The princess and the screwdriver

Pre-quest - con Adrianne

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  1. #piastrellamilastella
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    Paul Gee
    ❝I’m a Polgygirl, in a muggle world…life in plastic, it’s fantastic! You can brush my star, undress me with my scarf…Imagination, life is a screwdriver!❞

    Dal diario di un cacciavite superstar: Che avrebbe voluto scrivere stando a pancia in giù sul letto, con le gambe ciondolanti in aria come una teenager innamorata, ma invece ha dovuto scrivere intingendo ripetutamente la stella nel vasetto dell’inchiostro. “Caro diario. Oggi è stata l’ennesima giornata che vorrei dimenticare. Il pazzo mi ha portato a fare un giro al luna park insieme all’altro pazzo. Mi sono vergognato di esistere. Prima mi ha comprato dello zucchero filato e mi ha appiccicato tutto cercando di farmelo mangiare, poi ha preso lo scotch (non che ce ne fosse bisogno, dato che ero già molto appiccicoso. La ruggine mi uccide) e mi ha attaccato al cavallino di una giostra. Dovevi vederlo com’era felice mentre mi scattava delle foto. Mi è venuto da vomitare, ma non posso farlo perché ho una bocca finta. Credo aver vomitato psicologicamente(?). Lo faccio tutti i giorni, da quando vivo insieme a quei pazzi. Bartholomeus e Donald sono i primi nomi della mia lista nera. Prima o poi troverò il modo di annullare la mia maledizione in maniera permanente, ma per il momento devo continuare a sfruttare quei due babbani. Fingo di essere il loro bimbo-cacciavite, ma prima o poi li ucciderò in maniera atroce. Ma ho una grande novità. Ho un talismano, che il babbano che crede di essere mia madre mi ha ingenuamente comprato nella speranza che io diventi un bambino vero, che mi permette di tornare umano per una settimana. Tuttavia c’è un problema: per tornare umano devo ricevere un bacio con amore. Ora spiegatemi se qualcuno sano di mente bacerebbe mai un cacciavite giallo. Si, escludendo dalla lista il pazzo che tenta di allattarmi, credo che le mie possibilità siano piuttosto ridotte. Ma non dispero. Magari riuscirò a manipolare (non chiedete come) la mente di quei due luridi babbani e convincerli a fare il mio gioco. E quando sarò umano, finalmente, il mondo cadrà ai miei piedi. Polgy remembers. Tremate”.

    E si, lui è Polgy, il famoso cacciavite “partorito” da Donnie Armstrong durante una gravidanza isterica, in una role pre-quest proprio come questa. Ma chi è in realtà? Scopriamolo insieme in questa nuova puntata di Super Quark .
    Paul Gee (per gli amici Polgy) è una persona reale, e ad oggi ha 26 anni. Mangiamorte convinto fin dall’infanzia, dopo la scuola iniziò a specializzarsi nelle Arti Oscure, con l’intento di diventare un torturatore. Complice la sua instabilità mentale tuttavia, non fu accettato al Ministero, e dovette ripiegare su lavori più umili. Tuttavia, nulla gli impedì di sperimentare le tecniche apprese su molte persone, soprattutto babbani e mezzosangue, molti dei quali non sopravvissero ai “giochi di Polgy”. I giochi di Polgy. Boh, sto ridendo. Sto immaginato Polgy cacciavite tipo Mr. Grey, con la sua sala delle perversioni, che fa giochi strani con altri attrezzi. “Ho gusti strani” *lecca un incudine*. Oppure tipo “giochi senza frontiere” in cui la gente alla staffetta porta il cacciavite al posto del testimone.#wat Vabbè ciaone. Vado avanti. Il suo sadismo aumentava sempre di più. Ma un giorno scelse la vittima sbagliata. Era una ragazza mezzosangue, dai lunghi capelli biondi. Mentre la torturava sua madre irruppe nella stanza e, esperta fattucchiera, scatenò tutta la sua ira su di lui. Lo maledisse, trasformandolo in un cacciavite di plastica. Un cacciavite dotato di pensiero, le cui capacità motorie sono però piuttosto limitate (es. niente bicicletta perché non ha né gambe per pedalare né braccia per frenare, niente tennis se non come racchetta, niente nuoto perché la stella è di ferro e arrugginisce...insomma, avete capito cosa può e cosa non può fare un cacciavite, su!) Ma sotto la plastica gialla si nasconde ancora Paul, e trama vendetta. Negli anni ha coltivato un enorme risentimento verso le persone e verso il mondo. Inoltre, anche la sua instabilità mentale si è accentuata. anche per forza, vivi con gente che ha le allucinazioni e un altro che crede di aver partorito un cacciavite da un neo sotto l’ascella e cerca di allattarlo al seno, per forza che diventi scemo! #storietristi
    Rimuginava su ciò che era stata la sua vita.
