Breath of Life

xRaiden

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    Nathan "Nate" Wellington
    "Essere morti fa schifo!", pensò quasi arrabbiato Nathan. Era da poco passato l'anniversario del suo rapimento e non l'aveva vissuto proprio bene. Aveva continuato a svenire al minimo calo di zuccheri, il mattino si era svegliato in un bagno di sudore e, qualsiasi cosa mangiasse, il sapore era sempre quello della sabbia. Poggiato alla ringhiera che circondava un piccolo laghetto, si tormentava le mani facendo scricchiolare i legamenti delle dita uno ad uno. Ricordava ancora quando si era buttato dal ponte sul Lago Nero. L'aria che fischiava nelle orecchie, l'acqua che gli inzuppava i vestiti trascinandolo in profondità. Poi la risalita, il veloce scambio di cadaveri e il funerale. Da quel momento, andare fuori dal Quartier Generale della Resistenza era impensabile: lo aveva fatto solo per le missioni di Rebel Scout o per quei rari casi in cui aveva la possibilità di svagarsi (dopo tutto, era solo un ragazzo d diciassette anni.). Allo zoo Carrow's District c'era sempre molta gente: turisti, famiglie in vacanza, gente come lui che cercava solo un posto dove rilassarsi. Infatti, nonostante la grande affluenza di gente, quel giorno era molto tranquillo. In particolare attorno alla vasca dei Plimpi. Notando proprio questa tranquillità, Nate aveva pensato anche di togliersi il berretto con visiera e gli occhiali da sole che portava per non farsi riconoscere. Se avesse avvertito la presenza di un Wizard capace di cambiare forma, ne avrebbe subito approfittato: stava morendo di caldo con quell'outfit da "uomo sotto copertura". Lo aveva indossato ogni volta che era uscito dal Quartier Generale. Anche quando veniva, raramente, mandato per commissioni elementari (come consegnare una lettera) era obbligato a vestirsi in quel modo. Detestava quella maglietta grigia a mezze maniche, il cappello da baseball color cachi e gli occhiali dalla montatura blu elettrico. Almeno non era stato costretto a portarsi dietro la felpa verde petrolio con tanto di cappuccio. "Tutto questo non sarebbe successo se... se...". "Se" cosa? Se sua sorella non si fosse fatta male? Se i suoi genitori avessero fatto prima? Non poteva dare la colpa a nessuno, se non alla sua ingenuità da sedicenne. Era colpa sua se aveva perso tutto ciò che aveva, era colpa sua se non sapeva più chi era. Strinse le mani attorno alla balaustra di ferro, come a volersi aggrappare a qualcosa di solido, un'ancora, qualcosa che non lo facesse cadere in depressione. Le sue momentanee crisi d'identità erano già abbastanza, con la depressione non avrebbe fatto altro che delirare. Le nocche si sbiancarono e, quando iniziò a sentire dolore ai muscoli tesi, allentò la presa. Buttò fuori l'aria in modo molto evidente, non si era accorto di aver trattenuto il respiro, mentre cercava di non affogare nella disperazione. La testa di Nate era probabilmente una delle più confuse che erano uscite da quei dannati laboratori. Sapeva anche lui che non era vero, ma non riusciva a immaginare qualcuno che avesse problemi ben più grandi e gravi dei suoi. Forse perchè quelli che aveva gli bastavano già così, senza bisogno di doverne immaginare altri. Ma aveva anche ottenuto un piccolo vantaggio da quei laboratori, oltre al suo nuovo potere. Non aveva più limiti. Quando era arrabbiato, poteva urlare quanto gli pareva. Se era felice, poteva ridere e lasciar andare le sue emozioni senza doversi frenare. Quando piangeva, non doveva trattenere le lacrime e i singhiozzi per evitare di trasformarsi improvvisamente in Wuruhi. In passato, prima di diventare un Esperimento, gli era capitato di essersi abbandonato troppo alle emozioni, fino a prendere le sembianze del suo animagus. E non era affatto diverte trasformarsi in un grosso lupo grigio quando si stava tra amici. Certo, poteva essere utile quando si iniziava a litigare ma, lasciarsi andare troppo, avrebbe portato il suo istinto ad attaccare. Automaticamente portò una mano alla zanna che portava al collo. Sfiorava appena la scollatura della maglia che