Here we go again.

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    Ventuno, eh? il biondo fece che portare la testa in avanti con un movimento del collo simile ad un onda, per poi annuire convinto, mentre suo fratello gemello lanciava un'occhiata spazientita al cielo portandosi una mano alla fronte, sconsolato. La strega di fronte a loro lo guardava con un sopracciglio alzato, scettica. E a buona ragione. Arthie si grattava la gamba con le punte delle dita con l'intento, vano, di fermare il prurito...o quantomeno di perdere un po' di quell'ansia che lo attanagliava. Era la prima volta che si presentava davanti a qualcuno con un documento falso. Anzi, la prima volta che si procurava un documento falso in generale. Ovviamente non era stato un'idea sua, ma di Michael ed i suoi amici: fosse stato per Arthie, lui sarebbe rimasto volentieri a casa a passare la serata davanti ad un bel libro ed una deliziosa cioccolata calda. Ma la signora Bulstrode si era lamentata che Mike usciva troppo spesso e che Arthie non usciva mai, costringendo così il primo - con suo grande disappunto - a portarsi dietro il secondo. Michael usciva da tempo con dei ragazzi più grandi e la cosa aveva sempre preoccupato, se non disturbato, il biondino dall'animo sensibile. Aveva paura potesse succedergli qualcosa, che potesse diventare qualcuno col quale Arthur non era capace di vivere. E quello che non sapeva, il giovane Arthie sedicenne, era proprio che sarebbe andata così. I ragazzi avevano deciso di andare in un club a Londra quella sera e Daniel, uno degli amici di Mike, li aveva portati da un certo Frank per procurarsi degli "ottimi" documenti falsi, parole sue. Da una certa prospettiva era anche stato divertente crearsi una nuova identità: poter scegliere nome, cognome, data di nascita e tutto. Ma in quel momento, davanti al cipiglio della signora, con le risate di Daniel e gli altri alle spalle e l'espressione delusa di Mike, Arthie non la vedeva più come una cosa divertente. La vedeva come una cretinata. L'ennesima cretinata che era stato capace di fare. La donna passò la bacchetta sul documento, rivelando i veri dati di Arthie: Arthur Noah De Lamort Greengrass, Sedici anni, studente ad hogwarts, eccetera, eccetera. Questa strappò la tessera con movimenti bruschi, facendo poi scomparire in uno sbrilluccichio i coriandoli che ne aveva ricavato. Magari un'altra volta, dolcezza, eh? Il prossimo! La fila continuò a muoversi, Daniel e gli altri entrarono senza problemi nel club, lanciando occhiate e sorrisi di scherni ad un Arthie amareggiato e rosso come un peperone. L'ultimo a passare fu Michael. La signora diede una rapida occhiata al documento e poi fece cenno ai due armadi che facevano entrare di fare passare il giovane De Lamort. Mike si girò un' ultima volta verso Arthie, per poi avvicinarsi e guardarlo dritto negli occhi.Ventuno? Ma che cazzo ti passa per la testa? Diciotto proprio no, eh? gli tirò uno scappellotto, scompigliando ancora di più la di già di suo scompigliatissima chioma bionda del fratello. Poi, entrò nel club. Arthur tornò a casa a piedi mentre, come suo solito, si lasciava calmare dalle lacrime.

