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emily ft. rey

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    Emily Bulstrode
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    La voce annoiata del ragazzo che stava parlando dal banco, alzato, risuonava in tutta la classe. Spalle flosce come i rami degli alberi esili in inverno, quando la tormenta li piega, sguardo affogato nella noia totale, bocca che si muoveva come masticando una chewing gum. Parlava dell’Era dei Draghi come se fosse la cosa più noiosa della terra. Mi alzai di scatto: «Pensavo di averlo già chiarito. Signorino, se deve parlare, deve scandire per bene ogni minima sillaba e stare diritto e composto. Dev’essere sicuro di sé, come se stesse parlando al Ministro in persona!». Non tolleravo interrogazioni fatte in quel modo, come se si stesse per morire e le cose non avessero importanza.
    I miei lunghi capelli biondi incorniciavano la mia espressione severa, severità data dalle due labbra serrate orizzontalmente e dagli occhi neri, profondi, che trasmettevano anche un senso di superiorità. Occhi coperti dalle lenti degli occhiali neri, poggiati sulla radice del naso. La risposta del ragazzo arrivò pronta e inaspettata, impulsiva. “Io me ne frego di lei e delle sue critiche e, ancor più, me ne frego del Ministro. Se fosse per me io ci pisc…”. La mia risposta lo fu altrettanto: di scatto presi la mia bacchetta e flessi l’avambraccio verso il ragazzo. Egli cade a terra urlando in preda al dolore. Torsi il braccio, aumentando la potenza della maledizione cruciatus. «Ragazzo, quali sono le regole che dettai la prima volta che ci incontrammo?».
    Il ragazzo annaspò con la voce, cercando di parlare senza riuscirvi, in preda al dolore. Il dolore non doveva bloccare, doveva spingere a fare le cose, a rimediare ai propri errori. Doveva essere una punizione costruttiva, almeno per me. Tesi ancor di più il braccio e un’altra fitta di dolore colpì il ragazzo, poi ritrassi la bacchetta. «Allora?». Lui come risposta si alzò, traballante, guardandomi con testo di sfida. Passarono dei secondi e lui continuava a guardarmi allo stesso modo. Con il braccio che teneva la bacchetta feci un movimento tipo frusta diretto verso di lui, e lui cadde di nuovo a terra mentre il suo viso veniva sfigurato da mille tagli sanguinanti. «Regole per vivere in questa classe: rispetto. Portare rispetto al docente, ai propri compagni e a tutte le altre persone anche se non si trovano qui», mi alzai dalla cattedra avvicinandomi al ragazzo, «in special modo se è il nostro Ministro. Si alzi».
    Io non amavo la tortura. Anzi, sapevo quanto essa potesse fare male: ogni singolo giorno la mia anima soffriva la pena di 80 innocenti che credevano in Lord Voldemort. Quante cose erano state fatte nel nome di Tom! Quegli ottanta si sacrificarono per lanciare l’oblivion e noi quattro che sopravvivemmo avremmo portato per sempre i loro tormenti nella nostra anima. Quando pensavo alla tortura, pensavo a quelle persone che si suicidavano e morivano, facendo appesantire la nostra anima. Pensavo agli occhi di Edith che si dilatavano fino a chiudersi, in preda a quello che poteva diventare il sonno eterno. Pensavo anche agli occhi degli altri te e in particolar modo a quelli di Jerome, che lacrimavano sangue. Pensavo al mio corpo, in balia del tormento e del dolore.
    Il ragazzo si alzò e in quel momento suonò la campanella. «Ragazzi, prima di andare permettetemi due parole. Studiate il capitolo intitolato “I frutti della guerra dei draghi” e fatemi un saggio di minimo 2 pagine da consegnarmi via gufo entro tre giorni in cui parlerete di ciò cui abbiamo trattato oggi. E cinquanta punti in meno ai gryffindor per il mancato rispetto del compagno. Potete andare». Ritornai alla mia cattedra mettendomi la giacca di pelle. «Ovviamente lei è in punizione e scenderà con me in Sala Torture», aggiunsi guardando il ragazzo, che si limitò a prendere la cartella. Mi tolsi gli occhiali.

