now you see me now you don't

Jay

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    Dakota < Lana
    ❝Life gave me some lemons so I made some lemonade❞
    La stanchezza arriva per tutti,no? Nessuno è invincibile, nessuno ha una resistenza infinita. Ed io ero arrivata ad un punto di non ritorno. Tra l'ansia per l'esame, i miei doveri come ribelli, i continui scambi tra Lana e Dakota, non ce la facevo proprio più. Avevo bisogno di una vacanza, ma una lunga, ma lunga tanto. Ero tornata, un venerdì sera, praticamente strisciando nella mia stanza. Mi ero buttata sul letto con i vestiti ancora addosso ed ero crollata in un sonno profondo e senza sogni, cosa che mi serviva decisamente. Mi ero svegliata tardi e, per una volta dall'inizio dell'anno, mi ero concessa una giornata libera. Dallo studio, dagli impegni, da tutto. Sarei andata sì a trovare la mia protetta al Different, ma giusto per fare due chiacchiere e basta, passare un po' di tempo insieme come due semplici e normalissime amiche. Ma prima, avrei poltrito tutta la mattina. Mi ero fatta portare in camera da una mia gentilissima amica -che per me aveva addirittura rischiato una punizione- due salsicce ed un toast come colazione e me li stavo gustando a letto davanti ad un avvincente romanzo, quando mi ricordai che, quel giorno, Allison mi aveva proprio chiesto in mattinata un'aiuto per...oddio, per cosa? Mi alzai con ancora il toast in bocca, infilandomi in tutta fretta i primi vestiti che trovavo a tiro. Mi diressi infine quando avevo un aspetto più o meno decente verso il Different Lodge in tutta fretta. Come avevo potuto dimenticarmene? I miei doveri non erano mille. Erano pochi, ma stancanti. Pur sempre pochi. Non mi era permesso avere mancanze di quel genere. Entrai di corsa, ricordandomi però solo in quell'istante...che ero ancora Lana. Quando là dentro sarei dovuta essere solo e soltanto Dakota.Oh, merda! Sussurrai a denti stretti, guardandomi intorno agitata.
    Non sembrava esserci ancora nessuno. Così, senza pensarci due volte, mi "cambiai" lì. Fu allora che mi accorsi del ragazzo.


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    Edited by al-coholism - 30/10/2015, 17:48
     
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    Jayson Matthews
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    Cosi, alla fine, avevano perso la sfida. La sfortuna s’era abbattuta su di loro con una pioggia incessante di #mainagioia e quasi tutte le bandierine arrivate a portata di mano si erano rivelate dei troll belli e buoni. Poco male. A Jayson non interessava giocare, tanto meno lottare per vincere un premio, anche se doveva ammettere con sommo dispiacere che quella lezione tanto stramba era pur sempre servita a qualcosa: per la prima volta aveva assaporato l’idea del lavoro di squadra. Collaborare, parlarsi, mettersi a disposizione uno dell’altro. Non sembrava poi così male, tutto sommato, per quanto preferisse ancora di gran lunga passare la maggior parte del suo tempo da solo. Per pensare. Pensare a cosa, vi chiederete, se non ricordava un fico secco? Diciamo che stava mettendo da parte nuovi ricordi, facendo il possibile per crearsi una vita da zero: la presenza di Stiles rendeva molto più semplice la quotidianità e anche partecipare alle lezioni cominciava a dare i suoi frutti. Ciliegina sulla torta, era quasi una settimana che Giuliano non tentava più di ucciderlo, limitandosi ad osservarlo da lontano. Jay non riusciva a capire se si trattasse di un buon segno o della quiete prima della tempesta, la calma necessaria all'assassino per mettere a punto il suo piano in attesa che la vittima - in questo caso lui - abbassasse la guardia. In ogni caso, era qualche giorno ormai che tendevano ad ignorarsi l'un l'altro e al ragazzo la cosa stava benissimo: qualche graffio in meno sul viso non poteva che fargli bene all'umore.