    Il due di Marzo dell'anno del signore duemilaesedici (?), Arthur Noah De Lamort Greengrass, nato a Londra, Psicomago al San Mungo, aveva compiuto ventuno anni già da qualche mese. Il suo documento recitava correttamente ventuno anni di età e fu proprio in un momento nel quale lo osservava distratto, preso da chissà quali pensieri, che ricordò quell'episodio accaduto cinque anni prima, con un sorriso mesto sulle labbra. Ne era passato di tempo, ne erano accadute di cose da allora. Si era reso conto di aver tagliato di netto tutti i ponti che lo collegavano a quel periodo della sua vita, senza una ragione precisa. Dopotutto, quello era stato il periodo della sua vita più tranquillo, in un certo senso. Certo si era allontanato da Mike e ne soffriva molto e sì era in piena adolescenza e quelle insicurezze, che poi avrebbe capito far parte non del periodo che stava passando ma della sua stessa persona, lo tormentavano notte e giorno. Però era circondato ventiquattro ore su ventiquattro da ragazzi ed adulti interessanti, frequentava le lezioni con grande piacere, aveva anche qualche amico. Gli vennero in mente, tra questi, i suoi coetanei e compagni di casata, con i quali si era ripromesso di mantenere i rapporti ma che non aveva mai fatto per incapacità di relazionarsi. Arthur il disagiato, con addosso la paura costante di dr fastidio a tutti con la sua sola presenza. Una vocina cattiva gli suggeriva che, probabilmente, era davvero così. Doveva però rimediare a quel taglio netto che aveva dato senza preavviso. Doveva riprendere in mano il suo passato che, dopo tutto, non gli aveva fatto nulla - o quasi - di male. Cos'era successo in quegli anni a tutte quelle persone? Che lavoro si erano ritrovati a fare perché ormai la crisi colpisce anche il mondo magico? Erano ancora vivi madonna quanto sei positivo? Avevano figli, nipoti, compagni, nuovi cugini sbucati dal nulla okay che sull'oblivion può capitare di tutto ma, ehi, sono passati solo una manciata d'anni!? Arthur era determinato a scoprirlo. Ma rileggendo quell'interminabile lista di nomi, uno solo non gli evocò nessun ricordo negativo, non gli provocò alcuna angoscia:e meno male che erano stati anni felici Tiffany Reed. La Tassorosso, secondo i calcoli di Arthie, frequentava ancora Hogwarts. I due si erano conosciuti attraversò un'attività di tutoraggio sponsorizzata(?) dalla scuola: Tiff andava male in pozioni, Arthie in quello era un piccolo genio del male ed era più grande di lei di qualche anno, perciò era stato incaricato di aiutarla. Inizialmente, non aveva accettato il suo ruolo di tutor con piacere: per lui significava un'altra persona con la quale fare figure di merda e rendere partecipe dei suoi disagi e non ci teneva più di tanto. Ma al tempo stesso amava fare del bene #magnanimo, quindi iniziò ad aiutare la piccola tassa, con la quale instaurò un legame di complicità in brevissimo tempo. Iniziò a considerarla come una sorellina che non aveva mai avuto, si vedevano anche fuori dalle ripetizioni. Rivederla dopo tanto non poteva che farlo felice. Così, dopo averla contattata, ai diedero appuntamento al Red Velvet dove Arthie scoprì che aveva iniziato a lavorare come crescono in fretta!, fortunatamente dopo la sua meravigliosa figura con Olive. Entrato nel locale, aveva lanciato una rapida occhiata per trovare la Reed e, quando finalmente incrociò il suo sguardo, sorrise. Rivedere qualcuno che ami dopo tanto tempo e sentire di essere di nuovo a casa.