    "Ma tra tutte le cose che esistono al mondo, come caspio ti viene in mente di trasformare qualcuno in un cacciavite giallo. Vabbè, poteva andarmi peggio. Se mi avesse trasformato in una spugna avrei visto cose ben peggiori dei capezzoli di un babbano". pensò, mentre se ne stava immobile (anche per forza) tra le braccia di Donnie. Erano in un locale, e aveva l’amuleto con sé.
    -“Bart, bacialo!” Esclamò Donnie.
    -“Ma sei scemo? Ti pare che mi metto a baciare il cacciavite?! Non lo farei mai, figuriamoci davanti alla gente.”
    -“Ma dai. Magari si trasforma in una principessa! Magari sotto la plastica gialla c’è la donna della tua vita”.
    -“Donnie, no. E poi a me piacciono le bionde naturali. Lui è giallo fosforescente, non mi piace.”
    Li ascoltò farneticare, sperando che il biondino schizzato non si arrendesse. Essere baciato in pubblico come il bambinello dalle vecchie alla messa di Natale sarebbe stato troppo.
    “Lo faccio io, va bene.” Disse Donnie.
    "No ti prego.No ti prego. No ti prego " Implorò, quando lo vide avvicinarsi con le labbra a cuoricino. "Dio dei cacciaviti aiutami. Prendimi ora, metti fine alle mie sofferenze". La divinità invocata non intervenne, e dovette beccarsi quel bacio in bocca. Ovviamente non accadde nulla. Donnie lo guardò rassegnato e sorrise. "Questo significa che tu sei già la mia principessa, amore di mamma”. Avrebbe voluto eseguire un sonoro facepalm così come fece Bartholomeus, ma non aveva le braccia, e quindi dovette soffrire in silenzio.
    “Facciamo così. Proviamo a lasciarti solo e a vedere quante conquiste riesci a fare, sei grande ormai”. Certo, figa a palate per il cacciavite giallo. Lo appoggiò sul tavolo insieme all’amuleto e ad un bigliettino con scritto “Free Kisses”. Un genio. Così se gli avessero fregato l’amuleto avrebbe dovuto dire addio anche alla sua ultima speranza.
    E avrebbe voluto spaccare la faccia a quel Bartholomeus, che non la smetteva di ridere nemmeno uscendo dal locale, così random.
    "No, ma siete seri? Dove diavolo state andando? Non potete lasciarmi qui! Puliranno il tavolo e mi getteranno nella spazzatura, incoscienti! Giuro che li ammazzo quei due babbani, se non li ammazza prima la droga che si prendono. E si, perché devono per forza fare uso di qualcosa, non possono essere così al naturale".
    La gente che passava accanto a quel tavolo lo guardava incuriosita. Alcuni ridevano, altri restavano perplessi. Lui li snobbava, guardandoli dall’alto in basso coi suoi occhietti fissi.“Sks non puoi sederti con noi, prova un altro treno.” Immaginò di dire loro, con tanto di rotacismo “Ti cvedi davvevo migliove di me? Ma come ti vesti?” Ecco. Polgy era diventato Enzo Miccio. E se avesse potuto avrebbe sicuramente dipinto un’espressione schifata su quella plastica gialla.
    Alcuni bambini cercarono di prenderlo per giocare, ma fortunatamente le madri gli impedirono di toccarlo con dei “Non è tuo, non si tocca!”, “Non toccarlo che è di ferro, poi prendi il tetano”, “Non toccarlo, potrebbe essere infetto”.
