Happy birthday little Tiger!!^^

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    656
    Spolliciometro
    +485

    Status
    Anonymous

    zwn
    Arthea Williams
    Gryffindor • 16
    «Libertà va cercando, ch'è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta...»


    Il mondo stava cambiando. Lo si percepiva nell’aria, negli sguardi delle persone. In ogni essere vivente traspariva una labile speranza, una luce in fondo al tunnel. Forse era bello da credere e basta, o forse qualcosa si stava muovendo. Quello che era certo era che era finito il tempo di restare a guardare.
    In quel mondo, a poco servivano i meri osservatori.
    Stava cambiando, là fuori.
    Arthea Williams stava cambiando.
    Aveva trascorso il pomeriggio nella palestra di combattimento, ad allenarsi con ogni tipo di arma. Andava avanti così da un po’ormai. Il suo corpo da ragazzina minuta aveva lasciato il posto a quello di una giovane donna dalle fattezze aggraziate, ma dalle membra forti.
    Il suo corpo e il suo spirito si stavano temprando a vicenda; presto sarebbe stata pronta.
    Le ore trascorsero in fretta, finchè non giunse lui.
    Il custode irruppe nella sala, credendo che non ci fosse nessuno.
    “Williams! Che bello vedere che hai finalmente abbracciato la via dell’obbedienza!...Sei stata brava, meriti il tuo premio…”
    La ragazza rimase immobile mentre il custode trascinò nella stanza un ragazzo corpulento. Un volto che conosceva bene.
    Joffrey Ecclestone, ultimo anno, slytherin. Un colosso di quasi due metri, battitore della squadra della sua casata. Biondo, occhi di ghiaccio.
    Arthea ghignò nel vederlo con le mani legate. Punizione.
    Lui era stato il suo aguzzino l’ultima volta nella sala delle torture. L’aveva ridotta uno straccio, insultata. Aveva insultato la sua famiglia, il suo sangue, con odio tangibile.
    “E’ tutto tuo. Fagli male!”
    Disse il custode uscendo.
    Normalmente Arthea si sarebbe tirata indietro, e probabilmente avrebbe aggredito il custode. Ma si trovava di fronte ad una delle persone che odiava di più, grosso il doppio di lei. Sarebbero stati pari.
    Impugnò un coltello, dirigendosi rapida verso di lui. Vide il tuo sguardo abbastanza terrorizzato dalla carica della ragazza, e né godè. Joffrey Ecclestone terrorizzato da quella che aveva definito una sporca mezzosangue figlia di P*****a babbana era uno spettacolo impagabile.
    Con un gesto netto recise le corde che gli tenevano legate le mani, lasciandolo interdetto.
    “Scegli un’arma verme!”
    Disse indietreggiando leggermente lasciandogli spazio. Il ragazzone rise, e scelse un macete.
    Credeva davvero di cavarsela?
    La giovane grifondoro si voltò, guardandosi intorno, e scegliendo le due spade corte. Era ambidestra.
    Il Serpeverde caricò a tutta potenza, non facendo i conti con l’agilità della sua avversaria, che scartò con facilità, e lo disarmò in un batter d’occhio.
    Ma non fu contenta.
    Gettò anche lei le armi, avventandosi poi su di lui, e colpendolo con tutta la forza e la rabbia che aveva, fino a sentire le sue ossa rompersi, fino a vedere il suo volto sfigurato.
    Lo lasciò a terra, esanime, avviandosi verso l’uscita.
    “Mi fai schifo.”
    Disse uscendo.

    . . . . .

    Rientrò in sala comune sporca di sangue, che stavolta però non era il suo. Attirò parecchi sguardi, ma per i suoi compagni era ormai normale vederla in quel modo. Lei era una mezzosangue, doveva essere punita.
    Non badò a loro e si diresse nella sua stanza, in cui ormai viveva da sola da un po’. Si tolse quei vestiti sporchi e si lavò il sangue e il sudore di dosso.
    Indossò pantaloncini di jeans ed una t-shirt bianca, e si guardò allo specchio. Il suo sguardo era cambiato. Era più forte, ed era pronta…ora che non aveva più nulla da perdere. Pesto il suo piano avrebbe avuto inizio.

    . . . . .

    Scese in sala comune, sentendo un gran baccano. Che diavolo stava succedendo? Probabilmente qualcuno festeggiava, ma poco le importava. Sarebbe rimasta in disparte ad osservare le loro frivolezze, come sempre. Capì di aver attirato alcuni sguardi. Probabilmente la voce dello scontro con Ecclestone si era già diffusa. E di certo le nocche sbucciate delle sue mani non lasciavano dubbi.
    Vide alcuni ragazzi indaffarati ad appendere striscioni con su scritto “Auguri Law”. Ma certo, era il compleanno della prefetta Lawrence, o prefetta “perfetta”, come molti la definivano.
    Non la conosceva benissimo, e di certo non avrebbe partecipato a quella festa, dato che non aveva nemmeno un regalo per lei.
    “Serve una mano?”
    Chiese gentile al suo caposcuola, che sembrava un po’ in difficoltà. Non conosceva nemmeno lui. Le uniche parole che ci aveva scambiato erano stati rimproveri per quando si era infiltrata nella sezione proibita. E da lui non aveva ricevuto altro che sguardi di ammonimento mentre passava malridotta, di ritorno dalla sala delle torture, come se fosse colpa sua…
    In effetti il biondino non le era molto simpatico, ma cercò comunque di essere gentile. Una festa coi tempi che correvano era una strana cosa…ma era bello vedere che c’era ancora voglia di essere allegri. Che c’era ancora voglia di vivere.


    made by mæve.

