happy new beer!

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  1. h y e n a
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    graham murphy larrington ( 28 y.o. )
    telepathic
    stratega
    « coca e mignotte a capodanno, coca e sifilide tutto l'anno. »
    Non esistono le giornate storte e non esiste la storia che la giornata è cattiva se ti alzi con il piede sbagliato. Non credete a queste storie, non è da questo che si determina una giornata. Una giornata va come va di conseguenza alla nottata; migliore è la notte, migliore sarà il giorno. Se dopo un'estenuante giornata di studio o lavoro tornate in camera fate un bagno e poi dormite, vedrete come il mattino dopo sarete più rilassati, riposati e vi sentirete meglio. Se invece siete incazzati, amareggiati o frustrati, andate a dormire e il mattino dopo, potete scommetterci, starete una merda. Non esiste un fantomatico caso che determina se il tuo giorno sarà buono o meno. Lo fa la notte. Ora, alla luce di questa nuova consapevolezza, vi porgo una sola domanda: secondo voi come sono le giornate di qualcuno che vive di notte? E non pensate che dorma di giorno, perchè non lo fa. Non lui almeno, non Graham. Vive giorno e notte come se nulla determinasse le ore di sole e quelle di buio, come se tra l'una e l'altra cosa non vi fosse alcuna differenza. Dorme quando gli pare, è sveglio quando gli fa comodo, vive senza tempo. Come sono, allora, le sue giornate? Oppure, incognita ancor più misteriosa: cosa determina l'andazzo positivo o negativo del suo tempo? « hai quello che ti ho chiesto? » « tu hai i soldi? » « sìsìsì, dammi la roba muoviti. » « prima la grana. » « dannazione, tieni, tieni! » « uoh, uoh, da dove arrivano tutte queste sterline? » « senti, vuoi un thè? vogliamo discuterne amabilmente davanti una fottuta tazza di thè? dammi la roba e sparisci!» Le sue giornate non iniziano né finiscono, continuano ininterrottamente. Dorme, sì, ma lo fa solo quando il corpo ne necessita allo stremo delle forze e quando si risveglia la routine è sempre diversa. In che verso va preso uno come Graham Larrington? Sono le sue giornate ad essere storte, lo è lui o lo è la sua vita? « fotti la gente con i tuoi.. giochini mentali? » Empatia. Poteva trovarsi uno spacciatore che non fosse wizard e che non avesse il potere più cagacazzo della storia? No, figurarsi. « no, io la gente non la fotto in maniera figurata. » Un finto sorriso gli incurvò gli estremi delle labbra; Graham contava i pacchetti che l'uomo gli aveva portato dentro un piccolo zainetto senza nemmeno guardarlo. I capelli scuri troppo lunghi gli ricadevano sul viso, ma entrambe le sue mani erano indaffarate a smistar la coca per potersene curare. « qui ci sono almeno due grammi in meno di quanti te ne avevo chiesti. » « senti Grahm, è capodanno, sai come funziona in 'sti giorni.. tutti vanno su di giri e cercano lo spasso, questo è quello che mi resta.» « ti sembro uno che si diverte a pippare? eh? se ti chiedo un tot di roba, è perchè voglio un tot di roba. Ti pago la metà. » Con un lesto movimento della mano, Larrington sfilò qualche banconota dalla presa dell'uomo e se la rimise in tasca. Quello lo guardò incredulo, pensò addirittura di ucciderlo. « ehi, stronzo, costa il doppio stanotte!» La borsa che Graham ebbe tenuto aperta con l'ausilio di quelle dita che non gli servivano a mantener i pacchetti che contava, cadde per terra nello stesso istante in cui il suo capo si rialzò a guardar il lurido esperimento sotto la luce fioca che la luna concedeva loro quella notte. Veloce com'era stato poco prima, il suo braccio scattò in avanti per premersi contro la giugulare dell'uomo ed inchiodarlo al muro. Graham lo guardava schifato; le sue stesse iridi trasudavano l'esasperazione della sua troppo accentuata astinenza dalla droga. « non sono un marmocchio che si fa di gesso tagliato con il borotalco, quindi non prendermi per il culo. Ho detto che ti pago la metà, la prossima volta portala tutta. » Fece ancora più pressione sull'avambraccio, spingendo finchè il viso che rasentava il suo non divenne paonazzo. Quando lesse nel pensiero della vittima la vita che sorvolava sui ricordi, lo lasciò andare. Niente omicidi a capodanno, lo aveva promesso. A chi, nemmeno lui lo sapeva. Senza dire una parola lasciò che l'uomo si accasciasse al suolo mantenedosi la gola, riprese lo zaino e filò via. Ogni anno la stessa storia.