    “Infetto? Sarai infetta tu, bagascia di un’inglese. Sono un cacciavite, mica una siringa!” Peccato poter solo pensare quelle cose. Se avesse potuto le avrebbe sbattuto in faccia tutta la sua rabbia. Ma era solo un cacciavite. Un cacciavite talmente annoiato che quasi sperò che qualcuno lo usasse per accoltellare qualcuno. ”Vinooooh!” “Sangue!” Era il grido che più amava. Se fosse riuscito a tornare umano si sarebbe di certo unito a qualche battaglia.
    Qualcuno si avvicinò, e Polgy rimase immobile (anche per forza, again), fissando quella figura coi suoi occhietti di plastica e la boccuccia aperta in un sorrisino idiota disegnata.
    "Fa che non mi rubi l’amuleto o è la fine. Datemi un bacio su, che vi costa?? Non vedete il cartello con scritto Free Kisses? Venghino donne, è arrivato il cacciavite!" Immaginò di avere un furgoncino con degli altoparlanti che ripetevano quel motivetto. “Avete sedie con viti allentate? Viti spanate? Tappi di sughero incastrati nella bottiglia? Volete fare un piercing ma non avete i soldi? Ora ho quello che fa per voi. Polgy, il nuovo cacciavite multitask di cui non riuscirete più a fare a meno. *Messaggio promozionale offerto dall’oblivionchannel. Può causare dipendenza. Leggereattentamenteilfogliettoillustrativo.*
    Attese che qualcuno, qualcuno di importante, giocasse un ruolo fondamentale nel suo destino… E finalmente quel qualcuno arrivò. Era distratto, quando sentì qualcuno sollevarlo e baciarlo delicatamente sulla boccuccia di plastica. E sentì le farfalle nello stomaco. Era solo una sensazione, dato che lo stomaco non ce l’aveva…o forse si? Qualcosa stava cambiando.
    Sentì la plastica ammorbidirsi, e gli sembrò di vederla impallidire, fino a divenire rosea. Ed anche il ferro si ammorbidì, e cambiò forma, tramutandosi in gambe e braccia. Sentì il cuore riprendere a battere, il respiro divenire regolare e reale. Poteva voltarsi e girare lo sguardo. Sentì un pizzichìo lungo il suo nuovo collo. Capelli. Aveva i capelli? Si guardò le mani. Delle bellissime mani vere! E i piedi…si muovevano sotto dei pantaloni giallo ocra e delle scarpe marroncine. Era reale. Polgy era reale!
    L’amuleto aveva funzionato. Polgy era umano.
    La Ferramenta dei Segreti è stata aperta…nemici del cacciavite temete
    sheet 26 - Cacciavitepawapensieve
    ©#epicwin



    Questo è ciò in cui il cacciavite si trasformò. Un cacciahobbit(?). Un Polgyfrodo. Non ce la faccio.
    Ah, e non ho scritto dialoghi perché al momento può solo pensare cose. Dal prossimo post saranno colorati.
     
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    ADRIANNE PEPES
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    Madre io esco disse Adrianne scendendo le scale, raggiante come sempre o quasi, il sorriso non era così sincero, forse da piccola poteva esserlo, ma non lo era più e da molto tempo Ti prego almeno aspettate che io esca di casa continuò coprendosi gli occhi; sua madre era in atteggiamenti amorosi, mezza nuda col suo nuovo compagno/amante del momento; tra l'altro era più giovane di lei, era diventata una Milf donna molto richiesta.
