Reality is just a matter of perception

role prequest #5 | jay & karma

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    Sarebbe potuto rimanere lì dentro per ore. L'acqua calda sulla pelle, il vapore sempre più denso che ovattava piacevolmente il mondo esterno, la sensazione di sentir scorrere via stanchezza ed incertezze attraverso i pori, il corpo intento a ritemprarsi. Gli piaceva ogni singolo istante di quel rituale quotidiano, ma almeno per quel pomeriggio gli toccava ridurre i tempi, darsi una mossa e mettersi in moto. Chiuse l'acqua afferrando l'asciugamano appeso a alla maniglia della porta, sporgendosi con il busto poco oltre l'ingresso della doccia, avvolgendoselo sulle spalle mentre Giuliano lanciava un miagolio di disapprovazione per essere stato malamente schizzato - nella mente del gatto Jay doveva averlo fatto apposta, poco ma sicuro -, saltando dal pavimento al davanzale della finestra leggermente socchiusa con un movimento aggraziato. - Ma smettila - Mancava qualcosa nel tono di voce del ragazzo, qualcosa che era sempre stato lì, vivo e presente, ma che in quel momento sembrava impossibile da percepire: l'astio. Non c'era odio represso o rancore in quelle uniche due parole rivolte al gatto tigrato, semmai una sorta di affettuosa accettazione. Il compromesso tra i due era giunto inatteso e del tutto non programmato, il giorno in cui anche Jayson aveva dovuto abbandonare la sua stanza ad Hogwarts per mettere piede nel mondo esterno, quello reale e spaventoso privo di punti di riferimento o confini. Sebbene avesse riflettuto su quel momento per settimane, il terrore gli era calato comunque addosso come una pesante coperta: l'idea di uscire dal Different Lodge, allontanarsi dal castello, potervi entrare solo ed esclusivamente per seguire le lezioni di Henderson, andare a vivere in un luogo completamente sconosciuto, l'aveva fatto ripiombare indietro, ai tempi del suo arrivo. Per uno come lui, privo di memoria e ancora intento a costruirsene una nuova, cambiare ambiente e abitudini poteva diventare complicato, una vera e propria sofferenza. Ad essere sinceri, il pensiero di cosa fare con Giuliano non gli aveva sfiorato nemmeno l'anticamera del cervello. La creatura infernale non si sarebbe comunque lasciata prendere, per non parlare del fatto che doveva aver aspettato quel momento sin dall'inizio: separarsi finalmente dall'odiato coinquilino, quale gioia più grande? A parte forse dei bocconcini di pesce persico (?). Invece era accaduto l'inverosimile. Giuliano non aveva abbandonato il suo fianco per ore, mostrandosi tanto mansueto da far considerare a Jay la possibilità che qualcuno potesse averlo sostituito con un gatto identico d'aspetto ma con un'anima, rifiutandosi di essere lasciato indietro. Era stato quello il momento in cui il giovane Matthews aveva capito, suo malgrado, quanto fossero dannatamente uguali: astiosi, insopportabili, apparentemente incapaci di esprimere i propri sentimenti (?), ma allo stesso tempo bisognosi di condividere la vita con qualcuno. Una volta provato il piacere dell'affetto, dell'avere una famiglia, è difficile tornare indietro #justsaying.
    Tornando a noi, un'altra cosa era cambiata nella vita di Jayson, oltre al rapporto con Giuliano, qualcosa di ancora più inaspettato. Osservò il proprio riflesso nello specchio, passando una mano sulla superficie liscia per poter vedere oltre il velo di vapore acqueo creato dal calore della doccia. Il corpo pallido e magro, ma asciutto e definito, ricoperto di piccoli nei scuri e sparsi apparentemente a caso non gli sembrava più così estraneo. Le cicatrici all'altezza dello stomaco e, salendo, poco sopra il pettorale sinistro, facevano parte di lui. La faccia da schiaffi era rimasta da schiaffi, ma finalmente in quelle iridi color cioccolato fuso vedeva se stesso, non più una copia sbiadita e senza passato dalla quale avrebbe preferito scappare. - Lo sai, palla di pelo.. oggi mi sento particolarmente generoso e magnanimo. Potrei persino farti un regalo. - commentò, senza distogliere lo sguardo dalla propria immagine riflessa, sentendo qualcosa di caldo e morbido solleticargli per un istante la caviglia nuda, mentre Giuliano sfrecciava accanto ai suoi piedi per uscire dal bagno veloce come un fulmine. Chissà cosa aveva capito. E pensare che Jayson era serio: Aveline era riuscita in qualche modo a convincerlo che girare per negozi gli avrebbe fatto bene, soprattutto se ne avesse approfittato per comprare un pensierino ai fremelli. "E' questo che si fa, quando si vuole bene a qualcuno, Jay. Quando si ha una famiglia, si pensa a loro". All'inizio il ragazzo non aveva capito come un regalo stupido ed insignificante avrebbe potuto dare un valore a quello che cominciava a provare nei confronti di Xav e Stiles, ma si era lasciato comunque corrompere dalla delicatezza della rossa, come suo solito. Inoltre, non conosceva altro modo - non ancora - per far capire a quei due disagiati l'impatto che avevano avuto e ancora stavano avendo nella sua vita, quindi tanto valeva dare retta ad Aveline e seguire i suoi consigli spassionati.