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    Faceva freddo, faceva veramente freddo tanto che per poco non rabbrividì con tanto di complimenti e starnuti al seguito, tipo inizi e non ti fermi più, cosa tra l’altro più fastidiosa di avere Raiden che mangia tutta la personale scorta di biscotti… INSOMMA, alla fine non era Dicembre ma nonostante ciò faceva ancora fottutamente freddo e non era per niente leale la cosa, avrebbe dovuto reclamare ai capi superiori e beh, in realtà avrebbe potuto reclamare a chiunque e nessuno l’avrebbe ascoltata come spesso capitava, come se il primo che le passasse davanti fosse stato in grado di rendere la giornata più calda tipo i bellissimi giorni d’estate quando il sole, l’acqua e tante belle bibite ghiacciate andavano bene, oh si l’estate mancava veramente tanto, il suo cuoricino si sarebbe potuto spezzare se avesse continuato a pensarci così a lungo, soprattutto in quel momento quando davanti al naso vi erano i bignè che stava finendo di farcire con tanta cura per poi assemblare al meglio la fantastica “The jewels of the Queen” quel dolce era uno dei più belli che le piaceva fare, l'aveva imparata a menadito la ricetta, all'incirca nel giro di dieci minuti aveva memorizzato tutto e la prima volta che aveva provato a comporla la sua carissima bossa ne era rimasta alquanto sorpresa guardando il dolce a bocca aperta, il fatto che poi lei senza modestia alcuna avesse gongolato per i seguenti giorni senza pensarci su quello era un'altro discorso ma alla fine ne era rimasta contenta, per lo meno aveva capito di non essere solamente brava a divorare i dolci. Un punto per la signorina Reed. «Tiffany cara...» Mescolare, stava uscendo bene quella crema, riusciva perfettamente a distinguerne il profumo benché sul tavolo del piccolo laboratorio ci fossero tre diversi ripieni, quello al cioccolato leggermente piccante, DELIZIOSO e una vera e propria goduria (modalità alla Homer Simpson: ON) quella all'arancia e rhum che decisamente faceva per lei quando si trovava nella modalità "ho voglia di bere ma non c'è alcool nei paraggi" e quelli riusciva sempre a tenerli alla larga dalle manine di Jer e Arci preferendo concederli solamente a Jack per varie motivazioni e infine, li nell'angolino c'era solamente una delle sue preferite, benché la crema alle fragole e vaniglia fosse una delle più semplici e non degne di attenzione lei non poteva farne a meno, ecco perché finiva, senza essere vista, per leccarsi ogni santa volta il cucchiaio. AAAHMMMM. «Tiffany tesoro» I buchi, fare dei piccoli (si beh, un po' più grandi e non minuscoli ovviamente) forellini sotto i bignè per poi poterli riempire l'aveva sempre trovata un'operazione noiosa, ma lei era bella e brava e comunque doveva fare pure quello che voleva completare la sua piccola opera d'arte. «Tiffany mi stai ascoltando?» Non riusciva a dare retta quando lavorava, nel senso non riusciva a prestare attenzione alle persone quando era in full immersion con quelle belle cose da fare, il fatto è che udì in lontananza la voce della donna e mentre con la lingua intrappolata tra le labbra concentrata al massimo per fare tutto alla perfezione, si voltò appena verso la mora dandole finalmente attenzione mentre poggiava al suo posto il piccolo bonbon di pasta a cui aveva appena apportato il forellino e che era finalmente pronto per essere riempito. «Pensavo seriamente di averti persa, non avrei avuto la pazienza di trovare un'altra come te e ricominciare da capo a insegnarle tutto» Sorrise a trentadue denti mordendosi appena la lingua giusto per essere stata beccata in fragrante, si allontanò appena dal tavolo sbattendo le mani una sull'altra per eliminare le briciole dei bignè. «Lo giuuuro non ero distratta! Stavo solamente finendo i bignè perché si beh, sai come sono no? Se non li finisco finirò per mangiarmi le creme e non è una buona cosa nemmeno per la mia dieta» Mise un finto broncio del tutto non credibile mentre la proprietaria le si avvicinava scuotendo la testa come al solito ormai totalmente arresa, anche lei prima o poi l'aveva fatto, si sorprese