     
    .
  2. ~lucas
        +2    
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    zxI4g5K
    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora»

    La sveglia, ore sei due punti zero-zero, era il momento in cui Lucas mostrava la sua accecante bellezza in tutto il suo splendore: capelli sparpagliati, occhiaie, occhi semi-chiusi.
    Uno splendore da rinchiudere dentro una cassa di legno, in modo che la gente non potesse vederlo e svenire per la bellezza (leggere: schifezza).
    Come tutte le persone avevano il loro lato malvagio, ebbene, anche Edward Lucas Italie aveva il suo lato brutto: la sveglia ad opera di quell'insolente del gufo, Starbucks, quando si svegliava malridotto. A proposito di sveglia, si riteneva fortunato, ogni mattina, ad avere il lobo dell'orecchio intatto. Se ce l'aveva. Se invece sanguinava erano memorabili le vicende del Caposcuola che cercava di acciuffare quel maledetto pennuto.
    Ma quel Caposcuola, sapete, ero io quindi non ci tengo tanto a far ricordare le mie valorosa gesta.
    Il leoncino, mi chiamavano così. Il Grifondoro perfetto. Il Caposcuola. Mi piaceva, tutta quell'attenzione. Ebbene sì, ero molto modesto.
    Ma certo non lo davo a vedere.
    Entrai in bagno. L'unico lato positivo della sveglia di quell'odioso Starbucks è che si svegliava presto e aveva il bagno tutto per sé. Sapete, non è che sia bello farsi tanti gradini, in pigiama, per raggiungere il Bagno dei Prefetti - si chiama “dei Prefetti” ma ci entrano anche i Caposcuola, ve lo giuro! -, quindi mi accontentavo del bagno che dovevo dividere con i miei sottoposti adorati compagni di dormitorio.
    Appena chiusi la porta Jason, dietro di me, gridò: “Lucas! Maledizione, sei sempre il primo!”. Me ne fregai totalmente e chiusi la porta a chiave.

    Uscii dal bagno ben lavato, e ben profumato, lasciando gli specchi appannati per il vapore della doccia. Me l'ero fatta in cinque minuti, poi altri cinque per lavarmi il viso. E il ringraziamento di Jason? Si era addormentato.
    Gli lanciai un asciugamani con forza sul viso dicendo, stizzito: «Il bagno ti aspetta».
    Ma non si svegliò. Deficiente. Mi vestii con la divisa scolastica e la spilla da Caposcuola con la C in bella vista accompagnata dai colori rosso e oro sul petto.
    Poi presi una delle foto del baule. Ritraeva me e mio zio Alex a Godric's Hollow. Non avrei mai scordato il suo ottimismo, il suo sorriso, la sua forza, il suo coraggio, la sua inventiva, la sua lealtà nei confronti della Resistenza.
    Senza saperlo, Eris aveva ribaltato tutto il Mondo Magico. E solo grazie all'uccisione di un professore. Di un traditore del Governo, un patriota del Mondo Magico.
    Ma nessuno sapeva che era un patriota. Tutti lo consideravano un traditore. L'avrebbero mai capita, la verità? Poi i miei pensieri andarono ad Alida. Si era completamente trasformata. Non solo nell'aspetto - da bionda, mora - ma anche nel carattere. Sembrava essere diventata... Cattiva, in un certo senso.
    Distolsi lo sguardo sulla foto, proprio mentre mio zio mi faceva l'occhiolino da quel pezzo di carta, un ricordo. Lo posai in fondo al baula, sotto a tutte le altre cose. Non volevo che un giorno o l'altro mi venisse la tentazione di riprendere quella foto e soffrire, soffrire senza farlo vedere, che implica una sofferenza ancora più grande, come era successo durante la sua esecuzione, e come stava accadendo in quel momento.
    Mi alzai dal letto e mi stiracchiai, guardandomi attorno. Vidi tutti tra le braccia di Morfeo. Persino le Serpi si svegliavano prima.
    Sono circondato da un branco di idioti. Come diceva zio Scar. E Lucas era un grifone, il cui simbolo è un leone. E Scar era un leone. Mai frase fu più azzeccata.

