Teach me

xOscar

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  1. #raiden
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    « sheet | 15yo | ravenclaw | neutral »
    Era stata una giornata stressante, quella. A Raiden piacevano tutte le materie di Hogwarts, assolutamente, ma anche Raiden era un ragazzo e tutti i ragazzi hanno l’ansia per le verifiche. Verifiche, sì. Erano ancora a metà del primo mese del nuovo anno scolastico ma la professoressa Bulstrode aveva ritenuto opportuno far fare una verifica scritta di Storia della Magia. Aveva detto che sarebbe stato facile – e in effetti lo fu – ma Raiden non le credeva. I professori erano gentili e cose, ma poi nelle verifiche erano dei demoni.
    Facili, tze. Facili per loro, sì. Perché creano le domande con il libro sotto i loro occhi. Se hanno il libro aperto davanti ci credo che per loro è facile. Pfui.
    Alla fine l’avevano fatta, quella verifica, e si era rivelata semplice. Tutte le domande erano a risposta chiusa e Raiden era abbastanza fiducioso di poter prendere Eccezionale. Aveva, ovviamente, dovuto suggerire alcune risposte ai suoi vicini di banco, ma la Bulstrode se n’era ac corta e l’aveva invitato a sedersi con lei in cattedra perché voleva vedere come lavorava, le sue testuali parole.
    Raiden non ci aveva creduto sin dall’inizio. Mi ha sgamato, pensò, anche perché nessun professore ha di questi fetish. O magari esisteva, quel fetish. Quello di eccitarsi guardando come i propri studenti fanno le crocette. Crocettefetish.
    In ogni caso la Bulstrode era malvagia. Metteva più ansia lei rispetto a Damian Icesprite, certe volte. E poi Raiden vedeva il professore di Arti Oscure in giro con le mani sporche si sangue e si ricredeva. La Bulstrode aveva almeno la decenza di mettersi il sangue solo sulle unghie invece che su tutta la mano. Sì, perché la Bulstrode usa il sangue, non lo smalto. Sapevatelo.
    Comunque Raiden era felice di essere tirornato a Hogwarts. Gli era mancata. Gli era mancato sentire il fruscio che facevano gli alberi facendo salire il terrore e l’ansia di venire scoperti mentre si era nella Foresta Proibita, gli mancava inventare le scuse più stupide ed imbarazzanti da rifilare ai professori, gli mancava stare con Tes – che non si era fatta sentire per tutta l’estate, letteralmente sparita da Cambridge –, gli mancava intrufolarsi in cucina e farsi regalare cibo e dolci a volontà dagli Elfi Domestici, gli mancava un po’ tutto. La vita a Hogwarts era particolare, diversa. Si ci alzava tutti insieme a un orario preciso e si camminava per i corridoi. E tutto era pervaso da un’aura di… magia.
    Ci si sentiva dentro qualcosa di più grande, costruito millenni di anni fa. Ci si sentiva bene. Era appagante vivere lì,. Raiden si sentiva felice, quando stava lì. Certo, c’era la Sala Torture cui era abbonato, ma a chi interessa. Lui vedeva solo il lato positivo delle cose, a cosa serviva essere infelici? Si diceva che la felicità è ilusoria, ma per Rai non era vero. La felicità e l’infelicità convivono nella vita di ognuno, spetta a te decidere se prestare maggior peso alle cose brutte o a quelle belle. Spetta a te decidere se la tua vita fa schifo o se è degna di essere vissuta. Spetta a te decidere se preferisci pensare ogni giorno “voglio suicidarmi” o “che bello, è arrivato un altro giorno”.
    La Sala Grande era deserta, ad eccezione di due Ravenclaw del primo anno seduti al loro tavolo, intenti a provare ad eseguire un Wingardium Leviosa su un libro. Raiden era seduto sul secondo dei quattro gradini che dava accesso al tavolo dei professori, un po’ distante dalle quattro lunghissime tavolate delle quattro nobili casate. Raiden si era portato dietro la chitarra poiché si era dato appuntamento con Oscar, chiamato il Blazo, visto che Oscar gli aveva chiesto di insegnargli a suonare a chitarra. Raiden non aveva saputo dirgli di no perché a lui piaceva aiutare gli amkici. Anche perché poteva divertirsi.
    La Sala Grande era molto grande #AHAHAH #mrovvio, era grande quasi quanto due terzi dello Stadio di Quidditch che avevano lì a Hogwarts quindi non avrebbero disturbato nessuno con i loro chitarramentei. Si sperava.
    Aspettando Blazo, che ovviamente era in ritardo, si mise a suonare note a caso con la chitarra, senza cantare. Non aveva voglia di cantare quel giorno, preferiva fosse la musica a parlare per lui.
    Raiden Norrey
    « Wit beyond measure
    is man's greatest treasure »


    © psìche, non copiare.
     
