« I hope you've got insurance. »

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  1. nymphomaniac
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    erin silver sicla
    « YOU KNOW WHAT THEY SAY ABOUT THE CRAZY ONES? »
    torturer - 19 y.o. - pureblood - exslytherin - psycho
    Se era vera la storia secondo cui ogni essere umano appartiene ad un luogo ben prestabilito, questi, per Erin Sicla, doveva senza alcun dubbio esser la Sala oscura che si trovava nei seminterrati del castello di Hogwarts. Quella camera, quel tugurio dalle fattezze comunabili a quelle di uno sgabuzzino tutt'altro che di rassicurante aspetto, era ritenuto difatti per la giovane serpeverde il sul luogo prediletto. Da studente passava gran parte del suo tempo lì ma mai vi era entrata come vittima. Prima assistente ed ora torturatrice a tutti gli effetti, Erin era come destinata a quel luogo sin da quando ebbe messo piede in quel castello e il suo ingresso, era prettamente sempre stato destinato alla porta dei carnefici. Quel giorno, quello in cui sorrideva sardonica come sempre mentre a passo spedito si dirigeva proprio nel suo luogo prediletto, sapeva che, giusto in tempo per la cena, le sarebbe stato servito qualcosa di prelibato e gustoso; nulla allettava la gioia della giovane Sicla più del sangue e nulla era più dolce e meritevole d'esser versato del sangue di sporchi nati babbani o dei mezza feccia della specie, come lei riteneva esser i mezzosangue. La porta emise un acuto stridìo quando Erin la aprì e quel suono fastidioso e raccapricciante che sapeva di vecchio, logoro e che destava paura e sconforto in coloro che, già presenti all'interno della stanza al quale si accedeva tramite essa, erano le sventurate vittime, suonava invece all'orecchio della giovane Sicla come soave melodia. Già adagiata su di una sedia e lasciata lì a bollire nella propria ansia e nel proprio terrore vi era una ragazzina ad attenderla. Aveva lunghi capelli ramati, la sventurata, e occhi grandi e lucidi. Indossava inoltre, come se non bastasse, la divisa rosso oro delle schiere grifondoro. quell'indizio, per chiunque di poco conto, destava invece in Erin ancor più acquolina alla sua brama. « Non urlare, sarà inutile. » Erin parlò a voce bassa, raggiungendo le spalle della ragazza tremante. La sala delle torture disponeva dei più svariati attrezzi e macchine per adempiere al proprio dovere di carnefice, ma la giovane Sicla prediligeva prettamente quell'unico adagio di legno già occupato dalla giovane vittima. D'altronde, nessuna macchina o aggeggio poteva compararsi a Erin Sicla, nell'eccelso compito di saper provocare dolore a terzi. Appoggiandosi ad una panca di legno dietro di sè, Erin estrasse la propria bacchetta dalla manica della giacca. Era comodamente adagiata su di un legno impregnato del sangue di molti di coloro che erano stati lì per esser puniti, ma la cosa non sembrava turbarla in alcun modo. « imperio. » Vi erano modi e modi per praticare l'arte della tortura, dai più fisici a quelli psicologici, per finire infine a quelli subdoli. Ecco, quest'ultimo modus operandi era quello che vi sarebbe capitato nel malaugurato caso aveste trovato Erin Sicla, ad attendervi in sala torture. Non amava sporcarsi le mani, lei, non letteralmente almeno, ma amava invece lasciare nelle vittime il ricordo di essersi inflitti da soli il proprio male. Per lei la vera tortura non era tanto quello che accadeva in quella stanza, ma il dopo. La follia che attanaglia sogni e pensieri quando in repentino non puoi far altro che ricordare come hai macchiato da solo le tue mani del tuo stesso sangue era uno spettacolo per cui l'ex serpeverde avrebbe richiesto il bis all'infinito. Le sue vittime erano così a portata di mano, lei infondo non faceva altro che assicurarsi gloriosi momenti di sadico divertimento anche quando non era a lavoro, guardandoli star male in sala grande durante la cena o nel cortile isolati da tutti, mentre cercavano disperati di dimenticare, di allontanare ciò che si erano fatti. « i tuoi capelli.. non sono troppo lunghi? » La ragazza ora dal vitreo sguardo ancora lucido ma assente, all'udir quelle parole senza batter ciglio iniziò a strapparsi via, dalla radice, i capelli rossi. Lo faceva con foga, ma senza urlare. « non hai fame? » Non rispondeva alle domande, la grifondoro, ma agiva di conseguenza, quasi fossero consigli, gli ordini di Erin. Iniziò a mangiare le ciocche che tirava via dal proprio cuoio capelluto, ma non arrivò al terzo boccone che