    Durante il pomeriggio, in Sala Comune non si faceva altro che borbottare. Il pandemonio totale, che mi impediva di finire quei maledetti compiti di Arti Oscure.
    «Ragazzi!», intervenni, nella mia - sottolineo mia - poltrona rossa vicino al camino spento, alzando la voce. «Che avete tutti da parlare?».
    Tutti si zittirono. “Ma come, non lo sai?”.
    Contai fino a... Due. «No, razza di babbeo, non sono un calendario che si ricorda tutti gli avvenimenti della giornata!».
    Il piccoletto che mi aveva parlato mi guardò con timidezza, un po' per scusarsi, continuando: “La Prefetta perfetta fa il compleanno...”.
    Lo guardai. «Lilith?». Il ragazzo annuì, ritornando poi al suo libro. Prima che ripartissero i mormorii, aggiunsi, dubbioso: «E non le fate festa?».
    Il ragazzo mi guardò con un misti di stupore. “Festa? Senza il consenso del professor Cauthon?”.
    Mi alzai di scatto dicendo: «Ma che te ne frega del professor Matrim, è sempre a farsi i cavoli suoi nella sua aula! Sono il Caposcuola e vi dò il permesso di...».
    Non finii la frase, visto che un boato travolse le mie ultime parole, seguito da ragazzi che correvano da tutte le parti.
    «Con calma, eh. CON CALMA!». Fortuna che consideravo la Coppa il nostro primario obiettivo.
    Screanzati.

    L'unica cosa che turbò leggermente l'atmosfera fu la Williams sporca di sangue. Io ero appena sceso dai Dormitori, dopo essermi cambiato mettendomi una polo rossa con il colletto color oro e le maniche corte, i cui bordi erano ornati da motivi dorati.
    La guardai curioso, ma quella non mi degnò di una sguardo.
    Che fosse arrabbiata per i rimproveri?! Diciamocelo: violare il Reparto Proibito della Biblioteca era una cosa impensabile. A meno che non fosse stata una missione della Resistenza. E io non sapevo che ci fosse una missione del genere. E quindi non c'era. E soprattutto, non sapevo se Arthea era una Resistente o no. Non mi era concesso saperlo... Forse me lo sarei potuto far dire dal professore Leroy...
    D'altronde, le probabilità erano molto alte: mezzosangue, criticava spesso il regime e le notizie che la trovavano protagonista la etichettavano “Oppositrice del regime”.
    Ma non avevano nulla di concreto.
    Guardai gli scatoloni: striscioni, spille animate, sciarpe. Tutto rigorosamente color rosso-oro.
    Poi un ragazzino di quindici anni che aveva appena fatto il suo ingresso in Sala, comunicò che Arthea Williams aveva avuto la meglio su un Slytherin, lasciandolo morto. O vivo, non si sapeva. Ma comunque più morto che vivo.
    Lo guardai scioccato.
    “Serve una mano?”. Mi voltai. Tutti guardavano la ragazza come se fosse il fenomeno del momento, in senso negativo. Puntai uno sguardo glaciale a die o tre ragazzi. E ritornò il vociare confuso e ripresero i lavori.
    Sorrisi ad Arthea, mentre i die ragazzi che erano vicino a me se la svignarono lanciandosi occhiate complici. Notai qualcosa del tipo ‘Secondo me ci prova anche con la festeggiata’. Mi ero fatto proprio una bella reputazione nel mondo dei pettegolezzi.
    «Pensavo che non avresti partecipato, come sempre... Beh, niente male ciò che hai fatto a quel gradasso di uno Slytherin». Le sorrisi. Era un complimento.
    Notai con la coda dell'occhio un ragazzo che dava una gomitata a un suo amico indicando col capo me. Perché diavolo dovevo essere puntato sempre, quando c'erano belle ragazze?
    Colpa di Hogwarts. Nel castello c'erano solo delle strafighe.
    «E... Ahm, credo sia tutto pronto, puoi stare tranquilla. E se hai problemi col regalo puoi stare calma, sai, le stiamo regalando...» le indicai un pacco posato sulla poltrona di velluto rosso, dall'inequivocabile forma di una scopa.
    «È stato difficile? Batterti con Ecclestone, intendo», le chiesi poi, curioso. Sapevo che su di alcuni facevo una brutta impressione, grazie al mio titolo di Caposcuola, ma chi mi conosceva... Beh, trovava quell'animo umoristico e a volte anche pungente.
    Insomma, un normale adolescente.
    winston,©
     
    .
  3. lawrence.
        +1    
     
    .