    scusa cara disse in risposta al suo disgusto, senza però preoccuparsi di aver dato spettacolo o provare un minimo imbarazzo; Ma che poteva farci Adrianne? Purtroppo ci era abituata, la donna aveva un'infinita storia alle spalle di amanti, tutti avuti alla luce del sole, nonostante fosse sposata. Era anche vero che il marito, il padre di Adri viaggiava molto spesso per lavoro e a volte capitava che rimanesse fuori casa per settimane, ma alla fine non si faceva scrupoli ad averne anche quando lui era a casa. Si era molte volte chiesta come mai la donna provasse piacere nel tradire invece che lasciare direttamente il marito, e soprattutto come poteva lui accettarlo? Beh facile, anche lui aveva alcune amanti sparse per l'Europa, e chissà quanti altri figli. Ma a pensarci bene alla ragazza non importava poi molto se quei due stavano o meno insieme, a stento li considerava genitori; negli anni non si erano mai comportati come tali, lasciandola sola ogni volta che potevano; all'età di undici anni avevano deciso di mandarla alla Beauxbatons così da averla lontana e sentirsi forse più liberi, di certo non meno in colpa per i rispettivi tradimenti, loro non avevano quel tipo sentimento e di lei non importava niente. Aveva passato i natali al castello e le ultimi estate in giro per Londra, pur di non vedere sua madre con gli amanti. Ma in quei giorni era dovuta torna per causa di forza maggiore ( non chiedete che ancora devo sviluppare a modo la pg) e ne avrebbe fatto molto volentieri a meno visto che nessuno dei due genitori andò a prenderla, e neanche si interessò di aspettarla a casa per salutarla. Così era salita in camera sua, oh si quella si che era rimasta il suo posto sicuro. Ma dove...era bianca, tendente al grigio, fredda con solo il letto e un comodino, insomma una cella sarebbe stata più accogliente di quella camera, ma quella aveva e alla fine non le fregava, per quel poco che ci stava se l'era fatta andare bene. Non era stato facile da bambina, ma col crescere se ne era fatta una ragione, alla fine la sua vita non era in quella casa ma al castello, non l'aveva mai sentita davvero una casa, un posto sicuro, anzi era stato l'esatto contrario ( ma la player non vi dirà niente al riguardo). Quindi starci lontana era diventato un bene per lei, anche se doveva ammettere che non era sempre stato così, le era mancato l'amore di una madre, di un padre, qualsiasi bambino aveva bisogno e il desiderio di amore da parte dei propri genitori. Aveva sentito la solitudine, il senso dell'abbandono ecco perché aveva imparato a non amare, non si fidava mai di nessuno e sopratutto cercava di non affezionarsi mai alle persone perché non voleva rischiare di perderle, di rimanere di nuovo da sola. Non che lo fosse davvero, aveva amici e amiche, sapeva divertirsi, specialmente con gli uomini, alla fine essere figlia di sua madre e una componente della Beauxbatons era risultato utile perché riusciva ad incantare ed ammaliare tutti senza alcuno sforzo. Come sua madre aveva imparato a farsi desiderare senza lasciarsi coinvolgere davvero sentimentalmente, quindi la mela non era caduta tanto lontana dall'albero, nonostante non fosse praticamente cresciuta al suo fianco, c'era sicuramente qualcosa nel DNA di sbagliato; poteva essere fiera di lei da una parte perché stava venendo a sua immagine e somiglianza senza farle da madre. Ma quello fu un'arma a doppio taglio, perché non averla plasmata e cresciuta aveva portato la ragazza ad avere delle idee in contrasto con quelle della donna; negli anni si era avvicinata alla resistenza entrandone a farne parte solo nell'ultimo periodo. ( per il resto abbiate pazienza che devo svilupparla ancora a modo questa pg, quindi amatela anche se non è ben definita).
    Dove vai cara? chiese la madre mentre l'uomo al suo fianco continuava a baciarla. Perché doveva fare in quel modo, andiamo sembrava un ragazzo normale e non bisognoso di così tanto affetto. Sbuffò Esco madre, non torno a cena disse anche se sinceramente non capiva il motivo di quella domanda, da quando s'interessava di quello che avrebbe fatto della sua vita? E infatti la donna neanche aspettò la risposta che già si lasciò andare alle adulazioni dal ragazzo dall'ormone facile. Ma che diamine..fatemi uscire vi ho detto disse coprendosi gli occhi e scappando una volta per tutte dalla stanza e dalla casa, o rischiava di ritrovarsi a guardare una scena di sesso tra i due e non era di certo di suo gradimento.
    Uscì disperata, aveva bisogno di bere, ah si ecco un particolare della ragazza era che beveva, tanto, amava gli alcolici e fumare quando le era possibile, visto che al castello tutto quello era vietato, ma quando tornava a Londra la sua tappa preferita erano i locali notturni babbani e non solo quelli. Si ritrovò quindi a vagare per le strade in direzione della locanda “ Testa di porco” era come essere a casa per lei, così informale quasi squallido dai drink incredibili, si era presa la prima sbronza in quel luogo, era magico....in tutti i sensi.
