Closer to the edge

prequest #05 - Tatiana

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    465
    Spolliciometro
    +556

    Status
    Offline

    Gemes Hamilton
    « If you dare, come a little closer »
    SOCIOPATH - 24 Y.O. - MUGGLE - TELEKINETIC - #TEAMHAMILTON
    «Non ti dispiace, vero?» Disse, la voce leggermente stanca, un po' nervosa ed alterata. Ma Gemes Hamilton non ricevette alcuna risposta mentre, molto lentamente, si apprestava a raggiungere l'altro lato del bancone di quella maestosa cucina. Era così maleducata, la gente arricchita: bastava una piccolezza per farli diventare degli snob, per far sì che nemmeno rispondessero alle domande più educate, semplici. Bastava che venisse sporcata la loro moquette, che venisse fatto loro un torto, per renderli avversi alle conversazioni, taciturni. Quando non sentì l'altro individuo pronunciare parola non indugiò oltre: aprì tutti gli sportelli, tutti cassetti, passò in rassegna ogni scaffale alla ricerca dell'unica cosa della quale necessitava in quel momento: whisky. La cosa che maggiormente apprezzava delle persone ricche -tralasciando i soldi ed il potere ai quali poteva accingere grazie alla loro influenza- era che nelle loro dispense mai venivano a mancare prestigiosi alcolici. Se ne servì mezzo bicchiere, prima di constatare che, oltre a quello, necessitava anche di un posto dove ripulirsi mani e volto. Era passato molto tempo da quando l'ultima volta aveva dovuto sporcarsi letteralmente le mani. Aveva preferito divertirsi con quel nuovo potere da un anno a quella parte, lasciar fare tutto a lui mentre si godeva beatamente la scena, come uno spettatore di fronte al grande schermo, ma alle volte era necessario riprendere le vecchie abitudini. Era stato anche piacevole, dopotutto, estorcere informazioni a quel Ribelle con le proprie mani, brandendo in prima persona l'occasionale arma di quella sera che, immobile, giaceva a terra accanto al proprietario di quella magione che, quindi, non aveva nemmeno provato a prenderla per usarla contro l'Hamilton. Non aveva fatto un passo, nemmeno uno, nemmeno ci aveva provato. Dopo che ebbe fatto il giro del bancone, con il bicchiere in mano, Gemes lo ritrovò esattamente come l'aveva lasciato: seduto a terra, pieno di tagli e ricoperto di sangue, lo stesso sangue che macchiava anche gli abiti del ventiquattrenne, nonché la moquette e un po' tutto l'arredamento della stanza. Immobile, gli occhi spalancati mentre il fluido scarlatto ancora usciva dalle ferite dell'uomo. «Oh» Gemes tirò un sospiro, metà rammaricato, metà sollevato. Perché, andiamo, dopo un po' diventava noioso e petulante il gracchiare di qualcuno che chiede solo di finirla, di smetterla con quei sadici giochi. Non che il ragazzo lo sentisse veramente parlare, aveva un orecchio allenato a filtrare le vane chiacchiere delle persone, ma dopo un po' -roba di cinque o sei secondi- diventava tutto dannatamente fastidioso. Ma sperava che vivesse, giusto un altro po'. Quel tanto necessario a parlare ancora su quanto fossero brutti e cattivi i suoi cari ex colleghi nei Laboratori. Si chinò, così da avere fissi nei suoi gli occhi vitrei di lui... Alejandro? Non ne era certo, ma i lineamenti ispanici gli davano l'impressione che potesse chiamarsi in tale modo. Probabilmente glielo aveva anche detto, il suo nome, quando era entrato in casa sua, o forse già lo sapeva quando lo era andato a cercare per le case di Diagon Alley, ma non era più molto importante. Dopotutto, era morto, e Gemes Hamilton non era lì per scrivere un necrologio in suo onore. Con il broncio di un bambino al quale è stato tolto il gioco preferito, si rimise in piedi, voltando le spalle ad Alejandro e dirigendosi verso il bagno, senza chiedere un permesso che ormai sapeva per certo nessuno gli avrebbe accordato.
