Summertime by the lake and no thoughts

Calathea&Selenya

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    Era una giornata noiosa. Una delle tante d'estate. Quest'anno ero dovuta rimanere a scuola perché mio zio mi aveva caldamente chiesto di non tornare a casa per quelle vacanze. Dopo quella lettera, non mi aveva fatto più sapere nulla ed io cercavo di nascondere l'ansia che mi prendeva quando arrivava la posta a scuola e per me non c'era nessuna lettera. Non potevo nemmeno scrivergli perché mi aveva anche detto di non farlo. Passavo le giornate nell'ansia che fosse successo qualcosa a mio zio ed ogni sera stringevo Harry a me nel letto, solo per avere una parvenza di famiglia. Harry era tutto quello che mi legava alla mia famiglia, era il mio migliore amico e confidente, colui che non mi avrebbe mai tradito malgrado le situazioni che si sarebbero create.

    Era una giornata senza nuvole, il sole era alto nel cielo e soffiava una leggera brezza che allontanava la calura estiva. Il castello era quasi completamente vuoto perché la maggior parte degli studenti erano a casa a godersi le meritate vacanze. Io e Harry eravamo nella nostra stanza affacciati alla finestra, da soli perché le mie compagne se n'erano andate. Secondo te, papà che sta facendo? Gli rivolgevo spesso queste domande,rivolgendomi a mio zio come "papà", sperando che prima o poi mi rispondesse. Lui si limitava a guardarmi e, notando la tristezza nel mio sguardo, si arrampicava su di me e mi leccava una parte del viso, facendomi irrimediabilmente sorridere. Proprio come adesso. Va bene, va bene! Smettila Harry, mi stai facendo il solletico! dissi tra le risate. Quando il mio piccolo amico ritenette che mi avesse torturato abbastanza, si accoccolò sul mio grembo, pronto a schiacciare un sonnellino. Io lo guardai intenerita, accarezzandogli il pelo e tornando con lo sguardo verso l'orizzonte, a sperare che mio zio stesse bene e che non gli fosse capitato niente di spiacevole.
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    Edited by m e p h o b i a - 5/1/2017, 03:10
     
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    Era l'anno dei G.U.F.O, l'anno del primo vero esame, l'anno in cui, per la prima volta, la fine dell'anno scolastico non era poi così tanto ambito. Le vacanze sembravano allontanarsi ogni giorno un pochino di più, arrivando a sfiorarle con le dita ad ogni libro terminato dopo un pomeriggio intenso di studi e notti insonni per l'ansia. Ormai la biblioteca era diventata un po' per Thea come una seconda casa, il luogo in cui passava la maggior parte delle ore della propria giornata china sui libri a leggere e ripassare, alzandosi di tanto in tanto solamente per stiracchiarsi e riprendere la sensibilità alle gambe. Studiare per i G.U.F.O, specie Pozioni, materia che tra l'altro le piaceva sebbene l'insegnante incuteva più timore di chiunque altri, era stato traumatico. Giusto per non contare la dose di ansia per la materia in sé, proprio quando aveva pensato di aver finito, di poter passare con calma a Cura delle Creature Magiche era nato un intoppo, quell'intoppo. Un altro maledettissimo libro, altre maledettissime pagine e altri maledettissimi ingredienti da imparare a memoria... fantastico! Eppure, sebbene fosse a conoscenza della mole di pagine ancora da leggere almeno una volta giusto per non arrivare la mattina dell'esame consapevole di non sapere nulla, Thea afferrò la copertina di fondo del libro e con tutto l'entusiasmo di cui disponeva lo ribaltò, asciando che le pagine si unissero chiudendo il libro con un tonfo leggero. Dopodiché si alzò, recuperando le pergamene e gli appunti, infilando il tutto sotto braccio e, salutando con un cenno della mano qualche studente che come lei aveva deciso di rintanarsi tra quelle mura, si avvicinò alla porta, lasciando la biblioteca e percorrendo i corridoi del castello fino a che non raggiunse la sua stanza. Non fece particolarmente caso chi ci fosse nel dormitorio, si avvicinò al proprio letto lasciando cadere i libri in maniera disordinata sul lenzuolo colorato, voltandosi quindi per uscire nuovamente e notando una presenza poco lontano. Affacciata alla finestra se ne stava una ragazza bionda che, seppur fosse di spalle, Thea riuscì senza problemi a riconoscere. Le si avvicinò di qualche passo, raccogliendosi i capelli e legandoli in una morbida coda di cavallo. Sebbene l'aria leggera entrasse dalla finestra, quella si presumeva un'estate davvero calda, non quanto quelle passate gli anni addietro in Messico, ma sicuramente più elevate del solito.
    «Cosa fai qui da sola?» le chiese a pochi passi di distanza, l'elastico ancora fra le labbra. Le faceva strano vedere qualcuno chiuso nel castello, con quel caldo il più degli studenti ne approfittavano per evadere dalle mura di Hogwarts e spiaggiarsi al lago per cercare di rinfrescarsi. E così era intenzionata a fare lei, dopo ore e ore di duro studio, un po' di meritato ripose le aspettava di diritto.
    «Io pensavo di andare giù al lago, magari ripassandomi nella mente gli ingredienti e ile lavorazioni delle pozioni per l'esame... ma se vieni con me magari mi distraggo un po' ed evito che il mio cervello si disintergri prima di sera... che ne dici?» chiese col sorriso, indicando la porta del dormitorio e preparandosi per un pomeriggio di puro relax.
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    E niente, il post non è davvero nulla di ché, spero di migliorare col prossimo (?) xD


