And there will come a time, you'll see, with no more tears.

post quest #06 || per tiffany

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    Archibald Dominique Leroy
    «Perchè fai sempre predizioni di morte?»
    Arci sorrise, baciando teatralmente la carta che teneva in mano.
    «Perchè vado sul sicuro»

    I suoi "clienti" potevano non apprezzarlo, potevano pensare che si trattasse di "barare", ma era la pura verità: dicendo loro che sarebbero morti Arci non poteva sbagliarsi, e neanche i più scettici avrebbero potuto ribattere. Tutti gli uomini devono morire I said Valar Morghulis before it was cool. L'aveva scoperto da bambino, svezzandosi con gli omicidi del regime intorno a sè come chiunque della sua generazione. La vita era breve, il decesso l'unica certezza concessa. Certo, coloro che gli richiedevano il futuro sperando in visioni di amore, fama, fortuna, potevano pensare che non fosse valido, che fosse un imbroglio... e allora? Non era suo dovere essere onesto o giocare pulito, lui doveva solo predire quello che sarebbe arrivato, e ritirare i soldi. Doveva solo dire quello che la gente non voleva sentirsi dire. I suoi amici erano una rara eccezione a quella regola... ma perchè rassicurare una sconosciuto o un conoscente? Tecnicamente era la pura verità che sarebbe morto.
    «E riguardo a te stesso? Anche in quel caso vai sul sicuro predicendo la morte?»
    «Beh, ovviamente»

    «...Ma cazzo, non così»
    Lui non voleva morire. Era cinico, era freddo... ma non voleva morire. Non così, non soffocato sotto un palazzo che cadeva a pezzi.
    Arci annaspò impanicato, buttandosi di lato nel cercare di non prendersi addosso un masso che cadeva dal cielo. Cielo, oddio... sarebbe stato meglio essere effettivamente sotto il cielo, invece che nelle catacombe di un fottutissimo laboratorio che crollava a pezzi. «Maronne santissime, Padre Polgy salvami, perchè quei bastardi dei dottori hanno peccato e meritano di morire fottutamente tutti e morire pure male»
    Rotolò di lato mentre intorno a sè era il caos, mentre sotto di sè i detriti facevano male, mentre sopra di sè si distruggeva tutto. Insommaq, mentre c'era il degenero più totale. Era così che sarebbe morto? Al chiuso? Era la conferma che la sua claustrofobia fosse in realtà una perenne visione del suo futuro? «Ma sta minchia»
    Si rialzò tenendosi dritto sulle gambe traballanti, cercando Eugene e i suoi amici, cercando l'uscita. Voleva andarsene di lì, tornare a casa, premere il buzz dell'eliminazione. Missione, sei stata bella, divertente, simpatica, ma per me è naah, non hai l'Arci factor.
    Si passò una mano sulla guancia, sentendo qualcosa di liquido, e toccando il graffio non fece che sentire ancora più forse il dolore. Aveva male ovunque, gli sembrava di aver piantato qualcosa nel fianco ("Dio fa' che non sia un proiettile, fa che non sia grave"), e come se non bastasse si era tagliato il suo paio di pantaloni preferiti. Fottuti ribelli.
    Retto solo dall'adrenalina, e con l'impressione di poter cadere da un momento all'altro, alla vista di Eugene si affrettò ad andargli incontro. Forse se lo era sognato, ma gli sembrava sollevato di vederlo, come se separandosi da lui si fosse... preoccupato? Sì, preccupato era il termine.
    "Ethienne si sarebbe preoccupato? Forse hanno ragione tutti, forse non l'hanno rapito, forse mi ha abbandonato e basta. A Ethienne è mai effettivamente importato di me?".
    Si inumidì le labbra, raggiungendo zoppicante il gruppo.
    Eugene, Run e l'altro uomo volevano fare una tregua con i ribelli. Ad Arci non fregava un cazzo, purchè se ne andassero da lì vivi. Se aveva paura? . Non si era mai trovato in una situazione tanto brutta, neanche quando aveva buttato delle bottiglie di alcol e Jack aveva tentato di ucciderlo. Missione facile un cazzo: lui neanche ci credeva in quel regime, nessuno ci credeva, e non sarebbe di certo morto a costo di uccidere un paio di rivoltosi del cazzo.
    «Ce ne andiamo» Non sembrava una proposta «Ce ne andiamo» Ma annuì, prendendo la bacchetta e puntandola verso l'uscita, aiutando tutti facendo del proprio meglio per liberare il passaggio, fregandosene che sarebbe stata un'occasione perfetta per smascherare i ribelli, per chiedergli se erano loro ad avere Eth o se si fosse solo immaginato il suo coinvolgimento in quel momento e le sue frasi emblematiche di un anno primo riguardo al lottare per un mondo migliore.
    Prima che riuscissero ad aprire il passaggio, guardandosi indietro un'ultima volta Arci vide ancora riverso a terra Wit.
    Non era esattamente suo amico. Non gli voleva bene. Non sarebbe decisamente morto per lui... però era un suo compagno, lo conosceva da anni, e non l'avrebbe decisamente lasciato crepare in un modo così ignobile solo perchè aveva paura di quel luogo. Persino una persona come Wit meritava una morte migliore... e no, non sapeva neanche Arci da dove arrivasse tutto quel buonismo. Forse si era semplicemente rotto il cazzo di scavare e gli serviva una scusa per allontanarsi. «Arrivo»
    Abbandonò Eugene pentendosene l'istante dopo, correndo verso il ragazzo svenuto, sperando che un'altra scossa di terremoto non li cogliesse proprio in quel momento. C'era gente che scappava, ribelli che soccorrevano feriti mangiamorte... non gli importava; che facessero quel che gli pareva, che salvassero i loro aguzzini, gli uomini contro cui lottavano. Voleva andarsene di lì il primo possibile vivo.
    Quando provò a sollevare Wit il ragazzò mugugnò qualcosa, lasciandosi andare su Arci come un peso morto. Morto. Non era morto. Non era ancora morto. Non sarebbero morti.
    «Neanche. Immagini. Che enorme. Favore. Del cazzo. Mi dovrai. Per questo», sbuffò Arci trasportando il ragazzo di peso fino all'uscita, per poi smollarlo davanti al suo team. La via di fuga era appena stata aperta. «E ora a casa»

