lessie run come home!

pre quest#07 lia e euge

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    Erano le cinque del pomeriggio, Ego se ne stava ad Hogwarts e in villa Hale regnava la pace assoluta, Lienne ancora dormiva beatamente con il suo pigiama di Stich sotto una valanga di cuscini, se si era mai alzata? Certo che no, il giorno precedente era stato troppo stancante per svegliarsi prima di mezzogiorno, farsi il pranzo e poi trottolare in giro. Insomma visto che aveva aderito alla missione per recuperare i bimbi scomparsi si meritava almeno sedici ore di sonno continuato, le pareva proprio il minimo. Stava sognando di fare torte in faccia assieme a Run e Jade quando, senza preavviso, la decima sveglia suonò facendola alzare di scatto e riemergere dal mare di morbidezza formato dalle coperte di pikatchu e i cuscini di Lilo. Aprì un occhio, poi l’altro e nonostante la musica fosse una delle sue preferite, sbuffò scocciata chiudendo la sveglia dell’iphone rischiando di distruggere il prezioso schermo touch screen full hd del quale la Apple andava veramente orgogliosa. S’alzò svogliatamente e andò a farsi una doccia sulle note del Cerchio della Vita , recuperò poi una maglia , un paio di jeans e, indossate le magiche ciabatte con la testa di paperino , riuscì a raggiungere la cucina. Frugando per la dispensa recuperò tutti gli ingredienti per le crepes alla nutella, collegò lo stereo a spotify e, senza pensarci due volte, accese i fornelli per dar sfogo alla sua vena culinaria. Una quindicina di minuti dopo stava seduta, non in maniera proprio elegante, su una sedia, sembrava che in cucina fosse passato l’uragano Katrina ma quelli erano dettagli, l’importante per la Hale era l’aver raggiunto il suo obbiettivo. Accanto a lei giacevano tante, troppe crepes e un vasetto di nutella da 500g… poteva farcirle. Già pregustava il delizioso spuntino quando, cambiando playlist, le arrivò una notifica da l’applicazione “trova il mio iphone”, aprì senza darci troppa importanza, probabilmente era un’altra pubblicità per acquistare chissà quale magica versione del software che permetteva di localizzare gente a Timbuctu ma che non riusciva a trovare il cell di Heidrun. Sì perché nessuno aveva pensato di rintracciare la bella Crane attraverso il segnale del telefono , fortuna c’era lei che, una volta aver inserito il numero della figlia, per qualche istante sperò d’essere veramente riuscita nell’impresa ma niente, sullo schermo compariva sempre la scritta “loading” o “dispositivo non trovato” alla fine quindi anche Lia si era rassegnata, la tecnologia ancora una volta, dimostrava d’essere utile solo per farsi i cazzi degli altri su snapchat, facebook, twitter, ask, instagram, tumblr, netlog e per stalkerare la gente su whataspp se non toglieva l’accesso. Forse proprio perché voleva evitare d’illudersi Lienne aspettò qualche istante in silenzio con gli occhi incollati sull’iphone prima di iniziare a saltare e gioire come mai aveva fatto prima di allora AVEVA LOCALIZZATO IL CELLULARE DI RUN OMG. Cercò di respirare, chiuse tutte le applicazioni, lanciò via le ciabatte, aprì google maps e salvò le coordinate impostando il percorso da fare con la macchina, dopo di che, con le dita che fremevano per l’emozione digitò: contatti>sorellina piccina> chiama. Mise il telefono in vivavoce intanto che lei si recava nella cabina armadio, si vestiva con qualcosa di più adatto per uscire e finiva in bagno davanti allo specchio per truccarsi. Suonava sempre libero ma nessuno rispondeva «Andiamo Jade rispondi!» esclamò spazientita mentre passava la matita nera attorno agli occhi e finiva di sistemarsi le sopracciglia. Dopo il settimo tentativo decise d’aspettare il bip per i messaggi e urlò , facendo fatica a trattenere le lacrime di gioia «Jade! Jade ho localizzato il cellulare di Run! Vado a prenderla con Euge ora lo chiamo tanto sicuramente risponderà a differenza tua…Prepara una torta e lo champagne per quando torniamo! Ti voglio bene passo e chiudo!» Riattaccò alla velocità della luce e ritornò poi nella rubrica cercando in: gruppi>reb cliccando infine sul contatto “l’uomo”. Mentre il telefono squillava iniziò a mettere l’ombretto, poi l’eyeliner, proprio quando stava finendo la sottile linea lungo la palpebra, il Jackson decise di risponderle e il vivavoce con il volume alzato al massimo la fece sobbalzare rovinando la sua opera d’arte. «Ti odio, proprio ora dovevi deciderti a rispondere? Non potevi aspettare mezzo secondo? Vabbeh eyeliner vs lia uno a zero, come stai stella?» esclamò tutta euforica mentre lanciava il cosmetico nel lavandino e infilava il lucidalabbra nella borsa. Non gli diede molto tempo per replicare che subito continuò «Se sei nudo vestiti» e voi vi chiederete, perché mai Eugene dovrebbe essere stato nudo in giro per casa alle sei di sera? Semplici supposizioni della bionda, mai dare nulla per scontato «Ti passo a prendere con la macchina tra quindici minuti, ho localizzato Run!» concluse schioccandogli un bacio sul microfono e sbattendogli il telefono in faccia, non avevano tempo da perdere in chiacchere. La Hale s’infilò la giacca di pelle, passò per la cucina e mise tutte le crepes dentro una scatola di plastica per alimenti, quella che portava all’asilo per la merenda, strinse in pugno le chiavi del maggiolone e chiuse la porta alle sue spalle. Saltò sul sedile lasciando cadere borsa e crepes sulle proprie gambe , non attaccò nemmeno la musica ma s’impegnò a mettere in moto, fare la retro e partire a velocità stratosferica verso New Howel.