    ****


    Dolci. Dolci ovunque. Di ogni forma, colore e dimensione (#wat), sembravano quasi fissarlo dalla vetrina affacciata sulla strada, invitandolo ad entrare. La scritta sull'insegna scandiva, a grandi lettere tondeggianti, Red Velvet. Due parole che per Jayson significavano poco o niente, ma che a pronunciarle suonavano dolci e gustose tanto quanto la merce esposta. Non aveva ancora trovato niente di interessante, fino a quel momento, ma un principio prepotente di fame e la certezza che Stiles non avrebbe certo rifiutato un dolce in regalo lo convinsero di essere finalmente giunto nel posto giusto. Quanto a Xavier, gli avrebbe fatto ingoiare a forza un muffin, o una manciata di caramelle gommose, nel caso il ragazzo avesse tentato di rifiutarsi con la sua solita delicatezza da bello e ribello (?). I regali si accettavano sempre, giusto? O no? Certe regole di bon ton ancora gli sfuggivano, ma quelli erano i dettagli più insignificanti della vita. Se avesse avuto un po' più di fegato - o di palle - sarebbe riuscito anche a comprare qualcosa per Lydia, alla quale non aveva più trovato il coraggio di rivolgere la parola dopo il Fairytale Party nonostante quel bacio fosse stato un suo pensiero fisso da allora, ma per essere uno che comincia a malapena a gattonare gli state chiedendo davvero troppo. Si soffermò ancora qualche istante con lo sguardo fisso sulla vetrina, a sbavare internamente - ? - sui coloratissimi dolcetti a forma di fungo dei quali Stiles gli aveva parlato più e più volte (importanti conversazioni tra fremelli), prima di entrare nel negozio con le mani affondate nelle tasche dei jeans, tenendo gli occhi ben piantati su caramelle e torte alla zucca per evitare di incrociare gli sguardi altrui. Certe abitudini sono dure a morire, si sa.
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    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 8/12/2016, 20:01
     
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    Le due settimane come ospite da Stiles erano terminate ed era tutto tornato alla normalità. Non mentirò, mi aveva fatto piacere passare un po' di tempo in quel periodo dell'anno in modo diverso, con la prima persona che potevo chiamare realmente un amico. Ero tornata a fare le mie solite cose da estate, con l'unica eccezione che passavo la notte da sola in una locanda a Diagon Alley. Stavo praticamente prosciugando il mio conto alla Gringott così facendo, ma non avevo nessuna voglia di fare come le estati precedenti, elemosinando ospitalità a perfetti sconosciuti per una sola notte. Passavo il tempo a passeggiare, guardare le vetrine, fare i compiti delle vacanze, pensare, scrivere e per la prima volta dopo tanti anni sentivo di stare un poco meglio. Era cambiato qualcosa in me ed io dovevo ancora abituarmi. Quella mattina uscendo dalla locanda, fumandomi ia mia sigaretta babbana mattutina (delle quali avevo fatto scorta quando ero stata da Stiles, probabilmente con la sua disapprovazione) decisi che, nonostante mancasse poco all'inizio del nuovo anno scolastico, dovevo assolutamente trovarmi un lavoro, altrimenti avrei dovuto fare la barbona e andare in giro a chiedere spicci (??) come Russel. Passai di fronte al Lilum. Molti avrebbero detto che lì dentro avrei trovato il lavoro più adatto a me ed io probabilmente avrei dato loro ragione con uno sguardo malizioso, ma non era affatto così. Non più, perlomeno. E poi ero minorenne #justsaying Passai per Quo Vadis Town, chiedendo ai vari negozianti se avessero bisogno di un' aiutante part time, ma nessuno sembrava disponibile ad offrirmi qualcosa- tranne un uomo grassoccio sulla quarantina proprietario di un negozio di libri usati- ma non del tipo che io stavo cercando. E' una grossa fatica liberarsi delle proprie etichette, ma io non ero pronta a lottare per staccarmele di dosso, anzi. Sapere che la gente mi vedeva in un certo modo mi dava sicurezza, il mio cambiamento, per ora, lo avrei tenuto soltanto per me. Mancava ancora un po' all'ora di pranzo -anzi, mancava parecchio. Ero uscita molto presto e con tutti i rifiuti fulminei che avevo ricevuto non erano passate nemmeno due ore- ma il mio stomaco già si lamentava. Per una volta decisi di assecondarlo, nonostante spendere altri soldi fosse l'ultima cosa che potevo permettermi di fare. Mi avviai verso il Red Velvet con passo sicuro. Avrei preso qualche caramella gommosa da sgranocchiare *Se sono gommose non si sgranocchiano, sveglia* durante il secondo round contro i proprietari dei negozi. Li avrei stesi col mio charme(?) MANIACI PERVERTITI HO DETTO CHE CERTE COSE NON LE FACCIO PIU' CREDO DAI ECCO PER CORTESIA e mi sarei potuta pagare il materiale per il nuovo anno scolastico da sola. Perché di sentire mio padre per i soldi -come per qualsiasi altra cosa- non ne avevo propria nessuna voglia. Entrai e subito venni investita da mille odori diversi, uno che metteva l'acquolina più dell'altro. Iniziai a guardarmi intorno per cercare le caramelle gommose. Avrei preso ovviamente solo quelle rosse, perché per le altre, lo sanno tutti, non ne vale la pena. Fu allora che di fronte ai funghetti colorati vidi Stiles. *mini infarto* Anche se era di spalle era lui, non c'era dubbio. Stesso fisico, stesse mani, stessa nuca(?). Ero un po' stranita dal fatto che si trovasse là, ma non mi feci troppe domande al riguardo. Le vere paranoie me le feci quando gli passai accanto e mi accorsi che era davvero davvero lui. Mi allontanai ancora, sperando che non mi avesse vista. Mi rendevo perfettamente conto del fatto che il mio comportamento era del tutto inadeguato e anche leggermente stupido, ma per qualche motivo non ero sicura di volermi avvicinare. In sua presenza stavo bene, sì, ma mi sentivo anche strana e non riuscivo a capire se era una sensazione positiva o meno. alla fine, presi un respiro profondo e tornai alle sue spalle.Ehi. sospirai, attendendo che si girasse verso di me.