    Edited by fearless» - 26/8/2016, 16:06
     
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    Non c'era neanche una nuvola in cielo e il sole batteva forte sul parco circostante. Il vento, per fortuna, diminuiva la calura ma si preannunciava già un'estate calda (per quanto possa essere calda un'estate in Inghilterra!). All'interno, il clima del castello era fresco, ma appena mettevi fuori il piede, se c'era un po' di sole, ti squagliavi. Era sempre così in questo Paese: siamo così abituati al freddo e alla pioggia, che quando esce il sole, basta poco per sciogliersi! E oggi era un giorno di questi. Ringraziamo quel poco di vento che rinfresca! pensai, continuando ad accarezzare il mio piccolo amico, che sembrava farmi anche le fusa. Intanto avevo lo sguardo perso verso l'orizzonte, sperando che un giorno mi arrivi qualche notizia su mio zio...
    CITAZIONE
    «Cosa fai qui da sola? Io pensavo di andare giù al lago, magari ripassandomi nella mente gli ingredienti e ile lavorazioni delle pozioni per l'esame... ma se vieni con me magari mi distraggo un po' ed evito che il mio cervello si disintegri prima di sera... che ne dici?»

    Feci un salto tanto che Harry scivolò giù dal mio grembo, svegliandosi di soprassalto. Mi voltai verso cui arrivava la voce e trovai nella stanza, intenta a farsi una coda, Thea, o meglio Calathea. Era uno di quei nomi inusuali, non scontati. Era una ragazza di origine messicana, solare e col sorriso sul volto. Era una di quelle ragazze della Casa con cui avevo un minimo di rapporto, con cui mi trovavo a mio agio. Mi pare che adesso stesse studiando per i G.U.F.O. e la si vedeva spesso uscire dalla biblioteca con parecchi libri sottobraccio (come ogni studente che deve dare gli esami). Oh Santo Merlino! Mi hai spaventata! Non ti ho nemmeno sentita entrare! le dissi, con un accenno di sorriso, e recuperai Harry dal pavimento, su cui si era disteso per riprendere il suo pisolino. Subito aprì i suoi occhietti e reclamò le sua coccole. Hai finito di studiare? le chiesi, notando solo ora i libri gettati alla rifusa sul letto. Poi ascoltai la sua domanda e, evitando di rispondere alla prima, Mi farebbe piacere! Così faccio prendere un po' d'aria anche a questo batuffolo. Eh, hai voglia di uscire? chiesi al mio piccolo che subito si rizzò sulle sue zampette e mi guardò con quei suoi occhi neri profondi, quasi lucidi. Sembravo una pazza a parlare così ad un animale, tanto che quand'ero piccola, molti mi prendevano come tale e si divertivano a farmi scherzi. Ma io trattavo Harry come se fosse un essere umano, non come un semplice animaletto da compagnia. Direi che è un sì! Andiamo? e stavolta mi rivolsi a lei con un sorriso a 32 denti.
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    La voglia di uscire da quelle mura, lasciarsi accarezzare la pelle dall'aria seppur tiepida, scaldarsi al sole e rinfrescarsi tra le lievi onde del lago che, presa una leggera velocità si infrangevano sulla costa chiara... Dopo ore e ore di studio il suo cervello e gran parte del proprio corpo non riuscivano ad immaginare niente di meglio che l'aria pulita e sana dell'esterno.