    Entrammo, io e il ragazzo, nella Sala Torture. L’aria, come al solito, era fredda. «C’è qualcuno?», mi limitai a dire guardando il volto del ragazzo. Non l’avrei torturato di certo io. I lineamenti del suo viso era contratti dalla paura ma erano induriti anche dalla testardaggine. Non mi sarei stupita di ritrovarmelo in tribunale per essere accusato di far parte dei Disertori.

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    Rey Shiny
    Il tuo dolore mi rende felice
    Era magica l'atmosfera che si respirava in quella stanza.
    Come ogni volta la donna si trovava in quella stanza, pronta a ricevere eventuali ragazzi pronti ad essere torturati per chissà che motivo.
    Che bella fantasia che avevano gli studenti, ogni secondo c'era sempre un ragazzo pronto ad essere punito per il suo comportamento scorretto, e gli studenti sembravano sempre più fantasiosi, trovando ogni volta un motivo diverso.
    Così la ragazza si trovava nella sala torture in attesa di ricevere qualche professore o prefetto che accompagnava uno studente pronto ad essere punito.
    L'attesa era straziante, il cuore della ragazza batteva perennemente forte, ogni secondo immaginava di veder entrare una persona dalla porta chiedendo di torturare uno studente.
    Era come correre senza una meta, riusciva a fermarsi solamente se doveva torturare una persona.
    Era così che si era ridotta Rey, era quello il suo sogno, dato che il mondo era ormai sotto il controllo dei mangiamorte c'erano solamente due cose che bisognava fare: Eliminare i ribelli e torturare.
    Perciò appena fu il momento, dalla porta entrarono due persone e la donna accolse con un sorriso la professoressa di storia della magia entrare, ovviamente accompagnata da un ragazzo di grifondoro che sembrava accettare passivamente la punizione.. non era la prima volta che entrava in quella sala, era uno studente indisciplinato che voleva migliorarsi e probabilmente accettava la tortura perchè era abituato.
    Dal canto suo Rey avrebbe voluto che le persone non recassero problemi allo staff della scuola, più problemi c'erano, più le persone erano distratte dal compito primario che era eliminare i ribelli.
    Però Rey non potè nascondere la felicità che provava nel veder entrare un altro ragazzo in quella sala famosa perchè succedevano le cose più atroci, infatti il sorriso che poi rivolse al ragazzo faceva chiaramente notare la soddisfazione della donna.
    Sapeva che lo avrebbe torturato, il pensiero provocava una sensazione di euforia tale che per un attimo non sentì più il suo corpo da tanto che l'aveva travolta.
    L'immagine del ragazzo sotto tortura non voleva sparire dalla mente della donna, si alzò avvicinandosi a lui con il solito sorriso, chiaramente sadico e malato, poi parlò, il tono della voce confermava ciò che si poteva dedurre dallo sguardo.
    Qual'è il motivo per cui sei stato portato quì oggi? disse la donna facendo un sorriso, per poi continuare a parlare.
    Sai che riceverai lo stesso trattamento di sempre, vero?.
    Si, Rey torturava sempre con la stessa maledizione, la maledizione cruciatus era molto in voga in quel momento e la ragazza aveva sviluppato una specie di dipendenza da quella maledizione, tanto che non riusciva a stare più di un giorno senza usarla.
    Fissava il ragazzo, cercando di scorgere il lui un baliore di terrore, doveva avere paura, doveva soffrire... sia perchè aveva violato le regole, sia perchè a Rey piaceva così


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    Edited by Rey Shiny - 3/1/2015, 20:12
     