    Oggi (?)
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    Edited by v o d k a - 13/9/2015, 18:53
     
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    Il cervello umano era davvero incredibile. Una macchina in grado di immagazzinare quantità abnormi di dati, conservandoli in angoli remoti e spesso ignorati, ricordi che venivano copiati ed impressi come scritte sulla carta carbone. Era impossibile eliminarli del tutto, cancellarli senza lasciare anche una minima traccia della loro esistenza, del loro passaggio: per Jayson quei minuscoli frammenti di passato rimasti ancorati ai punti più oscuri della memoria erano rappresentati dagli odori. Ce n'era sempre uno in grado di riportarlo indietro, catapultandolo in una realtà che a prima vista non riconosceva, ma che sapeva di aver vissuto. E sarebbe di conseguenza inutile descrivere quali sensazioni, forse persino emozioni lo investirono nel momento in cui si decise a mettere piede nel negozio, avvolto sin dal primo istante da una quantità di fragranze dolci e speziate, calde e rassicuranti. C'era un che di rilassante in quel luogo, come l'assurda consapevolezza di essere nel posto giusto al momento giusto, di essere a casa. Un istante di ottimismo che, conoscendo la sua reputazione di #mainagioia, sarebbe stato la sua rovina, ma di questo parleremo più avanti, intanto lasciateglielo godere! Si incamminò passando accanto ai ripiani con torte e muffin in esposizione, superandoli suo malgrado: sebbene i profumi migliori arrivassero proprio da quei dolci artigianali, Jay non era certo di potersi permettere ben due esemplari di quelle prelibatezze, per non parlare del fatto che presentarsi di fronte a Stiles e Xavier con tanto di torte confezionate tra le mani lo avrebbe fatto sicuramente sembrare uno scemo. O, almeno, così pensava lui, ancora non del tutto convinto che un regalo fosse il modo migliore per dimostrare il proprio affetto ai fremelli. Al contrario, in cuor suo - molto, molto in fondo per evitare di far salire in superficie quel pensiero - non gli sarebbe dispiaciuto ricevere un dono di quel genere, forse il primo regalo in generale da che ne aveva memoria.
    Rallentò il passo, scansando un paio di ragazzini con le mani già sporche di cioccolato e la bocca piena, fermandosi di fronte al primo banchetto ricoperto di contenitori pieni di caramelle colorate, dalle forme più semplici a quelle più elaborate: api frizzole e calabroni sprizzanti. Era stato Stilinski a parlargliene per primo, mettendolo al corrente delle proprietà magiche di tali caramelle, quali permettere a chi decideva di gustarsene una di levitare per qualche minuto, sospeso a qualche centimetro da terra. Cosa che Henderson aveva assicurato sarebbe riuscito a fare lui stesso, grazie al suo potere, con un po' di sano allenamento. Già si vedeva, a svolazzare in giro per il castello camminando letteralmente nell'aria, un po' come accadeva a quegli oggetti che subivano gli effetti della telecinesi quando quest'ultima sfuggiva al suo controllo, per un motivo o per l'altro. Più spesso si trattava di sbalzi d'umore, che influivano negativamente sulla capacità del ragazzo di tenerla a bada, anche se ultimamente le emozioni positive in aumento lo stavano aiutando a migliorare, con grande eccitazione di Nathaniel. Allungò una mano per afferrare una delle caramelle più piccole, ma il movimento del braccio venne interrotto a metà da una voce alle sue spalle. Una voce conosciuta, sebbene non particolarmente familiare: sentir parlare Karma, così come sentir parlare Jay, era un avvenimento raro a cui assistere, e il giovane babbano non aveva ancora avuto particolari occasioni di scambiare due chiacchiere con lei. L'ultima volta era successo al Fairytale Party, ma di quella serata aveva solo un vago ricordo e tra tutti i momenti preferiva mantenerne vivido uno solo, chiaramente stampato nella mente e nel cuore come un marchio o una ferita aperta ma per niente dolorosa. Piacevole, semmai.
