«I'm being perfectly fucking civil»
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son catafratto senza contratto -- archibald D. leroy baudelaire Camminava con fare spavaldo per la cittadella, la testa leggermente alzata con strafottenza senza degnare di uno sguardo chi su di lui, invece, gli occhi li posava eccome, troppo a lungo e in troppi perchè potesse essere una mera coincidenza o perchè non apparisse maleducato... ma al serpeverde non disturbava quando avrebbe potuto e dovuto, e li ignorava semplicemente. Se Arci avesse voltato gli occhi, cercando lo sguardo dei passanti, gli sconosciuti avrebbero smesso di guardarlo, per pudore e sentendosi a disagio, e non era quello che il ragazzo voleva; anzi, traeva una certa soddisfazione nel ricevere le loro occhiate, dal sapere di essere sotto i riflettori e che la propria immagine sarebbe stata ormai fissa nella mente di quelle persone, volenti o nolenti. Infatti per qualche motivo era da quando si era smaterializzato a Londra che i passanti lo fissavano, e Arci non sapeva cosa attirasse maggiormente la loro attenzione: gli occhiali da sole seppure il tempo fosse nuvoloso? Le catene brillanti e dorate che tintinnavano al suo collo? Il petto nudo in bella vista nonostante fosse inverno, il solito zainetto nero a spalle? La sua bellezza pari a quella di un dio sceso in terra? Fece swishare i capelli con una mossa tattica della testa, e potè quasi vedere la ragazza che lo stava oltrepassando sul marciapiede svenire per l'emozione (non certo per le risate, vi pare). Ovviamente era retorico domandarsi cosa ci trovasse la gente da guardare in lui; meh, che poteva farci se era favoloso, bello e di talento? Peccato che Akelei non la pensasse allo stesso modo. Si presentò alla porta delle francesi (dopo due anni, era ancora strano pensare che quella in qualche modo fosse anche casa sua) come sempre quando aveva tempo, un mezzo sorriso già stampato in faccia. Suonò il campanello, nonostante possedesse una copia delle chiavi, nella speranza che qualcuno andasse ad aprigli la porta, perchè altrimenti l'effetto sorpresa sperato sarebbe svanito... e per sua fortuna (sfortuna?) ad aprirgli fu Ake, i capelli biondi raccolti in una coda. «Encore ici, monstre?» Perchè sì, da brava professoressa la bionda gli parlava in francese, per fargli conoscere meglio la lingua (o forse solo perchè sapeva che Arci non capiva tutto e voleva farlo sentire ignorante ma non ci è dato sapere). Il sorriso di Arci si allargò. «Surprise» Sistemati gli occhiali da sole, Arci non aveva aspettato una reazione, e semplicemente dal nulla era partito a rappare, la mano alzata con l'anulare piegato, mostrando alla sua maestra come aveva studiato bene il francese in quel periodo a Hogwarts, e come l'aveva sfruttato per uno scopo più grande. «YO! sest la grand istuar / dhe cooomm ma vièè a cengé, à l'envèr inversée meh it est! Sedut sur du pieds ici aveeec tè, je vais parler à Arci, super omelette du LONdrèèès
Jouerndo u poker avec de Cata / je grandisses je fait spassàt - wow! - fixation ogni minuèt! Mes toast journèè / difficileees filées vie avant-» A quel punto la porta in faccia (letteralmente in faccia) lo aveva zittito salvando il vicinato PERCHE AKE ERA L'EROE CHE LONDRA MERITA MA NON QUELLO DI CUI AVEVA BISOGNO ADESSO. «Mon croissant!» sì Arci era convinto bastasse citare omelette e croissant per essere scambiato per un parigino, e Ari è convinta avesse dalla sua ottime argomentazioni Probabilmente, se Arci non avesse iniziato a piagnucolare in un misto fra inglese e francese di quanto si fosse effettivamente fatto male e di quanto gli stesse sanguinando forte il naso, Akelei non avrebbe riapert- no. Niente, Akelei non riaprì e basta, ma Arci come già detto aveva una copia delle chiavi di casa, quindi entrò comunque a darsi una sistemata e a fermare il fiume rosso che gli stava sporcando il petto facendolo assomigliare ad un indiano d'america con i loro tatuaggio fighi, sguardo offeso verso la francese che neanche si era degnata di vedere se fosse vivo («Sì, grazie, sto bene, maman, non ti preoccupare» «Chiamami ancora una volta mamma e ti taglio la gola» «Ma- Ma io ho complessi genitoriali gravi, lo sai!» «Complessati da un'altra parte, perdant»). Con uno sbuffo, offeso per il suo grande talento ignorato, dopo una lavata e aver recuperato una maglietta Arci si si diresse alla nursery, dove scoccò un bacio sulle proprie dita per poi stamparle sulla guanciotta paffuta del bambino dentro la culla, un piccolo sorriso a incurvargli istintivamente le labbra. «Ciao Yu. Ancora niente riti satanici, eh? Quando sei pronto, io ci sono» Non sapeva esattamente se volesse bene al figlio di Morrigan, o cosa fosse davvero per lui, che rapporto intercorresse fra di loro. Doveva essere il suo