Trainspotting

Byron x Helena

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    descensum

    Group
    Member
    Posts
    266
    Spolliciometro
    +36

    Status
    Anonymous
    Byron Cooper ( ) - Black Lodge - 33y.o. - addestratore ribelle - mezzosangue
    « When I hear that whistle blowing, I hang my head and cry »
    "Corri, Byron, dai. Più veloce. Ci perdiamo il treno." Le piccole gambette fanciullesche dei due bambini si affrettavano svelte nella salita di quella collina che alle loro esigue stazze appariva come una montagna insormontabile. L'Irlanda: il luogo in cui basta uscire di pochi chilometri dalla città per ritrovarsi immersi nel predominio di verdi distese quasi totalmente intonse. Una casa sparuta, di tanto in tanto, sbucava all'orizzonte insieme al fumo biancastro che fuoriusciva dal suo camino. Il resto era tutto praterie, foreste e mucche. "Più veloce, più veloce." Il battito cardiaco del bambino aumentò a dismisura mentre il viso arrossato dallo sforzo si inclinava appena verso il basso, come a prendere una posizione più aerodinamica. Non potevi fare davvero nulla contro l'aria ghiacciata di quella terra: ti colpiva in faccia peggio degli schiaffoni che i due fratelli si prendevano dal padre quando ne combinavano una delle loro. Byron non poteva fare a meno di pensarci ogni qualvolta intraprendessero quel loro stupido gioco: era come se l'imponente figura del genitore li seguisse ovunque, invisibile, sotto forma di vento, per schiaffeggiare le loro guance lisce prima ancora di scoprire che erano usciti di nascosto. Tuttavia loro continuavano a disubbidire lo stesso, perché in fin dei conti erano pur sempre bambini, e come tali anche il più insulso dei fili d'erba rappresentava un'occasione imperdibile di gioco..figuriamoci un treno. D'altronde quando nasci nella Cerchia hai ben poco tempo da dedicare allo svago, ancora meno per essere fanciullo, e dunque ogni attimo rubato a quell'imposizione di vita adulta era per loro come un enorme scrigno pieno di tesori da custodire gelosamente. Così, quando ci riuscivano, i due fratelli sgattaiolavano fuori di casa dalla porta sul retro, scavalcavano la recinzione, si insozzavano gli orli dei pantaloni col fango delle pozzanghere che volutamente centravano e se la davano a gambe su per la collina poco distante dalla loro dimora. Lì, dietro quella sinuosa barriera naturale, passava ogni pomeriggio un treno babbano diretto chissà dove; loro si sedevano in cima all'altura e lo guardavano passare, emulavano il suono del suo fischio quando si fermava nella piccola stazione di paese e cominciavano il loro gioco. "Dentro la terza carrozza si trova una signora che legge le lettere del suo amico di penna. Non lo ha mai incontrato, per anni non si sono mai visti. Si scrivono da quando erano bambini, si raccontano tutto. Per la prima volta, ora che sono adulti e non hanno bisogno del permesso dei loro genitori, hanno deciso di incontrarsi. Si vedranno in un piccolo caffè di Dublino, all'angolo tra Liffey Street e Benburb Street, poi faranno una passeggiata al parco." Lo sguardo del bambino era perso in direzione di quel veicolo, concentrato sul dispiegare i nodi di una storia che probabilmente esisteva solo all'interno della sua testa. Un gioco banale e privo di scopo, quello di inventare storie sui passeggeri del treno: che vita conducessero, dove fossero diretti, che tipo di persone fossero. Ma d'altronde, si sa, i bambini riescono a trovare spunti di gioco in tutto, e quello era uno dei pochi modi a disposizione dei due Cooper per spezzare una quotidianità piuttosto dura. "Lui berrà caffè, lei thè alla pesca. Ordineranno un piccolo vassoio assortito di macarones da dividere, perché da bambini ne parlavano sempre all'interno delle loro lettere." E così via fino a quando, prima ancora che se ne rendessero conto, il treno era già ripartito all'inseguimento del sole che iniziava a scomparire dietro l'ennesima collina all'orizzonte. Passarono molti anni prima che Byron si rendesse conto del perché quel gioco gli piacesse tanto e del perché, al contempo, lo lasciasse sempre con un triste vuoto scavato all'interno dell'anima ogni volta che terminava. Era ormai adulto quando un giorno, dopo la morte di sua moglie e sua figlia, udì dopo tanto tempo il fischio di un treno in lontananza dalla camera del piccolo appartamentino che possedeva all'epoca. La comprensione lo colpì come un fulmine a ciel sereno, come una pioggia improvvisa in un tiepido pomeriggio soleggiato, quando non hai l'ombrello e non sai dove riparti. Quando sentì quel treno che avanzava chinò la testa e pianse.

