, non poteva più essere, perché certo la sua famiglia cara l'avrebbe ingoiata e poi risputata in un ammasso di ossa e biondaggine: Belladonna non era una sprovveduta, e l'invito ricevuto non le lasciava promettere per il meglio. Aveva osservato con leggera stizza l'invito, indecisa se bruciarlo -come amava fare- o ignorarlo come uno qualunque degli inviti che quasi ogni settimana riempivano la posta di casa loro, diretti “alla miracolosa bionda alla trentaquattresima” e così via- tant'è che era difficile capire a chi delle tre meravigliose bionde fossero diretti.
    Certo, Morrigan era fuori gioco da un po' con quel panzone degno di tre gemelli -e invece solo uno ne era uscito fin troppo facilmente, finendo direttamente in braccio alla povera zia che passava di lì giusto per un saluto «hai sempre avuto questo brutto vizio di aprire le gambe nel momento sbagliato, eh?»- quindi il campo si era ristretto, tranne per quelli che recavano proprio il segno feticista di chi al pancione c'era affezionato sin dall'infanzia...
    L'unica cosa che ringraziava a quel parto improvviso -letteralmente, forse era pure stato malamente sputato prima del suo tempo- era il fatto che fosse avvenuto così rapidamente da non lasciare il tempo a nessuno di presenziare al vero e proprio e disgustoso atto. Quando l'ormai attempata zia Clara era arrivata, aveva trovato il suo splendido pronipote fra le braccia di una alquanto fakevittoriosa!Belladonna, tutta cure materne e facce sbrodolose. Insomma, tutto ciò che non avrebbe mai fatto in vita sua, un'umiliazione dietro l'altra con un bimbo ancora sporco di sangue e piscio a sporcarle gli abiti di fortuna ma comunque suoi; ma a lei fregava nulla perché la faccia dell'altra zia meno Bella era stata il vero motivo di gloria.
    Lo sconcerto, quella gioia scomparsa nel preciso istante in cui si era accorta di avere davanti l'unica delle tre bionde a cui probabilmente avrebbe volentieri cementato la faccia... ammettiamolo, c'era qualcosa che avrebbe potuto far godere di più l'aitante Belladonna? Impareggiabile. E sapeva che probabilmente la donna adesso meditava vendetta, una crudele e assai meditata vendetta-- tuttavia l'invito era arrivato fin troppo presto, per questo non si fidava.
    Se l'era rigirato per ore fra le dita prima di alzare la cornetta e accettare.
    Immediatamente il suono della sua voce aveva creato oltraggiosi brividi lungo la schiena-- dannata vecchia, si chiedeva com'è che la Beaumont non fosse una normalissima anziana come tutte le altre che vedeva sedute alle panchine per lanciare briciole sui piccioni. O che invece di preferire le tavolate di briscola con altri nonni sdentati, si viziasse in modo tanto indecoroso, preferendo le compagnie giovani-- Belladonna non avrebbe mai ammesso di essere gelosa, ma quella vecchia cariatide proprio non riusciva a tollerarla.
    «amore» esordì mentre scendeva gli ultimi tre scalini aggiustandosi le décolleté nere firmate Yves Saint Laurent, indossate per l'occasione, con un tacco così vertiginoso da farla sbilanciare per qualche istante, tempo di riprendersi e arrivare in salotto con un largo sorriso- «la tua bellissima mogliettina deve uscire per alcune commissioni» l'uomo sulla poltrona, sistemato di fronte ad un televisore al plasma e circondato di dolci e squisitezze su cui tuttavia non gli era consentito -per diabete, s'intende, mica per sadismo- di mettere mano, girò il volto con lentezza, senza mascherare la bavetta che pendeva dal labbro inferiore e rugoso; un volto che, come si era soliti dire, di inverni ne aveva passati.
    Non disse nulla, fissando la bella bionda con sconcerto mentre lei, amorevole, si chinava e con un fazzoletto di raso puliva la bavetta sorridendogli «di te adesso si occupa morrigan, vero morrigan?» e decisamente meno amorevole fu l'occhiata che lanciò alla nipote, tranquillamente spaparanzata sul divano al fianco della poltrona, le gambe allungate sul tavolo e la bocca impegnata a mangiare qualcosa... qualcosa che grazie al cielo non era suo figlio, dio buono, quella ragazza aveva deciso di scoppiare? Molto probabilmente-- in ogni caso l'avrebbe dovuta fermare, non per amore familiare, sia chiaro, quanto più che ormai la bomba era stata sganciata, e così senza preavviso aveva lasciato sorpresi tutti.
    “Hai voluto restare incinta del tuo ormai defunto fidanzato? Adesso pedale (cit.)”, alzò gli occhi al cielo mentre molto lentamente e molto disinteressata la nipote guardava lei con uno sguardo da “che cazzo stai dicendo”-- tuttavia nel parlare si mostrò sorprendentemente più fine «bella, dei tuoi bavosi mariti ti occupi tu» «quindi non ti interessa più quel bellissimo completino intimo che -testuali parole- indosserò una volta recuperato il mio splendido fisico, di cui mi avevi strappato la promessa per il regalo di battesimo di Eugéne madre infame qualcosa all'improvviso scattò nella donna, che alla provocazione la guardò con un misto di risentimento, prima di sciogliersi in un sorriso a trentadue denti «zio Beppe, ti serve qualcosa? Dillo alla tua nipotina preferita» che tuttavia non convinse Belladonna, che coi due indici agli angoli della bocca le fece segno di sforzarsi ancora un po', prima di chinarsi e baciare la tempia dell'uomo, recuperando la borsetta Gucci e uscire dalla sala con un ultimo saluto «pensami, amor», svanì in qualche istante, lasciando l'uomo intontito a guardare ancora quell'allusivo bignè così pieno da risultare quasi troppo, troppo tutto.