indossava. Il freddo dell'osso gli diede quasi un senso di sollievo dal caldo che in quei giorni opprimeva Londra. Nate non ricordava un'estate più afosa di quella. Si stava chiedendo perchè un Paese così a Nord dell'Equatore fosse così caldo in estate, quando urtò per sbaglio contro un bambino, sporcandosi del suo gelato e facendo cadere quest'ultimo per terra. Il piccolo maghetto fissò prima il suo cono, ormai vuoto, e poi la faccia di Nate. Gli occhi iniziarono a diventargli lucidi e la bocca si preparava a emanare un fastidioso lamento, quando Nate si accovacciò vicino a lui, mettendo le mani in tasca, non curante della macchia di cioccolata che campeggiava sul tessuto. "Ehi piccolo! Non piangere, aspetta un secondo!". Il bimbo, evidentemente incuriosito, attese prima di scoppiare in lacrime. Nate tirò la mano fuori dalla tasca porgendogliela: sul palmo c'erano otto Galeoni, qualche pezzetto di carta e una graffetta. Gli occhi del bimbo si illuminarono di gioia e, senza troppi giri di parole, afferrò i Galeoni mormorando un "Grazie signore". Il maghetto si allontanò correndo goffamente verso il bar e Nate non poté non sorridere a quella vista. Gli erano sempre piaciuti i bambini: spensierati, gioiosi, impulsivi e sinceri. Come gli sarebbe piaciuto essere ancora un bambino. Crescere era stata una delle cose peggiori che si fosse permesso di fare e, purtroppo, non c'era rimedio.
    ❝ Hidden in the sun for when the darkness comes ❞
    SCHEDA Wizard (Mimesi) 17 y.o. Ribelle exHufflepuff
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    Edited by Archer83 - 10/7/2016, 02:01
     
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  2. #raiden
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    Raiden Norrey ( ) - V anno - Ravenclaw - neutrale - 16 anni
    « wit beyond measure is man's greatest treasure »
    Stava leggendo un fumetto di Dylan Dog. Quel fumetto parlava di Fear, l'assassino che uccideva le persone tramite le loro peggiori paure. Stava leggendo di un tizio che diceva che Caio lavorava fino a tardi, fino a spezzarsi in due. E la scena si spostava dentro la falegnameria. E si vedeva Caio che veniva diviso in due. Da una sega. Momenti di puro terrore, Spannung, suspence, orrore, delitto, crimin... “DOV'È IL CUCCIOLINO MIO BELLINO?”. Raden sobbalzò, strillando. «ALLARME ALLARME CODICE VERDE FAGIOLO, È LA NONNA». Ficcò subito il fumetto di Dylan Dog sotto il letto, mentre sentiva la risata nervosa del padre (“Starà guardando una delle serie Tv preferite e ha paura che tu lo interrompa, mamma”, diceva). Proprio in quel momento la porta si spalancò. Colto sul fatto, pensò, ancora con le ginocchia a terra, intento a nascondere il fumetto, guardando la malefica nonna con espressione colpevole. La nonna lo guardò con cipiglio severo. “Era una rivista di Playboy?”, chiese. Raiden strabuzzò gli occhi, mentre il padre la afferrava per le braccia, dicendo “Ma mamma, sono affari suoi!”. La nonna se ne accorse. Se ne accorse. E fu immane tragedia. “STA LEGGENDO I FUMETTI PIENI DI SANGUE”, lo accusò. Ma la cosa più brutta fu quello che disse dopo. La condanna. Il supplizio.
    “A PULIRE I FAGIOLINI” fu la sentenza di Nonna Fagiolo.

    Tre ore dopo

    Aveva le dita che puzzavano di fagioli. La casa puzzava di fagioli. Sul tavolo c'erano solo fagioli. Era tutto verde in quella casa. Raiden era profondamente disgustato. La caratteristiche dei Norrey era odiare i fagioli, ma Nonna Norrey era la Nonna Fagiolo. Colei che cucinava solo fagiolini. E pretendeva che tutti li mangiassero. E la punizione più terribile che potesse affibbiare era quella di pulire i fagiolini. La punizione più temuta e odiata da Raiden Norrey. Mentre un mestolo mischiava una poltiglia di colore verde, mosso da mani invisibili, in cucina entrò Nonna Fagiolo. Rai la guardò, con occhi umidi. «Sei ancora arrabbiata, nonnina?». La nonna distolse lo sguardo, sbuffando. Nonostante la sua fagiolosità, Nonna Norrey era la nonna più buona del mondo: si arrese facilmente e sorrise con affetto. “A lavare le mani. Facciamo i biscotti”, sentenziò, con voce dolce.