    Sentiva l'acqua scorrergli lentamente fra le dita, sul palmo e sul dorso della mano, mentre questa si univa al sangue e scivolava via, ripulendolo. Vedeva, nello specchio sopra il lavabo, il suo volto riemergere da sotto le chiazze rossastre che lo avevano macchiato. Si era spinto talmente oltre, in tutti quegli anni, che il sangue non si era limitato solo a sporcargli le mani, il viso ed i vestiti. Era arrivato al limite così tante volte che il sangue avrebbe macchiato la sua anima, se solo avesse creduto possibile che essa risiedesse ancora nel suo corpo. Perché Gemes, al limite, non ci si era fermato. Quando aveva visto il dirupo e l'oblio sotto di esso, Gemes non aveva avuto paura, non era tornato sui suoi passi. Si era spinto oltre, diversi anni prima, aveva saltato, cadendo nel baratro; da lì si era rialzato, non ne era rimasto succube. Non era rimasto spaventato dal buio, mai, nemmeno quando da bambino veniva rinchiuso nelle stanze più anguste di casa Hamilton per non essere visto dagli ospiti. Da quel buio, da quell'oscurità aveva preso la forza di rialzarsi, di affrontare la vita secondo un altro punto di vista. Ma lì, nel buio, prima di andarsene, aveva nascosto la propria anima, tutto quello che era capace di renderlo debole e vulnerabile. Era successo talmente tanto tempo addietro che nemmeno si chiedeva se fosse possibile ripercorre le proprie orme al contrario, recuperare uno straccio di quello che era stato da bambino. Gli occhi che, sorridenti, lo fissavano allo specchio erano la conferma di ciò che era diventato Gemes Hamilton: freddo, glaciale. Ed era così che voleva essere, a lui andava bene: una volta varcato il limite, quello che c'era oltre era troppo assuefacente per poter desiderare di tornare indietro.
    I vestiti, dovette constatare mentre superava noncurante il corpo esanime di Alejandro, almeno per quella sera sarebbero rimasti macchiati del sangue del Dottore -o qualsiasi fosse il ruolo che aveva ricoperto nei Laboratori. Diego Garrido. Si chiese chi fosse tale individuo quando richiuse la porta della villetta alle sue spalle, pensando solo dopo un po' che forse quello era il vero nome di Alejandro e che certamente era grazie a quello che lo aveva trovato. Ma non gli era interessato prima e di sicuro non gli sarebbe interessato dopo aver messo piede sulla via principale di Diagon Alley come si chiamasse il tizio. Anzi, già l'aveva dimenticato. Il quartiere magico londinese era semi deserto, tanto che Gemes avrebbe potuto tranquillamente sfilarsi la giacca di pelle che aveva preso in prestito a tempo indeterminato dal guardaroba di Diego Alejandro al solo fine di coprire il sangue sulla maglietta. Vagava, indisturbato, con una sola meta in mente. Inferius, il quartiere abbandonato di Diagon Alley, era il perfetto ritrovo di gente frustrata, soprattutto di persone che, come lui, avevano passato un poco piacevole soggiorno nelle celle della Resistenza Estremista. Gente frustrata, esperimenti ubriachi e di solito arrabbiati con Dio solo sapeva chi per la loro condizione. Gente facilmente manipolabile, gente che, Gemes lo sapeva, bramava vendetta esattamente come la bramava lui. Gente che, di certo, sarebbe stata utile nella sua crociata contro i ribelli. Gente alla quale, probabilmente, avrebbe anche estorto una consumazione in uno di quegli squallidi locali del posto: dopotutto, non poteva sempre trovare il riccone di turno che molto gentilmente gli offriva un bicchiere di whisky, ma ci si adattava. Eppure, anche l'Inferius quella sera sembrava silente, vuoto. Se fosse stata un'altra persona, Gemes avrebbe temuto quell'inquietante silenzio. Ma di fatto, non lo era, e nel buio ci si muoveva più a proprio agio rispetto che alla luce del Sole. E, comunque, non era solo in quei vicoli. Non sapeva chi fosse, o cosa facesse lì quella ragazza, ma di una cosa ne era consapevole, e continuava a ripetersela in mente ad ogni passo che muoveva verso la figura di lei. Ad Inferius, la gente non ci capitava per sbaglio, per un fortuito incidente del caso. Le fu abbastanza vicino in poco tempo, abbastanza vicino da poter mostrarle il migliore dei sorrisi finti che aveva in repertorio, abbastanza vicino da poterle parlare senza urlare e senza che l'acustica del luogo portasse le parole di lui lontano, altrove. «Ti sei persa, ragazza?»
    15 september 2015
    Inferius, Diagon Alley