    Non appena fu dentro di guardò intorno, era esattamente come lo ricordava, casereccio, volgare quasi Questo si che è un locale come si deve disse la donna togliendosi gli occhiali da sole e abituandosi così al buio del posto. Nonostante lei amasse quei luoghi, gli altri non sembravano vedercela bene lì, era così bella e con fare sensuale che sembrava una Dea scesa sulla terra. Dannato portamento da Veela; lei non lo era ma alla Beaux le avevano insegnato ad atteggiarsi in un certo modo a comportarsi sempre in modo impeccabile e quando doveva entrare in una stanza doveva farlo sempre con una certa classe anche con un sacco di patate. Era una condanna, ma le piaceva comunque farsi guardare, aveva qualche problema di autostima o forse ne aveva troppa, diciamo che lei dava la colpa al poco amore e al poco interesse dei suoi genitori nei suoi riguardi che l'aveva portata ad essere al centro dell'attenzione.
    Cercò con lo sguardo un posto libero, aveva voglia di sedersi quella volta, invece di stare al banco come al solito, e notò un tavolo vuoto, cioè non lo era propriamente perché sopra vi era un cacciavite giocattolo, anche molto buffo al dire il vero. Lo prese e lo scrutò, notò poco dopo una scritta Free Kisses ma che? Chi si era divertito in modo così stupido? Chi avrebbe mai baciato un giocattolo? Si guardò intorno cercando il colpevole ma non sembrava esserci nessuno. Alzò le spalle e posò le labbra sul cacciavite, che avrebbe mai provocato quel gesto? Sarebbe sembrata solo scema al massimo ma a lei non importava poi molto. Non aveva l'abitudine di prendersela per le prese di giro, anche perché al castello dove era cresciuta non le era mai successo, visto che doveva fare sempre tutto in modo impeccabile, ma diamine lei ora non era lì non doveva tenere un certo comportamento, poteva essere libera di essere la rozza che si sentiva dentro. Forse però quello non doveva farlo, perché quel gesto provocò una conseguenza e non delle migliori. Vide quell'aggeggio avvolgersi in un fascio di luce, stile illuminazione o altro, per poi vederlo diventare un uomo. Il cacciavite era una persona! Incredibile. Rimase a fissarlo mentre questo prendeva coscienza di tutto o magari già era consapevole di quello che era successo. Ehi..amico disse e gli sorrise.

    QUOTEQUOTEQUOT.
    | 50 shades of grey | code by ms. atelophobia
     
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  3. #piastrellamilastella
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    Paul Gee
    ❝I’m a Polgygirl, in a muggle world…life in plastic, it’s fantastic! You can brush my star, undress me with my scarf…Imagination, life is a screwdriver!❞

    Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, i Sith minacciavano la stabilità della repubblica. Darth Polgy aveva creato un esercito di cacciaviti …Ah no aspettate, sbagliato storia.
    Al tempo degli dei dell’olimpo, dei signori della guerra, e dei mangiamorte, che spadroneggiavano su una terra in tumulto, il mondo magico invocava il soccorso di un eroe, per riconquistare la libertà. Finalmente arrivò Polgy, l’invincibile cacciavite da assalto forgiato dal rogo di mille babbani… Ah, no, non era nemmeno questa la storia che avevo in mente.
    C’era una volta, in un regno lontano lontano, un cacciavite infelice. Una strega cattiva lo aveva trasformato in ciò. Prima dell’incidente(?) era un bellissimo principe dagli occhi azzurri, ma al compimento del suo ventesimo compleanno salì sulla torre, si punse col fuso (perché…boh, c’aveva la fissa della tessitura, non stiamo a indagare sui suoi hobby) e si trasformò. Una fata a caso predisse che solo il bacio del vero amore avrebbe potuto ritrasformarlo nel principe giallo. E così Polgy si rassegnò a vivere per sempre come un cacciavite, dato che nessuno lo avrebbe mai amato. Fece anche qualche lavoretto part time, senza contratto ovviamente (provateci voi a presentare il TFR come cacciavite). La cosa spiacevole fu che, nonostante la sua palese impossibilità a muoversi, l’Inps non gli riconobbe lo status di invalido civile. Quindi neanche na pensioncina, porca Pinza! La sua vita trascorse così, tra le angherie della matrigna Donnie e della sorellastra Bart, sfruttato e sottopagato come una prostituta. Ma un bel giorno una principessa lo trovò e se ne innamorò. Col suo bacio spezzò l’incantesimo, e Polgy potè tornare ad essere il Principe Giallo. Si sposarono il giorno seguente nel castello di Cacciavitolandia, e insieme vissero felici e contenti per due giorni. Dopo di chè Polgy, non più abituato ad essere un umano, contrasse l’ebola e morì male. Fine.


