Lead them to die.

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    -3-Dianna-3-dianna-agron-18774384-500-283
    Anastasia Grimm
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    « Se il mondo è cattivo con te ricambia dandogli la tua cattiveria »

    Il tragitto dalla serra di erbologia che, era ormai diventata sede di giochi per bambini che volevano fare torte di fango, alla sala delle torture non fu lungo. Corremmo, io mi bagnai di meno e naturalmente mi sporcai poco rispetto alr agazzo che mi seguiva, Shane. Incontrarlo lì era stata una vera sfortuna per lui, ma era una fortuna per me, mi sarei annoiata quel giorno se non avrei trovato nulla da fare ed "TOH" eccolo là. Infrangere le regole nella scuola di hogwarts significava solo una cosa, torture. Le torture erano all'ordine del giorno, ogni volta che passavi di fianco alla stanza non potevi fare a meno di rabbrividere per le urla che uscivano da là dentro, anche io a volte avevo paura di metterci piede, ma in ruolo di caposcuola quale sono, vengo costretta a scegliere e punire i fuori legge. Ed a quantopare il ragazzo bagnato fradicio con i piedi sporchi di terreno e con il mio mantello addosso era uno di loro.
    Gli occhi degli studenti mentre passavamo tra i corridoi erano naturalmente puntati solamente su di lui e questo significava vergogna, o almeno, io ne avrei avuta. La buona reputazione è una cosa che non si conquista facilmente nella scuola di Hogwarts e quando lo fai devi essere attento a non farla calare, ogni azione che fai può influire su di essa, io potevo vantare di avere una reputazione alta solo per il ruolo che avevo avuto, se no ero semplicemente paragonabile agli altri. Ricordo che comunque i primi anni, non essendo io la caposcuola, li passai come un semplice studente, ed anche io qualche volta facevo i giri nella sala torture, naturalmente in qualche modo ho scordato quelle esperienze, fortunatamente. Sono cicatrici di battaglia le mie. Una volta arrivati alla sala di torture, ne aprii solo la piccola porticina che era sulla destra facendo entrare prima il ragazzo e poi entrando io. Non appena entrati lui fu preso dal custode della sala, era un uomo grosso che comunque possedeva una grande forza, forse l'unica cosa buona di lui, non l'ho mai sentito parlare, ci parlo naturalmente ma lui non risponde mai, è utile solo a legare le prede.
    Non sarà per nulla una cosa veloce, rimarrai qui dentro per circa mezz'ora e seguendo il regolamento da caposcuola ho il diritto di torturarti fino al termine dell'orario, il custode ti metterà dei pantaloni, altrimenti sembrerebbe una cosa un po' oscena e raccapricciante sotto tutti i punti di vista. Mentre il resto del tuo corpo rimarrà nudo, non posso fare troppe ferite sulla faccia, si noterebbero comunque ad occhio e secondo il regolamento, dobbiamo tenere i graffi più al nascosto il possibile, per non impressionare i bambini del primo anno ovviamente. Oltre alla mia bacchetta ho il diritto di usare anche altre armi ma mi limiterò solo ai coltellini, sperando che comunque i graffi siano pochi. Non sarò troppo dura con te, non ti preoccupare.
    Mentre parlavo, il ragazzo fu preso dal custode e in qualche modo fu rivestito coi pantaloni, dopodiché fu legato al muro tramite delle catene, i brividi mi passarono sulla schiena non appena mi avvicinai all'armario che era sul lungo tavolo posizionato nell'angolo, una tovaglia bianca, quella sotto alle armi, era ancora un po' sporca di sangue. Come sempre avvicinai prima la mano ai coltelli medi per poi avvicinarmi a quelli più piccoli e sceglierne uno, la maggiorparte del lavoro l'avrebbe fatto la mia bacchetta di quercia. Mi girai osservando che era tutto pronto per poi osservare la faccia del custode dispiaciuto, non sapevo perché lo facesse ad ogni singola tortura.
    Non guardarmi così, sai che sono le regole.




