I need a doctor

Carrie x Stiles

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    Carrie Krueger
    Sapeva che la sua sanità mentale non era proprio delle migliori, Carrie Krueger aveva sempre creduto in effetti che le persone normali girassero per il mondo con cappi al collo e lamette per le situazioni quotidiane, per il banale pulsante d'emergenza che da un momento all'altro avrebbero fatto scattare, invece, con sua meraviglia non era così.
    In pratica non aveva mai conosciuto qualcuno con la sua stessa ed insana, a detta di molti, propensione al suicidio, un modo più gentile per l'ammazzatemi adesso, seduta stante. E se in un primo momento aveva preso l'esortazione di molti, che la invitavano a farsi curare da un esperto, come un offesa ed una grossa, enorme, gigantesca perdita di tempo, o perdita di tempo per il suicidio, le due cose erano strettamente correlate, dal momento che aveva conosciuto lo psicomago che l'avrebbe aiutata, aveva deciso che probabilmente tanto tempo perso non era.
    Andrew Stilinki signori, un applauso all'uomo con una sanità mentale anche peggiore di Carrie Krueger, all'apparenza sembrava essere un ragazzo innocente, uno dei tanti, solare, scherzoso, ogni tanto con pensieri persino corretti, lo aveva conosciuto durante i suoi anni ad Hogwarts, era un Tassorosso, sì certo, tutti gli individui di quella casa erano strani, tipo suo cugino Jeremy ma non aveva mai riscontrato una tale infermità, aveva bei voti, si comportava bene ed una volta uscito aveva preso quel lavoro.
    Sembravano esserci tutti i presupposti per un buon psicomago ma di certo non lo psicomago più adatto alle sue esigenze, se Carrie Krueger fosse stata il Titanic, Stilinki sarebbe stato il cazzutissimo iceberg che l'avrebbe affondata una volta per sempre.
    A volte la stessa Carrie si domandava se lui avesse preso correttamente quella licenza o se semplicemente l'avesse vinta ad una lotteria della Testa di Porco, ma non pensava davvero che fosse uno psicomago malvagio, conoscendolo anche tramite le sue capacità scolastiche non lo riteneva un cialtrone, per carità, conosceva persone che erano soddisfatte del suo operato, ma Carrie Krueger era Carrie Krueger e con lei nulla di normale aveva effetto.
    Come sempre dunque si ritrovava a pensare che fosse lei la minaccia per quelle persone normali, la mina che scaturiva in loro pensieri strambi e disagi, aveva una maledizione, in effetti Carrie ne portava un bel po' con sé e di questo ne andava fiera, si crogiolava beatamente in tutto quello che creava e non lo avrebbe mai potuto cambiare, mai, ed anche se le possibilità che questo compito sarebbe toccato a Stilinski, erano davvero poche, un po' ci credeva, spronava il ragazzo per quella che sarebbe stata la sua vittoria indubbiamente più grande.
    Ma come poteva essere tale? Alcune volte a Carrie veniva voglia di sedersi sulla poltrona riservata al paziente ed esordire con un:-Va bene Stilinki, mi dica i suoi problemi-, e nessuno lo avrebbe notato, un qualsiasi passante che si sarebbe ritrovato lì per sbaglio non avrebbe trovato la differenza.
    Era felice di andare da lui, tanto felice che quel giorno aveva passato persino le lezioni con un largo sorriso, avrebbe sopportato la noia perché alla fine, poche ore più tardi si sarebbe divertita, ecco, in teoria non era normale che un paziente fosse soddisfatto di andare da qualcuno che avrebbe curato i suoi disagi mentali, bravo Stiles o strana Carrie, entrambe le soluzioni erano accettabili.
    Il tutto passava in secondo piano perché la sua mente era già proiettata al suicidio, ai numerosi piani che riusciva a stilare anche con il suo psicomago, progetti di catapulte, nodi rinforzati, sanguinamenti critici, era davvero divertente ed anche lui sembrava essere interessato all'argomento, il tempo volava durante le sue sedute che più che altro erano visite di piacere.
    Arrivò saltellando in infermeria, il suo luogo preferito di Hogwarts, ma per entrarci bisognava essere praticamente degli eletti, aveva sognato più volte di farsi male e di finire lì in stato comatoso ma i sogni non si erano mai avverati.
    Poi, con lo stesso passo cadenzato e gioioso arrivò di fronte alla porta dell'ufficio di Stiles, più che ufficio era uno sgabuzzino con una scrivania ma non le importava, immaginava che un ambiente claustrofobico fosse la cosa migliore per far impazzire totalmente i pazienti, una giusta scelta di marketing.
    Bussò alla porta con la sua grinta vitale, che si risolveva il un leggero e quasi percettibile tocco, certo era felice della sua seduta ma a tutto c'era un limite ed aspettò il comando del suo dottore prima di entrare.
    Ed una volta accordato il permesso, aprì velocemente la porta, entusiasta e lo salutò con un caloroso:-Buongiorno! Sperando come sempre che sia il nostro ultimo!-, gli strizzò l'occhio, salutarlo così ormai era diventata un'abitudine ed una specie di password, nonché ovviamente un gentile augurio.
    -Allora, vediamo un po'-, si avvicinò alla scrivania e frugò nella sua borsa per cercare quel pezzo di carta sul quale aveva lavorato su, ci aveva passato una notte intera per buttare qualcosa di scritto ed alla fine ce l'aveva fatta, tanta fatica e tanto inchiostro davvero ripagati, -Beh, ho riflettuto sulla domanda: che cos'è per te la vita? E sono giunta ad una conclusione-.