    ROLE SCHEME © EFFE


    Edited by .ipseity - 11/9/2015, 18:14
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Rebel
    Posts
    987
    Spolliciometro
    +904

    Status
    Offline

    tatiana alves araùjo
    The things that we’ve done to survive, they don’t define us
    pusher - 20 y.o - CRONOKINETIC - wizard - neutral
    «Kàtia, levati dalle palle» la scacciò pigramente con una gamba, stanca di condividere il proprio spazio con qualcun altro. L’ aveva fatto per nove mesi con quell’ abominio e ancora per tre anni con dei pazzi, chiedeva solo di essere lasciata in pace. Come aveva fatto lei ad arrivare fino a Londra? Non le importava molto il come a dir la verità, ma il fatto di doverla ospitare. Non la odiava, di più. Tatia non odiava molte persone, anzi, di solito tendeva a farsele amiche, più che nemiche. Anche da piccola, lei era quella con gli amici mentre la sorella era solita evitare i coetanei come se avessero la peste; nonostante la loro unità non riuscì mai a capire cosa ci trovasse di così ripugnante, con gli anni era cambiata anche lei circondandosi di persone. Non erano amici, non era nessuno per lei, Tatiana pensava solo che non volesse sentirsi sola. E come darle torto? E no, il fatto che fosse diventata lei la sorella figa non influiva sul suo odio. Aver abbandonato i loro genitori, quello sì. Aveva fatto lo stesso, ma quando poteva cercava di aiutarli economicamente come poteva, Kàtia invece pensava solo a se stessa, egoista, lunatica e menefreghista, il genere di persona che si lascia volentieri alle spalle un peso del genere. Si alzò dal letto, raccogliendo una felpa abbandonata sul pavimento e lo zaino contenente le stecche di hashish, non le piaceva spacciare, ma era l’ unica cosa che sapeva fare.

    Le metteva i brividi, quel quartiere. Eppure anche lì c’era gente disposta a buttare i propri soldi , ed era proprio di loro che aveva bisogno. Le sere si succedevano e quel quartiere non cambiava mai, così lugubre, così spettrale, eppure in quei momenti riusciva a capire sua sorella, perché un tempo le piaceva la solitudine. Si schiaffeggiò mentalmente, perché non aveva buttato il suo culo pesante giù dal letto? Avrebbe potuto fare qualcosa di utile invece di dormire tutto il giorno e cibarsi. Piuttosto, perché non l’ aveva ancora sbattuta fuori di casa? Giusto. Era sua sorella. Che merda i legami di sangue. Si morse nervosamente il labbro inferiore guardandosi nervosamente intorno, non era in un posto simile che i Ribelli l’ avevano rapita? E perché era così mongola da esserselo ricordato in quel preciso momento, da sola in mezzo al nulla? Passo dopo passo avanzava nell’ Inferius senza trovare nessuno, sembravano tutti essere stati inghiottiti nel buio, aveva solo tre parole per descrivere quella sera: mai una gioia. I suoi occhi si illuminarono quando scorse la sagoma di qualcuno che si stava avvicinando, mentre la sua mente riusciva a focalizzare solo una cosa: cash. Appena fu più vicino riuscì a distinguere i lineamenti di un ragazzo che doveva avere la sua età, storse il naso, non l’ aveva mai visto e non sembrava neanche uno adatto a quel genere di posti «Ti sei persa, ragazza?» che cazzo aveva da sorridere? Perché le stava parlando? Aveva l’ aria di qualcuno che aveva tempo da sprecare? Inarcò entrambe le sopracciglia scuotendo il capo «ho un ottimo senso dell’ orientamento, sono esattamente dove dovrei essere» incurvò le labbra in un sorriso falso almeno quanto il suo, quanto odiava la gente come lui, sperava che la sua faccia da riccone prendesse fuoco, purtroppo i Dottori non le avevano donato il potere di manipolare il fuoco, un vero peccato. «e tu, ti sei perso ragazzo? » e tu, perché gli stai pure parlando? Avrebbe dovuto tirare dritto e non dargli retta, se solo non fosse stata così curiosa di sapere che cosa voleva, anche se gli conveniva parlare in fretta, non era esattamente piacevole stare fuori al freddo.
    15 september 2015
    INFERIUS, DIAGON ALLEY

    ROLE CODE © EFFE


    Edited by sex on the piastrella - 15/9/2015, 14:45
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    465
    Spolliciometro
    +556

