Responsible drink

[pre quest #06] - athena

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    ALEXANDER “ALEC” LOWELL
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    Il quartier generale della Resistenza non gli era mai sembrato tanto bello come in quel momento. Era dalla sera precedente -quando gli era stato chiesto di scendere sul campo per mancanza di personale- che non rientrava alla base, e dopo un'intera notte trascorsa fuori casa era contento di essere tornato tutto intero. Non gli importava della sua vita, non gli era mai davvero importato cosa poteva accadergli ma ogni tanto doveva ricordare a sé stesso di non essere più solo. Aveva una figlia. Non poteva permettersi di farsi uccidere nel bel mezzo di una missione quando aveva una bambina che dipendeva da lui, una bambina che sarebbe stata persa senza la figura paterna -o meglio l'unico parente che avesse- e che era in poco tempo divenuta la sua ragione di vita. Aveva accettato di buon grado il ruolo di addestratore ben sapendo che le missioni esterne alla struttura ed alla protezione della Resistenza era limitate, ma non escluse. La notte precedente aveva dovuto accompagnare un paio di ribelli per le strade di Londra, apparentemente doveva essere solamente una missione di spionaggi, il compito principale affibbiatogli era proprio quello di perlustrare le strade e controllare la situazione. Ma qualcosa era andato storto ed erano stati aggrediti, non sapeva neanche lui da chi. Era certo di essere stato vittima di un agguato solo perchè aveva una ferita al braccio che meritava di essere curata, se non fosse stato per quello probabilmente avrebbe pensato di essersi immaginato tutto. Con un sospiro di sollievo entrò nella struttura abbandonando le armi che aveva portato con sé, armi che era solito tenere a portata di mano e che gli permettevano di mantenere un profilo relativamente basso considerando che usare la magia rischiava di farli scoprire sopratutto a causa degli incantesimi di protezione che potevano essere usati nei luoghi che erano soliti perlustrare. A volte la magia era meglio metterla da parte e favorire una bella scazzottata come quelle a cui era abituato ai tempi di Hogwarts. Potranno essere stati solamente due anni, ma in quei due anni non aveva mai rifiutato una rissa se gliene capitava l'occasione, non che fosse un tipo manesco ma in genere veniva preso in giro per la situazione famigliare e toccare la famiglia di Alexander era un errore gravissimo. Avete incontrato un Dissennatore sulla strada per casa? chiese scherzando uno degli addestratori anziani che lavoravano alla Resistenza da molti anni e che aveva reclutato molti di quelli che oggi erano membri importati -non che gli altri non lo fossero ma loro erano i capi- di un movimento che nel tempo non faceva altro che crescere affermandosi in un mondo tanto corrotto quanto sbagliato. Il giovane roteò gli occhi sospirando mentalmente. Siamo stati attaccati, niente di serio. Sto bene. Stiamo bene rispose sedendosi sul lettino dell'infermeria dove il dottore prese ad analizzare e curare la ferita. Lo facevano ogni volta, analizzavano le ferite forse per cercare presenze di veleni o altro ma era ciò che odiava di più di quel momento. Avresti potuto evitarlo facilmente. É una ferita banale, probabilmente eri distratto Alexander ancora una volta il giovane alzò gli occhi al cielo pregando qualcuno che quella tortura -anche chiamata terzo grado- finisse il prima possibile. Ogni volta la stessa storia, e dire che ormai avrebbe dovuto essere abituato, ma no ogni giorno che passava il sentimento che provava, il fastidio era il medesimo. Rimasero per alcuni minuti in silenzio fino a quando il dottore gli diede il permesso di lasciare l'infermeria. Percorse ad ampie falcate la distanza che lo separava dalla sua stanza. Non che avesse intenzione di andare a dormire, anche perchè dopo una notte del genere sentiva l'impellente bisogno di farsi una bevuta in tutta tranquillità. Oltretutto sembrava che farlo bere fosse l'unico modo per farlo sciogliere a dovere, in genere tendeva ad essere un ragazzo relativamente