soffocante, iniziò a cacciar fuori ciò che in precedenza aveva già mandato dentro. « oh bhè, non preoccuparti, c'è anche l'entrées. » Spingendo leggermente il proprio corpo, Erin si staccò dalla sudicia panca di legno e si avvicinò nuovamente alla giovane. Le accarezzò cauta il capo sanguinante e poi racchiuse una mano di lei tra le sue. « anche le tue unghie sono troppo lunghe. » Prima che la ragazza potesse muoversi nuovamente Sicla lasciò la presa e fece un passo indietro. La rossa così, di nuovo in preda a quel raptus violento che l'ebbe rapita poco prima, iniziò a strapparsi con i denti le unghie, per poi, una volta completamente sradicate, masticarle e ingoiarle. Erin rideva, guardandola dolcemente con la testa inclinata d'un lato e i capelli dorati che le oscillavano sulla spalla. C'era molto di sbagliato in tutto quello, ma più di tutto era quella gioia, profondamente e sinceramente viscerale che la giovane bionda non sdegnava dal palesare apertamente. Erin non vedeva in tutto ciò che faceva in quella stanza - ma ahimè, non solo lì - una punzione, bensì un gioco. Il suo non era adempiere a un lavoro, ma sfamare la sua sete sadica di sangue e terrore. E' così, che si nutriva, l'animo nero macchiato d'odio di Erin Sicla. Così e solo così. « può bastare. » La ragazza potè finalmente porre fine a quel supplizio giunta appena al quarto dito, tornando finalmente e sventuratamente, in sè, per poter così assaporare l'orrore dei propri gesti. Non resistì a lungo; appena i suoi occhi si riapriopriarono della luce data da un barlume di coscienza ella scoppiò in un pianto disperato capitolando a terra sulle ginocchia. « direi che per stasera puoi anche saltare la cena. » Erin passò accanto alla ragazza senza degnarla nemmeno di uno sguardo. Arrivata all'uscita aprì la porta e la varcó, ma prima che questa potesse chiudersi la si potè udire ancora un ultima volta: « non ringranziarmi. » Poi, la porta si chiuse.
    Sapete, c'è un'orrenda disgrazia che avvolge la porta della sala torture. Questa, difatti, una volta chiusa, non restava tale molto a lungo. Prima la vittima, poi l'aguzzina; quell'uscio era destinato, anche nell'arco di poche ore, ad esser varcato anche più di quanto non si osi immaginare. Il lavoro di Erin Sicla era proficuo tanto quanto il tempo che ella stessa dedicata diligentemente ad ogni suo incarico. Anzi, forse le due cose erano addirittura direttamente proporzionali: quante più vittime venivano spedite in quell'angusta ala del castello, tanto più Erin ne beneficiava godendo delle loro pene. Permettere e guardare sangue versato per semplice diletto, si potrebbe pensare possa divenir tedioso, con il tempo. E' quasi monotono, infondo, ciò che Erin Sicla compie giorno per giorno, ora per ora. Noioso? Oh, sì, potrebbe. Le vittime però sono svariate ed alcune, predilette. Sono loro, alla fine, che non lasciano proprio mai spazio alla noia, anche volendo. Era la sesta volta che la porta un tempo laccata di nero e ad oggi consunta e logora, si apriva, quel giorno. Era la terza volta che Erin faceva il suo ingresso nel suo regno, ma era anche la prima che, finalmente, si sentiva realmente allettata per ciò, o meglio chi, trovò ad attenderla al suo interno. « ah, oggi è il mio giorno fortunato.. » Il rumore dei tacchi della giovane ex-serpeverde vibrava nell'aria mischiandosi all'eco lontano dei singhiozzi degli altri martiri già stati ospiti lì. Erano un suono fastidioso, anche quello, ma perentorio; il boia arriva, lasciate ogni speranza..ed ogni supplica. Non v'è niente che funzionerà per evitare che disgrazia avvenga, se il boia è giunto. « .. come anche il tuo, infondo. Al mio posto avresti potuto trovare Larrington e.. sarebbe stata una così sciagurata disdetta, non riuscire ad incontrarci, no? » Le labbra color porpora di Erin Sicla, sino a quel momento distanti men di un respiro dal giovane, ancora schiuse, lasciarono che la lingua trapelasse oltre loro, così da poter seguire la linea dell'orecchio del corvonero seduto al posto d'onore di quel lugubre luogo, mentre la mano destra ne accarezzava la guancia a lei non visibile, dolcemente. « Ti sono mancata così tanto, jack? potresti chiedermi di uscire anziché finire qui dentro, lo sai? .. oh, lo sai. Ma sarebbe meno divertente.. » Esser favoriti da Erin Sicla, non era differente che esserlo per chiunque altro.. « ..per me. » ..a parte il fatto che non avevi grazie, con lei; non potevi vantare agi, lussi, beni o premi, perché eri il tu, il premio. Il suo.


