Il tè delle cinque

con Scarlet Tonks

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    Keanu Larrington
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    Madama Piediburro secondo la sua opinione, e soprattutto secondo le sue esperienze e le sue visite di ogni altro locale dell'accogliente e quasi stretta Hogsmeade per una persone come lui che amava l'ampiezza inutile di Londra, era l'unico posto, fatta eccezione per i rari e ricercati clienti del suo locale, in cui si poteva gustare un sano tè, senza incappare in strane sorprese o in un menù tanto particolare quanto troppo bizzarro per un inglese che talvolta si meravigliava persino delle cose che era costretto a servire nel suo locale.
    Anche se per definizione quello era un locale per coppie a Keanu poco interessava quella superficiale etichetta, certo si sentiva un po' in imbarazzo, non tanto perché gli occhi erano puntati su di lui, che pur essendo entrato altre centinaia di volte in quel locale, lo aveva sempre fatto per amore del tè e non per un invito galante ad una donzella, infatti non vi aveva mai portato una persona del sesso opposto dentro tenendola a braccetto e mai aveva scostato la sedia per farvi sedere un ospite del gentil sesso, come da buon galantuomo sarebbe dovuto essere, l'imbarazzo maggiore era dovuto al fatto che egli stesso non riuscisse a fare qualcosa del genere, non riusciva ad avere più il tempo, la concentrazione, non c'era nessuna persona che gli interessasse veramente, nessuna a cui potersi legare, probabilmente c'era qualcosa in lui che non andava.
    Eppure non gli sembrava, insomma, era sempre vestito di tutto punto, elegante, curato, i suoi capelli erano sempre al punto giusto, parlava educatamente, si atteggiava nel modo giusto, ma niente, probabilmente la sua fissazione verso un bene generale non gli facevano aprire gli occhi su ciò che aveva intorno.
    E in fondo neanche gli interessava più di tanto, era semplicemente quel posto che gli metteva in testa quei pensieri, sentirsi l'unico in solitudine in mezzo ad un mare di coppiette faceva nascere in lui discorsi che poteva definire quasi adolescenziali, anche se quei sentimenti, sapeva benissimo, che non avessero una precisa età.
    La situazione sarebbe stata ancora più stramba quel giorno dato che non riempì come suo solito l'ultimo tavolino in fondo alla sala a sinistra che conteneva una sola sedia che puntualmente era occupata da lui o da qualcuno prendeva in prestito, ma no, quel giorno il suo posto era su un modesto tavolino di legno a fianco al muro destro del locale, e quel tavolino non conteneva semplicemente una sedia bensì due.
    Si, quel giorno non avrebbe preso il tè in solitudine, no, quel giorno avrebbe condiviso la pausa delle cinque con una donna, di preciso una ragazza e di certo non persona a cui erano destinati tutti i pensieri che che la sua coscienza aveva formulato precedentemente.
    Era lì per dare una notizia importante a quella ragazza e aveva scelto un posto solito, formale, che avrebbe permesso uno scambio di informazioni nel migliore dei modi, certo evitare un'opinione sbagliata dalle persone che fino ad allora lo avevano visto solo era quasi impossibile, ma sperava ancora in un barlume di speranza nella ragione delle persone, non voleva agitarsi più di quanto non avrebbe fatto in futuro e più di quanto non lo era in quei tempi.
    Insomma Keanu Larrington non si trovava in una situazione facile, in una giornata era andato tutto storto, aveva perso il quartier generale, aveva perso un dito e soprattutto il suo capo, la Resistenza stava andando a rotoli e per fare chiarezza sull'intera situazione se ne era messo a capo, inviando in tutto il mondo informatori che riuscissero nell'impresa di ritrovare Barrow e altri, tra questi c'erano appunto, i genitori della ragazza invitata, e questo era il contenuto dell'informazione.
    Aveva perso momentaneamente il suo locale e quindi si sentiva alquanto disturbato nel dare una tale informazione a Madama Piediburro, ma dato che nel retrobottega della Testa di Porco c'era stato un bel casino e di tutto quel casino egli avesse ritrovato solo la maschera di Mnemosine che nascondeva gelosamente tra le sue cose, fu costretto appunto a trovare un rimedio, e dato che quello era il locale che frequentava con maggior piacere, le cose andarono piacevolmente ad unirsi.