    User deleted


    Mangiamorte • 17 • Gryffindor
    Lilith Lawrence
    tumblr_md4saulAyJ1rz79gpo1_500
    « Party rock is in the house tonight, everybody just have a good time »
    Ho sempre ritenuto che il comportamento dell’essere umano fosse frutto di decisioni, riflessioni e pensieri ma, in questi giorni, non avevo potuto non notare quanto in realtà tutti noi fossimo influenzati dalle nostre sensazioni, dai nostri sentimenti e, perchè no, anche da quelli di chi ci circonda. Dopo l’esecuzione la vita nella scuola era ripresa come se nulla fosse mai successo, il ritmo delle lezioni si era fatto più scandito e le chiacchiere superficiali di cui il castello era sempre stato impregnato avevano ripreso il loro corso come un fiume in piena.
    Quella giornata era stata una delle più strane della mia vita. Era il mio compleanno ma, al contrario di quanto era sempre successo, sembrava che tutta la scuola ne fosse al corrente. Forse perchè ero diventata Prefetto, ma sospettavo che ci fosse altro sotto.
    E’ strano, considerai, come le persone tendano ad aggrapparsi ad ogni più piccolo pretesto per tentare di dimenticare avvenimenti che li avevano in qualche modo feriti, per rinchiudere il dolore dentro uno scrigno della parte più recondita del loro cervello con la scusa di avere qualcosa di meglio da fare. Ed io ero quella scusa.
    Avevo passato il giorno intero ad essere abbracciata da gente con la quale non avevo quasi mai parlato, che mi augurava buon compleanno e tanta felicità, avevo ricevuto regali da ammiratori segreti di cui ignoravo l’esistenza e da ragazze con cui avevo scambiato si e no qualche parola in classe, come se tutti volessero essere miei amici, come se io fossi stata la ragazza più popolare della scuola.
    Non avevo avuto un attimo di pace fino a quando, dopo due estenuanti ore di Strategia con Leroy, ero corsa fino alla mia stanza e mi ero lasciata cadere sul letto in attesa di scendere per la cena. 
Fissando il soffitto, con la pila di regali al mio fianco, mi ero resa conto del fatto che non avevo mai prestato veramente attenzione a chi mi circondava, nonostante la gente avesse sempre prestato attenzione a me. Ero veramente una stronza, ma una stronza con molti regali di compleanno.
    Non scesi in sala grande per cena, non volevo avere un’altro incontro ravvicinato con la fauna di Hogwarts, così mi rifugiai a fare uno spuntino nelle cucine, prima di salire di nuovo in Sala Comune.
    Sapevo, perchè mi erano giunte voci, che avevano organizzato una festa per la sottoscritta, nonostante io non avessi mai chiesto nulla del genere, e questo mi lusingava parecchio, anche se non l’avrei mai ammesso. Così, indossai un paio di jeans attillati ed una canottiera rosa piuttosto scollata e raccolsi i capelli in una coda alta, prima di uscire dal dormitorio e recarmi in sala comuni. Quando feci capolino dalle scale, i miei compagni iniziarono ad applaudire ed io sorrisi, ringraziandoli.
    Ci misi un sacco di tempo, ma alla fine riuscii a farmi largo tra la folla ed arrivare al tavolo con le bevande, quando mi accorsi di una ragazza piuttosto malconcia. Consapevole della decisione che avevo preso prima, ossia quella di provare ad essere un po’ meno stronza, mi avvicinai a lei e al Caposcuola con un sorriso.
    «Ciao ragazzi» Dissi, inclinando leggermente la testa di lato «Tutto bene?»
    winston,©
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    656
    Spolliciometro
    +485

    Status
    Anonymous

    zwn
    Arthea Williams
    Gryffindor • 16
    «Libertà va cercando, ch'è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta...»


    Cosa avrebbe provato Arthea Williams dopo lo scontro con Ecclestone? Probabilmente pietà e tormento, probabilmente senso di colpa. Forse rabbia verso sé stessa, per essersi abbassata al suo livello, e a quello degli altri aguzzini.
    Ma era evidente che la ragazza mora che ora si aggirava per la sala comune non era più Arthea Williams, o almeno non quella di prima.
    Nel suo cuore non c’erano che soddisfazione e tranquillità. Nella sua bocca il dolce sapore della vendetta.
    Si era abbassata al livello di tutti gli altri…ma l’aveva fatto con uno scopo diverso, con un’animo diverso. Arthea non era che una maschera che da sempre aveva nascosto e protetto la fragile creatura che era in realtà. E cambiare maschera non avrebbe cambiato sé stessa nel profondo. Pochi forse avrebbero notato il suo cambiamento. Nessuno avrebbe mai saputo che lei era rimasta sempre la stessa.
    Una strega che alla fine aveva accettato il dono che le era stato dato, e il mondo in cui era stata posta. Un’anima tormentata che alla fine accettava la resa. Questo ora era Arthea.
    Ma Arthea, come già detto non era che una maschera. Come Persephone, che viveva a metà tra il mondo degli inferi e quello dei vivi, Arthea Persephone si divideva tra l’apparire e l’essere. Due dimensioni che non avrebbero mai potuto convivere, ma che non avrebbero nemmeno potuto annientarsi.
    Quegli universi presto avrebbero incontrato altre vite, altre persone. Il momento era vicino, il terreno era fertile.

