Loneliness

Shane x Megan

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    17 ▴ Mangiamorte ▴ Serpeverde
    Dopo la breve discussione con Hope in Sala Grande, Shane decise che era meglio ritirarsi dove sicuramente avrebbe trovato poca gente in quel pomeriggio: La sala comune dei Serpeverde. Quasi nessuno ormai passava il tempo in sala. La maggiorparte degli studenti Serpeverde amava aggirarsi nei corridoi come fossero padroni del castello e esercitare incantesimi sugli studenti più sfortunati, o anche torturarli.
    Shane, che amava la solitudine e la tranquillità,si era seduto sull'enorme divano al centro della stanza e aveva ripreso a leggere il libro di Arti Oscure scolastico, mentre affianco a sè teneva la propria chitarra, alternando momenti di lettura a momenti di musica. Il suo aspetto era trasandato come al solito, con la divisa in disordine e i capelli che nemmeno lui sapeva come li aveva. Era convinto di essere solo nella stanza, così poco dopo si mise a canticchiare qualcosa, una canzone di un mago non troppo famoso nel mondo magico. A lui piaceva molto cantare, ed era anche bravo! Nessuno lo sapeva perchè solitamente non lo raccontava, nè ovviamente andava a cantare in giro.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?


    Edited by shane is howling - 12/8/2014, 21:35
     
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    « Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente. »
    Mi svegliai di soprassalto, spalancando gli occhi. Avevo il cuore che batteva fortissimo, e le lenzuola aggrovigliate al corpo sudato. Dalla finestra il sole illuminava tutta la stanza e non mi ci volle molto per capire che avevo dormito più del dovuto. Le mie compagne di stanza se ne erano andate senza svegliarmi ma non me la presi troppo. In fondo era quello lo spirito che regnava nei sotterranei di serpeverde, e mi ci erano voluto solo pochi giorni per capirlo: ognuno si faceva i fatti propri, e questo a me andava benissimo. Non ero venuta in Inghilterra per stringere amicizia, ero venuta per trovare mio fratello. E adesso che lo avevo trovato, adesso che vivevo sotto il suo stesso tetto, sapere che non voleva vedermi mi aveva fatto più male di quanto fossi disposta ad ammettere. Certo, non mi ero mai illusa credendo che sarebbe andato tutto come nelle fiabe, che Liam mi avrebbe accolto a braccia aperte e amato subito, ma non credevo neanche che mi avrebbe chiuso una porta in faccia prima di avere la possibilità di conoscermi.
    Feci qualche respiro profondo per calmare i battiti del mio cuore e mi districai dalle coperte, appoggiando i piedi nudi sul pavimento gelido. Piccoli brividi si fecero strada lungo la spina dorsale, ma non ci feci troppo caso. Con un schiocco di dita chiamai un elfo domestico e gli ordinai di portarmi una ciambella, mentre mi infilavo in bagno per farmi la doccia. Lasciai scorrere l’acqua calda lungo la schiena, rilassandomi, e per qualche minuto riuscii a zittire il turbinio dei pensieri. Esistevo solo io, e per qualche attimo mi sentii leggera come non mi sentivo da tempo.