solamente che fosse durata così a lungo, avrebbe dovuto farle un regalo prima o poi, qualcosa di molto carino e che avrebbe giovato alla sua bellezza o... con una torta forse sarebbe andata sul sicuro ecco. «Oh certo, ovviamente... ascolta devo uscire per un'oretta massimo un'ora e mezza, non c'è molta clientela stai tranquilla e comunque mi fido, non mangiarti tutto il negozio per favore, mi serve ancora» E l'aveva lasciata li da sola a combattere contro la voglia di mangiarsi veramente la metà delle cose che vi erano la dentro, la consapevolezza che sicuramente le avrebbero fatto mooolto male la fecero desistere presto dalla sua formidabile idea. «Oookay, al lavoro!» Ci si era veramente messa d'impegno come al solito, se avesse finito in fretta non ci avrebbe pensato su più di un millesimo di secondo a mettersi all'opera per creare dei biscotti con il materiale rimasto, tuttavia accantonò momentaneamente l'idea per poter invece prendere con assoluta attenzione il vassoio dove aveva composto il dolce e portarlo davanti e appoggiarlo sul bancone nell'angolo dove solitamente finiva per mettere in mostra quella e le altre torte. Sorrise passandosi una mano tra i capelli leggermente colorati di bianco unicamente a causa di spruzzi di farina volati involontariamente qua e la prima di passare lo sguardo su tutte le delizie che vi erano sopra il bancone e all'interno delle vetrine: marmottizami, Come Helga Comanda, Ghostly Me, Guillotines, Hufflepuff hug, Brontë Sisters sarebbe potuta morire solamente rimanendo li a guardare e sicuramente sarebbe stata la morte più dolce del mondo, su quello non ci sarebbero stati dubbi. Rialzò lo sguardo più che soddisfatta e allo stesso tempo innamorata per puntarlo oltre il bancone, li dove solamente in quel momento si accorse di una figura che conosceva e che si era totalmente dimenticata dovesse accogliere nel modo più fantastico del mondo, perché non accogliere Arthie, lo stesso ragazzo che le aveva per modo di dire salvato il culo con Pozioni sopportandola ogni santo giorno per darle lezioni di recupero, insomma stava perdendo leggermente il filo del discorso della sua mente, quello che importava è che non ci mise molto prima di correre oltre il bancone con un grande sorriso stampato in faccia finendo per saltargli letteralmente in braccio appolpandosi tipo koala alla sua figura (koala, altro che mannaro, era un fottuto koala) e buttandogli le braccia al collo per non cadere prima di stampagli un grande e sonoro bacio sulla guancia. «Per Merlino! Come faccio ad essere così idiota, come ho fatto a dimenticare che dovevi passare? Insomma stavo pensando ad altro, pensare mi sta facendo seriamente male... ciao Arthieee!» Iniziare a fare le fusa era a dir poco una cosa esilarante ma in un certo senso chi si fosse avvicinato più del previsto avrebbe potuto prenderla tranquillamente per pazza e sinceramente non è che avrebbero avuto poi torto. Povera, povera Tiffany.
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    Nel negozio c'era e c'era sempre stata, non quel pomeriggio, un' atmosfera di relax assoluto, da hakuna matata. Saranno stati i mille bellissimi - e di sicuro buonissimi - dolci esposti nelle vetrine - dei quali, tra parentesi, Arthur poteva dirsi un drogato - o gli sguardi tranquilli dei clienti seduti ai tavolini, i sorrisi dolci dipinti sulle loro labbra. Sembrava di essere appena entrati a Disneyland o in una di quelle agenzie di volontariato dove tutti sembrano essere super felici, costantemente. Si era guardato intorno a lungo, le mani nelle tasche, aspettando che Tiffany si accorgesse di lui. Non voleva di certo darle fastidio, dopotutto stava lavorando, anzi, era stato maleducato lui a chiedere di vederla proprio lì. E' che tra i loro impegni l'unica era un po' quella, se non si fossero visti quel pomeriggio al negozio avrebbero dovuto aspettare fin troppo per avere un po' di tempo da passare insieme...e Arthur proprio non poteva. Insomma, si sentiva in colpa con sé stesso, per aver deciso di tagliare dalla sua vita e dalle sue memorie una parte così importante della sua vita