    • • •

    Un'ora o forse più dopo, entrò nell'infermeria del castello zoppicando, chiedendosi dove fosse il grifoidiota dai capelli rossi che accorreva sempre a salvare chiunque oltrepassasse quella porta. «Ehi», chiamò scazzato guardandosi intorno. «Aiuto!». In realtà non aveva davvero bisogno di aiuto. Non aveva davvero bisogno di essere lì con quell'urgenza; era già stato curato, era già stato salvato... però non era una persona paziente, e non era bravo a sopportare il dolore. Eugene e altri mangiamorte si erano premurati di dargli il primo soccorso, ma lo avevano faccio in modo spiccio, rapido, senza preoccuparsi che Arci fosse un adepto dell'atarassia. Il dolore non lo faceva sentire vivo. Il dolore era solo dolore, e faceva male. Lui voleva degli antidoloriferi e li voleva subito. «Sto maaaale», si lamentò buttandosi su un lettino, e per fortuna da dietro una porta apparì il suo infermierino preferito, nonchè il ragazzo degli unicorni. «Folletto!»
    Arci lo accolse con un sorriso battendo emozionato le manine, ma Thad non sembrava altrettando felice di vederlo. «Ehi, se sto seduto qui siamo quasi alti uguali»
    «Stai facendo casino»
    Si portò la mano al petto indignato come la gif di Sara. «Ma soffro!»
    «E allora soffri in silenzio»
    Arci incrociò le braccia, mettendo su un musetto offeso, ma Thad Cooper? non si fece scalfire dal suo visino; forse perchè Arci andava spesso a chiedergli medicine e cure anche quando non aveva bisogno? Insomma, avrebbe dovuto essergli grato per non rubare mai nulla per rivederlo mettendolo nei casini! Thad passò invece lo sguardo sulla fasciatura a mettà gamba del serpeverde con occhiate mediche (?). Arci tirò su la maglietta, mostrando anche il bendaggio che mostrava sul fianco e dove una scheggia si era infilata. Eugene si era già premurato di togliergliela, ma per quanto amasse l'uomo, non era esattamente il miglior medico del mondo. «Soffro», ripetè.
    Thad storse la bocca, forse notando le garze sporche di sangue. O forse notando che nell'insieme, Arci sembrava a pezzi: aveva i capelli scompigliati, era ancora vestito come quella mattina, pieno di polvere e altri liquidi scuri a sporcarlo, non aveva avuto il tempo che per lavarsi velocemente la faccia che era comunque ancora tagliata superficialmente, e probabilmente puzzava pure. «Che ti sei fatto?»
    «Gn, solite cose. Sono andato in guerra, ho ucciso qualche infedele». Fece spallucce, e avrebbe voluto mostrarsi fiero e orgoglioso, ma una nuova fitta all'altezza della pancia lo spinse in avanti, denti serrati e mano sulla ferita. «Puoi... puoi darmi qualcosa per il male?». Alzò gli occhi, guardando lo special attraverso i ciuffi di capelli con le sopracciglia aggrottate. "Per favore?".
    «...guardo cosa abbiamo. E poi ti cambio il bendaggio»
    Arci annuì, felice del modo di parlare spiccio del ragazzo; non è che avesse propriamente fretta, non stava morendo, non più, ma gli servivano quelle medicine.
    Attentendo il ritorno di Thad si tolse la maglietta, e si coricò sul lettino ad occhi chiusi. Cercò con il tatto sulla maglietta la spilla che ci aveva attaccato quella mattina, e quando finalmente riuscì a staccarla alzò la mano in aria, guardando il simbolo del prefetto tassorosso e rigirandosela tra le dita. Dov'era Tiffany? Stava bene? Il ragazzo che aveva provato a strozzarla il giorno prima era ancora in giro a cercarla? Strinse la spilla nel pugno, odiando quel tipo senza volto e giurando che se lo avesse trovato, gliele avrebbe date tante volte tanto. Tiffany forse non era la sua migliore amica, ma era cugina di Oscar e Chris, legatissima a Jeremy... lo faceva per loro, mica per sè.
    «Prendi»
    Arci infilò rapido la spilla nella tasca dei pantaloni, e si ritirò su afferrando le pillole che Tahd gli porgeva, buttandole in gola senza bisogno di acqua come se fossero pastiglie dategli da Jeremy, come se fossero esse stesse acqua di cui aveva bisogno. Mentre il ragazzo gli toglieva cautamente le bende per rimettergliene di nuove, Arci raccontò i punti più divertenti di quella giornata (aumentando qui e là il rischio di morte), invitandolo a partecipare alla prossima missione. E pensò che cavoli, aveva proprio bisogno di alcol. Appena finito lì, avrebbe dovuto chiedere ai Catafratti una serata ignorante alla stamberga per scaricare tutta la tensione.
    Quando Clayton finì, le medicine dovevano aver iniziato a fare effetto, perchè Arci si sentì più stanco, ma meno dolorante. Trasognato, diciamo, come dopo aver fumato... Thad perse tempo a dirgli di non ingerire sostanze alcoliche o stupefacenti mentre era sotto medicinali, e Arci annuì, conscio che non avrebbe rispettato le prescrizioni.
    «Ora te ne puoi andare. Non fare il cazzone»
    E lo lasciò lì, da solo e seminudo. Arci se ne sarebbe andato, perchè non aveva niente a trattenerlo in quel luogo; i malati gli mettevano ansia, i primini usciti dalla sala delle torture gli facevano storcere il naso... ma una persona coricata in una dei letti gli risultò familiare. Strinse gli occhi, chiedendosi se fosse colpa dell'antidolorifico, ma avvicinandosi potè riconoscere proprio il volto addormentato, e graffiato in più punti, di Tiffany Reed. O almeno, avrebbe detto che era addormentata, ma in quel luogo, e con quelle ferite, non si poteva mai dire; forse era svenuta.
    «Tassomuffin?», mormorò richiamandola per poi notare il braccio fasciato che pendeva dal letto, o attraverso le coperte la shiluette di una gamba più grande dell'altra, come se fosse stata ingessata. Cos'era successo mentre non c'era, mentre era a divertirsi e a morire? Era stato via poche ore... il ragazzo della sera prima l'aveva trovata per parecchiare i conti?
    Thad passò loro di fianco, e Arci lo bloccò prendendolo per il braccio e conquistando un'occhiataccia. «Che ha?»
    «Routine»
    Routine? Nel senso di tortura, che era tipico trovare persone con quelle ferite lì, oppure routine per Tiffany in prima persona? Thad si liberò della presa, allontanadosi, e Arci deglutì, guardandosi a destra e a sinistra per poi prendere la prima sedia libera che trovò nella sala, spostandola accanto al letto della ragazza. Si sedette con i piedi piantati a terra, la maglietta e la borsa, dentro la quale teneva la pistola usata quella mattina, in mano... e semplicemente si mise a fissarla. Non sapeva bene il perchè, se fosse semplicemente preoccupato o più arrabbiato. Forse voleva solo ridarle la spilla il prima possibile, per paura di perderla; forse voleva che al suo risveglio non si sentisse sola e sapesse che c'era stato qualcuno a controllare che non le accadesse nient'altro di male; forse entrambe le cose.
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    Edited by m e p h o b i a - 5/1/2017, 01:02
     