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  3. -bulstrode-
         
     
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    Emily Bulstrode
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    Quando vidi la Shiny, le sorrisi. Un sorriso normale, nemmeno tanto sincero, di cortesia. Un sorriso abitudinario. Rey Shiny, me la ricordavo ancora: non riuscivo a vederla come la donna che era adesso, la vedevo sempre e comunque come la ragazzina che era stata. Rey era stata una dei tanti miei studenti aveti quando era stata professoressa della stessa materia anni fa. Se non andavo errata, l’avevo avuta come studentessa dal secondo al quarto anno.
    Poggiai la mano sulla schiena del ragazzo spingendolo gentilmente ma con decisione verso la torturatrice. Torturatrice. Ruolo adatto per quella ragazza. Ricordavo ancora i lamenti di una ragazzina che era venuta nel mio ufficio accusando Rey di aver deturpato il volto. “Deturpato” era una parola grossa, aveva solo qualche graffio. Ciò era successo perché alcuni compagni della ragazzina ferita l’avevano presa in giro e lei, visto che gli altri erano scappati, se l’era presa con l’unica rimasta. Io, con estrema calma, risposi a quella ragazza piagnucolosa «Cara, la signorina Shiny s’è comportata così a causa del comportamento dei tuoi compagni. Se mi dirai i loro nomi, puniremo i colpevoli. Altrimenti, sarai punita tu». Lei, terrorizzata, mi diede i nomi dei compagni che avevano insultato Rey e questi vennero puniti.
    Rey fu convocata nel mio ufficio, dove le spiegai che a scuola alla violenza, di qualsiasi tipo essa sia (violenza tramite parola, bacchetta, spada, pugni), non bisogna rispondere alla violenza. Bisogna, invece, avvisare un professore. Rey non lo fece mai, preferendo vendicarsi da sola. Solo qualche volta veniva da me, rabbuiata in volto, dicendo che qualcuno l’aveva insultata.
    Povera ragazza… quegli insulti l’avevano spinta a crescere così: ora era una donna assetata di sangue e tortura. Se rifinita meglio e con compagni di scuola decenti, forse sarebbe potuta diventare una donna raffinata ed elegante. Per il resto, comunque, Rey non deludeva nessuno: era studiosa e si vedeva che si impegnava. Certo,a volte le capitavano di quei normali ribassi che fanno abbassare un po’ la media. Non fu una studentessa perfetta (del resto in pochi lo erano), ma da quando uscii da scuola la ricordai come una alunn a diligente.
    Mi ero fatta dire dai miei ex colleghi come i miei ex studenti stessero andando, e con mio piacere mi dissero che Rey, dal suo quinto-sesto anno era diventata più calma, paziente.
    “Qual'è il motivo per cui sei stato portato quì oggi?”, chiese ella al ragazzo. Sospirai, allontanando da me quei ricordi. “Sai che riceverai lo stesso trattamento di sempre, vero?”.
    Il ragazzo, a dentri stretti, sibilò quella che mi sembrò essere una bestemmia rivolta alla ragazza, ma non ne ero certa. Posai una mano sulla spalla del ragazzo come a intimargli di moderare le parole. «Cara, te l’ho portato perché ha mancato di rispetto… a chi?», guardai il ragazzo. Lui, a denti stretti, rispose: “A voi merdac…”. Non ebbe tempo di finire la frase: un ceffone sonoro partì dalla mia mano sulla sua guancia stampa dogli un’impronta rossa e facendolo barcollare. Lui rispose con un ghigno di sfida, guardandomi.
    Andai in fondo alla sala torture appoggiandomi sul muro: «Credo che un’ora e mezza dovrebbe bastare, ma ti chiederei una cosa», sorrisi gentilmente alla ragazza: «Fagli capire che ha sbagliato. Fagli capire che deve cambiare comportamento». Fissai il ragazzo con sguardo freddo, di ghiaccio, il sorriso ancora stampato sul volto: un sorriso tagliente e per nulla sincero: «E mi piacerebbe capire se lo devo portare al tribunale accusandolo di tradimento». In altre parole, “scopri se è un sovversivo”.
    Sapevo che il cruciatus era la maledizione preferita di Rey, ma sottoporre allo stesso trattamento qualcuno ogni volta lo rende abitudinario e meno propenso a cambiare idea e a farsi sciogliere la lingua. Ma questo non lo dissi.