senza apparente motivo e per Tiffany, che aveva così trascurati negli anni nonostante fosse sempre stata un dolce bigné nei suoi confronti. Arthie e Tiff, Tiff e Arthie. Avete idea dl diabete che potrebbero farmi venire? Una combo di zuccheri letale, davvero. Posò il suo sguardo su una coppietta in un tavolo poco distante, stando bene attento a non farsi vedere mentre li osservava. Poco più in là, una giovane donna stava imboccando un bambino che non avrà avuto più di due anni, portandogli alle labbra un cucchiaino con sopra posato un pezzo enorme di cioccolato alle labbra. Non sembrava essere cambiato niente, neanche i clienti, dall'ultima volta che era entrato al Red Velvet. Ah, Olive...oh, Kay. Che belle figure che si era fatto con le gemelle. Peraltro, si era preso una cotta assurda per la bella bibliotecaria rossa e quando sembrava deciso a farglielo sapere...lei era scomparsa nel nulla. Letteralmente. Non aveva la più pallida idea di dove potesse essere finita, e ne era molto preoccupato. ma quel pomeriggio si era ripromesso di svuotare completamente la mente da preoccupazioni ed impegni e a dedicarsi solo e solamente alla sua tassorosso preferita. Quando lei si accorse della sua presenza, incontrando il suo sguardo, il biondo si aprì in un sorriso che avrebbe scaldato il cuore di chiunque. Non ebbe neanche il tempo di rispondere alle parole di Tiffany che questa gli si gettò addosso, aggrappandosi tipo mangia eucalipto - sì, non gli veniva la parola koala. Contenti? Ha un vocabolario limitato, lui #wat. Strinse forte a sé l'amica, beandosi del suo profumo e dei loro due corpi stretti l'uno all'altro, dopo tanto tempo, quando in realtà sembrava essere passata giusto qualche ora. Sei bellissima! commentò il giovane, arrossendo un poco - non tanto per la presenza della Reed, quanto per il fatto che le aveva fatto un complimento...è un disagiato, porello, fate finta di niente - ma dicendolo con voce chiara e sincera. Sì, non erano passati di certo dieci anni, ma sapete quanto cambiano gli adolescenti in un paio di anni...e quella che una volta sembrava una bambina era adesso sulla via per diventare una giovane donna. Allora, cosa mi racconti? Come va il lavoro? La scuola, pozioni? chiese, passando tutto il peso del proprio corpo da una gamba all'altra, in uno strano balletto che era tipicamente suo ma che lo faceva sembrare lo stesso bisognoso di andare in bagno. Ovviamente gli interessava la risposta che avrebbe ricevuto dalla mora, dopotutto era lì proprio per quello: recuperare il tempo perduto nel minor tempo possibile, tentato di scoprire cosa aveva combinato in quegli anni nei quali erano stati lontani per, poi, creare dei nuovi ricordi insieme. Erano davvero poche le persone che realmente erano amiche di Arthur, decisamente molte meno rispetto a quelle che lui reputava tali. Ma Tiffany Reed, la sua Tiff...lei poteva dirsi in cima alla lista. Insomma, subito dopo Michael. E mamma. Ma si era capito.
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    Il Red Velvet era stata una piccola salvezza dopo aver perso i propri genitori -e di questo alla fine una grande mancanza grazie a sua nonna non l’aveva mai sentita- unire una piccola scapestrata golosa di dolci e un negozio che oltre a venderli li produceva pure poteva non sembrare un’ottima idea, insomma per quanto si poteva pensare che non sarebbe potuto succedere nulla di esaltante o esaltatamente (?) strano mettere insieme due elementi del genere in un altro caso magari avrebbe potuto segnare la fine di un bellissimo negozio solo e unicamente a causa dell’esaurimento scorte … grazie a Merlino il pancino di Tiffany Reed non era così grande e la sua fame dolciaria giornaliera era sempre rimasta nella norma, ergo sorgeva quindi la salvezza di praticamente tutti i dolci li presenti, beh quasi per lo meno tralasciando quelli che rubacchiava sapendo benissimo di essere irrimediabilmente beccata ma ormai conscia che quelli su cui riusciva a mettere le manine diventavano solo e unicamente suoi senza che il grande capo aprisse bocca, si insomma così tanto per dire EH!?