    Hogsmeade non era uno di quei luoghi che Byron sembrava amare particolarmente, oppure frequentare con assiduità. A volte vi si trovava per qualche incarico assegnatogli, per acquisti che a Diagon Alley lo avrebbero esposto troppo al pubblico e così via. Da lì era facile tornare al Quartier Generale grazie al passaggio offerto da La Testa di Porco, ma soprattutto era sempre una buona scusa per entrare nella suddetta locanda e avvelenare il proprio fegato con quantità smodate di incendiario. Tre volte su quattro tornava nel suo alloggio ubriaco lercio, con gli occhi arrossati e l'alito impregnato di quello sgradevole odore di alcool. Non che gliene importasse qualcosa: non aveva più una moglie da baciare o una figlia a cui dare il buon esempio. Il problema di quando non hai nulla da perdere è questo: toccare il fondo diventa un'abitudine, una comfort zone, una piccola prigione a misura d'uomo che ci si costruisce da soli. Perché in fondo al cuore Byron forse non vuole essere felice, se lo fosse non potrebbe più crogiolarsi nella propria depressione, dovrebbe uscire nel mondo e vivere, cosa che può essere deprimente. Sicuramente più difficile.
    Persino andare a La Testa di Porco a bere come una spugna per lui era opprimente. Lanciava quindi sul bancone qualche moneta, facendosi dare una bottiglia di incendiario da portare fuori con sé. Non gli piaceva stare in mezzo alla gente; non si trattava di vergogna nel farsi vedere in quello stato, semplicemente preferiva consumare i propri dolori in silenzio e solitudine, lì dove potevano espandersi fino a riempire il contenitore enorme dell'atmosfera piuttosto che lo spazietto chiuso tra quattro mura.
    Mentre la luce del tramonto cominciava a creare i propri riflessi tra le fronde degli alberi sparuti e il vociare degli studenti a sfumare sempre di più nel silenzio della sera, Byron mandava giù lunghi sorsi seduto sul pratino dietro La Testa di Porco. La cosa bella dei villaggi come Hogsmeade era che, a differenza delle città, avevano limiti piuttosto netti: dietro a quelle strade non c'era nulla per miglia e miglia, solo prati e vacche, qualche casupola di tanto in tanto. Non molto differente dall'ambiente in cui era cresciuto. Ai suoi piedi si srotolava lenta una discesa verso valle in cui un fiume correva parallelo a una striscia di binari, unica traccia della presenza babbana ignara di quel piccolo villaggio magico che vi si affacciava dall'altura. In un crescendo di suoni meccanici, a un certo punto, sbucò il treno dalla curva oltre il suo raggio visivo, fischiando e sbuffando fumo proprio come quello della sua infanzia, quel treno che, pur se inconsciamente, Byron aveva sempre voluto prendere. Se vi fosse salito a bordo, anche lui avrebbe potuto spostarsi oltre quella riduttiva striscia di noti binari verso altri sconosciuti, forse più felici, lontani dalla prigione della Cerchia allora e della sua stessa testa adesso. Se vi fosse salito, ora come ai tempi, avrebbe lasciato che quel fischio portasse via la sua tristezza. Ma il treno, e le persone al suo interno, ora come ai tempi, continuavano a muoversi a dispetto della sua immobilità: e questo era ciò che lo tormentava. Ora come ai tempi.