    Esattamente sedici minuti dopo irruppe nel tranquillo quartiere degli special dando cinque colpi di clacson ed inchiodando davanti alla casetta in cui stavano i Reb, Euge uscì quasi subito, Lia gli fece cenno di montare nel maggiolone e quando egli fu seduto al suo fianco ebbe la cortesia di lanciargli tra le mani sacca e scatola. «Buongiorno gioia! Serviti pure sono crepes alla nutella appena fatte! Come va? Andiamo a riprenderci la nostra bambina!» disse senza lasciargli il tempo d’agganciare la cintura #qualecintura, schioccandogli un bacio sulla guancia e mettendo piede all’acceleratore. Volante alla mano, la bionda iniziò a guidare verso una destinazione sconosciuta, guardò il Jackson soddisfatta e, stando più attenta alle sue espressioni che alla strada, esclamò «Euge tesoro, fruga nella mia borsa, c’è l’iphone, la password è more beech than you, apri google maps e fammi da navigatore, portami like u do basta che sia da Heidrun!» Non vi sto nemmeno a spiegare cosa può mai esserci nella sacca della Hale, usate la fantasia, sappiate che non la vuota da anni. La bionda infine, ricordando le proprie priorità, si rese conto che stavano viaggiando senza colonna sonora di sottofondo così, per rimediare, con tono più dolce e carino sussurrò ad Euge «e visto che ti ho trascinato fin qui ti lascio l’onore di aprire spotify e scegliere la musica.» Sorrise divertita e sollevata, si sentiva sicura con il Jackson al proprio fianco ed insieme sarebbero riusciti a trovare la Crane, ne era certa. Svoltò a destra senza, ovviamente, mettere la freccia e, con un’inversione a dir poco illegale, Lienne s’inserì nella strada principale cercando di non rallentare, consigliando poi al ragazzo d’aprire snapchat e fare un selfie mentre sfioravano i 100 km/h quando il limite era cinquanta, loro sì potevano definirsi ribelli veri. Con la brum brum gialla in tangenziale andiamo a comandare! Con Euge come compare, andiamo a comandare!
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    Edited by always & f o r e v e r. - 27/9/2016, 14:06
     
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    15.11.2016
    col maggiolone in tangenziale

    2.11.2016, 3:15 am


    Aveva già gli occhi aperti nel buio, Eugene Jackson, quando la sveglia puntata a quell'ora insolita della notte cominciò a suonare. Nonostante il volume al minimo, e la prontezza di riflessi con cui il pavor allungò il braccio destro per spegnerla, avvertì comunque il corpo di Jade fremere accanto al suo, agitarsi per qualche istante e poi tornare quieto. Il viso della bionda, un attimo prima affondato nel cuscino troppo morbido, si era rivolto verso di lui, le palpebre socchiuse che lasciavano solo intravedere una mezza luna di iride, entrambe puntate nella sua direzione. «Scusa.» Ma Jade non sembrava arrabbiata, si limitava a fissarlo in silenzio nella penombra, mentre Eugene spostava la sua parte di coperte mettendosi a sedere con la schiena contro il cuscino sollevato, le mani poggiate in grembo. Occupavano quel letto da mesi, stringendosi il più possibile uno all'altro come forma ultima di consolazione, senza rendersi conto che così facendo lasciavano sempre uno spazio vuoto. Incolmabile, perennemente gelido. Per quanto si sforzassero, nessuno dei due riusciva ad occupare fisicamente il posto destinato a Run, nella speranza sempre più sottile e sfilacciata che un giorno la Crane sarebbe tornata a scaldarlo con il proprio corpo, allontanando definitivamente quella sensazione di freddo che penetrava loro nelle ossa notte dopo notte. «Buon compleanno, cretino.» Due novembre, il giorno dei morti. Eccolo, l'unico motivo per cui la bionda non gli aveva tirato una testata sui denti, quando la sveglia aveva interrotto il suo sonno comunque superficiale, e per niente tranquillo. Nessuno dei due ricordava davvero cosa volesse dire dormire bene, spegnere il cervello e non pensare più a niente. Si sporse nella sua direzione, l'ex serpeverde, regalando alla bionda quel sorriso alla Jackson che negli ultimi tempi di rado vedeva la luce, sfiorando l'unica guancia visibile della bionda con le labbra, posandovi un bacio. Che la Beech ricambiò chiudendo gli occhi con forza, avvolgendogli le spalle con le braccia come un naufrago farebbe abbracciando un salvagente, forse l'ultima speranza per non annegare. Potevano permetterselo, i superstiti di casa REB, nel buio della notte nella stanza che avrebbero dovuto dividere con Heidrun Crane, quando nemmeno loro stessi potevano vedersi con chiarezza. Alla luce del sole, ammettere quel dolore diventava più difficile, il fardello si faceva mille volte più pesante. «Dormi, Jade. Torno subito.» C'era un motivo, se aveva puntato la sveglia alle tre e un quarto di notte. C'era un motivo se ogni anno, ovunque si trovasse, qualunque cosa stesse facendo e indipendentemente dalla quantità di alcol che aveva in corpo, componeva il numero di Delilah alle tre e mezza di quel preciso giorno e lei rispondeva al primo squillo, già sveglia e in attesa. Avevano sei anni, i gemelli Jackson, quando, nascosti sotto il letto di Eugene con una torcia ad illuminare entrambi i visi così diversi eppure dannatamente uguali, si erano messi d'accordo sull'ora della loro nascita. Non poteva saperla con certezza, ovviamente, ma almeno potevano sceglierne una davvero figa. In piena notte, nel giorno in cui si festeggiavano i morti. Era troppo creepy per non risultare perfetta.