    Dopo essere entrato nel locale in cui spiccava la presenza di luci che andavano dal rosa al rosso, che creavano l'atmosfera soffusa e pacata dell'ambiente, non volgare ma piacevole e confortante, si diresse al bancone, chiedendo scusa in anticipo e il permesso di accendere la pipa, ormai conosceva bene la cameriera che vi lavorava regolarmente, che rispondeva ogni volta, con un cenno scocciato della bocca e scuotendo il capo, ricordandogli che quel gesto non fosse granché accettato anche se alla fine sapeva che avrebbe levato via l'odore con un incantesimo,ma per un cliente abituale come lo era lui e per un, in qualche modo, collega, era concesso anche questo lusso.
    Si avviò quindi al tavolo, specchiandosi nelle superfici lucenti del locale, i capelli come al solito erano sistemati, all'indietro e raccolti in una coda che arrivava all'altezza delle spalle, lo smoking appena lavato era lucente e nero come i suoi pantaloni, la sua cravatta blu a pois bianchi spezzava, con la camicia bianca, il nero presente su tutto il corpo, il tutto terminava con delle scarpe di un marrone scuro a fantasia inglese.
    Era vestito come sempre se non fosse stato per quel piccolo inghippo del dito mozzato, fu per questo che decise di indossare dei semplici guanti di pelle neri, imbottendo la parte mozzata con dell'ovatta per non far scoprire la sua menomazione, per il resto era tutto come sempre e non ci fu neanche bisogno di sistemarsi, ogni mattina conosceva alla perfezione la collocazione di ogni singolo elemento, ed ormai l'errore era diventato qualcosa di neanche contemplato.
    Si sistemò e dopo pochi minuti si ritrovò a ringraziare la cameriera che era gentilmente venuto a portargli la teiera ancora calda e profumante di vaniglia e una tazzina con sottobicchiere, senza biscotti ovviamente, la bevanda era qualcosa di sacro, guardò la donna e fece per ringraziarla quando si ricordò dell'ospite, quindi con la mano indicò la sua tazzina e poi il numero due, dicendo:-Mi scusi, ne può portare un'altra?-, la donna sgranò gli occhi, e poi lo scrutò richiudendoli, quasi a cercare il mistero di quelle parole, rispose con un semplice e sorpreso:-Ah!-, ridacchiando in modo sommesso e clandestino, Ecco.., pensò Larrington mentre deglutiva il groppone, Adesso non si può neanche invitare amichevolmente una persona...-, guardò ancora la cameriera che spariva dietro al bancone, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
    Avendo dimenticato il suo bussolotto a casa non riuscì a definire l'ora ma non gli sembrò che quella fosse in ritardo, probabilmente erano appena scattate le cinque ed era proprio a quell'ora che avevano stabilito l'appuntamento.
    Sistemò la cravatta e proprio quando la cameriera terminò di apparecchiare anche il lato opposto al suo, vide entrare la ragazza in questione. Corrispondeva alle descrizioni, e furono i capelli a dargli la conferma, erano blu, i giovani di quei tempi erano stravaganti e modaioli ma chi era lui per giudicare se non un rigido e fissato inglese?.
    La vide attraversare la sala, riconoscerlo e sedersi proprio di fronte a lui, non la accolse in piedi e non scostò la sedia e anche se fu in disagio per questa cosa non se ne fece un rimorso, i pensieri delle persone, appunto, correvano veloci, si apprestò invece a servirgli parte della sua bevanda.
    Mantenne la teiera con entrambe le mani e ne versò parte del contenuto nella tazzina della ragazza sorridendole apertamente, iniziò la conversazione poi in modo pacato:-Tu sai perché ti ho convocata qui, giusto?-, posò la teiera sul tavolo, poi sollevo la tazzina per farne un sorso, il piacevole aroma della vaniglia pervase il palato e lo consolò, era la cosa giusta per iniziare un calmo discorso, lo finì e indicando con gli occhi la tazzina della ragazza le disse:-E' zuccherato al punto giusto e non ci sono veleni o simili, puoi stare tranquilla...-.