    La prima raglia la fece stile vecchia scuola, servendosi la polvere del piacere nell'incavo tra il pollice e l'indice della mano destra. Era sotto casa di Murray da appena due minuti, ma già si era stancato di aspettarlo. Vacillava spostando il proprio peso dal piede sinistro a quello destro, irrequieto, guardando ogni tre secondi la scala da cui sarebbe dovuto scender Leanan. Dio, che primadonna. Allo scoccare del decimo minuto d'attesa, Lea finalmente apparve. « se aspettavo ancora un pò avremmo festeggiato il 2017. » Leanan Murray era il suo migliore amico da.. quanto? Lo ricordava ancora quand'era alto un metro e una spanna e lui gli faceva da mascotte, ma con il tempo i ruoli erano stati invertiti e le date dimenticate. Ora era lui il piccoletto, Murray invece il suo sponsor. « ho pippato, puoi smaterializzarci tu? dobbiamo andare a diagon alley, ci aspettano, daaaai » A suo discapito: chiunque avrebbe fatto schifo come sponsor di Graham Larrington. A parte il fatto che gli alcolisti anonimi per lui non erano mai stati anonimi, ma poi a tutte quelle cazzate sul liberarsi delle dipendenze non ci credevano nemmeno i fantocci dottori che presidiavano quelle riunioni, dunque perchè mai avrebbe dovuto farlo lui? Vabè, no, la verità è che oramai c'era dentro fino alla radice del primo capello. « daiiii » Murray, come tutti, non sapeva del suo piccolo segreto. Ogni scusa era buona per non usar la magia, e ogni droga assunta era un ottimo alibi perchè l'amico non indagasse troppo. Gli buttò un braccio al collo e lo strinse amichevolmente, quello rispose guardandolo con rimprovero e poi.. puff.