    Quale domanda più impegnativa? Quale interrogativo migliore per passare una notte in bianco? Si capiva ovviamente perché avesse passato così tanto tempo per cercare le parole adatte, avrebbe voluto compilare un archivio intero ma poi si era ricordata di essere Carrie Krueger, ed era per questo che sulla scrivania dello psicomago aveva depositato il suo trattato, intitolato :- La vita è: no-, il titolo era anche il contenuto e ovviamente non aveva fatto mancare le illustrazioni. Al di sotto delle poche scritte dunque vi erano dei disegnini di due personaggi, uno era Stiles, cadavere disteso a terra, galleggiante in una pozza di sangue, al suo fianco vi era Carrie Krueger, sorridente ed impiccata, dondolando dolcemente.
    Si immobilizzò sfoggiando un sorriso soddisfatto, sperava che Stilinski avesse apprezzato il suo immenso sforzo e la sua filosofia, se così poteva essere chiamata, ma poi smorzò la sua espressione quando si ricordò della cosa più importante.
    -Ah già, mi avevano fatto una domanda stupida ma ho trovato una risposta, non sono sicura che sia stato tu a farmela..-, lo guardò dubbiosa ponendo i pugni sulla sua scrivania e riprese a parlare:-Il tuo lavoro dopo Hogwarts.-, lo guardò aspettandosi di ridere assieme per la gran battutona, non sapeva in effetti se fosse una presa per il culo o una domanda seria.
    Scosse la testa, lasciando che i lunghi capelli biondi le oscurassero in parte il suo viso:-Si una domanda stupida lo so, ma...-, alzò il braccio, puntando verso di lui l'indice e scuotendolo continuando la frase:-Ho una bella idea, una gran bella idea e tu ne fai parte.-.
    La sua idea rivaleggiava con il testo che aveva scritto ed appena consegnato ma valeva la pena dargli una chance:-Partendo dal presupposto che probabilmente ho ancora qualche giorno di vita, considerando che penso alla morte ogni istante che passa, valutando, che una volta uscita da qui impazzirò male e non avendo il controllo di nessuno riuscirò a pianificare una strategia di successo...-, si fermò brevemente per riprendere il fiato:-Ho trovato la mia vera aspirazione, che ovviamente realizzerò anche grazie a te, insomma, per quanto ancora vuoi fare lo psicomago, qualche mese? Qualche anno al massimo? Ecco perché ho pensato ad entrambi, pronto?-.
    Si bloccò per un istante, tentando di creare del phatos(?) e poi pose le mani in alto come per creare un'insegna:-Krueger & Stilinski... funeral planner!! Ed il nome è già garanzia.-, anticipò ogni mossa del ragazzo, freddandolo :-Si, si, lo so, sembra un'idea stupida ma non tapparmi le ali.-.
    Si avvicinò poi nuovamente alla scrivania accompagnando il discorso con movimenti delle mani:-I funerali sono grandi attrazioni lo sai e se non ci vai spesso devo portarti con me, ci si diverte troppo! Ma... hai presente quei funerali noiosi dove si sta in rispettoso silenzio, dove non si muove anima viva, dove tutti sembrano non battere ciglio?-, lo fissò negli occhi rivelandogli l'idea del secolo:-Noi li renderemo maestosi!! Qui si parla di lacrime vere, di vera tristezza! Gente che si butta a terra disperata, persone che si strappano i capelli, urla incontenibili e poi sentimenti infranti, amore, speranze, gioia, bum, bang, crash!-, enfatizzò le sue parole in un crescendo di voce, non poteva essere più convincente ed un piano migliore sarebbe stato difficile da trovare. Terminò il discorso placandosi ma sbattendogli in faccia la verità:-Incasseremo un mare di soldi e potremmo permetterci lo shuttle direzione sole... Si tratta di suicidio in grande stile!... Allora che ne pensi?-, aveva parlato un bel po', forse anche troppo, forse avrebbe dovuto terminare il suo flusso di stronzate al solito buongiorno, ma Stiles la ispirava davvero tanto.
    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia
     
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    Il gomito poggiato sul tavolino del suo ufficio al San Mungo, il palmo aperto a reggere una testa dolorosamente pesante. Andrew Stilinski non era il genere di ragazzo che amava piangersi addosso, né era avvezzo a perdersi nei meandri più tetri dei propri pensieri, ma.
    Ma, qualcosa non andava. Più di un qualcosa, a dire il vero. Si inumidì le labbra, la mano libera ad avvolgersi attorno alla dodicesima tazza di caffè della giornata. Dopo tutta quella caffeina, non si stupì del lieve tremore alle dita: fu quello, doveva essere quello, a causare la vibrazione delle falangi - non il riconoscere perfettamente la ceramica sotto i polpastrelli. Deglutì, gli occhi chiusi e la bocca a bagnarsi di caffè freddo.
    Sapeva di non essere l’uomo più utile sulla faccia della terra, ma un tale livello d’impotenza, Stiles, l’aveva provato di rado – e di molto, molto recente. Era un amaro sapore sulla lingua, un vuoto ad ampliarsi fra le costole ad ogni respiro. Perché avrebbe voluto disperatamente poter essere d’aiuto, ma non aveva nulla con cui poterlo fare – una memoria labile, una descrizione superflua, un Le ho dato un pugno prima che uscisse! che aveva solamente confuso gli inquisitori, sopracciglia cinicamente inarcate alla sua giustificazione: Me l’aveva chiesto. Loro non potevano capire, e lui non poteva spiegare.
    Un mese. Un mese, quando qualcuno spariva, era un lasso di tempo molto lungo.
