Hot shower in cold water

Diana x Cain

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    Diana era il genere di ragazza che non faceva mai nulla senza senza avere la certezza di poter ottenere qualcosa, un tornaconto personale. Nei laboratori non aveva avuto tempo per pensare a sé stessa ma ciò non significava che non potesse cominciare a farlo una volta uscita da quel luogo infernale, e la grande occasione si era presentata pochi anni prima. Era ancora una bambina all'epoca ma ben presto il senso di libertà aveva dato i suoi frutto. Era cresciuta a stretto contatto con i fratelli, dividendo equamente il suo tempo tra Cain e Silver. Diana era molto legata ad entrambi, se avesse potuto, sarebbe rimasta con loro tutta la vita, fino quasi a fondersi. Ma mentre con Silver il rapporto era puramente platonico e dettato dall'amore fraterno incondizionato, Cain suscitava in lei sentimenti e sensazioni che una sorella non avrebbe dovuto provare nei confronti del fratello maggiore, nonostante avere una banale cotta per il fratello maggiore non era così in insolito da bambini. Diventava un problema quanto l'infatuazione persisteva negli anni dell'adolescenza, fino a sfociare quasi in un'ossessione, ed allora si ricorre a mezzo alternativi per superare il problema. La prima volta che è andata in discoteca lo ha fatto con uno scopo preciso: trovare una preda, perdere la verginità, dimenticare l'attrazione per Cain. Due tre scopi li aveva portati a termine con successo, se così si poteva definire quella notte, ma quello più importante era ancora lì, era persistente e non sembrava affatto intenzionato a lasciarsela scappare tanto facilmente. E forse neanche Diana era pronta a lasciarsi alle spalle ciò che provava per il fratello.
    Non era quel genere di amore, quello che legava una coppia di innamorati, era qualcosa di più fisico. Cain era indubbiamente un bell'uomo e Diana aveva un paio di occhi che sapeva usare molto bene, sarebbe stato da stupidi non notare cotanta bellezza. I capelli scuri, gli occhi chiari. Erano le caratteristiche ricercava nei suoi amanti, ma era difficile trovare la giusta combinazione. Fino a quel momento aveva fallito, forse perchè l'originale rasentava la perfezione. Anche durante la battaglia, tutto ciò a cui poteva pensare era a Cain. Doveva essere l'adrenalina ancora in circolo a farla parlare in modo tanto lascivo al fratello, doveva essere quella a stuzzicarlo più di quanto avessero mai fatto in vita loro. Era diventata quasi una routine ma entrambi conoscevano il limite. Limite che era stato bellamente superato in una manciata di minuti e la ragazza dai lunghi capelli castano era tutt'altro che dispiaciuta della piega che stavano prendendo le cose.
    Sapeva di aver bisogno del fratello, del suo calore, della sua forza. Un abbraccio era troppo poco per placare la brama che la morte aveva acceso dentro di lei, un bacio era troppo poco. Per quanto ne sapeva poteva benissimo essere stata posseduta da un succubus e se così fosse stato avrebbe chiamato cacciatori di fantasmi, però magari dopo essersi divertita un po.
    Chiuse gli occhi poggiando la fronte contro il freddo vetro della doccia, dopo che il fratello l'aveva mossa a proprio piacimento come un burattinaio muove la propria marionetta co i fili penzolanti dalle articolazioni. Non poteva vederlo e ciò accentuava la presenza dell'uomo alle sue spalle, quell'uomo che era il suo mondo. Bollente il fiato caldo del fratello la fece rabbrividire tanto che le gambe divennero gelatina, ed un gemito sfuggì al suo controllo. Incapace di reggersi in piedi da sola, si lasciò scivolare all'indietro, scontrandosi con il petto muscolo dell'altro. La sensazione di essere intrappolata tra le braccia di uomo non le dava fastidio, non quando le capitava quando si ritrovava ad essere trattenuta dalle braccia di insulsi schifosi che andavano nei locali sperando di rimorchiare una ragazza carina. Quelle braccia le davano protezione. Mordendosi il labbro inferiore imprigionati tra i denti, si voltò senza perdere il contatto fisico con il maggiore, scontrandosi con i peli scuri del petto che la sovrastava in tutta la sua imponenza. Artiglio con le dita, le braccia che la tenevano per i fianchi, quasi timorosa che si allontanasse da lei, poi si sporse in avanti baciando il petto del fratello, risalendo fino all'attaccatura del collo, spingendosi sulle punte per raggiungere l'altezza desiderata. Saremo dannati per questo sussurrò lasciando scorrere le braccia lungo i bicipiti dell'altro l'Inferno diventerà la nostra eterna prigione, ma per me sarà il Paradiso se sarai al mio fianco melensa, biblica, ma sempre sincera. La sua coscia si scontrò casualmente con l'intimità dell'altro, gli angoli della bocca si erano sollevati in un sorriso, ancora a contatto con la pelle dell'altro. Se il serpente aveva tentato la donna nei giardini dell'Eden, la donna sarebbe stata perfettamente in grado di tentare l'uomo se solo non fossero stati puniti con largo anticipo. Nella storia, il vero serpente tentatore altri non è che la rappresentazione figurata della donna.