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  2. don't call my name
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    OSCAR "BLAZE" FRASER ( ) - 16 nell'animo - GRYFFINDOR - CATAFRATTO
    « Some of the greatest battles will be fought within the silent chambers of your own soul »
    Quando aveva messo piede fuori dal letto quella mattina, Oscar Fraser lo aveva fatto pensando al Quidditch. Era sempre una bella giornata quando riusciva a pensare alla squadra di prima mattina. Aveva davvero creduto che niente avrebbe potuto rovinare quel giorno perfetto perché la partita si stava avvicinando e lui era molto positivo in merito. Era scivolato fuori da letto con l'eleganza di un grillo e si era fiondato alla finestra della torre dei Grifondoro - facendo un gran fracasso - per scostare la tenda di pensante velluto rosso scuro e controllare che il tempo fosse perfetto per gli allenamenti. Pioggia e grandine non fermavano i Grifondoro, ma una giornata soleggiata non poteva che dare la carica a tutti. Che bella giornata. Sorrise tra sè, avvicinandosi al proprio baule mentre le mani frugavano al suo interno per recuperare la divisa pulita. "Oscar." Un cuscino sfrecciò nella sua direzione e Blaze lo intercettò in tempo per riuscire a deviarlo con l'avambraccio, facendolo finire a terra. "Cosa esulti? Abbiamo il test di Storia della magia..." La voce rassegnata di Bayley, il prefetto della sua casa, gli arrivò come un pugno nello stomaco, un colpo che Oscar avrebbe faticato ad attutire. Lo aveva proprio dimenticato ed avere i piani della giornata così stravolti lo imbestialiva. Non aveva studiato una virgola, e non era l'unico, per disgrazia o per fortuna. "Ao' pure oggi?" Anche Gas, nel pieno del sonno, non sembrava essere al corrente di quel test. Che giornata di merda si corresse velocemente, prima di riprendere a cercare la divisa. Ma era solo un pensiero momentaneo che sarebbe passato in fretta: se non avesse saputo le risposte - cosa molto probabile - avrebbe riempito la pergamena di storie interessanti tanto da tenere la Bulstrode attaccata alla sedia per un bel pomeriggio intero. Sapeva che era una buona professoressa ed in quanto tale probabilmente avrebbe letto il suo compito dall'inizio alla fine sperando magari di trovare la risposta alla domanda posta - si sarebbe anche divertita Emily, ne era sicuro! - Il fatto era che se proprio avesse dovuto prendere una T, lo avrebbe fatto in grande stile. Chi aveva tempo per pensare ai test e alle lezioni così, ad inizio anno? Blaze era troppo entusiasta per troppe cose, per riuscire perfino a tenere a mente i compiti scolastici - qualcuno forse avrebbe dovuto ricordargli che si trovava a scuola e non in villeggiatura, ma dettagli - Se la sera prima fosse tornato presto in Sala comune, si sarebbe reso conto dei chiacchiericci nemmeno troppo approfonditi sul test imminente, ma no, la sera prima si era perso in Sala grande con Arabells che, coincidenza, era immersa in un libro. Lui da bravo bambino aveva portato un foglio di pergamena per disegnare la creatura magica che stava progettando per il concorso di Cura delle creature magiche, ma gran parte del tempo si era perso a tirare pallini di carta al suo caposcuola, fingendo poi indifferenza e guadagnandosi uno sguardo scocciato di alcuni tassorosso indaffarati. E pensandoci adesso, che affiancato da Gas ed Arci, che avevano incontrato nel corridoio, si dirigeva a fare colazione in Sala, aveva il dubbio vivo che Arabells la sera prima stesse studiando proprio storia della magia. Ma...no, lei raramente studiava. Era un piccolo genio che riusciva a spuntarla sempre egregiamente in tutti gli esami...o almeno così era stato fino al terzo anno. Lo era ancora? Lo avrebbe scoperto presto, perché era da lei che aveva intenzione di copiare. #YES

