Standing in the Rain

Cain x Harriet

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  1. silvercain
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    Travis Cain Cash
    even a white rose has a black shadow -- 24 | metamorphomagus | healer | deatheater
    Si ritrovò fermo dinnanzi alla gabbia di un augurey, perso a fissare le sue bellissime piume, nere come la pece e disegnate da sfumature di un verde smeraldo acceso. Lo studiava nei movimenti eleganti e pigri, osservava come lo sguardo dell’uccello si posava prima su di lui, poi verso il cielo che appariva grigio ed in tempesta, come lo sguardo di Cain, ed iniziava a cantare. Il ragazzo storse la bocca ed attese la pioggia che non avrebbe tardato a presentarsi.
    Cain aveva sempre amato gli animali, così come le creature magiche: i loro colori sgargianti, le abilità di alcuni che lo stupivano fino a lasciarlo incantato a fissarli per ore. Era solo un bambino quando si era reso conto di una cosa importante: gli animali erano migliori di tante persone, e le creature magiche non erano da meno. Quella mattina aveva preferito uscire di casa senza fare alcun rumore che potesse svegliare sua sorella, rientrata da poco da una serata del tutto movimentata. Non amava lo stile di vita di Diana, le sue scorribande notturne lo annoiavano ma era costretto a viverle perché la notte era costretto ad esistere nel corpo di Silver. Ma il giorno era solo suo, nessuno avrebbe potuto dirgli cosa fare o meno, era libero. Passeggiando tra una gabbia ed un’altra, ammaliato dalle creature lì presenti, si rese conto che l’augurey non aveva sbagliato, ed il clima inclemente si fece sentire in tutti i sensi: a parte il freddo, iniziò anche a piovere. Tolse la propria bacchetta dalla tasca del jeans nero e con un incantesimo realizzò un ombrello che lo avrebbe protetto dalla pioggia. Decise poi di fermarsi ad una bancarella per prendere qualcosa da mangiare, dopotutto era quasi ora di pranzo ed il suo stomaco iniziava a brontolare. Avrebbe potuto prendere un cibo più calorico, ma decise di andare sul dolce comprando una piuma di zucchero e si sedette su una panchina ancora asciutta, attendendo la fine della pioggia.
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia
     
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    19 Y.O | NEUTRALE | WIZARD
    Have we gone too far?
    Harriet Campbell

    Non era mai stata allo zoo.
    Si ricordava spesso che da piccola possedeva così tanti peluche di animali che ormai i suoi genitori non sapevo più dove metterli ma si era fermato solamente a quello, possedere normali ed inanimati peluche. Eppure non possedeva nemmeno un ricordo dei genitori che la portavano allo zoo, forse era questo il motivo per cui si trovava in quel posto.
    Non c'erano scimmie o giraffe ma per fortuna le creature magiche erano così magnifiche da poterle sostituire qualsiasi altro animale senza troppi problemi; Harriet camminava tenendo lo sguardo sulle varie gabbie mentre cercava in tutti i modi di evitare le famiglia che persistevano ad andarle addosso.
    Quello doveva essere un bel giorno, con sole e niente nuvole ma si era rilevato l'opposto e per quanto fosse utile un ombrello chiuso in borsa, pronto ad ogni evenienza, la diciannovenne lo lasciò a casa pensando che il tempo avrebbe retto abbastanza da non far piovere, ma si sbagliava.
    di nuovo.
    Quel giorno era vestita più colorata che mai, aveva dei jeans a vita alta con uno strappo sulle ginocchia -data la moda degli ultimi tempi-, e un maglione bordeaux di lana che la riscaldava abbastanza da poter permettersi di uscire di casa con solo una giacca di jeans più grande di lei. Ovviamente si era portata tutto l'occorrente eccetto per l'ombrello.
    Proprio nel momento in cui sentì il suo stomaco brontolare che iniziò a piovere, la ragazza portò lo sguardo verso il cielo maledicendolo con lo sguardo mentre le scappava un ”dannazione” e non avendo altri modi con cui coprirsi decise di trasformare il suo giubbotto di jeans nell'oggetto che si era dimenticata a casa, così si tolse il cappotto e lo appoggiò sopra la testa mentre si spostava nella prima bancarella che si trovava a poca distanza da lei.
    Prese qualcosa da mangiare perché stava morendo di fame anche se in realtà il suo pensiero fisso era ripararsi dalla pioggia il più possibile.
    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia
     
