They don't even have a soul left to be saved

pre quest #07 | akelei and john

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    Non c’era motivo di girarci troppo attorno, per Akelei la famiglia non era mai stata importante. Presenze nella sua vita facilmente sostituibili da alcool e droga, sesso e poker. Non aveva mai sentito quel bisogno quasi opprimente di avere qualcuno al proprio fianco, delle persone da chiamare casa. Non amava legarsi, e se lo faceva le relazioni restavano sul superficiale, le era sempre andato bene restare sola, l’ unica compagnia degna se stessa. Quindi, quando erano scomparse Morrigan e Belladonna non c’era da stupirsi se la sua espressione era rimasta immutata, le labbra strette in una linea sottile e lo sguardo che balzava da una parola all’ altra. Alla fine, si era detta, la colpa era stata loro, non erano state al livello dei propri avversarsi. Che poteva farci lei? Gesù, non era la loro madre, non poteva preoccuparsene. Eppure Akelei non riusciva a comprendere che cosa fosse quella stretta al petto che le impediva di respirare, ogni volta facendola fermare sul posto, guardare in basso con un certo timore. Era angustiata, un sentimento provato così poche volte da non riuscire quasi ad afferrarlo, spaventata da quella nuova sensazione, incapace di individuarne la causa. La coglieva nei momenti più improbabili, mentre discuteva con Palmer, quando si trovava davanti a un nuovo cadavere. Akelei non aveva mai avuto paura dei morti, né le avevano fatto una particolare impressione, ma in quel determinato caso aveva il terrore che ogni corpo potesse appartenere a Morrigan, a Belladonna. Eppure, non riusciva a spiegarselo, non ne aveva motivo, non dopo tutte le volte che aveva spergiurato di non provare niente nei loro confronti. Non si legava, Akelei Beaumont. «Tutti tengono a qualcosa» la donna voltò il capo, trovando un paio di occhi caramello a fissare direttamente nei suoi, non sembrava intimorito. Avrebbe dovuto. «Fidati» fece una pausa, le labbra si incurvarono in un sorriso. Ironia, vago disprezzo. «Non sai un cazzo» il sorriso morì, come la sottile nota sprezzante che fino a quel momento si era potuta percepire nell’ aria. Alla francese non erano mai andati a genio i telepatici, sempre troppo presi ad occuparsi dei cazzi altrui che della propria vita. Il ragazzo inarcò un sopracciglio «Tecnicamente, non lo faccio apposta» e Akelei sapeva che aveva ragione, ma scaricare la colpa sugli altri era sempre stato troppo allettante. Scacciò la sua risposta con la mano come avrebbe fatto con una mosca, considerava il tempo troppo importante per essere sprecato con individui del genere. Si alzò dal divano, accompagnata il rumore delle molle cigolanti sotto di lei e dal sottile strano di polvere che si sollevò, mosse un passo verso il ragazzo, e poi un altro. E un altro ancora, finché non fu a pochi centimetri da lui. Strinse le palpebre, qualcosa le diceva che non poteva fidarsi di lui. Non da chi scappava dal Governo, non di uno di quelli difettosi. «Dammele» allungò la mano, invitandolo a porle i fascicoli. Strinse le dita attorno ai bordi assicurandosi che nessun foglio potesse scivolare, ritirando poi il braccio e mettendo nuovamente distanza tra lei e l’ esperimento. Per diverse settimane aveva sperato che la Pager Squad fosse composta professionisti, persone all’ altezza del compito, aveva cambiato idea nei primi due minuti che aveva passato insieme a loro. Bambini, alcolizzati e poveri in generale, era un ritrovo per pagliacci, o nel suo caso, dove evitare Palmer durante le ore lavorative; quell’ uomo era troppo stupido perché potesse gestirlo in quel periodo, e gli Hamilton, se possibile, sembravano ancora più determinati a lasciare il lavoro ad altri. Così, come ogni dannata volta, aveva dovuto prendere le redini della situazione: abbandonare la nave e ricattare uno dei tanti defective per fargli fare il lavoro sporco. Telepatici, chi poteva scampargli? Occorreva indirizzarli nella corretta direzione e le loro abilità avrebbero fatto il resto. La Pager Squad era roba per plebe, non avevano ancora provato il metodo Beaumont. E questo metodo implicava che nessuno dovesse rimanere vivo. Avvertì l’ atmosfera cambiare, gli occhi dell’ ex mago spalancarsi, il labbro incominciare a tremare. Debole. «No aspet-» non riuscì a finire la frase, le parole gli morirono in bocca nel momento in cui neanche le sue braccia riuscirono a fermare la bionda. La lama recise la carne come fosse burro, il sangue caldo immediatamente a imbrattare Akelei. Un impercettibile sorriso intaccò i suoi lineamenti, poter osservare la vita lasciare un corpo le migliorava sempre la giornata, specialmente se ne era l’ artefice. Il corpo cadde a terra, ormai incapace di supportarsi, rischiando di sporcarle le scarpe. Rude. Il ragazzo aprì e chiuse la bocca, incapace di proferire parola, i loro sguardi si incrociarono e ancora una volta la bionda poté leggere solo tradimento, un perché che aleggiava nell’ aria «ero in missione, niente di personnel» (dai coglietela) alzò le mani in aria, sarebbe stata la stessa risposta che avrebbe dato a Palmer, non si aspettava che avrebbe sospettato niente. Non tutti potevano essere brillanti. Tirò fuori il telefono ignorando il moro accasciato sul pavimento, lasciando scivolare le dita sullo schermo. «Fatti trovare al Lilum alle otto. E.D.»

