Last day

x Eleanor Quinn

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  1. neverajoy
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    lucyneverajoy
    « today , tomorrow, mainagioia »
    15 Y.O. | hufflepuff | prefect | dress | pureblood
    Era appena sorto il sole, perennemente nascosto da un alone grigio opaco. Il classico tempo invernale, che la gente anormale odia solo per le temperature strettamente sotto lo zero. Gente che non apprezza bellezze come qualche fiocco di neve che scivola candido dal cielo, una pista da pattinaggio , un paio di scarponi ai piedi con la pelliccia all'interno. Bellezze che gli abitanti dei paesi più torridi invidiano, ai londinesi. Ecco, magari il cinguettio squillante dei cazzo degli uccellini a prima mattina… magari quello non lo invidiano proprio. La Neverajoy avrebbe volentieri schiantato il suo baule contro la finestra, in quell'esatto momento, magari avrebbero taciuto a lungo e si sarebbero fritti insieme alla colazione. Si voltò, assaporando quel risveglio di merda e cercando di farlo sembrare migliore di quel che era. La nuca si fuse perfettamente col morbido del cuscino, i capelli si sparsero interamente lungo la stoffa. Se ci avesse messo intenzione, probabilmente neanche sarebbero stati così ordinati. Gli occhi erano ancora chiusi, serrati da quella cacchetta inutile che si informa intorno ad essi dopo non averli aperti nemmeno per sbaglio durante la notte. Aveva dormito come un ghiro beatamente, persino le sue compagne di dormitorio erano state mute come dei gargoyles quella notte. Solitamente si mettevano a sparlare come le allegre comari fino a tarda notte, ma qualcun altro doveva aver detto loro di smetterla. I poteri di Prefetto, in quella stanza quattro per quattro, non avevano alcun vigore. Per i superiori, le squinzie erano nei loro letti, e poco importava come occupassero il loro tempo. Ma devo alzarmi per forza? La risposta era ovviamente sì. L'ultimo giorno di scuola era stato istituito esattamente allo scopo di rompere fino all'ultimo. Ultimi compiti, ultime lezioni, ultime volte in cui vedi quelle facce di minchia prima delle vacanze… insomma, ultimo tutto. In tutto ciò, l'ultima lezione da seguire era quella della Bulstrode, e benché trovasse accattivante Storia della Magia come insegnamento l'idea di dover ascoltare storie su storie poco prima di tornare a casa non era proprio in cima ai suoi desideri. Un kebab. Ecco quello invece sì, era proprio in cima ai suoi desideri. Eppure pensarci a prima mattina le dava uno strano senso di disgusto (comprensibile, dopotutto). Si tirò su a sedere e si guardò intorno come se il diavolo le fosse entrato in corpo e l'avesse posseduta. No, piccola rettifica… neanche il diavolo aveva la benché minima voglia di possederla, figurarsi un essere umano in carne ed ossa. Cercò alla cieca qualcosa da mettersi,poi con un piccolo sospiro si stropicciò gli occhi. Cacchetta degli occhi goodbye. Che poi non aveva mai capito come si chiamasse realmente. Quelli che sarebbero rimasti i misteri della vita senza alcuna risposta. Come un fulmine a ciel sereno, un'idea le balenò nella mente. Si portò una mano sulla fronte, quasi schiaffeggiandosela, e spalancò gli occhi come se avesse visto il fantasma di sua madre al capezzale. Cazzo! Ormai il primo pensiero che le veniva in mente da tempo a quella parte erano cazzi. Cazzi su cazzi. Poco consona come idea, ma dopotutto alla sua età non si pensava ad altro. Si era ricordata improvvisamente di avere un appuntamento. No, non c'entrava nulla con il pensiero da poco formulato, magari! Era semplicemente una colazione di arrivederci che aveva deciso di passare con una delle sue ultime conoscenze. Eleanor Quinn frequentava il settimo anno, eppure fisicamente sembrava ancora una tenera ragazzina del primo anno col bisogno di protezione. Non che lei ne necessitasse particolarmente, anzi… sapeva badare a sé stessa , pulirsi la faccia, pettinarsi