    Un rumore di passi interruppe prepotentemente i suoi pensieri, portandolo a spostare lo sguardo fino a individuare con la coda dell'occhio una figura nota: Helena. Sempre meglio di uno sconosciuto. La donna era ormai abituata agli umori di Byron, vi si muoveva più agilmente di un semplice conoscente e sapeva trattarli con maggior grazia poiché ne conosceva la derivazione. In quel momento, a giudicare dal rumore sordo di metallo con alcuni picchi di tintinnii più acuti, doveva essere uscita a buttare la spazzatura della locanda. "Scommetto che in una di quelle carrozze tirate a lucido ci siano delle persone ricche e facoltose che sorseggiano un costoso whiskey, fumando grossi sigari e parlando di affari. Tornano a casa dalle loro mogli, dai loro figli, dalle loro amanti, dai loro animali domestici. Si troveranno una bella cena calda servita in tavola, probabilmente un buon vino invecchiato." Disse, di punto in bianco, con una punta di amarezza e un retrogusto quasi impercettibile di rabbioso risentimento misto a invidia e disgusto. Aveva già parlato a Helena del gioco che lui e suo fratello facevano da piccoli, ma non era certo che avrebbe colto il riferimento, o quanto meno l'invito implicito che le sue parole contenevano. Così spostò lo sguardo ceruleo dal treno fino all'amica, suggerendole con un cenno del capo di avvicinarsi e prendere posto a quel piccolo spettacolino infantile. Favorisci? Un'offerta scritta nel suo sguardo quando le porse la bottiglia di incendiario ancora - fortunatamente - contenente più di metà del liquido. "Tocca a te."
    the heart is deceitful above all things,
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    140
    Spolliciometro
    +227
    Location
    Harlem, New York

    Status
    Anonymous
    muggle
    27yo
    rebel
    heart of war
    forgotten memory
    Helena non sapeva chi fosse, ma già in diversi le avevano parlato di lei.
    In molti, a partire dall'uomo che aveva sposato, avevano cercato di farle aprire gli occhi su quello che era: una donna amabile, rispettabile, dal cuore gentile e dal carattere tutt'altro scontroso o introverso-- anzi, addirittura vivace con chi, a detta loro, sapeva mostrarsi a sua volta di indole allegra. Aveva sentito tanto parlare di questa Helena negli ultimi giorni, tant'è che man mano sentiva di aver fatto propria quella identità; gliel'aveva detto, il medimago, affannosamente aveva cercato di metterle in testa come nulla sarebbe stato facile d'ora in avanti, che era più che giustificabile quell'improvviso senso di smarrimento, la sensazione di trovarsi in un luogo a lei estraneo-- che fosse un corpo, o un letto, o un paese.
    Le aveva raccomandato di prendersi cura di sé, di Helena, di provvedere a se stessa con naturalezza, cercando un approccio nuovo per riscoprire una personalità vecchia, persa nei lembi del tempo e... con scarse possibilità che ritrovasse ciò che aveva perso. Certo Helena non si sarebbe messa a sbattere la testa contro un muro fino a farsi tornare i ricordi: l'aveva accettato con la leggerezza con cui era stata dipinta, e semplicemente si era rimessa a vivere, cercando -almeno in parte- di essere quella donna di cui tanto aveva sentito parlare.
    Tuttavia non era semplice, per nulla: non era affatto facile per Helena tornare ad essere se stessa dalle basi, rendersi conto di non ricordare assolutamente nulla di quel passato così dettagliato nella mente degli altri... avrebbe voluto scrivere ai suoi genitori, sentirli per scoprire come fossero le loro voci perché, assurdamente, non ricordava nemmeno un loro sguardo-- ma Keanu l'aveva fermata, le aveva spiegato come non fosse il caso di allarmare i due genitori anziani, promettendole, piuttosto, che di lì a breve l'avrebbe accompagnata nella casa dov'era nata.
    Helena si fidava ciecamente del marito- e non solo per una questione morale, ma più perché era davvero l'unica persona a cui ora lei potesse aggrapparsi per ritrovare qualche ricordo- ma dubitava che di lì a breve sarebbero riusciti ad andare da qualche parte. Helena infatti aveva una vita davvero piena, a discapito di quanto potesse immaginare, e così il marito. Nei voti aveva promesso di stargli affianco, ed era qualcosa di suo, di interiore, non avrebbe mai tradito quelle promesse. Tuttavia... anche la figura di Keanu. Era dolce, sensibile, paziente con lei tanto da aver passato interi giorni a tentare di riordinare quella mente che nemmeno era un casino disordinato-- semplicemente il nulla, una devastazione che faceva male al cuore.