    Ruotò il busto, trovandosi di fronte la figura minuta e slanciata di Karma, incontrando i suoi bellissimi occhi blu evidentemente titubanti. Sembrava far fatica a guardarlo in volto, un atteggiamento completamente diverso da quello che ricordava dai loro sporadici incontri, durante i quali la serpeverde si era dimostrata riservata ma anche impossibile da intimidire, sempre con la testa alta, lo sguardo fiero di chi è in grado di farsi scivolare tutto addosso. Appariva come un'altra persona, in mezzo a tutti quei dolciumi. Ehi. Tutto lì, una semplice sillaba, niente che potesse fargli intuire la possibilità di un errore di valutazione da parte della ragazza. E' così che cominciano i malintesi, con la mancanza di comunicazione! - Ehi... - Gran bella mossa, Jay, molto originale. Dopo mesi e mesi passati lontano dai laboratori, circondato da persone più o meno conosciute, faceva ancora fatica ad esprimersi a parole, soprattutto quando si trattava di convenevoli, di banali conversazioni sul più e sul meno. Ma Karma era un'amica di Stiles - non ci voleva un genio per intuire cosa ci fosse tra quei due, nonostante le evidenti differenze - e a quel punto della sua vita il giovane Matthews aveva deciso che fare uno sforzo per le persone a cui teneva poteva anche portare a qualcosa di buono. Per lo meno il fremello sarebbe stato contento dei suoi progressi. Cercò di accennare un sorriso, stampandosi sulle labbra il migliore possibile, senza nemmeno immaginare che così facendo stava solo continuando ad alimentare l'errore in buona fede della serpeverde. - Tutto bene? Che fai.. ehm.. da queste parti? - chiese, incassando la testa nelle spalle tentando di sembrare meno a disagio di quanto in realtà non fosse. E pensare che al party, quando al posto del suo pessimismo innato si era fatta spazio un'allegria fuori dal comune, non si era solo limitato a parlarle, ma aveva anche spinto la ragazza a farsi avanti con Stilinski, trasformandosi magicamente nel Cupido dei cuori solitari e mainagioia di questo mondo. Chissà se esisteva una pozione per migliorare anche il carattere, oltre all'aspetto.
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    Avevamo parlato tanto in quelle settimane e di un po' di tutto. Finiva sempre che io non riuscivo più a gestire la situazione, sentivo di non avere il pieno controllo. E allora fermavo il tutto, gli davo la buonanotte. Non con tono malizioso, né affettuoso, ma nemmeno piatto come mio solito. Gli davo una semplicissima "buonanotte", come milioni di persone fanno nel mondo, credo. Lo lasciavo lì sul divano ed io mi avviavo in camera sua. Mi toglievo i vestiti e li abbandonavo sulla sedia della sua scrivania. Poi frugavo tra i suoi vestiti e prendevo tranquillamente, come se fosse casa mia, la maglietta che più mi sembrava vecchia e sformata e la indossavo come pigiama, visto che uno non ne avevo. Mi infilavo nel suo letto e tentavo di dormire, pensando a quanto fosse strano tutto quello. Questo era il rituale ed andò così per tutte le sere che passai da lui. Tranne una. Quella in cui parlammo proprio di tutto e ci chiarimmo su tutto ciò di cui avevamo bisogno di avere chiarimenti. Tranne su una cosa. Il punto era che io pensavo di non necessitare di chiarimenti al riguardo, mi ero già chiarita da sola. Ogni volta che mi ubriacavo, vedevo più di uno Stiles. Al Winter, al Fairytail party, in entrambe le occasioni c'erano tre Stiles che giravano ovunque, che facevano cose. Però al Fairytail dovevo aver bevuto davvero, davvero tanto, perché uno Stiles stesso #wat mi aveva chiesto di farmi avanti con lui ed io l'avevo trovata un'idea geniale. Ovviamente dopo aver negato mille volte, essere arrossita come un peperone e averlo riempito di battute. Quella sera ero proprio strana, Non mi chiesi perché parlasse di lui in terza persona. Né perché mi avesse mandata a farmi avanti da un altro dei tre Stiles che io vedevo. Ero ubriaca, dopotutto, no? E quando si è ubriachi, ve lo giuro, la cosa più sconsigliata è farsi delle domande. Mi avviai verso quello Stiles, gli chiesi di quell'estate ed il resto era storia. Ed ora che mi ritrovavo di fronte ad uno Stiles solo, perfettamente sobria, mi sembrava tutto più difficile. Dirgli "Ehi" era stata un'impresa, figuratevi se avessi dovuto dirgli che per sbaglio (per sbaglio, giuro!) avevo infilato tra la mia roba la famosa maglietta e l'avevo ancora io. Ehi. Mi rispose, accennando un sorriso che io mi affrettai a ricambiare. Voleva un approccio di quel genere? Lo avrei accontentato, nei limiti della mia personalità. Che comunque in sua presenza subiva una mutazione notevole, in uno shottino o in un altro in un dolcetto o in un altro in un modo o nell'altro.Tutto bene? Che fai.. ehm.. da queste parti? Anche lui sembrava abbastanza a disagio. Mi convinsi che era normale. Insomma, non ci sentivamo più da quando me n'ero andata e i nostri discorsi non erano sempre stati facili da affrontare.Io sto bene. dissi alzando le spalle.Tu? lo guardai dritto negli occhi.Per quanto riguarda che ci faccio qui, potrei farti la stessa domanda.
