Do you live for the fantasy?

Per Jared Leto! Ah no.. Per Nathan Abelard Withpotatoes :D

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    Take your broken heart and make it into art.

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    Maylis Beaumont
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    Female - 21 - Deatheater

    Ogni volta che mi sentivo felice e ispirata era difficile per me contenere la mia gioia. Oltre ad aver bisogno di parlarne con qualcuno non riuscivo a stare nemmeno più ferma. Ritornavo ad essere come una bambina che dopo tanto tempo ha finalmente ricevuto il suo tanto atteso giocattolo. Mi caricavo di adrenalina anche per poco ed il buon umore mi durava per giorni, o perlomeno fino a quando la cosa desiderata non arrivava nelle mie mani. L’attesa.. Era questa che assaporavi per tutto il tempo. E più cercavo di tenere la cosa per me più me ne andavo girando con un sorriso da ebete sulla faccia. E credetemi, il sorriso che ho quando sono felice è sul serio da imbecilli. Gli occhi si rimpiccioliscono e si allungano appena, ma non tanto perché altrimenti starei ridendo a crepapelle, mentre le labbra assumono quella forma ad U che non se ne va più. Mi sono sempre chiesta cosa pensavano le persone quando mi vedevano girare con quella faccia. Io di solito sono una persona vivace ed allegra, e la mia faccia, normalmente, assume un’espressione rilassata, niente di più. Avrei perso ogni credibilità se anche solo una delle persone che avevo torturato mi avesse visto ora con quella faccia. Ad ogni modo.. Quella mattina mi ero svegliata di buon umore. Non sapevo cosa la giornata mi avrebbe riservato ma ero sicura che sarebbe andata bene, soprattutto nelle questioni di affari, cosa che mi interessava particolarmente. Ora che finalmente avevo trovato un lavoro al ministero mi mancava solo una casa nei paraggi. Tra tutte le opzioni avevo per un po’ considerato quella di rimanere a Lione e materializzarmi e smaterializzarmi ogni volta a Londra ma alla fine a cosa sarebbe servito? In fondo Cassie era un sicario e per lei era indifferente il luogo in cui vivere. Per questo optammo insieme per la possibilità di trasferirci lì, o comunque nei paraggi. Magari avrei fatto anche una capatina a Hogsmeade. Mi presi la responsabilità di cercare un bel posticino mentre lei era a lavoro e così mi alzai di buon ora. Mi preparai a lungo, e dopo una serie di ricerche fatte con il computer babbano mi materializzai a Londra, nei pressi di Buckingham Palace, il posto che meglio di tutti ricordavo. Effettivamente quella era una città un po’ caotica e certamente non decisi di venirmene via dalla Francia per il bel clima caldo e secco che invade 365 giorni l’anno la grande capitale.
    Tutta la mia vita l’avevo passata in Francia, seguendo da lontano le notizie del mondo magico che partivano proprio da qui. Io poi adoravo la storia, e quella città, nei suoi angoli più bui, nascondeva ancora i segni della epica battaglia avvenuta decine di anni prima, ed ero sicura, che un giorno, li avrei scovati. Sembravo tipo un archeomago che aveva finalmente trovato i reperti del primo esempio di thestral apparso sulla terra. Conoscevo ben poco quei luoghi, solo qualche volta, verso i 16 anni, la scuola di Beauxbatons ci fece fare dei gemellaggi con Hogwarts. Fu in quel periodo che conobbi Hogsmeade e Diagon Alley e se sapevo muovermi fu solo grazie a quelle reminiscenze.