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    «Tiffany, sai qual è la differenza tra il poter scegliere e non avere scelta» Ma che razza di domande erano quelle, certo che c’era una differenza, e anche bella grande commento permesso, la differenza era veramente molto semplice e che sua nonna non la sapesse le sembrava veramente assurdo, la stava deliberatamente prendendo in giro come si divertiva sempre a fare quando preparava da mangiare, quando preparava dolci che puntualmente lei si fregava senza nemmeno chiedere il permesso, come se poi avesse dovuto. «E la differenza tra chi sei e quello che devi essere per sopravvivere, questa la sai?» … oh! Ecco l’arguzia di sua nonna, nono non arguzia, qualcos’altro che non ricordava come si chiamasse, quella cosa pensava che l’avesse dimenticata in un cassetto qualche tempo prima, sapeva che prima o poi sarebbe tornata fuori comunque, il che l’avesse fatto in un momento come quello in cui lei si stava ingozzando di muffin ripieni al cioccolato non le sembrava proprio valido. «Pensavo di avere entrambe le risposte, ora non sono nemmeno sicura di avere la soluzione alla prima, non mi sembra giusto interrogarmi in una cosa del genere adesso!» La risata di sua nonna era sempre stata spiaccicata alla sua e a quella di sua madre, capitan OVVIO! «Oh certo, hai ragione, allora ti faccio l’ultima» Ma alla fin fine non gliel’aveva nemmeno fatta, l’aveva fatta aspettare mezz’ora prima di chiederle di che stavano parlando, per poco quella volta non sputò fuori quello che ancora teneva in bocca … succo di zucca, solo e unicamente succo di zucca.

    La vista aveva iniziato ad appannarsi molto in fretta dopo gli ultimi minuti, e tutto quello a cui fino a quel momento aveva dato importanza (Kendall, Didi, Maeve, Run, Alec, Isaac, Daphne … Archibald e chi più ne ha più ne metta) se pur la sua fosse pure facile da conquistare, alla fine aveva un piccolo problema di attenzione lei, quella che faceva finta di dare attenzione a tutto e che invece lo faceva solamente con pochi che poi alla fine, cosa? nono lei povera piccola faceva attenzione a tutto e basta, senza fare distinzioni, sembrava essere alle volte tipo un supereroe senza essere figo e senza indossare il mantello, insomma era letteralmente come essere Superman senza la Kryptonite e con una dose extra di adrenalina, tralasciando che poi quest’ultima finisce e nulla, finisci di vederci pure tu perché ti lasci abbandonare alle braccia di Morfeo o qualcosa del genere. «Se non ci sbrighiamo moriremo sotto le macerie. Cerchiamo un'uscita» Aveva annuito un senza farci caso e senza neanche dare un senso a quelle parole, l’unica cosa che ancora la teneva sveglia o che almeno ci stava seriamente provando, era la mano nel riccio che le stava stringendo il braccio in una presa salda. Sbattere le palpebre ormai non sembrava più dare nessun lato positivo, la vista annebbiata di certo non aveva preso a migliorare e quando aveva abbassato lo sguardo sull’avambraccio destro aveva visto praticamente quasi tutto nero, sangue letteralmente nero scorrere lungo uno squarci aperto e solo allora, solamente allora ricordo alcune parole per poi farsi forza mentalmente, perché fisicamente avrebbe avuto parecchi problemi, mentalmente almeno ancora un briciolo di istinto si sopravvivenza ce l’aveva, tipo fiammella che continuava ad alimentare persino sprecando dell’amato cibo, cioccolata per farne un esempio, sempre quella. «Didi, io… io non ce la faccio più mi dispiace, non… sent-» Aveva sentito tanta aria, più di quella che fino a quel momento era riuscita a passare per arrivare in quel luogo, aria che nonostante tutto non aveva impedito all’odore del sangue e di tante cose mischiate insieme di penetrarle le radici manco avessero voluto giocare a “indovina cos’è!” e uno sprazzo di luce l’aveva pure visto prima di crollare letteralmente una volta usciti dal luogo della battaglia, aveva solamente chiuso gli occhi e poi non aveva sentito più nulla, letteralmente.