    05/05/2015
    HOGWARTS







    ROLE SCHEME © EFFE


    Edited by nymphomaniac - 9/11/2015, 22:16
     
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  2. don't lie with Logan.
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    NOME DEL PG ( ) - età - Casata - allineamento - caratteristica
    « scrivi una citazione qui o magari inserisci il pensieve »
    Jack, Jack, Jack, prima o poi avrebbe dovuto smetterla con i festini abusivi, l'alcol e le belle ragazze, prima o poi avrebbe dovuto smettere di parare il culo a Stiles e a convincersi che sua sorella, che Jer, la sua Jer, era persa per sempre. Ma non era quello il giorno. No, quello era il giorno di gesta eroiche, era il giorno in cui il popolo avrebbe ottenuto la libertà, il giorno in cui lui, prefetto dei corvonero, avrebbe spezzato la torta rendendo grazie e l'avrebbe distruibita ai propri discepoli ...magari aggiungendoci un bicchierino di vodka. Fanculo. Era una fottuta giornata schifosa come tante altre, niente traccie di Jericho, Stiles probabilmente sdraiato a dormire in qualche divanetto della sala comune dei tassi e Isaac ancora impegnato a vendere i SUOI adorabili gattini. A proposito di gatti, Dean , Sam e Jo no vabbeh piango... un gatto lo avevo chiamato Jo me ne ero dimenticata sto male, sto male non ce la posso fare probabilmente erano a caccia di ratti o di pantegane da riportare per cena, erano veramente bravi nella caccia ai roditori e anche Isaac, quando si ritrovava le prede in bella mostra sul letto, non poteva far altro che concordare con Jack che quei micetti avevano del talento. #sorrynotsorry Comunque sia, mentre tutti se la spassavano, mentre tutti erano occupati a combinare qualcosa di più o meno normale, lui doveva distinguersi e finire dritto in sala torture dalla sua bionda preferita, doveva finire al cospetto di Erin Sicla, l'affascinante ragazzina che gestiva l'entrata per l'inferno. Ormai Jack aveva l'abbonamento, lo scricchiolio della porta era la convalida del suo biglietto mentre la sedia al centro della stanza il suo posto riservato, tutti trattamenti raffinati per lui, solo il meglio del meglio per Hades perchè se non usciva da li piegato letteralmente in due non sarebbe tornato per un'altra seduta. Aveva un senso. La verità è che purtroppo il corvonero era un emerito idiota, si faceva sgammare mentre accedeva agli archivi proibiti della biblioteca e nemmeno chiedeva scusa, anzi, giustificava il suo gesto con sempre la solita scusa "sete di conoscenza" ma dove poi... L'unico motivo per cui il giovane cercava di leggere le informazioni presenti in quei libri era perchè sperava di trovare un incantesimo che riuscisse finalmente a localizzare la sorella, ne aveva provato di tutti i tipi e fino a quel momento non un tentativo era andato a buon fine. L'ultimo in particolare, aveva letteralmente fritto la cravatta preferita di Isaac poggiata sopra alla scrivania accanto al pentolone delle pozioni ma vabbeh... infondo era solo una cravatta, se si friggevano gli appunti di storia della magia probabilmente avrebbe pianto tutte le sue lacrime. Insomma tutti gli esperimenti erano falliti, falliti