    Impegnata quando era suo compito ad occupare le proprie ditine nell’impasto di quei biscotti davvero particolari, si ritrovava a tornare indietro con i ricordi a quando quegli stessi biscotti li acquistava solamente e ne divideva la gran parte con Arthie, perché lui aveva iniziato ad aiutarla anche se poteva educatamente dire di no e lei, perché tanto tenera e cucciola qual’era in qualche modo doveva pur ricambiare quei favori e data al tempo l’età fin troppo bambinesca per passare a favori sessuali (eh?dove? “Tiffany” e “favori sessuali” nella stessa frase risultava quasi una cosa gravissima da dire Urso vieni a me) l’accordo nell’utilizzare quel tipo di pagamento, biscotti e risate mancate e soffocate cercando di non morire spesso per le stronzate che la tassa si lasciava scappare erano state accettate velocemente da entrambe le parti, che poi il ragazzo nel tempo fosse diventato anche una quasi figura fraterna di certo era tutto un altro discorso che con tutta probabilità avrebbe potuto spiegare solo e unicamente nella sua fantastica mente per evitare di stare attenta durante le lezioni della rossa stronz- educazione portami via tanto s’è comunque capito il risultato. Nell’infinitesimale tempo in cui aveva perso di vista Arthur aveva dovuto pensare a così tante altre cose che all’inizio aveva finito con il dimenticare la sua persona e credere fosse stato solamente un sogno conoscerlo, lo stesso sogno in cui un tempo ancora credeva di aver conosciuto qualcun altro, ma lei più che un sogno sapeva essere reale, ne era sicura ma infondo Tiffany era sempre stata una sognatrice che preferiva sognare paesi di dolci abbondanti invece che incubi in cui veniva torturata, per quello c’era la realtà e grazie tante ma per il momento le bastava. Si era persa in quel tempo, si era persa pure in quegli ultimi giorni quando di spontanea volontà come capitava sempre era riuscita a contattare l’ex tasso rosso riuscendo in qualche modo ad organizzare un rincontro dopo tutto quel tempo, tempo in cui sfortunatamente al destino non erano potuti più essere la piccola Tiff e il coccolo Arthie contro tutto il resto -quale resto? Perdersi portava a brutte cose nella testa- ma ce l’aveva fatta in una dei suoi contorti e geniali piani di organizzazione ed aveva trovato la soluzione: il tutto non le impedì comunque di dimenticarsene completamente, perché queste cose erano di famiglia e lei non le aveva ancora messe troppo in mostra, quello sembrava un’ ottimo modo di rimediare alla cosa.
    E poi l’aveva visto, magari infarinata qui e la per qualche preparazione il suo sguardo gli si era posato addosso e tutto era avvenuto come la trasformazione di Cenerentola per il Bibidi Bobbidi Buh della Fata Madrina Non ci aveva messo più di una frazione di secondo prima di trasformarsi in un koala, il corpo di Arthur che per una gran parte era sempre rimasto lo stesso non aveva ceduto al suo assalto a sorpresa, gli assalti firmati Reed erano una cosa che forse ormai conosceva e lei di certo non aveva mai pensato di cambiare, andava bene così forse perché era lui, forse perché bei fisicini sia di Arthur che di Oscar o Jeremy erano così messi bene che certe cose potevano sopportarle come niente, lei di certo non si sarebbe mai lamentata EH, sia mai! «Per Merlino e Morgana, Arthur ti prego non dirlo, sennò inizierò a crederci e il mio ego potrebbe incrementarsi così tanto che poi non riuscirei a trattenerlo» Sarebbe pure scoppiata a ridere per una cavolata del genere, il risolino trattenuto però fu un buon compromesso; allentando la stretta sulla figura del biondo -perché è biondo vero? Siamo tutti biondi infondo, dentro e fuori- rimise entrambi i piedi a terra per poi alzare appena lo sguardo per poter incontrare il volto del giovane, le risatine indistinte che le arrivarono forti e chiare alle orecchie furono così poco destabilizzanti che le fecero appena tingere le guancie di rosso quasi avesse fatto una figura totalmente da imbecille, ma quella era una cosa di routine quindi poteva anche non farci caso, solo per quella volta. «Il lavoro va bene, non sai quante belle cose ho imparato a fare, lo stesso non si può dire per il resto, insomma sai com’è: torture a parte Anjelika si diverte spesso a farmela pagare per nulla, per lo meno sono leggermente migliorata in pozioni, anche senza il tuo preziosissimo aiuto» Ammise sorridendo appena con un’ombra tra le labbra prima di indirizzarlo, la mano a catturare quella del mago, verso uno dei tavolini non occupati. Avevano tempo per recuperare tutto quello che non si erano detti, avevano tempo per parlare e avevano tempo per mangiare qualcosa nel mentre lo facevano … sembrava avessero tempo per qualsiasi cosa avessero voluto fare e che fosse solamente una stronzata al momento non le interessava.