    «Quindi? Avanti dimmelo sennò non vado più avanti a studiare, sai che sono curiosa, non puoi tentarmi così e poi tirarti indietro Kendall» A lei non poteva fare gli occhi dolci, ormai con la mora sembravano non funzionare nemmeno più e la cosa a pensarci non sembrava affatto leale, avrebbe dovuto trovare un altro modo e questo implicava il doverci pensare e così non poter pensare ad altro, altro di più interessante e non che Kendall non lo fosse, meglio metterlo bene in chiaro. «Pozione Dimenticante, avanti!» Stava prendendo in giro, stava cercando come al solito di cambiare discorso e lei come ogni volta metteva il broncio voltandosi dall’altra parte perché, DAI, non poteva essere così antipatica da non rivelarle quella cosa, non poteva e non doveva, era Kendall dopo tutto, non qualcun altro. «Sul serio? Oh per Merlino! Gli effetti della pozione sono irreversibili solo in caso di sovradosaggio, quindi potrei anche minacciare di usarla contro di te se non me lo dici... Okay, okay scusa. Bisogna fare molta attenzione e somministrare in quantità minime la pozione sopratutto alle persone fragili o debilitate, come i bambini e gli anziani, magari anche alla Queen non farebbe male, ma sono ancora imbranata con Pozioni, sicuramente farei disastri aumentandole la voglia di torturarmi psicologicamente più che fisicamente» Sbuffare, quello andava sicuramente bene, ma ancora non aveva mollato la presa, quella proprio no, alla fine era per metà cane (cane? WAT? Lupo magari, ma cane, avanti!) tirare la corda era un gioco alquanto divertente. «D’accordo va bene Tiffany, però devi fare una cosa per me» E quando le sorrideva così non aveva mai potuto dire di no, figurarsi, chi avrebbe mai resistito agli occhioni completi di sorriso extra dolce tanto quanto il suo, di Kendall Hamilton? «Va bene, va bene dimmi cosa vuoi» «Svegliati!» E non l’aveva proprio capita, non riusciva proprio a capire a cosa si riferisse dato che nei suoi sogni di solito c’erano meno libri e più ragazzi sparsi un po’ qua e un po’ la -che tra questi vi fosse Jeremy, Blaze o altri era tutto un altro discorso- e sicuramente la mora l’aveva dovuto capire data la sua preoccupazione. «Sul serio Tiffany, devi svegliarti, devi farlo adesso, me l’hai promesso» E no, non si ricordava nemmeno di aver promesso una cosa del genere, ma al momento la confusione sembrava essersi completamente impossessata di lei manco fosse stato lo spirito di Uibù, ma aveva ragione solo per un piccolo dettaglio. Tutto stava scomparendo.

    Voglio farti una domanda. Tu non ricordi mai esattamente l'inizio di un sogno, vero? Ti ritrovi sempre in mezzo a quello che sta succedendo.
    Come sei arrivata qui? Dove sei in questo momento?


    Non riusciva a sentire praticamente niente, no anzi in realtà sentiva solamente il corpo leggero dolere in vari punti del corpo manco le stessero facendo l’agopuntura, che di logica avrebbe dovuto rilassarla e non farle sentire il dolore che comunque stava sentendo: la testa, il volto un po’ qui e un po’ la, il collo che doleva ancora, sapeva che c’era ancora il segno di ditaccia grassocce che avevano cercato inutilmente di soffocarla, poi c’era quel dolore lancinante all'avambraccio e alla gamba, quelle si che erano propriamente insopportabili. Nella sua mente realizzò di non trovarsi più in quel luogo, quello stesso che l’aveva tenuta prigioniera per propria scelta ore e ore, ricordò a tratti dei fantasmi, delle orribili piante che neanche a Erbologia aveva avuto il piacere di prendersi cura, fortunatamente, e poi vari volti uno dopo l’altro che le passavano per la mente e non si fermavano, sempre gli stessi in continuazione neanche stesse giocando alle macchinette per guadagnare galeoni o, ancora meglio la cioccolata, o le Api Frizzole o le Cioccarane, insomma quello era il discorso alla fine. Una fitta più dolorosa, ora che sembrava essersi spostata della sua persona zona del “fra-poco-mi-sveglio-perché-ho fame” beh non proprio, un gemito abbandonò le sue labbra mentre con una stretta del braccio fasciato catturava il lenzuolo nella mano quasi a voler far calare la fitta di dolore che, alla fine si intensificò appena a causa dello sforzo della stretta sul braccio che comunque sembrava non esserne uscito proprio illeso, e quello lo ricordo in una frazione di secondo: una lunga ferita da cui usciva a fiotti del denso sangue scuro che non accennava a fermarsi quasi fosse un fiume in piena. Vari suoni se pur attutiti iniziarono ad affollarle la mente, ma oltre dei respiri, battiti e profumo di pulito e di medicinali ancora non riusciva a captare granché, un botta di culo a lei mai, magari se avesse fatto un patto col Diavolo qualcosa avrebbe ottenuto … o magari sarebbe bastata solamente una bella dose di Felix Felicis, quella sembrava sicuramente un’opzione migliore della prima. «Mmh» Con fatica aveva provato ad aprire gli occhi riuscendoci solamente dopo il quarto o quinto tentativo rimanendo infine leggermente abbagliata dalla tenue luce che illuminava l’infermeria, le lampade di certo non emanavano una luce intensa ma per lei, povera piccola che aveva passato le ultime ore nelle tane delle talpe finendo per provare quello che probabilmente provavano loro, anche solo quell'intensità era fastidiosa in una maniera assurda, tra quelle e sicuramente il tempo che aveva dormito tipo ghiro il gioco era fatto. Si lecco leggermente il labbro ritrovandovi il sapore leggero del sangue, il collo che doleva appena mentre girò appena la testa prima a sinistra e poi a destra, bloccandosi li quando il suo sguardo andò ad incrociarsi con un paio di occhi cioccolato scuro che la stavano osservando, occhi che momentaneamente non riusciva a capire cosa stessero dicendo: Archibald. No, non era assolutamente possibile, stava ancora sognando, Kendall le aveva detto di svegliarsi e lei era li che sognava Arci, quella cosa non era proprio possibile, l'avrebbe consolata solamente per la stupidità della cosa. Un'altra fitta alla gamba seguita a ruota da quella al braccio la fecero gemere nuovamente, questa volta più forte, lo sguardo che si era spostato e che ora era piantato al soffitto mentre entrambe le mani stringevano il lenzuolo che copriva la sua figura. «Maledizione, come fa a fare così male anche in sogno, non è possibile che ci sia dolore anche nei sogni accidenti, non è giusto... non è leale!» Quella frase le era uscita più come un sussurro che altro, e nonostante fosse convinta di star veramente sognando, non si voltò nuovamente all'indirizzo del ragazzo che sembrava esserci, di certo quando si fosse veramente svegliata avrebbe voluto evitare accuratamente di voltarsi e non trovare proprio nessuno. Che amarezza.


