Errore da principianti.

x Russ

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  1. pretty when I cry‚
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    Lana Odair Dakota Cavendish ⋆
    « I let you set the pace, 'cause I'm not thinking straight.»
    Mi ero svegliata di malumore. probabilmente avevo fatto un sogno poco piacevole, che per mia fortuna non mi ricordavo, ma in ogni caso mi sentivo strana. La testa mi girava come una trottola e sentivo una forte nausea così deciso, contro ogni aspettativa di chiunque mi conoscesse, che quella mattina era il caso di saltare lezione. Pensando a quello che successe dopo, ringrazio chi di dovere di avermi fatto prendere quella fantastica decisione. Mi misi semplicemente in maglietta e pantaloni del pigiama e trascinai stanca e malaticcia fuori dal dormitorio, verso la sala comune dove pensavo avrei potuto sedermi comodamente a leggere un bel libro. La sala era ancora vuota: i ragazzi che avrebbero dovuto andare a lezione dormivano ancora ed io ero sola soletta davanti al camino che si accese al comando della mia bacchetta. E poi, successe l'impensabile. Nella mia vita, prima di allora, mi era successo una sola volta, l'inverno prima di entrare ad Hogwarts. Pensavo fosse stato un episodio unico ed irripetibile, qualcosa di terribilmente strano...ma mi capitò di nuovo. Con gli anni avevo imparato a controllare perfettamente la mia abilità speciale. A non far spuntare ciocche castane davanti agli altri così, all'improvviso, per un attacco di rabbia. O a non farmi diventare gli occhi color cioccolato mentre piangevo. Ma quando ero malata, o meglio, davvero malata, controllarmi era davvero difficile. E quel giorno dire che non ero in forma era davvero un eufemismo. Mi portai una mano davanti alla bocca, perché stavo per starnutire.Etciù! E fin qui tutto normale. Una povera corva raffreddata. E invece no! Il mio occhio si posò, ancora una volta per fortuna, sul vetro che proteggeva la libreria davanti a me...il riflesso che mi restituì lo sguardo preoccupato, il naso rosso da raffreddore e la carnagione pallida non erano quelle di Lana, ma di Dakota. Andai nel panico. Tentai in tutti i modi di tornare Lana, ma il mio stesso corpo non mi rispondeva. Decisi quindi di fare l'unica cosa logica: tornare a letto e tirarmi le coperte su fino al naso. Mi alzai dalla poltrona quando mi accorsi che era troppo tardi:sentii dei passi e dovetti risedermi, pensando a cosa fare.
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    Russellbeast cooper
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    -Giuro solennemente di non avere il tanga- Arricciò le labbra in segno di scetticismo, mentre Albus gli si strusciava addosso nell'inutile ricerca di un po d'affetto sotto le sottili coperte del letto. Russell si limitò a scacciarlo con un molto poco elegante calcio che lo fece finire direttamente sul pavimento. Il gatto prima lo guardò con disprezzo, soffiando, poi decise di andarsene con la sua solita aria regale a fare qualcosa di più produttivo. -Giuro solennemente di non...avere un gatto intelligente-. Niente, assolutamente niente. Quella pergamena sembrava rifiutarsi di accettare le sue strampalate parole d'ordine, e quando non ostentava un fastidioso silenzio, rispondeva ai goffi tentativi del corvonero macchiandosi di un inchiostro giallognolo che, assumendo la forma di varie lettere, lo insultava nei modi più disparati. Eppure lui lo sapeva che c'era una parola d'ordine, e sapeva che quella non era una pergamena come tutte le altre. Continuò ad osservarla con attenzione. Da quando l'aveva trovata in un doppio fondo del pavimento, sotto l'asse traballante di legno che separava il suo letto da quello di McDonald, non l'aveva persa di vista un secondo. Sapeva che era incantata, era riuscito a dimostrarlo, e sapeva anche che per farla funzionare serviva una parola d'ordine. Le aveva provate tutte: pozioni, incantesimi, balli propiziatori, aveva persino chiesto ad un'indovina da quattro soldi. Ma la pergamena non si voleva arrendere agli strenui tentativi di Russell di risolvere il suo enigma. Era riuscito a decifrare soltanto la prima parte della frase, e per il resto ci stava tentando da oltre una settimana, senza troppo successo. Consegnarla a qualche professore per farsi dare dei consigli era da escludere.Quelli ti sequestravano pure le mutande se c'era anche solo il minimo sospetto che fossero incantate abusivamente, come quelle di Bigbro, che secondo le voci di corridoio avevano.... particolari capacità estensive #ifyouknowwhatimean. E no, non aveva nessuna intenzione di farsi sequestrare quella pergamena. Nascosto sotto le coperte, con i gomiti appuntati sul materasso e gli occhi fissi su quel dannato pezzo di carta accasciato sul letto, Russell Cooper era sull'orlo di una crisi di nervi. Per questo, quando il suo gatto cominciò a miagolare molestamente mentre tutti gli altri corvonero si beavano di un placido sonno, il ragazzo era pronto a lanciargli contro una delle maledizioni senza perdono. Ma quando scostò il lenzuolo vide Albus reggere in bocca quello che sembrava un biglietto consunto. A quel punto lo abbandonò a terra, fissò Russell, e poi se ne andò con orgoglio, muovendo alternativamente la coda bianca a destra e a sinistra, cosa che per il caso specifico del suo gatto significava qualcosa tipo "Brucia nelle fiamme dell'inferno" o "Bitch i'm fabulous". Russell raccolse il biglietto scritto con una grafia elegante e precisa. Esso riportava due scritte "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni" "Fatto il misfatto". L'aveva scritto Albus? Aveva un gatto così intelligente? Un gatto in grado di scrivere e risolvere complicati problemi di logica? Avrebbe potuto venderlo al serraglio stregato per un bel gruzzolo di soldi. Si gli era molto attaccato. Russell salì con un po di agitazione sul letto, osservò la pergamena e poi strinse tra le dita la bacchetta. Poi, fatto un profondo respiro, pronunciò quelle parole con un po di scetticismo -Giuro solennemente di non avere buone intenzioni-. La pergamena cominciò a macchiarsi con l'abituale inchiostro giallognolo, fino a formare quella che doveva essere un'immagine stilizzata di Hogwarts. Russell si guardò con sospetto intorno, rituffandosi in quel ben poco discreto nascondiglio che erano le sue coperte.
    "I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso
    Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori
    sono fieri di presentarvi
    La Mappa del Malandrino"