    Un mese, quando la cugina del vice ministro spariva, diventava esageratamente lungo; un mese, quando la sorella del tuo migliore amico spariva, diventava dannatamente lungo.
    Ed Idem Withpotatoes, era anche sua amica.
    «stilinski, sono di nuov-» «lo so» inspirò, i polmoni a gonfiarsi d’aria e le spalle a cercare il supporto dello schienale. Stiles si era dato da fare nell’unico campo di competenza ch’egli potesse vantare, ossia prendersi carico dei casi della sua collega mentr’ella era assente: lo rimpiangeva quotidianamente. I pazienti continuavano a fare domande cui non sapeva come rispondere; non riconoscendo nelle iridi miele di Stiles l’abitudine, diventavano aggressivi e disperati – c’era troppa rabbia, ed un dolore che Stiles, anche provandoci, non riusciva a gestire. Sollevò gli occhi dai fogli di fronte a sé, l’insignificante ufficio del San Mungo a restringersi di fronte ai nuovi arrivati. Non riusciva neanche più sentirsi a disagio di fronte alle autorità, dopo tutte le visite che aveva ricevuto. Riusciva solamente, ancora e sempre, a sentirsi un’idiota. «deduco che non abbiate buone notizie» commentò ironico, intrecciando le dita sullo stomaco. Avrebbe voluto suonare più leggero e meno accusatorio, ma il sorriso che aveva immaginato a curvargli le labbra non giunse mai alla bocca. E nessuno sorrise, fra i presenti – e nessuno parve offeso dal suo tono di voce. «ci stiamo provando» quando ruotò gli occhi su Heidrun, ella evitò accuratamente il suo sguardo. «ci serve la lista dei pazienti» fu più sbrigativa Jericho, il palmo aperto nella sua direzione. Una risata nervosa gli graffiò la gola, macchiata d’isteria e da quel sonno che continuava, da mesi e dopo mesi, a sfuggirgli di mano.
    Succedevano cose strane, a Londra – nel mondo babbano, nel mondo magico. Anche negli altri paesi provavano lo stesso estraniante senso di perdita, o era solo un problema della Gran Bretagna? Era quasi sul punto di correre il rischio, Stiles, e provarlo: avrebbe preso Stich, agguantato i fremelli (mini Xav comprese), ed atteso che Karma concludesse il suo settimo anno ad Hogwarts lontano, molto lontano da lì.
    Non era sicuro neanche respirare, lì. Ed era stanco, Andrew Stilinski, di continuare a smarrire persone che gli erano care – c’era un limite a tutto. «non vi aiuterà» e non ebbe bisogno della telepatia per cogliere il guizzo feroce negli occhi zaffiro della sorellastra di Jack, la determinatezza con cui strinse i denti.
    La risposta di cui non aveva bisogno: non avevano la più pallida idea di dove cercare, ma non tolleravano l’idea di rimanere senza fare niente. Benvenuti nella mia vita. Il Ministero aveva colto la notizia del coinvolgimento del Laboratorio con quasi sollievo: un’altra possibilità per dichiarare guerra ai Ribelli, giusto? Con il fatto che fosse implicato un membro della famiglia del vice ministro, avevano mobilitato davvero tutte le unità, espressioni contrite sui volti seri.
    Ed alla maggior parte di loro, non fregava una sega di chi fosse Idem Withpotatoes – era un simbolo, l’ex Tassorosso. Ad Andrew, invece, non poteva fregare una sega di meno della crociata contro la Resistenza.
    Non era la sua guerra.
    «la lista, stilinski» «la conoscevate almeno?» «la lista» Stiles non era certo un tipo violento, e la rabbia non era parte della sua indole. Il meccanismo solito con il quale affrontava la vita, era imperniato da ironia e tentativi di fuga mal riusciti: fra lo scappare ed il combattere, Andrew avrebbe sempre scelto l’opzione C – offri ai tuoi avversari una tazza di cereali cheerios.
    Eppure.