    «Esagerata, ci sono cose più spaventose di me» scherzò, sollevando gli occhi al cielo divertita. «Per oggi, assolutamente sì!» esclamò in risposta alla domanda di Selenya, sospirando infine come per enfatizzare quanto fossero state faticose le sue ultime ora di studio. Non aveva mai amato la scuola, studiare non le piaceva, nemmeno per quanto riguardava quelle materie che preferiva, eppure aveva sempre cercato di impegnarsi in tutto, avvicinandosi il più possibile ai voti alti, costringendo sé stessa a continuare senza mai mollare. Le piaceva la sensazione che la invadeva alla vista di un buon risultato ottenuto ma ciò, in tutti i suoi anni di studio, non l'avevano mai portata a farsi piacere quel mondo che, purtroppo, ogni volta si ripresentava noioso e affatto apprezzato.
    «Perfetto, allora andiamo che qui dentro non resisto più» esclamò, afferrando gli occhiali da sole dal comodino e infilandoseli sulla testa, voltandosi quindi verso la porta del dormitorio e uscendo a passi svelti.

    Il cielo era di un azzurro perfetto, il lago piatto, un leggero venticello di tanto in tanto, il suono delle voci di altri studenti in sottofondo... quello lo si poteva tranquillamente definire un pomeriggio perfetto per fare assolutamente nulla, salvo poltrire sdraiati a terra godendosi il sole, chiacchierare allegramente di tutto e niente, leggere un buon libro o fare qualsiasi altra attività rilassante e poco impegnativa. Thea si sdraiò a terra, chiudendo gli occhi dietro gli occhiali da sole, poggiando le mani dietro la nuca e tenendo le gambe piegate, inspirando a lungo ed espirando per lasciare uscire tutto lo stress accumulato.
    «Dovrei farlo più spesso... venire qui, far nulla... non è poi così male come idea, non trovi?» esclamò, voltandosi verso l'amica, rivolgendole un sorriso soddisfatto, osservandola da dietro le lenti scure. «A proposito... posso farti una domanda?» chiese, tirandosi su a sedere, posizionandosi di fronte all'amica incrociando le gambe, le mani appoggiate sulle cosce e un'espressione vagamente seria e curiosa dipinta in volto. Sollevò appena gli occhiali da sole, tenendoli sospesi all'altezza della fronte, osservando dritta negli occhi Selenya. Perciò non attese nemmeno che l'altra le desse il consenso e le porse la sua domanda.
    «Non è per farmi gli affari tuoi ma... come mai non hai deciso di non tornare a casa per le vacanze ma te ne sei rimasta qui ad Hogwarts? Non hai gli esami, perciò non devi nemmeno studiare...». Sapeva che la risposta poteva essere "è complicato" o "non sono fatti tuoi", detto magari con più gentilezza a confronto delle sue parole dette con tanta spigliatezza da farla apparire invadente, eppure ci teneva davvero a saperne il motivo, non troppo per pura curiosità personale, piuttosto per assicurarsi che tutto andasse bene.
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    Thea aveva sicuramente ragione. Una giornata all'aria aperta avrebbe fatto sicuramente bene a tutti! Era anche una giornata magnifica, senza nuvole e con una leggera brezza che soffiava. Ed avevo proprio bisogno di uscire, staccare da tutto e non pensare a nulla. Liberare la mente per alcune ore...
    Risi alle sue parole e Questo è vero! Però, sai, non ti ho proprio sentito arrivare e mi hai preso di sorpresa! le dissi, facendole però un sorriso, in modo che non sospettasse che fossi arrabbiata. Quando sei troppo presa dai tuoi pensieri, non ti accorgi di nulla... dissi, scrollando le spalle e poi seguendola fuori dalla stanza, verso l'esterno del castello, impaziente di passare una giornata in compagnia.

