bad blood

czarxashley

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    CZAR DOLOHOV

    scheda ▼ 18 ▼ ex gryffindor ▼ ribelle ▼pensieve

    Due Vans nere si alternavano in un movimento ipnotizzante sull’asfalto rovente, sempre lo stesso e cadenzato movimento che sembrava non aver mai fine. Ogni tanto rallentavano, svoltavano a destra o acceleravano, non avevano una meta precisa, si limitavano a seguire un percorso tracciato da qualcun altro. Le gambe della figura erano fasciate da un paio di jeans neri, indossava una semplice maglietta a maniche corte anch’essa nera, giusto perché amava i colori vivaci. Gli occhi azzurri del russo seguivano la stessa chioma corvina da mezz’ora circa, esasperato per la sua lentezza, al ragazzo era palese il fatto che non avesse niente da fare, da quello che aveva appreso aveva molto tempo da perdere. Eccola là la spia ribelle, costretta a fare da babysitter a un mostro apparentemente innocuo, il ragazzo che desiderava rendersi utile, il ragazzo che aveva bisogno di qualcosa di più che di Ashley.
    «Se la consideri un mostro perché tenti di proteggerla? » la voce di Deimos sembrava non abbandonarlo mai, decisa a farsi sentire, a prevalere su tutti i suoi pensieri «non è un giocattolo, è un essere umano» e Czar lo sapeva, tentava di vedere oltre all’immagine di quella ragazza rinchiusa in una gabbia, trattata al pari di un animale, e quando finalmente ci riusciva la Stewart riusciva a distruggere tutto con il suo pessimo carattere. Sembrava odiarlo, senza un motivo apparente, forse perché se lo ritrovava irrimediabilmente davanti quando meno se lo aspettava, forse perché entrambi avevano dei pessimi caratteri che spesso li portava a scontrarsi. Scrollò la testa, non gli importava granché, il suo dovere era proteggerla e non essere suo amico anche se, certamente sarebbe stato più facile se ai suoi occhi non fosse stato solo una specie di stalker. Ma no, a lui non importava. «E se non ti importa perché tenti di proteggerla?» Compassione, noia, presupponeva. Avrebbe dovuto considerarsi una brutta persona? Ma no, quelle erano altre. Senza considerare il fatto che stava facendo una buona azione, o almeno ci stava provando. Percorse con lo sguardo le lunghe sbarre azzurre, incontrando talvolta dei rami che erano penetrati attraverso gli spazi lasciati, fino ad arrivare alla cima dov’erano posizionate delle punte verniciate d’oro; a ridosso di esse c’era un grande insegna recante evidentemente il nome dello zoo. Czar era stato in molti posti, altri spettacolari, alti meno, ma tra questi non c’era lo zoo. In compenso ricordava perfettamente le pareti della sua camera, rimaste pressoché immutate in cinque anni. Era uno dei suoi pochi svaghi, fissare il muro grigio e immaginare cosa ci potesse essere dall’altra parte; era semplice come gioco, doveva solo vedere oltre la parete –un po’ come se fosse di vetro- e figurarsi ogni volta nella mente uno scenario diverso. Era un trucchetto patetico, eppure gli permetteva per qualche minuti di evadere da quella che era la realtà. Scavando nella mente si ricordò che un giorno aveva provato ad immaginarsi uno zoo: tanti animali lasciati liberi in un grande spazio verde, nessuna gabbia. Aveva dato da mangiare (o almeno ci aveva provato) a un Jobberknoll, per poi tentare di strozzarlo per poter ascoltare tutti i suoni sentiti durante l’esistenza dell’uccello. Aveva avuto una conversazione con un Jarvey, non avevano parlato per molto ma da quel momento aveva desiderato segretamente di, un giorno, poterne acquistare uno. Un piccolo sorriso increspò le sue labbra a quel ricordo, sebbene leggermente malinconico, non si sarebbe scordato facilmente di quei lunghi pomeriggi. Mentre fantasticava sull’incontrare un leone –uno dei pochi animali babbani che conosceva- perse di vista Ashley, dalle labbra rosee del russo scappò un’ imprecazione, con frustrazione si passò una mano tra i capelli cercando con lo sguardo la chioma corvina tra la folla. Sembrava scomparsa nel nulla, possibile che si fosse accorta di lui e avesse usato il suo potere per seminarlo? Di certo non sarebbe stata la prima volta, si immerse nella folla, sperando di trovarla. Maledetta Stewart, quella gliel’avrebbe pagata.