    Respirò a pieni polmoni l’aria satura di odori del locale, e si stiracchiò, riassaporando la bellissima sensazione di avere di nuovo delle articolazioni funzionanti. Si guardò. Aveva una camicia giallina sbottonata sul petto, dei pantaloni gialli e delle scarpe marroni. Era vestito da cacciavite insomma Forse non era molto al passo con la moda ma…cosa importava? Era umano, finalmente!
    Alzò gli occhi verso la ragazza che si era seduta al suo tavolo. E rimase pietrificato. Lunghi capelli castano chiaro le ricadevano lungo le spalle minute. Due occhi chiari brillavano come stelle sul suo viso delicato. Sembrava avvolta da un’aura mistica, come una dea che si rivela per la prima volta a un mortale. Sbattè le palpebre, chiedendosi se tale visione fosse reale o se avesse iniziato ad avere le allucinazioni come quel pazzo di Evans. Lei era la principessa che lo aveva salvato e aveva spezzato la maledizione. Lei era la salvatrice, la sua ragione di vita. Polgy, il divoratore di anime(?) #wat, si era innamorato.
    E qui parte il filmone nella testa di Polgy. Immaginate un bacio passionale alla Via col vento, un matrimonio, dei figli, nipoti, cacciaviti, una vita insieme, la vecchiaia insieme, la morte insieme, la sepoltura insieme, la decomposizione insieme, gli scheletri insieme, gli archeologi che li trovano insieme, nella teca di un museo insieme. Si ok, un filmone insomma. Il finale è un po’ da necrofili, ma non fateci caso.
    Già dal primo sguardo Polgy capì che quella era la donna della sua vita. Insomma, aveva baciato un cacciavite, era sana di mente quanto lui! “Ehy, amico!” La sua voce suonò come la più soave delle melodie alle sue orecchie. Restò ancora per qualche secondo a guardarla, imbambolato e con la bocca semiaperta.
    “Voi” Si stupì, quando si rese conto di riuscire finalmente a muovere le labbra e a parlare. Gli faceva strano sentire la propria voce oltre che i propri pensieri. “Voi avete spezzato la maledizione! Voi mi avete salvato!” Esclamò, mettendosi in ginocchio e prendendole la mano, per poi baciarla delicatamente. “Oh mia principessa! Luce dei miei occhi. Questo umile cacciavite aspettava il vostro arrivo da lungo tempo! Come posso ringraziarvi per avermi dato nuova vita?”. Eh si, il cacciavite, oltre a essere completamente suonato, era anche un gran poeta. Si alzò, prese una rosa da uno dei tavoli e gliela porse. ”Buon San Polgylentino amore!” “Questo fiore è nulla, in confronto alla vostra bellezza, ma al momento non dispongo di nient’altro per omaggiare la vostra grazia.” Fece un leggero inchino. Era stato un cacciavite per “soli” cinque anni, eppure si comportava come un lord dell’ottocento. Lord Polgy vi disprezza “Io sono Paul Gee, per servirvi.” Si allontanò di un paio di passi, tanto per lasciarla respirare. A nessuno riservava quel comportamento. Nonostante fosse tornato umano, odiava ancora il mondo e tutti coloro che lo abitavano. Ma lei…lei era diversa. Era la sua principessa, e sarebbe stato pronto a difenderla da qualsiasi minaccia. Era Giorgio Mastrota. Cavalier custode dell’acciaio inox, guerriero nordico di pura lana merinos! il Cavaliere dell’Ordine del Cacciavite, primo del suo Ordine, principe di Cacciavitopoli e signore delle ferramenta, Domatore di Viti, Sterminatore di ruggine.