    Akelei Beaumont aveva sempre sostenuto che le uniche emozioni che valesse la pena di provare fossero la rabbia e l’ euforia, la sua intera esistenza si basava su quello, da quando aveva avuto abbastanza palle per ribellarsi ai propri genitori a quel momento. Poker, alcool, droga, non importava cosa fosse, si affidava a quello per trovare quell’ effimera felicità. Perché avere delle persone quando poteva pagare? Ne aveva di soldi da buttare, non era un problema. In quegli ultimi mesi aveva preferito non essere più lei, che dover assistere all’ ennesimo ritrovamento di un cadavere. Sapete, non avevano un bell’ aspetto. La pelle che ormai aderiva alle ossa, l’ apparenza fragile di chi non mangiava da settimane, Akelei non pensava di aver mai visto un corpo messo in quelle condizioni. Era chiaro che le ferite erano state inflitte per il puro gusto di farlo, tortura, forse persino noia. Probabilmente erano morti dissanguati, se non ci aveva pensato prima la fame. Dovevano essere ridotte in quelle condizioni anche Belladonna, Morrigan, Run, solo altri cadaveri lasciati a decomporsi in qualche posto dimenticato da Dio. E sarebbe stato meglio così, qualsiasi tipo di prigionia stessero sperimentando avrebbe avuto fine. O almeno, così aveva pensato fino a quel pomeriggio. La prima cosa che i suoi occhi erano andati a cercare erano stati i loro volti, quasi temeva di incrociare i loro occhi, di avere la certezza che fossero ancora in vita. Forse era davvero così, aveva visto chiaramente il petto alzarsi ed abbassarsi, un movimento quasi impercettibile ma che comunque c’era. «Merde!» l’ imprecazione della bionda fu l’unica reazione concreta che si ebbe in quella stanza, il resto dei cacciatori era troppo occupato a fissare quelle immagini. Come se non si fossero impresse abbastanza nelle loro retine. Tra ventisei facce i suoi occhi andarono a cercare quelli della sorella, doveva guardarla in faccia e convincersi ancora una volta che ormai per loro non c’era più speranza. Non c’era una data sul video, poteva essere stato girato settimane prima. Magari erano già tutti morti, pronti per essere scoperti in un fossato da una nuova squadra. Era una trappola, e sapeva che molti ci sarebbero caduti. Non gliene dava la colpa, si affidavano eccessivamente alle emozioni, finendo per essere irrazionali, prede facili. E anche la loro fine, non era così difficile da immaginare. Si sarebbe unita a quel gruppo di suicidi, così, giusto per fare a pezzi qualcuna delle persone che le avevano fatto perdere soldi e tempo della sua vita in quegli ultimi mesi. Dopotutto, non c’era nessuno da salvare. Portò la sigaretta alle labbra aspirando il fumo, una delle tante gioie del Lilum oltre al proprietario era il poter fumare all’ interno, non credeva che altrimenti quella sera sarebbe stata seduta in quell’ angolo. Lanciò uno sguardo al display del telefono, John sarebbe dovuto arrivare a momenti, e con lui il suo unico vero amore.
    akelei elair beaumont
    You'll never know the murderer sitting next to you
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia


    Edited by m e p h o b i a - 5/1/2017, 00:35
     
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  2. crossƒire
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    25 Y.O. | MUGGLE | PYROKINESIS | NEUTRAL | DEALER | DOGS = LIFE
    heroes always get remembered, but you know legends never die
    jonathan “john” winston
    Di solito, il pirocineta era tutto tranne che una persona organizzata. Viveva nell'attimo, evitando il più possibile di pianificare. Quella giornata era, per lui, l'opposto di tutto il resto della sua vita, ma in fondo era tutt'altro che normale. Doveva andare in missione con dei disastrati della Pager Squad a salvare il cugino. Normalmente avrebbe chiamato il gemello rifugiato in America perché "Yo Mitch, c'è bisogno di te." e gli avrebbe volentieri ceduto il dovere di rappresentare quella parte della famiglia in un momento drastico come quello, senza sentirsi troppo in colpa per non aver fatto nulla. In quel modo sarebbe potuto stare comunque a casa ad occuparsi dei suoi amorevoli figl- cani, a mangiare cibo spazzatura ed eventualmente divertirsi con sostanze non esattamente lecite. Invece Mitchell era troppo occupato con chissà quale missione oltreoceano, troppo importante perché potesse muovere il culo. Ciò significava che, per la prima effettiva volta, sarebbe stato il magonò di casa a dover lasciare il proprio esercito di cani a casa e mettere la proprio vita a rischio. Quindi, se proprio doveva fare una cosa simile, non avrebbe passato l'ultimo giorno della sua vita a deprimersi o a far nulla. Eh, no, non era il suo stile. Per evitare, quindi, di finire a morire sul divano strafatto fino a sera, aveva messo giù una vera e propria lista, il programma dell'intera giornata.
    8am - 10am, Palestra: Dove in realtà giunse alle nove del mattino perché era troppo stanco e in post-sbornia dalla serata precedente, ma riuscì in ogni caso ad arrivarci. Allenarsi, sì, tutte quelle cose assolutamente normali di ogni persona per essere certo di essere E poi recuperare alcune sostanze negli spogliatoi dal proprietario di quel luogo. Ah sì... whoops, ecco a voi il Winston degenero, colui che come lavoro effettivo spacciava svariati tipi di droga. Rimase meno tempo del previsto, fuggendo dopo nemmeno un'ora e mezza, il borsone pieno di merce.
    10:30am - 2pm, Passeggiate con i Cani: Sì, avete capito bene. Tre ore e mezze passate a girare per la città in giro con la sua adorabile armata. O meglio, prima una passeggiata singola con ognuno di loro, seguita da una passeggiata di gruppo e diciamolo, sarà stato traumatico per qualsiasi passante abbia finito per vederlo in quel periodo.
    2:30pm - 3pm, Ricorda a tutti quanto tu sia sempre stato fantastico: Ah, ecco giunto il suo momento di gloria. Il lasciare un'impronta, qualcosa da cui non ricordarlo... e cosa poteva essere, se non una foto di lui stesso da giovane su instagram? Con cinquanta miliardi di hashtag amorevoli di ritrovata bimbominchiaggine. Come è giusto che sia, elenchiamoli tutti:
    #throwback #highschool #gnoccounavolta #gnoccopersempre #beccavopiùdigemes #ancheora #nonerofatto #logiuro #ilgemellogiusto #biondaggine #conpiùswagnoncenè #haironfleek #sonoederolifegoals #seseicastanononmeritiunfagiano #duralavitadabomber #quandoancoranonconoscevoilmainagioia #instahot #morelikeinstawat #topdeltop #ilverobest #sboccinglikenotomorrow #since1991
    4pm - finoachenondeviandareamorire, Vendi trocAH: Seguendo il geniale piano alla lettera, si ritrovò in giro per le meno raccomandabili strade della Londra Magica e non, a vendere qualsiasi cosa ad ogni acquirente, possibilmente evitando dei palesi bambini, perché sapeva che altrimenti la cugina gli avrebbe tagliato la testa senza esitazione e non ci teneva a sorbirsi una chissà quale ramanzina da Maeve. Grazie, ma no grazie. Nel suo solito completo, composto da dei stupendi jeans, scarpe da ginnastica e una felpa grigia sopra alla maglietta. I capelli rasati corti, come gli era solito, insieme ad un paio di occhiali perché purtroppo, anche i migliori finiscono per diventare miopi. Dopo ore ed ore di affari e camminate per cui riusciva a percepire le occhiatacce di Mitchell da oltreoceano, una voce che echeggiava "i'm not mad, just disappointed" che ancora non riusciva ad attribuire a nessun parente in particolare, ma tanto non lo avrebbe fermato. Era un babbano, faceva schifo a più di metà della popolazione magica e trovare un lavoro pulito da qualsiasi dei due 'mondi' avrebbe significato perdere troppo. Meglio qualcosa di non lecito, che gli avrebbe permesso di rimanere in bilico tra le due realtà, con tutti i privilegi che poteva ottenere da quella situazione. Senza contare che gli permetteva di mantenere tutti quei cani che aveva ritrovato tra rifugi, in mezzo alla strada e nonvoletesaperedove. Mandò quindi l'ultimo messaggio della giornata, alla cliente che gli dispiaceva meno tra tutti quelli della giornata. Perlomeno avrebbe potuto avere un minimo di conversazione.
    Raggiunse il Lilum senza cambiarsi da quei vestiti, tanto ormai aveva un amorevole accordo col proprietario. Poteva vendere, senza dare esagerato fastidio, a patto di lasciargli un po' della merce. Così fece anche quella volta, per poi dirigersi all'interno, alla ricerca della bionda. Un cenno del capo, raggiungendola ed alzando un sopracciglio non appena notò la sigaretta. Scosse il capo, sedendosi vicino all'altra. «Ho di meglio da fumare, sai?» Come suo solito, un'amorevole canna già rollata all'interno di un cilindro, come negli amorevoli coffee shop -ma tu non dovresti aver presente nini sei ccciovine- venne estratta dalla tasca esterna dello zaino, porgendola alla francese. «Contala come un omaggio per una cliente di fiducia.» Che sperava seriamente di non perdere. Dai, non sarà andata anche lei a suicidarsi insieme a metà della popolazione magica, no? «Niente sconto però sul resto. Sì che potrebbe essere l'ultima notte per il mondo magico, ma non posso andare in bancarotta.» Un sorriso perché sì, era assolutamente un argomento su cui scherzare amorevolmente.
    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia


    lucky strike ottobre 2016, 1/2: non è finita qui -sì, è una minaccia-

    volete ammirare il post? click
     
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1 replies since 5/10/2016, 21:35   294 views
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