Like water for chocolate

hope ft. mihail mills

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  1. leccami la piastrella (nutella)
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    Mihail Mills
    Just let the pain remind you hearts can heal
    Non riusciva a ricordare quale fosse stata la sua ultima impressione di Hogwarts. Ne era rimasto contento? Gli era piaciuto e, gettando un ultimo sguardo all'enorme castello, si era ripromesso di tornare? Non ricordava. Di quell'anno passato fuori dal proprio territorio, lontano dalla propria scuola, Mihail ricordava solo il profondo sguardo di Amelie quando casualmente la incrociava per quei lunghi corridoi al dirigersi a lezione o a qualche prova per il torneo. Poteva ancora sentire sulla pelle della propria mano la sensazione della prima volta che l'aveva sfiorata e ancora risuonavano le loro voci nelle sue orecchie durante la loro prima conversazione. « Sono... » non lo lasciò nemmeno finire. Inclinò il capo e socchiuse gli occhi, regalandogli un ampio e sincero sorriso sotto all'ombra del cappellino turchese. « Mihail, campione di Durmstrang. » disse e lui non poté fare a meno di sentire il proprio cuore perdere un battito sotto alla delicata carezza di quella voce, di quell'accento melodioso. Le tese la mano ed ella la strinse, senza esitare nemmeno un momento: senza fare caso agli strati di polvere e fango che la ricoprivano, perchè dopotutto al guardarlo negli occhi ancora riusciva a vedere quell'azzurro che l'aveva stregata sin da subito. « Vorrei venire al ballo con te. » aggiunse, lasciandolo a bocca aperta. Non esisteva; a Durmstrang non esisteva ragazza tanto coraggiosa da chiedere a lui di uscire. Uno spontaneo sorriso nacque sulle labbra del ragazzo che assentì. « Prometto di lavarmi prima di passare a prenderti. » disse e le schiacciò l'occhiolino. Poi la lasciò andare, guardandola allontanarsi in tutta la sua eleganza. Sospirò: e così quello era l'amore. Ed ora guardava la reggia dove proprio i suoi figli, quelli avuti da Amelie, avevano studiato: si fermò lungo il sentiero ed osservò l'edificio, senza riuscire a contarne tutte le guglie. In definitiva, gli piaceva: era appuntito ed alto, resistente, forte; era un po' come lui: senza paura, rovinato dagli anni e tinto dal sangue. Riprese a camminare, notando ogni pietra ed ogni sassolino sotto alla sottile suola della scarpa: ma non provava dolore, solo un incredibile durezza. In lontananza riusciva a intravedere il campo da Quidditch ed alcuni studenti intenti ad allenarsi sulle scope: a lui non era mai piaciuto particolarmente volare, ma da spettatore non disprezzava una buona partita dello sport preferito dai maghi e sapeva che in quel luogo si tenevano importanti match a cui non avrebbe di sicuro fatto mancare la propria presenza. E tutto in quel luogo era grande, dalle lastre di pietra che creavano il mosaico sul pavimento agli scalini; le porte, le statue, i quadri. Tutto era gigante, come se lui fosse solamente una bambola in una casa di giganti: inclinò leggermente il capo, con gesto complice, all'incrociare lo sguardo di Icesprite nell'ingresso. Non si fermò a scambiare convenevoli con chi conosceva abbastanza bene da saperlo troppo impegnato per stupidi saluti di rito: Mihail era alla ricerca di una chioma specifica, di un paio di occhi in concreto. Con passo svelto e pesante, dalle lunghe falcate, arrivò alla Sala Grande dove una gran quantità di studenti mantenevano le mandibole impegnate nel masticare la cena. Si alzò in punta di piedi e, quando finalmente incrociò lo sguardo azzurro della figlia, sorrise.