    i thought I could fly, so why did I drown?
    role code by #epicwin for obliviongdr



    Edited by call me cizarro - 13/8/2015, 11:52
     
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    ASHLEY
    STEWART
    ❝no mood can be maintained quite unaltered in the passing of the hours.❞


    Da quando era uscita dall'inferno dei laboratori, la sua vita era diventata molto complicata, dall'avere un dono mai voluto, i momenti di buio e il dolore continuavano a fare capolino ogni notte, fino ad arrivare a Czar. La resistenza o chiunque avesse la strana e malsana mente, aveva deciso che lei, Ashley Stewart, che era praticamente rimasta da sola da qualche anno, che aveva lottato e sapeva cavarsela, doveva avere qualcuno che la tenesse sotto controllo. Li chiamavano protettori, ma per lei era un carceriere, che la teneva sempre sotto chiave. Lei aveva avuto la fortuna di sapere che qualcuno la teneva sotto controllo, ma immaginava gli altri babbani con i poteri, ignari di quello che succedeva e che venivano seguiti a loro insaputa da qualcuno. Era inquientate come cosa, il mondo magico non era così poi diverso da quello normale. Sta di fatto, che non poteva fare praticamente niente, voleva sempre che non usasse il potere, o che lo facesse nel modo giusto. Come se dipendesse da lei! Se si fosse interessato davvero, avrebbe saputo che lei non era in grado di gestirlo. Ma Czar era sempre presente, come un ombra. Se stava passeggiando per il castello se lo ritrovava davanti che le chiedeva dove stava andando. Era un angelo rompiscatole brontolone che a volte sembrava odiarla, ma doveva ammettere che le aveva spiegato qualcosa sul mondo magico, ma a volte non capiva che preferiva rimanere da sola e che non voleva imparare davvero ad usare il suo potere, se fosse stato per lei, se lo sarebbe fatto togliere molto volentieri. Di solito giocavano al gatto e al topo, lui la rincorreva mentre lei s'infilava in ogni angolo per lasciarlo indietro, a volte riusciva anche a bloccarlo. Non per molto. Ma una volta era riuscita quanto bastava per scappare e lasciare un biglietto in mano al ragazzo con su scritto: scusa boss ma avevo voglia di stare sola. Poi era scappata, ma alla fine la ritrovava sempre. Sempre. Quindi aveva trovato una nuova tecnica, portarlo in un luogo affollato. Così da smarrirsi, tra la folla; aveva imparato che l'unico modo per scappare dal suo scagnozzo russo era perdersi tra la gente, anche sei lei odiava stare nel caos. Ultimamente al castello non riusciva a non farsi trovare, come se lui avesse un radar o peggio, che avesse fatto su Ashley un incantesimo per trovarla sempre. Lei non era pratica di queste cose ma era quasi sicura che poteva esistere una cosa del genere.