    Oggi (?)
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    Edited by v o d k a - 13/9/2015, 18:52
     
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    Ahh, se solo Karma l'avesse salutato con un altrettanto semplice, ma risolutivo, ehi, Stiles. A quel punto mettere fine all'equivoco prima ancora di impantanarvicisi con tutti e due i piedi sarebbe stato un gioco da ragazzi e forse avrebbe anche dipanato le incertezze della ragazza sull'esistenza effettiva o meno di quei tre gemelli identici. Più o meno, se vogliamo prendere Xavier come esempio. Anyway, la Montgomery si era limitata ad un cenno generale, alimentando l'errore, e Jayson dal canto suo spiccicava così poche parole da rendere più evanescente la possibilità di tradirsi. Al massimo la ragazza avrebbe potuto pensare che il suo Stiles fosse più taciturno del solito, magari con qualche pensiero di troppo per la testa. Non sarebbe stato nemmeno così strano, dopotutto: Stilinski era una macchinetta per la maggior parte del tempo, al punto che Jayson spesso e volentieri - nonostante, ZURO, facesse il possibile per mantenere alta la propria concentrazione - perdeva il filo del discorso ingarbugliandosi nella quantità abnorme di dati che il fremello gli forniva, ma era pur sempre un essere umano e anche lui aveva i suoi momenti no. Quelli che Jay sperimentava quotidianamente, per intenderci.
    Inoltre, loro due apparivano molto più simili di quanto non fossero con Xav, per il semplice fatto che Stevens possedeva almeno qualche tratto distintivo, come la barbetta incapace di crescere in modo omogeneo e l'aria perennemente (s)fatta. A parte una leggera differenza nel taglio di capelli e un paio di centimetri in altezza, Jayson e Andrew erano pressocchè identici, motivo per cui avrebbe facilmente compreso e perdonato l'errore di Karma, se solo ne fosse stato al corrente. Ma così purtroppo non era, ¯\_(ツ)_/¯. La osservò per un istante, dopo averla salutata con un attimo di titubanza, e prima che lei potesse rispondergli ruotò nuovamente la testa in direzione del banchetto con i contenitori di caramelle esposti, sentendosi addosso non solo gli occhi della Serpeverde, ma anche quelli di tutti gli altri avventori del negozio. Aggiungete 'paranoia', alla sua lunga lista di problemi. Dopotutto, perchè non avrebbero dovuto trovare strana la presenza di due ragazzini in un negozio di dolciumi se questi ultimi non sembravano affatto interessati ai dolci? Insomma, un ragionamento tutto suo che non stava ne in cielo ne in terra, ma comunque abbastanza logico - per lui - da indurlo a fissare nuovamente le api frizzole, allungando la mano destra per prendere un sacchetto trasparente in modo da riempirlo. Io sto bene. Tu? Giustamente, non poteva pensare che dopo averle posto una domanda Karma avrebbe semplicemente lasciato perdere, andando per la sua strada. Avrebbe fatto meglio a salutarla e andarsene, invece di tentare una strada che non gli era affatto familiare.
    Si voltò nella sua direzione, stringendo il sacchetto tra le dita, annuendo piano con la testa prima di rendersi conto che quel momento non corrispondeva affatto ad una risposta. - Bene, direi. Al solito. - stringendosi nelle spalle provò il fortissimo impulso di schiaffeggiarsi da solo, come tanto spesso gli era accaduto nei primi tempi lontano dai laboratori ogni volta che si guardava allo specchio. Non tanto per confermare il fatto di essere sveglio - incubo che ancora tornava a tormentarlo a notti alterne - quanto per punire un corpo che non sentiva suo. Nel caso specifico l'avrebbe fatto volentieri perché darsi dell'idiota non sarebbe stato abbastanza. E' questo che intendi con 'fare conversazione', Jay? E' così che pensi di riuscire a parlare con Lydia, un giorno? Oh, ma per favore. Si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra, a quel pensiero, ma prima che potesse dischiudere la bocca per aggiungere altro, le iridi blu intenso di Karma si inchiodarono nuovamente alle sue, impedendogli di parlare. Per quanto riguarda che ci faccio qui, potrei farti la stessa domanda. #touchè.