    Raiden obbedì prontamente. Nonna cucinava soprattutto i fagiolini, ma sapeva fare anche i biscotti più buoni del mondo. Quando ritornò in cucina, vide un barattolo gigantesco in mezzo al tavolo, pieno di polverina turchese. Sperò non fosse MagiViagra in polvere, sarebbe stato imbarazzante. La nonna gli ordinò di mettere un po' di colorante turchese - AH, ma allora non è MagiViagra - dentro l'impasto, cosa che Rai fece subito. Poi la Nonna Fagilo agitò la bacchetta, lasciando che l'impasto si auto-impastasse, diventando di uno strano colore turchese. “Oggi, biscotti a forma di Puffo”, sentenziò. Rai alzò un angolo Dell bocca in una smorfia di disgusto. Sarebbe bastato non guardare i biscotti. Si avvicinò alla nonna, aiutandola a fare il cioccolato da mettere dentro i biscotti.

    Un'ora dopo

    La nonna gli porse una formina. Gli spiegò che era la forma dei Puffi, ma lui ne dubitava fortemente. Sembrava qualcos'altro. Si strofinò il naso. Non racconterò mai a nessuno di averlo fatto, si disse. Obbedendo alla nonna, si mise a fare gli stampini nell'impasto color turchese. Ogni volta che ne faceva una coppia, la nonna ci metteva in mezzo un po' di cioccolato, mettendoli poi nella teglia. Raiden non era molto convinto della forma che avevano, ma contenta nonna contenti tutti. E continuò a fare gli stampini mentre la nonna procedeva con il cioccolato. Dopo aver usato la formina ben sessanta volte, creando un totale di trenta biscotti, Raiden aprì il forno e la nonna vi mise dentro i biscotti, tutta contenta.
    Mezz'ora dopo, li uscirono. L'anziana, tutta deliziata, ammirò i biscotti. “Ho, ma come sono venuti bene!”, disse. Raiden sorrise. Gli s'era paralizzata la faccia dallo schifo. Sotto il suo sguardo c'erano ben trenta biscotti dalla forma discutibile. «Li dobbiamo mangiare ora?», disse, con un tono di voce isterico. La nonna gli scompigliò i capelli: “Ora vado a chiamare il nonno, poi andiamo allo zoo e li mangiamo lì, bello cicciottino mio”. Il Ravenclaw annuì, come se fosse esaltato dalla proposta, mentre la nonna si allontanava. Poi tornò con lo sguardo sui biscotti.
    Trenta peni azzurri farciti di cioccolato erano in attesa di essere mangiati.

    Tre ore dopo

    Rai stringeva nervosamente il sacchetto con i dieci biscotti a forma di pene. Era un sacchetto marrone su cui c'era scritto Grazie per la scelta: sforniamo pani volanti di qualità dal 298 a.C., un sacchetto che proveniva dalla panetteria più amata dalla Nonna Fagiolo. Il ragazzino si sentiva un po' stupido ad essere lì allo zoo, in compagnia dei nonni. Si guardò attorno nervosamente, sperando che non ci fosse nessun suo amico lì a Carrow's District. Sarebbe stato imbarazzante. Molto. Senza contare che aveva degli obbrobri dentro quel sacchetto. Peccato non ci fosse suo padre con lui: se ci fosse stato, avrebbe fatto sparire quel sacchetto con un Evanesco. Rai non poteva utilizzare la bacchetta, dato che era minorenne, quindi era costretto a mangiarli. O a farli sparire dentro un cestino. Ma purtroppo suo padre era in un villaggio turistico per presentare il suo nuovo libro giallo.