    Appena mettemmo piede fuori dal castello, la calura estiva ci invase. Era ancora leggera quindi non sembravamo appena usciti da una sauna, ma il caldo si faceva sentire. Nel momento in cui si vide il verde del parco, Harry si buttò dalle mie spalle e schizzò via, alla ricerca di giochi (o forse più da mangiare). Feci un leggero sorriso e poi seguii la mia compagna verso il lago. Era salutare staccare un po', uscire dal castello e respirare dell'aria sana e fresca. Ora che ero fuori, potei vedere che il parco era popolato da parecchi studenti: sicuramente la maggior parte erano ragazzi che dovevano dare degli esami, ma penso che ci fosse una piccola percentuale che, come me, aveva avuto l' “ordine” di non tornare a casa. Arrivammo sulle rive del lago e Thea si sdraiò sull'erba fresca. Io la imitai, ma mi sedetti solo, allungando le gambe di fronte a me. Il riflesso dell'acqua catturava tutto ciò che gli stava attorno, rendendo quel posto quasi surreale.
    CITAZIONE
    «Dovrei farlo più spesso... venire qui, far nulla... non è poi così male come idea, non trovi? A proposito... posso farti una domanda? Non è per farmi gli affari tuoi ma... come mai non hai deciso di non tornare a casa per le vacanze ma te ne sei rimasta qui ad Hogwarts? Non hai gli esami, perciò non devi nemmeno studiare...»