chiuso. Era più che sicuro che alcuni dei suoi colleghi lo considerassero un pallone gonfiato -uno di quei ragazzi snob che aveva sempre avuto tutto dalla vita ma che per loro non era mai abbastanza- per via del carattere chiuso ed a volte scontroso, ma non lo faceva apposta a comportarsi così ed ormai era impossibile cambiare carattere, non che lo volesse ad ogni modo. Entrò nella stanza immersa nella penombra, solamente un raggio di sole filtrava dalla finestra colpendo il fagotto di lenzuola. Sorrise inconsciamente avvicinandosi al letto e scoccando un bacio sulla fronte della bambina che dormiva beata nel letto matrimoniale che divideva con il padre. Non se l'era sentita di farle assegnare una stanza proprio o con altri bambini, non si sentiva molto al sicuro quando si trattava della figlia e quando le missioni si prolungavano troppo era costantemente in ansia perchè sapeva che non c'era nessuno oltre a lui che poteva prendersi cura di Catarina. Le diede una veloce ed appena accennata carezza, incurvandosi poi sulla bambina dandole un bacio sulla tempia. Si allontanò prima di svegliarla, cosa che non voleva assolutamente considerando che la bambina era stata sveglia tutta la notte ad aspettarlo, cercando di non cedere al sonno. Sapeva che era così perchè conosceva bene quella piccola streghetta, un paio di volte era arrivato giusto in tempo prima che la bambina crollasse dal sonno ed a nulla erano serviti i rimproveri. In fondo però era felice del rapporto che erano riusciti ad instaurare tralasciando tutti i problemi che era sopraggiunti da quando era venuta al mondo, ma a dire il vero di problemi ce n'erano sempre stati solo che all'epoca era troppo cieco per rendersene conto, troppo ingenuo. Si cambiò d'abito indossando una camicia, un jeans ed un paio di scarpe rigorosamente neri. Gli piaceva il nero? Non proprio, ma i colori li detestava proprio, quindi meglio nero che un qualsiasi altro colore sgargiante che rischiava solamente di farlo risaltare. L'attenzione non era proprio per lui, viveva nell'ombra da tutta una vita per decidere di mostrarsi al mondo come se niente fosse. Non era proprio nella sua indole. Uscì silenziosamente dalla stanza controllando di avere bacchetta e galeone incantato con sé, se si fosse allontanato disarmato o senza possibilità di essere contattato avrebbe passato un brutto quarto d'ora insieme al capo dei ribelli, decisamente un'esperienza che non voleva più ripetere dal momento che l'ultima volta si era sorbito una lunga e pesante ramanzina circa la sua irresponsabilità. Scosse il capo ridacchiando al ricordo delle risate che si era fatto una volta tornato in camera dopo la sfuriata. Non c'era nulla da ridere, ma era stato più forte di lui, anche se davanti agli altri cercava di mostrarsi maturo -lo era, era davvero maturo ma ogni tanto aveva qualche atteggiamento da ragazzino, non tutti erano perfetti-anche a lui capitava di ridere ma non davanti ad altre persone. E dire che in genere era una persona abbastanza riservata e forse un po' musone. Lasciò la base smaterializzandosi fuori dai confini per poi riapparire ad Hogsmeade. Non c'era posto migliore della Testa di Porco o dei Tre Manici di Scopa, ma se volevi passare inosservato allora la Testa di Porco era forse il luogo più adatto. Raggiunto l'esterno del locale le narici furono invase dall'odore di brioche? Biscotti? Non lo sapeva bene, ma era qualcosa di decisamente buono. Entrò nel locale trovandolo non più pieno del solito, c'erano sempre quei due o tre tavoli occupati, per il resto era libero e molto in penombra, proprio come piaceva a lui. Cosa ti porto? chiese il barista avvicinandosi al tavolo in cui aveva preso posto. Ne aveva scelto uno un po' nascosto, ma non abbastanza non impedirgli di vedere chi entrava nel locale. Non abbassare mai la guardia era una delle prime regole che si era imposto di seguire. E l'unica che forse rispettava quasi senza accorgersene, oramai era qualcosa di annidato nel suo essere. Del Whiskey Incendiario andrà bene rispose scrutando i clienti del bar. La prudenza non era mai troppa in fin dei conti.