    Un attimo. Buttarli nel cestino. Che idea geniale. «Nonna, vado vedere i Plimpi, così ripasso la materie del prof Vik, torno subito», le disse. Il nonno annuì, facendogli cenno di andare, mentre la nonna era troppo presa nell'osservare gli Abrasax, indagando se fossero maschi o femmine, sgranocchiando quel malefico biscotto a forma di pene che molti passanti osservavano, incuriositi. Che vergogna, pensò, allontanandosi. Avvicinandosi alla vasca dei Plimpi, notò un ragazzo che dava dei Galeoni a un bambino che poi lo ringraziò. Socievole e molesto come al solito, Rai si avvicinò al ragazzo, che doveva essere più grande di lui. «Fammi indovinare: gli hai fatto cadere il gelato». Un classico. Osservò la macchia di cioccolato che campeggiava sui vestiti del ragazzo. «Sì, credo di averci azzeccato», disse con un gran sorriso. Proprio in quel momento un biscotto cadde da una fessura traditrice che s'era aperta sotto il sacchetto.
    Il biscotto turchese a forma di pene era ben visibile a chiunque. Raiden ridacchiò nervoso: «L'aspetto è orribile, ma il biscotto è buono. Credo». Si abbassò per prendere il biscotto, ancora con un falso sorriso di vero nervosismo. «Peccato che sia caduto, non si può più mangiare» aggiunse, gettando il biscotto dentro un cestino lì vicino. Che figura di cacca. «Li ha cucinati mia nonna», tentò di giustificarsi, «e tutti sanno quanto sia brutta la demenza senile». Altra risatina isterica. Raiden voleva solo sotterrarsi e sparire dalla faccia della terra, mentre le orecchie andavano in fiamme.
    the heart is deceitful above all things,


    Biscotti a forma di pene, perché? No mea culpa: penitenza del Lucky Strike (Luglio)!
    CITAZIONE
    Raiden Norrey - Il tuo pg cucinerà biscotti a forma di pene (o racconterà di quella volta in cui li ha cucinati)
     
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    Nathan "Nate" Wellington

    "Fammi indovinare: gli hai fatto cadere il gelato". La voce di un ragazzo riscosse Nate dai suoi pensieri. Si girò verso di lui cautamente. Sembrava una voce da adolescente. Per cinque secondi Nate sperò che non fosse un adolescente di Hogwarts, ma subito si rese conto che sarebbe stato stupido sperarci ancora: erano ad Hogsmade. Sicuramente frequentava Hogwarts. La sua copertura rischiava di saltare, per l'ennesima volta. Ormai aveva perso il conto di tutte le volte in cui aveva rischiato di essere scoperto. Non poteva certo ignorarlo e il tempo scorreva. Il ragazzo continuò:
    "Sì, credo di averci azzeccato"
    "Già. Ma sicuramente mia madre conoscerà qualche rimedio per pulirlo."
    Disse in modo impacciato, mentre guardava la macchia sui pantaloni. Doveva assecondarlo ma doveva anche sembrare naturale. In quel momento qualcosa cadde dal misterioso pacchetto che il giovane aveva in mano. Nate stava per piegarsi per prenderlo ma fu preceduto dal ragazzo dai capelli ricci.
    "L'aspetto è orribile, ma il biscotto è buono. Credo. Peccato che sia caduto, non si può più mangiare." disse lui buttando il biscotto turchese. Dietro agli occhiali da sole, gli occhi di Nathan sgranarono alla vista del colore...ma soprattutto alla vista della forma. Un biscotto dalla forma fallica e dal colore turchese era appena caduto davanti ai suoi piedi e Nate era sicuro che il pacchetto ne contenesse altri. Non riuscì a trattenere una piccola risata.
    "Li ha cucinati mia nonna. E tutti sanno quanto sia brutta la demenza senile" si giustificò con una risatina nervosa.
    "Posso capirti. Ma la cosa più grave è l'errore di battitura sulla busta." disse Nathan indicando la scritta che diceva "Grazie per la scelta: sforniamo pani volanti di qualità dal 298 a.C.". "Credo che volessero dire «Grazie per la scelta: sforniamo peni volanti di qualità dal 298 a.C.»", spiegò sorridendo. Se avesse continuato a scherzare riguardo ai biscotti, sarebbe stato più facile svignarsela. Ancora meglio, avrebbe potuto concentrare l'attenzione su quel ragazzo e andarsene appena ne avrebbe avuto l'occasione.