    Anyway, tutto questo preambolo per dire che in quel momento il povero Jay stava vivendo un periodo di - realativa -quiete e il suo starsene solo soletto nella sala comune dell'alloggio riservato ai babbani e maghi con poteri non rispecchiava il solito malessere di vivere che quotidianamente lo affliggeva. Stava solo cercando di concentrarsi su un libro, che il professor Henderson gli aveva prestato per farsi una cultura generale sulle creature magiche, argomento diventato interessante per il ragazzo dopo l'incontro con il famoso unicorno marino in quel di Nydiaville. Era ancora lì intento a sfogliare pagine, sprofondato in una poltrona dallo schienale alto - abbastanza da nascondere la visuale del suo corpo a chiunque fosse entrato dalla porta principale - completamente assorto nella lettura, quando avvertì il primo rumore di passi. Niente di strano, considerato il numero di persone che viveva tra quelle mura, al punto che inizialmente nemmeno si prese la briga di sporgersi di lato, osservando alle spalle della poltrona per identificare chi fosse entrato. "Oh, merda!" Corrugò la fronte, sentendo quella voce del tutto sconosciuta imprecare con tono contrito e solo a quel punto si decise a dare un'occhiata. Sebbene non avesse legato proprio con ogni studente - diciamo pure che lì dentro conosceva bene sì e no quattro persone - sapeva perfettamente quale fosse il suono delle loro voci e sentirne una estranea non faceva parte delle regole. Non delle sue, quantomeno. Appoggiò il libro aperto sulle gambe, cercando di non far rumore, prima si sporgere il busto oltre il bracciolo destro della poltrona, sbirciando oltre la stessa, ritrovandosi ad osservare una ragazza bionda e alta poco distante. Come previsto, non la conosceva e non ricordava di averla mai vista prima. Jayson poteva anche non ricordare assolutamente nulla della sua vita prima dei laboratori, ma da quando era uscito da quell'inferno non dimenticava più un dettaglio, nemmeno quelli più insignificanti: i visi, per esempio, gli rimanevano stampati in testa dopo una prima occhiata.
    Corrugò la fronte, già con le labbra dischiuse pronto a chiedere alla ragazza chi fosse e cosa ci facesse in quella zona del castello, quando la bionda si trasformò letteralmente sotto i suoi occhi, sgranati a poco a poco. I lineamenti, il colore dei capelli, persino la corporatura, nel giro di pochi istanti quella giovane mai vista prima era diventata... Dakota? No, non era possibile. Il primo pensiero razionale di Jay, dopo un istante di smarrimento, fu: pozione polisucco. Era stato Stiles a parlargliene, la prima volta che si erano visti, spiegandogli l'effetto della pozione e la possibilità di assumere momentaneamente l'aspetto di un'altra persona grazie a qualche capello. Lasciò cadere il libro sul pavimento, saltando giù dalla poltrona con uno scatto quasi felino - giuliano insegna -, parandosi di fronte a quella che adesso somigliava in tutto e per tutto ad una delle poche ragazze con cui trovava piacevole parlare. - Cosa le hai fatto? - chiese, quasi digrignando i denti, già convinto in cuor suo che Lana avesse preso l'aspetto della brunetta per un proprio tornaconto, e che forse l'avesse persino tolta di mezzo per evitare di ritrovarsela di fronte nel momento poco opportuno. Non gli era ancora passato nemmeno per l'anticamera del cervello che potessero effettivamente essere la stessa persona, in primis perchè l'abilità di cambiare il proprio aspetto non rientrava tra le cose che aveva imparato sui maghi fino a quel momento e in secondo luogo... per quale assurdo motivo la ragazza avrebbe dovuto o voluto vivere due vite separate? Domande del subconscio che non avevano alcuna importanza, non in quell'istante.