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    Edited by m e p h o b i a - 5/1/2017, 01:02
     
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    Portò il bicchiere alle labbra, sorseggiando ancora una volta il suo whiskey incendiario. Era ormai il terzo bicchiere a di fila che ordinava e che stava quasi per terminare, ma l'alcool pareva aver avuto ancora ben poco effetto sul suo corpo, tanto che per il momento l'aveva solo portata a sbuffare, impaziente che la bevanda potesse rallegrare la sua giornata.
    Probabilmente, anche l'uomo accanto a lei si sarebbe già lamentato per quegli sbuffi almeno un paio di volte del suo atteggiamento così spazientito, se non fosse stato troppo concentrato a rivolgere parole romantiche al suo cocktail. Athena lo squadrò da capo a piedi, analizzandolo: giacca dall'evidente stile babbano, ma di buona fattura e dallo stile alla moda, capelli leggermente brizzolati ma dal taglio giovanile ed una barba folta seppur curata. Doveva trattarsi di un uomo nella media, privo di grandi ricchezze ma di certo abituato a frequentare persone più giovani di lui, forse anche donne più avvenenti ed ancora nel fiore degli anni. Eppure, era rimasto tutta la sera ad ubriacarsi, ordinando con costanza differenti superalcolici alcuni comuni fra i maghi ed altri più conosciuti ai babbani, alzando la voce e criticando con astio il barista quando quest'ultimo ammetteva, a testa bassa, di non saper preparare la bevanda da lui richiesta. Inveiva contro il povero uomo, borbottava qualcosa fra sè e poi tornava all'attacco, provando a richiedere un cocktail differente.
    La donna afferò nuovamente fra le dita il suo bicchiere, scuotendolo con leggerezza e lasciando che i residui di ghiaccio tentennassero contro il vetro prima di berne l'ultimo sorso, appoggiando quindi il bicchiere sul bancone con un tonfo sordo.
    Aveva praticamente trascorso tutta la sua serata al pub Testa di Porco, in attesa. In attesa di cosa, poi, nemmeno lei lo sapeva. "Ti hanno convocato" erano state le parole di uno dei suoi conoscenti, che fungeva qusi da intermediario fra lei ed il gruppo dei ribelli. "Vogliono che tu vada in missione.
    Non erano state spese altre parole, nessun dettaglio e ben pochi dei suoi dubbi erano stati risolti, mentre l'unica ricposta che aveva ricevuto a gran parte dei suoi quesiti era stata "saprai tutto a tempo debito". Bè, grazie tante, quand'è che avevano intenzione di farsi vivi? Dieci minuti prima dell'inizio della missione?
    Alzò gli occhi al cielo, mentre si domandava per l'ennesima volta chi gliel'avesse fatto fare. E la risposta era sempre quella: nessuno. Esatto, nessuno l'aveva costretta, nessuno aveva tentato di convincerla. Aveva fatto tutto da sola e quel che era peggio era che, nonostante tutti i problemi legati alla sua decisione di aiutare la Resistenza, era lei stessa a non volersene andare, conscia che avesse un debito nei loro confronti.