    Faceva freddo, come sempre in quel periodo dell'anno e ancor di più in piena notte, e giustamente l'ex serpeverde non aveva alcune voglia di compiere i due passi necessari per attraversare la camera di Run e raggiungere la propria, occupata abusivamente da T, per raccattare i vestiti indossati la sera prima e gettati alla rinfusa sopra ad una sedia. La soluzione più ovvia, almeno per lui, fu quella di afferrare un accappatoio in spugna dall'armadio a muro nel corridoio, stringendoselo in vita quasi fosse una vestaglia elegante e non un indumento sformato capace di coprirgli a malapena le ginocchia. Sotto quel limite, ben visibili, un paio di pantaloni del pigiama e le ciabatte di peluches a forma di mucca che la Crane aveva deciso di comprare a tutti i costi per lui e Jade, solo qualche mese prima. Qualche. Poteva aver perso leggermente il senso del tempo, Eugene, dopo che i giorni si erano allungati e deformati, quasi lacerati ora dopo ora, perennemente uguali. Una serie di fallimenti e speranze disilluse nella quale il pavor rimaneva a galla facendo dell'esperienza passata un punto di forza: per due anni aveva girato in tondo, senza cavare un ragno dal buco, alla disperata e infondata ricerca di una ragazzina dai capelli rossi per la quale avvertiva un sentimento troppo forte per essere ignorato e altrettanto complicato per essere davvero ascoltato, finendo poi per ritrovarsela di fronte quando ormai la spugna era stata gettata. Quindi, cosa cambiava? Cambiava che, come già accaduto ai tempi di Hogwarts con i Castafratti, il Jackson aveva affidato troppo e tutto insieme, ad un'unica persona. Avrebbe dovuto imparare dai suoi errori precedenti e concedere ad Heidrun Crane, così come a Jade, solo un pezzetto della propria vita, un grammo delle sue emozioni, una particella infinitesimale del proprio corpo, e invece. Invece Jakie non faceva mai tesoro delle lezioni, non traeva alcun beneficio dai propri errori, destinato a ripeterli ancora e ancora, in un loop infinito. Detto tra noi, lo considerava un pregio, non un difetto.
    Nella mitica Shangai sono nati sai i gemelli del destino.
    Questi splendidi bebè han davanti a se un difficile cammino.
    Com'è lunga questa strada, dove porterà?

    Aveva bussato contro la superficie del portone due volte, senza andarci leggero, per poi poggiare la testa contro lo stesso e cominciare a cantare. Poteva scegliere una sigla diversa da quella de I Gemelli del Destino? Che domande. Avrebbe potuto smaterializzarsi direttamente all'interno della casa, evitando così l'aria fredda della notte novembrina che gli stava rapidamente congelando le chiappe, o le probabili proteste di qualche vicino per schiamazzi notturni, ma se Delilah fosse stata sveglia - ed Euge era certo si trattasse di quel caso - non le avrebbe fatto piacere vedersi sbattere in faccia quel tipo di manifestazione magica, proprio il giorno del loro compleanno. Il Jackson adorava far arrabbiare sua sorella, ma solo entro certi limiti, quando non si andava a toccare determinati argomenti. Per tutto il resto, era sempre pronto, carico, ansioso di entrare in azione. Per questo, quando la vide affacciarsi dallo spiraglio creato dalla porta appena aperta, con i capelli arruffati e il volto privo di trucco, ma evidentemente sveglia come si era ritrovato lui solo mezz'ora prima a fissare il soffitto buio della stanza, non poté fare a meno di distendere le labbra mostrando l'arcata superiore dei denti candidi. Stanco, provato, forse persino debilitato, per tutti tranne che per lei. «Buona festa dei morti, Budina.» Delilah lo prese per il bavero del giubbotto che aveva indossato sopra l'accappatoio, tirandolo verso di sé attraverso l'ingresso. «Buona festa dei morti, Quattrocchi. Chiamami Budina un'altra volta e diventerà anche la tua festa,» Così l'aveva abbracciata, Eugene Jackson, affondando il viso tra le ciocche corvine della gemella, costretto a chinarsi di parecchio per raggiungerla ai piani bassi, prima di sollevarla in aria di qualche centimetro. Pesava niente, soprattutto tra quelle braccia. «E' già la mia festa, Budina! A proposito, grazie di essere nata insieme a me, mi hai fatto un gran favore.» In quel momento tanto difficile da superare, in passato, sempre. Delilah c'era anche quando non c'era, il punto fisso su una mappa priva di indicazioni, perchè così piaceva vivere al pavor: random. «Sono nata prima di te, se è per questo. E smettila di fare il sentimentale, testa di cazzo, che c'è da spegnere le candeline.» Poteva sopravvivere senza sua sorella? Nope.

