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  1. leroy'
         
     
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    ribelle • 20 • ex-corvonero
    Ethienne Leroy Stephanie Allen
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    « In questo mondo è importante non aver l'aria di ciò che si è »
    Quando, quella mattina, un ragazzino del primo anno mi aveva portato una lettera da parte di Callaway capii che doveva esserci sicuramente sotto qualcosa. Non che non mi scrivesse mai -tenevo nascoste nel cassetto decine di sue lettere d’amore- ma quando lo faceva sicuramente non era un buon presagio. Ed, inoltre, i miei programmi per la giornata erano andati a farsi benedire prima che potessi anche solo concepirli. Grazie tante.
    Non mi feci attendere per evitare di rendere Liam più irritante di quanto già non fosse, e mi recai nel suo studio una manciata di minuti dopo l’arrivo della missiva. Fu un colloquio breve, durante il quale il mio capo mi spiegò che molto probabilmente dei membri della resistenza si erano infiltrati da Amortentia, il parrucchiere più famoso di Hogsmeade. Sapevo di per certo che non poteva essere vero, ma dovevo andare ad indagare comunque, giusto per tenere al sicuro la mia copertura. Accettai, chiedendomi con che scusa avrei potuto presentarmi in un salone di bellezza, ma nuovamente Liam mi anticipò: aveva strappato un capello ad una babbana, quindi io avrei dovuto bere la pozione polisucco e recarmi al salone nelle sembianze di una donna. Come se la mia reputazione non si fosse ammaccata abbastanza dopo la disavventura al lago con quel chiacchierone di Stiles e quel simpaticone di Devereux.
    Tuttavia mi trovavo in una posizione nella quale non potevo permettermi di disubbidire ad un superiore, quindi con il broncio allungai la mano e presi la fiaschetta che Callaway mi porgeva, raccomandandomi di bere una volta all’ora.
    Uscii dallo studio del preside in fretta, come se volessi correre via ed allontanarmi da quella follia. Ero sempre più certo che il potere -o forse erano le sue avventure notturne con Sales- gli stessero dando alla testa. La Howe, per quanto fanatica e leggermente pazza, non aveva mai fatto ingurgitare una pozione polisucco ad un suo sottoposto, piuttosto sceglieva le donne.
    Un’ora dopo varcai il cancello di Hogwarts camminando maldestramente sulle alte scarpe nere che avevo chiesto in prestito alla mia assistente, fasciato in un vestito che lasciava ben poco all’immaginazione. Mi sentivo nudo, ed effettivamente lo ero visto che l’abito mi fasciava come una seconda pelle, e mi ritrovai a domandarmi come diavolo facessero le donne ogni giorno. Per non parlare poi dei miei lunghi, biondi e ricchi capelli lunghi, che intralciavano la vista ogni movimento, e del mascara, del rossetto, del fard che mi facevano sentire come se stessi vivendo alla corte di Maria Antonietta. E, per la prima volta nella mia vita ringraziai mia madre per avermi fatto nascere maschio.
    Mi smaterializzai davanti al negozio non appena raggiunsi la soglia di Hogwarts, e caddi prima che potessi ristabilire l’equilibrio su quei trampoli. Mi ritrovai con il sedere sul marciapiede e le mutandine bianche esposte alla vista di chiunque senza praticamente accorgermene e sentii il rossore salirmi alle guance. Mi tirai in piedi nelle speranza che nessuno mi avesse visto, ma ovviamente il traffico della via centrale di Hogsmeade si era fermato per osservare una bellissima ragazza con le sue grazie al vento. «Non avete nient’altro di meglio da fare, per Merlino?!» urlai, lanciando occhiate di fuori a chi mi stava intorno, e senza degnare nessuno di ulteriore attenzione entrai di gran carriera nel locale, tenendomi stretta alla maniglia per evitare di cadere di nuovo. wow, un damoire, l'hai trovato! la tua psw speciale è: professoresse
    Non appena misi a fuoco avrei voluto tornare indietro a scappare. Mi sembrava di essere finito in uno di quei pessimi film sulle ragazze della buona società che passano le loro giornate dal parrucchiere perchè non hanno niente di meglio da fare, ma io ero un soldato in missione -nonostante guardandomi non l’avreste mai detto- e non potevo tirarmi indietro.
    Lo spettacolo che si estendeva davanti ai miei occhi rappresentava per me una specie di mondo alieno. Da una parte, appoggiate al muro di un’assurdo color azzurro puffo, grandi poltrone in pelle nera sostavano davanti a specchi e cassetti, e nella mia ignoranza decretai che servivano al taglio e al colore. A poca distanza si trovavano alcuni lavandini e un paio di divanetti, sempre in pelle nera, per le persone in attesa. La stanza era divisa in due da un séparé in stile orientale e, sospettai che dietro di esso dovesse trovarsi la parte adibita all’estetica. 