    "Ma toglimi una curiosità: come sei finito in questo zoo con una busta di biscotti a forma di pene turchese cucinati da tua nonna che, a quanto hai detto tu, soffre di demenza senile? Qualcosa mi fa pensare che non sia stata una tua idea venire in un luogo pubblico con del cibo così... ehm... ambiguo."
    Per un momento, a Nate venne la strana idea che magari sarebbe potuto non fuggire. "Magari, se mi comportassi in modo naturale e poco sospetto, potrei semplicemente parlare con questo ragazzo dall'aria simpatica e godermi un bel pomeriggio estivo in compagnia di qualcuno.". Le sue occasionali "boccate d'aria" erano sempre molto stressanti. Il Quartier Generale non obbligava nessuno a restare lì ma era una propria responsabilità evitare di farsi catturare. Nate ne era sempre stato cosciente. Tutte le sue "pause" erano sempre piene di pensieri come "non farti scoprire", "non farti ammazzare", "non essere sospetto", "non usare i tuoi poteri". Per una volta non sarebbe successo nulla se si fosse lasciato andare e se non si fosse stressato con quei divieti che lo ossessionavano. E, poi, quel ragazzo non sembrava per niente un Mangiamorte. E nemmeno la sua famiglia doveva esserlo, se la nonna aveva cucinato dei biscotti così ambigui.
    L'immagine di una nonna Mangiamorte che torturava i Ribelli con biscotti a forma di pene gli fece sollevare leggermente gli angoli della bocca per quanto sarebbe stato esilarante.
    "E, comunque, quei biscotti sono del mio colore preferito."
    Confessò al ragazzo sorridendo.
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  4. #raiden
         
     
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    Raiden Norrey ( ) - V anno - Ravenclaw - neutrale - 16 anni
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    Raiden sorrideva praticamente sempre. Poche cose facevano vacillare il suo sorriso: un amico in Infermeria ferito gravemente, i biscotti che si finivano, suo padre che non riusciva a superare il blocco dello scrittore, i personaggi dei libri che morivano e poche altre cose ancora. Ma, prima o poi, recuperava il sorriso, con più grinta di prima, si rimboccava le maniche, sparava cazzate a caso per far riaffiorare il sorriso sulle labbra altrui o semplicemente girava pagina del libro. Mai si intristiva sul serio, mai il sorriso veniva spazzato via come una duna dal vento, mai. Tranne... “Già. Ma sicuramente mia madre conoscerà qualche rimedio per pulirlo”. Il sorriso che tanto lo caratterizzava si spense subito e i suoi occhi persero la vitalità che di solito avevano. Abbassò subito lo sguardo e i suoi pensieri andarono alla propria madre. Quella che era sparita. Puff, andata.
    Il rapporto tra Raiden e la mamma era sempre stato molto bello. Nonostante stesse solo un mese assieme a lei era felicissimo di rivederla. Vivevano appieno quei giorni, facevano gli scivoli che papà Rick non faceva a causa delle sue paure. Il Giant Mega Splash, il GMS, dell'Acquapark era una cosa per pochi temerari avventurieri, e Richard Norrey non lo era. Ci aveva provato, per accontentare il figlio, ma quando furono in cima dopo due ore di coda vomitò e svenne. Senza neanche salire sul gommone. Rai non se l'era mai presa, l'aveva aiutato a riprendersi ed erano scesi. Si erano fatti il Foam, più tranquillo rispetto al GMS. Sua madre, invece? Sua madre invece aveva acconsentito a farsi lo scivolo per più di cinque volte. Alla fine era stato Raiden a vomitare, mentre la madre rideva.