    La giovane Grifondoro sembrava essere diventata un fenomeno da baraccone, visti gli sguardi che riceveva. Beh, poco male. Almeno quei ragazzini ci avrebbero pensato due volte prima di dire qualcosa di cattivo su di lei. Sentiva spesso alcuni loro commenti sui “mezzosangue”, ma aveva sempre lasciato correre. Insomma, prendersela con dei ragazzini!..A quei livelli non era ancora arrivata!
    «Pensavo che non avresti partecipato, come sempre..>>
    Già, come sempre. Nemmeno lei sapeva perché era lì in effetti. Forse per svagarsi in realtà, per concedere un’attimo di tregua al suo cervello, costantemente impegnato a pianificare dettagli e rivedere scene di morte e sofferenza.
    “In realtà mi ci sono trovata. Ma credo che mi fermerò un po’!”
    Disse con un sorrisetto facendo spallucce.
    <<beh, niente male ciò che hai fatto a quel gradasso di uno Slytherin».
    Il caposcuola le stava facendo una specie di complimento, oppure quella era una trappola verbale in cui stava cadendo in pieno?
    Su Arth, basta soppesare ogni minimo dettaglio! Take it easy!
    “Non è una cosa di cui dovrei andare fiera ma…si, niente male!”
    Convenne. Era una specie di grazie(?).
    «E... Ahm, credo sia tutto pronto, puoi stare tranquilla. E se hai problemi col regalo puoi stare calma, sai, le stiamo regalando...»
    Spostò lo sguardo verso il pacco indicato. Una scopa, indubbiamente. Bene, non c’era nulla di utile che potesse fare lì. Volendo se ne sarebbe andata…ma ormai era in ballo, e doveva ballare. O forse voleva.
    "Meno male...In effetti trovo maleducato presentarmi ad una festa senza nemmeno un regalo, ma come ho detto, mi ci sono trovata."
    Scappa giovane Williams, sei ancora in tempo!
    Il suo caposcuola si stava dimostrando diverso da come lo aveva disegnato nella sua mente. Era stranamente più gentile di quanto ricordasse. Le cose erano due. O era gentile come l’acqua calma che poi ti affoga, oppure aveva solo avuto un’impressione sbagliata di lui.
    Avrebbe voluto comunque dirgli che gli dispiaceva per suo zio. Per lei quell’uomo era un esempio di coraggio e dedizione. Ma lasciò perdere. Quella era un’occasione di svago, probabilmente anche per lui. Gli somigliava, in qualche dettaglio e movenza.
    «È stato difficile? Batterti con Ecclestone, intendo».
    Quella domanda suonò abbastanza strana e improvvisa, ma lecita.
    “Difficile? Non troppo direi. Stavolta avevo le mani slegate…”
    Rispose con un velo d’ironia, abbozzando poi un sorrisetto. Non era stato difficile, non per l’Arthea di ora. E soprattutto…era stato dannatamente appagante. Non immaginava che la vendetta potesse essere tanto dolce. E quello era solo l’antipasto.

    La festeggiata arrivò, accolta dal fragore degli applausi. Sembrava come se tutto quel baccano fosse necessario per coprire il silenzio. Silenzio che aveva regnato in quella sala per interminabili istanti dopo la morte di Italie…silenzio che regnava in tutti i cuori.Quello nemmeno lo scoppio di una bomba avrebbe potuto coprirlo.
    Arthea si unì comunque agli altri nell’applauso e nel cantare “Tanti auguri a te..” al suo prefetto. Non la conosceva bene, ma non era richiesta una grande confidenza in tale occasione.
    La folla si gettò poi su di lei, e fu lì che Arthea si fece un po’ in disparte. Non si sarebbe mai unita a tali esagerati convenevoli. Tutta quella gente ammassata le faceva venire la claustrofobia. Le avrebbe fatto gli auguri poi, con più calma. E poi quello era il suo momento, da godere con i suoi amici…non con una quasi sconosciuta.
    Poi vide la festeggiata liberarsi finalmente da una morsa di ragazzine acchittate come se quello fosse il ballo delle debuttanti e avvicinarsi a lei e…come si chiamava? Ah si, Lucas.
    Ora capiva perché la chiamassero prefetta perfetta. Aveva dei lineamenti bellissimi e delicati. Praticamente una bambola.
    «Ciao ragazzi! Tutto bene?»
    Arthea si guardò le mani e i gomiti sbucciati. Beh, in effetti non era proprio una rosa appena colta, ma stava molto meglio del solito. Tutta quella caciara sembrava aver sommerso i suoi pensieri come un’onda.
    “Benissimo, grazie!...Tu?"
    Rispose la Williams, senza aggiungere dettagli. Un sorriso avrebbe completato la risposta.
    “Buon compleanno!”
    Esordì, prendendo tre bicchieri pieni che erano sul tavolo e porgendone uno a lei e uno al biondino. Un brindisi ci sarebbe stato bene...


    made by mæve.

     
    .
  5. ~lucas
         
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    zxI4g5K
    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora»