    Quando Thea parlò, mi voltai a guardarla. Si vedeva che adesso era più serena, il viso era privo di quelle rughe di concentrazione che si formano quando studi o quando stai pensando a tutti i tuoi impegni. No... Dovremmo tutti prenderci un po' di tempo per noi stessi e rilassarci senza pensare a nulla... le risposi, portando le ginocchia sotto il mento ed appoggiandomici sopra, sempre con lo sguardo rivolto al lago a pochi metri da noi. Thea, però, non aveva finito di parlare e, in pochi secondi, me la ritrovai di fronte, con gli occhiali tirati su e i suoi occhi che mi scrutavano in cerca di risposte. A sentire la sua domanda mi feci un po' rigida. Era ovvio che avrebbe notato che qualcosa non andava. Entrambe, durante le vacanze, non frequentavamo il castello, mentre quest'anno lei doveva studiare ed io... Sinceramente? Non lo so... Era la verità, non sapevo perché dovevo rimanere al castello per le vacanze. Qualche mese fa, mio zio mi ha scritto intimandomi di non tornare a casa quest'anno, non dicendomi però il motivo. Dopo quella lettera non ho avuto più sue notizie e, beh, sai com'è il mondo adesso... Ci si deve preoccupare per qualsiasi cosa oggigiorno... le spiegai, sospirando alla fine. E' solo che adesso sono in ansia, preoccupata, perché non so mio zio come sta, se è vivo, se è- mi bloccai e cercai di respirare. Era raro che mi lasciassi andare così facilmente. Sì, ero una che con le emozioni non andavo molto d'accordo, ma sfogarmi, dire ciò che mi passava per la testa, era un altro discorso.
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    Di sicuro Thea non si sarebbe aspettata una risposta del genere dall'amica, avrebbe dovuto intuire il suo stato emotivo dall'espressione in viso e l'aria sovrappensiero che aveva avuto nel dormitorio, ma se solo se ne fosse accorta poco prima, di sicuro avrebbe formulato quella stessa domanda in maniera magari un po' più delicata, sottolineando piuttosto la sua preoccupazione nei confronti dell'amica anziché quella che parve quasi sicuramente come chiara curiosità. Non le piaceva l'idea di ficcare il naso nelle faccende altrui, me di certo non sarebbe rimasta nel dubbio rischiando di passare per l'amica che nemmeno si preoccupa. Nonostante ciò, trattenne l'impulso di mordersi nella lingua non appena Selenya parlò, scoprendo solo in quel momento che anche lei era in grado di rimanere senza parole. Malgrado la parlantina che solitamente la caratterizzava, Thea si ritrovò per qualche istante senza sapere cosa dire, per tranquillizzare l'amica, rassicurarla magari, o anche solo farle pensare ad altro per distrarla. Non le venne nulla, nulla di sensato.
    «Mi dispiace» si ritrovò a mormorare, calando definitivamente gli occhiali da sole dagli occhi, in modo da poter osservare bene l'amica senza le lenti scure a dividere i loro sguardi. «Ma sono sicura che sta bene... cioè, non lo conosco e non posso dire nulla con assoluta certezza, ma di certo pensarlo in pericolo o che so io non aiuta nessuno, perciò stai tranquilla e vedrai che tutto si risolverà...» disse, poggiandole una mano sulla spalla e sorridendole in maniera rassicurante. Non era affatto sicura delle parole da lei stessa dette, Thea era d'accordo con lei, "ci si deve preoccupare per qualsiasi cosa oggigiorno...", ma era anche d'accordo con sé stessa, l'essere pessimisti e non cercare i lati positivi in qualcosa non aiutava a risolvere nessun problema, mai! Quindi le venne un'idea.
    «Finiti gli esami tornerò a casa... se ti va puoi venire con me, mal che vada ti fai una bella vacanza fuori dalle mura di Hogwarts!» esclamò, sorridendo ora più radiosa all'amica, sperando di veder nascere un sorriso anche sul suo viso e sentir la sua voce accettare la sua proposta. Non sarebbero andati in vacanza, lei e la sua famiglia, non quell'anno. Avrebbero passato i mesi estivi a casa, insieme, a rilassarsi e ad aspettare che le lezioni ad Hogwarts sarebbero ricominciate. Nulla di speciale, nulla di emozionante, ma di sicuro un modo come un altro per staccare per un po' la spina dallo stress scolastico e da qualsiasi altro brutto pensiero in grado solo di rabbuiare la mente delle due ragazze.
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    La giornata era bellissima e la compagnia di Thea tranquillizzante. Di sicuro passare un pomeriggio con lei era l'idea migliore di tutta la giornata. Avevamo parlato insieme qualche volta e mi era subito sembrata una ragazza simpatica e di cui ci si poteva fidare. Era solare e molto espansiva, forse anche per le sue origini messicane. Parlare con lei era sempre un piacere e passare qualche ora in sua compagnia sarebbe stato fantastico e rilassante.
    CITAZIONE
    «Mi dispiace. Ma sono sicura che sta bene... cioè, non lo conosco e non posso dire nulla con assoluta certezza, ma di certo pensarlo in pericolo o che so io non aiuta nessuno, perciò stai tranquilla e vedrai che tutto si risolverà...»