    Con tutti i corvonero intorno, compreso suo fratello, perché aveva lanciato un pallino di carta proprio alla Dallaire? Come avrebbe dovuto interpretare la sua risposta al disperato richiamo di Oscar sulla domanda numero cinque? Gli aveva elegantemente simulato una V con le dita, e probabilmente se ci avesse messo la lingua in mezzo Oscar sarebbe riuscito a dargli un senso più chiaro di quello che gli stava dando adesso. Ma al momento gli sfuggiva davvero se la V di Arabells fosse veritiera o se dovesse interpretarla al contrario. Quindi era Falso? Nel dubbio, amareggiato dal quel test a crocette, che lui avrebbe voluto a risposte aperte, consegnò tirando a caso le risposte che non sapeva. Sorridendo alla professoressa una volta avvicinato alla cattedra si slanciò in una sviolinata (del tutto veritiera, ma pur sempre una sviolinata, nessuno lo può negar) Mi scusi ma credo proprio di non aver dato il massimo. Un sorriso sincero accompagnò quelle altrettanto sincere parole Odio davvero iniziare l'anno con il piede sbagliato quindi cercherò di recuperare da oggi. Sorrise cordiale, porgendo il foglio alla Bulstrode e poi andando a riprendere il proprio posto. C'era di buono che quella giornata non si sarebbe chiusa nel disastro, perché quel pomeriggio aveva appuntamento con uno dei Corvonero presenti nell'aula, sfortunatamente distante dalla sua posizione, Raiden Norrey. Norrey l'iperattivo, amava definirlo Blaze, e lo era davvero. Più di lui, per quanto fosse difficile! Per di più faceva anche parte della squadra di Quidditch e questo era un buon motivo per troncargli per sbaglio un braccio o una gamba. Magari tra una lezione di chitarra e l'altra sarebbe anche riuscito ad invalidarlo. #lealissimo
    Dopo pranzo, passato a discutere con Arabells sul compito e sulla loro maledizione - a suon di "Non posso mentire solo a parole, Fraser Biondo. E comunque la prossima volta non studiare." Le classiche discussioni tra Catafratti insomma - Blaze aveva salutato Bells per dirigersi nell'angolo in cui Norrey lo stava aspettando. Ed era pure in ritardo Scusa il ritardo Stecco, stavo discutendo di una cosa, ma il tuo allievo preferito è qui per te! Il bello era che ci credeva davvero in ciò che diceva.
    the heart is deceitful above all things,
     