    I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano

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    Si era messo a giocare con la spilla da prefetto, rigirandosela fra le dita ancora e ancora, gettando ogni tot secondi lo sguardo verso la ragazza addormentata. A volte lanciava in aria la spilla, scommettendo contro se stesso di riprenderla al volo senza farla cadere neanche una volta. Se la prendo al volo, Tiffany si sveglierà. Se non era quella volta, era quella dopo, no? No. Si sentiva un bambino a farlo, stupido, forse perchè l'aveva fatto tante volte da piccolo, e quasi mai aveva funzionato. Se mangio in meno di cinque secondi tutti gli spinaci, Arabells potrà vedere i tarocchi. Se riesco a camminare solo sulle mattonelle bianche, Chris sarà sano e salvo. Se sarò il fratello che merita, Eth tornerà a casa. Che cose stupide, vero? Cose da marmocchi, cose da piccoli veggenti. «Cose da idioti», sbuffò piano rimettendosi la spilla in tasca.
    «Mmh»
    Arci alzò la testa di scattò, guardando verso il letto. Era sicuro che il suono fosse arrivato da Tiffany, insomma, nessuno mmhava così #wat La vide tentare di aprire gli occhi non senza fatica, guardando l'ambiente intorno a sè come se non si aspettasse di trovarsi lì, e la cosa la confondesse. Lei si inumidì le labbra velocemente con la lingua, ricordandogli con un sorriso un gatto, e poi voltò la testa lenta, incrociando finalmente il suo sguardo.
    «Sveglia?»
    Ovvio che era sveglia, ma in fondo lui stesso parlava nel sonno, voleva la conferma che la tassa stesse bene, che non avesse battuto troppo forte la testa o cose del genere. E insomma, forse secondo alcuni la domanda sarebbe stata decisamente stupida, ma Arci era troppo acab per fregarsene. Rilassò le spalle riappoggiandosi allo schienale della sedia e mettendosi a braccia conserte. Una posizione scialla per una persona scialla niente affatto preoccupata e che si trovava lì puramente per caso, esattamente com'era giusto che fosse.
    Poi la ragazza emise un altro verso di dolore, distogliendo gli occhi da quelli di Arci e fissando insistentemente il soffitto mentre stringeva con forza il lenzuolo sottile, come se quello potesse difenderla dal mondo esterno e dai mali in esso contenuto.
    Solo dopo un attimo Arci si rese conto che anche lui stava chiudendo i pugni piantando le unghie nella pelle fino a far male, le nocche bianche e le ossa ben in vista, ma il motivo era un altro. Rabbia, diciamo. Non era una persona particolarmente tranquilla o riflessiva, e ora che lei era alzata e non c'era più come sentimento dominante la razionale preoccupazione per lei, l'idea improvvisa che qualcuno l'avesse ridotta così lo aveva di nuovo mandato in bestia. Chi poteva essere tanto bastardo da prendersela con uno scricciolino così, una tassopanna tutta ringhi e occhiatacce ma morbida e coccolona? Una ragazza che se le facevi i grattini dietro le orecchie, fra un po' iniziava a farti le fusa?
    «Maledizione» Sentendola parlare si riscosse da pensieri omicidi, inspirando profondamente e poi espirando con calma. Andava tutto bene, giusto? Giusto. Era Hogwarts, una ragazzina a letto con un paio di fratture non era niente di strano; mica si trovavano nel posto più sicuro del mondo, e lo sapeva. «come fa a fare così male anche in sogno, non è possibile che ci sia dolore anche nei sogni accidenti, non è giusto... non è leale!»
    No, non aveva capito di che cosa stesse parlando, ma perchè non risponderle, visto che era una primadonna e voleva essere al centro dell'attenzione? «I sogni fanno sempre un male fottuto», constatò alzando un sopracciglio. «Soprattutto quando si infrangono». Appoggiò le mani ai bordi della sedia, e si sporse in avanti avvicinando il viso a quello di Tiff. «E il tuo l'ha appena fatto. Puff, sei sveglia... so di essere una visione, un sogno, per te, ma te lo giuro: sono reale» Forse tutto sommato Tiffany non stava così bene se non riusciva a distinguere la realtà dalla finzione... sì beh, in realtà anche lui si portava dietro ricordi di serata che sembravano sogni, ma erano successe davvero solo con parecchio alcol e NOBODY CARES.
    Si chianò di più verso di lei, guardandole le labbra. Portò la mano alla propria bocca, leccandosi il pollice, per poi strofinarlo vicino al labbro della ragazza, dove lei prima aveva passato la lingua. «Sei sporca», commentò. «Sangue»
    Sangue. L'idea gli fece di nuovo scattare qualcosa, alterandolo. Si rimise dritto allontanandosi, per poi alzarsi in piedi dopo un attimo, stiracchiandosi. Qualsiasi attività sarebbe stata meglio di stare fermo a pensare a qualsiasi cosa fosse successa, e a come potesse ricambiare quanto fatto a lei con gli interessi. Aveva voglia di dare pugni a qualcosa o qualcuno, quindi meglio impegare in modo diverso il proprio corpo finchè si trovava fra altra gente. Piegò il braccio contro il petto, aiutandosi con l'altra mano a stretcharlo. «Allora allora allora... che è successo?»
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    post corto e terrrribile yeah *^*
     