    Una volta era finita ad un museo, addirittura in una maratona, aveva corso e si era mantenuta in forma, ma almeno era riuscita a sviare Czar. Quella volta aveva deciso di andare allo zoo, non era particolarmente amante di quel posto, vedere gli animali in gabbia le ricordava quel periodo infernale. Anche lei si era sentita come quelle creature, torturate, senza libertà e con la voglia di uccidere gli umani che gli avevano fatto quello. Ok, forse stava esagerando, quelle bestiole stavano bene in quei posti, ma lei al contrario no. Si voltò e vide Czar, con quell'aria da superfigo, ovviamente, ma perché non la smetteva di fare il russo spaccone?! Sospirò e accellerò il passo, cercando di svincolare tra la gente. Si voltò un paio di volte, vedendolo sempre più lontano, e sorrise, alla fine si divertiva a fare quel gioco, vederlo sempre esasperato, irritato che la inseguiva. Insomma era divertente alla fine, almeno per lei, forse per lui un po' meno. Ma se l'era cercata, tutto era iniziato qualche mese prima, quando aveva preso a seguirla di nascosto, come se lei fosse una stupida. Lo vedeva sempre dietro di lei,quando si fermava lo faceva anche lui e se rimaneva per qualche ora da qualche parte, lo faceva anche lui. Insomma tutto faceva sembrare ad uno stalker, ma lei sapeva chi era, il protettore che le era stato assegnato e che ovviamente non voleva. Tanto che una volta decise di fermare il tempo, riuscendoci, un miracolo! Lui era fermo, come una statua e Ashely era riuscita ad avvicinarsi a lui. Lo faceva spesso quando riusciva a fermare le persone e lo scrutò da vicino, quando riprese conoscenza, la guardò dritta negli occhi sbalordito e irritato quasi Adesso mi dici perché mi segui? E cosa vuoi da me? aveva inveito contro di lui, ma Czar era rimasto impassibile e non sembrava spaventato per averla vista un secondo prima lontano e subito dopo vicino Ok, forse lo so, perché mi hanno dato te?! Io non ne ho bisogno di un protettore. So che devo fare...sai anche io sono una ribelle disse stufa, sapeva come funzionava, di solito i protettori non dovevano farsi vedere o dire che erano li per aiutare i babbani con i poteri, ma la fortuna voleva che lei facesse parte della resistenza, in un modo o nell'altro, e aveva capito. Ma alla fine lui era rimasto, c'era sempre e la seguiva senza mai perdersi d'animo, nonostante lei fosse sempre stronza. Non che lui fosse meno bastardo di lei, per come la trattava. Insomma avevano un rapporto molto di odio reciproco, ma alla fine era anche amore, perché quando capitava finivano per parlare. Era in parte davvero il suo angelo custode, che quella volta era riuscita a lasciare indietro, scappando tra le persone che affascinate ammiravano gli animali nelle gabbie. Se solo fossero stati liberi, probabilmente sarebbero scappati tutti quanti dalla paura.
    Alla fine si ritrovò davanti ad una ricensione, era quelle delle tigri, ce ne era una sola, solitaria che stava sdraiata al sole, come se fosse qualcosa di prezioso, un momento di pace e tranquillità che le dava sollievo. Si rivide in quell'animale, in gabbia e appisolato al sole, sembrava aver trovato il proprio io. Quanto voleva essere anche lei così felice al contatto col sole, ma da tempo neanche quello le dava sollievo. Si sentiva davvero vuota. Tanto che non si rese conto di essersi fermata davanti alla gabbia e che dietro di lei era stata raggiunta da Czar.