    Fissai la ragazza negli occhi, e ne rimasi colpito. Non avevo mai visto quella ragazza a... fondo, per così dire. Sì, le avevo parlato abbastanza volte (per sgridarla), ma non avevo mai fatto caso a quanto fosse bella e armoniosa la sua faccia. Capii perché Jason la corteggiava, nonostante la sua discendenza non purosangue. Anche se la storia era finita, visto che la ragazza era piuttosto restia. I suoi occhi erano di un verde... verde. Non l'avevo mai visto, quel colore, in quella tonalità, se non nei suoi occhi.
    E dire che gli unici occhi che mi avevano colpito prima d'ora erano stati... I miei. Ah, no, dai. Scherzo. Quelli di mia madre. Ghiaccio puro, davvero. Di un azzurro, di quello che si vede nei ghiacciai,che si scioglieva solo alla vista di suo marito e di suo figlio. E quel ghiaccio si era spaccato un po', dopo la morte di papà.
    Una cosa che non ha mai smesso di incuriosirmi è il fatto che, nonostante tutti dicessero il contrario, non credevo di somigliare a papà, fisicamente. Somigliavo più a mia madre: stessi occhi, stessi capelli...
    Lessi negli occhi della giovane Gryffindor qualcosa che leggevo anche nei miei occhi, quando ero allo specchio, reduce delle torture subite da mio zio. Vendetta. E ciò mi colpì molto. Nonostante Williams fosse sempre derisa e torturata, non sembrava che serbasse rancore. E invece ora...
    “In realtà mi ci sono trovata. Ma credo che mi fermerò un po’!”. Disse la ragazza, con un sorriso.
    Sorrisi a mia volta, dicendo: «Solo per un po'?». Toglietevi quel sorrisetto e quei pensieri dalla testa! Parlavo senza secondi fini, giuro.
    Forse.
    “Non è una cosa di cui dovrei andare fiera ma…si, niente male!”, aggiunse poi.
    Chiesi di scatto: «Perché no?». Era nell'animo dei grifoni, dei corvi e delle serpi essere fieri e orgogliosi di se stessi. E se uno non lo era di già, crescendo tra i Gryffindor lo sarebbe diventato. E aveva la netta impressione che Arthea Williams fosse della seconda categoria.
    Poi, per quanto riguardava la difficoltà del duello, rispose ironicamente: “Difficile? Non troppo direi. Stavolta avevo le mani slegate…”.
    Le sorrisi mostrando i denti, mostrandomi divertito. Si meritava la vittoria e la vendetta, ma il piatto non era appetibile senza la fierezza e i complimenti altrui.
    «Beh... Ripeto, complimenti». Le sorrisi e le diedi una leggera pacca sulla spalla in segno di simpatia.

    Intravidi una figura uscire dalla rampa delle scale che portavano ai Dormitori femminili rosso oro. Di sicuro era Lilith, visto che praticamente tutti erano scesi per addobbare la Sala.
    Infatti risuonò un “Tanti auguri a te!” - a cui io non partecipai, ma nessuno mi notò, visto che io e Arthea eravamo in fondo alla Sala - seguirò da applausi, e io fui lieto di applaudire la bambola Prefetta perfetta.
    Un capolavoro della natura.
    Si avvicinò a noi, facendosi largo tra la folla, fino a raggiungerci, salutandoci con un «Ciao ragazzi! Tutto bene?”.
    Ah, la fama di Prefetta inavvicinabile era caduta? O era solo perché ero il Caposcuola? Allora mi consideravo fortunato. Insomma, una delle più fighe della scuola, dai ragazzi!
    La accolsi con un sorriso, mentre Arthea rispondeva con un “Benissimo, grazie!...Tu?”, dopo essersi guardata le nocche e i gomiti sbucciati.
    Io aggiunsi, con,un pizzico di ironia per sdrammatizzare, rispondendo alla tacita domanda della Prefetta: «Arthea ha disseppellito lascia di guerra puntandola contro uno Slytherin... E uscendone vincitrice». Feci l'occhiolino ad Arthea. Era una cosa di cui andare fieri, poi tornare su Lawrence e le risposi: «Tutto bene, grazie». A parte la morte di mio zio, ma non capirebbero. Mai.
    Non le rivolsi la stessa domanda, dato che l'aveva fatto Arthea.
    E sempre lei prese dei bicchieri dal tavolo vicino a noi, dicendo “Buon compleanno!” sorrisi e presi il bicchiere alzandolo come a fare cin-cin, aggiungendo: «Alla tigre appena maggiorenne». Tigre. Bel soprannome, no?
    Aggiunsi, chiedendo a Lawrence: «Curiosa di scoprire il regalo?». Che ovviamente prima del suo arrivo era stato coperto da un telo di velluto color porpora che nascondeva la sua forma. Glielo indicai col bicchiere. Ma prima che Lawrence potesse avvicinarsi, chiesi: «Eh no, ferma signorina. Prima di aprire il regalo, dimmi cosa pensi ci sia dietro...».
    Le sorrisi e le feci l'occhiolino, bevendo un po' del liquido del bicchiere. Dopo lo scarto del regalo ci sarebbe stato il ballo. Speravo che Jason avrebbe messo una musica adatta e... No, la decisione sarebbe spettata alla festeggiata. Anche se probabilmente non avrei ballato. Odiavo ballare, buon Merlino, lo odiavo, il ballo.
    winston,©
     
    .
  6. lawrence.
         
     
    .