    Ma non potevo perdere altri minuti preziosi. Il giorno seguente avrei iniziato la scuola, e non mi ero portata in pari con il programma quindi avrei passato il pomeriggio in biblioteca. Una piccola parte di me sperava anche di riuscire a vedere Liam, ma decisi di non pensarci troppo intensamente altrimenti avrei finito per sperarci troppo. E sperare non era mai una cosa positiva, l’avevo provato sulla mia pelle.
    Quando rientrai in camera trovai il letto rifatto e la ciambella, al cioccolato, sulle lenzuola verde scuro. Mi lasciai andare ad un piccolo sorriso e ne addentai un pezzo, mentre mi voltavo verso l’armadio e prendevo la divisa. Me l’ero fatta fare su misura in un negozietto a Londra, e mi fasciava il corpo nei punti giusti, evidenziando le mie forme. Afferrai la borsa a tracolla ed uscii dalla stanza.
    Dal corridoio sentii qualcuno che cantava, e mi avvicinai alla sala comune cercando di non fare rumore. Mi affacciai, e notai un ragazzo seduto su uno dei divani, con la divisa leggermente sfatta, che stava cantando. Molto probabilmente credeva che non ci fosse nessuno, ed io sicuramente non avevo intenzione di disturbarlo, anche perchè poi avrei dovuto parlarci. Attraversai la sala cercando di camminare con passo più leggero possibile, ma proprio mentre stavo arrivando alla porta un’asse del pavimento scricchiolò, e il mio piano andò in fumo. Mannaggia a Merlino.
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    17 ▴ Mangiamorte ▴ Serpeverde
    Era perso tra i suoi pensieri, se la cantava senza problemi mentre leggeva il libro. Mai avrebbe pensato che qualcuno potesse essere nei paraggi, era piuttosto tranquillo e non capitava mai che lo fosse. Poco dopo, improvvisamente si rese conto di non essere solo, fu solo un sospetto in un primo momento, poi divenne una certezza. Ancora prima di sentir scricchiolare la mattonella aveva smesso di cantare e portato la mano sulla bacchetta. Chi mai poteva avvicinarglisi alle spalle, cercando di non fare rumore? Sicuramente qualcuno non tanto ben intenzionato, e in Serpeverde ne giravano tanti di malintenzionati, troppi. Quando poi sentì la mattonella scricchiolare prese la bacchetta e si alzò, lasciando cadere il libro sul divano. La puntò contro qualcuno, che poi si rivelò essere una ragazza. In un primo momento rimase stupito ma la osservò in modo diffidente e distaccato, poi quando effettivamente si rese conto che la ragazza non era una minaccia, abbasso l'arma. Guardandola non sembrava affatto pericolosa, anzi, il suo aspetto era piuttosto innocuo. Era alta, snella con capelli rossi che risaltavano subito all'occhio e occhi azzurri come il mare che sicuramente non passavano inosservati. Non abbassò subito la guardia, rimase qualche secondo a osservarla, ma poi mise via la bacchetta. Non si può mai sapere chi girà qui di questi tempi. Le disse con un tono di scuse non ammesse a voce. Pensandoci, chi era? Non aveva un viso conosciuto, strano. Pensava di conoscere più o meno tutti di vista dopo 7 anni in quella scuola, per di più lei era anche della sua stessa casata e aveva un aspetto difficile da ignorare! Non poteva essere del primo anno, era troppo grande. Chi sei? Le domandò direttamente, realmente incuriosito.