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    Sorrise ancora lasciando che il suo sguardo non si posasse su un dettaglio in particolare della tassa, studiandola distrattamente ma, al tempo stesso, con estrema attenzione. Il tempo passava troppo velocemente, questo era poco ma sicuro. Quella che una volta era poco più di una bambina si era trasformata in una giovane e donna e lui...beh, lui non sembrava cambiato proprio per niente. Il suo pensiero andò inevitabilmente al fratello lontano, che si stava intrattenendo con chissà quali importanti maghi svizzeri per questioni che lui non avrebbe potuto trattare nemmeno se vi avesse messo tutto il suo impegno. Sperava che il tempo con lui fosse così clemente da andare con la stessa velocità con la quale aveva fatto crescere Tiffany per far tornare il suo gemello da lui. Sebbene fosse certo che a Michael la cosa non pesasse come a lui, Arthie non smetteva di augurarsi che avrebbe fatto un ritorno a sorpresa, per restare. Il biondo abbassò lo sguardo verso la punta delle sue scarpe mentre la Reed scoppiava in una risata. Oh, solo Merlino sapeva se a Tiff avrebbe fatto bene alimentare un po' il suo ego! Arhie si poteva ritenere soddisfatto se la sedicenne avesse creduto alle sue parole. E, insomma, doveva farlo: lui credeva davvero fosse bellissima e bellissima lo era davvero. E, comunque, parlando di Merlino, l'accostare il suo nome a quello dell'antico stregone e a quello di Morgana gli aveva disegnato un sorrisetto quasi divertito sulle labbra. Sebbene fosse ben più esperto in materia artistica, avere una madre insegnante di storia della magia ti portava a saper qualcosa. Sono contento che tu abbia potuto imparare qualcosa di nuovo. E' sempre bello, sai... disse quindi in risposta alle parole della sua interlocutrice, infilandosi i pollici nelle tasche dei jeans slavati che indossava e dondolandosi un po' sul suo peso. A lui imparare piaceva da morire. Studiare, un po' meno. Ma, hey, per tutte le cose belle nella vita c'era un prezzo da pagare, seppur piccolo e questo Arthur lo sapeva molto bene. Anche se, forse, non abbastanza. Il Fato in ogni caso lo avrebbe aiutato a capirlo. Mi spiace davvero moltissimo per le torture. Vorrei poterti aiutare, dico davvero. Più che continuare a darti ripetizioni, però, temo di essere abbastanza inutile... il suo sguardo scivolò sulle leccornie là davanti, mentre il suo volto si contraeva in una smorfia genuinamente dispiaciuta. Non voleva nemmeno immaginare la dolce tassorosso nella sala delle torture e, avesse avuto un poco più di fegato, non c'erano dubbi sul fatto che sarebbe entrato come una furia al castello per convincere tutti quanti, in un modo o nell'altro, a non toccare più nemmeno con un dito la Reed. Questo, in ogni caso, era impossibile per questioni che andavano ben oltre il coraggio inesistente dello psicomago. Avrebbe tanto voluto dirle che la capiva, ma non poteva: lui non era mai stato torturato in vita sua, se non dall'idea di essere inferiore rispetto a suo fratello. Ingenuamente si diceva perché era sempre stato un bravo studente, con voti ottimi, tanta voglia di fare ed un buon carattere, ma più probabilmente si era scampato più di un soggiorno in quella misteriosa sala grazie all'influenza di mammina cara. Osservando allora con più attenzione i dolci, tentò un sorriso, prima di rivolgersi di nuovo alla mora. Allora, cosa mi consigli? chiese senza distogliere lo sguardo dai tanti dolcetti, totalmente rapito dal loro delizioso aspetto. Qualsiasi cosa tu scelga, prendine due. Uno per me ed uno per te. Offro io! Appena vai in pausa ce li gusteremo insieme.

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