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  2. silvercain
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    Travis Cain Cash
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    Calde, le sue labbra bramavano ciò che in teoria non avrebbero potuto avere, ciò che non avrebbero dovuto volere, ma la desiderava in quel momento, desiderava stringerla, accarezzarla, scoprirla, possederla. Non era uno sfogo momentaneo, non il fuoco di un fiammifero che divora tutto troppo in fretta e lascia insoddisfatti, si rese conto che quello era lo stramaledetto sfogo di una vita, l'aspirazione fondamentale, il moto primo di tutto.
    Forse erano nati sbagliati, doveva esserci qualcosa di assolutamente anomalo nei geni dei Cash, ma così era e la sorpresa più grande fu scoprire che anche Diana lo voleva.
    Sua e di nessun altro, come una particella persa alla ricerca della propria materia prima, per ricongiungervisi e non smarrirsi più. Non ho mai creduto al Paradiso. Ammise, mentre il mento chino sfiorava i suoi capelli castani, le mani ancora premute sui suoi fianchi stretti sui quali poteva percepire, sotto le dita, la muscolatura allenata di una guerriera. Il perfetto mix di un'esistenza letate, era questo la sua Diana. E sono convinto che l'Inferno sia in terra. Continuò, spostando il tocco delle mani verso l'alto, saggiando con i polpastrelli le sue coste, piano, troppo piano.
    Lo stiamo già vivendo. Le mani salirono curiose ad accarezzare le rotondità del suo seno, del quale fino a quel momento aveva solo ipotizzato la sofficità. Delicato, lo era sempre nella sua durezza. E non si preoccupò quando la coscia di lei sfiorò il suo membro già stimolato dalla situazione, percepì anzi una scarica elettrica dritta sulla spina dorsale, così forte da drizzargli i peli delle braccia sotto lo scorrere dell'acqua. Chiuse gli occhi, si costrinse a mordersi l'interno del labbro, con forza, per non mordere lei. Trattenne il respiro un attimo, fino a riprendersi un po' e scostò i capelli bagnati di lei da sopra il petto, per scoprirlo contro il vetro, mentre ancora le stava dietro.
    Ti voglio Non si era capito? Voglio...queste. Strinse appena il suo seno sotto le mani, senza farle male. Voglio tutto di te. Chi era il melenso, adesso?
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    Poteva percepire Cain tutt'intorno a lei, l'aria era pregna del suo odore forte così come il corpo era avvolto nell'abbraccio caldo e protettivo del fratello. Fratello. Avrebbe dovuto sentirsi disgustata dalla situazione in cui si trovava, disgustata dai sentimenti malati che era cresciuto dentro di lei. Eppure erano la cosa più naturale che le fosse successa, era la cosa più vera che avrebbe mai provato e vissuto. Se l'uomo che voleva al suo fianco era anche l'uomo che le aveva dato la vita, che male c'era in tutto ciò? In fondo era una cosa tra loro due, erano i protagonisti indiscussi di quella relazione quindi che importava ciò che diceva la gente?
    Gente che condannava chi amava troppo il proprio fratello, oppure chi amava una persona del proprio sesso o di un ceto diverso, troppo differente. Erano diventati tabù nel momento in cui qualcuno aveva deciso che erano proibiti, la paura fa fare terribili cose, terribili ma grandi.
    Rabbrividì percependo il vetro freddo contro il corpo bollente, il respiro si smorzava contro il vetro, producendo una nuvoletta appannata che una ragazzetta innamorata avrebbe rovinato disegnando cuori con le dita. Ma non Diana, non quando il corpo del fratello era premuto contro il suo. Sicuramente siamo all'Inferno, senti che caldo commentò voltandosi nell'abbraccio dell'uomo. Amava tutto di lui, e voleva assaggiare tutto di lui. Dovresti lasciarti crescere la barba più spesso, ti dona particolarmente commentò quasi assente, avvicinando il volto all'incavo del collo dove depositò un bacio casto ma bagnato. Molto bagnato. Le dita vagarono sul petto ampio fino a trovare il loro appiglio nelle braccia forti e muscolose dell'uomo, stringendo la pelle con forza ma non abbastanza da trafiggerla con le unghie affilate.