    Scheda ▴ 44 ▴ mangiamorte ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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    Ora di pranzo, aveva una fame da lupi, non era da lei abbuffarsi ma non vedeva l'ora di cibarsi, aiutare Shane in occlumanzia era diventato estenuante e finiva sempre con entrambi stravolti oppure affamati.
    Dopo che si erano confidati tutto, erano davvero amici come una volta, niente li avrebbe più divisi, sentiva il cuore leggero come non aveva da tempo. Sperava anche di non doverlo affrontare mai più, né per un torneo, come era successo né in uno scontro tra resistenza e mangiamorte. Chissà un giorno sarebbe diventato uno di loro, in fondo Shane aveva un cuore d'oro e sapeva distinguere il giusto dallo sbagliato.
    Hope sul serio Damian?! Ti sei presa una cotta per mio zio?! aveva detto dopo una sezione di occlumanzia. Per leggere la sua mente aveva erroneamente abbassato la guardia e lui era entrato nella sua, di solito era brava a non farsi leggere ma aveva fatto trapelare un ricordo.
    Damian che adolescente andava da Shane, anche lei era lì con loro, e quegli occhi color cielo la lasciarono senza parole. Era così bello....
    Hope basta! Mi fai vomitare in questo modo disse Shane ancora una volta e scoppiarono entrambi a ridere.
    ok basta serpeverde dei miei stivali, io ho fame e tu puzzi, ci vediamo dopo? diede un bacio sulla guancia al suo migliore amico e si dileguò in sala grande. Aveva fame, une tremenda fame. Si precipitò verso la sala, ma qualcosa di strano la distrasse, c'erano voci di corridoio che parlavano di un nuovo professore di combattimento corpo a corpo. Daphne se ne era andata, senza dire molto, era dispiaciuta perché l'aveva sempre trovata una persona favolosa.
    Parlavano di un uomo, dagli occhi di ghiaccio, pauroso. Chissà chi era, non sembrava molto rassicurante, le mise un po' di ansia addirittura, sperava che le voci non fossero vere, e che il passaparola avesse ingigantito la descrizione dell'uomo.
    Così decise di lasciar cadere il discorso, anche perché non era una pettegola e anche se era curiosa e avrebbe voluto fare la giornalista non voleva indagare sul nuovo professore, lo avrebbe scoperto con calma e soprattutto dopo pranzo. Aveva troppa fame.
    Con camminata decisa arrivò in Sala Grande, era tutto apparecchiato, per fortuna era ancora ora di pranzo e poteva godersi il cibo in pace. Si diresse al proprio tavolo, aveva voglia di stare tra gli amici, al sicuro, tra i tassorosso.
    Una volta seduta, prese un muffin, adorava iniziare dal dolce, era strano, ma cosa lo era in quel mondo?! Tra l'altro lo adorava, era così soffice e buono, specialmente caldo. Gli diede un morso, ascoltando ancora i pettegolezzi sul professore, quello nuovo. Ok, ora che si stava riempendo la pancia la curiosità si stava insinuando in lei, doveva capire chi fosse.
    Hope...tuo padre? disse una voce, era Miguel. A volte dimenticava che lui l'aveva conosciuto, anche se quasi tutti lo conoscevano. Era un campione della coppa tre maghi, ed effettivamente molto spesso veniva ricordato. Anche se utilizzavano il vero cognome dell'uomo quindi non tutti collegavano i due, vista la pronuncia diversa.
    Ma anche nel caso in cui si rendevano conto che lei era figlia del campione, non se ne vergognava, per lei non era un problema, amava il padre, nonostante la sua idea del sangue puro, a casa sua sembrava essere l'unica cosa importante e soprattutto era diverso che lei e il fratello si circondassero solo di persone del loro stesso rango (?). Ma in che epoca vivevano?!
    Storse il naso, perché le dispiaceva mentire al padre, su tutto, appariva come loro volevano ma nel profondo non era così, lei era una ribelle e avrebbe dato la vita per cambiare le cose.
    Hope....guarda che davvero c'è tuo padre. disse ancora una volta, distraendo la tassa dai suoi pensieri, così alla fine si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Le sorrise e anche lei di rimando. Era davvero bello! Sembrava molto serio, quasi pauroso, ma non per lei. Non lo sarebbe mai stato. Lui era la roccia ma dal cuore tenero, quando voleva.
    Lasciò il muffin e si diresse da lui, inizialmente camminava, ma mentre la figura si faceva sempre più imponente decise di aumentare il passo al diavolo le regole, c'era suo padre. Erano mesi che non lo vedeva e le mancava da morire. In pochi secondi si ritrovò a correre verso di lui, gettandosi addosso, sapeva che l'avrebbe presa al volo. Si fidava di lui. E poi era Hope, lei dimostrava sempre in modo così espansivo l'affetto.
    papà !! Lo strinse forte, per quanto la sua figura esile potesse fare, l' uomo sembrava un gigante paragonato a lei. Gli diede un bacio sulla guancia, ignorando tutti. Al diavolo le regole. Poi sapeva che a lui faceva piacere ricevere affetto da sua figlia. Nonostante lui fuori sembrasse così duro, severo, con lei era sempre stato premuroso, dolce e coccoloso. E anche se poteva sembrare assurdo, lo era davvero. Da piccola ricordava come ad ogni pianto , non che lo facesse molto spesso, lui accorresse dalla sua bionda. Molte volte la prendeva in collo e si “lamentava” del fatto che fosse una veela e che lo incantava per avere quello che voleva. Ma sapeva che comunque l'amava. Non era neanche viziata, anzi la famiglia era molto rigida e niente veniva dato senza esserselo meritato, anche la gioia di papà. Ma le stava bene così, si era sempre impegnata in quello che faceva e provava una certa soddisfazione quando riceveva il premio. E le coccole del padre erano sempre un bellissimo regalo il molte delle volte, soprattutto quando era triste. Amava il padre.
    che ci fai qui?! Ti mancava la tua figlia preferita ? chiese mentre lo guardava in quei favolosi occhi. Lo amava.

    Sheet ⋆ età 16⋆ razza Purosangue⋆ allineamento Ribelle ⋆ status Single

    schema role © psìche




    Ho farneticato frasi senza senso vero?! T____T scusa T__T
     
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1 replies since 6/4/2015, 19:50   83 views
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