    15.11.2016, 3:15 pm


    Any way you want it / That's the way you need it / Any way you want it…
    So cosa state pensando: un vero uomo, di quelli virili, non userebbe mai una canzone dei Journey come suoneria. Un vero uomo non starebbe nemmeno raggomitolato all'interno di una vasca da bagno troppo piccola, in compagnia di un tricheco a dir poco obeso, ma tant'è. Condividevano quel minuscolo spazio vitale, come quasi ogni altra cosa ormai, e nel momento in cui la suoneria partì facendo illuminare lo schermo del telefono poggiato su uno sgabello, i due si stavano fissando intensamente. Eugene da un lato, T dall'altro, immersi nella schiuma. Era arrivato al punto, il pavor, da non preoccuparsi più per l'incolumità dei suoi gingilli: la depressione sembrava aver colpito anche l'animale, togliendogli l'entusiasmo e quel desiderio sessuale insaziabile che lo aveva caratterizzato sino alla scomparsa di Run. <b>«E' Lianne. Fammi rispondere, poi ti lavo sotto le pinne, bestiaccia.» Le puntò un dito contro, ammonendola, gesto al quale T rispose con un verso raccapricciante dimenandosi nell'acqua, svuotando la vasca per metà grazie ad un'onda che nemmeno Haiti. «Ohi?» «Ti odio, proprio ora dovevi deciderti a rispondere? Non potevi aspettare mezzo secondo? Vabbeh eyeliner vs lia uno a zero, come stai stella? Se sei nudo vestiti» Damn God, aveva forse installato qualche telecamera in casa sua? Per istinto sollevò le iridi cerulee al soffitto, osservando gli angoli della stanza con circospezione, per poi tornare a fissare TJade, intenta ovviamente ad ascoltare anch'essa la conversazione, essendo questa al vivavoce. «Hai dato per scontato che fossi nudo o mi stai spiando?» domanda retorica, ovviamente. Con la biondissima sorella Beech era inutile porsi certi quesiti, così come stupirsi per una chiamata tanto random. Da quando si erano conosciuti durante il GO, ed Euge aveva scoperto l'intricato grado di parentela con Jade, conversazioni di quel genere nonsense avevano preso parte del suo tran tran quotidiano, aumentando esponenzialmente di numero dopo i primi rapimenti. Di sicuro la trentaseienne possedeva uno spirito d'iniziativa e una forza di volontà davvero invidiabili, e forse erano questi i motivi che avevano spinto il pavor a darle retta fino a quella sera. Compresa. «Ti passo a prendere con la macchina tra quindici minuti, ho localizzato Run!» Per poco il telefono non diede l'addio a questo mondo tuffandosi nella vasca da bagno, tale fu la foga con cui Eugene si allungò di lato oltre il bordo per afferrarlo, portandosi l'oggetto vicino all'orecchio destro. La notizia lo aveva sconvolto al punto da dimenticarsi del vivavoce inserito, o del fatto che si trovasse nudo come un verme immerso nell'acqua ormai tiepida insieme ad un tricheco. «COSA? SEI SERIA? ARRIVO, SONO NUDO, ARRIVO!» Ed effettivamente a quel punto il cellulare gli cadde di mano, finendo però sul pavimento di ceramica, dove rimbalzò un paio di volte prima di fermarsi immobile, completamente ignorato. In ogni caso, Lianne aveva già interrotto la conversazione.