    Passai così tutta la mattinata e l’intero pomeriggio a cercare un posto che fosse almeno decente in cui vivere. Ma con scarsi risultati. Una era troppo piccola, l’altra troppo grande. Una stava cadendo a pezzi, un’altra non aveva nemmeno i muri. Per non parlare del clima di quel giorno: umido e piovigginoso. Arrivarono subito le sei e mezza del pomeriggio e decisi di finirla lì. Sicuramente sarei tornata l’indomani dato che non avevo molto tempo a disposizione. Ma ormai mi trovavo e di tornare a casa non mi andava, così optai per una burrobirra a I tre manici di scopa, a Hogsmeade. Sapevo che era una delle bevande più buone che il piccolo villaggio potesse offrire e per questo lo raggiunsi. Probabilmente le volte in cui l’avevo bevuta non si potevano contare sul palmo di una mano. E alla fine quella si rivelò come un ottima idea sia per mettere qualcosa nello stomaco sia per prendere finalmente un po’ di calore e far andare via tutta l’umidità che avevo in corpo. Difatti non appena aprii la porta un odore dolciastro mi invase e con lui anche quel leggero tepore tipico dei pub. Come locale era abbastanza affollato. Notai parecchi studenti, sia in gruppo che non, che si stavano godendo un pomeriggio fuori dalle mura del vecchio castello, e degli adulti con i quali conversavano. Che fossero i loro insegnanti quelli? Troppi marmocchi, pensai, con un leggero riso sulle labbra.
    Notai più avanti un tavolo libero, appartato e vicino la finestra, con al posto delle sedie delle comode panche. Quello. È. Mio. Ma non appena lo raggiunsi un deficiente lo occupò, davanti ai miei occhi.
    Smamma mostriciattolo. Non mi piaceva quando qualcuno occupava qualcosa che avevo adocchiato. Perché?! Sbaglio o l’ho occupato prima io? Smamma o non ti piacerà lo stato con cui uscirai da questo posto. Beh, magari puoi sederti accanto a me se ci tieni tanto. Disse, con un filo di ironia. Io, con tutta la serietà di questo mondo afferrai la mia bacchetta e la infilzai nella sua guancia.
    Guardami attentamente. Per alzarti di qui hai tempo fino a quando non sbatterò le palpebre una prossima volta. E se sbatterò le palpebre e tu sarai ancora qui, con questa piccola bacchetta che vedi ti schianterò esattamente oltre questa finestra. Sono stata chiara? Gli dissi, con un filo di voce, un po’ spazientita. Sentii il tipo deglutire. Ero bravina a fare giochetti di questo tipo, riuscivo a non far sbattere le palpebre fino a un tot di tempo, che poi era quello necessario al ragazzo per alzarsi dopo cinque secondi contati.
    Finalmente mi sedetti. Quel posto già mi aveva scocciata ma non potevo andarmene così presto, per cui attesi che qualcuno venisse a prendersi l’ordine. Nel frattempo un uomo strano stava catturando la mia attenzione. Che si trovassero tutte ad Hogsmeade le persone più strambe non lo avrei mai creduto.
    3 novembre 2015
    I tre manici di scopa

