bad grass never dies

Italie sr 2.0

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    « sheet - 23 - durmstrang - death eater- not dead enough - pensieve »
    Si portò una mano alla bocca, coprendo lo sbadiglio annoiato. Con aria seccata, prese il telecomando della radio ed alzò il volume, abbastanza perché fosse impossibile udire le parole del ragazzo ai suoi piedi. “Scusa, non ti sento” Disse con aria distratta, stringendosi nelle spalle. “Ricorda, quando hai qualcosa da dirmi, alza la mano” Sorrise, mentre in sottofondo passava una qualche canzone estiva che avrebbe davvero preferito non sentire mai in tutta la sua vita. Ma c’era un qualcosa di incredibilmente esilarante per Liam Callaway nell’udire odi verso la spiaggia e la bella vita mentre la pozza cremisi sotto il corpo del ragazzo si allargava ad ogni battito di ciglia. Cosa ci volete fare, si divertiva con poco. Un amico, di un amico, di un amico e via dicendo, gli aveva indicato quel certo BrumBrum, o qualcosa del genere, come possibile membro della resistenza. Possibile. A Liam bastava anche il minimo cenno di dubbio ormai, dopo mesi passati a raccogliere briciole che non portavano a nessuna fottuta casetta nel bosco. E se fosse stato innocente? Aveva una famiglia, degli amici, dei sogni. Obiettivi. Magari preparava la crostata alla nonna ogni domenica, o versava la zuppa ai poveri. Eh, sarebbe stato un peccato. Non sarebbe riuscito a dormire la notte. Fino all’anno prima non sarebbe stato così sadico, davvero: non gli piaceva sporcarsi le mani per un nulla di fatto, ma se lo reputava necessario era il primo a farsi avanti. Non era pro sofferenza: un lavoro pulito, cristallino come le acque tropicali, era quello che faceva al caso suo. Ma vedete, c’era stato un piccolo, infinitesimale eh, intoppo. Quei piccoli, infidi bastardi dei ribelli avevano cercato di ucciderlo. Gli avevano sparato, e l’avevano lasciato cadere da una scogliera. Una scogliera, a casa sua. Neanche al peggiore degli esseri umani si riservava un destino del genere, e lui? Figli di puttana. Fra l’altro, quale presuntuosa idiozia quella di credere di essere riusciti nell’intento: era un Callaway, nello specifico Liam. Pensavano che fosse arrivato ai vertici di quel regime fantoccio solo grazie al suo carisma naturale? Aveva aiutato, certo. Ma aveva aiutato anche eliminare possibili concorrenti, e non minacciare mai a vuoto. Odiava le minacce velate che si risolvevano nel nulla: se Liam prometteva una cosa, per Dio, l’avrebbe fatta. Che uomo sarebbe stato, altrimenti? Se c’era una cosa che mai avrebbero potuto strappargli, era il suo orgoglio. L’orgoglio arrivava prima della sua pallida figura, ed il suo nome sfiorava le labbra più disparate suscitando le reazioni più differenti: chi lo ammirava, chi lo denigrava, chi lo derideva e chi lo temeva. Ma tutti, tutti conoscevano Liam Callaway. Sinceramente, poi, potevano pensare il cazzo che volevano, l’importante era che sapessero chi era. Se solo l’avessero tenuto in conto anche i ribelli, quel Cristo ormai bianco come un cencio sotto la sua suola non sarebbe stato lì ad impregnare il salotto dell’irlandese con la puzza di sangue e morte. Una seccatura. Fortuna che c’è oust! “Ah, questa mi piace un casino! Aaron, non è quella che ascolta Big Nana quando spolvera?” Domandò gridando più forte dello stereo per farsi sentire da Sales accennando alla canzone alla radio, mentre il Ministro, incastrato dietro youtube, cercava di capire come twerkare. Gli giunse un mugolio soffocato, al che Callaway rispose con un sorriso soddisfatto. Le labbra del ragazzo si muovevano esangui, ma il suono aveva perso ogni nesso logico. Erano già alla terza canzone, e di lì a poco BrumBrum avrebbe esaurito le scorte di emoglobina. Quando pensò che non avrebbe ceduto, B alzò il braccio debolmente, attirando l’attenzione dell’irlandese. Liam si sporse verso di lui, abbassando impercettibilmente il volume della musica. “G.. Gr-.. Grego-ry. Ha..Harrow” Un nome. Finalmente! Gli diede una pacca sulle spalle, ignorando il sussulto di dolore di Brum. “Visto? Non era così difficile. E ora si va a festeggiare. Aaron, vieni?” “Ti raggiungo do.. oh, ma che diav.. dopo” Concluse, mentre Liam si alzava e si infilava il pacchetto di sigarette nella tasca posteriore dei jeans. “E…io?” Abbassò lo sguardo su BrumBrum, il quale aveva le palpebre così pesanti da non riuscire più a tenere gli occhi aperti. Inspirò, accucciandosi vicino a lui. Era così giovane, forse aveva la sua stessa età. Gli aveva promesso che, se avesse parlato, non l’avrebbe ucciso. E Liam manteneva sempre la parola data, era un uomo d’onore. Si abbassò ancora, arrivando ad un palmo dal viso del ragazzo. “Non ti hanno mai detto che chi fa la spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù, all’inferno ci vai tu? Che infanzia triste” Si rialzò, spolverando l’impeccabile maglietta a maniche corte beige. Non l’avrebbe ucciso: avrebbe lasciato che la natura facesse il suo corso. L’avrebbe lasciato morire dissanguato. C’era una bella differenza. “Ci si vede, amico” Trollolololololo. Si infilò una sigaretta fra le labbra e si smaterializzò in Dark Street. Tutti sapevano che lì avevano l’alcool migliore, altro che Testa di Porco o Tre Manici. Qualità scadente, tasso alcolico elevato. Andiamo, alla fine l’unica cosa che le persone ricercavano nell’alcool era una sbronza, poche stronzate. Mi piace il sapore. La scusa meno credibile sulla faccia della terra. A Liam piaceva dire le cose come stavano, senza girarci intorno; un ragazzo schietto, con la risposta sempre pronta, che mai si tirava indietro. Non aveva bisogno di insulse trappole mentali, Liam preferiva l’azione. Ciò non significava che non potesse macchinare, calcolare tutto nei minimi dettagli: Callaway era uno stratega, e non lasciava nulla al caso. Se fosse stato necessario, avrebbe esercitato qualunque forma di violenza, ma ognuno aveva la propria specialità.