    E lì arrivava il bello: se fosse stato sincero e avesse ammesso i suoi generosi intenti (?) avrebbe avuto una seconda occasione per mettere fine a quella conversazione basata sul malinteso. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare - così dicono -, e nel suo caso quel mare era rappresentato dall'evidente quanto ingiustificato imbarazzo provato alla sola idea di aggiornare Karma circa la sua intenzione di comprare dolci per i fremelli. Forse si trattava solo della paura che la ragazza potesse guardarlo come si guarda un poverino senza tetto prima di lasciargli una moneta nel bicchierino, provando quel misto tra pietà e disapprovazione al quale si era faticosamente abituato vivendo al castello. La Montogomery non l'aveva ancora fissato in quel modo, pur sapendo che era un babbano ( o, almeno, Jay era convinto che lei fosse al corrente dell'intera situazione fremellare, non che considerasse lui e Xav come frutto della sua fantasia post sbronza) e sinceramente Jayson non desiderava vederla cominciare in quel momento. - Facevo un giro, per... schiarirmi le idee. E mi è venuta fame. - Annuì nuovamente, percependo un vado senso di autocompiacimento per aver trovato una risposta tanto inattaccabile, allungando poi il sacchetto trasparente con dentro le api frizzole verso Karma, invitandola a servirsi. - Ne vuoi una? - chiese, tentando di distrarla con una caramella per evitare che la giovane decidesse di fargli altre domande, arrivando alla fine a scoprire il vero obiettivo della sua capatina al Red Velvet. Ma anche altre domande in generale: meno aveva da rispondere, meglio era.
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    Non eravamo così vicini, perciò non mi ero assolutamente accorta del fatto che in nemmeno una settimana si fosse alzato di un paio di centimetri. Così come non avevo dato peso al taglio di capelli leggermente diverso. Insomma, tutti si tagliano i capelli, no? Se fosse stata una donna e avesse fatto un cambio radicale allora avrei anche potuto farci un pensierino. Insomma, tutti sanno che quando una donna si taglia i capelli sta per cambiare uomo (?) #wat Rimasi interdetta però quando,mentre ancora gli parlavo, si girò di nuovo verso i dolciumi, dandomi le spalle. Solamente da quel minuscolo dettaglio, che a molti sarebbe potuto sembrare irrilevante, capii che qualcosa non andava #maguardachebrava. Che fosse anche a lui un po' a disagio dopo tutto ciò che c'eravamo detti? Possibile, ma n tal caso avrebbe lo manifestato con delle pessime battute e un sorrisetto sbilenco. Ridete pure di me, ma iniziai a preoccuparmi che fosse qualcosa di più grave. Non dissi niente. Insomma, non potevo prendermi certe libertà. Non eravamo nessuno l'uno per l'altro, o perlomeno non a voce alta. Non volevo soffocarlo con le me attenzioni anche se fino a quel momento erano state pressoché inesistenti, né tanto meno lasciargli intendere qualcosa che non volevo intendesse. Ero così brava a rovinare le cose, per una volta volevo davvero trattenermi dal farlo. Sembrava sentirsi così dannatamente fuori posto e il solo pensiero che fossi io a metterlo nella situazione di provare quella sensazione per la prima volta non mi divertiva, anzi, quasi mi spaventava. Facevo davvero questo effetto sulle persone? Alla fine si voltò ancora verso di me, con in mano un sacchetto ormai riempito di prelibatezze e un espressione che sul suo viso non avevo visto mai. Mi sembrava di essere in compagnia di un'altra persona. Ma era lui, no?Bene, direi. Al solito. mi disse stringendosi nelle spalle mentre io mi mordevo il labbro inferiore ed annuivo, presa dall'impulso di dirgli Stai mentendo. Che strano guardarsi allo specchio e non sentirsi realmente parte di ciò che si vede. Io in quel periodo mi sentivo un po' così, in balia di una me che non conoscevo, che per la prima volta, ad esempio, non diceva sinceramente ciò che pensava per paura delle conseguenze. "Ridicolo." oensai, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa quasi impercettibilmente. Se qualcuno il novembre prima mi avesse detto che mi sarei trovata mesi dopo in quella situazione non gli avrei creduto. E invece...Facevo un giro, per... schiarirmi le idee. E mi è venuta fame. disse rispondendo alla domanda che lui stesso mi aveva fatto ma che io avevo prontamente rigirato contro di lui. Schiarirsi le idee...ma su cosa? Sul suo futuro? Sul senso della vita? Su...noi? Ancora una volta mi dissi che non era il caso di fare la ficcanaso.Ne vuoi una? allungò il sacchetto verso di me, ma io scossi la testa piano, mettendomi le mane in tasca.No, ti ringrazio...d'un tratto mi è passata la fame. Forse non dovevo dirlo. -semicit pensai, abbassando lo sguardo verso il pavimento. Sembrava che ancora una volta fossi sotto veritaserum, quando in realtà quella era la prima volta dopo tanto tempo che ero davvero me (si fa per dire) in sua presenza. Calò il silenzio tra noi due. Ci provai, lo giuro. Provai a trattenermi. Ma non ci riuscii. E...emh, ecco...Santo Merlino, ma chi sei tu?Sei riuscito a schiarirti le idee? Fredda. Distaccata. Dal tono piatto. Per quanto mi era possibile, tentai di innalzare di nuovo quel mio muro che avevo iniziato a distruggere negli spogliatoi di Quidditch e che a casa sua sembrava essersi sgretolato. non potevo permettergli di cambiarmi, né di farmi del male. Se lui aveva deciso di stare sulle sue anche io sarei tornata sulle mie. Ovviamente mi ero illusa. Cosa diamine ero andata a pensare?Stupida, stupida, stupida! Maledetto Stiles numero due che mi ha<i convinta a rendermi vulnerabile.