    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?


    Edited by shane` - 12/3/2014, 12:30
     
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    « Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente. »
    Non ero mai stata una di quelle bambine tutta grazia e tutù dalla gonna fin troppo spaziosa, anzi, erano più le volte che venivo paragonata ad un elefante in una cristalleria che ad una fatina. Non che fare la fata fosse stata mai una delle mie priorità, intendiamoci. Una volta, ad Halloween, quando Paul era ancora vivo, mi ero vestita da cucciolo per fargli compagnia, visto che lui sarebbe stato brontolo. L’anno dopo ero stata un fantasma, poi una prostituta. Mai una principessa, mai una fata. Ci sono bambine che nascono per essere delle principesse ed altre che nascono per essere delle scaricatrici di porto, ed io avevo sempre parteggiato più per la seconda.
    Non mi stupii particolarmente, quindi, quando le mattonelle del pavimento fecero un sinistro rumore in seguito ai miei passi, più che altro mi seccai alquanto perchè avevo sperato di riuscire ad evitare una conversazione che ne io, se molto probabilmente il cantante, volevamo fare. Eppure, si sa, quando il fato si mette in mente una cosa c’è ben poco che si possa fare per contrastarlo -a meno che non si voglia rischiare la morte, ed io avrei preferito riuscire almeno a farmi accettare dal mio fratellastro prima di perire- quindi mi voltai lentamente, ed assunsi la mia migliore espressione annoiata. Speravo veramente che il ragazzo non avesse sentito nulla, ma doveva avere i riflessi più pronti di quanto credessi, perchè quando alzai gli occhi nella sua direzione lo vidi con la bacchetta alzata nella mia direzione.
    Inclinai la testa di lato ed alzai un sopracciglio con scetticismo, mentre lo osservavo riporre la bacchetta. Evidentemente aveva valutato che non ero un problema, un mostro sceso nei sotterranei per rapirlo e farlo diventare il mio schiavo umano, ma questo non lo fece desistere dall’aprire bocca: «Non si può mai sapere chi girà qui di questi tempi.» disse, la voce abbastanza chiara ed un tono di scuse che, tuttavia, non mi fece cambiare espressione. Incrociai le braccia al petto, poco sotto il seno, e continuai ad osservarlo attentamente. Non l’avevo mai visto, ma non c’era da stupirsi. Erano ben pochi i compagni di casa che avevo conosciuto in soli due giorni di permanenza, e la mia difficoltà nel fare amicizie di certo non aiutava. «chi sei?» domandò poi, diretto.
    Per qualche secondo valutai l’idea di mentire, sarebbe stato un bello scherzetto e magari sarei riuscita ad andarmene in fretta, ma poi mi resi conto che il ragazzo poteva essermi più utile di quanto avevo previsto, quindi mi trattenni ed assunsi un’espressione più calma. «Non rivelo la mia identità agli sconosciuti. Tu chi sei?» risposi, il tono leggermente annoiato, la voce bassa ma nonostante questo chiara.
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    17 ▴ Mangiamorte ▴ Serpeverde
    Era davvero raro incontrare qualcuno di Serpeverde a quell'ora, che fosse una spia o roba simile? Era impossibile saperlo, meglio diffidare a priori. «Non rivelo la mia identità agli sconosciuti. Tu chi sei?» Gli aveva detto, e lui aveva sbuffato, già non aveva proprio voglia di scavare in una persona per saperne il nome. Non era solito avere quell'atteggiamento, solitamente era piuttosto riservato e evitava il contatto con gli altri studenti. Si dice che la curiosità uccide il gatto. Forse doveva semplicemente dirle ciao ciao e andarsene, sarebbe stata una cosa giusta! La tizia sembrava infastidita dalla sua esistenza in generale, ma che voleva? Faceva la dura e Shane pensò che non le si addiceva affatto. Il suo aspetto parlava e diceva tutt'altro. Non sapeva niente di lei, ma era come se avesse capito subito quel suo atteggiamento spavaldo. Probabilmente era infastidita per essersi vista la bacchetta puntata contro, chi non lo sarebbe stato? D'altra parte anche lei non era stata molto prudente ad aggirarsi dietro di lui come una ladra, o peggio. Il suo modo di parlare gli fece capire che non era della zona. Aveva un accento molto diverso dal suo e da qualsiasi inglese. L'aveva capito da quelle poche parole? Si, perchè era sempre attento a tutto, e non gli sfuggiva niente, o quasi. Raccattò il libro dal divano e la guardò con aria altrettanto annoiata. « Dopo che ti aggiri dietro di me come una malintenzionata, direi che dirmi chi sei è il minimo. » La guardò dalla testa ai piedi. Era quasi certo che fosse nuova, non ricordava proprio la sua faccia, impossibile. L'aria annoiata gli fece capire che non aveva alcuna intenzione di interagire con lui, che brava ragazza! Per di più l'aveva sentito cantare, che fastidio.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?