    Le labbra si schiusero sulla pelle sensibile ed i denti affondarono là dove poco prima era stato lasciato un bacio pieno di affetto e dolcezza.
    La pelle era liscia e morbida, le dispiaceva quasi segnarla ma voleva che tutti sapessero che era suo. Voleva che tutti sapessero ciò che era successo.
    Don't mess with Cash.
    Indietreggiò di mezzo passo incontrando il vetro freddo che la fece rabbrividire, le mani risalirono lungo le braccia fino ad ancora dietro il collo dell'altro, aveva bisogno di quella vicinanza con il suo uomo, di sentirlo contro la sua pelle. Incurante dei corpi nudi che strusciavano,
    si sollevò sui piedi quel tanto che bastava per raggiungere la bocca dell'altro che catturò come una boccata d'aria presa appena messa la testa fuori dall'acqua, quasi rischiando di annegare. Un senso di libertà e salvezza la pervase. Aveva annaspato in cerca di aria per giorni forse mesi e la soluzione era a pochi passi da lei, era più vicina di quanto avesse mai potuto credere.
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  4. silvercain
         
     
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    Travis Cain Cash
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    Lasciò che Diana si sfogasse baciandolo sul collo, chiuse gli occhi, sentì la pelle bruciare al contatto con le sue labbra, il sangue concentrarsi in un punto preciso del collo, nel quale probabilmente il giorno seguente avrebbe avuto un bel livido. L’aveva sospettato, tempo addietro, che nei geni dei Cash ci fosse qualcosa di vampiresco. Rise a quel pensiero, rise perché era felice, perché gli piaceva e soprattutto perché era ironico pensare che sarebbe stato la vittima perfetta se Diana fosse stata una vampira vera.
    Lui, che vittima non si era mai sentito, che non aveva voluto esserlo mai, nelle sue braccia lo diventava senza ripensamenti. Le mani percorsero i lineamenti delle sue cosce morbide, facendosi strada per la prima volta tra le sue gambe. Curiosità, come se vedesse una donna per la prima volta, ma prima non era. Come se avesse la possibilità di bere un bicchiere d’acqua dopo mesi di astinenza. Le sue dita accarezzarono piano l’intimità di lei, sfiorandole appena il clitoride, andò più a fondo, percependo il calore avvolgergli l’indice ed il medio, e sentendola fluida e viscosa sulle dita. L'accarezzò un po', percependo i suoi sospiri eccitati a diretto contatto con la sua pelle. Gli piaceva sentirla così, libera, eccitata. E ne era stupito, perchè per la prima volta era lui a farle questo effetto, non i diecimila maschi che l'avevano provata.
    Animali. Così erano stati definiti i Cash.
    Forse avevano sbagliato qualcosa negli esperimenti subiti nei laboratori, forse avevano perso un po’ di umanità.
    Raccolse la ragazza sollevandole appena una coscia, respirando affannosamente sulle sue labbra calde e umide. La schiena di lei rimaneva premuta contro il vetro appannato della doccia, ed era una posizione utile per tenersi in equilibrio.
    Non c’era più alcun motivo per lasciarla andare, davvero nessuno.
    L’ultimo barlume di raziocinio lontano un miglio da lui.
    Non ci mise molto, poi, a compiere il passo successivo, e in un verso soffocato era già dentro di lei.
    Piano, all’inizio, la sentì aprirsi a lui ed il calore del suo corpo avvolgerlo come un intimo abbraccio.
    Mia. Sussurrò al suo orecchio, il tono di voce quasi disperato, spezzato dal desiderio. Osservò i lineamenti del suo viso ancora una volta, i suoi occhi dello stesso colore del mare, in quel momento in tempesta.
    Le mani erano così serrate sulle sue cosce che, Cain ne era sicuro, le avrebbe lasciato i segni. Ricordi silenti di quella serata, memorie che li avrebbero seguiti, perseguitati per giorni interi e che, per sempre, li avrebbero riportati dentro quella doccia.
    Con la foga di un’onda che si infrange sugli scogli, non si fermò dentro di lei, iniziò a muoversi piano ma con intensità, ritrovandosi completamente dentro di lei.