babysitter? Fratello? Era difficile, in quanto praticamente vivevano insieme e la serpe lo aveva visto appena nato, e con quelle frequenti visite a casissimo poteva guardarlo crescere proprio come un fratellone, ma allo stesso tempo non condividevano sangue o altro. Forse erano solo sconosciuti e lo sarebbero sempre stati, ma una parte di Arci aspirava davvero a essere qualcosa di più per quel batuffolino; lo avrebbe voluto con tutto il suo piccolo cuore nero. I suoi migliori amici avevano tutti fratelli su cui contare (a Brecon se ne era reso conto ancora di più), e lui ne era fottutamente geloso. Sam, Jordan... voleva bene ai ragazzi dell'orfanotrofio, ma era difficile considerarli fratelli come Bells considerava Elijah, Jeremy Todd e Run, Oscar Chris o Jack Jericho (ma su quest'ultima coppia preferiva non soffermarsi troppo INCESTOH). «Ci sarò sempre per te» Arci passò l'intero sabato a Londra, cercando di non farsi spedire nella cuccia dalle sue mammine bionde (ancora ricordava quando appena arrivato gli avevano detto che se non avesse fatto il buono, avrebbe dormito nella cuccia del cane «Ahahaha che simpat- oh cazzo eravate serie»), stancando Akelei sull'aiutarlo a esercitare la propria "lingua madre" con la promessa (a dita incrociate) che non avrebbe più fatto irruzione cogliendo il consiglio di Fabri Fibra di rappare in francese (?), e poco prima di cena, un saluto alle tre donne e al baby Eugene, Arci tornò al castello, pronto per un folle sabato notte. Si era quasi rotto il naso, ma quella visita ne era comunque valsa la pena (?).
I suoi piani per la domenica, al solito, erano starsene a cazzeggiare, a smaltire la sbronza, magari prendersi a cazzotti con qualche ragazzo più grosso di lui, e fu incredibilmente sorpreso di ritrovarsi appostato fuori dalla sala comune Thad. «Senti… Ho una proposta da farti» Se non fosse stato rallentato dal mal di testa dovuto alla serata con gli amici, sarebbe stato veloce nel dire «Sì», aspettandosi che in quella domanda dietro al sorriso malizioso si nascondesse una proposta sconcia. E chi era Arci per negare a Thaddeus Homo Clayton sette minuti in paradiso? Prima che potesse dire alcunchè, invece, continuò il tappo: «Ci sono unicorni, nella Foresta Proibita. Lo so da una fonte certa.» Arci aggrottò le sopracciglia. Uncorni era un nome in codice per gay, vero? Stavano ancora parlando di darci dentro? «Se ti unisci a me, primo: vedrai un unicorno. Secondo: ti dovrò un favore. Terzo: pensa a quanto potrai vendere pezzi di criniera?» ew «Dovrei vendere la tua criniera? Ma che cazzo di feticismi h-» «Ci vediamo al limitare della foresta, dal sentiero ok?» E se n'era andato, lasciandolo con dubbio. Arci era rimasto qualche secondo fermo, metabolizzando, ma facendo spallucce aveva deciso di tornare in sala comune prendendo il proprio zaino con dentro qualche oggetto a caso (una brioches, occhiali da sole, mazzo di carte, coltellino svizzero...) e dirigersi verso il luogo dell'incontro dopo l'ennesima aspirina. Ovviamente, nonostante la serata appena passata, non si presentò alla Foresta Proibita davanti a Thad sobrio, o sprovvisto di riforniture di alcolici per la giornata. Entrare in quel bosco col ragazzo sarebbe stata già di per sè un'avventura interessante, ma farla da ubriachi gli sembrava molto più suicida e attraente... soprattutto se fosse stato il Clayton a convincersi a bere, mettendo da parte la sua dolce inibizione. Arci aveva davvero voglia di vedere unicorni, if you know what he means (????). «Yo», salutò portandosi due dita alla fronte in segno di saluto verso lo special, già lì. «Se non vuoi che Pearl ci becchi, dovremo sbrigarci a entrare un po' più all'interno. Lì non incontreremo nessuno, solo unicorni» if you know what he means parte 2 E senza aspettare risposta lo sorpassò, entrando nella Foresta facendo attenzione a non uccidersi sulle radici. Ormai sapeva perfettamente i posti migliori per pomiciare lì dentro (grazie alla alla mappa del Catafratto), doveva solo sperare fossero liberi e a Thad -il ragazzo pretenzioso che voleva divertirsi con Arci in una foresta potenzialmente mortale (ma diciamocelo, ad Arci piaceva soprattutto per il suo masochismo) - andassero bene #wat
«live like you are going to die, because you are.» You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia
arci è vestito così all'inizio. A caso. FOOORMAGGIO DI PARMA Non ho idea di cosa io abbia scritto, giulia amami comunque anche se hai aspettato un anno per QUESTO Il rap francese, nel caso qualcuno non l'avesse capito, va cantata su questa base. Vi chiederete "hai cercato il testo francese?" e no. Perchè sono scema e ci ho pensato ora, quindi ho tradotto quello italiano a cazzo. si legge come si scrive #wat Meh. Sono bionda.
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