    Scattando in piedi senza preoccuparsi del rischio di scivolare e rompersi la testa, l'ex serpeverde per poco non andò a picchiare la fronte contro T, che evidentemente doveva aver colto l'eccitazione generale e si era sporta verso di lui quasi a volerlo abbracciare con le pinne insaponate. Poteva finire male, in quella vasca da bagno, ma Morgan fu misericordioso. Inquietante come cosa. «L'ha trovata! T, Lia ha trovato Run! Cristo devo mettermi le mutande!» E su quella scia di entusiasmo e bagnoschiuma si fiondò nel corridoio e poi nella sua stanza, lasciando dietro di sé litri d'acqua sui quali probabilmente TJade avrebbe fatto gare di scivolate in sua assenza, pescando a caso nei cassetti alcuni vestiti puliti senza nemmeno l'accortezza di asciugare il proprio corpo con l'accappatoio. Dubitava comunque che la Beech avrebbe fatto domande, se fosse uscito di casa con indosso indumenti umidi, per non dire completamente zuppi. Fu alla porta d'ingresso ancora prima che Lianne potesse suonare il clacson tutte e cinque le volte, giusto per andare sul sicuro, e fu un miracolo se si ricordò di utilizzare la chiave per chiudere con una doppia, sbrigativa mandata. Eccitato sì, ma sempre prudente e attento quando si trattava dell'incolumità del suo tricheco, perché era questo che gli stava più a cuore, non certo la remota possibilità che qualcuno potesse intrufolarsi in casa REB e pensare bene di rubare qualcosa. Erano poracci, al massimo si giocavano la tv. Accettò l'invito della Beech a gettarsi sulle crepes senza nemmeno guardare esattamente di cosa si trattasse, ficcandosene una in bocca senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla bionda al volante, le iridi acquamarina rese più luminose del solito dalla concitazione del momento. Quella era la prima, vera svolta in sei mesi, ed Euge non aveva ancora la più pallida idea di quale fosse la sua natura. «Euge tesoro, fruga nella mia borsa, c’è l’iphone, la password è more beech than you, apri google maps e fammi da navigatore, portami like u do basta che sia da Heidrun!» Obbedì, come non ci fosse stato un domani, affondando la mano libera nella sacca trovando code che voi umani non potete nemmeno immaginare, scartandole una ad una fino a trovare l'oggetto desiderato, sullo schermo del quale digitò la password «cos-», riuscendo solo dopo un paio di tentativi ad accedere al fantomatico Google Maps. Non se la cavava bene con la tecnologia, Eugene, e il fatto che fosse un mago c'entrava proprio come i cavoli a merenda. Era semplicemente negato, come per tante altre cose, come il chiudere la bocca nei momenti in cui andava tenuta chiusa. «qui dice che.. DEVI SVOLTARE ALLA PRIMA A DESTRA, ADESSO! ADESSO!» Dovette aggrapparsi alla maniglia della portiera, tenendo la sacca e la scatola delle crepes strette tra le ginocchia, per non venire catapultato contro il finestrino alla sua destra, quando Lienne affrontò la curva ad una velocità decisamente illegale, quasi sollevando il maggiolone su due ruote laterali. «Al semaforo gira a sinistra, poi qui dice di andare dritto per due chilometri. solo a quel punto Euge distolse le iridi cerulee dallo schermo, portandole più in alto, sullo specchietto retrovisore, per incrociare quelle della bionda, e porre finalmente le domande di rito. Quelle più ovvie, ma non per questo da dare come scontate. «Come l'hai trovata, Lia? Il segnale del telefono... e se qualcuno lo stesse usando per depistarci?» Quella domanda, ad una che lo conosceva solo da pochi mesi come Lianne Beech, sarebbe dovuta suonare stonata, non da Jackson. L'essere negativo, qualunque fosse il livello di cacca nel quale si trovava ad affondare, non aveva mai fatto parte del suo corredo genetico, e per questo motivo anche la più piccola sfumatura di depressione galoppante veniva notata da colore che gli stavano attorno come il più strano ed inspiegabile degli eventi. Non si piaceva, il neo venticinquenne, in quella versione di se stesso demoralizzata e affranta, ma non era riuscito a trovare un valido motivo per tornare ad essere l'Euge di sempre. Fino al momento in cui la bionda lo aveva chiamato mentre si faceva un bagno con T-Jade. «Nah, lascia perdere, GIRA A SINISTRA, andiamo a riprendercela!»


    Eugene Jake Jackson
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    Lienne era una donna adulta. Forse. In qualche angolo del suo io più profondo. No ok veramente profondo. Proprio fondo, fondo, fondo come la fossa delle Marianne per darvi un’idea. (Esiste vero? #dubbi #geografia) Comunque quando Euge le rispose «Hai dato per scontato che fossi nudo o mi stai spiando?» non potè far a meno di ridergli in faccia trattenendo un gridolino d’emozione. Lo sapeva. Era veramente nudo. Lia vs vita uno a zero. Schioccò la lingua continuando la chiamata, percependo chiaramente l’euforia del Jackson mentre gli comunicava la grande notizia che, detta ad alta voce, sembrava ancora più grande. RUN OMG. Faceva fatica perfino a trattenersi dal tremare la Beech, non veda già l’ora di riabbracciarla e portarla a casa da Jade , da Al, da Gemes, dagli Hamilton , avrebbe offerto a tutti da bere. Una gioia ragazzi, una gioia. Dall’altra parte dello smartphone si udivano strani rumori ma alla fine l’esclamazione dell’uomo le confermò che era felice tanto e forse più di lei «COSA? SEI SERIA? ARRIVO, SONO NUDO, ARRIVO!» «YES LO SAPEVO!!!» urlò la bionda stringendo un pugno nella mossa dei vincenti, lei era sempre seria ovvio, ed ancora una volta, alla faccia di Gemes, aveva fatto centro. Schioccò quel bacio al Jackson con tutto l’amore disponibile nell’universo e riattaccò non curandosi del fatto che forse le stava dicendo qualcos’altro. Lo schermo dell’iphone venne marchiato con lo stampo di due labbra scintillanti e sbrilluccicose, impastato con il cosmetico waterproof e infine lanciato nella borsa assieme a tante altre cose che facevano parte della vita quotidiana della donna. Non avevano tempo, di lì a poco cominciava pure la missione ma ritrovare Run ancora prima beh, sarebbe stato il massimo. Il maggiolone giallo fremeva quanto Lia nel momento in cui lo mise in moto per recarsi a New Howel, forse pure lui era impaziente di sgommare sull’asfalto della tangenziale e assaporandone il gusto con i copertoni nuovi di zecca.