    Edited by shane` - 12/3/2014, 12:30
     
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    « Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente. »
    Avevo imparato sulla mia pelle che prevenire era meglio che curare, e perdere certe abitudini era difficile. Mi rendevo conto di non essere più in America, che molto probabilmente qui ad Hogwarts non sarei più stata quella strana a cui è morto il fratello, ma dopo che avevo passato cinque anni in solitudine cercando di fuggire dalle occhiate ostili delle mie compagne mi riusciva difficile anche solo parlare con qualcuno della mia età. Per quel motivo mettevo su la mia migliore maschera da dura e cercavo di dimostrarmi forte, qualcuno con cui difficilmente si aveva voglia di fare quattro chiacchiere. Sommando poi il fatto che effettivamente io vivevo bene nel mio stato di solitudine, che non mi mancava avere degli amici e che, anzi, preferivo tenere tutto per me che condividere qualsiasi cosa con gli altri, si poteva capire perchè ancora non avessi stretto amicizia con le mie compagne di dormitorio e perchè mi stessi comportando in quel modo con il ragazzo che avevo appena incontrato. Certo, non morivo dalla voglia di andare in biblioteca e sommergermi fra la polvere, ma avrei tanto voluto scappare via da quella sala, da quel ragazzo, e magari trovare un angolo in cui rannicchiarmi e poter pensare per qualche minuto. Ma non potevo andarmene, perchè quel ragazzo, quello studente, avrebbe potuto essermi utile per incontrare Liam. Così decisi di rimanere, senza tuttavia cercare di nascondere il fastidio che la sua presenza -ed in parte anche il fatto che mi avesse puntato una bacchetta contro- mi provocava.
    « Dopo che ti aggiri dietro di me come una malintenzionata, direi che dirmi chi sei è il minimo. » Disse il ragazzo, evidentemente non intenzionato a cedere. Oh, pensai, questo gioco possiamo farlo in due. Feci un mezzo sorriso, alle sue parole, e poi andai ad appoggiarmi con grazie ad un bracciolo di una poltrona. «temo che tu abbia visto davvero poche persone malintenzionate se mi reputi una di loro» constatai, scuotendo leggermente la testa e lasciando che qualche ricciolo rosso cadesse davanti agli occhi, per poi portarlo indietro con la mano. «inoltre, dovresti imparare a tenere i sensi all’erta se non ti piace essere colto di sorpresa» scrollai le spalle, perchè in fondo non mi interessava davvero cosa stesse pensando il ragazzo. «ma visto che non mi va di continuare questa conversazione all’infinito mi presenterò io, se ti può far felice. Sono Megan Lynn» Mi passai nuovamente una mano fra i capelli e mi alzai. Una parte di me voleva andarsene, l’altra avrebbe voluto scoprire qualcosa in più su di lui, per capire come sfruttarlo. Così incrociai le braccia sotto il seno e lo fissai, in attesa di una risposta.
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    17 ▴ Mangiamorte ▴ Serpeverde

    Megan Lynn. Gli risuonò in testa il suo nome non appena lei lo pronunciò. Restò ancora un attimo a scrutarla, era abituato a studiare bene chi aveva davanti. Il suo aspetto gli ricordava tanto un'altra ragazza che conosceva, ma quella era una grande baldracca, anche lei era stata Serpeverde. Megan non aveva sicuramente niente in comune con quell'altra rossa, strano però che avesse fatto la sua conoscenza adesso che era arrivata anche quell'altra a Hogwarts. Che fosse in qualche modo sua parente? Non sapeva perchè stava riflettendo su questa possibilità, pensandoci era decisamente assurdo, non poteva essere! Si rese conto di starla a fissare, così distolse lo sguardo un attimo e le disse il suo nome.
    « Shane Howe ». Inizialmente lei era sotto rigetto acuto, nel senso era chiaro che la presenza di Shane la infastidiva. Si vedeva da tutto, il suo sguardo incendiario in primis. Era indeciso se decifrare il suo sguardo come incendiario o profondamente scocciato o anche annoiato...magari tutti e tre insieme. E poi le braccia conserte sotto il seno a mo di rifiuto.
    «Temo che tu abbia visto davvero poche persone malintenzionate se mi reputi una di loro»
    Poco dopo sembrò sciogliersi tant'è che si appoggiò con calma al bracciolo della poltrona. « Hai ragione Megan, effettivamente non faccio in tempo a vederle, perchè le faccio fuori ancora prima. Tu sei fortunata. » Le disse poi mentre si risedeva sulla poltrona di fronte a lei. Fare fuori non era un termine esatto, non aveva ancora ucciso nessuno. Messi KO sì, tanti. Per fare fuori intendeva questo, neutralizzare, non uccidere. C'era tempo per divertirsi ad ammazzare, per adesso non lo elettrizzava, usava la violenza per difendersi o se provocato e sì, sarebbe arrivato anche ad uccidere se costretto.
    «Inoltre, dovresti imparare a tenere i sensi all’erta se non ti piace essere colto di sorpresa »
    Shane rise, o almeno era una parvenza di risata evidentemente ironica. «Sono molto più all'erta di quello che posso sembrare. » Era chiaro che lei non lo conosceva affatto.
    Adesso che la sentiva parlare di più era sicuro che non fosse inglese. « Da dove vieni? » Le chiese ancora direttamente.
    Visto che era straniera non poteva essere parente di Anjelika. E su quello almeno era tranquillo.
    Megan era una bella ragazza. Bella quanto restia, come lo era lui comunque. Si ritrovò a pensare per un attimo...Perchè tutti i Serpeverde erano così antipatici?! C'era qualcosa che non andava in loro, o nella maggiorparte di loro, senza dubbio.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
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    Edited by shane` - 12/3/2014, 12:30
     