    sheet 19 17 Muggles - Ribelle pensieve
    ©#epicwin



     
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    « sheet | 18 y.o | ex gryffindor | rebel | pensieve »
    Gli era sempre piaciuto quel gioco, nascondino, ma solo quando era lui a nascondersi. Era difficile che qualcuno ci riuscisse, ma quando succedeva lasciavano volentieri il loro posto a Czar, che non l’avrebbe abbandonato tanto presto. Lui era il gatto e avrebbe dovuto attirare il topo allo scoperto. Che cosa voleva Ashley? Probabilmente essere lasciata in pace. Per cinque minuti poteva anche smettere di essere una baby sitter per dedicarsi alla visita di quel magnifico posto, diciamocelo, Ashley non sapeva proprio come divertirsi nel Mondo Magico. Ovviamente, lei era una babbana. E neanche una delle peggiori, per quanto non la sopportasse. Leoni, zebre, qualche animale sconosciuto che neanche conosceva, niente riusciva a stupirlo, niente riusciva a scacciare l’immagine della ragazza nascosta da qualche parte, e questo non perché fosse preoccupato, ma perché non sopportava di perdere. Sarebbe impazzito, proprio così. Stava invecchiando per colpa sua, incominciava a non sentire, la schiena gli faceva male e non riusciva a stare concentrato per più di poco tempo, per non parlare degli infarti che gli faceva venire quando se la ritrovava davanti all’improvviso. Sarebbe morto presto, quel piccolo mostriciattolo gli stava succhiando via la vita. Come si sentiva piccolo in mezzo a quella gente, un pezzo di un puzzle, una luce microscopica, non aveva niente di diverso rispetto a quell’uomo di mezz’età che si sporgeva pericolosamente contro le sbarre, o a quel bambino attaccato alla gamba della madre, cosa aveva di speciale? Perché esistiamo? Perché lui e non sua madre? Parole che rimanevano sospese, senza una risposta, domande che avrebbe volentieri lasciato ai filosofi. Se in quel momento provava ad immaginare Ashley nella sua mente non si delineavano altro che due grandi occhi azzurri che lo fissavano e della labbra carnose delineate in un sorriso furbo, quando la ritrovò era girata di spalle intenta ad osservare una tigre, e non ebbe modo di constatarlo. Non sapeva cosa fare, avrebbe dovuto palesarsi? O forse era meglio immobilizzarla prima? No, non era un animale. Decise di non fare niente, almeno per il momento. Voleva solo parlare, e evitare che fuggisse un’ altra volta «Stewart» annunciò la sua presenza raggiungendola al suo fianco, osservando a sua volta la tigre, la quale esprimeva perfettamente il suo stato d’animo: annoiato. Era annoiato principalmente da quel posto, doveva essere lo stesso per la ragazza, non riusciva proprio a capirla, come faceva a stare lì ferma, così tranquilla, a fissare degli animali in gabbia senza che i ricordi riemergessero? Probabilmente ci era abituata, così tanto che non ci faceva più caso, triste, davvero. Eppure riusciva ancora così bene a fare la stronza «la prossima volta lasciami almeno una mappa, così evito di girarmi mezzo zoo» non era lì per rimproverarla e di certo arrabbiarsi sarebbe stato inutile, tanto più che Ashley sembrava così testarda «dimmi Stewart, cosa fai di tanto segreto da non voler essere seguita? Scappare tutte le volte, poi, guardami sono simpatico, bello ed evito che tu possa fare cazzate» si indicò continuando a sorridere, come se lei non l’avesse mai lasciato come un allocco in mezzo alla strada, come se fossero due amici che discutevano del più e del meno «qualche novità dalla buia New Hovel?» inclinò la testa osservando quegli occhi azzurri, così uguali e differenti ai suoi, domandandosi se c’era davvero qualcuno peggiore di Ashley Stewart? Probabilmente, ma preferiva continuarla a considerare come una sfida.
    Alekdandr Czar Dolohov
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    © psìche, non copiare.
     
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    Ashley Stewart
    no mood can be maintained quite unaltered in the passing of the hours.
    19 anni - Muggle - Cronocineta - ribelle - baciatutti