    Salutò qualche triste anima che era solito incontrare in quei vicoli deserti e maledetti, i meno stupiti dal suo ritorno. Aveva spesso fatto loro visita in quei mesi, lui e “Lewis”, ed ormai aveva capito dove andare per avere la roba migliore. Bastava farsi gli amici giusti, come sempre.
    …Una faccia nuova. Una faccia nuova ma non troppo. Ma non era possibile, giusto? Era morto. Al contrario dei ribelli non aveva commesso errori, se n’era accertato. Non l’aveva perso di vista un attimo dopo l’esecuzione, non poteva essere vero. Ma Cristo, perché la gente non rimaneva morta, com’era giusto che fosse? In che film di serie B era finito? Fra tutti quelli che potevano tornare, poi – Kurt Cubain, Michael Jackson, Gandhi-, perché proprio Alexander Italie? Zio babbano. Anche Liam era tornato dall’aldilà, ma lui poteva.
    Italie, lo schizzato con Skizzo (giuro, aveva precisato lui con la K), no. Maria, io esco. Tornò sui suoi passi, la sigaretta ancora spenta che pendeva dalle labbra sottili. Quella sera doveva festeggiare, non occuparsi di puttanate metafisiche. Non era nemmeno più permesso prendersi una sana e meritata sbronza? “Non vorrei rovinare la festa, ragazzone” Gli lanciò un’occhiata di sottecchi, lasciando che la fiamma dell’accendino gli illuminasse il volto mentre accendeva la sigaretta. “Ma tu dovresti essere morto” Ti ho ucciso una volta, Italie, posso rifarlo. Implicito come messaggio, ma dal sorriso sornione che incurvava la bocca di Liam maliziosamente, nemmeno troppo nascosto.


    Liam Callaway
    «ROSES ARE RED, I WISH YOU WERE DEAD, VIOLETs ARE BLUE, OH FUCK italies were two»

    © psìche, non copiare.


    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 8/12/2016, 20:02
     
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    « sheet - 26 - #notsomuggle - light manipulation - death eater - pensieve »
    La poteva chiamare libertà, quella? No, forse non del tutto. Non credeva di potersi mai più sentire veramente libero, Aloysius Crane, non da quando non era niente più che un misero esperimento. Aveva vissuto per un anno intero, circa, con la costante sensazione di essere seguito, sempre, in ogni dove. Non che fosse solo una sensazione: era un soggetto a rischio, erano tutti soggetti a rischio, ed il Ministero li aveva così tanto a cuore che non smetteva un attimo di stalkerarli. Ma quella che viveva Al, ora, era una specie di libertà, per quanto condizionata. Una piccola libertà, ma era quanto gli bastava in quel momento. Alla fine Crowley si era rivelato utile... No ok, era inutile, ma qualcosa di buono lo aveva fatto dopotutto, aveva aperto gli occhi di Al. Sì, aveva forse sfruttato l'occasione, il post sbronza; forse era semplicemente un bravo oratore che aveva trovato una persona abbastanza confusa da circuire facilmente. Fatto sta che il Crane si era lasciato abbindolare dalle promesse di quell'uomo, da quello che era il tipo di vita di coloro fedeli al Governo. Dio, ad Al non gliene era mai fregato un cazzo di quello che facevano gli uni o gli altri, nulla. Viveva la sua vita, tranquillamente #seh. Forse un tempo gli era importato, aveva quasi preso una decisione, ma era tutto finito con un Crucio, e con un "non farti rivedere mai più". Beh, se quella era la nobile Resistenza, allora tanto valeva restarsene a badare ai propri interessi. Non aveva mai seriamente pensato di schierarsi dalla parte del regime, non prima di parlare con l'uomo che sussurrava ai lupi. Si pentiva di aver scelto di assecondare i suoi ripetuti, e petulanti, e noiosi, e... ancora ripetuti tentativi di fargli capire da che parte stare? No, in realtà. La cosa andava a suo vantaggio, aveva guadagnato una discreta libertà di fare qualcosa (?) da quando la propria banderuola aveva scelto di girare secondo il vento dei Mangiamorte. Non che dovesse fare qualcosa, Al, anzi, la sua vita era sempre la stessa: una vita di merda. Niente obblighi o cazzate del genere, niente lavori, nulla. Poteva tranquillamente continuare a stare in casa sua senza fare nulla, andare a bere senza fare nulla, e basta, era tutto quello che faceva. Sostanzialmente non gli cambiava niente, non gli scombussolava la vita in nessun modo, e forse fu questo proprio il fattore che lo spinse a cambiare orientamento sessuale #wat. In più, essendo fedele al governo, non aveva più così tanta paura ad andare in giro da solo: era dalla parte della giustizia, per quanto questa potesse essere relativa, vivendo la propria vita non intralciava in alcun modo la legge. Insomma, l'idea di passare al lato oscuro della forza era ancora molto confusa nella mente di Aloysius Crane il quale, di fatto, non ci stava capendo un cazzo. Crowley gli aveva solo offerto quella specie di