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    « Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente. »
    Secondo una teoria sociologica, ogni individuo passa la sua vita recitando un ruolo, che gli viene imposto dal suo status sociale. Reciti il ruolo della madre, il ruolo della sorella o quello della studentessa, indossando quindi sempre una maschera che cela la tua vera identità al mondo. Spaventosa e affascinante al tempo stesso, come una vedova nera che si avvicina pronta a sferrare il colpo mortale, questa teoria mi era sempre sembrata quella più adatta a descrivere la mia vita. Fin da quando ero nata avevo recitato un ruolo preciso: ero stata figlia, sorella, compagna, a volte amica altre semplice conoscente, e persino quando era morto Paul avevo continuato la mia recita, ma adesso mi sentivo persa. Era come se continuassi a vagare senza sosta in un labirinto senza riuscire a trovare alcun filo di Arianna che potesse guidarmi all’uscita, e tutte le maschere che mi ero abituata ad indossare stavano piano piano cadendo e sgretolandosi. Non ero più una figlia, non ero più una sorella -come potevo esserlo se il mio fratellastro si rifiutava di incontrarmi?- e non ero più nè un’amica nè una conoscente, perchè a Hogwarts non conoscevo nessuno. Mi sentivo estremamente vulnerabile, senza più alcuna maschera a proteggermi da me stessa, quindi non potevo permettermi di essere debole, di abbassare le difese, anche se questo avesse voluto dire trascorrere un anno in solitudine.
    Non mi spostai di un millimetro, una volta finito di parlare, mantenendo lo sguardo nel suo. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, poi il ragazzo riprese a parlare presentandosi come Shane Howe. Avrei voluto alzare le spalle e dirgli che non me ne importava particolarmente, ma mi ritrovai ancora una volta a pensare che avrebbe potuto essermi utile, quindi rimasi ferma e attesi che riprendesse a parlare. Di certo, io non avrei fatto niente per mandare avanti la conversazione se lui era intenzionato a tornarsene a cantare.
    « Hai ragione Megan, effettivamente non faccio in tempo a vederle, perchè le faccio fuori ancora prima. Tu sei fortunata. » Questa volta mi concessi di alzare entrambe le sopracciglia con scetticismo mal celato, e feci un sorriso sardonico. «Mi fai davvero paura» dissi, senza alcuna particolare inflessione nella voce. Avevo a che fare con un vero duro, anche se a guardarlo non l’avrei mai detto. Tuttavia, non volevo testare la veridicità della sua affermazione, non ancora almeno, quindi tenni la bocca chiusa e lui decise di spostare l’argomento della conversazione su di me, il che forse era ancora peggio che litigare. Scrollai le spalle, non volevo dargli anche questa soddisfazione. «Non credo siano affari tuoi» risposi, di nuovo senza tradire alcuna emozione.
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    17 ▴ Mangiamorte ▴ Serpeverde