    Di Diagon Alley era rimasto ben poco; fiumi di gente non lasciavano intraveder nemmeno un metroquadro di strada o vetrina. Graham non lasciò la presa su Lea, anzi. Gli strinse la spalla con la mano che ciondolava su di essa e lo incamminò verso la meta. « non farmi fare brutta figura, ho rimediato il meglio sulla piazza, tu limitati a sorridere e bere » Odiava essere contraddetto e odiava che gli si guastasse la festa, quindi sparò alla cieca quelle direttive solo un attimo prima di arrivare davanti al locale. « ta-daaaan! » Una donna bionda con grossi orecchini volgari che pareva aver il doppio dell'età sommata di Graham e Leanan si avvicinò a loro sorridendo raggiante. Dietro di lei una donna più giovane dai capelli rossi la seguiva sorridendo timidamente. « Oh, Gloria, che piacere vederti! » « Roxy. » « Roxy, Roxy, ma certo. Lui è Leanan, l'amico di cui ti ho parlato sabato. » « Mercoledì. » « Giusto. Leanan, lei è Proxy. » « Roxy. » « Roxy, maledizione! Sei così bella che mi confondi, giuro. Lei invece è..? » « Lei è Michelle, l'amica di cui ti ho parlato.. » « .. sabato. » « Mercoledì. » « Giusto. » Non ebbe bisogno di leggerle nel pensiero per sapere che era già pazza di lui. Cosa? Non funziona così? Sì che funziona così, è la regola elementare dello stronzo: più lo sei, più le attrai. Beh, almeno con le oche funziona. E anche con le mignotte. « mi sei mancato, baby » Visto? No, ve lo giuro, lui non paga mai. No, ve lo giuro, non perchè riuscisse a filarsela prima di togliersi il preservativo. La bionda gli si attaccò addosso manco fosse colla stick, tastandogli gli addominali e accarezzandogli la barba. Graham allora abbracciò lei, legandola con un braccio attorno le spalle, sorridendo sornione all'amico. « Anche tu, Dixie. Entriamo? » Ed et voilà, le capodann est fait: la coca c'era, le mignotte pure, mancava il tre due uno e un anno di merda nuovo di zecca poteva pure cominciare. Il buttafuori del Lilum spianò loro la strada lasciandoli passare per primi nonostante la fila, le donnine lo adorarono e andarono in brodo di giuggiole. « Sapevo che al tizio serviva una mano con.. certi affari e l'ho aiutato. » Leanan non gli aveva chiesto nulla, ma coda di paglia e spaccone com'era, Graham gli si era comunque avvicinato per sussurrargli quelle parole mentre entravano nel locale più affollato di quella notte. « Carina Giselle, no? poi non dire che non ti pen.. » La bionda vogliosa che gli si era cucita su di un fianco non lo lasciò finire: lo afferrò per il colletto sbottonato della camicia e lo baciò con foga appena furono al bancone del bar. Si prospettava una lunga notte. Chissà come sarebbe stata poi la sua prima giornata dell'anno, dopo una buona dormita chissà quando.
    sheet | pensieve | 31.12.2015 | role code made by effe


    Edited by h y e n a - 19/12/2015, 00:21
     
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    darling, didn’t you know?
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    Aveva perso una scommessa? Era ubriaca? Era confusa? In parte tutte e tre, in parte nessuna: la diciannovenne Maeve Regan Winston, testarda dal lontano millenovecentonovantasei, doveva semplicemente dimostrare qualcosa - troppo testarda, e troppo orgogliosa per cedere terreno su qualcosa di simile. Come potevano credere che non l’avrebbe fatto, solamente perché si trattava dell’idea più stupida di sempre? Certo, non rientrava fra le sue attività preferite, ma non significava che si sarebbe tirata indietro di fronte a quella sfida. Una cosa rapida, si disse la bionda umettando le labbra, un’occhiata nervosa lanciata attorno a sé. Poi si torna a casa a festeggiare con Dak. Deglutì, ignorando lo sguardo di Jade pungerle la nuca – ignorandone il sorriso tirato fra l’orgoglioso e l’incredulo.
    Inspirò dalle narici, finse di non sapere di essere all’interno del Lilum, il locale di spogliarelli di Diagon Alley, il trentun dicembre, stipata fra persone tristi che cercavano un po’ di gioia stringendo i denti sulla carne altrui. Decisamente non il suo ambiente. Con quei capelli d’oro pallido ed i sottili occhi fiordaliso, spiccava fra la folla come il primo fiore in Primavera fra una spessa cortina di neve. Le importava? Sì, sempre - non sarebbe stata Maeve Winston se fosse stata menefreghista – ma era troppo tardi per tornare indietro.
    Era una maledetta questione di principio. Scosse il capo facendo scivolare la chioma sulle spalle, drizzò la schiena e si diresse verso il centro del locale. Non potè non notare – neanche se l’avesse voluto, e l’avrebbe voluto - la sperperazione di saliva delle gente che, pigiata contro il bancone, limonava come se nella vita avesse ricevuto la lingua solo per ficcarla nella bocca di qualcuno, arricciando sdegnosa il naso nella direzione incriminata: non era un gruppo delle Pancine, aka Sabrina non sarebbe intervenuta se si permetteva di giudicare.
    Non che in quel peculiare frangente potesse realmente permetterselo, ma tant’era. Buttò fuori l’aria di botto, serrando le palpebre ed i denti. Dai, Maeve. Non è così difficile. Sei una ribelle ed hai partecipato a missioni pressochè suicide, questo in confronto è una bazzeccola - era giovane, poteva permetterselo.
    Poteva? «okay,» ripetè a sé stessa, una volta che si fu trovata nel cuore del locale. «BUON APPETITO» e premendo con i palmi su una giacca decisamente imbottita, che all’apparenza la faceva sembrare un non-troppo-kool pupazzo di neve, la Winston attivò le bombolette di panna spray ivi nascoste, spalancando i lembi del cappotto così che la panna potesse spruzzare su tutti i clienti del locale. Piroettò perfino sul posto, un movimento concentrico che le permise di ampliare il proprio raggio d’azione facendo giungere la panna sulla – troppa – pelle scoperta degli spogliarellisti, e sugli abiti eleganti degli avventori.
    Non rimase abbastanza a lungo da osservare come la sua azione kamikaze avesse influito sulla folla: avevano iniziato a leccarsi la panna di dosso? Stra fatti di cocaina, stavano forse danzando sotto la neveh facendo angeli sul lercio pavimento del locale? Non era un suo problema. Si avvicinò a Jade arcuando entrambe le sopracciglia con stizza, prendendo un poco della panna che le era rimasta incollata ai vestiti, per spalmarla sul viso della bionda. «visto?» tornando l’algida, minuziosa, Maeve Winston, scrollò le spalle e fece schioccare i capelli come una frusta nell’aria fra loro, spazzandoli secca dietro la schiena. «te l'avevo detto che l’avrei fatto.» e prima che qualcuno potesse chiamare la sicurezza, erano già fuori.