libertà tanto bramata dal babbano, che però aveva capito che gli interessi dell'uomo non si limitavano a quello: non era stupido -per Al sì in realtà, era decisamente un coglione-, di qualcosa in cambio aveva necessariamente bisogno, era palese. Ma al giovane #madove Crane interessava? NO! Dopotutto la sua vita non poteva andare peggio di così pssst c'è la quest, non era importante cosa volesse il Consigliere da lui. Sperò solo che non arrivasse a chiedere cose zozze, non era il suo tipo, tanto meno era il suo genere. Gli servivano lavori? Non era un problema, anzi, avrebbe potuto benissimo convivere con il peso di alzare il culo dalla sedia e fare qualcosa di costruttivo in vita sua, e non avrebbe denigrato alcun tipo di lavoro, soprattutto se si trattava di fare qualcosa che andasse a favore dei Ribelli. Perché non voleva ammetterlo, la cosa opprimeva anche lui, ma era a causa loro se si era schierato contro la Resistenza. Era riuscito ad andare oltre i Laboratori, era riuscito a "perdonare" i Dottori, pensando che avessero i loro motivi, le loro ragioni. Li odiava, ma non gli avrebbe mai veramente fatto una guerra. Ma iniziò a credere che quella che era la Resistenza non fosse altro che un organo corrotto, pieno di falle, al quale non interessasse nulla della popolazione che professavano di voler salvare. D'altronde, il generale stesso dell'Esercito ribelle si era offerto come suo protettore per poi pugnalarlo alle spalle -ripetutamente.
    Solo che fino ad allora nulla, non una chiamata, non un "Ciao Al, come va?" da parte di Crowley. Quel bastardo non si era più fatto sentire ed il Crane iniziava ad annoiarsi. Voleva avere qualcosa da fare, voleva vivere appieno quella che pensava potesse definire una nuova vita, non voleva starsene con le mani in mano, l'aveva fatto per troppo tempo. Pensò che forse avrebbe trovato l'uomo a Hogsmeade, in qualche locale intento a sorseggiare uno di quei suoi cocktail con tanto di ombrellino e cannuccia, da solo. Chissà che razza di vita faceva: l'aveva sempre e solo incontrato nei locali e mai che gli avesse veramente raccontato cosa facevano al Ministero.
    Hogsmeade si presentò meno affollata del solito, almeno all'esterno. Le strade erano quasi vuote, giusto qualcuno passeggiava indisturbato. Ma i locali, Dio santissimo! Non potè nemmeno entrare alla Testa di Porco, per quanto poco spazio i corpi altrui permettessero di occupare, e nemmeno si sforzò più di tanto. C'erano anche I Tre Manici di Scopa, tanto... O forse no. Ma perché? Era forse venerdì sera? Sì. Sperò solo che ci fosse qualche altro posto un po' meno pieno, un po' più vivibile, qualsiasi luogo, qualsiasi pub. Dark Street sembrava il luogo ideale. Ok forse no, ma sempre meglio di altri posti già visitati da Al, almeno era un po' più affollato della strada principale. Appena imboccò la traversa, prese una sigaretta e la poggiò sulle labbra mentre era intento a cercare l'accendino. Da quando se l'era scordato una volta a casa ed aveva provato ad accenderla con il proprio potere, fallendo miseramente nell'intento e rischiando di incenerirsi un sopracciglio, ne portava sempre un paio appresso. Ne trovò infatti uno nella tasca dei jeans, ed era talmente impegnato a dar fuoco al tabacco che non si accorse di un ragazzo che si fermò proprio davanti a lui. “Non vorrei rovinare la festa, ragazzone, ma tu dovresti essere morto” Aspettò che la sigaretta si accendesse per rialzare il capo e guardarlo negli occhi, mentre il ragazzo sorrideva. Ma perché tutti credevano che fosse morto? Vabbè che era un mainagioia errante, però insomma... “Non credo” iniziò, gettando il fumo verso l'alto. Le occasioni in cui sarebbe dovute morire in effetti non erano state poche, e la maggior parte erano state durante la Lezione. Poi c'era stata quella volta all'Inferius, poi ancora quando Donnie gli aveva dato la droga o quando si era perso con lo stesso al Wicked Park, senza contare la festa con le scarpe carnivore o l'esperienza dei Laboratori. La maggior parte delle volte c'era Armstrong, doveva essere lui la causa della sua sfiga. “Se fossi morto tutte le volte che sarei dovuto morire, ora non sarei qui a dirtelo, tranquillo. Non credo di essere uno zombie” Aspirò altro fumo dalla sigaretta, restituendo il sorriso al giovane. Sembrava essere un passeggiatore abituale del posto, evidentemente poteva sapere dove andare a bere qualcosa in tranquillità, anche se le sue tecniche di approccio non erano delle più normali. “Senti amico, se non ti dispiace ora cerco un posto dove bere, ok? Se non hai consigli da darmi su dove andare, tolgo il disturbo” Alzò le spalle, con fare innocente. L'idea era di bere e basta, quella sera, non farsi nuovi amici; non da sobrio, almeno.