    La paura, era un'emozione strana, dettata dalla percezione di qualcosa di brutto e doloroso, un pericolo di cui si conoscono le conseguenze. Shane conosceva bene quel sentimento, l'aveva provato per anni, per tanti anni fino a diventarne immune. Da una parte, non voleva ammetterlo, ma grazie ad Anjelika, sì quella baldracca, non aveva paura della sofferenza. Aveva provato il dolore più estremo per tanto tempo e si sa, o ti uccide o ti fortifica. Lui non era morto, respirava ancora anche se molte volte non riusciva quasi più a sentire emozioni e/o sensazioni, come fosse anestetizzato. Usava questa particolarità a suo favore. La paura non c'era, era sempre lucido e pronto ad affrontare qualsiasi situazione. Sì, questo doveva mostrare di sè al prossimo. Sempre e comunque e questo era quello che bastava, sapere che lui non aveva paura, che lui era tosto! La verità era un'altra. A volte gli capitava di essere sopraffatto da attacchi di panico, succedeva raramente e aveva imparato ad accorgersi prima dell'attacco, così da potersi andare a nascondere in qualche buco per calmarsi. Sicuramente non si sarebbe mai fatto vedere in quei momenti! Si faceva schifo quando capitava. Gli ritornavano in mente immagini di quando aveva 7 anni, ma anche 8, 9...quando i suoi non alzavano un dito per difenderlo mentre Anjelika abusava di lui senza pietà e stava male, male. Certo adesso le cose erano cambiate ma soffrire di un disturbo post-traumatico da stress non era il massimo per un 17 enne. Vivere in quell'epoca, in quella zona in particolare della Gran Bretagna non era facile. A volte avrebbe voluto scappare via, lontano. Ma non poteva farlo e in ogni caso probabilmente non sarebbe cambiato niente. Non c'era una speranza a cui appigliarsi, non c'era niente al di fuori di quello che si conosceva lì, questo era stato imposto. Ogni tanto alleviava questo sentimento di dolore costante con l'alcool. A volte funzionava, altre volte finiva solo per peggiorare le cose. Oppure in altri momenti, quando davvero non vedeva nient'altro che il buio che lo circondava preferiva tagliarsi, altra storia triste. Guardando quella ragazza che stava dinnanzi a lui si rese conto che non aveva alcuna paura, nemmeno un po'. Solitamente l'atteggiamento di Shane faceva paura a molti e questo giocava a suo vantaggio. Con quella ragazza non funzionava. Lo aveva fatto crollare miseramente. Allora rimase a studiarla un altro po' per capire come comportarsi. Era evidente che fosse nuova e che non sapeva nemmeno come andassero lì le cose. O davvero non sapeva che l'atteggiamento che aveva l'avrebbe portata solo ad attirare su di sè l'attenzione degli aguzzini peggiori della scuola, o forse lo sapeva e come Shane non le importava. Povera piccola, avrebbe appreso presto a sue spese che atteggiamenti del genere non erano positivi. Non che Shane le augurasse di scoprirlo presto, anzi, tutt'altro! Il fatto era che se lui si faceva qualche scrupolo a rispondere a quel suo atteggiamento scontroso e poco amichevole, molti altri non si sarebbero messi il minimo problema a farle del male in ogni modo possibile. « Senti Megan Lynn, non so se sei stata avvisata, ma questi atteggiamenti non ti porteranno da nessuna parte. Dammi retta. » Si sarebbe ritrovata morta ancor prima di parlare. Lo diceva per lei, davvero. Lui non ci guadagnava niente a metterla in guardia. Eppure la ragazza, con quell'aria di mistero intorno a sè non poteva che farlo interessare di più. Voleva sapere chi fosse, perchè era lì. Cosa ci faceva e soprattutto capire se era davvero sana di mente. Solo una pazza avrebbe scelto di andare a studiare nella loro scuola. Magari l'avevano costretta...Aveva in testa tante domande. Spesso non era incline a mostrare interesse alcuno verso un altro essere umano che non fosse già suo amico. Il fatto che quella ragazza misteriosa gli suscitava interesse un po' lo spaventava. Da come parlava avrebbe giurato che fosse americana, di quale zona dell'America però davvero gli sfuggiva e non ci sarebbe mai arrivato probabilmente. Non conosceva il continente così bene da poterla anche associare ad uno stato in particolare. Era tanto che avesse capito il continente. Lei comunque sembrava non volesse cedere, era un osso duro, qual'era la sua storia?
    «Non credo siano affari tuoi» Disse lei con voce calma e in realtà priva di un tono particolare. Lui la guardò ancora, poi fece un sorriso inaspettato.
    « Fammi indovinare, vieni...dalla California! Oppure...» Rimase a pensare portandosi un dito sul mento «...North Dakota! O...South Dakota?...» Disse a mò di domanda. Ma lei non rispondeva. Poi chissà per quale strano motivo associò il suo aspetto al Canada. « Sei Canadese. » Concluse con convinzione. E aveva anche battuto il record di frasi pronunciate in quella scuola ad un essere umano che non fosse Hope, Lucas o qualche professore.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?