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    Rey Shiny
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    Rey ricordava com'era la professoressa Bulstrode, era forse una delle sue preferite in quanto a severità perchè si.. non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.
    Nemmeno in questo momento, quando il ragazzo che aveva portato sembrò sfidare sia lei che la torturatrice.
    Rey però non sembrava molto arrabbiata notando l'atteggiamento di sfida che distingueva quel ragazzo, anzi.. ne era quasi deliziata.
    Il motivo era così semplice che chiunque avrebbe potuto capirlo, un alunno ribelle era un alunno che si poteva punire tranquillamente, non bisognava scovare nell'invisibile per trovare qualche sgarro da punire, lui gli sgarri li porgeva come su un piatto d'argento, e come sempre Rey si divertiva un sacco.
    Infatti l'offesa, probabilmente l'ennesima offesa, che fu rivolta alla professoressa la portò a tirare uno schiaffo sul volto del suo alunno.
    Rey spalancò gli occhi con espressione di estremo godimento, era come il preliminare della tortura, per Rey era sempre una delle cose più soddisfacenti vedere i professori che punivano gli alunni in maniere diverse dal semplice togliere i punti, voleva il dolore.. e per fortuna non era raro vedere il puro dolore nei visi degli studenti puniti.
    Eppure Rey come tutti gli altri studenti probabilmente non era estranea a tutto questo, aveva ricevuto schiaffi, calci, persino frustate dai suoi insegnanti ma nonostante le facessero molto male, lei sembrava trarne comunque qualcosa di piacevole, un piacere malato che purtroppo delle volte veniva percepito anche dagli stessi insegnanti che la punivano.
    Solo una cosa non le faceva piacere: la maledizione cruciatus.
    Si, quella stessa maledizione che amava con tutta l'anima, odiava subirla, andava ben oltre la sua soglia di sopportazione.
    La Bulstrode si appoggiò al muretto chiedendo a Rey di far capire al ragazzo che aveva sbagliato.
    Da ciò che poteva dedurre l'ex serpeverde, ciò che la prof chiedeva era praticamente un utopia, quel ragazzo sembrava così indisciplinato che neppure se lo si minacciava di morte si sarebbe tranquillizzato, inoltre Rey quando torturava era così inebriata dalla tortura che difficilmente si poteva pensare che lo stesse facendo per correggere.. no.. non lo faceva per correggere, ma doveva far finta.
    Rey decise nonostante tutto di controllarsi, decise di non iniziare con la cruciatus ma preferì usare qualcosa di diverso.
    Attaccati al muro e con il viso guarda il muro.. svelto! esclamò Rey, a quel punto il ragazzo sembrò come rassegnato,
    si avvicinò al muro come aveva detto Rey anche se con un atteggiamento evidentemente seccato, poggiò il petto attaccata alla parete e il viso era rivolto verso il muro.. ottimo.. sarebbe stata tutta una sorpresa.
    Rey cercò di non far rumore, prese una frusta e si avvicinò verso il ragazzo in modo tale da poterlo colpire senza problemi.
    Neanche un secondo e Rey con la velocità di un fulmine fece scontrare la frusta sulla schiena del ragazzo, fu come uno schiocco, una specie di forte carezza infuocata data con così tanta forza da far sentire il rumore in tutta la sala o forse anche fuori.
    Oh che dolce suono soave quello della frusta, Rey non potè far altro che sorridere, forse non sapeva se sarebbe stato giusto sorridere in quel momento, ma per tanto che cercasse di non farlo, il sorriso sembrava crearsi da solo, indipendentemente dalla sua volontà.
    Sai benissimo che le regole di questa scuola vanno osservate vero? esclamò Rey.
    Sapeva che quel ragazzo si sarebbe praticamente dimenticato tutto, ma comunque doveva dire le cose come stavano, forse.. proprio perchè la Bulstrode era li accanto a lei e se voleva che riportava da lei altri ragazzi doveva per lo meno soddisfarla facendo ciò che voleva lei.
    Perciò dopo aver detto questo, un altro rovente colpo di frusta colpì di nuovo la schiena del ragazzo, perfettamente nel punto colpito la volta precedente, proprio per fargli più male.
    Per te le regole non sono un optional, è importante seguirle, altrimenti avrai punizioni sempre peggiori! esclamò la donna colpendo un altra volta il ragazzo con la frusta.
    Era soddisfacente però si sarebbe volentieri fermata li, pronta a colpirlo con la maledizione cruciatus.
    Conoscendo la Bulstrode sapeva che sicuramente lo aveva già fatto, era già stato cruciato, ma non si era scusato con lei.
    Allora? chiedimi scusa sciocco maleducato!


    Scheda ▴ 20▴ Torturatrice ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr



    Edited by Rey Shiny - 7/1/2015, 20:38
     
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