miseramente finchè quel giorno qualcuno sembrava avergli concesso un po di fortuna, forse Jack aveva finalmente trovato la giusta combinazione per riuscire a creare un distillato miracoloso in grado di localizzare chiunque, anche i maghi dissimulati. Assolutamente magico. Peccato che per impossessarsi di quella ricetta aveva dovuto ficcare il naso nella sezione proibita della biblioteca cercando di trollare l'allegra bibliotecaria che però, per sua sfortuna, lo aveva colto in fragrante mentre ricopiava la lista della spesa. "Un biglietto di sola andata per la sala torture Hades!" Questo gli aveva urlato mentre lo sbatteva fuori dagli archivi e lui ridendo non aveva fatto altro che rispondere "non si disturbi ho già l'abbonamento, a domani!" per poi fare "ciao ciao" con la manina e sparire nei corridoi. Pian piano però il sorriso era svanito dalle sue labbra, pian piano il giovane tornò serio mentre realizzava che aveva perso un'altra occasione e che ovviamente, non poteva rischiare di creare una pozione con metà ingredienti. Sconsolato era dunque giunto davanti alla porta della sala torture e ne aveva visto uscire una giovane grifondoro ricoperta di sangue, l'aveva accompagnata sorreggendola fino alla porta della sua sala comune (sempre gentil uomo jack u.u #sorryjer) e le aveva rivolto un sorriso assicurandole che un bagno caldo, due bicchieri di whisky ed una decina di ore di sonno, avrebbero fatto miracoli. Poteva veramente diventare un guaritore con la G maiuscola se continuava di quel passo ma purtroppo la carriera avrebbe dovuto aspettare, aveva cose più importanti di cui occuparsi. Per esempio doveva tentare di sopravvivere a quell'ennesima sessione di torture che si apprestava a cominciare di li a poco. Eccola infatti, radiosa come sempre, Erin che gli rivolgeva uno splendido e freddo sorriso mentre lo prendeva praticamente in giro "Ti sono mancata così tanto, jack? potresti chiedermi di uscire anziché finire qui dentro, lo sai? .. oh, lo sai. Ma sarebbe meno divertente...per me"
    Rise divertito, ma neanche ci pensava ad uscire come una come lei, certo era carina, aveva un viso abbastanza decente e delle labbra niente male, gli occhi non ne parliamo ma non potevano essere sicuramente paragonati a quelli del suo raggio di sole. "Lo so ma sai, non voglio rischiare di sembrare monotono, i soliti inviti con fiori e cioccolatini non sono proprio da me e poi qui posso averti tutta per me senza rischiare che qualcuno ci veda. #mlmlmlml" esclamò di risposta ammiccandole e preparandosi psicologicmente a quel che stava per accadere, se fosse morto avrebbe fatto solamente due raccomandazioni a Isaac, dai cibo ai miei gattini, dai amore ai miei gattini mentre a Stiles avrebbe affidato il compito di dire al suo raggio di sole che era morto in battaglia come i veri eroi. Questa era la sua eredità assieme a una bottiglia di sambuca, chiusa in uno scaffale della sala comune. Jer you know what i mean u.u

    the heart is deceitful above all things,
     
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1 replies since 23/7/2015, 22:21   351 views
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