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    « Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente. »
    Osservai il mio volto riflesso nel suo sguardo, o forse era solo una luce che nella mia testa assumeva le mie sembianze, e mi resi conto di come apparivo ad uno sconosciuto: fragile, racchiusa in me stessa, debole. Eppure come un cane a cui viene tirata la coda ero pronta a ringhiare e attaccare, pronta a difendermi da qualsiasi cosa potesse riservarmi la vita.
    Che poi vi chiederete, e forse giustamente, perchè con tutte le cose che succedono l’occhio del fato debba essere sempre puntato sulla sottoscritta. Ma alla fine io credo che ognuno di noi lo pensi, semplicemente a me sono successe troppe cose brutte nel corso di pochi anni di vita.
    Troppe perchè chiunque riesca a sopravvivere senza uscirne spezzato, sconfitto, insolitamente vuoto. Ed io ero proprio così, vuota, un involucro dalle sembianze di una ragazza.
    « Senti Megan Lynn, non so se sei stata avvisata, ma questi atteggiamenti non ti porteranno da nessuna parte. Dammi retta. »
    Un lampo di stupore passò velocemente nei miei occhi: mi sarei aspettata di tutto, ma non un consiglio da uno sconosciuto a cui non avevo fatto altro che rispondere male, e adesso non sapevo bene come comportarmi. Così, incrociai ancora di più le braccia sul petto come se volessi abbracciarmi da sola e annuii leggermente, come a fargli intendere che avevo capito, senza tuttavia spiaccicare parola.
    Deglutii a vuoto, spostando il peso da un piede all’altro. Avrei voluto andarmene via, scappare e restare un po’ da sola a riflettere. Avrei rivisto il colloquio con Shane in ogni suo dettaglio, cercando di capire il comportamento del ragazzo ed elaborando un piano per convincere mio fratello a vedermi. Ero pronta a tutto, persino a stringere amicizia con questo tizio, e prima o poi Liam avrebbe ceduto.
    Soffocai un sorriso quando Shane iniziò a elencare la mia possibile nazionalità, assumendo invece uno sguardo leggermente tediato e ad ogni sua proposta scuotevo leggermente la testa. Perchè era così interessato a conoscermi? Perchè non poteva semplicemente lasciarmi in pace come avevano fatto tutti fino a quel momento e continuare a cantare? Mi morsi la lingua per evitare di ridacchiare alla sua battuta finale, e scossi con vigore la testa lasciando che i riccioli rossi ballassero attorno al mio volto, poi feci qualche passo verso la porta. Era arrivato il momento di andare, e Shane mi aveva anche fornito la soluzione perfetta per lasciarlo e, nel caso, avere un argomento di conversazione nel caso fosse capitato di nuovo di incontrarci.
    «Sei ancora in alto mare, ma nel caso dovesse venirti un illuminazione sai dove trovarmi» dissi, una volta arrivata all’uscio, concedendogli un mezzo sorriso. Poi abbandonai la stanza e mi incamminai a passo svelto lungo i sotterranei, con la sola compagnia del rumore dei tacchi delle scarpe che rimbombava fra le pareti in pietra.