    Russell fissò quelle scritte enigmatiche per qualche secondo, prima di realizzare che quella mappa era stata creata probabilmente da qualcuno che aveva ben poco da fare. E poi... tutto quello per una semplice mappa? Senza soffermarsi più di tanto sul significato delle parole la aprì, squadernandola sul letto. La prima cosa che notò furono delle macchioline di inchiostro mobili. All'inizio non realizzò, poi guardando più attentamente vide che quelle macchiette erano impronte, e sopra ciascuna di esse compariva un nome. Non gli ci volle molto a relizzare che quella mappa era in grado di individuare tutte le persone presenti all'interno di Hogwarts e di riportarne i movimenti. Non solo, notò anche che vi venivano annotati diversi passaggi segreti. Russell non riuscì a trattenere un sorriso leggermente inquietante. Poteva sapere tutto. Di tutti. xoxo Russygirl altro che Polgygirl. In effetti già di per se il corvonero era un persona abbastanza curiosa e al limite del pettegolo, ma quella mappa gli apriva davvero un mondo. Passò velocemente a guardare la sala comune. Nessuna impronta in movimento, ed in effetti a quell'ora tutti dovevano dormire. Nessuna tranne una. LO SAPEVA, ERANO GIUNTI GLI AGENTI SEGRETI PER RUBARGLI IL FRUTTO DELLE SUE RICERCHE, QUEI BAGASHI. Guardò con più attenzione e vide il nome di Lana Odair svolazzare sopra quelle macchie evanescenti di inchiostro. Lana... si, l'aveva vista già diverse volte. Occhi blu, capelli biondi, pelle candida. C'erano pochi corvonero che Russell non conoscesse almeno di vista, data la sua maniacale mania di controllo. Chiuse la pergamena di scatto. -Fatto il misfatto-, poi la inserì nella tasca posteriore dei jeans insieme al biglietto con la formula di sblocco. Si, non era in pigiama, anche perché non aveva dormito tutta la notte nel tentativo di capire quella diavoleria di mappa. Scese con delicatezza dal letto, cercando di non far troppo rumore. Non voleva disturbare gli altri, e sinceramente non voleva nemmeno incontrare Lana,ricordiamoci che è un asociale. Semplicemente cercava di andare a recuperare il suo gatto per premiarlo del suo strambo aiuto o per saggiarne le capacità intellettive e vedere quanti soldi poteva ricavare dalla sua vendita sul mercato nero. Scese le scale con rapdità, non curandosi di non fare rumore, visto che si era ormai chiuso alle spalle le porte dei dormitori. Scesa la scalinata a chiocciola arrivò infine nella vera e propria sala comune. E fu lì che vide Albus accoccolato sul pavimento vicino al caminetto spento. Lana non c'era, forse se ne era andata, anche se gli sembrava molto strano. Si avvicinò al gatto con l'intenzione di riprenderlo quando, girandosi a destra, vide una ragazza sul divanetto che sembrava in forte disagio. -La...- stava per concludere con -ana ma si accorse che no, quella non era Lana Odair. La squadrò, fissandola per qualche istante, poi decise di rivolgergli la parola. -Scusa, e tu chi saresti?-