    Aloysius Crane - All that I own, is it just smoke and mirrors?

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    La società aveva un problema grave, gravissimo. E non si trattava dei ribelli, dei laboratori, della guerra, o dei bambini in Africa che morivano di fame. Il problema della società aveva un nome: Italie. Come l’idra, ogni volta che tagliavi una testa ne ricresceva un’altra. Liam si era illuso di essersi liberato della presenza ingombrante, ed alquanto seccante, di Alexander Italie. Ma quell’uomo, e quell’infido compagno di viaggio che si portava sempre appresso –la progenie del demonio, Skizzo-, tornava sempre a causare problemi. Problemi, uguale: incrociare Liam Callaway. Insomma, uno tornava dal regno dei morti e non poteva nemmeno dedicarsi ad una sana e meritata sbronza, senza incontrare altri morti redivivi. Aveva forse lanciato una moda, fingendo di morire? Sarebbe tornata anche quella poco di buono della Howe? Merlino, no eh. Che poi, diciamocelo. Un Italie nella vita bastava ed avanzava. Si vociferava che anche Italie donna, Ilary, fosse ancora viva. Non era mai stato trovato un corpo. La cosa cominciava a diventare davvero fastidiosa: mai che restassero morti! Dovevano aver fatto un patto con Dio; forse erano i cavalieri dell’Apocalisse, o qualche stronzata del genere. Di certo erano una Piaga, una punizione divina, come l’invasione di rane e mosche nell’antico Egitto. Doveva aver fatto un torto bello grosso al Signore, il Callaway, per meritarsi quel genere di castigo. “Non credo” Rispose Alexander, dopo che ebbe acceso la sigaretta stretta fra le labbra. C’era un che di sottilmente ironico, in quella situazione: ricordava perfettamente un incontro con Alex nel quale egli gli ricordava, come se la cosa avesse anche lontanamente potuto interessarlo, quanto il fumo facesse male. Evidentemente tornare nel mondo dei vivi l’aveva cambiato. A Liam sarebbe piaciuto credere che fosse diventato furbo, ma andiamo: si parlava di Alexander Italie, prima di giungere alla furbizia avrebbe dovuto fare perlomeno un trapianto di cervello. E di faccia. “Se fossi morto tutte le volte che sarei dovuto morire, ora non sarei qui a dirtelo, tranquillo. Non credo di essere uno zombie” Liam inspirò profondamente, assottigliando le palpebre. Quindi l’aveva ammesso: era fottutamente immortale. Di cosa aveva bisogno per liberarsi di lui una volta per tutte, un paletto nel cuore? Un esorcismo? Una pallottola d’argento? Effettivamente, la cosa potrebbe diventare divertente. Chissà se hai sette vite come i gatti, o cose simili. Prima o poi dovrai morire, Dorian Gray. Ti dispiace farmi un fischio, quando accadrà? Non me lo voglio perdere” Sorrise angelico, sbattendo le ciglia con innocenza. Inutile dire che non solo lui ci sarebbe stato, ma avrebbe anche occupato l’intera prima fila. Esattamente come l’ultima volta. Ad High Street, sul palchetto improvvisato per l’esecuzione, laddove Alida aveva lanciato la maledizione senza perdono ad Alex. Lui era lì, ad un passo dai veri protagonisti. Era stato lui a controllare l’assenza delle pulsazioni, lui ed Aaron a seppellirlo. C’era qualcosa di profondamente… sbagliato, nella sua presenza in quel luogo. In tutto, in realtà: era anche quasi simpatico. Quasi simpatico, per Liam, significava che avrebbe voluto ucciderlo in modo più rapido, senza infliggergli più dolore del necessario. Comunque un passo avanti rispetto a due anni prima, quando il suo unico desiderio era stato farlo sciogliere nell’acido, ancora vivo, mentre lui mangiava pop corn ascoltando la playlist di Britney Spears. “Senti amico, se non ti dispiace ora cerco un posto dove bere, ok? Se non hai consigli da darmi su dove andare, tolgo il disturbo” Eau, la Madonna. Che badass. Era quasi impressionato da quell’atteggiamento spavaldo e irriverente. Per meglio dire, lo sarebbe stato se a parlare non fosse stato Italie; purtroppo per lui, era un maledetto Italie, il che significava che qualunque cosa dicesse o