    Il loro rapporto era dei migliori. Alla fine del Quarto anno, però, successe qualcosa: la madre venne rapita. Quando Raiden si presentò davanti alla porta della casa della madre, la vide spalancata. La porta, non la mamma. E vide i due rapitori che tenevano il corpo della madre svenuta (o forse narcotizzata) sospeso a mezz'aria tramite un Wingardium Leviosa. Poi vide il lancio di un Oblivion e ricordò solo di essere arrivato davanti alla porta e di averla trovata chiusa con un pezzo di carta affisso sopra: Sono partita, non cercatemi. Rai provò a chiamare più volte la madre: mille squilli e nessuna risposta. Alla fine la mandò al diavolo e si rifugiò tra le braccia del padre e dei Nonni Fagiolo, versando amare lacrime. Non la odiò mai, ma fu convinto che lei odiasse lui, per chissà quale motivo. Nonostante non la odiasse, smise di cercarla dato che lei aveva voluto rompere i ponti (probabilmente per lasciarsi l'ex-marito, Richard Norrey, definitivamente alle spalle) e il solo suo ricordo gli spegneva il sorriso sulle labbra, perché il suo sorriso era alimentato dall'affetto e dalla gioia. La scomparsa della madre aveva cancellato entrambe. L'amore no, non era stato cancellato, ma non era quello che ti faceva sorridere. Era quello che ti faceva battere il cuore. Dolorosamente o gioiosamente, dipendeva.
    In quel momento sentì il cuore battere all'impazzata. Amava sua madre. E provava dolore. L'amore era una medaglia, alla fine: una faccia rappresentava la gioia, l'altra il dolore.
    Comunque, il ragazzo si mise a ridere. Temendo le peggio fagiolose punizioni, Raiden si guardò dietro, controllando che la Nonna Fagiolo non fosse nei paraggi. Non voleva che lo vedesse mentre denigrava i suoi biscotti. Sarebbe stata capace di metterlo a pulire i fagiolini per una settimana intera. Poi disse “Posso capirti. Ma la cosa più grave è l'errore di battitura sulla busta”. Raiden inarcò un sopracciglio, guardando incuriosito la persona che aveva davanti a sé. Girò la busta per leggere ciò che c'era scritto e, a suo parere, non c'erano errori né grammaticali né ortografici. “Credo che volessero dire «Grazie per la scelta: sforniamo peni volanti di qualità dal 298 a.C.»”. Di punto in bianco la vitalità riprese possess(i)o(ne) degli occhi del Blu-Bronzo e la sua bocca si distese in un largo sorriso, lasciando scappare una risata divertita. Gli stava decisamente simpatico, nonostante gli occhiali da sole che portava anche all'interno dello zoo e che lo facevano sembrare una spia in missione super segreta.
    “Ma toglimi una curiosità: come sei finito in questo zoo con una busta di biscotti a forma di pene turchese cucinati da tua nonna che, a quanto hai detto tu, soffre di demenza senile?”. Bella domanda. “Qualcosa mi fa pensare che non sia stata una tua idea venire in un luogo pubblico con del cibo così... ehm... ambiguo”. Tutto d'un tratto l'espressione sul viso di Raiden divenne seria. La più seria possibile, così sera che era evidente fosse finta, mentre l'imbarazzo dovuto al biscotto dalla forma fallica spariva. Con la massima serietà e con gli occhi stretti a due fessure, gli puntò un dito accusatore contro, l'indice della mano destra, ammonendolo: «Non sono peni, ragazzaccio. Sono Puffi. Puffi, capito?». Poi la sua espressione cambiò immediatamente diventando indifferente e tranquilla: «O almeno mia nonna ha detto questo. Mi ha messo in punizione - a pulire fagiolini, roba da Medioevo - ma poi mi ha offerto l'onore di cucinare biscotti con lei. Non sapevo che avrebbe tirato fuori delle formine dalla forma Puffico-fallica». Si interruppe un momento, mentre le righe che erano apparse sulla sua fronte indicavano che era assorto in una profonda meditazione. «Non vedrò mai i Puffi allo stesso modo. Saranno dei peni ambulanti, d'ora in poi». Poi la sua espressione si rasserenò e comparve un sorriso divertito. «Ovviamente non l'ho detto a mia nonna e lei ha pensato fosse una buona idea mangiarli davanti a tutti, allo zoo. Lei lo sta facendo, non sai quante persone la stanno guardando male». Poi pensò bene di aggiungere una piccola cosa, per amore della nonna: «Ma è un tipo apposto. Non è ninfomane, è una donna tutta chiesa», assicurò. Credo, aggiunse mentalmente, ma non voleva riflettere più di tanto sullo stato sessuale di sua nonna. Era imbarazzante.