i capelli. Era da parte di Lucy che l'istinto protettivo si era manifestato sin dal primo attimo. Quando si erano presentate la prima volta, stava aspettando Nicole fuori dalla sala comune dei Corvonero. Era un po' nervosa, aveva da poco incrociato Hades nei corridoi che non l'aveva neanche salutata, e il sorriso della Quinn stranamente era servito da rilassamento corporeo per la tassa. Un incontro casuale, ma al quale ne erano succeduti molti altri. Hogsmead, il parco della scuola… insomma, non si poteva dire che non si frequentassero. Non vi era mai stata un'uscita a tre che avesse compreso anche Coop, ma non poteva sapere quanto effettivamente si conoscessero dunque era meglio non estendere troppo la cosa. Con Coop si sarebbe rivista sul treno al ritorno con molta probabilità, mentre con Eleanor l'incontro era fissato per quella mattina nella Sala Grande. Afferrò il paio di jeans a vita alta, e poi indossò tutto a cipolla con una velocità smisurata. Era famosa per la sua puntualità, e non voleva tradirsi proprio l'ultimo giorno di scuola poco prima delle vacanze. Si sistemò rapidamente le pieghe del maglioncino con la punta delle dita, e dopo essersi data un'occhiata allo specchio, decise che non gliene sarebbe sbattuto nonostante fosse una cessa colossale, a prima mattina. Prese il pacchettino che con tanta attenzione aveva incartato la sera prima, e uscì correndo dalla sala comune. All'interno del dormitorio aveva lasciato le due stronzette che si erano intrattenute la notte prima a sparlare, ancora dormienti come due principesse. Sì , di sta gran minchia pensò sollevando entrambe le sopracciglia con un sospiro alquanto seccato. Non sopportava chiunque rovinasse il suo bel pisolino di bellezza, specialmente se si trattava di due sciacquette che non sapevano tenere a freno la lingua. Sarebbero dovute capitare in un'altra casata, il cappello parlante doveva essersi sbagliato per una volta nella sua infinita vita da rottame. Varcò l'enorme porta aperta, e dinnanzi ai suoi occhi lo spettacolo che si stagliò fu a dir poco magico. Gli elfi vagavano indaffarati qua e là per sistemare le portate al centro dei tavoli, un altro apriva le scatole piene di decorazioni, altri ancora si affaccendavano per finire di sistemare l'enorme albero, che dritto e impettito si ergeva sovrano sino al soffitto. Le scappò un mezzo sorriso, e se non fosse stato per le serate allegre insieme a suo padre, sarebbe voluta rimaner lì a trascorrere le feste. Eleanor non era ancora arrivata, dunque prese posto scavallando una panca e appoggiò i gomiti sul tavolo. Il pacchettino era proprio accanto al suo braccio destro, in attesa di essere aperto. Ancora non pensò alla colazione. Decise di aspettare la sua commensale per poter cominciare al massimo quella giornata.
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    Faceva particolarmente freddo, quella mattina. E no, non lo diceva solo perchè si trattava della consona frase da pronunciare quando ci si svegliava durante una mattinata invernale, quando l'unico desiderio di qualsiasi persona è quello di rimanere nascosta sotto metri di coperte invece che alzarsi ed affrontare i propri problemi giornalieri. Quella mattina faceva davvero freddo, anche per una come lei che non si era mai lamentata nè del caldo torrido nè delle temperature pungenti.
    Come raramente prima di allora, aveva trascorso più tempo del solito rintanata fra le lenzuola che, da appena sveglia, le apparivano più morbide di quanto non fossero in realtà. Nonostante questo, alle sei meno quindici minuti si era già ritrovata in piedi, vestita e pettinata, senza più un briciolo di sonno e stanchezza in tutto il suo corpo. Le altre ragazze del dormitorio stavano ancora ronfando senza troppe mezze misure, ma era certa che -se fossero state sveglie- la avrebbero maledetta come ogni volta per tutte quelle volte in cui lei, a detta loro, "era in piedi ancora prima del sorgere del sole".