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    Dakota > Lana
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    Quando ero piccola, avevo un'amica mezzosangue. E fin qui nulla di strano, ho un sacco di amici mezzosangue tuttora. Il punto è che questa bambina era cresciuta come una purosangue qualunque nel mondo della magia, tranne per il fatto che la mamma, babbana, si era voluta portare a tutti i costi nel mondo della magia il lettore dvd e alcuni film. E non c'è nulla di male, certo, ma la bambina vedeva talmente tanto quei dannatissimi film che molto spesso se ne usciva con citazioni a noi incomprensibili sull'eroismo e sugli automi, sul coraggio e su cose che noi umani... e dopo un po' era stancante. Andavi alle sue feste di compleanno e si guardava solo quelli.Tu mangiavi l'ultimo biscotto e lei si precipitava nella stanza con le lacrime agli occhi, si buttava a terra e, con tono melodrammatico ti guardava dritto negli occhi con odio e diceva:Come hai potuto?! e a quel punto partiva un monologo sull'orgoglio e la responsabilità che a te sembrava parecchio esagerato per un ultimo dannato biscotto. Quando insomma mi accorsi che il ragazzo che avevo appena visto era Jayson, mi tranquillizzai un poco: sapevo che ricordava poco o nulla del suo passato, non sapeva molto sul mondo della magia e non mi conosceva nemmeno troppo bene. Potevo farcela.Cosa le hai fatto? chiese, guardandomi. Fu quella frase a ricordarmi la mia amica mezzosangue. Sembrava proprio una delle scene di quei maledetti film, quando gli alieni o i fantasmi prendono il possesso del corpo della povera ragazza e il suo migliore amico, distrutto, non sa fare altro che chiedere loro:"Cosa le hai fatto?Cosa le hai fatto!?" per poi chiedere all'alieno con il corpo della sua migliore amica se lei era ancora lì dentro. E a quel punto lui veniva divorato o ucciso brutalmente.Mi aveva vista e questo complicava un po' le cose, ma avevo imparato a non farmi prendere dal panico e sapevo cosa dovevo fare. Mi avvicinai a lui tranquilla. come se non fosse successo nulla.Ciao, Jay! Di cosa stai parlando...? chiesi con aria innocente mentre, molto lentamente, lasciavo che sul mio volto si dipingesse un'espressione turbata.Oh. Sussurrai, guardando per terra e mordendomi piano il labbro inferiore. Mi hai vista... dissi con tono preoccupato, lasciandomi cadere su una poltroncina e mettendomi le mani tra i capelli. Rimasi così per qualche istante, come se stessi prendendo un importante decisione. Poi alzai di nuovo lo sguardo su di lui e, decisa, gli chiesi:Okay, va bene. Non posso far finta di nulla, se mi hai vista mi hai vista. Devi promettermi però...che se ti dico una cosa non la dirai a nessuno. Me lo prometti allora? La mia mente vagava in fretta su tutte le possibili scuse che avrei potuto utilizzare, dalle più plausibili a quelle che avrei dovuto scartare subito.Poi mi illuminai.Ho preso una pozione...


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    Jayson Matthews
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    Stava cominciando ad abituarsi a quel mondo fatto di magia, pozioni, strane creature alate con nomi impossibili da pronunciare, e non solo perché c'era Stiles a fargli da Cicerone. Dopotutto, Jay non poteva fare confronti tra la nuova realtà in cui viveva quotidianamente e quella babbana dalla quale proveniva, perchè non se la ricordava affatto. Vedeva ogni cosa per la prima volta e come un bambino appena nato tendeva ad apprenderla direttamente provando, fallendo e tentando di nuovo, finchè non diventava normale. O quasi. Stava accadendo con il suo potere, ora più semplice da controllare e gestire, e con la magia in generale, ma alcuni dettagli ancora gli sfuggivano: per esempio, com'era possibile che i maghi avessero un incantesimo specifico praticamente per tutto? Aprire porte, trasformare acqua in vino #jesusstyle, far esplodere cose, convincere qualcuno ad innamorarsi di qualcun altro, far balbettare la gente, eccetera. Cancellare la memoria, perchè no. Sembrava del tutto impossibile, eppure ne aveva sotto gli occhi la prova ogni santissimo giorno e quel pomeriggio non pareva voler essere da meno.
    Saltò giù dalla poltrona nella quale stava accoccolato da più di un'ora, lasciando cadere sul pavimento il libro prestatogli da Henderson, senza nemmeno preoccuparsi di poter rovinare qualche pagina: stava accedendo qualcosa di molto più importante e le possibili rimostranze del professore non rientravano nelle sue preoccupazioni maggiori. In realtà non lo facevano mai, ma whatever. La ragazzina in piedi poco lontano da lui assomigliava in tutto e per tutto a Dakota, ancora più identiche di quanto non fossero lui e Stiles - se li si guardava attentamente e da vicino, si poteva notare qualche centimetro di differenza in altezza, un paio di nei in meno, oltre ad un differente taglio di capelli - e il pensiero che potesse essere stata effettivamente la sua amica a trasformarsi per qualche motivo nella bionda e poi tornare al suo vero aspetto invece che il contrario, non gli era ancora passato nemmeno nell'anticamera del cervello. "Ciao, Jay! Di cosa stai parlando...?"