    # no one is safe
    19 y.o. | rebel
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    maeve
    winston


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    E BONUS LUCKY STRIKE!
    CITAZIONE
    • maeve winston: Riempiti la giacca di spray alla panna e /fatti esplodere/ in mezzo alla folla


    Edited by #epicWin - 17/12/2018, 23:23
     
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    Sinclair si stava facendo vecchio, così vecchio che stava incominciando a ballare sulle note di un Nicky Jam come un cinquantenne qualunque a Rimini 2009. Era colpa della paternità, a suo dire, tutti i problemi adolescenziali dei figli lo portavano a un’avanzamento di età precoce. Anche quando i suoi figli avevano quaranta anni. Eh, erano i problemi di essere un padre moderno che doveva dire, doveva pure fare loro da psicologo con i suoi discorsi incoraggianti e buongiornissimi del mattino; non era neanche la migliore persona con cui parlare, bastava vedere com’era ridotto a ventisei anni. Cristo non mi ricordavo che Sin fosse stato così giovane, mi fa troppo senso ma cosa succede.
    Com’era prevedibile che fosse, l’Hansen non aveva una vita sociale così attiva e aveva finito col rimandare il pensiero di capodanno da essere rimasto senza fare niente. Certo, sempre meglio di essere inseriti in una gruppo ad agosto. Aveva provato a chiedere ai suoi amiki del Laboratorio se fossero liberi, e dove Run e Murphy avevano tirato fuori qualche scusa, Shot aveva completamente ignorato il messaggio DOPO AVERLO LETTO. Era davvero un cafone, infatti aveva persino deciso di lanciare un hashtag su twitter: #shotiscancelled #shotishit. Cosa gli rimaneva da fare? Non poteva neanche ancora deprimersi sulle tette di Athena triggered né passare la serata a fare maratona con suo figlio Stiles.
    Che merda tornare spiritualmente nel passato. Per la player, eh.
    Così, l’Hansen si era ritrovato a girovagare per le strade di Diagon Halley in cerca di un barbone con cui condividere il fuoco, il corpo lentamente a soccombere al gelo di Londra. La sua attenzione fu però attirata dalla musica assordante e dalle luci al neon che provenivano da un locale, e a costo di ricevere un po’ di calore Sinclair ci si fiondò.
    Chi nella propria vita non entrato al Lilum? Per l’idrocineta non era certo la prima volta, eppure ogni volta che vi metteva piede qualcosa sembrava essere cambiato. Tipo il volto del proprietario. «oppa gangam style» eh, a quei tempi si era soliti salutate la gente così. Non fece neanche in tempo a muovere un passo verso il bancone che una coppia gli tagliò la strada, sbattendo contro il muro e limonando come se nulla fosse. «ma vi sembra il caso?? senti young dipré perché non ti prendi una stanza?» OH VUOI BOTTE? Sperava di no, era fuori allenamento da troppo. «è proprio vero che i giovani di oggi non hanno più decenza» si sarebbero solo dovuti vergognare, se avesse voluto guardate un porno sarebbe entrato nel privé affianco.
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    sinclair
    hansen
    Lo que he visto de ti mami, no es normal
    Pero no te preocupes que soy anormal