    Volevo tanto credere alle parole di Thea. Volevo avere la sua positività, vedere la situazione sotto un altro punto di vista... Ma tutto ciò che proiettava la mia mente, di certo non era positivo. Mio zio era tutto ciò che mi rimaneva della mia famiglia e se gli fosse successo qualcosa... L'emotività prese il sopravvento e gli occhi mi diventarono lucidi, ma non volevo piangere, non davanti a Thea. L'ultima cosa era rendermi ridicola di fronte ai suoi occhi. Perciò chiusi gli occhi per un attimo e presi un bel respiro. Dovevo calmarmi e combattere la mia emotività. Odiavo farmi vedere così debole, così piccola ed insicura. Erano anni che provavo a trovare un modo per riuscire a combattere la mia emotività ma ogni anno sembrava peggiorare ed ormai speravo che col passare del tempo questo mio “problema” sparisca. Vorrei tanto crederti... E' solo che mio zio è tutto ciò che ho e se dovessi perderlo- lasciai in sospeso la frase. Non volevo pensare a quella possibilità, ma aleggiava in ogni mio pensiero. Parliamo d'altro, ti prego! Siamo venute fuori per distrarci e non voglio rovinarti la giornata con i miei piagnistei! le dissi con un piccolissimo sorriso.
    «Finiti gli esami tornerò a casa... se ti va puoi venire con me, mal che vada ti fai una bella vacanza fuori dalle mura di Hogwarts!»
    Quando mi propose di andare con lei a passare le vacanze alla fine degli esami, la guardai sbalordita. Nessuna si era mai offerta di ospitarmi a casa sua. Non ero certo una di quelle ragazze che aveva un sacco di amiche, ma quelle poche che avevo non mi avevano mai invitato a casa loro ed io, di conseguenza (o forse sempre per timidezza), non l'avevo mai proposto. Davvero? Sei sicura? Non vorrei disturbare... Insomma, è pur sempre la tua famiglia e sicuramente vorrai passare del tempo da sola con loro. Io sarei solo d'intralcio... Vedevamo le nostre famiglie due volte all'anno e non volevo essere un impiccio nella famiglia di Thea. Avrai sicuramente organizzato qualcosa con i tuoi ed non voglio rovinarti i piani... L'ultima cosa che volevo era rovinarle le vacanze.
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    Il movimento lento e ritmato del lago non potevano che rendere quel momento più calmo e piacevole, il sole caldo avrebbe aiutato a rallegrare quel momento di tristezza che Thea, sperando con tutta sé stessa, sperava fosse solamente passeggero nonché avventato. Non poteva di certo assicurare a Selenya che tutto sarebbe andato bene, oltre a non conoscere lo zio della bionda, non conosceva nemmeno la sua storia, le sue esigenze e le sue scelte, e di certo non avrebbe giudicato nulla di ciò che a lei era sconosciuto. Non era abituata, preferiva aspettare prima di affibbiare un qualsiasi aggettivo a persone o situazioni che ancora non era sicura di conoscere almeno in parte. Odiava venir giudicato o etichettata, perciò di rimando mai avrebbe fatto qualcosa di simile. Osservando la ragazza, le lacrime che cominciavano a farle capolino, premendo per uscire, strinse leggermente la presa sulla sua spalla, cercando di darle almeno in maniera fisica, attraverso il contatto, quell'appiglio di cui aveva bisogno la sua emotività in quel momento tanto fragile, offrendole il proprio sostegno e la propria fiducia. Avrebbe passato volentieri buona parte della sua positività che sempre la circondava come un'anima a sé stante, in grado di raccoglierla anche quando sembrava tutto diventasse un po' più buio.
    Annuì alla richiesta dell'amica, pensando velocemente a qualcos'altro su cui soffermare le loro attenzioni. Le vacanze furono il suo primo pensiero, forse perché finalmente imminenti, forse perché tanto attese, l'idea di tornare a casa dopo aver finalmente terminato i G.U.F.O. la fecero rallegrare.
    «Certo che sono sicura» si ritrovò perciò ad esclamare, rizzando la schiena con un movimento svelto, assumendo sul volto un'espressione soddisfatta, come se avesse appena trovato l'idea del secolo. Quindi infilò nuovamente gli occhiali da sole, sistemò il telo sotto di sé e si sdraiò nuovamente, le mani intrecciate dietro la nuca e le gambe stese.
    «Non abbiamo grandi piani, staremo a casa per la maggior parte del tempo, credo faremo magari un salto da Eleanor per qualche giorno, ma nulla di più. Quest'anno non possiamo permetterci il viaggio in Messico, mi sarebbe piaciuto portarti, è stupendo!» esclamò, osservando tramite le palpebre abbassate ogni centimetro del suo paese natale come se lo avesse di fronte agli occhi in quel preciso istante. Le piaceva tornarci, anche solo in vacanza, era comunque sempre una parte di sé.
    «Perciò no, non disturbi affatto» esclamò, frenando di qualche tono l'entusiasmo, indirizzando lo sguardo sulla bionda, sorridendole.
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    Scusami tanto per l'attesa e per questa schifezzuola!