    Ad un certo punto, chiamato banalmente punto di rottura, anche i tipi come Stiles cominciavano ad incazzarsi. Irrazionalmente, stupidamente, ma lo facevano. Non aveva davvero un motivo per avercela con Jericho Lowell: era il Pavor sbagliato, al momento sbagliato. Chiuse una mano a pugno, le palpebre strette. «ti ho fatto una domanda.» quasi non riconobbe il proprio timbro, sghembo e scheggiato come un bicchiere dimenticato per anni nella vetreria. Così sbagliato, dalla sua bocca. «non mi pagano per rispondere a domande stupide.» Era solo lavoro, era solo una perdita di tempo. Sbattè la mano sul tavolo, e fu il primo a sobbalzare quando un paio di gocce di caffè caddero sui moduli davanti a sé, le piume a vibrare dall’impatto. «andatevene» deglutì, il palato secco ed il cuore a mille. Non era abituato a tali scatti di ferocia, a quel piegarsi nel tono di voce che minacciava lacrime. Un po’ come quando arrivava alla Lega Pokèmon, la superava, ed alla fine c’era lo stronzetto (AMIKO, LO CHIAMAVANO) che t’inculava brutale: la differenza, era che non si trattava di un gioco. Ed Andrew Stilinski, ciò che non era gioco o scherzo, non sapeva gestirlo. «te l’ho detto che dovevamo andare da rogers.» Jericho lanciò una fredda occhiataccia alla cacciatrice, le spalle dritte e le membra irrigidite. «ora.» «la list-» «esci» Stiles rimase con gli occhi inchiodati sulla Lowell, mentre la voce di Run si faceva strada perentoria fra loro, densa come catrame. Nessuno prendeva sul serio uno Stilinski, a quanto pareva: «parlavo anche con te» «non è vero. Jericho, vai a farti un giro» si sentì molto, molto sciocco, il Tassorosso. Non si era neanche reso conto di essersi alzato, le guance arrossate dalla rabbia e gli occhi lucidi. Abbassò lo sguardo sulla scrivania, il respiro affannoso e l’adrenalina a scemare. Rimpianse immediatamente lo scatto d’ira ingiustificato: lo sapeva, che non era colpa loro. Che stavano facendo del loro meglio. Si grattò la nuca, le dita strette al bordo della scrivania. Sentì la porta sbattere, ma non alzò gli occhi per vedere chi fosse uscito. «io-» «come stai?» così improvviso, da costringerlo ad alzare il capo. Si ritrovò a specchiarsi nelle iridi smeraldo della Crane, l’espressione seria e le labbra di lei naturalmente imbronciate. Le volte in cui si era ritrovato da solo in una stanza con Heidrun Crane, non era mai andata a finire bene, per lui – costretto contro la sua volontà e contro il suo giuramento d’Ippocrite, a firmare ricette per medicine del quale ella non aveva bisogno, la faccia schiacciata sul muro ed il braccio piegato dietro la schiena. Non vedeva perché quel giorno dovesse essere un eccezione. «pensavo fosse il mio lavoro, chiedere “come stai”» La mora si strinse nelle spalle, ignorando il velato sarcasmo della risposta di Stiles. «non la conosco, ma conosco sua sorella; inoltre,» si avvicinò alla libreria, prendendo fra le dita una cornice contenente un collage. La protesta di Andrew, NON TOCCARE, gli morì sulle labbra, troppo stanco anche solo per formularla. «qualcuno la conosce abbastanza anche per me» girò la foto nella sua direzione, ticchettando con l’indice sui volti nelle foto. «una merda» non era quello che avrebbe voluto dire, né quello che si era aspettato quando aveva aperto bocca, ma stava davvero, davvero una merda. Il ventidue agosto, era sparito Jayson; il primo settembre, era sparito Dakota. Indovinate chi non li aveva trovati? Stiles, la risposta era Stiles. Non era pronto ad affrontare nuovamente quel trauma – e non era giusto che, di nuovo, toccasse ad Isaac. Non sapeva come aiutarlo. Lasciatevelo dire: essere amici di Stiles, faceva schifo. «non siete venute per la lista.» le apparenze lo nascondevano bene, ma Stilinski era un ragazzo brillante – ottimo miscuglio fra intuito e spirito d’osservazione. «non dirlo a jericho.» un debole sorriso curvò la bocca di Heidrun, guadagnandosi una funzione con limite tendente a infinito e varie sottrazioni totalmente casuali da parte del Tassorosso. «jeremy» ma certo. Perché non bastava che Idem fosse sparita, no: il suo assistente doveva cominciare a comportarsi in maniera…sospetta? Ed intendo, più del solito.; Xavier, a cui ancora mancava perfino un lavoro, aspettava due bambine da una (semi?) sconosciuta.
    E Stich quella sera aveva il saggio di danza, ma Stiles non era ancora riuscito a cucire l’abito.
    «non ho bisogno di te per sapere che sta di merda, ma grazie comunque» un sospiro tremulo a rimbalzare fra le pareti della stanza, gli occhi verdi di lei a scandagliare l’ufficio. «sono venuta per te. vuoi aiutare nelle ricerche, giusto?» «…sì?» «perfetto. Complimenti, sei l’ultimo membro della sqwad» «…della… che?» neanche a dirlo. Quando provava a fingersi serio e responsabile, il mondo colpiva ricordandogli che, serio e responsabile, proprio non poteva esserlo – era vietato dalla legge. Heidrun aprì la porta, e con un cenno delle mani indicò a qualcuno di entrare. «tirocinante pavor» posò una mano sulla testa di un ragazzino. «mimetico» oh, lui lo conosceva – era quello che si era fatto Jay! «e… beh» la ragazzina, un paio d’occhiali da sole più grandi di lei ed un foulard a coprirle parzialmente il viso, si aggrappò ai due. «erin». Non… non capiva? Però tutti avevano una spilletta, e lui amava le spillette. «potete aiutarvi a vicenda»
    Sembravano una puntata del detective Conan.
    Li amava già.
    «mh, grazie?»

    Che infida. CHE INFIDA. Finchè non era stato tardi, troppo tardi, non aveva compreso il vero intento della cacciatrice – ed era stato così ciula, Stiles, da farsi fottere.
    Glieli aveva sbolognati perché potesse fare loro da baby sitter.
    «possiamo guardare se c’è qualche nido nei dintorni, e chiedere agli uccellini» «…cosa?»
    «possiamo volare sulla zona e cercare segni di pneumatici» «…dubito abbiano usato una…macchina?»
    «possiamo contattare la nasa» «sì! E ANCHE ZUCKERBERG» «e amazon? Contattiamo mr. Amazon, spia la posta elettronica di tutti» «massì dai, e una chiacchierata con winnie the pooh?» «LO CONOSCI?» «…magari»
    «IO FACCIO LA BACHECA!» «cristina»
    Intenti puri, pessime idee.
    E poi, quando lui: «UH, UN POKèSTOP» loro rispondevano, guardandolo serissimi e con sincero disappunto: «ti sembra il momento di giocare?»
    Capite. Non c’era religione.
    Fu un sollievo (e si scusò mentalmente con Isaac ed Idem) liberarsi del Trio Fortuna, costretto AHIMè a tornare al suo vero lavoro. Mai in vita sua era stato così felice di avere un appuntamento ad Hogwarts.