    Amò trovare il ragazzo già sulla porta di casa, vestito in modo apparentemente casual, con i capelli umidicci e un morale a tre, no, a sette metri sopra il cielo. Lo fece accomodare in un secondo per poi ripartire e goderselo mentre mangiava le crepes e trovava nella borsa reggiseni di vari colori, bottigliette di struccante a caso, due fette di cetriolo, una maschera per le nanne in aereo, Benagol gola , moment act versione Molly , un volantino del supermercato dei poveri con su scritto “conviene sempre” (tipo il lidl ma inglese #wat) e, infine, il prezioso iphone. «Hai un po’ di nutella sulla guancia» gli fece notare girando lo specchietto nella sua direzione, ah questi uomini che a vent’anni suonati non sanno ancora mangiare senza sporcarsi… Sorrise divertita, Euge e la tecnologia sembravano non andare molto d’accordo ma quel giorno dovevano collaborare per un bene più grande. «qui dice che.. DEVI SVOLTARE ALLA PRIMA A DESTRA, ADESSO! ADESSO!» Perché non glielo aveva detto subito? Con un colpo di polso ingranò la marcia e girò il volante che ruotò su se stesso troppe volte per poterle contare, ah che gioia non avere il servosterzo, le sembrava d’essere alle giostre, a capo del trenino bruco. «Al semaforo gira a sinistra, poi qui dice di andare dritto per due chilometri» «Eseguo!» esclamò la bionda passando con il rosso e imboccando la retta via senza badare alle molteplici multe che sarebbero potute arrivarle a casa nelle settimane seguenti. La tangenziale, che luogo mistico, immaginatevi una striscia di terra tra i campi ed il cielo, con le palle di polvere che corrono da un lato all’altro e il vecchietto con lo scooter elettrico che porta a casa la spesa, ci siete? Ora mettete affianco a lui il maggiolone della Beech che sfreccia ad una velocità proibitiva e sfiora l’anziano senza che questo si accorga di nulla e otterrete ciò che stava accadendo in quel momento al di fuori della macchina. Dentro invece il Jackson stava iniziando un discorso serio «Come l'hai trovata, Lia? Il segnale del telefono... e se qualcuno lo stesse usando per depistarci?» Lo guardò con un’espressione da are you serious? alzando un sopracciglio e battendogli una mano sulla spalla, andiamo nessuno poteva fare una cosa del genere, non con il cellulare della Crane. Teneva quell’aggeggio sempre con se, scattava foto, aggiornava stati di facebook, mandava snapchat, il fatto che fosse irraggiungibile non voleva dire che l’aveva perso ma solo staccato. Ora la magica applicazione “trova il mio iphone” l’aveva localizzato quindi era chiaro come il sole che Run si trovasse in una zona perlomeno nelle vicinanze dell’apparecchio. «Google maps non mente mai Euge, non mente mai» esclamò convinta giusto qualche attimo prima che il compagno di viaggio si rassicurasse da solo «Nah, lascia perdere, GIRA A SINISTRA, andiamo a riprendercela!» «Bravo! Questo è lo spirito! ANDIAMO A COMANDARE!» urlò euforica schiacciandogli il cinque e svoltando bruscamente nella direzione da lui indicata. Avere Eugene come navigatore era una delle cose più belle che le fossero capitate nella vita, era così cucciolo, così giovane e poi con i capelli umidicci sembrava ancora più sexy, la Beech voleva approfittare del momento per chiedergli cosa diavolo ci faceva nudo alle sei di sera ma qualcosa la fece sobbalzare ed inchiodare pochi metri più avanti. Fumo. Fumo dal cofano del suo unico grande amore. Fortuna che ebbe l’accortezza di bloccare il Jackson all’altezza della vita quando frenò altrimenti sarebbe volato fuori dal vetro e insomma, non poteva ucciderlo altrimenti addio runeubeech. «No non volevo constatare se possedevi i gioielli di famiglia» gli disse seria mentre sorridendo scendeva dall’auto e lo invitava a scavalcare per prendere il posto del guidatore «Ci do una spinta, fai in modo che parta eh!» concluse dando quattro pugni al povero cofano e poi posizionandosi sul retro della brum brum gialla «Se non sei sicuro schiaccia qualche pedale a caso! Funziona sempre!» urlò la bionda iniziando a scaldare i muscoli e a poggiare le mani sul retro del suo splendido maggiolone. Mai in quegli anni di servizio s’era guastato, mai era rimasto infangato in un campo o bloccato per via del strano fumo che usciva ogni tanto da parti meccaniche a lei sconosciute. Esultò quando il motore ruggì e la macchina si riaccese , passò Euge nuovamente al sedile passeggeri e si rimise alla guida, prima però gli schioccò un bacio tutta contenta, cominciava a capire perché a Run e Jade piacesse , era un tipo in gamba.
    «Hai capito la bella Crane… possibile che sia proprio al Lilum?» chiese un poco sorpresa appena parcheggiò vicino all’entrata del famoso locale notturno a luci rosse. Guardò il Jackson domandandosi se fosse a conoscenza di loschi traffici nei quali la sua bambina poteva essersi accidentalmente immischiata ma scosse la testa vergognandosi d’averlo anche solo ipotizzato, i reb erano troppo cuori di panna per quelle cose e poi bisognava shippare heimes e eubeech #priorità. «Entriamo dai, troviamola e riportiamola a casa!» concluse sorridendo la bionda recuperando borsa , telefono e chiudendo ben presto il maggiolone con la chiave arrugginita. Si agganciò rapidamente al braccio del ragazzo e alzò le spalle con fare disinvolto, non aveva alcuna intenzione d’essere stuprata, infondo il suo cuoricino da tempo batteva per Drake e le gioie del Lilum beh… appartenevano ormai ad un’altra epoca dove c’era al suo fianco Nathaniel Henderson.