«Le mutande della nonna col cagotto di Merlino, Callaway, questa me la pagherai» borbottai a bassa voce mentre facevo qualche passo incerto all’interno del locale, dirigendomi verso uno dei divanetti in pelle e prendendo un listino. Quella giornata era partita male, ed avevo il sospetto che non sarebbe migliorata molto presto.
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    Edited by etc. - 23/9/2018, 23:53
     
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    «La finzione è la verità dentro la bugia.»
    Mi massaggia la radice del naso, mentre altri fogli volavano dentro il camino ad alimentare il fuoco. Le faccende burocratiche non mi interessavano affatto, tendevano ad essere noiose ed assolutamente irrilevanti. Cominciavo ad annoiarmi, nell’ufficio del preside che ormai era diventato a tutti gli effetti la mia casa base, finchè lo sguardo non mi cadde su un armadietto nell’angolo più lontano della stanza. Sembrava contenere.. boccette? Incuriosito mi alzai, sperando che fosse il luogo dove Eris Howe teneva i suoi pensieri più reconditi –sarebbe stato un pomeriggio alternativo: dato che la televisione ad Hogwarts non andava, mi sarei accontentato del pensatoio-, ma purtroppo dovetti ricredermi. Conteneva delle pozioni, e dei.. capelli? Osservai con interesse quei fili dorati, o castani, contenuti ciascuno in una piccola provetta a lato delle boccette.
    Considerando che il pozionista precedente era stato Alexander Italie, infine rivelatosi traditore, fossi in lei non mi sarei fidato a tenere quella roba nel mio ufficio. Un sorriso divertito incurvò le mie labbra, perché io non ero lei. Mi annoiavo, avevo un armadietto pieno di pozioni potenzialmente velenose, e avevo bisogno di una pausa. Il che mi fece venire in mente che quel pomeriggio da Amortentia era il turno di Coco, e ciò mi diede nuovamente il pensiero di quanto quel locale fosse poco vissuto. Maledetti maghi, che si curavano così poco della loro immagine.
    Avrei potuto prendere due, ma che dico, tre!, piccioni con una fava.
    Lessi le etichette accuratamente vergate in una calligrafia elegante, finchè non trovai la pozione che speravo l’armadietto contenesse: polisucco. Ed ecco spiegati i capelli. Evidentemente la Howe aveva qualche piccolo scheletro nell’armadio. Una breve risata spezzò il silenzio dell’ufficio, mentre con molta cautela prendevo una provetta contenete un capello dorato, e la pozione polisucco. Dopo essermi sistemato dietro la scrivania come se fossi stato un uomo realmente impegnato, mandai a chiamare Ethienne Leroy, insegnante di Strategia. Purtroppo per lui, sarebbe stato la mia cavia. Mi andava abbastanza a genio, mi sarebbe spiaciuto se le pozioni fossero state realmente tossiche.. ma ehi, avevo bisogno di una cavia. E sarebbe parso strano se anziché mandare un collega fidato, avessi mandato qualcuno di sacrificabile e di scarsa importanza, per quella missione così delicata.
    Ero proprio un bad guy.
    Mi finsi più professionale di quanto non fossi, propinandogli la prima storiella che mi passò per la testa: ribelli –tanto ormai erano ovunque, come i funghi, quindi come scusa erano perfetti- da Amortentia, il parrucchiere di Hogsmeade. Come intrufolarsi in un salone di bellezza? Diamine, ma chiaro che Liam aveva pensato a tutto: aveva preparato appositamente una pozione polisucco. Lui si che era un uomo organizzato.
    Quando il collega uscì dalla stanza, ci mancò poco che mi dessi una pacca soddisfatta sulla spalla da solo. Anche l’avessi fatto, nessuno avrebbe potuto biasimarmi: me l’ero meritata. Aspettai qualche minuto, quindi cercai –invano- Sales , e dovetti ripiegare come sostituto su Malfoy. Triste ma vero.
    Appena fuori dai confini di Hogwarts, mi smaterializzai a Londra, nell’appartamento che io ed Aaron condividevamo. Mi assicurai che in casa non ci fosse nessuno (solo Merlino sapeva che fine avesse fatto il mio coinquilino, e Big Nana probabilmente era a fare la spesa), e quando fui certo di essere solo aprii lo scomparto segreto del mio armadio: abiti da donna. Mi guardai allo specchio, ed ero Liam Callaway. Chiusi gli occhi e mi concentrai sull’aspetto di qualcun altro, una ragazza dai capelli scuri e gli occhi verde intenso, e quando aprii gli occhi, a ricambiare la mia occhiata divertita era comparsa Sam. Perfino da donna ero davvero affascinante. Come ogni volta avevo sentito l’aspetto del bel irlandese scivolarmi via dalla pelle, mentre questa si ricomponeva e ricompattava, dando vita a quella giovane donna che avevo soprannominato Sam. E pensare che ero una parrucchiera molto rinomata, da quelle parti. Gesù.