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    Odiavo il mio essere emotiva. Mi rendeva la vita impossibile! Vedevo qualcuno che piangeva? Mi venivano le lacrime anche me. Mi prendevano in giro? Diventavo rossa dalla vergogna. Qualcuno mi faceva un complimento? Mi chiudevo in me stessa e diventavo taciturna, non credendo alle loro parole. Ero senza speranze. Non sapevo come fare a superare questo ostacolo che quasi mi impediva di avere una vita sociale. “Quasi” perché con alcune persone riuscivo a parlare, riuscivo a relazionarmi, ma non ero mai me stessa, tendevo a nascondere alcune parti del mio carattere. Nessuno mi conosce meglio di mio zio e Harry, ma loro sono la mia famiglia. Alcune volte vorrei avere un carattere più forte, saper gestire ciò che provo e ciò che sento... Vorrei anche sapere cosa pensino i miei genitori, se sono orgogliosi di quel poco che avevo fatto, della mia persona.
    CITAZIONE
    «Certo che sono sicura! Non abbiamo grandi piani, staremo a casa per la maggior parte del tempo, credo faremo magari un salto da Eleanor per qualche giorno, ma nulla di più. Quest'anno non possiamo permetterci il viaggio in Messico, mi sarebbe piaciuto portarti, è stupendo! Perciò no, non disturbi affatto»

    Le parole di Thea mi rassicuravano un po'. Mi pareva ancora così strana quella proposta... Passare un'estate con... Un'amica? Potevo considerare Thea come tale? Non avevo parlato molto con lei ma mi era sempre sembrata una ragazza con cui interagire sembrava facile. Ma io ero un caso perso, un caso che non aveva né capo né coda. Non avevo amici che potevo considerare come tali, avevo perlopiù conoscenze, persone con cui passare qualche attimo tra una lezione ed un'altra, una chiacchierata in biblioteca. Ma considerare queste come amici, mi riusciva difficile. Thea forse poteva diventare la mia prima vera amica? Avevo un po' di dubbi al riguardo ma, si sa, la speranza è l'ultima a morire. Ti manca il tuo Paese? le chiesi, riportando lo sguardo alle acque calme del lago di fronte a noi. Avevo notato una nota nostalgica nella sua voce. Non sapevo che cosa si provasse a trasferirsi in un altro Paese. Io avevo sempre vissuto in Inghilterra e avevo viaggiato poco. Amavo il mio Paese e non riuscirei mai a lasciarlo. Harry arrivò correndo verso di noi e si appollaiò ai miei piedi, stanco di tutto quel correre. Sorrisi alla sua tenerezza e cominciai a lasciarli delle piccole carezze sul suo pelo morbido.
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