pensasse faceva alquanto incazzare l’irlandese. Aspirò il fumo dalla sigaretta, osservandolo senza proferire parola. Soffiò il fumo nella sua direzione, senza preoccuparsi di spostarsi leggermente per non infastidirlo. Infantile? Probabilmente. Eh, vabbè. “Sono molto deluso. Fumo, alcool… Alexander, cosa mi combini. Rapisci anche bambini e stupri le donne? O il lavoro sporco lo lasci fare a Skizzo?” Fece schioccare la lingua con disappunto, squadrandolo dal basso verso l’alto. “Consigli su dove andare…” Riportò lo sguardo al viso dell’uomo, troppo vivo e roseo per i suoi gusti. “In effetti, qualcosa mi viene in mente” Tipo, non so, a fanculo. Te la butto lì, eh. Forse avrebbe potuto farlo sbronzare a schifo, caricarlo in spalla e portarlo ad Aaron come regalo di compleanno in anticipo (o in ritardo, punti di vista). Fece spallucce, alzando gli occhi al cielo con aria annoiata. “Se offri te, puoi seguirmi. Altrimenti, spera di non incontrarmi di nuovo: stasera sono di buon umore; domani, d’altronde…” Lasciò la frase in sospeso, usando un tono di voce scherzoso ed al contempo freddo e tagliente come ghiaccio. Non minacciava mai a vuoto, Liam Callaway. E non stava scherzando proprio per un cazzo.
    Maledetti Italie.
    Liam Callaway
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    « sheet - 26 - #notsomuggle - light manipulation - death eater - pensieve »
    L’unica cosa che voleva quella sera, di cui aveva necessità, era scordarsi anche come si stesse seduti. Cadere, supplicare aiuto per rialzarsi, aggrapparsi al bancone, ordinare altri shottini, continuare a farlo, svenire, implorare il/la cameriere/a di non portare via l’ultimo drink, farsi sbattere fuori dal locale a calci in culo e tornare a casa sui gomiti. Nemmeno la dignità di uscire fuori sulle proprie gambe, comprendere quale fosse il momento per imporsi un limite e tagliare la corda prima di rendersi ridicolo. Dire che una cosa del genere gli fosse interessata sarebbe stupido, conoscendo il soggetto in questione, eppure in minima parte, forse, gli importava. Avrebbe voluto veramente tornare a vedere i paletti che delimitavano il suo vagare, quelli che non avrebbe dovuto attraversare, ma sapeva che ciò non era possibile, non più. Tornato sui suoi passi, su una via più corretta, serena e priva di troppi ostacoli gli sarebbe realmente piaciuto, smettere di vivere di tabacco, alcool e rimpianti, ma oramai era assuefatto dall’idea che senza tutto ciò la propria vita non sarebbe più stata la stessa, quella alla quale si era dovuto abituare. Dai Laboratori, ormai, aveva appreso che tornare indietro, a quello che era prima, poteva essere solo una fantasticheria di una mente stanca e avvezza ad illudersi quale era la sua: dal momento che era uscito da quel luogo poteva annoverare fin troppi sbagli e scelte errate che ora, accatastandosi gli uni sulle altre, gli impedivano di tornare ad una qualche normalità. E considerando il fatto che giorno per giorno sembrava scoprire che nella sua esistenza, di normale, v’era poco o niente non era poi un grande danno. Di questo, si convinceva Aloysius Crane ogni volta che apriva gli occhi, ogni volta che incrociava qualcuno o che metteva piede fuori di casa: non c’era la benché minima possibilità che qualcosa potesse definirsi regolare, sensato. Doveva solo cercare di abituarsi, mantenere il ritmo, consapevole che un solo passo falso sarebbe stato drasticamente fatale. Per questo motivo, alla fine, di come, dove o quando sarebbe rinvenuto ed in quali condizioni non gli interessava, né tantomeno poteva riguardarlo quello che altri gli avevano detto durante la sbronza: quell’autodistruzione, quel logoramento continuo lo faceva, paradossalmente, stare bene. Senza contare che era lui l’unico artefice dei suoi stessi malesseri, lui, giudice e carnefice della sua stessa salute: non permetteva ad altri di invischiarsi in quelle sue personali faccende. Niente Dottori, niente Ribelli, niente Plagiatori, niente Mangiamorte. Solo Al.