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    « mayhem »

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    continuo da una trasformazione di troppo

    shane howe▴17▴mangiamorte ▴ slytherin
    Non gli importava degli sguardi gratuiti che tutti gli studenti gli lanciavano mentre si dirigeva con la Grimm alla Sala torture. Non aveva mai goduto di chissà quale buona reputazione, tutt'altro. Era ritenuto dai più un ragazzo antipatico e freddo e probabilmente per questo molti studenti ridacchiavano vedendo quale dei tanti corridoi di Hogwarts aveva intrapreso con la bionda. Non era un caso, comunque, che da quando i genitori lo avessero lasciato fossero aumentate anche le visite in Sala torture. Codardi. I suoi genitori in vita erano una scusa in più per la quale lui non dovesse essere toccato, e invece adesso era solo. Loro non c'erano più.
    Era ancora in tempo a scappare, ma in questo modo, di sicuro lei avrebbe rivelato il suo nuovo segreto, e non voleva che questo accadesse.
    Nemmeno il tempo di andare in dormitorio a infilarsi un paio di mutande - UN PAIO DI MUTANDE - che venne preso alle spalle dal un tizio tutto muscoli che bloccava le prede per la sala torture. Il libro di trasfigurazione finì in un angolo del corridoio fuori della Sala, e fu l'ultima cosa che vide prima di sentire il tonfo della porta in ferro richiudersi alle sue spalle. Quel bastardo. Gli fu naturale tentare di dimenarsi da quella presa alle spalle dando una testata al naso dell'uomo, ma fu inutile, quel gesto servì solo ad aumentare le ire di quell'orso che lo scaraventò a terra, gli strappò il mantello di dosso lasciandolo completamente nudo. VAFFANCULO! Gli gridò contro, rosso in volto e con sguardo omicida - che non gli sarebbe mai mancato, nemmeno nelle peggiori situazioni. L'uomo lo afferrò dai piedi e tentò di infilargli un paio di pantaloni. Faccio da solo! Gli rispose allora, adesso scalciando e inviperito. Si alzò in piedi e si infilò da solo l'indumento. Mentre lo sguardo, sempre più incazzato, finiva sulla Grimm. Almeno quella stronza, avrebbe avuto la decenza di torturarlo vestito, e non con il culo all'aria. Lei iniziò a parlare elencandogli una serie di cose, che riuscì ad udire a malapena a causa del tizio che non gli dava tregua. Sembrava quasi un condannato a morte a cui venivano dette le ultime parole. Ci mancava solo che gli chiedesse un ultimo desiderio. Il custode lo afferrò dal braccio e lo legò con delle catene al muro. Sembrava tornato al primo anno di scuola, quando era ancora un primino.
    Non mi frega che tu mi legga i miei diritti. E scoppiò a ridere, con la voce che echeggiava attraverso le pareti in muro, e strattonò le catene come se fosse un cane rabbioso. Fai quello che devi fare e basta, sei noiosa. Le rispose, probabilmente andando contro sè stesso con quelle ultime parole.Solo adesso, appeso a quelle catene, si rendeva conto di quanto poco fosse cambiata quella sala. Le stesse pareti rosso sangue, lo stesso putrido odore ferroso usciva da un buco ricoperto da una griglia, al centro della stanza. Su un tavolo, sopra una tovaglia bianca sporca di sangue erano presenti vari strumenti. Vide la Grimm soffermarsi su dei coltelli e deglutì. Se avesse detto che non aveva paura, avrebbe mentito. Temeva eccome, temeva di sentire dolore, temeva di darle la soddisfazione di piangere. Non mi vedrai piangere, stronza. Altro che punizione, sarebbe uscito di lì a testa alta.


    Edited by s h a n e - 9/6/2014, 00:27
     
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  3. Catchdreamer
         
     
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    Anastasia Grimm
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    « Se il mondo è cattivo con te ricambia dandogli la tua cattiveria »