    25/04/2015
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    Si lo so sono un mostro, ti rispondo dopo anni e pure male, perdoname ho l' esame ç.ç


    Edited by shane is howling - 2/9/2015, 11:30
     
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    Mamma, papà, sorellina.
    Scrivo questa lettera dalle orribili e puzzolenti segrete del Ministero, dove attendo la mia fine. Le pareti sono umidicce e viscide, sento odore di muffa ed in una sola notte sono riuscita a vedere ben tredici topi. O forse è sempre lo stesso che mi passa davanti agli occhi nel momento in cui la lampadina qua fuori, dondolando, illumina la mia stanza. Non volevo vedere questo, poco prima di morire. Mi immaginavo avrei visto mio marito e i miei figli accanto al mio letto di morte, di fronte a me svariati premi letterari e onori per la mia importantissima presenza all'interno della resistenza. O, al massimo, un mangiamorte con la sua bacchetta puntata alla mia gola, mentre mi sacrificavo per salvare altre vite. E invece no. Mi sono fatta scoprire da un mio concasato per colpa del raffreddore. Mi dispiace, vi ho amati tanto.
    Ossequi, Saluti, Baci,Lana.

    Riuscivo ad immaginare con chiarezza la mia lettera d'addio ai miei famigliari, scritta col sangue ed un bastoncino di legno nelle segrete ministeriali. E ancora non avevo visto in volto colui che mi aveva scoperta. perché sì, era un lui. La voce e l'ombra disegnata sul pavimento illuminato dal sole mattutino erano quelli di un ragazzo. Ma non dovevo pensare alla mia fine. Dovevo pensare a come uscire da quella situazione. Ma per farlo, dovevo prendere tempo. Perché non avevo assolutamente niente in mente. Mi alzai dalla poltrona con non poca fatica, una smorfia dipinta in volto per la situazione nella quale mi trovavo. Ma quando mi girai verso a Russel Cooper, che riconobbi all'istante, tentai un'espressione più neutrale possibile. O meglio, neutrale nel modo in cui la mia faccia intorpidita sì perché io quando ho il raffreddore ho la faccia intorpedita,okay?okay. mi concedeva.Ciao... dissi avvicinandomi a piccoli passi, tentando un sorriso.Io...io dono Dakota... conclusi parlando male per colpa del naso chiuso. Mi ero ritrovata spesso in situazioni strane, ma strana come quella...
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    Rossello, scusami. Ti ho fatto aspettare troppo e il post fa schifo. Siamo pari insomma ahahaha
     