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    «Oh eddai ammettilo, forza susu ti conosco, eddai non farmi patire così non mi sembra giusto farlo al tuo adoratissimo Raiden e…» Non ce l’aveva fatta, stava meditando tre soluzioni possibili a quella cosa: prima, ucciderlo e buttarlo nel Lago Nero senza essere vista, ma poi non avrebbe saputo con chi condividere i biscotti anzi, non avrebbe saputo trovare qualcun altro che a notte fonda la seguisse nelle cucine per mangiare biscotti, seconda, avrebbe potuto strafogarlo di biscotti fino a farlo stare zitto ma, a guardarla bene per lei non ne sarebbero più rimasti e quella non era una bella cosa, quindi era totalmente fuori questione e tre, beh la terza se l’era dimenticata in un millesimo di secondo osservando la faccia di Raiden occupato a mangiarsi il SUO biscotto. «OH no Norrey, quello è esclusivamente mio, ridammelo immediatamente» Saltare addosso alle persone era sempre stata una qualità tutta sua, il contesto di “spazio personale” l’aveva perso ormai già da parecchio tempo e ormai non ci faceva nemmeno più caso, ne con lui ne tanto meno con Karma o Eleonor, ma vi pare?! E se l’era ripreso senza farsi tanti problemi. «Non è giusto Tiff, sei una bestia» …

    Di scatto aveva aperto gli occhi e si era mentalmente insultata per la brutta scelta di azioni da compiere una volta… una volta… ma che cavolo stava succedendo? La testa le girava in una maniera assurda neanche fosse stata quella volta che al primo anno facendo esplodere qualcosa le era finito in testa, no beh, in realtà forse era stato durante una partita, con molta sincerità nemmeno lo ricordava più e di certo quello non era il caso di farselo venire in mente, totalmente inutile sotto svariati punti di vista e la sua vista doveva ancora sistemarsi dato che si trovava di fronte l’unica persona che probabilmente -inclusa Anjelika, avrebbe preferito piuttosto buttarsi giù dalla torre di astronomia che trovarsela così vicina senza altra gente attorno- non si sarebbe mai immaginata di trovarsi davanti, però probabilmente stava ancora sognando, in fin dei conti non si era ancora assicurata che fosse la realtà, ma era Tiffany e Tiffany prendeva qualsiasi cosa per realtà quando era dell’umore giusto. Quello forse però non era il caso in effetti. Si ritrovò ad osservare con una certa intensità e testardaggine #wat il ragazzi che le era seduto di fronte cercando di riavvolgere molto alla svelta tutte le cose che le vorticavano per la testa ma non riuscivano a trovare il giusto posto nei cassetti, disordinata mentalmente e anche fisicamente di certo quella era la pura e semplice verità del momento, avrebbe fatto di tutto pur di non guardarsi allo specchio, tipo avrebbe fatto sparire tutti gli specchi di Hogwarts anche se gente come quell’idiota della sera prima o molto più semplicemente Wit si sarebbero potuti mettere d’accordo per fargliela pagare, ma lei aveva tante altre cose da fare, tipo continuare a respirare e beh, tutte le cose che includono il poter respirare e VIVERE per poterle fare.
    Ad un tratto poi la gamba iniziò a farle male e da li qualcosa iniziò a ricordarlo, giusto qualche piccolo pezzo di un sogno che tanto un sogno non sembrava essere stato, insomma se i sogni ti conciano in quel modo avrebbe dovuto smetterla di andare a dormire e la prospettiva di rimanere sveglia tutta la vita non è che l’attirasse molto a ben pensarci, era una cosa assurda, nessuno ce l’avrebbe fatta, vampiri a parte (i vampiri non dormono vero? Eddai ditemi che abbiamo ragione please!) ma se i suoi sogni d’un tratto le facevano comparire davanti Arci tutto scombinato com’era in quel momento beh, ci poteva fare un piccolo, minuscolo pensierino, insomma piccolo piccolo evitando il dolore a differenti parti del corpo, nemmeno da metterlo in chiaro. Non credeva di esserne capace in quel momento, non quando il Serpeverde aveva iniziato ad avvicinarsi a lei non-troppo-pericolosamente ma lei ricordava solamente all’improvviso la pistola che in ultima le era stata puntata contro proprio da lui -lui che non sapeva niente come al solito, quando diceva che i ragazzi erano idioti una motivazione ci doveva pur essere- però non poté non sorridere quasi la volontà di far scaturire una risata quando quella frase usci dalle sue labbra, poteva aspettarsela una frase del genere ma in effetti non avrebbe mai fatto lo stesso effetto che sentirla pronunciare da lui,n perché insomma se era Archibald che la diceva faceva tutto fottutamente più figo no?! Ah, sarcasmo, che bella invenzione. Rimase completamente paralizzata osservando la figura del serpeverde farsi sempre più vicina, così tanto allettante che non avrebbe saputo dire se avrebbe preferito dargli una testata o, beh non era importante rispondere, non era minimamente importante rispondere, pure la sua coscienza #wat quale? Glielo stava suggerendo animatamente. «Solitamente tu non ci sei mai nei miei sogni, o per lo meno non da solo, e non quando io nemmeno riesco a muovermi e, beh in realtà alle volte si, ma non fai… okay fai finta che non abbia detto nulla eh, ma per lo meno sono contenta tu sia reale, per lo meno non arrivo ancora ad avere delle allucinazioni» E tentò veramente di ridere se non per bloccarsi e avere il respiro spezzato da qualche colpo di tosse giusto perché mancava anche quella. Nonostante quella visione non fosse affatto una visione iniziò appena ad allarmarsi quando lo osservò rimanere nella stessa identica posizione, fermo immobile e quando semplicemente lo vide in quel gesto fu quasi, ma QUASI tentata eh! Di alzare la mano e fermare quella stessa che era appena passata sul suo labbro, la coscienza però che si faceva viva solo per rompere le scatole la bloccò direttamente li, lasciando solo che nuovamente la lingua passasse sullo stesso punto quasi a lenire un bruciore inesistente, almeno in quel punto. Paralizzata, quando speri sempre che certe domande non escano dalla bocca della gente, quasi avessero captato qualcosa lo fanno, ovviamente! «Allora allora allora... che è successo?» Con veramente molta lentezza, perché lei era una scheggia solitamente ma tutte quelle contusioni non le agevolavano di certo il lavoro, si mise seduta andando ad appoggiare la schiena al sostegno del letto, un sibilo di dolore che le uscì senza che nuovamente potesse fare niente per bloccarlo. «Mi sono svegliata nelle cucine, tu te ne eri già andato, prima di andare in sala grande volevo andare da Eleonor, poi ci ho ripensato… ero al quarto piano quando sono stata strattonata dentro uno dei corridoi, penso quello del terzo piano, da li poi non ricordo più nulla, mi sono solamente sentita rotolare giù per le scale infine, poi te l’ho detto, non lo so» Ed era palese che si fosse inventata tutto da cima a fondo, ma aveva iniziato a mentire così bene nel tempo che alla fine le veniva così naturale che avrebbe potuto continuare a farlo senza tanti problemi, certo era meglio della prospettiva del dire “oh nulla, la mia prima missione con i ribelli dove abbiamo dovuto affrontare i nostri demoni, razza di scienziati che non ho capito cosa fossero, piante alquanto poco al corrente del significato di spazio personale e alla fine la battaglia con voi, letteralmente, dove guarda te hai finito pure per sp…” insomma la balla che aveva detto di certo sembrava più carina e semplice da mandare giù; scosse la testa osservandosi il braccio mordendosi appena il labbro che di certo non aveva bisogno di altre spaccature al momento.
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    Edited by ×signorina[reed] - 9/10/2016, 20:46
     