    Sam era molto diversa dal sottoscritto, anche perché altrimenti non avrebbe avuto alcun senso crearmi un identità fittizia. Di lei le persone sentivano di potersi fidare. Era davvero nauseante vedere quanto un viso carino ed un sorriso amichevole sapessero manipolare meglio le persone di quanto non facesse una bacchetta sguainata. Indossai una canottiera rosso sangue, un paio di jeans aderenti, una giacca scura e scarpe con il tacco. Avevo fatto molto allenamento prima di avventurarmi con quei cosi per le strade del mondo magico, quindi nel momento in cui vidi una bionda camminare stentatamente proprio di fronte all’insegna del negozio ed infine cadere, non ebbi esitazione nell’individuare Leroy. Era proprio diventato una bella signorina. Nascosi il sorriso divertito e rimasi nell’ombra ancora un istante, prima di attraversare la strada ed entrare nel negozio.
    Ecco cos’era un diversivo dalla noia nella vita di Liam Callaway. Ed evidentemente Italie si era comportato bene, quelle pozioni non erano affatto velenose. Buono a sapersi.
    Chiusi la porta dietro di me ed indossai il miglior sorriso da buona padrona di casa, mentre i passi ticchettavano sul legno del pavimento. “Buongiorno! Ma ragazza, sei uno splendore: se non andasse contro i miei affari, ti direi di uscire dal negozio. Anche se un taglio più corto valorizzerebbe di molto il tuo viso” Sorrisi, accentuando le fossette sulle gote. Poggiai la giacca sullo schienale della sedia dietro la cassa, e rivolsi un saluto caloroso anche a Coco, che nel frattempo stava preparando il necessario per la manicure della cliente successiva. “Hai un appuntamento?” Domandai cordialmente sfogliando l’agenda e rivolgendo a Ethienne un sorriso luminoso. Giusto per assicurarmi che fosse davvero lui, e non una ragazza un po' goffa.
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    ribelle • 20 • ex-corvonero
    Ethienne Leroy Stephanie Allen
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    « In questo mondo è importante non aver l'aria di ciò che si è »
    Avevo le tette, ed erano più pesanti di quanto pensassi. Un uomo generalmente non riflette veramente sul corpo di una donna ma, ora, essendo diventato io stesso una donna non potei che rendermi conto di piccoli particolari, come ad esempio che si, le donne non avevano un peso laggiù, ma lo avevano lassù e non era molto comodo, se non c’eri abituato ti sbilanciava, ed il mio equilibrio era già precario.
    Per non parlare poi del fatto di quanto fossero effettivamente ingombranti. Certo, la donna di cui avevo preso le sembianze on si era fatta mancare nulla, ma con un seno più piccolo la mia missione sarebbe stata più facile. E soprattutto meno imbarazzante.
    Sentii il ticchettio di un paio di alte scarpe sul pavimento, e mi arrischiai ad alzare lo sguardo. Davanti a me, una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani stava sorridendo cordiale, ed io inarcai un sopracciglio. A sapere che la parrucchiera era così carina sarei venuto più spesso da Amortentia. Lasciai scorrere lo sguardo velocemente sul suo corpo, poi mi ricordai di essere una donna ed un leggero rossore si propagò sulle mie gote. Mannaggia a Merlino, stava andando tutto di male in peggio.
    Buongiorno! Ma ragazza, sei uno splendore: se non andasse contro i miei affari, ti direi di uscire dal negozio. Anche se un taglio più corto valorizzerebbe di molto il tuo viso” Disse la mora, entusiasta. Oh, certo, come avevo fatto a non pensarci prima?
    Quando sorrise le si formarono due deliziose fossette sulle gote, e ne rimasi affascinato. Avevo sempre pensato che le fossette rendessero il sorriso di qualunque persone un po’ più speciale, e la parrucchiera me lo confermò. Feci un colpo di tosse, e sorrisi a mia volta nella sua direzione.
    Mi domandò se avessi un’appuntamento, ed io mi chiesi di Liam avesse pensato anche a questi dettagli, ma decisi di non rischiare. Anche solo un piccolo errore avrebbe potuto mandare a monte la mia operazione, quindi scossi la testa lasciando che i riccioli biondi ondeggiassero attorno al mio volto e risposi, nel tono più femminile che riuscivo a fare: «No, mi dispiace. E’ stata una decisione.. Impulsiva» Avrei dovuto inventarmi la storia di quella ragazza. Perchè si trovava dal parrucchiere? Decisi di cadere nel clichè, e nel caso la mora me l’avesse chiesto le avrei raccontato una storia strappalacrime su come io e il mio ragazzi ci fossimo lasciati proprio il giorno prima dopo anni di relazione, e questo era avvenuto perchè avevo scoperto che era un ribelle.
    Mi complimentai con me stesso, mentre mi alzavo di malavoglia dal divanetto e facevo qualche passo nella direzione della ragazza, con un sorriso. «Se c’è posto mi rimetto nelle tue mani» dissi, sbattendo le ciglia forse un po’ troppe volte, «fai pure di me ciò che vuoi».
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