    Però.
    C'era un però, il classico “ma” da fine frase a cui spesso non segue nulla proprio perché non c'è veramente nulla da dire: Helena non poteva pronunciarsi negativamente parlando di Keanu, eppure... era qualcosa a pelle, forse, qualcosa di profondo, magari legittimo-- era così terribilmente confusa, come poterla accusare? Helena sentiva come vi fosse qualcosa di profondamente strano in quel matrimonio, in quell'amore che -a conti fatti- era fatto di sguardi dolci, carezze, qualche scambio di sorrisi.
    La ragazza sentiva come un macigno sul petto, un soffocante peso di cui non si sarebbe liberata con facilità: il timore che non sarebbe mai stata all'altezza di quella Helena tanto vivida nei ricordi degli altri la opprimeva, le faceva vivere male ogni momento di solitudine e -peggio- rendeva estremamente deleteri i sogni partoriti nel sonno. Perché sì, la giovane donna s'era convinta che non si trattassero d'altro se non di sfoghi della mente, il bisogno di scaricare i crudeli dubbi del cuore. Ogni volta svegliarsi era come riemergere, tant'è che aveva sempre la testa pesante, il fiato corto, soffocato-- difficile. Cercava di tornare a galla perché quegli incubi senza volti la opprimevano più di quella realtà scomoda, complessa, ma ancora più lucida dei parti della sua mente.
    Sognava di tante cose, Helena River, tanti luoghi confusi, uomini senza volto e voci senza parole; udiva, ma sembravano gli ululati dei lupi distanti, il gracchiare dei corvi sulla testa, e ben presto una cacofonia di suoni... non avrebbe sentito più nulla. Quanto desiderava trovare pace almeno nei sogni... eppure sembrava quasi che i suoi incubi della realtà non aspettassero altro che la fragilità del sonno per tornare a tormentarla.
    Stare alla locanda aiutava a distrarsi, a non pensare a nulla di troppo elaborato: fra gli odori e le luci soffuse della locanda, persino i suoi incubi tornavano ad essere distratti lembi di inconscio. Lavorare alla Testa di Porco in pratica le occupava buona parte della giornata, ma Helena non poteva chiedere di meglio: le avevano raccontato di come amasse scrivere, come fosse in grado di prendersi cura dei fiori del giardino-- eppure, ogni volta che sedeva alla scrivania guardava per ore un foglio bianco chiedendosi cosa scrivere, e all'improvviso il suo pollice verde sembrava aver perso le sue magiche doti.
    Il lavoro -duro o meno che fosse- era dunque quella valvola di sfogo con cui poteva evitare di pensare a come stesse miseramente fallendo nell'imporsi un'Helena che probabilmente era morta nel momento in cui era caduta e aveva sbattuto la testa. Adesso non sentiva di provare piacere verso nessun hobby, ma certo, stare nella locanda a pulire i tavoli, servire i clienti e trascinare la spazzatura era l'occupazione più vicina a distrazione che si fosse trovata, e quindi ne approfittava. Aveva visto entrare molta gente alla locanda; aveva imparato, nel giro di davvero poco, a conoscere coloro che andava a visitarla più volte rispetto ad altri, e stranamente sembrava nelle sue corde il relazionarsi con altre persone, attirare clienti e metterli a loro agio. Era una cosa che faceva con naturalezza, illudendosi che -pensando a qualcun altro- avrebbe evitato di guardarsi allo specchio.
    Uno fra i tanti -ma non per questo poco importante- era il signor Byron, un uomo sulla trentina che vedeva nel locale dalla prima volta in cui ci aveva rimesso piede dopo l'incidente; ad Helena piaceva Byron, perché era un uomo a modo suo socievole -molto a modo suo- e questo non creava alcun problema alla donna... sempre meglio di quel disgraziato ubriacone del suo amico, il biondo allampanato, che ogni volta non mancava di insozzarle il bancone e rendersi ridicolo, ogni volta più della precedente. Era pacato, e questa era una caratteristica che Helena trovava conciliabile con la propria indole serena-- inoltre, pur ri-conoscendosi da poco, la ragazza sentiva di essere arrivata ad un livello tale di intimità da non aver più bisogno di ricorrere ai convenevoli, come se -dietro il bancone- vi fosse un caro amico tornato in patria dopo un lungo viaggio.