    Difenderla si…ma in che modo? Non aveva una bacchetta, e doveva al più presto procurarsene una. Il mondo era pronto per il ritorno di Polgy. E si sarebbe inchinato sotto le sue maledizioni. Aveva tanto di quell’odio represso da sfogare che non vedeva l’ora di uscire di lì per seminare il panico, anche se forse sarebbe stato meglio mantenere un profilo basso. Non sarebbe rimasto umano per sempre, e prima di ritrasformarsi, avrebbe dovuto tornare a casa di quei maledetti babbani. Che poi…dove pinza abitavano? Aveva sempre fatto la strada nel taschino di Donnie, ed ora non aveva la più pallida idea di come tornare. Ci avrebbe pensato poi. Al momento la sua attenzione era focalizzata sulla ricerca di una bacchetta e sulla bella principessa che gli stava di fronte. Il suo sguardo e le sue movenze erano come una calamita per lui. In cuor suo, già sognava un altro bacio, come quello che aveva ricevuto, ma molto più duraturo e intenso. E magari anche qualcos’altro. #pensieritorbididiuncacciavite #polgyporn

    Diario di un Cacciavite Superstar: Giorno 1240.
    Caro diario, non ci crederai! Sono Libero, liberoooooo! Ho finalmente trovato la mia principessa. Lei è bellissima, la amo già. Mi ha baciato, e finalmente la maledizione si è spezzata. Significa che è vero amore! Ora posso finalmente uccidere tutti quelli che mi stanno sulla stella. Poi recupererò i miei averi e le chiederò di sposarmi! Ho già in mente i doni della lista nozze! I Miracle Blade (tutta la serie, li ho sempre sognati!), una tiara di diamanti per me (I’m a princess, bitch pls!), una parure per lei, dei mobili e una cassetta degli attrezzi nuova. Sai, purtroppo, nonostante sia umano ora, ho ancora quelle strane perversioni da cacciavite. Provo attrazione per le pinze, e provo anche istinti violenti verso le viti. Forse sono più cacciavite di quanto pensassi. Ah! E finalmente potrò indossare una vestaglia e bere scotch accarezzando un gatto bianco e guardando la gente dall’alto in basso. Potrei anche improvvisare un accento siciliano. “Mmmechele. Ci farò un’offerta che non potrai rrifiutare! E porta due arangini appolgy!”. Non lo so, forse sto facendo troppi progetti. Ma mi sento un sacco superpawa! Se muoio in battaglia bestemmio in tutte le lingue conosciute. Anche in lineare A e in cacciavitese. Te lo giuro sulla Stele di Rosetta(?)#wat. Polgy avrà la sua vendetta. Perché Polgy non dimentica. E si, mi farò anche un sacco i c***i degli altri, perché sono Gossip Polgy. E niente, sento dei dolorini. Credo di aver già contratto la scabbia e la malaria. Se questa sarà l’ultima pagina di questo diario, scriverò qui la mia ultima volontà.
    Strozzatevi con la pastina a forma di stelline! Vi odio babbani!
    Xoxo, Gossip Polgy.



    sheet 26 - Cacciavitepawapensieve
    ©#epicwin

     
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    ADRIANNE PEPES
    RebelPower|età xx| Bellissima u.u
    Adrianne era cresciuta nel mondo magico, aveva frequentato una scuola molto rigida che limitava ogni tipo di libertà, a stento le era possibile ridere, ma le era sempre stato stretto quel ruolo da brava e perfetta ragazza. Lei era l'imperfezione fatta a persona, non come sua madre, si riteneva la parte migliore di quella donna nonostante tutto. Ok forse non era prorio come pensava visto che le piaceva bere, divertirsi in modi non del tutto convezionali quando non era all'accademia, ma aveva anche preso una decisione molto importante, aveva deciso di far parte della resistenza, quello voleva dire qualcosa no? Poteva essere definita snob se incontrata a scuola perchè così sembrava, in quella divisa di seta, con quel comportamento da ammaliatrice anche quando fondamentalmente non aveva intenzione di esserlo, non era proprio una veela, ma stando a stretto contatto con alcune di esse aveva imparato ad esserlo anche lei in qualche modo, eppure non si era mai ritenuta una principessa ne tanto meno un'avvenente ragazza, anche se amava essere adulata di tanto in tanto, questo era grazie alla donna che l'aveva messa al mondo. Le avevano dato del “Lei” e della principessa ma quel cacciavite/umano le stava dando del “voi”, poteva aggiungerlo nella lista delle stranezze perchè nessuno mai lo aveva fatto. Lo guardò cercando di non ridergli in faccia, ma non ci riuscì, era davvero strano quel tipo, forse perchè era un utensile fino a qualche minuto prima, ma la domanda era da quanto tempo lo era stato? Parlava come se fosse vissuto nel medioevo. Povero ragazzo, chissà che tortura doveva essere stata essere un oggetto per tutta la sua esistenza. Lo vide mettersi in ginocchio, come un perfetto cavaliere e prenderle la mano.