    Con Carrie Krueger, poi! Era stato il primo caso assegnatoli, ed ancora ricordava l’eccitazione nel leggere il profilo stilato su di lei da altri psicomaghi – aw, avevano anche allegato alcune delle sue preghiere a satana FILASTROCCHE! Che gente affabile. Emozionato come un bambino a natale, Andrew Stilinski, quando per la prima volta aveva incrociato gli occhi morti della Serpeverde. Gliel’avevano presentata come una sfida - una ragazza difficile, dicevano, inquietante: nascondi i temperini, l’avevano avvisato; e rimani pronto a qualunque evenienza, suggerimento che ancora non aveva compreso.
    Trovava Carrie Krueger una ragazza adorabile. Parlavano un sacco, loro due; la trovava divertente, e geniale, e di sicuro pensava possedesse un quoziente intellettivo molto al di sopra della media. Ogni volta lei gli mostrava i suoi progetti per suicidarsi, e Stiles non poteva che apprezzare la minuzia che la giovane metteva in ogni bozza. Come non ammirare la sincera e tiepida vena di emozione che le illuminava lo sguardo quando parlava della morte? L’entusiasmo era una dote difficile, di quei tempi: lui si galvanizzava quando nell’erba alta compariva il punto esclamativo del pokèmon selvatico, non poteva giudicare la Krueger per i suoi passatempi.
    Ad ognuno il suo.
    Dal marsupio, estrasse il suo fedele amico, colui che mai l’aveva deluso né era stato deluso dal tasso stesso: una fiaschetta di whisky. Secondo voi come aveva fatto a sopravvivere ad Hogwarts per sette anni? Tanto, a detta di chiunque, non c’era una reale differenza fra uno Stilinski ubriaco ed uno sobrio – davvero, nessuno sembrava averci mai fatto caso. Stupido, d’altronde, lo era sempre. Andare a lavorare con un tasso alcolemico superiore alla norma non era propriamente una scelta saggia, ma stiamo pur sempre parlando di uno Stilinski: quando mai Nick, suo cugino, aveva fatto lezione senza un po’ d’erballegra nell’organismo? Quand’erano alterati, funzionavano meglio - si sopravvivevano, meglio. Si accomodò con un sospiro alla (scomoda) sedia nel piccolo ufficio a scuola, ed allungò un braccio per sistemare nervosamente il contenitore con le gelatine tutti i gusti + 2 (eh sì, non aveva abbastanza soldi per permettersi quelle ufficiali, quindi si accontentava delle sotto marche). «MA! SAH! SAH! PROVAH PROVAH BRUUUM BRUUUUHHHM» sciolse le braccia e ruotò il collo emettendo versi poco umani, bassi ringhi atti a scaldare la voce come Sharpay Evans gli aveva insegnato in High School Musical, quindi iniziò a lanciare occhiate all’orologio. Sapeva che Carrie non sarebbe entrata, finchè lui non le avesse detto di farlo – così come sapeva che mai sarebbe riuscito a sentire quando ella avrebbe bussato. Per quel motivo, quando si avvicinava l’orario di visita, ad intervalli di trenta secondi gridava: «VIENI PURE» – tanto, a parlare da solo, era abituato. Alla quarta (a voler essere ottimisti) volta in cui invitava il nulla ad accomodarsi, la porta si aprì lasciando intravedere il secco profilo di Carrie Krueger. Era così pallida, che Stiles dovette socchiudere gli occhi come avrebbe fatto di fronte al sole, quando la Serpeverde entrò nell’ufficio. Sorrideva così spesso, quando si trovava nello stanzino dello psicomago – non comprendeva come tutti potessero ritenerla una presenza negativa. Bastava parlarle di argomenti che la interessavano (il suicidio, la morte, Satana ed i demoni) e zaaac, altro che Natale. « Buongiorno! Sperando come sempre che sia il nostro ultimo!» Un entusiasmo contagioso, quello della Krueger. Senza farsi notare, abile come un ninja vissuto, lo Stilinski fece scivolare una mano a toccare le palle , l’altra ad indicare la sedia vacante di fronte a sé. «BUONGIORNO A TE, KRUEGER – e sempre, sempre» una strizzatina, gli occhi a strabuzzarsi flebilmente per quella stretta un filo troppo potente ai propri testicoli. La osservò frugare nella borsa, adocchiando a distanza per vedere se, come l’ultima volta, vi fosse qualche topo morto: aveva cercato di spiegarle che, secondo lui, Cael avrebbe preferito avere dell’erba piuttosto che degli animali in semi decomposizione, come ogni adolescente che si rispettasse, ma Carrie trovava le creature molto più intime. Oh, i gusti eran gusti, lui si faceva comprare da una memory card. « Beh, ho riflettuto sulla domanda: che cos'è per te la vita? E sono giunta ad una conclusione» Fremeva dalla vogli di sapere cosa, l’acuta delle mente della Krueger, avesse in serbo – ma anche in inglese – per lui: altri disegni di trichechi? Nuovi cappi anti salvataggio? Gli avrebbe mostrato un emblematico e filosofico punto? Prese il foglio fra le mani, le scura sopracciglia corrugate mentre cercava d’interpretare il tema di Carrie: la vita è: no. Sotto, due omini morti. Stiles sorrise, una mano al cuore e l’altra premuta sulla guancia: «aw, carrie» che commozione, che sentimento. Ecco perché aveva deciso di diventare psicomago. «MA SONO IO!» doveva preoccuparsi della pozza di sangue sotto il sé stesso cadavere? No, perché. Sapeva che quella, per Carrie, era una dichiarazione d’affetto più efficace di qualunque Bacio Perugina. «anche io mi sono affezionato a te, grazie» le diede una pacchetta amichevole sulle nocche, non troppo forte perché voleva evitare di lussarle le falangi (??????????????????): come avrebbe fatto poi ad intrecciare l’interno della sua futura bara? «mi sembra una risposta appropriata, sai: ti piacerebbe parlarmene?» era la prima cosa che ti insegnavano al corso degli Psicomaghi: i cento modi in cui dire al proprio paziente svuota il sakko, bello - con toni differenti, e varie terminologie a seconda del soggetto in esame. «cioè, la vita è No tipo No-stradamus, No Tav, o no naaaah domande importanti. «Ah già, mi avevano fatto una domanda stupida ma ho trovato una risposta, non sono sicura che sia stato tu a farmela: Il tuo lavoro dopo Hogwarts» Difficile che un interrogativo simile, serio ed effettivamente intelligente, fosse stato posto da lui – ma lungi, Stilinski, dal farglielo notare.