    Poi il ragazzo fece una grande confessione. “E, comunque, quei biscotti sono del mio colore preferito”. Raiden spalancò la bocca. Esclamò «Turchese?! Come il Vi...», ma si interruppe subito, riprendendo con «... Vielo? Cioè, cielo, scusa, lapsus linguae». E, prima che il tizio con gli occhiali da sole potesse capire che Raiden aveva pensato alla pillolina sessuale magica, aggiunse frettolosamente «Mi chiamo Raiden Norrey, comunque. Chiamami Rai, se ti va». Invece di porgergli la mano per stringerla, allungo con una mano il sacchetto contenente i biscotti di forma fallica. «Vuoi un biscotto dell'amicizia?», chiese, per poi aggiungere «Ti prego, aiutami a finirli», lo supplicò con tono piagnucoloso, esibendo un'espressione da gattino bastonato e buttando all'infuori il labbro inferiore.
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    " Turchese?! Come il Vi..." iniziò a dire il riccio (#wat) dopo che Nate ebbe ammesso che quei biscotti erano del suo colore preferito. " Vielo? Cioè, cielo, scusa, lapsus linguae." continuò dopo essersi soffermato un secondo sulle prime lettere. Nate non amava particolarmente le persone che soppesavano le parole o che le trattenevano e, per questo, rivolse un'occhiata curiosa e sopsettosa al ragazzo da dietro gli occhiali a specchio. Fu solo per un momento e, nonostante non sapesse cosa fosse un lapsus linguae, non ci badò più di tanto. Quando si dice "beata ignoranza". " Non proprio. Il cielo è più sul celeste e l'azzurro. Il turchese è la sfumatura che va dall'azzurro al verde." specificò il mimetico. Quando entrava in fissa con qualcosa, non faceva altro che documentarsi per potersene innamorare ancor di più. Così aveva fatto per il turchese: aveva un intero libro che parlava del turchese, un blocco da disegno con macchie di ogni sfumatura di turchese in qualsiasi formato (?) di colore (tempera, olio, pennarello...). E per questo era molto pignolo al riguardo. Ma la sua più che un richiamo voleva essere una specificazione.
    " Mi chiamo Raiden Norrey, comunque. Chiamami Rai, se ti va" disse il ragazzo porgendogli i sacchetto di boscotti e pregandolo con sguardo pietoso. Nathan, da vero Tassorosso, non poteva non rifiutare dei biscotti. Nemmeno dei biscotti talmente sconci! Afferro un fallo azzurro (#wat) e lo spezzò in due (#ahia) per poterlo mangiare. " Non so che genere di amicizia comprenda la condivisione di biscotti fallici, ma per sicurezza te lo dico: non sono particolarmente interessato ai ragazzi." ammise con finto fare dispiaciuto mentre mangiava la prima metà del biscotto. "Per tutto l'oro della Gringott, ma sono buonissimi!" confessò lui spalancando gli occhi dalla gioia suscitatagli da quello spuntino. Afferrò altrindue biscotti mangiandoli in modo poco decoroso, fregandosene altamente delle due ragazze che passavano di lì e che guardarono i due con fare disgustato. "Ad ogni modo" continuò, ingoiando un altro boccone, " io sono..." TA DAAA la parte più difficile era ormai giunta. Quando famigliarizzava con altre persone che non appartenevano alla resistenza non usava il suo vero nome: se ne inventava sempre uno diverso. Attualmente non sapeva se Ray fosse o meno un membro perché i riferimenti ai falli non sono mai troppi #wat dei ribelli e non voleva rischiare di fargli prendere un colpo dicendogli che Nathan Wellington non era morto. Il suo "suicidio" non aveva riscosso tutto lo scalpore che si era aspettato il giovane mimetico. Vuoi perché non fu il primo (nè l'ultimo) a fingere il suicidio vuoi perché il rigido regime scolastico spingeva nolti ragazzi ad estremi rimedi, la dipartita del simpatico Tasso vittima di un casuale rapimento Babbano rimase un lutto persistente solo nella sala comune degli Hufflepuff. Probabilemente Rai non sapeva nemmeno chi fosse stato quel tipo, ma a Nate piaceva illudersi e per una volta decise di non rischiare un arresto (cardiaco? legale? Chi lo sa) andò sul sicuro. Fosse stato così saggio anche quella volta che era entrato nel pub dietro al negozio di bacchette di Diagon Alley, ma questa è un altra storia ma dove? ma quando?. " Io sono Samuel... Smurf. Sì, Samuel Smurf." disse, soddisfatto dell'alias appena inventatosi. Sperò ardentemente che Rai non si fosse accorto di quei brevi istanti di esitazione o della fortuita coincidenza che vedeva nel cognome "smurf" la traduzione inglese di "Puffo". Continua così Nathan e avrai una vita breve e intensa!