    Se solo avesse saputo che da lì a qualche mese si sarebbe ritrovata in un labirinto, se solo avesse saputo che esisteva ancora la gioia di vivere, non si sarebbe mai fermata davanti a quella tigre. Si era distratta così facilmente dalla fuga, da sembrare una dilettante, eppure non era facile per lei distrarsi, odiava stare chiusa alla residenza, nonostante le piacesse stare con Aveline,ma quella non poteva certamente esser definita vita. Non per Ashley, che aveva sempre vissuto in un mondo e modo diverso. Andava a scuola, era diventata cheearleader e usciva tutti i sabato, questo fino alla scoperta della morte del fratello. Un brivido la percosse, non voleva ricordare quel momento doloroso, anche perchè non era l'unico e se avesse iniziato a pensare, sarebbe entrata nel vortice della sofferenza senza più uscirne; per lei era facile cadere nel buco nero tanto quanto le era difficile uscirne. Il vuoto l'avvolgeva e la faceva prigioniera, insieme al dolore alla pancia, sentiva quella ferita pulsare come se fosse ancora aperta; e in parte era così. Non ricordava per quale motivo l'aveva ma non era piacevole e la sensazione di perdita che le teneva compagnia era la dimostrazione che i laboratori le aveano portato via molto di più che della sola libertà. Era come quella tigre, in gabbia, senza via uscita e con la voglia di scappare. Era annoiata, probabilmente di tutti quegli umani che continuavano a fissarla, a farle fotografie, lei voleva solo starsene in pace al sole. Come la capiva, Ashley era pericolosa secondo i maghi, perchè non era capace di gestire il proprio potere, doveva esser tenuta sotto controllo e sopratutto lontano dalle persone, poteva fare del male. Certo come fermare il tempo potesse nuocere alla saluta, probabilmente ne sarebbero stati tutti contenti, o forse spaventati. In effetti non ne aveva idea, ma non poteva neanche andare in giro a chiedere.
    «Stewart» sentì Czar chiamarla per nome, quanto lo odiava, anche se lei non riservava certo un trattamento migliore al ragazzo, di solito il vezzeggiativo più carino che usava era coso, quindi in confronto si poteva dire che era gentile; anche se in fondo non lo era mai, non si piacevano molto e non si riservavano parole molto dolci. Si voltò verso di lui, e fece una smorfia Doholov disse con un sorriso furbo, conosceva anche lei il suo cognome e quel gioco lo poteva fare anche lei.
    «la prossima volta lasciami almeno una mappa, così evito di girarmi mezzo zoo» le disse, era incazzato? Forse, in fondo erano ore che giocavano ad acchiappaladro, anche se lei non era stata così onesta; era riuscita a bloccarlo per poter scappare. Non sarebbe stato divertente sennò. rispose prontamente lei; era normale per loro due scherzare in quel modo, si punzecchiavano sempre. Ma alla fine era una buona compagnia, anche se non voleva ammetterlo. «dimmi Stewart, cosa fai di tanto segreto da non voler essere seguita? Scappare tutte le volte, poi, guardami sono simpatico, bello ed evito che tu possa fare cazzate» lo vide indicarsi. Era proprio tipico di lui pavoneggiarsi, e lei sorrise di rimando Non sei tu il problema...cioè anche rise e gli diede una spallata, davvero non era male stara con lui, a volte era simpatico in realtà ho solo bisogno di stare lontana dal mondo magico, tu ci sei cresciuto ma per me è nuovo e mi soffoca sintetizzò così la sua frustrazione ma sapeva di aver reso bene l'idea. E poi aveva anche parlato troppo, non era in lei essere così loquace, anzi al contrario era taciturna e scontrosa per gran parte del tempo. Eppure le riuscì molto facile.
    <i>«qualche novità dalla buia New Hovel?» Si voltò e lo guardò male, come poteva chiederglielo, sapeva benissimo che lì non c'era mai niente di nuovo, o forse troppo, insomma c'era sempre un gran via e vai di nuovi babbani, con i più svariati poteri, insomma era un inferno, si ritrovava in costante vicinanza con il ricordo dei laboratori. Molto spesso di domandava come potevano tutti quanti vivere così bene quella situazione , lei si sentiva morire ogni volta che ci pensava. Tornò a guardare quella tigre che aveva preso a camminare, quasi irrequieta, come lei. Aveva voglia di scappare? Come lei in quel momento, ma nonostante tutto rimase ferma ad osservare. Sospirò e alla fine prese la parola Il solito...Eltrettricità che viene a mancare, incendi improvvisi e urla notturne rise leggermente, in effetti a pensarci la vita in quel posto non era male, non ci si annoiava mai. Non tutti sapevano controllare i propri poteri e spesso i maghi dovevano correre ai ripari. Sembravano dei bambini. Scosse la testa, doveva rassegnarsi a vivere in quel posto, con o senza la voglia. Doveva smettere di scappare, almeno per il momento. Era stanca . Guardò così il compagno e abbozzò un sorriso. Senti Czar, andiamo a bere qualcosa, poi prometto che torno là. Ti va? Il ragazzo annuì e in silenzio si recarono al primo locale nelle vicinanze.
    Settembre
    Labirinto

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    addio Czar T_T
     
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