    Lienne jane campbell hale beech
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    15.11.2016
    col maggiolone in tangenziale
    Voleva crederci, Eugene. Come un bambino al quale i compagni di scuola, evidentemente privi di cuore e tatto, hanno rivelato l'amara verità su Babbo Natale, che cerca con tutte le sue forze di aggrapparsi all'idea di una bugia, di un dispetto. Qualunque cosa, pur di non dar retta a quella vocina interiore che gli sussurra piano, sottile e viscida e gelida, in fondo lo hai sempre saputo. Voleva crederci, Eugene, alla storiella che lui stesso si era raccontato per mesi, immaginando ad occhi aperti il momento in cui avrebbero ritrovato tutti quei ragazzi rapiti, forse un po' ammaccati ma vivi, in cui avrebbe accolto Heidrun tra le braccia stringendo quel corpo apparentemente fragile così forte da impedirle di allontanarsi di nuovo. Poteva pensarci ore ed ore, di giorno come nel cuore della notte, mentre quelle stesse braccia si avvolgevano attorno alla vita di Jade per non farsi sovrastare dal freddo intenso calato nella stanza, nella casa, nella loro quotidianità. Voleva crederci, Eugene, ma il tempo aveva logorato la sua convinzione fino a ridurla ad uno straccetto liso, sul punto di strapparsi in modo così devastante da non poter essere ricucito. Per fortuna del pavor, ad evitare lo strappo definitivo, era giunta Lienne Beeach. La bionda, in quei lunghissimi mesi, non aveva mai permesso alla frustrazione e al senso di impotenza di impadronirsi di lei, guastando l'entusiasmo con cui si approcciava ad ogni genere di situazione, ma al contrario era riuscita a trasformarla in una forza ulteriore. Quasi se ne nutriva, facendo tesoro di ogni dettaglio, ogni pettegolezzo, anche il più piccolo indizio. Persino quando sapeva bene, in cuor suo, che non avrebbe portato da nessuna parte. Per questo il Jackson un po' la invidiava e, al contempo, gliene era grato.
    «No non volevo constatare se possedevi i gioielli di famiglia» Come erano arrivati a quel punto? E' che nella vita a volte accadono davvero code che. Ad esempio, può capitare che il maggiolone giallo canarino sul quale stai filando a quasi cento chilometri l'ora (misurano in miglia? fingiamo di no) per le strade di Diagon Alley si pianti all'improvviso proiettandoti inevitabilmente verso il parabrezza. Da qui spiegato il braccio di Lienne scivolato improvvisamente a premergli contro la vita, la mano destra della giovane ben piantata contro la coscia dell'ex serpeverde, per evitargli un viaggio di sola andata per il San Mungo, posto che una volta fracassato il vetro e atterrato in strada gli fosse rimasto ancora del tempo da vivere. Non so perchè ma l'avevo intuito. le sorrise di rimando, sentendosi poi in dovere di aggiungere un E poi per quello basta chiedere., con tanto di occhiolino: sentiva l'essenza Jackson ritornare a galla, sepolta fino a quel momento sotto una montagna di dubbi, domande rivolte al nulla, bestemmie e tristissime sbronze solitarie. Cominciava a riconoscere se stesso, persino nello sguardo ceruleo riflesso nello specchietto retrovisore, che vide quando sollevò le iridi per aggiustare la visione sul lunotto posteriore, sedendosi sul sedile del guidatore. «Se non sei sicuro schiaccia qualche pedale a caso! Funziona sempre!» Euge si affacciò dal finestrino aperto, quando alle sue orecchie giunse quell'eresia, lanciando alla Beech un'occhiata di rimprovero che poco si adattava ai capelli arruffati e umidi, stile pulcino bagnato, grazie ai quali avrebbe partecipato alla missione programmata per il giorno successivo con un'allegra emicrania. Stava forse dando per scontato che non sapesse quali pedali utilizzare, e come, solo perché era un mago? Donna, ho guidato il pulmino da hippie di Spaco, lo sapevi? Credo di poter far partire anche il tuo pezzo di antiquariato. E nel mentre rilasciò piano la frizione, dando contemporaneamente gas dopo aver girato la chiave d'accensione per la terza volta. Sarebbe dovuto scendere lui a spingere, ma Eugene Jackson non si offriva per i lavori di fatica, soprattutto quando sono altri che smaniano per una bella sudata. Diede un colpo di clacson, quando finalmente il motore ingolfato del maggiolone ricominciò a bruciare benzina e ad ampliare il buco nell'ozono, spostandosi di lato per lasciare il volante nelle sapienti mani di Lienne. Che ti avevo detto? Si prese un bacio come risposta, cosa sempre gradita, prima di tornare ad osservare lo schermo del telefono. Ora sì, che riconosceva la strada: bastava fare due più due per ipotizzare la meta verso la quale si stavano dirigendo a folle velocità, soprattutto perchè entrambi Euge e Run avevano frequentato quel posto, checché ne pensasse la Beech. «Hai capito la bella Crane… possibile che sia proprio al Lilum?» Avrebbe voluto chiederle, il pavor, come mai fosse tanto sorpresa all'idea che Run potesse frequentare un locale di quel genere, considerato che lui e la Crane vi avevano passato alcune tra le migliori - e le peggiori - serate, ma all'ultimo secondo decise di tenere la bocca chiusa. Non conosceva ancora la bionda al punto da capire se considerava il loro stile di vita un bene o un male da debellare, così come non era a conoscenza di quanto Jade e Run le avessero raccontato sulla convivenza REB. Qualcosa gli diceva che almeno la Beech più giovane doveva aver lesinato sui dettagli.