    Così loro ne avevano giustamente approfittato, pur nascondendo le missioni suicide che le venivano affidate con un velo di frasi ben ponderate, elogi e finte dimostrazioni di fiducia. La parte divertente era che lei si rendeva perfettamente conto di essere sfruttara, di essere quasi un burattino mercenario legato alle loro dita e nonostante questo le andava bene così. Perchè era molto più facile lasciare che qualcun altro prendesse le decisioni al posto tuo, piuttosto che dover poi convivere con le conseguenze di una scelta sbagliata.
    L'uomo alla sua sinistra mugugnò qualcosa, complimentandosi probabilmente con il suo cocktail per il bellissimo colorito azzurro splendente che aveva, ed Athena decise che fosse giunto il momento di trovare un luogo più appartato, lontano dagli ubriaconi ed altri possibili molestatori. Fu in quell'istante che la porta principale del locale si aprì, lasciando entrare una sua conoscenza: non che sapesse molto di Alexander Lowell in realtà, ma per lo meno poteva essere certa che fossero dalla stessa parte e soprattutto che potesse intavolare un discorso di senso compiuto con lui.
    Lo seguì con lo sguardo, attendendo che si sedesse ad uno dei tavoli più appartati prima di alzarsi dalla sedia posta nelle vicinanze del bancone ed incamminarsi nella sua direzione, sistemandosi la giacca scura di pelle che indossava sopra una maglietta grigia a tinta unita dallo scollo relativamente provocatorio.
    «Facciamo due» commentò rivolta al barista vicino al tavolo, in riferimento al whiskey incendiario appena ordinato dal Lowell. «Ne avremo entrambi bisogno.»
    Ghignò, sedendosi poi ad uno dei posti di fronte all'uomo ed incrociando le gambe mentre reclinava le spalle contro lo schienale. Non gli chiese il permesso di unirsi a lui, ma sperò che anche Alec come lei fosse desideroso di lasciar trascorrere quella serata in compagnia di qualcuno che comprendesse ciò a cui entrambi stavano per andare incontro.
    «Dunque è così che solitamente Alexander Lowell si prepara per una missione?» tastò il terreno, per capire quanto esattamente sapesse lui riguardo a ciò che incombeva su di loro. Tenne la voce bassa, ovviamente, per evitare di attirare l'attenzione ma tutto sommato dubitò che qualcuno potesse udirli: erano troppo in disparte ed il vociferare era abbastanza sommesso da impedire che qualcuno potesse udire la loro conversazione senza mostrarsi.
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    Ok ti chiedo ancora immensamente scusa per il ritardo, spero che il post vada bene :')
     
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    Facciamo due il giovane addestratore alzò gli occhi in direzione della voce che gli era giunta alle orecchie ritrovandosi a fissare una donna dalla folta chioma castana. Abbozzò un sorriso incrociando i suoi occhi. Non aveva pensato alla possibilità di incontrare un membro della Resistenza proprio in quel luogo e sopratutto in quel giorno. Chi aveva famiglia quasi sicuramente aveva deciso di trascorrere gli ultimi giorni di libertà con chi amava ben sapendo che avrebbero potuto non fare mai ritorno. Insomma stavano per affrontare una missione tendenzialmente suicida, anche se ad essere sinceri non aveva la più pallida di cosa consistesse la missione. Era giunta la convocazione qualche giorno prima ma non erano stati divulgati dettagli, questo la diceva lunga sulla possibile pericolosità di tale missione e su quando dovesse rimanere segreta. Fortuna che non era così tanto legato agli altri ribelli -o maghi in generale- da avere voglia di spifferare tutto, ciò non toglieva che lavorare alla cieca non era proprio il suo forte. Aveva partecipato ad ogni missione pertanto era piuttosto sicuro di non essersi perso alcuna spiegazione riguardo i doveri ed i compiti che doveva assolvere ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato nel mistero che aleggiava attorno a quella missione. Aveva paura. No, non aveva paura per sé, aveva smesso di temere per la sua vita e se così fosse stato