Nice to meet you, baby

Gus&Selena

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  1. Whatever
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    Ansel Elgort as
    Augustus Martins
    Il mondo non è un ufficio esaudimento desideri
    ansel-elgort_980x571
    ▽ Ravenclaw ▽ 17 ▽ Rebel ▽ Scheda
    Sono circa le mezzanotte e mezza e un ragazzo se ne sta seduto con la schiena rivolto verso in avanti su una poltrona ad arrostire un marshmallow infilato dentro a un bastoncino di legno. Lancia spesso delle occhiate all'orologio un po' annoiato perché non ha compagnia e impaziente di dare un morso alla prelibata leccornia babbana. Le sue dita tamburellano sulla propria gamba destra mentre nella sua mente riordina i suoi pensieri e pensa al suo programma di domani, più precisamente di oggi. "È così noioso, se solo ci fosse qualcuno con cui scambiare qualche parola e inoltre devo ancora conoscere i nuovi prefetti dei corvonero" pensa mentre addenta il bollente marshmallow e quasi si brucia la lingua. Il ragazzo impreca nella propria mente e attende un paio di minuti prima di dare un altro morso. Questa volta non si brucia la lingua, ma stufo di tenere il bastoncino, lo mangia in un sol boccone. "Come spuntino di mezzanotte non è niente male, solo è un po' troppo appiccicoso" pensa mentre si pulisce le dita con un fazzoletto di stoffa blu e nera, o stessi colori della sua casata. Si alza per sgranchirsi le gambe, anche perché tra poco deve andare a fare il giro di ronda ma oggi non ne ha molta volta e, per distrarsi dal pensiero di dover percorrere corridoi alla ricerca di trasgressori, appoggia la spalla destra contro il muro mentre il suo sguardo viaggia alla ricerca di qualche anima viva nel paesaggio difronte a lui. Gus nota che di notte tutto è diverso: più silenzioso ma allo stesso tempo rumoroso a causa di quei animali che si svegliano per cacciare di notte. La maggior parte delle persone definiscono la notte come "momento dove accadono le brutte cose" mentre secondo lui è il "momento dove accadono cose straordinarie" ma che valore hanno le parole di uno come lui? Nessuno.
    Un piccolo rumore al di fuori di quello prodotto dal camino attira la sua attenzione: una piccola ed esile figura, nascosta nel buio, scende dalle scale. La osserva anche se non c'è molta luce e coglie un unico dettaglio: la spilla da prefetto, un piccolo sorriso appare sul volto del ragazzo e si avvicina. «È un vero piacere conoscerla mia cara prefetto» esordì facendo un piccolo inchino poiché essendo avvicinato ha visto che è una ragazza «sono Augustus Martins, per tutti Gus, Caposcuola» termina porgendole la mano per stringer!a e sfoggiando il sorriso più bello del suo repertorio.
    winston,©
     
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  2. Selena_ Nøx
         
     
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    « Existence doesn't depend on knowledge »

    La Corvonero stava cercando di dormire da almeno mezz’ora.
    Si stava davvero impegnando nel rilassarsi e cercare tutti quei pensieri che l’avrebbero aiutata a pensare positivo e a rallegrarsi delle gioie della vita. Okay, forse era un po’ troppo esagerato, ma quella sera si sentiva esattamente come quando aveva bevuto troppo caffè ed era rimasta sveglia tutta la notte, pur avendo sonno. Perché sì, lei aveva sonno, ma più di una volta aveva creduto di essere finalmente riuscita ad addormentarsi, prima che anche il più piccolo rumore la facesse uscire dallo stato di dormi-veglia.
    Passata ormai la mezzanotte, la ragazza era quasi sicura di dover passare la notte insonne; stava già pensando a qualche metodo per riuscire a stare sveglia l’indomani, durante l’orario di lezione. Era un Prefetto e non voleva fare brutta figura, anche se il sonno la rimbambiva non poco.
    Si era rigirata parecchie volte nel letto, cercando la posizione più adatta e confortevole, ma niente. Alla fine aveva deciso di restare sveglia, pur rimanendo nel letto, per altri dieci minuti, sperando che guardare il soffitto per un po’ di tempo fosse un metodo efficace per stancarsi. Non aveva intenzione di arrendersi e perdere contro il suo stesso corpo – che in quel momento stava odiando.
    Passati i dieci minuti, fissare il tetto diventò noioso. Troppo monotono. Troppo uguale all’anno precedente. Troppo conosciuto dalla ragazza. Troppo tutto.
    “Al diavolo il letto!”, pensò, mentre si alzava cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare le sue compagne. Prese il distintivo da Prefetto dal comodino, appuntandoselo al pigiama, guardò l’orario – circa le dodici e mezzo; le sembrava di aver passato molto più tempo a guardare il soffitto – e decise di scendere nella sala comune dei Corvonero. Forse il calore del camino l’avrebbe aiutata, forse no. In ogni caso, era stanca di dover stare sempre nella stessa posizione senza ottenere risultati e non le avrebbe fatto male sgranchirsi le gambe. A quell’ora poi, la sala Comune sarebbe stata sicuramente deserta e silenziosa. Non che avesse bisogno di calma – quella non l’avrebbe sicuramente stancata, anzi.
    Rischiò di andare a sbattere contro la porta chiusa del dormitorio – ho già detto che quando ha sonno non è tanto lucida? – e di inciampare nel primo gradino della scala prima di notarla. Probabilmente sarebbe finita in infermeria, quella notte. La notizia di lei con qualche braccio, gamba, polso o caviglia – o magari tutte e quattro – rotto per essere caduta dalle scale si sarebbe diffusa in tutta Hogwarts on fretta, vista la comicità della cosa. Scacciò quel pensiero dalla testa, prima di arrivare in sala e trovarsi davanti un ragazzo, sicuramente più grande di lei, davanti.
    Cercò di sembrare più sveglia di quanto non fosse, soprattutto dopo la presentazione del ragazzo, presentatosi come Augustus Martins, Caposcuola. Era da un po’ che voleva conoscerlo, ma non ne aveva ancora avuta l’occasione. E, ovviamente, il caso aveva scelto quella meno adatta.
    Nonostante tutto, Selena sorriso, felice di non essere – completamente – sola in quel momento. Almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare mentre cercava di ritrovare il sonno perduto (titolo adatto a un libro, in effetti. Già s’immaginava la sua miniatura in un libro mentre partiva per l’avventura, affrontando mille peripezie e scalinate infinite per ritrovare il “sonno”, rubato da un qualcuno di non ben definito).
    «Selena Williams» disse la ragazza, stringendogli la mano. «Ma puoi anche chiamarmi Helena». No, non le piaceva molto il suo nome di battesimo. Forse c’era stata una volta, da piccola probabilmente, in cui le andava a genio, ma le cose erano cambiate da allora.
    15 • eFp8unq • Ribelle
    winston,©


    Scusa il ritardo, ma, come ti ho detto, ho poco tempo ç.ç
     
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1 replies since 3/10/2014, 08:40   139 views
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