Help, I need somebody (to talk to. i really do.)

Elsie

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  1. 'colson
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    tGpzdze
    « sheet - 17 - Hufflepuff - Rebel - pensieve »
    Una giornata ordinaria oltre ad ogni limite sopportabile. Niente tentativi di fare stupidaggini o scherzi a dei suoi amici, niente gara di nuoto improvvisata nel Lago Nero. "Sì, ok, è freddo, ma siamo in Scozia, devi solo abituarti!" Finora non era riuscito a convincere nessuno... Ci sta ancora lavorando. Stenterete a credere, infine, che sono ben otto giorni che questo giovanotto non è finito in punizione. Ebbene sì. Ormai non si riconosce più. Forse hanno finalmente capito che, solo perché ha una tendenza a finire nei guai... non è sempre colpa sua? Può solamente sperarci perché, finché può, lui vorrebbe star fuori da quell'odiosa stanza e, per quanto Dakota possa stargli simpatico, preferirebbe vederlo in altre occasioni e non solo in infermeria.
    Questa mattina, invece, scorreva lentamente. La sveglia presto, il vestirsi con la solita divisa, rammendata e leggermente più corta ai bordi -perché non può certo permettersene una nuova ogni anno-, il rituale seguito da un'abbondante colazione in compagnia di tutti gli amici della sua casata. Poi veniva la parte propriamente noiosa, ossia le lezioni, ma è sopravvissuto anche a quelle, con giusto una nuova macchia sulla camicia per colpa di una qualche pozione imprecisata. Ora è riuscito a raggiungere, senza troppi problemi, la Sala Grande. E' seduto al tavolo della sua casata, a cui si sta abbuffando come non mai. Alcuni compagni di dormitorio l'hanno appena lasciato lì, avendo altre lezioni o allenamenti di Quidditch a cui andare. In sostanza è da solo, seduto al tavolo che si ingozza, guardandosi intorno in attesa di una persona che conosce anche solo di vista... Tutto pur di fare conversazione.
    Non si presenta benissimo, diciamolo. Se non lo conosceste, direste che è uno squattrinato che non ha voglia di prendersi cura di sé e conoscendolo... avrete la conferma che è assolutamente vero. La camicia della divisa è abbottonata per bene, ma presenta svariate macchie (di cibo, di pozioni... lasciate libera la fantasia, tanto manco lui lo sa). Per non parlare del colletto alzato all'insù, per niente a tono. Il nodo della cravatta giallo-nera è quasi sciolto e questa arriva molto più in basso di quanto dovrebbe. I capelli, come prevedibile, sono un groviglio imprecisato di color castano scuro, che ricade sulla fronte fermandosi all'incirca a metà di questa, esclusi dei ciuffi ribelli che gli arrivano persino agli occhi.
    Un sorriso gentile sul volto, su cui si fanno spazio le fossette, quando vede una figura conosciuta venire verso di lui. Un altro coetaneo, Jeremy. Se ne stava più appartato prima e... Beh, non può far altro che sperare che voglia parlare con lui. Ok che è estroverso che potrebbe parlare persino con il tacchino che sta mangiando, ma di certo delle risposte gli fanno piacere. Si alza in piedi, indicandolo e cominciando a parlare rivolto all'altro. «Jerry! Vieni qua, su, ti offro un muff... Ah no, ok... Hai lezione, eh? Beh, buona fortuna!» Il pranzo è totalmente fatto dagli elfi domestici e gratis ed ovviamente lui offre qualcosa... Tutta questa discussione, ovviamente, è stata fatta ad alta voce unicamente da Charlie. L'amico ha pensato bene di stare in silenzio tutto il tempo e di uscire persino dalla sala. Nessuno si calcola il povero Tassorosso con fin troppo bisogno di parlare... Chissà perché.
    Non amava stare solo con i suoi pensieri, erano una compagnia alquanto sgradevole. Ha sempre odiato preoccuparsi eppure, se lasciato a rimuginare, non può farne a meno. Sono otto giorni che non mette piede in sala torture, quando succederà di nuovo? Chi ci sarà ad attenderlo? Riusciranno a tirargli fuori veramente qualcosa? Vale la pena rischiare così tanto per far parte della Ribellione? Nessun dubbio sull'ultima domanda, che a dir la verità gli viene sempre meno spesso. Sì, ne vale la pena. E' una giusta causa e in quanto tale deve essere seguita. Si guarda intorno abbastanza spesso, sta cercando qualcuno con cui parlare o è una leggera paranoia? Chiunque tra di loro potrebbe ucciderlo, se venisse a saperlo. Forse anche qualcuno dei suoi migliori amici. Scuote la testa, tentando di mandare via l'ultimo pensiero, specialmente, tra tutti. Ecco perché non è un bene lasciarlo da solo.
    Ecco perché sì alza in piedi, con un muffin ben stretto nella mano sinistra che porta alle labbra ogni tanto per prenderne dei morsi. Rivolge lo sguardo verso l'inizio del tavolo, per poter adescare (?) dei Tassorossi ignari appena arrivati. «Hey, vieni a sederti a qui? Giuro che in cambio... Non so, faccio qualcosa!» Convincente, eh? Fortuna che perlomeno conosce abbastanza Elsie, la ragazza poco lontana verso cui questa pagliacciata sembra diretta, visto che sembra che lo scozzese la stia osservando, in realtà... si è dimenticato di mettere le lenti, o gli occhiali, e non riconosce le persone troppo lontante. «Ho dei muffin!» E' così che, urlando quasi, arricchisce la posta in gioco (?). Come gli si potrebbe dire di no?
    Charles Doyle - Smile, the worst is yet to come.