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  3. silvercain
         
     
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    Travis Cain Cash
    you gotta decide for yourself who you're going to be
    24 METAMORPHOMAGUS HEALER DEATHEATER sheet
    Trovava la pioggia rilassante, dopotutto. Lo scintillare delle piccole gocce d'acqua contro il suo ombrello trasparente gli donava una leggerezza che non provava spesso, lavava via molti dei pensieri inutili che gli affollavano la testa. Se esisteva un rumore che Cain riuscisse a sopportare al contrario di tutti gli altri, era proprio il fruscio della pioggia, lo preferiva al silenzio. Aveva ricordi contrastanti legati alla pioggia, questa lo riempiva di inquietudine, lo riportava indietro di vent’anni quando, chiuso nei laboratori, riusciva a scorgere il cielo grigio dell'inverno parigino attraverso un'unica apertura circolare - tra l'altro anche molto piccola - presente nella sua cella. La osservava chiedendosi come fosse possibile che l'acqua cadesse dal cielo in quel modo - uno dei primi segnali che preannunciavano, in futuro, la sua grande passione per la scienza -. La seconda volta che aveva contemplato la pioggia in quel modo aveva tredici anni, si trovava in terra inglese, sopra un aereo che avrebbe dovuto portarlo a casa, era stato dall'oblò di quello stesso aereo che aveva osservato il cielo, diverso da quello francese, ma pur sempre lo stesso, diverso, ma troppo simile ed aveva provato la stessa malinconia degli anni passati, un moto d'animo che lo aveva svuotato di ogni emozione, lo aveva fatto sentire sperduto per qualche secondo, tanto da mozzargli il respiro. Era stato in quel momento, con ogni probabilità, che si era reso conto di una cosa: non sarebbe mai stato davvero libero, una parte di sè sarebbe per sempre rimasta ad osservare il cielo grigio francese, chiuso in quella cella.
    Per lo meno, una consolazione l'aveva, non aveva perso i suoi poteri dopo gli esperimenti, poteva ancora contare sull'aiuto dei propri poteri magici nei momenti di bisogno. Almeno lui un ombrello l'aveva sempre. Lo sguardo vagò ancora sulle gabbie delle creature, alcune delle quali sotto l'acqua sguazzavano con felicità, fino a soffermarsi sulla figura di una ragazza che, ferma ad una bancarella, sembrava tentare difficili manovre per non bagnarsi. Corrugò le sopracciglia, osservandola e trovando la scena piuttosto divertente, era come guardare un film: la nostra eroina sarebbe riuscita a portare in salvo il suo panino o questo si sarebbe inzuppato? Un panino al sapore di pioggia. Ebbe troppa pena per lei per rimanere ancora a guardare, godendosi la sua piuma di zucchero senza muovere un dito. Con un colpo di bacchetta, dato che non le era molto distante, realizzò una copertura tanto grande da consentire alla ragazza di muoversi liberamente senza che la pioggia le cadesse addosso; questa, al contrario, iniziò a scivolare lungo una cupola che poi la conduceva a terra. Se non altro, poteva mangiare il proprio panino senza che questo si inzuppasse. Certo, chi era lui per farsi i fatti suoi? Nessuno, magari a lei stava bene anche bagnarsi, ma l'aveva vista indaffarata sotto quel giubbotto di jeans, non aveva resistito. E poi Cain amava i lieto fine.
    code by psiche


    Edited by shane is howling - 27/3/2017, 20:58
     
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2 replies since 1/2/2017, 23:25   262 views
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