    User deleted


    Mangiamorte • 17 • Gryffindor
    Lilith Lawrence
    tumblr_md4saulAyJ1rz79gpo1_500
    « Party rock is in the house tonight, everybody just have a good time »
    La cosa che avevo sempre intimamente odiato delle feste di compleanno era il fatto che fossero, appunto, feste. E durante le feste le persone indossano una maschera di gaiezza e felicità che spesso e volentieri non gli si addice per niente. Eppure sorridono, ballano, scherzano e magari bevono bevono e bevono, per dimenticarsi di ciò che non gli permette di essere come il personaggio da loro interpretato durante le feste.
    Per quanto invece riguardava l’essere al centro dell’attenzione.. Beh, in quello me la cavavo bene come al solito, abituata alle attenzioni che mi venivano solitamente rivolte e che io ignoravo con insistenza.
    Ma non quella sera, perchè quella sera anche io avevo indossato una maschera ed avevo deciso di provare ad essere un po’ più gryffindor.
    A testimonianza della mia buona volontà mi ero ritrovata a parlare con una perfetta sconosciuta e il caposcuola Italie, sfortunato nipote del professore da poco ucciso, e mi stavo trattenendo bene dal suggerire alla prima di provare un po’ del mio nuovo fondotinta e al secondo di chiedergli con che coraggio potesse girare anche per i corridoi, anche perchè la risposta a quest’ultima parola la conoscevo: eravamo Gryffindor, e come tali niente poteva scalfirci, almeno esternamente.
    “Benissimo, grazie!...Tu?"
    «Arthea ha disseppellito lascia di guerra puntandola contro uno Slytherin... E uscendone vincitrice. Tutto bene, grazie»
    Risposero i ragazzi alla mia domanda, ed io mi voltai con un mezzo sorriso verso la mora. «Chiunque metta KO uno Slytherin ha la mia simpatia, comunque tutto bene, dai» Le dissi, poco prima che mi augurasse buon compleanno porgendomi un bicchiere per il brindisi.
    Feci un sorriso sincero e brindai con loro, che per fortuna sembravano divertirsi per davvero, poi Lucas richiamò la mia attenzione.
    «Curiosa di scoprire il regalo?»
    Mi volta verso i miei due compagni senza riuscire a nascondere un’espressione sorpresa, mentre buttavo giù di un sorso il vino nel bicchiere. «Mi avete fatto un regalo?» Domandai. Solitamente erano solo gli amici più stretti e gli ammiratori segreti a farmi regali per il compleanno, ma quest’anno sembrava che il mondo avesse iniziato a girare al contrario. «da parte di tutti? Siete molto dolci, ragazzi» dissi, rivolgendomi a loro due ma intendendo ovviamente tutti quelli della mia casa.
    winston,©
     
    .
  7.      
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    656
    Spolliciometro
    +485

    Status
    Anonymous
    Ragà, vi chiedo umilmente scusa! La discussione è ferma da mesi perché ero convinta che no fosse il mio turno .-. che cervello bacato!O.O sorry sorry sorry!
    Guardate il lato positivo, potremo riciclare questo topic per il compleanno di 18 anni!! .-. Kill me please! Scusate ancora!


    zwn
    Arthea Williams
    Gryffindor • 16
    «Libertà va cercando, ch'è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta...»


    "Solo un po'?"
    "E va bene, parteciperò alla festa, va bene così?".
    Disse facendo spallucce divertita.Sorrise, mentre il suo caposcuola si complimentava per l’ennesima volta con lei. Per la prima volta in vita sua, qualcuno la trattava come se finalmente avesse fatto la cosa giusta. Ma che c’era di giusto nel picchiare qualcuno? Non sarebbe stato più giusto risparmiarlo misericordiosamente, visto che le dimensioni ridotte del suo cervello non gli permettevano di ragionare?
    Era evidente che in quella scuola c’era una visione distorta della giustizia. Fare del male era giusto, esprimere la propria opinione era sbagliato. Non l’avrebbe mai capito, quel mondo. Ma per il momento non avrebbe potuto fare altro che accettarlo, godendosi quel fugace momento di celebrità.
    Da quel momento in poi, sarebbe tornata ad essere la solita Arthea Williams, invisibile.
    In attesa della prefetta perfetta, Arthea andò a sedersi con Lucas, imbambolandosi a fissare i suoi lineamenti. Occhi di ghiaccio, capelli d’oro. Sembrava quasi il soggetto di una poesia…
    Menzogna e Tradimento concepirono un figlio,
    e d’ogni prova fu bruciato il cartiglio.
    Al battesimo del fuoco fu sottoposto,
    agli sguardi dei diversi egli fu nascosto.

    Angelo d’oro e diamanti lui era
    Dio di giorno, sogno di sera.
    A lui dall’inizio furono affidate speranze,
    per lui fu il clamor delle maestranze.

    Il fuoco fu sempre il suo elemento,
    inpresso anche sul cuore senza un lamento.
    Infinita stirpe, infinito sangue.
    Ma cotanta perfezione allor di cosa si langue?

    Io canto il segreto in questa notte stellata,
    la verità, negli anni celata.
    Oh, re bambino, cui dono fu la perfezione
    Dona tu a me la redenzione.

    Fuoco ed Acqua furono creati insieme,
    frutto dello stesso profano seme.
    E a lor chiede perdono il Padre Creatore
    Per non averli uniti in amore.
    Erano, i versi di una poesia. “Il Re Bambino” era uno dei componimenti che avevano reso celebre suo padre. Da allora la sua carriera di scrittore era decollata. Ma conosceva molto di più di quella poesia. Essa rivelava un segreto che aveva sempre tenuto nascosto. L’aveva capito da tempo, ma dopo l’oblivion non aveva più potuto chiedere spiegazioni. Forse perché non voleva lasciarsi un brutto ricordo di lui alle spalle, o forse perché non c’era stato tempo. Fatto sta che Arthea non aveva mai posto a suo padre la fatidica domanda: “papà, hai altri figli?”.
    Fuoco e acqua furono creati insieme, frutti dello stesso profano seme. Nella sua testa “profano” stava per babbano. E per un attimo le sembrò davvero di aver trovato ciò che cercava in Lucas. Ma non poteva essere vero. L’età coincideva, coincidevano i capelli d’oro e gli occhi di diamante. E magari aveva anche un tatuaggio impresso sul cuore, per quanto ne sapeva. Ma lui era un purosangue, un Italie. Era totalmente fuori strada. Ciò che lei cercava era un babbano.
    Arrossì, incrociando il suo sguardo, e rendendosi conto di essere rimasta a fissarlo per troppo tempo.