    © psìche, non copiare.


    Edited by 'colson - 3/6/2015, 22:35
     
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  2. fuck yeah caskett
         
     
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    ⋆ ELSIE LUNA BECKETT ⋆
    « Oh, you're in my veins »
    Che mattinata di merda. La sua situazione scolastica andava sempre peggio. Non si sarebbe mai aspettata di finire nel mirino dei suoi professori, ma dopotutto se l'era meritato. Aveva passato un intero anno a cazzeggiare nel vero senso della parola, passando da un gruppo di amici ad un altro, fumando, bevendo. Insomma, facendo qualsiasi cosa all'infuori di quella per la quale era partita quella lontana mattina di settembre : studiare. Pensare ai libri, in quel momento, le procurava l'orticaria, e non solo quelli di Erbologia a dirla tutta. Pessima battuta, di merda come quella stessa mattinata, ma si sentiva sarcastica e tremendamente cinica quel giorno, quindi qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Lo studio non la entusiasmava più. Nel passato, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di aprire un buon libro, sentire l'odore di carta appena stampata, lasciare che essa si muovesse tra le sue dita prima di passare ad un altro argomento. Carta appena stampata perché, essendo una Purosangue, aveva sempre tutto nuovo. Libri nuovi, tonaca nuova, e qualsiasi cosa di cui avesse bisogno. La bacchetta no. Restava sempre la stessa per un mago, e poi ci era tremendamente affezionata ormai. Non aveva compiuto grosse magie che meritassero di essere ricordate, ma dopotutto aveva ancora nella mente quel primo giorno da Olivander. L'ansia e la fottuta paura di quale le sarebbe toccata, poi due colpi, e la prima aveva distrutto un mobile. Ancora due colpi della seconda, e aveva rasato la parte centrale dell'acconciatura del proprietario. La terza era andata a segno. L'aveva sentita sua, dal primo attimo. Non l'aveva mai abbandonata, ed era un bene data la sua importanza per un mago.
    Sentiva di aver deluso tutti, tuttavia. In primis, suo padre. Credeva molto in lei, nella sua capacità di realizzarsi nella vita e di non diventare una di quelle donne mantenute come lo era diventata sua madre da un po' di tempo a quella parte. Sperava che non si accasasse subito, ma che trovasse un lavoro, e per farlo doveva finire la scuola il prima possibile. La notizia della sua imminente bocciatura non aveva ancora raggiunto il maniero dei Beckett. Sperava non accadesse, voleva essere lei da sola a dar quella nefasta notizia a Beckett senior. Non poteva sapere quale sarebbe stata la sua reazione, non possedeva il dono di leggere nel pensiero,anche se l'avrebbe sempre desiderato. Quella che ne sarebbe stata più contenta sarebbe stata sua madre. Galadriel non provava affetto nei confronti di sua figlia. Era il frutto dello smaltimento di una sbornia, e non aveva mai negato quanto avrebbe preferito che Ethan rimanesse l'unico figlio. Poteva quasi immaginare la soddisfazione nel suo volto, quando con fierezza si sarebbe voltata verso suo marito con aria disinvolta. Era capace di incenerire con uno sguardo. Figurarsi, data la sua abilità nel pronunciare Anatemi che Uccidono