    “Voi avete spezzato la maledizione! Voi mi avete salvato!” disse con occhioni dolci che non riuscì a non farla ridere, le mancava davvero quel tipo di soggetto e finalmente poteva dire di aver visto tutto anche se chissà che altre sorprese le riservava quella vita e quel personaggio strano. Lo lasciò continuare, in fondo le piaceva essere adulata in quel modo, e poi lì davanti a tutti era molto divertente, non era una tipa vergognosa, anzi le piaceva stare al centro dell'attenzione sempre e comunque. Prego? fece in tempo a dire solo quello che il cacciavite umano continuò a lusingarla “Oh mia principessa! Luce dei miei occhi. Questo umile cacciavite aspettava il vostro arrivo da lungo tempo! Come posso ringraziarvi per avermi dato nuova vita?”. Uhh aveva appena detto che era in debito con lei? Questo era davvero buono e se ne sarebbe servita prima o poi. Poi lo vide alzarsi e porgerle una rosa. “Questo fiore è nulla, in confronto alla vostra bellezza, ma al momento non dispongo di nient’altro per omaggiare la vostra grazia.” le disse con un inchino a chiudere il discorso.
    No davvero tu non sei di questo mondo e neanche di questo periodo, chissà quante belle donne riuscivi a conquistare nella tua era. disse schietta, ridendo, per poi osservarlo, attentamente. Era decisamente fuori dal comune, come lei. “Io sono Paul Gee, per servirvi.” concluse e fece un ennesimo inchino, dai non poteva assolutamente essere di quel secolo. Chissà perchè lo avevano trasformato in un cacciavite. Ciao Paul io sono Adrianne....Pepes non voleva far sapere il suo vero cognome, era sinonimo di guai, e fece un inchino a mò di principessa, in fin dei conti le avevano insegnato anche a lei le buone maniere alla scuola delle snob. Chissà magari avrebbero potuto anche ballare uno di quei balli che lei trovava noiosi, ma con lui forse sarebbe stato divertente. Ovviamente lei ignorava che in realtà non era dell'ottocento, ma sono dettagli.
    Ma dimmi, quale dama ti ha fatto la maledizione del cacciavite? Lo sei da molto immagino. Ma smettila di darmi del voi, chiamami Adrianne ok? disse e gli sorrise, per poi fargli cenno di sedersi con lei al tavolo, chissà quante avventure aveva da raccontarle quel nuovo ragazzo, dagli occhi azzurri. Aveva bisogno di qualcosa che le rallegrasse la giornata, era partita così male e invece aveva avuto un risvolto molto interessante, grazie a quel giocattolo divenuto un umano poteva dire di essersi appena guadagnata una giornata di storie, magari poteva fargli visitare qualcosa e potevano bere. Oh sii poteva farlo ubriacare nel nuovo secolo Da quanto non bevi Paul...ti va qualcosa? chiese mentre con un cenno di mano chiamava a loro il cameriere, lo avrebbe fatto bere anche se questo le avesse detto che era astemio, ormai aveva deciso e lui le aveva detto che era in debito no? Era davvero entusiasta, in qualche modo strano quel bacio aveva portato alla luce un ragazzo interessante, ed era come una boccata d'aria fresca in quella sua vita diventata negli ultimi mesi così noiosa; era come scappare dalla monotonia per lei, finalmente qualcosa di diverso. Che ne aveva bisogno è stato già detto? Beh è vero, la ragazza stava impazzendo senza fare niente, era sempre molto attiva, esuberante che stare ferma le faceva venire l'orticaria, come succedeva quando era a scuola. Mamma mia che noia, vivere in quel modo impostato, dove tutto era già stato stabilito e non c'era spazio per la libertà, al solo pensiero le veniva il prurito.
    Dai Paul raccontami qualcosa di te. In che epoca hai vissuto?
    disse, non voleva pensare all'accademia, ma divertirsi senza limiti e con il suo nuovo amico venuto dal passato.
    “Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
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