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    La ragazza rimase a guardarlo e sembrava pensierosa, chissà a cosa stava pensando. Sembrava quasi persa in un pensiero tant'è che Shane si domandò se avesse ascoltato le sue parole. Inziò a sentirsi profondamente stupido, fin quando poi lei inaspettatamente annuì stringedosi a sè stessa con le braccia, lasciando intendere che non solo aveva sentito le sue parole, ma che accettava il consiglio, forse. Che poi sarebbe stata torturata comunque era quasi scontato, visto che era nuova e a scuola molti sapevano essere davvero perfidi. Shane non disse altro e rimase semplicemente a guardarla attentamente rendendosi conto che lei era in difficoltà. Quando poi lui iniziò a chiederle informazioni sulla sua provenienza, sembrò quasi divertita e sembrava volesse sorridere. Shane ci prese gusto, probabilmente le sue risatine soffocate volevano intendere che stava pensando di avere a che fare con un idiota. Il comportamento di Shane era idiota. Ne era conscio. Ma voleva anche smorzare quell'aria tesa che si era creata. Ed era realmente interessato, comunque. Lei rimase misteriosa, senza rivelare niente, cosa che lo stizzì e non poco! Faceva la preziosa, o forse non voleva dirgli la sua provenienza per qualche altro oscuro motivo? Nel senso, Shane non era molto abile nei rapporti sociali, ma l'abc lo conosceva anche se lo metteva in pratica raramente. Voleva conoscerla. Comunque, non era Canadese, non aveva azzeccato e anzi a quanto pare era molto lontano dalla verità.
    "Sei ancora in alto mare, ma nel caso dovesse venirti un illuminazione sai dove trovarmi" Rimase a osservarla ancora, mentre si allontanava dal divano avviandosi verso l'uscita della loro Sala Comune. Avrebbe saputo dove trovarla, probabilmente l'avrebbe intravista spesso tra i corridoi di Hogwarts, a lezione e in quella Sala. Inutile negare che era rimasto profondamente colpito da lei, dai suoi modi di fare, di parlare, dal suo accento e dal suo aspetto, più di quanto avrebbe voluto mai ammettere, in così poche battute che lo fecero riflettere su quanto l'animo umano fosse strano, ingannevole e sempre pronto a stupirti. Avrebbe dimenticato presto gli occhi di Megan Lynn, ne era sicuro. Non voleva farsi sorprendere da niente, in particolare da una ragazza. Quando lei si allontanò lasciandole un sorriso lui, alzò la mano a mo di saluto, cercando, forse con scarsi risultati, di ricambiare il sorriso « Ciao, Megan » Era sicuro che avrebbe trovato altre occasioni per confrontarsi con lei. Visto che era così misteriosa era più spinto a volerla scoprire. Fosse stata una tizia tutta urla, gesti e fin troppo espansiva si sarebbe sentito irritato anche solo dalla sua presenza. E poi un'amica così già l'aveva: Hope. Una basta e avanza! Quando lei uscì, si sdraiò laterlarmente sulla poltrona, poggiando la testa sul bracciolo della poltrona e le gambe penzolanti sull'altro bracciolo. Raccolse la sua chitarra da terra, e suonò una nota profonda e tetra, poi riniziò a suonare la musica che aveva interrotto prima dell'arrivo della ragazza, stavolta senza cantare.
    Let it break you out of this prison you became. It’s not too late.


    TO BE CONTINUED...here

    Edited by shane` - 25/3/2014, 19:29
     
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