    «ho una bella idea, una gran bella idea e tu ne fai parte» Quello era il momento in cui cominciava, come sempre, ad avere un po’ paura. Non che fosse una novità, per Andrew Stilinski, essere terrorizzato dagli altri, però Carrie raggiungeva un nuovo livello: lo affascinava e lo intrigava, in quel brivido di ancestrale orrore che gli suscitava. E non capiva, davvero, come potesse essere parte dei suoi progetti di vita, dato che… beh, non aveva una vita a cui aspirare, Carrie. Era la base della loro relazione eccellente psicomago, lo consiglio a tutti. «Krueger & Stilinski... funeral planner!! Ed il nome è già garanzia» Un sospiro di sollievo. Per un istante aveva davvero, davvero pensato che Carrie gli stesse per dire: tu mi salverai dal suicidio, non vorrò più morire, e diventerò la nuova stella di Disney Channel! Sciokkanteh. Avrebbe dovuto mostrarsi più inquietato, lo so, ma ehi: non si portava la pagnotta a casa solamente con lo stipendio da psicomago. «ti ascolto» la invitò a continuare, l’indice a tamburellare sul labbro inferiore. «I funerali sono grandi attrazioni lo sai e se non ci vai spesso devo portarti con me, ci si diverte troppo! Ma... hai presente quei funerali noiosi dove si sta in rispettoso silenzio, dove non si muove anima viva, dove tutti sembrano non battere ciglio? Noi li renderemo maestosi!! Qui si parla di lacrime vere, di vera tristezza! Gente che si butta a terra disperata, persone che si strappano i capelli, urla incontenibili e poi sentimenti infranti, amore, speranze, gioia, bum, bang, crash! Incasseremo un mare di soldi e potremmo permetterci lo shuttle direzione sole... Si tratta di suicidio in grande stile!... Allora che ne pensi?»
    Silenzio.
    Altro silenzio.
    Si umettò le labbra, gli occhi chiusi. «carrie…» espirò, le palpebre ancora serrate. «è…» come poteva dirglielo? Beh, «GENIALE!» così avrebbe potuto funzionare. In pieno hype, prese pergamene a caso cercando un foglio libero, quindi lo porse a Carrie in modo che potesse usarlo per scrivere in dettaglio il loro progetto. «potremmo farli a tema – morto triste, morto felice, morto volante wat: dai, un funerale a tema è il sogno di ciascuno. Stich può fare i dolcetti – Stich è mio figlio, ma non te lo presenterò mai perché è sensibile – Isaac può portare l’alcool, Dakota consolare le vittime – dai, Dakota - Jeremy può iniziare a darsi da fare e creare canne a forma di bara wat È DAVVERO GENIALE» no vabbè, troppo bello. «sharyn può scattare le foto. I fremelli non li voglio, rovinerebbero il mood – tu vuoi qualcun altro? NO, VABBÈ, ma cominciamo subito» Sfregò le mani fra loro, quindi poggiò i gomiti sul tavolo e lasciò cadere la testa sui palmi. «progettiamo il nostro funerale. Sì, lo so, l’abbiamo già fatto mille volte, ma questa volta sarà ufficiale - che dici, dovremmo affittare qualche band per cantare il testamento? Qualcosa di kool, cantanti very in, tipo» Tipo? Gli One Direction, Nicola Minaj. «sean paul e pitbull» quella giornata era migliorata in maniera davvero esponenziale.
    Grazie Carrie Kruger di (non voler) vivere.


     
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    Carrie Krueger
    In tutta la sua vita, mai Carrie Krueger avrebbe sperato ma nemmeno minimamente immaginato di trovare qualcuno totalmente fuori di testa come Stiles Stilinksi, e poi era lei quella con i problemi.
    A tratti le faceva persino paura quel ragazzo, era praticamente impossibile essere tanto mentalmente instabili, e persino lei si accorgeva di ciò, nemmeno lei avrebbe appoggiato le idee impossibili di Carrie Krueger, perché quello era un mondo crudele e lei lo sapeva, nessuno voleva morire in quei tempi, nessuno, ormai la vita era diventata la nuova moda del 2000. Doveva sentirsi persino a disagio a chiedere ad un qualsiasi tizio per strada di piantarle un paletto di argento nel cuore, si tiravano indietro ridendo, scherzando e Carrie si sentiva mortificata, non c'era proprio un bel nulla da ridere.