    Status
    Offline

    Gemes Hamilton
    « If you dare, come a little closer »
    SOCIOPATH - 24 Y.O. - MUGGLE - TELEKINETIC - #TEAMHAMILTON
    C'era da dire che a Gemes piaceva molto plagiare le menti altrui, anche se la maggior parte di queste non lo entusiasmava molto. Erano fragili, era facile premere su alcuni punti strategici per assoggettarle al proprio piacere, e di questo ne abusava il giovane Hamilton. Lo trovava estremamente divertente, gli bastavano veramente poche parole per far sì che i più volubili cadessero ai suoi piedi, qualche lusinga per quelli un po' più restii ad ascoltarlo e un po' di maniere forti per coloro che credevano di poter avere la meglio. Non gli ci voleva molto a pizzicare le corde giuste, gli veniva quasi spontaneo: era tutto un lavoro a livello psicologico, in fin dei conti. Raramente si avvicinava alle persone per il solo gusto di intavolare un normale discorso; se Gemes Hamilton prendeva la parola con qualcuno, era per un solo motivo, ossia benefici per sé stesso. Ed era per quello che vagava di notte per le vie dell'Inferius -anche perché sarebbe potuto benissimo restare in quell'appartamento ormai privo di proprietario, dargli una pulita e godere di tutte le frivolezze di quel mondo. Se calpestava l'asfalto di quel quartiere era perché da un po' di tempo non provava più quel piacere spropositato nel parlare con qualche giovane spaventato, arrabbiato; da un po' di tempo aveva messo in pausa quella specie di hobby che consisteva nel reclutare esperimenti per dedicarsi unicamente ad una caccia al Dottore spietata. Molti gli avevano detto che le sue abitudini erano sbagliate, contorte, gli stessi gli avevano dato del sociopatico, del sadico, del mostro. Purtroppo per loro, Gemes si rispecchiava perfettamente in quegli attributi: mostro, a detta dei suoi genitori, lo era dalla nascita, da quando era ancora incapace di intendere e di volere e, crescendo, aveva fatto proprio quell'appellativo, senza alcun rimorso.
    In quelle situazioni, poi, più che ad un sadico mostro bastardo e senza cuore -non che non lo fosse, per carità!- si paragonava più ad un segugio, ad un vero e proprio predatore che sente l'odore della propria preda, ne percepisce la paura e, senza pensarci due volte, attacca fulmineo. Ed era quello che aveva fatto avvicinandosi al buio alla giovane, senza avere idea di chi fosse, senza sapere nulla di lei. Non sapeva nemmeno se fosse un Esperimento o meno: di solito studiava bene le situazioni, Gemes, meditava accuratamente su chi potesse cadere nella sua trappola e poi agiva. Ma era una tipa giovane, forse quanto lui, forse aveva qualche anno in meno e, beh, se non fosse stata un valido elemento per la sua causa avrebbe comunque trovato un modo per trarne qualche vantaggio. «Ho un ottimo senso dell’ orientamento, sono esattamente dove dovrei essere» Ed era anche abbastanza acida, c'era da ammetterlo. Inarcò le sopracciglia ed incurvò le labbra in un broncio similmente offeso. Avevano tutti quello strano modo di rapportarsi, diffidente; e pensare che Gemes ha sempre delle buone intenzioni e buoni propositi. Buoni secondo la sua logica, ma pur sempre buoni. A volte si chiedeva per quale motivo le persone non potessero essere come Idem e Nathan: semplici, alla mano, troppo buone per quel mondo. Poi si ricordava che più volte, nonostante per loro -e loro soltanto- provasse un forte affetto, aveva creduto che avessero qualche deficit. «Scusami» iniziò, alzando innocentemente le spalle «Cercavo solo di aiutare» Aiutare lei, aiutare sé stesso, che differenza faceva? «Non mi sono perso, cercavo giusto... Mh» esitò un momento, facendo schioccare la lingua contro il palato con fare quasi teatrale -Dio, quanto gli piacevano le sceneggiate! «Qualcosa da fare, ecco» Doveva capire al più presto se fosse un determinato tipo di preda, se potesse essere una pedina della sua egoistica partita a scacchi e, continuando con i convenevoli, la storia sarebbe andata per le lunghe. «Sei stata nei Laboratori, non è così? La tua faccia non mi risulta nuova» asserì, secco. Non che ne fosse convinto, veramente: non ricordava bene i volti di coloro che non potevano dargli nulla, o che non fossero utili o importanti, ma da come parlava, il suo modo di fare distaccato e aggressivo... Erano, per la mente di Gemes, tutti piccoli indizi, indizi che aveva imparato a cogliere da quando egli stesso aveva lasciato le strutture degli Estremisti. Era un segugio, dopotutto.
    15 september 2015
    Inferius, Diagon Alley

    ROLE SCHEME © EFFE


    scusa fa cagare fdjsdfgsdfgf *baciorso*
     
    .
2 replies since 3/9/2015, 03:25   343 views
  Share  
.
Top