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    Archibald Dominique Leroy
    «Solitamente tu non ci sei mai nei miei sogni, o per lo meno non da solo, e non quando io nemmeno riesco a muovermi e, beh in realtà alle volte si, ma non fai… okay fai finta che non abbia detto nulla eh»
    Le labbra del serpeverde si incurvarono, ma il sorriso non raggiunse gli occhi. «Sporcacciona», commentò, come obbligato da una forza dentro di sè a esprimere un parere non richiesto nonostante, nella sua testa, frullasse tutt'altro. In un altro momento sarebbe stato diverso, ma lì per lì non era divertito all'idea che nei sogni della ragazza lui apparisse ma non da solo, nè era lusigato all'idea stessa che Tiffany potesse averlo sognato. Archibald in quel momento era troppo impegnato ad essere arrabbiato per poter essere qualsiasi altra cosa, per potersi godere il momento e punzecchiare maggiormente la sedicenne inerme a letto.
    Inerme a letto.
    L'idea gli fece stringere i denti, mentre spingeva di più la mano contro il proprio gomito, il braccio teso. Continuava con lo stretching inutile nonostante i muscoli gli dolessero perchè aveva paura che se non avesse tenuto le mani impegnate avrebbe fatto volare un pugno contro qualcosa o qualcuno in quel momento stesso. Un muro se andava bene, un malato a letto o Thad se andava meno bene.
    Come se ci provasse gusto a farlo stare peggio, la ragazza tossì, una smorfia di dolore dipinta in faccia. Arci distolse lo sguardo dal suo volto, ma guardare al braccio rotto o ai lividi era peggio, quindi alla fine cercò nuovamente gli occhi caramello; quelli, almeno, erano sempre gli stessi. Non era sicuro del perchè fosse così alterato alla vista di Tiffany dolorante (non era solito sconvolgersi per una macchiolina di sangue o un osso in una posizione innaturale), eppure era così. "Forse è solo caduta", cercò di illudersi. "Si è inciampata nei suoi stessi piedi, perchè è una stupida maldestra". Cazzo, non riusciva neanche a crederci per un secondo, e non solo perchè era un pessimista: riconosceva i segni di un pestaggio o di una lotta. Gli antidolorifici che gli aveva appena dato Thad avrebbero dovuto farlo stare meglio, ma più pensava a cosa potesse essere successo alla tassofessa più sentiva un dolore opprimente al petto. Rabbia.
    Mentre cambiava braccio da allungare Tiffany iniziò a raccontare con lentezza esasperante, rispondendo alla sua domanda riguardo al cosa fosse successo. «Mi sono svegliata nelle cucine, tu te ne eri già andato» Sembrava passata una vita da quella serata nelle cucine, ma Arci annuì leggermente in modo rigido. Non l'aveva svegliata prima di andarsene perchè... andiamo, passare tutta la notte con una ragazza che non fosse Bells? Che non si era neanche scopato? Aveva una reputazione da mantenere, era migliore di così #wat. Era stata una bella serata, per quanto non avrebbe mai detto che stare ore a mangiare dolci e chiacchierare con un non Cata da sobrio potesse essere così divertente, ma solo questo. Una bella serata. Non ci aveva trovato nulla di male ad averla lasciata sola, lì per lì. «Prima di andare in sala grande volevo andare da Eleonor, poi ci ho ripensato… ero al quarto piano quando sono stata strattonata dentro uno dei corridoi, penso quello del terzo piano, da li poi non ricordo più nulla, mi sono solamente sentita rotolare giù per le scale infine, poi te l’ho detto, non lo so»
    Arci prese un grosso respiro dal naso, espirando dalla bocca socchiusa. Lui aveva già picchiato gente senza motivo; gente più piccola, indifesa, che avrebbe sicuramente perso... ma sentirsi dire da Tiffany che aveva subito quel trattamento gli aveva fatto scattare qualcosa. L'avevano pestata fino a farle perdere i sensi, l'avevano fatta svenire e poi probabilmente avevano continuato a colpire. L'avevano toccata mentre lei era incosciente.
    Inspirò nuovamente a fondo, allargando le narici per buttare fuori l'aria.
    Era forse ipocrita da parte sua giudicare chiunque l'avesse picchiato a tradimento, ma se ne fotteva le palle. Non poteva cambiare il modo in cui si sentiva, e non voleva farsi domande al riguardo, o chiedersi perchè Tiffany fosse diversa. Forse perchè era amica di Jeremy e co, forse perchè semplicemente la conosceva. Non gli importava.
    «Un nome», disse a bassa voce. Si rese conto che la sua voce non sembrava normale; troppo calma, ma di una calma imposta e vagamente inqueitante. Non ricevendo risposta riprovò, dopo essersi umettato le labbra. «Sai dirmi almeno un nome?»
    «Io..- no, te l'ho detto. Non ricordo... non ho notato». Arci deglutì, e poi annuì fra sè e sè. Ripensò a quanto detto da Tiffany sul livido al collo, fatto da dita che avevano cercato di strozzarla. Un corvo o un serpeverde del settimo anno? Lo avrebbe trovato. Li avrebbe trovati tutti, e gliel'avrebbe fatta pagare, a costo di prendersele lui per primo.
    «Sei una deficiente», ringhiò, ed era sincero, lo pensava davvero. Lo era per non essere stata in grado di difendersi, per essersi fatta male, per farlo sentire così arrabbiato. Era incazzato nero per lei, capite? Per colpa di quella tassa idiota!
    Non salutò neanche prima di voltarsi, il cuore che pompava furente facendo andare veloce il battito. Mani infilate in tasca, il dolore delle ferite fatte in missione dimenticato, si affrettò verso l'uscita dell'infermeria. Si fermò solo un attimo prima di superare la soglia, dopo aver tastato con le dita la spilla fredda da prefetto tassorosso. La tirò fuori guardandola un istante, poi si voltò verso di Tiffany. «Questa», disse agitando la spilla. «Te dovrai guadagnare. Se non sei in grado di difendere te stessa, di sicuro non puoi pensare di tenere i corridoi della scuola al sicuro da tipacci come me»
    Ovviamente Arci ignorava la verità, o quanto in realtà Tiffany fosse badass, ma si fidava delle parole della ragazza, e del suo racconto; non trovava motivi per cui lei avrebbe dovuto inventarsi una palla simile, non poteva neanche immaginare la verità sulla resistenza, e che probabilmente era stato lui stesso a farle quei lividi e quelle ferite.
    Senza aggiungere nulla tornò a camminare, uscendo dall'infermeria con la mano stretta a pugno intorno alla spilla, il metallo freddo che graffiava contro il palmo, tanto lo teneva stretto. Direzione? Sotterranei, sala comune, alla ricerca di suoi concasati del settimo anno che potessero illuminarlo sull'avventura della Reed. Noi già sappiamo che la tassa in realtà si era inventata di sana pianta la storia del pestaggio, ma il giorno prima era davvero stata strozzata fin quasi a soffocare, quindi qualcuno da trovare effettivamente c'era, e chiedendo in giro non ci mise molto Arci a rintracciare il ragazzone. Più grande di lui di un anno, più spesso, ma più basso. Arci lo accolse con un sorriso freddo, prima di chiedergli conferma dell'avvenimento.
    «La tassa con la lingua lunga? Sì, volevo farle passare del bel tempo, se capisci quello che int-»