    Le sue labbra non la smettevano di cercarla, e vederla muoversi con quel suo ritmo lento e sensuale, era la cosa più bella che avrebbe ricordato di quella serata, l’avrebbe portata con sé, dentro si sé, per sempre.
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    La pelle di Cain era come una droga, si sentiva un orso alle prese con un albero di miele, così delizioso da non potergli resistere. Sarebbe potuta tranquillamente passare per la sorella carina di Winnie The Pooh, attaccata al tronco dolce, ricoperto di quella sostanza vischiosa dolciastra che le faceva girare la testa. Si era attaccata al collo del fratello mordicchiandolo e leccandolo come un ghiacciolo o il cono gelato che era solita gustare quando usciva di casa e si fermava nella gelateria all'angolo. Il corpo premuto contro quello forte e muscolo dell'altro, era la sua roccia anche se spesso e volentieri litigavano. Era la sua roccia e le infondeva sicurezza anche solo guardandola con quegli occhi nocciola che l'avevano fatta innamorare fin dal primo momento.
    Amore a prima vista. Il giorno in cui lei era stata separata da lui, anche se in realtà era nato tutto quando lei era stata creata da Cain. Prima ancora che fossero separati il destino era già stato scritto.
    Le mani di Cain la mandavano in estasi, riusciva a manovrarla a proprio piacimento e forse era quella la parte più eccitante. Chiuse gli occhi beandosi delle sue mani che percorrevano il corpo mandandole brividi lungo la spina dorsale. Cercava di trattenersi ma era difficile quando le sue mani le donavano tutto quel piacere, forzandola quasi a perdersi in quel piacere che le annebbiava la mente. Si morse le labbra quando lo sentì entrare dentro di lei, ma a nulla era servito quando un alto gemito si infranse contro le labbra dell'altro. Il piacere che provava era indescrivibile.
    Tua. Tua e di nessun altro sussurrò allacciando le braccia dietro al collo di lui, le unghie piantate nella carne dove sapeva che il giorno seguente scie rosse avrebbero decorato la pelle liscia e bianca di Cain. Ma non provava rimorso.
    Attaccò le labbra a quelle del fratello con forza, con la stessa forza con cui le stava segnando le cosce. Avrebbe portato con gusto il segno di quella passione sul proprio corpo, lo avrebbe mostrato al mondo, voleva che sapessero chi era stato a farle ciò. Cain, l'uomo che le aveva dato la vita. Si abbandonò contro la doccia andando incontro alle spinte del fratello, prendendosi quel piacere che lui era bramoso di darle. Cain sussurrò stringendo le cosce tanto da intrappolare il fratello al loro interno. Le mani si immersero nei capelli stringendoli e manovrandoli fino a portare il collo del fratello alla sua portata. Lo morse con forza quando un'ondata improvvisa di piacere la scosse dall'interno.
    Dove sei stato per tutto questo tempo? chiese sentendo il piacere montare dentro di sé, quasi incapace di trattenerlo. Stava perdendo la ragione e sapeva che sarebbe successo molto presto.
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  6. silvercain
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    Travis Cain Cash
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    Tua e di nessun altro.
    A quelle parole, un’espressione di trionfante vittoria illuminò il volto di Cain. Sembrava le avesse attese per anni, ed adesso che finalmente gliele aveva sentite dire poteva dirsi completo.
    Non bastavano le coccole, non bastavano più le carezze e gli sguardi smorzati, perché era come vivere sott’acqua ed attingere ad una fonte di ossigeno misera, Cain voleva di più.
    Aveva sempre voluto di più, ma gli era mancato il coraggio.
    Non aveva mai provato la sensazione di non sapere dove finisse lui e dove iniziasse lei, quell’emozione bagnata di non possedere più un corpo ma di averne due, forse era questo che provavano i gemelli veri durante la giornata, una sensazione di totale completezza ed anche di più. Baci, pelle contro pelle, mani sul suo viso, sulla sua schiena, sulle sue natiche, quasi a scoprire un continente nuovo, fino a raggiungere il culmine. Le aveva dato un ultimo bacio, prima di separare le proprie labbra da quelle di lei per l’ultima volta.
    Alla fine, insieme al sangue della battaglia nella doccia ci erano finiti un po’ anche loro, e dopo aver lavato via ogni prova di quella serata, Cain aveva davvero bisogno di proseguire quella giornata da solo.
    Forse non ci si poteva aspettare diversamente.