    Sospirai sentendo le chiacchere del ragazzo mentre prendevo il coltellino che preferivo per eseguire torture osservandolo e pulendo le macchie di sangue ancora presenti sopra, a quanto pare era uno dei più utilizzati. Sentivo il baccano che creavano loro due anche se ero girata di spalle ma una volta che ritornai con lo sguardo verso di loro ,trovai tutto in perfezione, Shane era in pantaloni legati al muro mentre il "nonparlante" era vicino alla porta con le mani dietro la schiena. Presi un grande sospiro alzando il mio mantello osservandolo e riponendolo sul bancone sullo spazio libero affianco le armi per poi girarmi verso shane ed avvicinarmi.
    Lo sai che continuando ad offendermi ed ad incitarmi peggiori la tua situazione? e posso dire che non sei messo nella condizione in cui potresti farlo, ho un coltello in mano, sai?
    Incrocia le braccia, una mano impugnava la bacchetta e l'altra teneva il coltello ben stretto, avevo le armi essenziali in entrambe nelle mani, pensavo alle torture che potevo fare, non avevo l'intelligenza di un mangiamorte avanzato esperto di torture e quindi non potevo creare qualcosa di eccellente, ma qualcosa riuscivo ugualmente a farmela venire in mentre. Tutto era collegato, quindi mi venne subito l'idea ed un sorriso beffardo mi apparve sul volto guardando il ragazzo ed inclinando la testa leggermente di lato, iniziai a camminare a vuoto iniziando a parlare.
    Non ho mai preteso le tue lacrime, quindi mi divertirò solamente a vederti soffrire, sarebbe bello poter riprendere questa scena sai? Tu sei davvero preoccupato riguardo alla seconda identità che hai. Molto bene, mi hai fatto venire tu l'idea, sei l'unica persona con cui te la puoi prendere.
    Mi avvicinai al ragazzo guardandolo ed alzando la mano col coltellino all'altezza del braccio del ragazzo facendo un lungo sospiro prima di partire a tagliare. La mia creatività a quel punto non aveva limiti anche se mi fermai dopo aver scritto quello che volevo. In poco tempo il ragazzo si ritrovò con la scritta "animagus" sul braccio, gocciolava ancora il sangue, e quindi con un fazoletto pulii tutte le macchie che potevano rovinare il mio capolavoro.
    Sorrisi non appena guardai quello che avevo creato mentre la mia bacchetta si preparava a lanciare un incantesimo. Sarà veloce ma doloroso....Avis. dissi facendo uscire dalla mia bacchetta quelle che si potevano chiamare "ombre" a forma di uccelli o comunque volatili, guardai le ombre alzando lo sguardo poi indicando con la bacchetta il petto del ragazzo.
    Oppugno.