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    Edited by A Beautiful Lie - 4/11/2015, 00:23
     
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  2. /psychosis
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    User deleted


    già è stato difficile
    Mettere una gif
    Non pretendete troppo
    Da un ventitreenne lercio
    Ma che bella era la vita da fuggitivo: Brandon Keith Lowell, trentanni sulla carta e la metà nel cervello, non vedeva proprio l'ora di doversi dare alla macchia come un ricercato qualsiasi. Beh, sì che lo era, ma comunque risultava abbastanza deprimente. Scappare, correre a caso quando pensi che una vecchietta possa essere un poliziotto in borghese pronto a saltarti addosso come un ninja, trasformarsi in un opossum per attuare la loro tattica caratteristica per dare un sentore di veridicità alle proprie azioni; iniziava tutto ad essere un po' stressante, ed era in giro soltanto da... quanto? Chi lo sa: non un lele particolarmente bevuto, né tantomeno il nostro sociopatico preferito. Sapete da quanto tempo era che non consumava un pasto sano ed equilibrato, consigliato dalla propria nutrizionista di fiducia? Dal 1985, a dirla tutta: i Lowell non si erano mai affiancati ad una nutrizionista. Più specificatamente parlando, gli era anche questo difficile da capirlo; considerava le poltiglie del centro d'igiene mentale cibo vero, quindi qualche giorno? Boh, diciamo di sì.
    Fu quindi inevitabile per il nostro protagonista, quando nel mezzo del cammin di sua vita si ritrovò per una Hoghsmaede oscura, che la diritta via era smarrita, fiondarsi sulla prima locanda aperta, senza un soldo su cui fare affidamento, né un'idea del cibo che fosse di moda in quel periodo. «scusi, posso...» chiederle l'elemosina? Sì, esattamente; talmente privo di pudore, nemmeno si fece problemi a nascondere il sorriso amichevole con cui si rivolse alla giovane - ricambiato, ahimé, con uno sguardo omicida. «immagino sia un no» era un no.
    Ho appena detto di sì Fra loro gruppo e mi sono perso la vita di Yoann e non ho capito se sia una buona cosa. Probabilmente non lo era: mentre il gelo si avvicinava sentivo molto freddo il celo si oscuri. «ma non mi sono mai fatto una domanda per il culo di una persona a cui non ho idea di quando aprino?» una domanda fondamentale, quella che rivolse alla ragazza prima di girare i tacchi ed andare a fare il mendicante altrove. Voleva solo mangiare qualcosa.
    «qualcuno ha un sacco di patate per la mia unica speranza?» anche parlare a caso iniziava ad avere un suo senso; sperava solo che al giovane cui poggiò le mani sulle spalle, lo sguardo omicida a scavare nella sua anima immortale, giungesse il messaggio. «ho fame» oh, nel caso Connor non avesse capito.
    brandon
    job:boh?
    power:metamorph
    former:prisoner xD
    when:boh
     
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    non saprei?? Calipso, corri
    per strada nei vicoli
    gli altri ti dicono cest la vie
    ora ricordi dov'è il tuo cuor
    Erano già le 3.43, quindi non ci si poteva mica aspettare la sanità mentale: già che stessi scrivendo era tanto. Ma oramai (ceci) Connor era sveglio, quindi tanto valeva approfittarne «che si fa qui?» dove? Non lo sapeva sinceramente, ma ci si trovava non so come quindi meglio chiedere: se avesse avuto qualche amico al suo fianco sarebbe stato più sicuro, ma non l’aveva quindi andava come andava MA TU CI SEI SEMPRE STATAAAAH: menomale che non mi avevano dato un microfono, altrimenti sai che casino. Anche perché l’alcol accelerava le capacità di interazione sociale di (ceci) connor quindi era un sacco già amico di tutti e gli mancava sua sorella che non era ancora in Giappone ma quasi. Chissà quanti anni aveva il Walsh, ma era vecchi abbastanza da fare l’adulto responsabile «stavo col libanese» si, come un po’ dei suoi amici «quando sotto casa gli hanno sparato!!!! » che super rude, se ci fosse stata lei li avrebbe fermato: anni di Karate dovevano pur aver portato a qualcosa «ma quanta violenza che passa in tele, perché meglio in tele che dentro casa » meh più o meno( preferiva beccarsi cazzoti in casa piuttosto che li ricevesse sua nonna mentre era dormire: Pescara era un po’ il ghetto trash del mondo, non kattiva o con sane tradizioni come il sud ma nemmeno tranquilla ed educata come il nord: comandavano zingari e colombiani, e chi voleva bene e faceva il simpatiko come enteamvi. «MA TU DOVE SEEEEEEEIII» a chi???? Boh «L’ESTATE COMINCIA ADESSOOO» Meh più imeni: fratello era già pronto a chiedere il trasferimento dopo aver preso la cattedra da qualche parte. «MA TU VUOI CORREREEEE» solo per le balene e l’ambiente in reletá, come Giulia Valentina e paura turani. Aveva forse solo sedici (credo? Non ne ho ideα) anni, ma ci teneva alla salvaguardia del pianeta «C’è L’APOCALISSE IN CENTRO!!!» cosa ci facebano brancon, connor e chi sa chi altro ai tre manici ???? Ki lo sa, intanto nel dubbio di va
    connie
    qualche età
    corvo
    non saprei
    artista?
     
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