    Mentre il piacere poco a poco lasciava spazio a pensieri più lucidi, Cain Cash inziava a domandarsi se quella vicenda non fosse solo un sogno. Forse, iniziò anche a sperare che lo fosse.
    ”Questa è la prima ed ultima volta.”
    Era questo il pensiero che adesso gli affollava la testa, a mente fredda.
    Cosa aveva fatto?
    Quando ebbero il coraggio di staccarsi, lo sguardo di Cain era indecifrabile, nessuno avrebbe potuto comprenderlo, pur avendo avuto la chiave per farlo.
    Chiusa l’acqua della doccia, aveva allungato un braccio fuori da essa ed aveva afferrato un accappatoio che aveva poi posto tra sé e Diana. Avrebbe voluto dire qualcosa ma gli mancavano le parole, e già questo avrebbe dovuto essere un sentore di quanto grave fosse la situazione. Insomma, a Cain Cash non mancava mai la battuta e più cinica era più a lui piaceva. Ma in quel momento, davvero, la sua mente provata non era in grado di elaborare grandi parole, qualsiasi parola sarebbe sembrata un insulto alla situazione. Ma lei doveva sapere, doveva.
    Sapeva, che era sbagliato, era tutto sbagliato per quanto solo mezz’ora prima gli sembrasse la cosa più giusta da fare.
    Sapeva che ciò che era accaduto avrebbe avuto delle conseguenze in futuro.
    Sapeva che, in quella doccia, non erano mai stati solo due, ma che c’era anche Silver – e sperava vivamente che non si sarebbero trovati in quattro tra nove mesi, ma secondo i suoi calcoli (?) non sarebbe andata così -
    Sapeva che, forse, il rapporto con Diana era stato rovinato per sempre.
    Sapeva che era solo questione di tempo, e l’avrebbe persa.
    I rapporti con le persone sono difficili, sono fragili, e basta così poco per distruggerli.
    Cain aveva dato il meglio di sé per mandare tutto a puttane.
    Diana stringendo ancora la stoffa dell’accappatoio tenuto tra sé e la ragazza, premuto sul corpo di lei come a volerla coprire per difenderla da qualcosa, da sé stesso, riuscì a guardarla negli occhi.
    Scusa.
    E se una parte di sé, si lamentava a gran voce...”Ma quale scusa?!?!?!?!?! E’ colpa tua, cazzo.”
    L’altra parte di sé, era consapevole che, se per anni lui era stato il fratello responsabile, avrebbe dovuto dimostrarsi tale anche quella mattina, sotto quella doccia.
    Che brutta situazione?
    Adesso si meritava uno schiaffo da parte sua, se non per aver fatto il “fratello responsabile” in ritardo, almeno per essersi pentito così presto.
    Quanto poteva definirsi fratello, a quel punto?
    Avrebbe voluto non arrivare a fine giornata, avrebbe voluto riavvolgere il tempo o bloccarlo in quel momento per non assistere a quella che sarebbe stata la reazione di Silver quella sera.
    Tu lo sai, che ho sbagliato, che è difficile, che non lo farò più.
    La voce dentro di sé andò alla ragazza che avrebbe visto la luce quella sera, sapeva che lei, da qualche parte, poteva sentirlo.
    Una fitta di profondo mal di testa lo colpì in piena fronte, così anche lui raccolse il suo accappatoio indossandolo. Doveva uscire di lì, al più presto.
    Uscire dal bagno fu come mettersi in mutande in pieno inverno per le strade di Londra. L’aria di casa non gli era mai sembrata così fredda come in quel momento.
    Magari quello poteva sembrare un atto carnale fine a sé stesso, e se da una parte – una gran parte - ciò che lo guidava era il più totale istinto, dall’altra a mente fredda, iniziava a muoversi dentro di lui qualcosa di più, un freddo pensiero lucido. Ma non lo avrebbe detto a Diana, forse lei non avrebbe potuto capirlo.
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    Lo uccidi tu o lo faccio io?
     
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    Mossa dal piacere e dal desiderio, si era lasciata andare alla passione tra le braccia del fratello e quella era la cosa peggiore che potesse accadere. Erano fratello e sorella, in un certo senso addirittura padre e figlia, e questo avrebbe dovuto creare dei limiti al loro rapporto, limiti che erano stati oltrepassati senza alcun riguardo.
    Era pentita di averlo fatto? Assolutamente no.