    Sospirò e, con un ultimo sforzo, accantonò il sacco dell'immondizia al fianco delle scalette sul lato posteriore del locale-- il vialetto vuoto iniziava ad accendersi dei primi lumi magici, segno che si avvicinava la sera, segno che -presto- il treno avrebbe fischiato in lontananza. Difatti, mentre accatastava le ultime bottiglie di vetro e rientrava nel locale, il fischio giunse alle sue orecchie, intenso e ondulato, suonando estremamente nostalgico, anche se non avrebbe saputo dire, naturalmente, per quale motivo. «Scommetto che in una di quelle carrozze tirate a lucido ci siano delle persone ricche e facoltose che sorseggiano un costoso whiskey, fumando grossi sigari e parlando di affari. Tornano a casa dalle loro mogli, dai loro figli, dai loro amanti, dai loro animali domestici. Si troveranno una bella cena calda servita in tavola, probabilmente un buon vino invecchiato» le parole giunsero chiare al suo orecchio, poiché l'uomo era seduto al bancone e, come ogni volta a quell'ora, il locale era tranquillo, quasi silenzioso se non fosse stato per il vociare di alcuni gruppetti di varie generazioni raccolti in tavoli distanti. Suo marito per affari della Resistenza non si trovava lì, ed Helena si era ritrovata a gestire da sola la locanda, cosa che -ora come ora- riusciva a fare molto bene-- col passare dei giorni era riuscita a farsi rispettare perfino da quei bifolchi (come il biondo citato sopra), perché dietro la sua enorme pazienza si nascondeva anche un leone estremamente feroce e possente, pronto a saltare alla gola di chi osasse in qualche modo mancare di rispetto a lei o a suo marito, con o senza la sua presenza nel locale.
    Guardò quindi verso Byron, con un sorriso immancabilmente sereno, mentre tirava fuori dalla lavastoviglie alcuni bicchieri e iniziava ad asciugarli con una certa calma, approfittando appunto della situazione tranquilla del locale; quando Keanu mancava, toccava svolgere a mano quei lavori, ma a Helena -appunto- non dispiaceva... erano passaggi meccanici, quasi automatici, che l'aiutavano a non pensare ai dubbi con cui si svegliava la mattina, e farli mentre scambiava due chiacchiere con un cliente la rendeva ancora più serena.
    «Tocca a te» sì, le aveva già parlato di quel gioco innocente, di bambino, che doveva essere stato un suo vecchio passatempo quando era piccolo, insieme al fratello. Non la colse impreparata, ma volle comunque prendersi il suo tempo mentre l'occhio vagava ora sulle pareti scure del locale, all'inseguimento del treno, mentre le mani continuavano a muoversi con l'asciugamano nel bicchiere-- «e invece non sono tutti così. Se ne sta nell'angolino; probabilmente è la prima volta che viaggia in prima classe, o magari la prima in treno. Magari il regalo di qualcuno, perché a guardarlo -per quanto possa aver tentato di nasconderlo con abiti di raffinata qualità- non sembra potersi permettere un biglietto in prima classe: l'abito è di seconda mano, magari appartenuto ad un vecchio parente, e le scarpe logore, nonostante il blando tentativo di nasconderlo con della lacca. La valigia altrettanto. Lo fissano tutti in modo invadente e critico, ma il ragazzo non sembra avere occhi se non per qualcosa che non sta certo sui volti degli altri» non le costava nulla ed anzi, iniziava ad intuire come quel modo di distrarre Byron da preoccupazioni forse -molto probabilmente- più gravose delle sue, in realtà l'aiutasse anche a non impazzire dietro i mille pensieri che le correvano nella testa, come animali impazziti.
    Sospirò, posandosi coi gomiti sul bancone poco distante di lui, ancora a fissare la parete prima di guardare l'uomo, e in particolare il calice verso la fine; bastò un cenno, come a chiedergli se ne volesse ancora... del resto, era anche -e soprattutto- quello il suo lavoro.
    Helena River
    we're all chained to the rhythm
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia
     
    .
1 replies since 22/3/2017, 20:43   178 views
  Share  
.
Top