    In ogni caso, a discapito di qualunque cosa pensassero le sue compagne di casata riguardo a lei, alle sette del mattino già Eleanor già si trovava nel giardino interno del castello, seduta sopra una delle panchine in pietra ai lati di esso, intenta a sfogliare uno dei libri presi in prestito dalla biblioteca più per noia che per reale interesse riguardo l'argomento trattato. Ed era in quel momento, sotto il cielo nuvoloso, tinto con le classiche tonalità grigie ed invernali, e priva di riparo dalle leggere folate di vento ghiacciate, che si era resa conto di quanto effettivamente facesse freddo e di quanto i suoi indumenti, seppur fabbricati con spesso tessuto, la riparassero ben poco da quelle temperature tutt'altro che miti. Aveva infatti deciso di idossare un semplice paio di jeans a fasciarle le gambe, mentre la parte superiore del suo corpo rimaneva avvolta nello scuro cappotto invernale, sotto al quale si nascondevano diversi strati di indumenti tra cui un maglione beige ed un'ulteriore maglia dalle lunghe maniche sotto di esso.
    Non appena percepì la punta delle dita delle sue mani arrossarsi e farsi doloranti, constatò di dover trovare un luogo più riparato e -possibilmente- meno gelido.
    Aveva così deciso di ripiegare verso la biblioteca, il lugoo in cui aveva probabilmente trascorso gran parte del suo tempo nei suoi sette anni ad Hogwarts: non si trattava solo di un luogo in cui trovare un po' di tranquillità per studiare, ma di un vero e proprio rifugio nel quale lei poteva sfuggire dalla realtà quando essa cominciava a divenire poco sopportabile ai suoi occhi. A conti fatti, era quasi certo che avesse trascorso più tempo in biblioteca, specialmente nelle ore meno frequentate, piuttosto che nella sala comune dei Corvonero. Riflettendoci, non poteva dare del tutto torto a quei pochi amici che aveva e che la rimproveravano di comportarsi da asociale.
    Si sistemò in uno dei tavoli più appartati della stanza, riprendendo a sfogliare il libro che aveva con sè già prima, perdendo ben presto la cognizione del tempo, come accadeva ogni volta che si immergeva in una delle sue letture, del resto. Sotto questo punto di vista, nessuno avrebbe mai potuto dubitare che Corvonero non fosse la casata adatta a lei.
    I minuti cominciarono a scorrere e ben presto giunse l'ora di colazione e lei se ne rese conto solo dopo aver alzato il naso dal suo tomo per osservare il crescente via vai di studenti che, dopo essere usciti dai rispettivi dormitori, ora si dirigevano verso la Sala Grande per il loro primo pasto della giornata.
    "L'ultima colazione prima delle vacanze invernali" riflettè e, improvvisamente, realizzò cosa questo implicasse.
    Balzò in piedi, rischiando a causa dello slancio di far ricadere a terra la sedia sulla quale era rimasta seduta a leggere. Con un gesto rapido, ne afferrò lo schienale prima che questi potesse cadere sul pavimento provocando un tonfo che avrebbe rimbombato fra tutti i corridoi della stanza, attirando su di lei troppi sguardi indesiderati. Richiuse il libro dopo aver riposto fra le pagine una sottile striscia di carta a mo' di segnalibro e lo sistemò con cura all'interno della borsa a tracolla che aveva con sè, facendo attenzione che non andasse a toccare e rovinare il regalo.
    Regalo diretto a Lucy Neverajoy per la precisione, persona con la quale avrebbe dovuto incontrarsi proprio in quel momento nella Sala Grande. Uscì dalla biblioteca ed affrettò il passo, evitando comunque di correre e tenendo le mani strette attorno alla tracolla della borsa. Giunta finalmente nei presi del salone, non si soffermò nemmeno ad osservare le numerose decorazioni che già ornavano i lati di quella ... , nè fece caso ai numerosi elfi domestici dediti ad eseguire i loro molteplici lavori. Il suo sguardo vagò fra tutti i tavoli, finchè non riconobbe la chioma scura della Tassorosso e si diresse immediatamente verso di lei, camminando ora con più tranquillità anche per riprendere fiato.
    - Ciao, scusa per il ritardo - esordì una volta che le fu abbastanza vicino, sedendosi poi sulla panca accanto a lei.
    - ...sono tanto in ritardo? - domandò poi dopo alcuni istanti di silenzio, la bocca ripiegata e le sopracciglia strette in un'espressione corrucciata, colpevole.
    Incrociò le mani ed attese una risposta dell'amica, sperando che non avesse dovuto attenderla troppo a lungo: odiava far aspettare le persone, eppure era allo stesso tempo consapevole di quanto per lei fosse improbabile presentarsi in perfetto orario.

    Eleanor Quinn
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    © psìche
     
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