    Soprattutto per questo motivo l’improvvisa apparizione di quel ragazzo, prim’ancora delle sue parole, non gli andò a genio. Non che avesse nulla contro di lui, quello d’altronde non aveva fatto nulla per suscitare la silenziosa e rancorosa antipatia del babbano, si era solo messo in mezzo alle palle. Senza contare poi, appunto, il suo non così tanto simpatico intervento. “Effettivamente, la cosa potrebbe diventare divertente. Chissà se hai sette vite come i gatti, o cose simili. Prima o poi dovrai morire, Dorian Gray. Ti dispiace farmi un fischio, quando accadrà? Non me lo voglio perdere” Oh, sì, la cosa ogni giorno diventava più esilarante, senza alcun ombra di dubbio. Alzò le sopracciglia verso il giovane, chiedendosi dove potesse averlo visto prima e per quale motivo avrebbe dovuto ritenerlo morto. Nei Laboratori aveva conosciuto più gente di quanta ne potesse elencare, ma ricordava ogni viso, ogni sofferenza, ogni grido nella notte, ogni richiesta di aiuto o preghiera rivolta ad un Dio che mai si era preso la briga di scendere ai piani bassi, in quel Limbo di anime dannate e perversamente torturate. Era più irragionevolmente sensato che i loro sguardi si fossero già incrociati nel Labirinto, scenario di più morti di quante Al stesso non volesse avere memoria ma che, onnipresenti ed opprimenti, tempestavano le sue notti insonni o tormentavano i suoi più burrascosi incubi: eppure lui no, non era morto nonostante tanto l’avesse desiderato. Era sopravvissuto così tante volte, per spudorata fortuna che fosse o per il suo immeritato sapersela cavare, che forse, come diceva il moro davanti ai suoi occhi, aveva più vite di quante non ne dovesse avere. “Se continuo così, tieniti pronto per l’evento” ironizzò –ma nemmeno così tanto- alzando allusivo le sopracciglia, senza ancora tuttavia realizzare il perché egli lo volesse così ardentemente tre metri sotto terra. Per quanto potesse essere stato egoista e superficiale, nonché abbastanza stronzo, nei tempi andati il londinese mai aveva fatto un torto a qualcuno, non così grande da meritare un odio tanto ingiustificato. Nessun regolamento di conti nelle blande guerriglie da clan del ghetto di Londra l’aveva visto direttamente coinvolto –o almeno non se lo ricordava, i ricordi di quei tempi c’è da ammetterlo per Al sono veramente sfocati- e, di certo, quello davanti a lui non era il tipo da clan. Se ne intendeva (?). “Sono molto deluso. Fumo, alcool… Alexander, cosa mi combini. Rapisci anche bambini e stupri le donne? O il lavoro sporco lo lasci fare a Skizzo?”
    Svelato l’arcano. Si portò la mano libera dalla sigaretta in faccia, coprendosi gli occhi e sospirando. Non andava, quel tipo, aggiunto a memorie del suo passato, quanto a memorie di una vita che non era la sua. Quella somiglianza iniziava ad essere fastidiosa. “Che palle” asserì, scocciato, prima di tornare a guardarlo in volto. “Senti, amico, non sono Alexander Italie, anzi mi sta pure sui coglioni –e solo per sentito dire. E poi chi cazzo è Skizzo?” No serio, che nome di merda era? Quella era un’aggiunta molto divertente, mai nessuno prima oltre a scambiarlo per l’ormai defunto Italie l’aveva associato a quel nome. Sventolò la mano davanti al volto, scacciando quel fumo che tanto gentilmente gli era stato sputato davanti agli occhi. “Mi chiamo Aloysius Crane, comunque, e qualsiasi legame io possa avere con Alexander non mi interessa” Non veramente. Gli Italie potevano anche essere la sua famiglia di origine, ma tale potevano rimanere: non aveva mai avuto contatti con loro, e seppure cercasse di sciogliere la matassa che li teneva uniti non era poi così importante. La sua famiglia era un’altra. “Consigli su dove andare… In effetti, qualcosa mi viene in mente. Se offri te, puoi seguirmi. Altrimenti, spera di non incontrarmi di nuovo: stasera sono di buon umore; domani, d’altronde…” Watch out, we got a badass over here. Alzò le mani, in segno di resa, sorridendo entusiasta. Se era veramente come pensava lui, ossia il tipo di persona che quei luoghi e quei pub li conosce alla perfezione, non poteva che essere felice di seguirlo. Sì, aveva ribadito più volte che nei suoi sogni doveva essere ancora sepolto, ma ehi!, c’era l’alcool in gioco. “Finché il Ministero continuerà a stipendiare noi Esperimenti senza che facciamo nulla, posso offrirti quanto vuoi” affermò, abbassando le mani e traendo un altro tiro di sigaretta. E non importava chi fosse, o i propositi di Al di non fare conoscenze da sobrio: al diavolo, un compagno di bevute era sempre ben accetto.
    Aloysius Crane - All that I own, is it just smoke and mirrors?

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    Di comune accordo #wat la role anche se è stata aperta prima della quest abbiamo deciso di ambientarla dopo. Maggggia. Sì vi interessava. Pidi ti interessava?