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    ravenboy

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    Russellbeast cooper
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    Non era mai stato troppo difficile, per lui, abituato a mentire di continuo, mentire e nascondersi, capire quando gli altri facevano lo stesso con lui. Sarà che conosceva come far sembrare realistica anche la più improbabile delle menzogne, sarà che aveva la terribile propensione a non fidarsi di nessuno oltre a se stesso, e talvolta neanche di lui, sarà che in fondo, non era poi tanto stupido, ma comunque, capiva sempre quando c'era qualcosa che non andava, qualcosa di non detto. Chiamatelo sesto seno, chiamatela sagacia, chiamatela come cavolo vi pare, ma Russell Cooper, quando non era fin troppo preso dal suo mondo di idee per interessarsi a qualsiasi altro essere umano, era in grado di capire quando una persona gli mentiva o, semplicemente, ometteva la verità. E aveva la strana sensazione che quella...Dakota? Avesse fin troppo da nascondere. E in situazioni normali, probabilmente, avrebbe concluso tutto con una stretta di spalle, il gatto tra le braccia e le labbra strette in un'espressione di scetticismo, per poi filarsela nel dormitorio e ignorare la ragazza come se niente fosse. Ma quella volta c'era qualcosa di diverso, e quella volta Russell voleva indagare. Quella malsana curiosità che l'aveva sempre contraddistinto, come al solito, veniva fuori nei momenti meno propizi. Tipo quando si ritrovava nella sala comune dei corvonero con una sconosciuta davanti che corvonero di sicuro non era. Increspò le sopracciglia in segno di dubbio, mentre si piegava a terra per recuperare il gatto bianco e stringerlo tra le braccia. Oh, che tenerello Russell, penserete. No. Albus poteva sempre tornargli utile come scudo o arma da lancio nel caso in cui quella ragazza si fosse rivelata una spia o una talpa di qualche losca figura tipo Kedavra. Poteva essere una plagiatrice che tentava di rubare la sua ricerca sulla mappa del malandrino, o una stupratrice seriale con il fetish per i secchioni disagiati e stronzi. Che ne poteva sapere lui,eh? La vide muovere qualche passo indeciso nella sua direzione. In tutta risposta Russ affondò le dita nel folto pelo del gatto e indietreggiò di qualche centimetro, continuando a guardare la ragazza, che non aveva affatto una buona cera. Forse aveva il vaiolo, magari la peste, non poteva saperlo. O forse era un semplicissimo raffreddore. Non sembrava pericolosa, anzi, sembrava... preoccupata. Si morse l'interno della bocca indeciso se darle confidenza o meno. Infine decise di abbandonare albus a terra ed estrarre la bacchetta dalla tasca dei jeans. La agitò velocemente in aria, con un movimento deciso del polso, per
    trasformare il puro etere in un fazzolettino color ciclamino (se po fa sta cosa? Si? No? Bo vabe acab). Lo fissò qualche secondo, poi, con le sopracciglia sollevate e un leggero sorriso ad increspargli il volto, glielo porse. Si era autoimposto di essere meno asociale, no? E allora poteva permettersi il rischio di offrire un fazzoletto ad una ragazza con il raffreddore #tipotosto. - Russell- proruppe, sempre con quel sorriso sghembo stampato innaturalmente sul volto. No, socializzare non era il suo forte. -Russell Cooper- completò, sollevando il braccio e stringendo le dita su quel tessuto leggero che aveva creato con la magia. Glielo porse con gentilezza e una certa dose di affettata affabilità. Doveva avere la sua fiducia prima di fargli la fatidica domanda.- Cosa ci fai qui?- Inclinò la testa, lasciando le labbra schiuse per qualche secondo mentre gli occhi chiari si appuntavano in un area non precisata di quella stanza circolare. - E Lana? Ero sicuro di averla vista quaggiù- Si, perchè a Russell interessava fare amicizia, certo, ma più che mai gli interessava sapere perchè la Mappa del Malandrino segnava "Lana Odair" e lui si ritrovava davanti Dakota Cavendish. Questione di priorità #srry.



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