    E comunque il fatto che Heidrun si trovasse all'interno del Lilum non gli quadrava proprio. Se era ancora prigioniera insieme agli altri rapiti, che senso avrebbe avuto portarla in un posto così frequentato, con il rischio di venire scoperti? Potrebbe essere una trappola. Stai attenta, okay? chiese, rendendosi conto di star smorzando l'entusiasmo di Lia senza comunque poter fare altrimenti. Mise mano alla bacchetta, mentre scendeva dal maggiolone, avvertendo la consistenza del legno sotto le dita come una rassicurante coperta di Linus, pronta ad essere utilizzata nel momento del bisogno. A dire il vero, Eugene quasi pregava che si presentasse l'occasione di usarla, possibilmente per uccidere le persone responsabili delle sparizioni, qualunque fosse stata la spiegazione più o meno plausibile uscita dalle loro bocche. Non gli importavano i perché, se n'era sempre altamente fregato, Eugene Jackson. Contavano solo i fatti, le azioni compiute da una persona, i danni realmente calcolabili. E se avesse scoperto che qualcuno aveva torto anche un solo capello a Run, Jayson, o a quel pulcino Hamilton assunto per fare le pulizie a casa REB, quel qualcuno sarebbe morto. Della sorte degli altri scomparsi, doveva ammetterlo - e lo faceva senza batter ciglio - gliene fregava davvero poco. Non si era mai (s)battuto troppo per il bene comune, Eugene Jackson, e tra i suoi obiettivi la salvezza del mondo non aveva mai spiccato, chiunque lo avesse conosciuto anche per un breve periodo di tempo lo sapeva. Una cosa, però, non poteva sopportare ed era proprio quella a fargli desiderare di salvare tutti, anche quei volti sconosciuti per i quali non provava assolutamente nulla: qualcuno li aveva presi. Rapiti. Nascosti. E il pavor sapeva bene quale sensazione si provasse a venire strappati dal mondo stesso. La conosceva per averla sperimentata sulla propria pelle, come vittima prima e spettatore impotente dopo. Lui stesso era svanito, aveva perso se stesso come forse Run e gli altri erano stati costretti a fare dopo mesi di prigionia e chissà quali torture. Era sufficiente, come motivazione, per spingerlo ad affrontare quella missione. Suicida al cento per cento questa volta, contro ogni dubbio. Ma ne valeva la pena, sempre.
    A quel pensiero sorrise tra sé e sé, passandosi la mano destra sul viso dal lineamenti tirati a causa della stanchezza, seguendo finalmente Lienne all'interno del locale. Le luci stroboscopiche e la penombra, la musica a palla e le fragranze intense utilizzate dai ballerini, tutto richiamava una sensazione di deja-vu, per la quale l'ex serpeverde provava ormai una sorta di affetto quasi nostalgico. Aveva persino ballato, attorno ad uno dei pali lucidati a dovere, scoordinato come poche persone potevano essere, mentre una Run divertita e a dir poco ubriaca gli lanciava monetine ululando complimenti da scaricatore di porto. Solo Jade, in quella precisa occasione, aveva sollevato gli occhi al cielo, le braccia incrociate sotto il seno e un drink ancora intatto poggiato sul tavolino, ma Euge sapeva che in fondo si era goduta lo spettacolo. Solo non riusciva ad ammetterlo, ecco tutto. Ehi, Jack! Solito tavolo? Ah, mannaggia. Sollevò la testa in direzione della voce, appartenente ad uno dei ragazzi che lavorava al locale, facendogli frettolosamente segno di chiudere la bocca, prima di voltarsi verso la bionda, ancorata al suo braccio destro. Eh, deve avermi confuso con qualcun altro, #ihihih. Diamo un'occhiata in giro, se li tengono qui avranno sicuramente un posto sicuro, come il magazzino sul retro. L'arte della distrazione, parte prima. Avrebbero davvero cercato in ogni luogo e in ogni lago, finendo per non scoprire assolutamente nulla. E rob vorrebbe tanto rendervi partecipi di questa caccia al tesoro, ma il tempo stringe e la quest incombe, perciò è proprio nel primo post ufficiale che leggerete della loro delusione, di come si daranno all'alcol e finiranno drogati. Stay tuned e pregate per tutti #ciauan #andiamoamoriremale


    Eugene Jake Jackson
    cigarette packs take a lot longer to finish without you
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia


    un giorno modificherò il finale, ma non oggi <3
     
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3 replies since 27/9/2016, 11:40   391 views
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