     
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    «Se continuo così, tieniti pronto per l’evento» Liam Callaway, quasi ventiquatrenne consigliere al Ministero della Magia, migliore amico del Ministro e braccio destro di Dio (o chi per esso, non era mai stato così fiscale da chiedere documenti) alzò allusivamente le sopracciglia in direzione dell’uomo, lanciandogli un eloquente occhiata di sottecchi. Con gli occhi ridotti a due fessure, si inumidì l’indice e lo alzò al cielo, in paziente attesa di qualcosa. «percepisco…» si inumidì le labbra, pensieroso. «aria di cazzate» concluse distorcendo le lettere, la sigaretta nuovamente portata alle labbra. Era stanco di tutte quelle false speranze, lui voleva certezze. Che poi, oltre a Liam (il quale, per un non ben precisato motivo, s’era posto capostipite della fazione opposta #quale agli Italie), chi poteva vederlo morto?
    No, okay, domanda retorica. Forse chi non voleva era molto meno azzardato.
    «Che palle»
    … Alexander Italie aveva appena detto, e cito testualmente, che palle a Liam? Davvero davvero? Per lo stupore lasciò quasi scivolare il cilindro di tabacco a terra, non riservandosi però di celare l’espressione sorpresa. Ma allora ci teneva proprio tanto a morire, e fra atroci sofferenze. E lui che quella sera si sentiva buono! Ah, fortuna che aveva sempre una scorta di istinti omicidi, da qualche parte; così, sapete, non si sapeva mai quando potessero servire. «prego?» ribattè in tono secco, così glaciale da avvertire egli stesso il primo brivido sotto pelle. Quello era un prego di circostanza che nessuno, quando il sole era calato da un pezzo, aveva voglia d’udire. Quello era un prego di circostanza che, solitamente, si concludeva con un cadavere in mezzo alla strada e l’ennesima sigaretta a spegnersi poco distante. «Senti, amico» Se le sopracciglia di Liam avessero potuto scattare ancora di più verso l’alto, l’avrebbero fatto; purtroppo non erano state prodotte per compiere movimenti del genere, anche se, in visione di momenti simili, la selezione naturale avrebbe dovuto provvedere. Come, un pover’uomo come il Callaway, faceva a dimostrare tutto il suo scettico disprezzo senza una mimica facciale che gli andasse in soccorso? Apparentemente sempre apatico, statico quanto il più meraviglioso dei marmi. In linea generale, amava la propria bitch face; c’erano momenti, però, in cui non bastava. Ed ecco quando desiderava un gemello, così da duplicare la propria faccia da how dare you little shit. «non sono Alexander Italie, anzi mi sta pure sui coglioni –e solo per sentito dire. E poi chi cazzo è Skizzo?» Che difficile la vita quando doveva sforzarsi per comprenderla. A Liam Callaway piaceva semplificare la propria esistenza: ciò che era nero, era nero; quello che era bianco, era bianco. Qualcuno poteva muoversi fra i grigi, sporcandosi i polpastrelli delle diverse sfumature, ma il loro mondo non permetteva fottuti arcobaleni. O cambi di programma, per intenderci. Chiuse brevemente gli occhi, alzando una mano in segno di resa. «aspetta aspetta aspetta» e la domanda più ovvia sarebbe stata: non sei Alexander Italie? «non conosci skizzo?» orrore. Doveva proprio acculturarlo. Comunque, il fatto che il biondo, per quanto simile, non fosse Alex, lo fece sentire meglio. Un sorriso quasi raggiante gli illuminò i tratti cesellati del volto, mentre con una poderosa pacca sulla spalla dell’uomo rideva. «buon dio ragazzo, madre natura ti ha proprio voluto male» il che significava che non c’era più bisogno che anche Liam gliene volesse. All’incirca. «non puoi fare qualcosa in proposito? Non dico una plastica, anche se… tienilo in considerazione» Si portò due dita al labbro inferiore, scrutandolo da distanza ravvicinata. «una targhetta, magari. Con i cani funziona» Non era sua intenzione essere offensivo, era solo pragmatico. Però, quando comprese dell’ambiguità della propria affermazione, non potè che sentirsi più meraviglioso del solito. Nulla di personale contro il Non Italie, anzi, ora che sapeva non essere Alexander gli stava quasi simpatico – a prescindere, proprio, malgrado le mancanze su Skizzo non potessero passare inosservate. Era solo un Callaway, di natura bastardo rompicoglioni – per hobby, divertente sociopatico. «Mi chiamo Aloysius Crane, comunque» Liam portò rapido un dito alle labbra di Nonstavoascoltando, sibilando per intimargli di tacere. «lo senti?» domandò con aria complice e vagamente in allerta, come se loro due fossero gli unici al mondo a poter comprendere quel suono. Quale suono? Ah, già. «no. e sai perché? Perché è il rumore di quanto cazzo me ne frega» allontanò il dito, portando le mani a palmo aperto davanti a sé per poi spostarle ad indicare lo spazio intorno. «nulla» specificò, in caso non fosse stato abbastanza chiaro, in un bisbiglio fra il divertito ed il fottutamente sincero.