avrebbe rifiutato le missioni a cui partecipava solitamente. In verità temeva per la figlia, temeva di lasciarla sola perchè se fosse accaduto qualcosa a lui beh quella bambina non avrebbe avuto nessuno. Ma era proprio quel pensiero a farlo lottare disperatamente per tornare a casa, era quello il pensiero che lo teneva in vita e lo aiutava a ritrovare la luce anche nei momenti più bui. Ne avremo bisogno il sorriso si allargò mostrando i canino pronunciati, chi non lo conosceva avrebbe tranquillamente potuto pensare che si trattasse di un vampiro ma non lo era per fortuna. Athena Larsson, non arei mai immaginato di incontrarti in questa bettola disse osservando non la coda dell'occhio il barista tornare verso il bancone. Alexander ed Athena non si conoscevano molto bene, non potevano nemmeno considerarsi amici, eppure il loro rapporto si basava sul rispetto e sulla collaborazione come accadeva spesso tra colleghi. Gli era capitato di lavorare insieme alla giovane donna ma non per questo poteva dire di conoscerla, in verità probabilmente la colpa era sua e del carattere relativamente chiuso che si ritrovava. Socializzare non era la sua massima aspirazione di vita, per niente. Dunque è così che solitamente Alexander Lowell si prepara per una missione? sgranò gli occhi alla domanda, preso in contropiede. Non aveva la più pallida idea di chi partecipasse alla missione, evidentemente si era perso qualcosa altrimenti avrebbe saputo anche lui chi partecipava. Era anche vero che era tornato da una missione poche ore prima e che quindi non aveva ancora avuto il tempo di aggiornarsi riguardo ciò che era accaduto in sua assenza. Doveva rimediare, e forse Athena poteva dargli una mano. O magari era meglio rimandare riunioni e quant'altro ad un altro momento, giusto il tempo di rilassarsi e dimenticare in fretta l'attacco subito. Il barista tornò con gli ordini ed Alexander lo lasciò allontanare prima di rispondere alla donna. Preferisco arrivare sobrio alle missioni, ma visto come siamo stati colti impreparati la notte scorsa... forse potrei tentare un nuovo approccio scherzò prendendo un sorso dal boccale che gli era stato portato. Sentiva il liquido infuocato scendere giù per la gola incendiando tutto ci che incontrava al suo passaggio. Non era mai stato un patito di alcolici ma non per questo disdegnava una sana ubriacatura. E di solito non ci volevano troppi bicchieri per mandarlo fuori di testa, anche se doveva ammettere che il tempo e la pratica aveva aumentato la sua resistenza oltremodo. Cosa mi dici di te Athena? Ti piace bere prima di una missione o questa è un'occasione speciale? chiese facendo una smorfia sentendo il gusto forte del Whiskey Incendiario a contatto con la lingua. L'alcool lo stava aiutando a rilassarsi e si accorse di essere teso solamente quando cominciò a rilassare le spalle che aveva contratto fino a quel momento, a volte era fin troppo serio ma questo gli aveva permesso di venire ucciso o ferito gravemente. Perfino Alaric a volte lo prendeva in giro sostenendo che sembrava avre una scopa infilata dove non batte il sole. Non era sicuro che quelle fossero le parole esatte usate dal suo migliore amico, ma di sicuro il concetto era quello. Era una delle poche persone con cui riusciva a rilassarsi completamente, se non l'unica, ma dentro di sé sapeva che poteva fidarsi della donna forse perchè l'aveva già vista all'opera e sapere di essere dalla medesima parte aiutava. Se riesco a sopravvivere a questa missione pretendo una promozione! Non è da tutti bere prima di una missione rise assicurandosi comunque di non alzare troppo la voce. Il locale poteva anche essere mezzo vuoto ma no si poteva mai sapere chi si aveva di fronte, meglio non rischiare di divulgare segreti ai quattro venti.
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    Shhh ho visto ora la risposta ahah andiamo bene xD
     
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2 replies since 11/3/2016, 02:25   226 views
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