    Belladonna in strada non attese che qualche istante, giusto per aggiustare il cappottino che Prada stesso gli aveva cucito indosso elogiando le sue misure perfette-- i suoi occhi corsero immediatamente sul motorino che ormai da più di un anno aveva vinto ad una lottery di cui non ricordava più molto, se non che poteva finalmente muoversi senza dover ricorrere alla metropolvere che poi le si infilava nelle scarpe, o la smaterializzazione che certamente o l'avrebbe uccisa o le avrebbe scompigliato capelli e abiti-- la seconda ipotesi decisamente più terribile, per quell'appuntamento-- tanto meno la scopa con cui facilmente si sarebbe andata a schiantare da qualche parte.
    Salì sul motorino e assicurando ogni cosa (sia mai che si perdesse anche solo il foulard di Zara) mise in moto, aspettando di essere in un vicolo lontana da occhi indiscreti per divenire invisibile col motorino e levarsi in volo sopra i tetti di Londra, partendo alla massima velocità.
    Non ci avrebbe dovuto mettere molto, secondo i suoi calcoli: tuttavia non era mai stato un asso né nella matematica né nelle tempistiche; per arrivare in orario si era ripromessa di uscire un'ora e mezza prima quando le sarebbero servite due abbondanti ore, e in ogni caso era comunque uscita di casa con mezz'ora di ritardo alla ricerca del paio di scarpe perfetto per l'appuntamento. Sottile tacco elegante o comodo spesso, nero intenso o rosso graffiante, insomma... per certe cose aveva bisogno di tempo, ma non pensava gliene servisse sempre così tanto, e quando il veicolo si fermò davanti alla spa, Belladonna, pur correndo, era in ritardo di quasi mezz'ora. Poco di classe, c'era da ammetterlo.
    Scese ma senza fretta, e lasciando che un facchino si occupasse del motorino, entrò nell'edificio iniziando a levarsi gli occhiali da solo e il foulard, setacciando la borsetta alla ricerca dell'invito da sbandierare tranquillamente davanti alla reception «buongiorno, la signora baudelaire?» «signorina, prego. Sono attesa?» non mancò di mostrare un certo disappunto per quella precisazione, quando sarebbe dovuto essere palese da ogni cosa -a partire dall'anello tolto prima di salire sul motorino- che quella davanti alla faccia da rospo era una signorina nel pieno delle sue grazie.
    Quello doveva essere stato lo spiacevole scherzetto di Clarabella-- davvero d'alta classe.
    «oh mi scusi. Naturalmente; da quella parte trova gli spogliatoi, la signora Beaumont la sta attendendo da un po' di tempo...» e alzando pigramente le spalle seguì le indicazioni, infilandosi negli spogliatoi in cui alcune donne si preparavano per andare a godersi i trattamenti. Straordinariamente trovò un vero e proprio angolo col suo nome sopra, con tanto di armadietto, posto dove appoggiarsi, tendina per nascondere alla vista... insomma, cose da vip che onestamente non si aspettava.
    Quanta cura per un'ospite indesiderata-- doveva ammettere che iniziava bene.
    Nascosta dietro la tenda iniziò a spogliarsi, indossando il body stranamente con fretta: voleva vedere se le sorprese sarebbero finite o meno, e quando uscì indossando tacchi e body, seguì il corridoio e le voci delle altre clienti fino a quando una ragazza non le indicò di essere attesa nella sala vicina all'ala dove aitanti giovanotti si davano da fare per tentare di far venire degli organismi alle povere clienti che sulle schiene sentivano angeli correre... insomma, tutto troppo perfetto.
    Ed eccola lì.
    La strega. In senso dispregiativo e non: se ne stava a braccia incrociate quasi la stesse attendendo da ore- cosa non propriamente falsa- fasciata in un costume decisamente provocatore per l'età. Non l'aveva mai vista così, e onestamente aveva pensata che la vista l'avrebbe lasciata traumatizzata; e invece. Ciò che vide la fece infuriare in un primo momento -come poteva essersi agghindata così?, cosa diavolo aveva in mente?- ma successivamente fece uscire un sorrisetto malizioso e incuriosito; qualunque carta stesse nascondendo, Belladonna ora era sinceramente curiosa di scoprire il perché di quell'aria scomposta, quel costume aderente su una pelle stranamente migliore di quanto nelle sue fantasie avesse immaginato, forse per poter almeno avere un certo vantaggio sull'aspetto dovuto all'età- ma in ogni caso, la vera domanda riguardava l'invito.
    Perché avrebbe voluto passare un giorno con lei?
    «clara, ti vedo in forma» accusò ma con classe, facendosi vicina un passo alla volta, con un sorriso malevolo e provocatorio, studiando la sua figura fin quando non le fu davanti, poco più alta grazie al sottile e slanciato tacco «perdona il ritardo: problemi in famiglia» snudò una dentatura fin troppo splendente, più simile a quella di uno squalo che al gentile sorriso di una giovane vergine a cui forse pateticamente ancora si illudeva di poter somigliare... fece poi un cenno verso l'ingresso della sala «vogliamo accomodarci?»
    La giornata più strana della sua vita era ufficialmente iniziata.

    belladonna cavendish baudelaire
    life is awesome, i confess; what i do, i do best
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia
     
    .
1 replies since 18/5/2017, 22:19   285 views
  Share  
.
Top