    Il pugno in faccia interruppe il resto della frase. Arci sentì il preoccupante scricchiolio di un osso che si spezzava, ma non si diede il tempo di controllare se fosse provenuto dalla sua mano o dal naso del ragazzo; c'erano comunque buone probabilità che fosse quest'ultimo a essersi rotto. «Oh, capisco»
    Non aspettò una risposta, prima di tirare un altro pugno, questa volta allo stomaco lasciato scoperto per portarsi le mani in faccia, e se non fossero stati separati da altri due probabilmente il sedicenne avrebbe continuato a colpire, incurante della veloce risposta del bestione, incurante dei colpi ricevuti, incurante che avesse ancora i lividi e le ossa doloranti dall'avventura con i ministeriali. Si sentiva già meglio, mentre con la bocca sporca di sangue (il proprio, quello del ragazzo, chi lo sa?) ghignava.
    «Tu sei pazzo, Leroy!», si lamentò il ragazzo con la mano davanti al naso sanguinante.
    «Non avvicinarti più a lei. Non avvicinarti a nessuno che io conosca.»
    «Oppure?»
    «Gioca di fantasia»
    Non ci fu bisogno di altro, perchè il ragazzo, che ne sapesse Arci, non alzò più un dito su Tiffany... ok, forse Arci si era fatto un nuovo nemico (lui e un altro paio di ragazzini che una settimana dopo avevano ben pensato di legnarlo), ma andava bene. Sapeva gestirli, a modo suo... e no, non scoprì che in realtà non erano stati loro a ridurre Tiffany così (fra un pugno e l'altro non c'era davvero il tempo di chiacchierare e chiarirsi), ma ACAB, lui era felice della vendetta. Non sapeva neanche perchè, ma era felice.
    ciao Fati scusa non so scrivere VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI. #tepiacerebbe
    [sheet - sono un messaggio segreto - pensieve]
    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia



    role chiusa. Non so come chiudere MEH. Ciao fati scusa fati scusa il ritardo sono terribile lo so HEJKHGKERJHGKERJ
     
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4 replies since 28/4/2016, 17:12   391 views
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