ogni due per tre, con quale difficoltà avrebbe potuto simulare tutto il suo orgoglio in uno sguardo? Bella quanto stronza. Per fortuna che Elsie aveva preso da suo padre. Si sarebbe uccisa piuttosto che avere un carattere da schifo come sua madre. Aveva visto Ethan quella mattina. Era passato per caso, e si erano salutati. Lui era discretamente dolce nei suoi confronti, anche se un po' distaccato per la loro differente età. Quello era il suo ultimo anno, e sarebbe di sicuro andato oltre dando una soddisfazione a mammina. Patetico, faceva tutto quel che gli diceva. Dopo essersi brevemente soffermati sui particolari della loro vita nella scuola, Elsie lo aveva salutato. Aveva appuntamento con Zeyphirine e altri suoi concasati in Sala Grande, avrebbero sgranocchiato qualcosa, poi loro sarebbero tornati a lezione, mentre Elsie sarebbe scomparsa nuovamente chissà dove tornando nella sua fase zen e di solitario cazzeggio. Avevano appena preso posto in fondo alla lunga tavolata. V'era poca gente, quel giorno, e lei lo aveva associato al fremito che tutti avevano per gli stramaledetti esami dell'ultimo anno. Tutti si rinchiudevano in dormitorio o in biblioteca per ripetere. Quale squallore, insomma. Si era appena voltata verso uno dei suoi compagni, affermando quanto fosse assurda tutta quella dedizione allo studio, quando qualcuno attirò la sua attenzione poco più in là a gran voce. Un Tassorosso stava urlando dall'altra estremità del tavolo, qualcosa riferito a dei muffin insomma, qualcosa che lei percepì a stento. Il suo sopracciglio si inarcò, e il suo dissenso fu lievemente manifesto. Spesso, i Serpeverde li torturavano proprio a causa di quelle strane uscite, e non poteva biasimarli a tratti nonostante li odiasse con tutta se stessa. Aguzzò la vista, e in breve tempo riconobbe lo sguaiato ragazzino che stava cercando di ottenere la loro attenzione. Charles Doyle, di un anno più grande di lei. Un bel ragazzino, alquanto discreto dal punto di vista fisico, ma una bomba caratteriale. Ad Elsie era sempre riuscito a strappare un sorriso, seppur delicato. Salutò brevemente i suoi amici, e alzatasi lo raggiunse con un sorriso divertito, scuotendo appena la testa.
    «Ma che stai combinando Charles?» chiese, senza alcuna aria di rimprovero nel tono della voce, anzi... era molto divertita dalla situazione, e si era ripromessa di passar con lui più tempo del solito. Ci si trovava bene, e perché privarsi di quello? Abbozzò una breve risata e poi lanciò un'occhiata al tavolo, scrollando brevemente le spalle. « Però un muffin lo prenderei ben volentieri!» ammise poi, appoggiandosi al tavolo con l'estremità del bacino, lasciando scivolare le dita lungo la divisa, lievemente sgualcita negli angoli. Vedendolo meglio, perché non ci aveva mai provato con uno come Charles? Era un suo amico troppo stretto, e non voleva rovinare tutto. Soprattutto a causa del suo carattere di merda. Di merda, esattamente come quella mattinata.
    #goodgirl ⋆ 16 anni ⋆ witch ⋆ neutrale ⋆ pureblood

    schema role © psìche

     
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1 replies since 2/6/2015, 00:55   227 views
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