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    Jessalyn Goodwin era, secondo l'opinione della metà (ad esser buoni)(e rido troppo perché il correttore continua a correggerlo in biondi) dei propri professori, un danno per l'intera Hogwarts: non rispettava le date di consegna dei compiti assegnati, dormiva a lezione o non si presentava proprio, considerava poco il codice di comportamento scolastico ed aveva insieme alla sua migliore amica Maple Walsh cinque piantine di marijuana su un lungo vaso del balconcino del proprio dormitorio. Se solo si fosse applicata nello studio la metà di quanto si applicava nel creare nuove ricette di brownies corretti o capire con quali erbe poter sostituire l'effetto dell'adorata pianta durante i periodi in cui rimaneva a secco, la sua pagella sarebbe stata degna di esser incorniciata dai coniugi Goodwin. Ma sfortunatamente Jess era fatta così, e stranamente tutti le volevano bene per quello che era. Anche i professori, seppur non sarebbero stati mai disposti ad ammetterlo, in realtà le volevano bene: era scientificamente impossibile resister al contagioso sorriso che puntualmente le illuminava il volto ogni qual volta che veniva beccata a far qualcosa contro le regole. Certo, qualche (fin troppe) ore di punizione in sala torture se le era beccate anche lei, ma di certo erano state meno di quelle che si beccavano suoi coetanei per aver fatto infrazioni alle regole molto meno gravi delle sue: che ci volete fare, c'era chi nasceva con la faccia amabile e chi con quella da schiaffi #wat
    Negli ultimi mesi, la ragazza aveva iniziato ad usare la torre dell'orologio come covo segreto per specializzarsi nel preparare la pozione polisucco, e quella sera l'avrebbe testata per la prima volta: non era mai stata una cima in incantesimi, sia chiaro, ma si era applicata un sacco per riuscire al meglio in quell'impresa. Se l'era prefissato come new years goal: riuscire ad uscire inosservata da Hogwarts e andare al Lilum per la prima volta sotto le mentite spoglie di un adulto. E cosa meglio dell'aspetto di un professore, per sgattaiolare inosservata dalla scuola?? In un qualunque altro periodo dell'anno, per la ragazza sarebbe stato molto più semplice, ma sfortunatamente i corridoi scolastici si erano svuotati durante le vacanze natalizie, rendendole praticamente impossibile andarsene con il proprio aspetto senza farsi beccare dalla guardia. Perché proprio Nathaniel Henderson? Beh, le stava simpatico, e per questo l'aveva scelto. Al secondo posto, in caso, avrebbe preso un capello del professor campbell. Con il cuore in gola e l'improvvisa insicurezza nella stupidità del suo piano, la sedicenne buttò giù la pozione tutta d'un sorso, alla calata come piaceva a lei: avrebbe funzionato. Ki lo sa. Vabbè, intanto ci aveva provato (come ceci a fare la challenge #wat)