    Non era certamente la sua prima volta, aveva avuto il piacere di giacere con altri uomini ma non era la stessa cosa. Il sentimento che c'era tra lei e Cain era puro e vero, sentito. Aveva avuto altri uomini, o meglio altri uomini l'avevano avuta, ma con nessuno si era sentita come era accaduto con Cain.
    L'acqua aveva smesso di scendere acqua da molto tempo, lasciando solo goccioline fredde come il ghiaccio a contatto con la pelle bollente. Neanche la doccia fredda era servita a calmare i bollenti spiriti cui era stato messo un freno solamente nel momento in cui l'adrenalina era tornata a livelli del tutto normali. Aveva ancora il fiatone e gli occhi chiusi quando l'aria fredda l'avvolse come un manto incantato ricoperto di candida neve. Aprì un occhio notando che Cain si era staccato, allontanandosi da lei, frapponendo un accappatoio tra i loro corpi bagnati. C'era una nota stonata in tutto ciò, qualcosa che la metteva in agitazione. Va tutto bene? chiese guardandolo timorosa della risposta. Che si fosse pentito di averlo fatto? Non riusciva a credere che suo fratello, l'uomo che amava di più mondo, potesse provare rimorso nei confronti di un gesto che per lei aveva significato il mondo.
    Diana era bastato il tono in cui era stato pronunciato il suo nome a farle capire finalmente che sì, n problema c'era eccome. Lo guardò come se la persona che si trovava di fronte a lei altro non era che un estraneo e non le piaceva quella sensazione.
    L'eco delle sue scuse la raggiunse, mentre l'accappatoio cadeva a terra e lei si fermava a fissarlo. Gli aveva dato il suo corpo e gli aveva messo in mano il proprio cuore. Era stata gettata via come quell'accappatoio imbevuto di acqua che giaceva ai piedi della doccia.
    E la tristezza che l'aveva colta, aveva lasciato il posto alla rabbia, all'umiliazione che provava a seguito delle sue gesta. Stava scappando come un codardo.
    Ma non ci stava a farsi trattare in quel modo. Non era la sua puttana, poteva trovarsi chi voleva e scoparsi chi voleva, ma non poteva farlo con lei.
    Non poteva usarla e buttarla via come se niente fosse.
    Lei non era nessuno.
    Uscì dalla doccia prendendo una saponetta e correndo fuori dalla porta del bagno, ancora nuda, scagliandosi con ferocia contro l'altro. La rabbia aveva preso il sopravvento e niente avrebbe salvato Cain Cash dalla furia omicida della mercenaria.
    SEI UN IDIOTA! gli urlò contro stringendo la saponetta nella mano. E poi, come se si fosse risvegliata da un sogno, scagliò la saponetta con forza contro il fratello, mise in quel lancio tutta la rabbia, la tristezza e la frustrazione per quella situazione che sentiva troppo stretta addosso. Scappa, in fondo è quello che sai fare meglio no? scosse il caso indietreggiando di un paio di passi, sapeva riconoscere una causa persa quando la incontrava.
    Era in grado di riconoscere una sconfitta.
    E quando la rabbia cessò, infrangendosi come la saponetta contro la superficie, la tristezza tornò a galla, lasciandola con l'amaro in bocca. Il sesso occasionale era qualcosa che lei poteva sopportare, niente legami, ma quello con Cain non lo era stato. Non per lei.
    Se fosse stata una bambina, avrebbe cercato conforto tra le possenti braccia del fratello ed avrebbe pianto, pianto fino a quando le lacrime non fossero terminate e sul volto sarebbero rimaste tracce secche ed argentee. Ma non era una bambina, e non poteva gettarsi tra le braccia dell'uomo che le aveva spezzato il cuore.
    Forse poteva accettare un nuovo lavoro tipo uccidere Cain e sperare che la portasse fuori città, quel tanto che bastava per lasciar sbollire la rabbia. Se le avessero ordinato di uccidere qualcuno avrebbe cercato di farlo nel modo più dolorosa possibile, mettendo in quell'atto la rabbia e la tristezza che la stavano dominando.
    Ancora non riusciva a credere a cosa stesse accadendo.
    Cain le aveva sempre dato sicurezza, ma ora non capiva più cosa le faceva provare. Di sicuro non sicurezza. Appariva tutto incerto.
    Scuotendo il capo si ritrasse velocemente nella propria stanza, decisa più che mai a dimenticare dell'esistenza del bagno e di ciò che era accaduto al suo interno.
    Mai più.
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    Cain: La saponetta scagliata da Diana si dirige con ferocia(?) verso di te. Puoi difenderti, ma ti consiglio di scappare. #wat
     
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