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    Edited by v o d k a - 13/9/2015, 18:50
     
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    Jayson Matthews
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    Quella era la prima volta in cui Jay si trovava catapultato senza il benché minimo ritegno di fronte alla sua inadeguatezza nei rapporti personali. Fino al momento esatto in cui Karma lo aveva salutato, aveva limitato le sue conversazioni alle persone che frequentava maggiormente - ovvero i ragazzi degli esperimenti con cui aveva vissuto negli ultimi sei mesi, Stiles e il professor Henderson - e anche in questi casi particolari erano quasi sempre gli altri a farsi avanti per primi, conoscendo la sua refrattarietà. Lydia, ovviamente, rientrava in una categoria a parte, in quanto non comunicavano affatto. O, meglio, uno spettatore esterno avrebbe potuto affermare che quei due dicevano una gran quantità di cose, ma solo con gli occhi, osservandosi a vicenda quando l'altro/a non guardava, fissandosi in silenzio persi in chissà quali pensieri, senza mai trovare veramente il coraggio - per Jay almeno - di aprire bocca per trasformarli in parole. Di conseguenza, Jayson non credeva di essere messo tanto male: osservava la serpeverde sentendo i palmi delle mani sempre più sudaticci, il cuore che da regolare e tranquillo aveva preso a palpitare, un leggero calore a colorirgli le guance. Poteva essere scambiata per un'emozione diversa, qualcosa che Stiles Stilinski avrebbe certamente provato in presenza della Montgomery, ma per il giovane Matthews quella conversazione stentata era l'emblema dell'imbarazzo più puro. Non si era mai sentito imbarazzato. Arrabbiato, teso, spaventato, furioso, ubriaco (?), ma quel sentimento era totalmente diverso e del tutto inatteso. Così come altrettanto inattesa era la voglia di provare comunque a parlare con lei, intavolare una conversazione che fosse umanamente accettabile: un po' per amore del fremello, un po' come sfida personale, un po' per la fremente curiosità che aveva provato nei confronti della ragazza fin dalla prima volta che si erano incontrati al winter party. Anche in quel caso nessuno dei due poteva dirsi particolarmente se stesso, ma quegli occhi blu e un po' persi non li aveva più dimenticati.
    Le offrì una caramella, tentando di aggrapparsi a quel gesto per interrompere il silenzio: Karma non gli stava dando certo una mano a creare la giusta atmosfera, questo bisognava dirlo! Forse, quando il malinteso fosse stato chiarito e le rispettive parti confermate, loro due avrebbero potuto passare dei piacevoli momenti insieme, immersi nel silenzio più totale. K e J. Quelli del 'non guardarmi, non toccarmi', del 'mainagioia', del 'se ti sorrido probabilmente è perchè ho una paralisi'. No, ti ringrazio...d'un tratto mi è passata la fame. Così, all'improvviso. Aveva forse detto qualcosa di male? Difficile sbagliare parola, frase o argomento, considerato che aveva aperto bocca si e no per cinque secondi. Forse odiava le api frizzole e il solo vederle le aveva dato il voltastomaco? All'imbarazzo cominciava a sommarsi la confusione e un pizzico - ma davvero un pizzichino appena appena - di consapevolezza: se il cambiamento repentino d'umore della serpeverde lo stava mandando a male dopo solo pochi minuti dal momento del loro incontro, quale doveva essere la reazione di Stiles, Xav e Aveline quando stavano con lui? Come riuscivano a sopportare i suoi molteplici momenti no, le lune storte, certi comportamenti da esperimento mestruato? Karma lo stava decisamente mettendo di fronte a troppe verità su se stesso tutte insieme, per essere prese con filosofia. - Ti senti bene? - chiese, ancora una volta più per tappare il buco nero (?) creatosi tra di loro nel momento in cui era calato nuovamente il silenzio che per altro, provando comunque in parte anche un principio di preoccupazione. C'era la seria possibilità che la ragazza non stesse bene, affatto, e Jayson aveva una certa esperienza di malesseri fisici e affini.
    E...emh, ecco... Sei riuscito a schiarirti le idee? Parlarono quasi all'unisono, ma al giovane Matthews non dispiaceva sentirla parlare: significava non dover insistere per cavarle qualche parola dalla bocca, cosa di cui le era profondamente grato. Non era in grado di dimostrarsi preoccupato e amorevole, quando a malapena riusciva a prendersi cura di se stesso. Si strinse nelle spalle, chiudendo poi il sacchetto di plastica arrotolandolo dall'apertura. - Sì, mh, direi di sì.. - Sollevò lo sguardo, spostando l'attenzione momentaneamente dagli occhi azzurri della Montgomery alla fila che si era creata alla cassa. Non aveva molte opzioni: poteva rimanere lì immobile a continuare quella conversazione sbocconcellata senza cavare un ragno dal buco finchè Karma non avesse deciso che era effettivamente troppo noioso, o rimandare il progetto di fare un regalo ai fremelli - se vogliamo escludere le api frizzole che probabilmente alla fine avrebbe deciso di tenere per sè - e uscire dal Red Velvet, le cui pareti sembravano farsi sempre più strette di secondo in secondo, mentre le persone aumentavano a vista d'occhio. Nella sua testa, quanto meno. - Ti va di uscire? Manca l'aria qui dentro. - Sì, lo so che non potete credere alle vostre orecchie, ma vi giuro, è tutto vero. Se proprio doveva fare esperienza di conversazione preferiva continuare con Karma, ed era convinto che in un posto meno affollato sarebbe riuscito a pronunciare frasi contenenti più di cinque parole mezze in croce. Sempre che la ragazza fosse d'accordo, ovviamente.