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  3. #raiden
         
     
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    « sheet | 15yo | ravenclaw | neutral »
    Il plettro di Raiden era diverso da quello degli altri: in un lato si vedeva una foto di Rai con il padre, nell'altro invece si vedeva lo stemma dei Ravenclaw. Una volta c'era il marchio di fabbrica. Dunlop, scritto molto in grande e molto in grassetto. E sotto, proprio in fondo, c'era la scritta U.S.A., più piccola e non in grassetto. E niente, lo raccontiamo solo per dirvi che ora non c'è più: papà Richard l'ha messo in lavatrice ed è diventato di colore blu. I jeans, che stavano nella stessa lavatrice, diventarono gialli. Il plettro era giallo. Strano. Eh. “Credo sia colpa dei fagioli”, si giustificò lui. I fagioli, eh.
    Ma fu una fortuna, sinceramente. Perché a Raiden, vedendo quel nuovo plettro blu, venne un'idea: metterci lo stemma sopra, quello dei Ravenclaw. Ci si intonava benissimo: andò da un amico di papà che viveva a Diagon Alley (il padre disse Diagra Aloe alla Metropolvere, quindi Raiden si ritrovò solo a Diagon Alley) e gli chiese di stampare lo stemma dei Ravenclaw sul plettro. Lui stampò quello dei Gryffindor, ma al tentativo duccessivo ci riuscì. E gli insegnò pure a stampare immagini animate sui plettri, nel caso gli servissero in futuro. Bastava un incantesimo e una foto di quel che si voleva. In realtà bastava una memoria sopraffina, ma meglio avere una foto sottocchio. Dopo che Raiden andò alla Gelateria Fortebraccio, finalmente lo raggiunse il padre. “Scusa, ero finito in un... sì, dove si... quello” <i>«Eh? Spiegati, pa'» “In un bordello, Rai, in un bordello”. Ora lo sapete: Diagra Aloe, invece di Diagon Alley, e finite in un bordello.
    Tutto questo per dirvi di com'era nato il plettro. Però non c'ho spiegato com'è che c'è pure la foto di Rai e Rick. Ora ve lo spiego, di metto un secondo, giuro. Raiden, una sera di noia mortale a Hogwarts, provò a “stampare” una foto sull'altro lato del plettro, ma ottenne solo di rovinare l'altro lato, dove c'era lo stemma dei Ravenclaw. Il lato dove non c'era nulla invece fu riempito da un sacco di ghirigori. Non sapeva dove aveva sbagliato, ma okay. Scrisse all'artigiano di Diagon Alley, che gli rispose subito. Gli diceva di mandargli il plettro, avrebbe sistemato tutto lui. Rai lo fece, quello glielo rimandò via gufo. Da un lato, c'era il disegno di una modella nuda, dall'altro un'immagine più orrenda e più senza veli. Glielo rimandò indietro, lui gliene mandò un altro con una lettera di scuse: aveva sbagliato cliente. Il nuovo plettro aveva una bistecca su un lato, una palla di Quidditch (un Bolide, forse) dall'altro. Raiden, impaziente, la rimandò indietro: “Ha sbagliato di nuovo destinatario?”. La risposta fu sì. E, in post scriptum, l'artigiano aggiunse “Ricorda una cosa. La costata di manzo ansia ma la palla prende la patente”. Qualunque cosa significasse, gli inviò finalmente (dopo una settimana) il plettro giusto: stemma di Ravenclaw da un lato, foto di Rai e Rick dall'altro.
    Ok, storia conclusa. Papà Rick pagò il plettro al suo amico, Raiden scoprì che l'incantesimo che gli aveva dato era sbagliato e che quello giusto era impronunciabile: Supercalifragilistichespiralidoso. E fu così che venne a scoprire che la parola impronunciabile di Mary Poppins serviva a stampare cose sui plettri. Ci rimase profondamente male. Comunque sia, divenne un bravo stampatore #wat di cose su plettri: ne aveva a centinaia, tutti personalizzati e decorati in vari modi, tutti fatti da lui. Tranne quello che teneva in mano nel momento in cui Oscar lo raggiunse. Quel plettro era quello che era stato messo in lavatrice, poi maltrattato dall'artigiano e poi da Raiden. Povero plettro.
    “Scusa il ritardo Stecco, stavo discutendo di una cosa, ma il tuo allievo preferito è qui per te!”. Raiden smise di suonare. Alzò lo sguardo, serissimo e severissimo, su Oscar. «Oscar», esordì. «Sei in ritardo», continuò, imitando la Bulstrode. «E non m'è piaciuto che hai messo tutte crocette a caso nel compito». A quel punto Raiden gli sorrise: «Fa niente per il ritardo, siediti. E se non sapevi nulla di Storia potevi dirmelo prima, che mi mettevo vicino a te e ti aiutavo. Pirla». Il suo sguardo ritornò poi sulla chitarra. Posò il plettro personalizzato e mosse le dita sulle corde, facendole vibrare leggermente. Lanciò un'occhiata fugace a Bells che si stava alzando, con cui Oscar aveva scambiate poche parole poc'anzi. «Dimmi, di cosa stavi discutendo, con Bells?», aggiunse, un piccolo sorrisetto... Mh, come possiamo definire questo sorrisetto?
    Raiden, non posto anco in oblio il momento in cui, in treno, li aveva visti in atteggiamenti intimi (lui pire scalzo -che puzza-), li shippava. Fortemente. Ecco. Ship. Un sorrisetto da shipper.
    Raiden Norrey
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    © psìche, non copiare.
     
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2 replies since 19/9/2015, 15:25   346 views
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