    Terminò e riponendo il contenitore sul sottobicchiere infilò la pipa tra i denti aspettando che questa parlasse per accenderla.
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    Lilia Nymphadora Lindberg
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    Lilia smettila di martoriare quel pollo e mangia. Troppi pensieri per ascoltare Hope che la esortava a mangiare, non era la prima volta che Lilia fissava il suo piatto senza toccare il cibo, Dakota Wayne era vivo, Viktor pure ma suo padre e Adam dov'erano? Se lo chiedeva da giorni ormai, era diventato il suo pensiero fisso. Se non lo vuoi lo mangio io. Quante volte te lo devo dire Brian? Lilia dovrebbe mangiare. -Tieni biondo.- fece la blu allungando il piatto verso Brian -Ci vediamo stasera.- fece poi alzandosi e salutando i suoi amici. Doveva prepararsi psicologicamente a quello che avrebbe dovuto affrontare. "Dai, Lilia, devi solo andare a prendere un té con il vice capo dei ribelli, nulla di grave." nulla di grave se non avesse avuto paura di sentirsi dire che suo padre e Adam fossero morti nell'ultima battaglia erano tutto quello che aveva, la cosa più preziosa che possedeva. Decise di farsi una doccia calda, una di quelle docce interminabili dove l'80% del tempo lo usi per pensare, tanto l'acqua la paga la scuola (ora Leroy mi uccide). Fissò l'acqua bagnarle i piedi per un bel po' cercando di ricordare il volto sorridente di Adam e gli abbracci del padre poi decise che era ora di iniziare a prepararsi, non voleva arrivare tardi. Si asciugò poi fissò i suoi vestiti per decidere che mettersi. Optò per un paio di jeans aderenti neri e un maglioncino lungo bianco a farle da vestito, indossò i suoi anfibi neri e il suo giaccone anch' esso nero, si mise la sua sciarpa tassorosso e si diresse verso l'uscita della Sala Comune Dove vai Lilia? fece Hope vedendola pronta per uscire -Ho un appuntamento- certo detta così sembrava una cosa molto diversa da quello che sarebbe dovuta essere se poi avesse aggiunto il luogo l'amica si sarebbe fatta molte strane idee. Perché doveva vederesi con un uomo da Madama Piediburro? Tra l'altro non era il proprietario de La Testa di Porco l'uomo che doveva incontrare? Non potevano trovarsi lì, tipo nel retro bottega? Da quando i Ribelli davano notizie importanti davanti ad un tè? Mah, Lilia cercò di non pensarci troppo e raggiunse l'uscita del castello. Camminò molto velocemente per via del freddo e finalmente raggiunse Hogsmeade.
    Le cinque in punto, era arrivanta in tempo, un grande respiro, DLIN. Madama Piediburro era nella lista dei locali in cui non entrare se non si voleva avere il diabete, diciamocelo, il rosa non era il suo colore preferito, ma ormai era lì e aveva un appuntamento, non poteva girarsi ed uscire. Si guardò intorno stranita poi notò finalmente il tavolino dove Larrington era seduto e lo raggiunse lentamente. Si tolse il giaccone e la sciarpa infine si sedette.
    Keanu Larrington proprietario de La Testa di Porco, vice capo della Resistenza e bell'uomo. Lilia non lo negava, quell'uomo aveva il suo fascino, occhi glaciali, capelli biodi raccolti meticolosamente, barba ben curata, vestiti impeccabili proprio come quelli di Adam, bisognava ammettere che nemmeno Wayne con il suo fascino da verginello poteva battere il fascino inglese e allo stesso tempo un po' nordico di quell'uomo (forse Bruce Wayne potrebbe competere). Peccato fosse troppo grande. Tu sai perché ti ho convocata qui, giusto? Lilia deglutì e guardò il biondo versare e assaggiare il suo tè E' zuccherato al punto giusto e non ci sono veleni o simili, puoi stare tranquilla... Lilia imitò il gesto di Keanu e sorseggiò il tè alla vaniglia che le era stato offerto poi finalmente parlò -Ha delle informazioni sulla mia famiglia, vero?- fece guardandolo impaziente e leggermente preoccupata.


    Scheda ▴ 17 ▴ Bellaribella ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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