    te dico non lo so
    Red Velvet

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    Karma Montgomery
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    Non ero mai stata una grande chiacchierona. Avevo sempre preferito stare in silenzio, lasciare che gli altri capissero ciò che volevo dir loro. Prima o poi ci arrivavano tutti. Alle volte capivano persino più di ciò che intendevo, ma mi andava bene così. Il silenzio non mi era mai andato stretto, esattamente come non mi ero mai curata se andasse stretto a chi cercava di interpretarmi. Ma alle volte parlavo, davvero. Qualche frasetta era obbligata, sopratutto se mi si presentava l'occasione per una battuta acida o qualche proposta sconcia. Con Stiles era diverso. Ogni singola parola mi risultava di massima importanza per fargli capire ciò che volevo. Non che pensassi fosse uno stupido e quindi bisognoso di spiegazioni, ma...beh, forse era un po' così. Scherzo ewe Improvvisamente, sembrava il suo umore fosse cambiato. Da imbronciato e pensieroso, quello Stiles che non (ri)conoscevo minimamente stava lentamente tornando ad essere lo Stiles di sempre. Il mio Stiles? Rosso in faccia evidentemente poco a suo agio, come sempre, praticamente, in mia presenza. Non riuscii a trattenere un sorriso. Mi avvicinai lentamente a lui, quasi non accorgendomene, come se fosse stato un riflesso involontario. Nonostante il fatto che fosse evidentemente imbarazzato, non potei fare a meno di pensare che, forse, la cosa non era causata dalla mia presenza come al solito, ma dalla discussione che avevamo avuto una settimana prima. No, no. Per una volta volevo pensare positivo. Con lui volevo pensare positivo. Perché ormai non c'era più niente da fare. Era dannatamente ovvio. Eppure continuavo a negarlo a me stessa, così come il fatto che tra di noi qualcosa si fosse spezzato dopo quella discussione. Era proprio vero che in sua presenza non ero mai me stessa. Anche senza pozioni versate a tradimento nel drink, dolcetti che mi rendevano affettuosa e personalità sballate, con lui ero una persona totalmente diversa. E' così che ci si sente? E' così che dovrei sentirmi? Non lo so, non lo so proprio. Ed ho dannatamente paura. Ti senti bene? Forse confessargli che la fame mi era passata tutta ad un tratto non era stata la scelta migliore. Lo avevo convinto di stare male e non era quello che volevo. Era il fatto di vederlo ancora che mi aveva chiuso lo stomaco, anche se io non volevo capirlo. Quindi mi limitai a scuotere piano la testa, ancora una volta.Stai tranquillo, è tutto okay. Solo un po' di mal di pancia. Saranno state le tante novità di queste estate... dissi quindi tentando un sorriso. Ovviamente intendevo il mini soggiorno a casa Stilinski. Che strano... Nessuna battuta. Non una risata o una scemenza detta ad alta voce. Sta male suo padre? Ha conosciuto un'altra? Oddio, è quella cretina di Nicole. Cazzo, sicuro. Ma che ha di speciale, poi? Ancora una volta non riuscivo a capire il Tasso, che per me era sempre stato un libro aperto...o con il quale almeno avevo sempre avuto questa sensazione.<sì, mh, direi di sì... disse poi rispondendo alla mia domanda, spostando subito il suo sguardo lontano dai miei occhi. Brutto segno. Brutto, brutto segno. Improvvisamente avevo un'irrefrenabile voglia di schiaffeggiarlo e urlargli contro, lasciarlo là a fare quello che doveva fare,sbaciucchiarsi la corva se voleva, tanto cosa importava?. Ma mi trattenni e strinsi semplicemente i pugni, mentre qualsiasi accenno di sorriso scompariva dal mio viso così come le mie fossette.Ti va di uscire? Manca l'aria qui dentro. ed ero di nuovo calma. il ragazzo che credevo Stiles non era l'unico campione di lunaticità, quel giorno. Sì, certo. Effettivamente, fa davvero caldo, qui dentro... Certe abitudini sono dure a morire. Gli lanciai uno sguardo che poteva dirgli tutto , se fosse stato il mio Stiles. E mentre uscivamo, ricordo di avergli sfiorato una mano. Non so perché mi è rimasto impresso proprio questo dettaglio. Perché appena dopo, una volta chiusa la porta del Red Velvet, ricordo davvero poco. I suoi occhi. Un raggio di sole che nel momento sbagliato mi ha costretta a mettermi una mano di fronte agli occhi. Qualcosa...o qualcuno. Poi più nulla. Ma ne sono sicura, per un po' lui è stato con me. E il suo profumo...non era il suo.

    Oggi (?)
    Red Velvet

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