    Uno dei Plimpi spiccò un salto molto alto, andando da una foglia ad un altra, e Nate gli lanciò una briciola di biscotto. L'animaletto sferico si avvicinò circospetto al cibo e, dopo qualche annusatina (?), si tuffò in acqua senza degnarlo di un altro sguardo. "Certe creature non sanno apprezzare le bontà della nonna fatte in casa." constatò infelice "Samuel". Nonostante non conoscesse Nonna Fagiolo, aveva intuito che fosse un'ottima cuoca e, d'altronde, anche la sua lo era. Oh, come gli mancavano i calderotti che nonna Dalila gli portava ogni volta che veniva a trovarlo a casa. Per non parlare dell'ottimo tè scozzese che solo lei riusciva a preparargli. Il segreto? Un goccetto di whisky Incendiario prima di metterlo in infusione. Nate non l'avrebbe mai saputo e sarebbe per sempre stato convinto che la nonna avesse un talento come cuoca di tè. Addentò anche il terzo biscotto e iniziò a spostarsi lungo il viale che si estendeva tra le varie gabbie e vasche. L'aria si stava facendo calda e Nate era grato di avere il berretto a tenergli il ciuffo lontando dalla fronte sudata. "So che avvicinarci troppo ad altre persone tenendo in mano questi biscotti non sarà per niente di aiuto per la vita sociale di nessuno dei due- come se Nate ne avesse una al di fuori del Quartier Generale dove, comunque, conosceva poca gente -ma io sto morendo di caldo e necessito di andare in un luogo fresco. Qui vicino ho visto un chiosco dei gelati e credo che i biscotti puffallici siano ottimi con il gusto al puffo!" riflettè ad alta voce, incamminandosi verso il bancone dove, poco prima, un bambino aveva comprato il gelato che ora era sul pantalone del ribelle. Ancora si stava chiedendo come avrebbe fatto. Magari avesse avuto sua madre in quel momento ma per lei, come per quasi la maggior parte dei suoi conoscenti, lui era morto. Sarebbe stato poco carino ripresentarsi da lei per farsi pulire i pantaloni. Di suo, Nate, non conosceva alcun rimedio magico e non avrebbe saputo applicarlo da solo neanche conoscendolo: non è divertente agitare una bacchetta quando non ti è rimasta nemmeno una briciola della tua vecchia magia. Le sue speranze erano riposte nelle piccole manine di Idem Withpotatoes, sperando che sapesse usarle anche per fare il bucato oltre che per preparare biscotti (magari dalle forme meno compromettenti) e riordinare le scartoffie da segretaria. Il gelataio adocchiò i due maghi -anzi, il mago e mezzo- da lontano e fu tentato di chiudere alla vista dei biscotti. Nate lo aveva notato e, se non avesse avuto gli occhiali da sole, il commerciante avrebbe sicuramente adocchiato lo sguardo di disprezzo e disapprovazione che il mimetico gli stava rivolgendo. "Ah come si fa a vivere in un mondo che ti giudica per ogni capello fuori posto o per un biscotto vagamente fallico?!" chiese sospirando. Se non vuoi morire dall'imbarazzo per qualcosa di strano, fingi che sia normale e saranno gli altri ad essere in imbarazzo. Era una tattica che a Hogwarts aveva sempre funzionato quando a colazione Nathan mangiava gli oreo arrotolati nelle striscioline di bacon.
    sono da cellulare e maneggiare i codici HTML vuol dire dichiararsi guerra da soli, prometto che appena avrò sotto mano il pc aggiungerò lo schema Role cwc
     
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4 replies since 10/7/2016, 00:33   273 views
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