    Era arrivata al locale alla velocità di una celeste browin dornette (si scrive così? non ricordo?? VABBE SI DAI) qualunque , e subito si era fatta largo tra la folla di persone per arrivare al bancone degli alcolici, il suo vero obbiettivo della serata. Le importava esser lì da sola, la notte di capodanno? Ovviamente no. Amava la compagnia Jess, e soprattutto quella di sconosciuti appena incontrati: era una persona socievole, le bastavano cinque minuti per adattarsi!!! E infatti non perse tempo, alla ricerca di nuovi amiki. «è proprio vero che i giovani di oggi non hanno più decenza» Che bello poter sparlare della propria generazione in un altro corpo!!! «concordo amico, non ti cedono nemmeno più il posto sull'autobus» Eh, questi millennials
    #NO ONE IS SAFE
    16 going to ...quanti anni hai nate? 23???
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Jessalyn
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    #no one is safe
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    Schiacciò l’ennesima sigaretta sotto la suola della scarpa, sbuffando insolente ed indolente il fumo sulla testa di una milfona in fila davanti a lui – dubitava, comunque, che con tutta quella merda con cui si acconciava la parrucca platinata potesse sentire la ventata di tabacco bruciato: anzi, magari le stava persino facendo un favore, andando ad aiutare lacca e cazzi vari a mantenersi intatta. Sticazzi.
    Si sporse appena, le mani nella tasca della felpa e le labbra piegate verso il basso, per controllare a che punto fosse la coda per entrare al locale. Onestamente non sapeva se essere o meno sollevato nel constatare che era praticamente giunta al termine – e che probabilmente sarebbe già entrato, se dei coglioni cocainomani non avessero deciso di saltare la fila perché… perché? Nah, non gli interessava abbastanza.
    Odiava ogni tipo di festa, Chariton Deadman: figurarsi la notte di Santo Stefano, la festa delle feste. Avrebbe volentieri dato fuoco al locale e a tutte le persone al loro interno, se solo avesse davvero avuto voglia di muoversi più di quanto già non stesse facendo; certo era, che se gli toccava ancora aspettare che delle teste di minchia a caso sorpassassero i poveri cristi in fila da ore, avrebbe volentieri unito l’utile al dilettevole, creando una molotov sul momento (come? eh beh, le vie del signore sono infinite) e riscaldandosi col non proprio piccolo falò.
    L’unica cosa che aveva potuto portare Shot al Lilum, era stato ovviamente il lavoro: doveva ancora trovare Run (credo? linea temporale cosa sei?), avevano poca gente da maciullare nei laboratori ed i suoi amiki del kwore avevano deciso di darsi alla macchia. Bellizzimo.
    Ancora più magica, che ve lo dico a fare, fu l’accoglienza che gli spettò non appena, occhiali (per non farsi riconoscere) (come Clark Kent, certo) sulla radice del naso e mani ancora premute nelle tasche della felpa, mise piede nel locale.
    «BUON APPETITO» non… non si spostò nemmeno, quando l’onda anomala di panna lo travolse. Si limitò a togliersi le lenti «grazie.» schioccò la lingua sul palato, volgendo una chiara occhiata killer mascherata da bonario sorriso alla bionda. Eh, dai, poteva tranquillamente toccare a lei di essere rapita e partecipare al Toto Morte 2k16: avrebbe potuto chiamarli semplicemente “esperimenti del nuovo anno”, ma dov’era il gusto se non terrorizzavi un po’ i pazienti?
    Poi oh, tanti esperimenti morivano – mentirei se dicessi che Shot non aveva mai scommesso su chi sarebbe dipartito per primo.
    «è proprio vero che i giovani di oggi non hanno più decenza» ma sbagliava o quello era un Sin selvatico?
    Non sbagliava mai, la domanda era retorica. Chissà da quanto tempo era che non lo vedeva. Tanto? Non lo so, forse il giorno prima. Vbb. «concordo amico, non ti cedono nemmeno più il posto sull'autobus» «terribili» commentò atono, posizionandosi alla destra del padre Hansen. «per non parlare di quelli che non ti aiutano ad attraversare con la spesa» prese il primo shottino (di chi? boh) e se lo scolò. «e di quelli che ti spruzzano la panna addosso, tipo quella – oh, ma quella è jade?» uau, gasp.
    chariton deadman
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    age:19 y.o.
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