    Ma per fortuna arrivò la Lawrence, che attirando l’attenzione su di sé mise fine al momentaneo imbarazzo.
    «Arthea ha disseppellito lascia di guerra puntandola contro uno Slytherin... E uscendone vincitrice».
    Lucas ribadì quel concetto per l’ennesima volta. Abbozzò un sorrisetto mentre lui le faceva l’occhiolino, e Lilith rispondeva: «Chiunque metta KO uno Slytherin ha la mia simpatia, comunque tutto bene, dai».
    Sorrise, stavolta sincera, passando i calici. Si sentiva un po’ meno fuori posto adesso.
    “Adesso non esageriamo dai!” Rispose imbarazzata. La cosa si stava facendo più grossa di ciò che era.
    «Alla tigre appena maggiorenne».
    Brindò, bevendo un sorso dal bicchiere, per poi seguire gli altri che si dirigevano verso il fantomatico regalo. Fortuna che l’avevano coperto bene, altrimenti ci avrebbe messo pochi secondi per capire di che si trattava!
    Fu grata al suo caposcuola per averla inclusa nel regalo. Sui sarebbe sdebitata in qualche modo con quel Re bambino. Oddio non ricominciamo con questa storia! Lucas Italie non è tuo fratello!
    «Mi avete fatto un regalo? Da parte di tutti? Siete molto dolci, ragazzi».
    La prefetta Lawrence sembrava felice di aver ricevuto qualcosa da parte di tutti. Arthea annuì e sorrise, lasciando la parola a Lucas. Era lui quello bravo nei convenevoli, e probabilmente avrebbe improvvisato un discorso per la festeggiata.
    Angelo d’oro e diamanti lui era, dio di giorno e sogno di sera.


    made by mæve.

     
    .
  8. ~lucas
         
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    zxI4g5K
    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora»

    “E va bene, parteciperò alla festa, va bene così?”, disse divertita, come se fosse a suo agio. Non lo sembrava mai, sembrava che fosse l'unica volta in cui lo era.
    Quando ci sedemmo aspettando Lawrence mi fissò per un lungo tempo, io la fissai a mia volta, ma solo dopo un po' sembro accorgersi di me, e a quel puntò si fece rossa in faccia e distolse lo sguardo. Stavo per chiederle “che c'è?”, ma tutto fu interrotto dall'arrivo di Lilith.

    Anche Lilith si complimentò con Arthea: “Chiunque metta KO uno Slytherin ha la mia simpatia, comunque tutto bene, dai”. Sorrisi ancora, fissando Arthea che sembrava godere quel piccolo momento di gloria: “Adesso non esageriamo dai!”.
    Ridacchiai, dicendo: «Allora facciamo finta che non sia successo nulla, va bene così?», guardai Arthea con un sorriso a trentadue denti -bianchissimi-. «O non ti va?» le feci l'occhiolino. Pur sempre rimaneva una leale Gryffindor.
    “Mi avete fatto un regalo? Da parte di tutti? Siete molto dolci, ragazzi”. Le sorrisi, vincendole le spalle con il braccio della mano libera dal bicchiere, facendo un cenno ad Arthea come ad invitarla a seguirci. Guidai la ragazza vicino al regalo, poi la voltai di modo che desse le spalle al regalo e che guardasse tutti i suoi compagni che chiaccheravano. La liberai dal mio braccio, nonostante il profumo dei suoi capelli mi inebriasse le narici quasi a tl al punto di stringerla di più. Dovevo trattenermi, buon Dio.
    «Scusate, ragazzi!», tutti si zittirono e mi guardarono. Che bello, sono al centro dell'attenzione. «Bene, oggi la... Prefetta perfetta, che io chiamerò Tigre da ora in poi, diventa maggiorenne. E su ciò siamo d'accordo tutti. E qui ho finito di parlare, non vorrei che la vostra attenzione si spostasse a me, umile partecipante di questa festa...». Schioccai le dita. «Vorrei infatti che questa sala si trasformi in discoteca!a musica dirà sicuramente cose più belle di quelle che potrei dire io!». Una musica di quelle classiche invase la stanza, invitando la festeggiata a scegliere il primo cavaliere, mentre già si formavano i primi gruppi di ballo.
    Era quello che succedeva in tutte le feste. Personalmente, avrei voluto ballare con Law, ma non voleva lasciare da sola Arth. Quindi indietreggiai, lasciando libera Law di scegliere: se ballare, e con chi, o se restare fuori dai balli e parlare con noi. Constatai che con Jason ci eravamo messi d'accordo di far partire la musica DOPO lo scarto del regalo.. Per fortuna non lo sapeva nessuno.
    winston,©


    Scusate la cortezza, mancanza di ispirazione!


    Edited by ~lucas - 21/5/2014, 17:45
     
    .
7 replies since 9/9/2013, 21:00   308 views
  Share  
.
Top