    Anche perché era sincero, ma anche divertito – da sé stesso, si intende: quanto era simpatico. « e qualsiasi legame io possa avere con Alexander non mi interessa» lo squadrò più seriamente, finalmente prendendo in considerazione l’idea che fosse un essere umano, e per questo quasi degno di nota. Insomma, stavano avendo una conversazione, era suo dovere fingersi un minimo interessato e partecipe. Era un gentiluomo. «dovrebbe interessarti: è tuo diritto saperlo, e tuo dovere civico sterminarli in caso di legami troppo stretti» di nuovo non celò la nota di sapiente pragmatismo, che tutto aveva a che fare con l’onore e nulla con l’etica del togliere una vita. L’omicidio era per Liam all’ordine del giorno, primo perfino alla tortura: per lui non riguardava la morale, strappare l’ultimo respiro del malcapitato di turno. Era il suo lavoro, era ciò per il quale era nato ed era stato addestrato. Un boia, prima di essere soldato. «Finché il Ministero continuerà a stipendiare noi Esperimenti senza che facciamo nulla, posso offrirti quanto vuoi» Ma era possibile che qualcuno al mondo, nel loro mondo, non conoscesse Liam Callaway? Possibile che Non Italie non si rendesse conto di quanto un affermazione del genere, detta con leggerezza ed un sorriso irriverente, potesse costargli la vita? Non che ci fosse qualcosa di grave nella frase in sé; ma l’aveva detta a Liam Callaway, ex Preside nonché migliore amico dell’attuale Ministro. Non gli piaceva che agli idioti dei Laboratori venisse dato uno stipendio senza che questi facessero un cazzo per guadagnarselo. Fosse per lui, sarebbero morti di fame. Non era razzista, non poteva fregargliene un cazzo di meno, ma era per le pari opportunità: dai il tuo contributo, e verrai ricompensato. Neanche a doverlo specificare, valeva per tutti eccetto che per lui. Il suo contributo era renderli partecipi della sua sola presenza. Gli lanciò un’occhiata truce, spegnendo la sigaretta al suolo e pronto a prenderne un’altra – perché vivere era bello, ma sopravvivere rischiando lo era di più. «attento a quello che dici e a chi lo dici, fricchettone» lo ammonì con l’indice, prima di proseguire lungo dark street. Non si sprecò a controllare che lo stesse seguendo, dando per scontato che l’avrebbe fatto. Malgrado l’avvertimento, i patti rimanevano gli stessi: Nonitalie offriva da bere. Non che Liam non avesse soldi, anzi, in effetti aveva le chiappe dorate quanto il suo ego. Il fatto era che gli pesava proprio contribuire alla ricchezza altrui, donando le proprie preziose monete a dei poveri che le avrebbero usate per comprarsi pagnotte. Quelli erano galeoni riservati alle spese eccezionali, perché eccezionali quanto il loro proprietario. «là c’è un vecchio pervertito, frequentato da morti di fame» gli indicò l’insegna fatiscente di Spaco. «se cerchi alcool ingurgitato e vomitato da un cammello, quello è il posto che fa per te» fece spallucce. «troppi pidocchi per i miei standard, ma non ti giudicherò se vorrai andarci. Non oggi, chiaro: noi stiamo andando dalla concorrenza» rivolse al Non Italie un sorriso sghembo da sopra la spalla, accennando con il capo ad un qualcosa, definirlo pub o bar sarebbe parso offensivo, davanti a loro. Il proprietario, un cinese di nome Chu Khino, aveva un debole per lui. Ovviamente. Chi, sano di mente, non amava Liam Callaway? Accese la sigaretta spalancando la porta del locale con fare saputo, entrando per primo e senza preoccuparsi di tenere le ante aperte per il suo nuovo amiko. «indovina chi viene a cena?» un omettino, tratti orientali ma strana e particolare peluria grigia non data dall’avanzare degli anni, saltò da dietro il bancone con un gridolino eccitato. «ciaooo» Tirò una gomitata potente sul fianco del Non Italie, sedendosi al bancone. «questo è mai guru, domandagli ciò che vuoi: lui avrà la risposta. Chu, metti tutto sul conto del Crane» perché faceva tanto il coglione, Liam, con i suoi simpatici nomignoli… ma state pur certi che se si trattava di addebitare qualcosa a qualcuno, ogni dettaglio gli tornava alla memoria. Anzi, invero mai lo dimenticava: ma andiamo, che cazzo di nome era Aloysius? E poi perché avrebbe dovuto chiamarlo così, quando Non Italie suonava dannatamente più appagante? Fungeva anche da promemoria in caso si fosse dimenticato che non era Alexander. Gli sarebbe spiaciuto ucciderlo per un attimo di distrazione, dopotutto il mondo l’aveva odiato abbastanza da dargli quella faccia.
    Non era così cattivo da mettere anche il dito nella piaga.

    Liam Callaway
    «ROSES ARE RED, I WISH YOU WERE DEAD, VIOLETS ARE BLUE, OH FUCK ITALIES WERE TWO»

    © psìche, non copiare.


    Edited by stilesbreaker' - 30/6/2016, 15:28
     
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4 replies since 21/7/2015, 23:28   344 views
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