    Si sentì lusingata nel scoprire che Stiles avesse trovato la sua idea addirittura geniale, in realtà lo aveva già detto a parecchie persone che le avevano riso in faccia, stolti, non sapevano riconoscere l'imprenditrice di successo che era in lei, Carrie era la numero uno nel campo di morti, suicidi e drammi e di certo idee rivoluzionarie del genere arrivavano solo a lei, Apple fatti da parte, Gates diventerai solamente il nostro lustra bare, erano questi i pensieri che frullavano nella sua testa mentre Stiles definiva con accuratezza la vision della loro azienda.
    Concordava con tutto, si soffermò per un secondo sulla parte del figlio:-Cosa? Cosa? Cosa? Hai un figlio? Poverino... cioè poverino ad essere in vitta,
    perché non lo hai ancora sacrificato a qualche demone? Se vuoi so consigliarti!
    -.
    Carrie Krueger si sfregava già le mani, i suoi occhi addirittura decisero di aprirsi, raggiungendo quella che era la normalità per un qualsiasi altro essere umano, soldi, tanti soldi, ovviamente li avrebbe impiegati tutti in uno shuttle e poi avrebbe regalato una lussuosissima bara per suo fratello, la famiglia era importante.
    Stiles continuava a tirare fuori idee e Carrie lo ascoltava, avida di mettere subito in pratica tutto quello che stavano tirando fuori, di certo, di tutti gli incontri che loro avevano mai fatto, quello era il più prolifico, molto più di quella volta che avevano pensato di giocare a battaglia navale con le loro arterie, idea sfortunatamente mai messa in pratica.
    :-Mh, interessante, interessante-, intervenne Carrie alla fine del discorso:- Si mi piace! Adoro l'idea del morto volante, ho già parecchie idee in testa. Potremmo anche fare morto in stile hawaiiano, con cocktail a forma di teschi, morto a tema "oh no guarda ho dimenticato per un secondo il mio collo in una corda e ops.. ommioddio la sedia che mi reggeva è scivolata via, oh no sto soffocando", un'idea carina, un evergreen potremmo dire, per chi vuole andare sul sicuro... oppure morto in tema morto, con gente che muore, potrebbe sembrare banale ma c'è chi la morte la sta aspettando da parecchio...-, alzò leggermente la mano, quasi triste, le sarebbe piaciuto in fondo un morto a tema morto solo per lei.
    Oh, ecco, per i collaboratori, cavolo ho l'idea perfetta, ci servirebbe qualcuno che ci fa pubblicità , qualcuno che ha a che fare con i morti tutto il giorno.. A tal proposito, ho l'ideona, la conosci anche tu, sei pronto?-, Carrie Krueger alzò il pugno all'altezza del suo mento per poi sganciarlo:- Maeve Winston... Lei è perfetta, pensaci, è una spietata serial killer senza anima, tenta di uccidere tutti, tranne me apparentemente, ha a che fare con studenti, quindi persone che non sanno difendersi, ecco, all'inizio delle sue lezioni, lei potrebbe dire che se qualcosa va storto, non ci sono problemi, non c'è alcun problema nel morire male, per voi e solo per voi, c'è l'azienda Krueger & Stilinski, pronti per assicurarvi il viaggio all'adilà che avete sempre desiderato, il problema è convincerla, ma credo che con una lauta mancia, riusciremmo ad averla tra noi.-.
    Carrie Krueger era carica e strano a dirsi, piena.. di, mh vita? Boh se tale poteva essere considerata quella voglia di intraprendenza che stranamente le si era attaccata addosso.
    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia


    sono mortificato, giuro. Non solo ho fatto passare tutto questo tempo ma giuro, giuro, che mi ero dimenticato di questa role, come ci si può dimenticare di questa role? perdonami, anche perché l'ho ritrovata solo cercando disperatamente qualcosa per rispondere al censimento e mi sento troppo in colpa, my bad, giuro che mi metto da subito a correggere questo post.
     
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    Carrie Krueger era una paziente particolare, siamo tutti d’accordo, e sappiamo che i suoi colleghi quali gliel’avevano affibbiata perché fra cause perse ci si intendeva una meraviglia (e perché neanche un incapace come lo Stilinski poteva peggiorare una situazione già drastica), ma andiamo! Erano chiaramente un formidabile dream team! A quale pro convincere un’aspirante suicida che la vita fosse bella e meritasse di essere vissuta fino all’ultimo, vecchio, respiro, quando poteva impegnare la giovane in un progetto che avrebbe lucrato loro un sacco di denaro, e bare da oscar? Già poteva immaginare il proprio carro funebre d’oro placcato trainato da unicorni e bambini europei (eh, i cinesi erano sotto marca di quei tempi, poi sapete la storia delle pari opportunità ecc ecc) sfrecciare per le strade di Londra con Starship di sottofondo, tutti gli invitati vestiti da pokèmon a lanciare pokèball anziché fiori sulla sua tomba – sapeva che lui e Carrie, insiemeh, sarebbero riusciti a rendere quel sogno reale. Due innovativi Enzo e Carla – anzi, meglio: Extreme Makeover Funeral Edition. « Cosa? Cosa? Cosa? Hai un figlio? Poverino... cioè poverino ad essere in vitta, perché non lo hai ancora sacrificato a qualche demone? Se vuoi so consigliarti!» Stiles aprì la bocca, la richiuse. Deglutì ed umettò il labbro inferiore, sopracciglia corrugate ed un’occhiata bieca alla pallida bionda dall’altra parte della scrivania. «non sacrificherò mio figlio a nessun demone.» precisò, gonfiando il petto d’orgoglio paterno. «ma ehi, se accetta anche fratelli caga cazzo – scusa il francesismo, intendevo scartavetramento di testicoli – chi sono io per dire di no a qualche entità maligna??