    Il ragazzo corrugò la fronte, momentaneamente colto alla sprovvista. Non tanto dal fare spensierato e apparentemente inconsapevole della ragazza, quanto per il fatto che aveva appena pronunciato il suo nome: se non fosse stata Dakota, cosa di cui ancora era convinto, come avrebbe fatto a conoscerlo? Non Jayson, ma Jay. Al suo passo avanti fece istintivamente un passo indietro, per mantenere le distanze e tenerla contemporaneamente sotto controllo, senza mai abbandonare la figura minuta della giovane con lo sguardo. "Oh. Mi hai vista..." Ma dai? Se al posto della telecinesi nei laboratori lo avessero dotato della capacità di riconoscere coloro che cacciano balle, tutto sarebbe stato più semplice, anche quella situazione. Al contrario, Jayson poteva fidarsi solo del suo sesto senso e, lasciate che ve lo dita con sincerità, non ne era affatto provvisto. O, meglio, ne possedeva una discreta quantità ma veniva sopraffatto così spesso dal timore, dalla rabbia e dalla confusione che non aveva la ben che minima idea di come utilizzarlo. - Ti ho vista assumere l'aspetto di un'altra persona. Quindi adesso voglio sapere perché e cosa hai fatto a Dakota. - Cercò di sembrare fermo, utilizzando un tono di voce asciutto e il più possibile calmo, privo di rabbia o incertezza, ma non era più così sicuro di cosa stesse effettivamente succedendo. La seguì con gli occhi mentre lei si lasciava cadere su una poltroncina, poco oltre la sua, "Okay, va bene. Non posso far finta di nulla, se mi hai vista mi hai vista. Devi promettermi però...che se ti dico una cosa non la dirai a nessuno. Me lo prometti allora?"
    E di nuovo si rivolgeva a lui come se si conoscessero. Come se fosse davvero Dakota e non una tipa bionda mai vista prima intenta ad intrufolarsi all'interno del different lodge. Per quale motivo poi una persona sarebbe voluta entrare di soppiatto nel loro 'angolo' privato, proprio Jay non riusciva a capirlo: non custodivano segreti e se qualche pazzo maniaco con la passione della tortura e l'odio per i babbani avesse voluto divertirsi, avrebbe potuto tranquillamente trovarli al castello dopo una lezione. Non ci voleva un genio, soprattutto quando si trattava di ragazzini privi di qualunque protezione. Non rispose alla sua domanda, limitandosi a fissarla senza cedere di un millimetro dalla sua postazione: piedi leggermente divaricati, braccia lungo i fianchi, mani strette a pugno. "Ho preso una pozione..."
    Mantenne la sua apparenza granitica, senza lasciar trasparire una reazione a quelle parole, ma avevano colpito nel segno: fino a quel momento aveva pensato che la bionda avesse preso l'aspetto di Dakota, mai che la verità fosse l'esatto contrario. Eppure sarebbe stata la spiegazione più semplice e avrebbe anche risolto il mistero del perché e per come quella ragazzina si comportava come se lo conoscesse davvero, come se fosse lei e non solo una sbiadita imitazione. - Polisucco... - la parola gli sfuggì dalle labbra in un sussurro, più un pensiero a cui aveva appena dato forma: non parlava direttamente con lei, sebbene avesse continuato a guardarla per tutto il tempo. Cercò di rilassarsi almeno un po', anche solo per farle credere che si stava aprendo, e annuì quasi impercettibilmente. - Non dovresti prendere quella roba.. una volta ne ho data un po' al mio stupido rospo e per poco non ci rimaneva secco. - Commentò, riuscendo persino a distendere le labbra in un mezzo sorriso. Quello era l'unico modo che aveva per metterla alla prova, verificare che fosse effettivamente Dakota: la brunetta, infatti, sapeva benissimo che Jay aveva un gatto, non un rospo, perché un paio di volte quel little bastard di Giuliano era fuggito per andare a curiosare nelle camere degli altri ospiti, creando disagio e portando con se le dieci piaghe d'Egitto. (?)
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