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    shane howe▴17▴mangiamorte ▴ slytherin
    La osservò in ogni singolo movimento, e si ritrovò inaspettatamente a sperare che alla ragazza venisse un colpo improvviso, che fosse colta da malore o da un attacco di cuore. Ma era un pensiero molto improbabile, ciò che invece era più plausibile era che adesso gli avrebbe sfregiato più parti del corpo, che lo avrebbe fatto gridare come una maiale appeso per i piedi. Era completamente legato, impossibilitato a muovere braccia e piedi, anch'essi legati alle catene, e ovviamente, inutile dirlo, non poteva smaterializzarsi. So benissimo ciò che dico e ciò che faccio. Le disse, con voce fredda ma tono convinto, mentre annuiva a sè stesso. La vide avvicinarsi, era armata fino ai denti, con in mano la bacchetta e nell'altra un coltello. "Non ho mai preteso le tue lacrime, quindi mi divertirò solamente a vederti soffrire, sarebbe bello poter riprendere questa scena sai?"
    Accidenti, che personaggio, non si trattenne dal commentare ancora. Ti riguarderesti il video in camera tua, eh? Magari mentre ti palpi in solitudine, Sadica del cazzo! Ancora aveva forza di parlare e sputare veleno. Probabilmente, tra poco le cose sarebbero state ben diverse. "Tu sei davvero preoccupato riguardo alla seconda identità che hai." Era vero, l'unica cosa che gli importava in quel momento era che lei dimenticasse il suo segreto e che smettesse di parlare. Ciò che lo irritava oltre ogni cosa, era la sua voce. Se avesse iniziato a torturarlo per tutti e trenta i minuti, avrebbe apprezzato di più, invece che dover stare a sentire la sua voce antipatica che vagava per la Sala. La ragazza si avvicinò al suo braccio e lui la guardò voltando leggermente la testa nella sua direzione. Poteva sentire il suo stesso cuore martellargli nel petto, troppo veloce, troppo forte. Sentì solo il freddo della lama toccargli la pelle, poi un dolore acuto, caldo, come il sangue che iniziava a scorrere sulla sua pelle e cadeva a terra. Distolse lo sguardo da quella visione e guardò dinnanzi a sè, con sguardo freddo e controllato. Cercò di trattenere qualsiasi smorfia, apparendo serio, finchè poteva, ma il coltello che scorreva sulla sua pelle tagliandola, gli provocava un dolore intenso e metallico, come la lama che lo squarciava. Scosse la testa, tentando di non pensare a quanto fosse stronza quella ragazza, e soprattutto tentando di non concentrarsi sul dolore che lei gli infliggeva. Strinse forte gli occhi. Se avesse deciso di torturarlo solo con i coltelli, forse non sarebbe stato così insopportabile, perchè lui per primo spesso usava tagliarsi da solo, nel buio del bagno degli Slytherin. Era autolesionista da 3 anni ormai. Ma tagliarsi da solo era diverso che farsi tagliare da qualcun altro. Erano diverse le sensazioni, erano diversi i motivi, non era più una cosa personale con sè stesso, ma un male gratuito. Strinse i denti, si morse il labbro inferiore, tentado di resistere quanto poteva. Ma il respiro si fece visibilmente più affannato, i gemiti più frequenti. In compenso non sprecò nemmeno una lacrima. Il dolore, se possibile arrivò ancora più prepotente quando lei passò sopra quei tagli un fazzoletto, e quando si allontanò da lui. Respirò a fondo, andando a riposare lo sguardo sul proprio braccio, gocciolante di sangue. "Animagus" Questa era la parola incisa con tagli profondi. Solitamente non usava andare così a fondo, spesso i tagli che si procurava erano più superficiali. Guardando il suo braccio in quelle condizioni, fece una smorfia, un'espressione triste che si dipinse sul suo viso poco a poco. Sapeva benissimo come mandare via le cicatrici, per evitare che tutti leggessero sul suo stesso corpo che era un Animagus.
    Geniale, davvero... Disse con voce decisamente più trattenuta e flebile, rispetto al tono provocatorio usato in precedenza. Poi, quella stessa smorfia lasciò spazio ad un piccolo sorriso, al pensiero che davvero era un Animagus, probabilmente niente quella giornata avrebbe potuto rovinare la soddisfazione che gli provocava quella nuova scoperta. Scacciò subito il sorriso, guardando la Grimm, che si preparava ad un nuovo attacco. Stavolta aveva creato degli uccelli con Avis, e in quel momento Shane ebbe un deja vù. Delle immagini tristi ripercorsero la sua mente, immagini di qualche tempo prima, al castello in Irlanda, quando i maghi ribelli avevano usato su di lui quello stesso incantesimo. Ricordò ancora quando altri studenti, spesso, usavano quella magia per dargli fastidio nei giardini di Hogwarts, perchè lui non era apprezzato dai suoi coetanei. Certo, ricevere quell'attacco in pieno petto, adesso che era legato e non poteva difendersi, era terribile. Doveva ammetterlo. Sgranò leggermente gli occhi quando lei pronunciò la formula "Oppugno" e gli uccelli si scagliarono in picchiata su di lui. Questa volta il dolore era insopportabile. Ahhhhhhh!!!!!! Le sue urla erano udibili a tutti, meno che a sè stesso. Si dimenò strattonando le catene mentre i pennuti gli beccavano il petto, le spalle, il collo e il viso. Sentì il dolore breve ma intenso battere sulla sua pelle in modo continuo, senza mai smettere. Sentiva quei becchi maledetti bucargli la carne. Aprì un attimo gli occhi, vedendo solo rosso, poi li chiuse per non aprirli più, per tutto il tempo. Non voleva che gli uccelli lo ciecassero. Tentò di tenere la testa bassa, ma lo beccarono comunque, sfregiandogli il viso. Non credeva possibile che avrebbe mai fatto tali pensieri in un momento simile, ma si ritrovò a desiderare la presenza di Evan Devereux ad Hogwarts, di nuovo. Il loro vecchio Caposcuola non avrebbe mai permesso una cosa simile. In quel momento la sua situazione era tanto simile ad un mito che aveva letto tempo prima in uno dei suoi libri babbani. Prometeo, titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli umani, venne punito da Zeus che decise di legarlo ad una roccia con delle catene, e come supplizio un'aquila avrebbe dovuto beccargli il fegato, di continuo. Lui non aveva un'aquila a beccarlo, bensì uno stormo di uccelli. Un ultimo pensiero prima del buio, prima di svenire "Sono Prometeo. Sono un Titano" E si accasciò, restando appeso sulle sue stesse braccia, con le ginochia flesse
     
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3 replies since 8/6/2014, 22:13   294 views
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