&& FAMMI SAP EH» amava Xavier e Jayson, ma non abbastanza da non voler impegnare la loro anima in cambio di, boh, un charmender: questione di priorità. « Si mi piace! Adoro l'idea del morto volante, ho già parecchie idee in testa. Potremmo anche fare morto in stile hawaiiano, con cocktail a forma di teschi, morto a tema "oh no guarda ho dimenticato per un secondo il mio collo in una corda e ops.. ommioddio la sedia che mi reggeva è scivolata via, oh no sto soffocando", un'idea carina, un evergreen potremmo dire, per chi vuole andare sul sicuro... oppure morto in tema morto, con gente che muore, potrebbe sembrare banale ma c'è chi la morte la sta aspettando da parecchio» annuì convinto, la testa a ballare sul collo come quella di una bambolina ignuda sul cruscotto di un camionista, tamburellando distratto l’indice sul labbro inferiore. «geniale, g e n i a l e. brillante. Sai cosa» no, ovviamente no. «potremmo iniziare usando qualche film horror che attiri clienti, tipo non so» schioccò la lingua sul palato, un vago cenno nell’aria con le mani. «alice nel paese della meraviglie» beh? C’era gente (Stiles) che era rimasta molto impressionata dai fiori parlanti, chiaramente bestie giunte da un mondo alieno pronte a soffocarti con i loro steli per berti il cervello con gli infidi dentini nascosti tra i petali. Rabbrividì. «potremmo mettere sulle bare bigliettini con su scritto coricati su di me - le bare che useremo come sedute, non quella con il morto. Quella si chiama necrofilia ed è illegale, carrie – ricordalo. Se te lo chiederanno, dì che te l’ho detto EH» mani avanti, spalle strette fra loro. Probabilmente Dakota non sarebbe stato fiero di lui se avesse saputo quale genere di conversazioni teneva con sua sorella, ma dai!!&&, non doveva mica venirlo a sapere, no? Quando l’avesse infine saputo, lui e la Krueger avrebbero già avviato la loro attività e lui non solo non avrebbe più avuto voce in capitolo, ma si sarebbe anche reso conto di quanto fenomenale fosse stata la loro idea, e non avrebbe potuto far altro se non supportarli. Tutta strategia. «Oh, ecco, per i collaboratori, cavolo ho l'idea perfetta, ci servirebbe qualcuno che ci fa pubblicità , qualcuno che ha a che fare con i morti tutto il giorno.. A tal proposito, ho l'ideona, la conosci anche tu, sei pronto?» Lo era? Probabilmente no, né mai lo sarebbe stato, ma annuì comunque contagiato dall’entusiasmo della biondina. Beh? Ai corsi per Psicomaghi mica te lo insegnavano come comportarti con le Carrie Krueger del mondo – probabilmente dubitavano perfino della sua esistenza. L’eterosessualità della psicomagia (perché si sa che non esiste, è solo una credenza comune). «Maeve Winston... Lei è perfetta, pensaci, è una spietata serial killer senza anima, tenta di uccidere tutti, tranne me apparentemente, ha a che fare con studenti, quindi persone che non sanno difendersi, ecco, all'inizio delle sue lezioni, lei potrebbe dire che se qualcosa va storto, non ci sono problemi, non c'è alcun problema nel morire male, per voi e solo per voi, c'è l'azienda Krueger & Stilinski, pronti per assicurarvi il viaggio all'aldilà che avete sempre desiderato, il problema è convincerla, ma credo che con una lauta mancia, riusciremmo ad averla tra noi.»
    Beh. A quel punto della conversazione, Stiles avrebbe potuto soffermarsi sul fatto che una studentessa ritenesse così perikolose le lezioni ad Hogwarts, oppure sul fatto che fra le centinaia di persone che avrebbe potuto citare (tipo non so, un James Larrington pronto a ricordarti che non saresti mai stato bello come lui, quindi tanto valeva morire il prima possibile #jamecchio #never forget) aveva tirato in ballo MAEVE WINSTON, ma - «krueger & stilinski» sussurrò invece, estasiato, sbattendo languidamente le ciglia. Suonava così…stranamente bene? Appropriato? Era proprio piacevole da udire, sembrava proprio… un’agenzia di pompe funebri. Perché? Non aveva alcun senso. Avrebbero potuto mettersi in affari per, boh, vendere palle da tennis, ma Krueger & Stilinski avrebbe comunque avuto, insito nel nome, il retrogusto di terra smossa del cimitero e incenso in chiesa. Scosse impercettibilmente il capo, un indice sollevato verso la ragazza. «sì, beh, magari…magari alla winston non lo…diciamo, che dici» hashtag maeve mi fa così paura evergreen. «p e r ò» arcuò entrambe le sopracciglia. «conosco giusto un paio di studenti che sarebbero perfetti a farci da volantinaggio – i gemelli tryhard? Nicky winston? Dai, li conosci per forza. hanno il viso giusto per far apparire la morte un viaggio bellissimo, tipo…tipo disneyland» ticchettò con il dito sulla propria guancia. «e ti dirò di più!» spoiler: non era vero, non c’entrava neanche nulla con il discorso spam. «se aspettiamo tipo… primavera, o inizio inverno, dovremmo anche avere un sakko di clientela» #quest are coming e questa volta saremo pronti. «dovremmo cercare un falegname per le bare personalizzate? Beh che finchè siamo poveri possiamo chiedere a qualche hipster, tanto sono ovunque» cosa.
     
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3 replies since 31/3/2017, 00:47   306 views
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