young and beautiful.

italie junior (?)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    William Barrow
    20 he was ravenclaw
    «I’ve seen the world, lit it up as my stage now»
    L’aspetto di Will traeva in inganno, e lui lo sapeva perfettamente. Non a caso era il Capo della Resistenza e nessuno ne era consapevole. Ogni volta che ci pensava, che lo faceva seriamente, una smorfia divertita gli si dipingeva sulle labbra, rendendo l’espressione del suo viso più strafottente di quanto già non fosse normalmente. Se solo l’avesse visto suo padre, chissà cosa ne avrebbe pensato. Probabilmente si sarebbe concentrato sull’aumento dei tatuaggi anziché prestare attenzione al pericolo imminente in cui stava incorrendo. Sarebbe stato terribilmente superficiale, tipico di Barrow Senior. Il problema non si presentava, dato che Simon Barrow non aveva più la possibilità di vedere alcunchè. Will sapeva che avrebbe dovuto sentirsi almeno un pochino a disagio, ma malgrado tutto non poteva fare a meno di essere soddisfatto di sé stesso, lieto di aver tolto una piattola simile dalla faccia della terra. L’unica cosa di cui si rammaricava, era che se qualcuno fosse venuto a saperlo, probabilmente avrebbe fatto crollare l’immagine onesta che tanto aveva impiegato a costruirsi attorno nel corso degli anni. Solo perché un parricidio sembrava un atto brutale, inspiegabile. Ma loro non capivano, non potevano. Non comprendevano cosa avesse provato William a vivere con lui tutto quel tempo, a sopportare i suoi schiaffi ed i suoi insulti, le dichiarazioni su quanto poco avrebbe inciso nel mondo una testa di cazzo come lui. Inoltre, non l’aveva fatto solo per sé stesso: voleva liberare quella povera anima di sua madre, Elizabeth. Evidentemente aveva sbagliato qualcosa, perchè pure ella si era tolta la vita. Se c’era una cosa che Will non aveva mai capito, era stata quell’ossessione, quell’attaccamento insano da parte di sua madre nei confronti di quello che si spacciava suo padre.
    Ne aveva fatta di strada, da quando aveva abbandonato la triste casa londinese in cui aveva vissuto la sua infanzia.
    William non era solo a capo della Resistenza, gruppo segreto che si ribellava alle angherie del governo: era anche un normalissimo ragazzo di vent’anni che amava divertirsi. Una qualità, per altro, che aveva scoperto solamente tardi. Si era sempre ritenuto un timido ragazzo più affezionato ai libri che alle persone, preferendo la compagnia dei primi anziché una serata con gli amici ad Hogsmeade. Aveva pensato tutto quello perché non aveva mai provato a vivere in modo differente, ma aveva dovuto presto ricredersi. Si guardò allo specchio, sorridendo all’immagine di sé stesso che aveva imparato ad amare, e di cui era a dir poco fiero. Il tatuaggio scuro sul collo, sopra la bruciatura, spiccava dietro il colletto della camicia azzurra, la quale faceva risaltare la naturale sfumatura chiara delle iridi. I capelli erano pettinati all’indietro, il che faceva pensare che li avesse molto più corti di quanto in realtà non fossero. Vedeva il riflesso di Ef ricambiare il suo sguardo tristemente, conscio che il padrone di lì a poco sarebbe uscito lasciandolo da solo. Era ancora un cucciolo, per cui sicuramente avrebbe trovato qualcosa con cui riempire il tempo. che so, distruggere le scarpe di Will, per esempio. Quasi esclusivamente si trattava di Dr Martens, Timberland, ma certamente non mancavano scarpe da ginnastica. Di sicuro nel suo armadio non avrete mai la possibilità di trovare dei mocassini, tanto amati dal padre nelle occasioni in cui doveva presentare il figlio a qualche collega stronzo quanto lui. “Dai Ef, è tardi. Vai a dormire, o ad organizzare qualche festino con il cane dei vicini” gli fece un vago cenno con la mano, mentre le voce annoiata di Barrow Junior raggiungeva le orecchie del piccolo Husky. Testardamente, Will sapeva che voleva farlo sentire in colpa, Mischief rimase ad osservarlo fintanto che non fu uscito di casa.
    Per lui andare al Fiendfyre, la discoteca di Hogsmeade, non era solo questione di divertimento. Con il rumore che c’era, e le diverse persone, era difficile che scoprissero i suoi loschi traffici. Inoltre era più semplice incontrare qualche giovane ed innocente studente che gli riferisse la situazione di Hogwarts, dalla quale lui ormai era stato escluso da diversi anni. I più grandi si ricordavano ancora di lui, soprattutto di quando aveva liberato gli Schiopodi Sparacoda in Sala Grande. Quella era stata veramente una scena epica. Ovviamente aveva pagato per le sue azioni, aveva passato un intera giornata in Sala delle Torture, ma ne era valsa la pena. Il suo aguzzino in quel periodo fu Jacob Harris. Non avrebbe più fatto del male a nessuno: ormai era rinchiuso al San Mungo, e non ne sarebbe uscito facilmente. Un’altra azione che era meglio non si fosse sparsa in giro per il Mondo Magico. La vendetta non era esattamente l’idea che voleva dare lui della Resistenza. A volte faceva piacere, ma bisognava che le persone non ci prendessero eccessivamente la mano. e poi, Jacob non l’aveva pianto nessuno, da quanto ne sapeva.
    si smaterializzò di fronte all’entrata del locale, fremente di attività. William si accese una sigaretta, aspirando e soffiando il fumo in risposta ai vari saluti che gli rivolgevano le persone che gli passavano affianco. Avrebbe dovuto passare inosservato, ma era più forte di lui. Era stato ignorato per troppi anni, ed ormai quando gli occhi era puntati su di lui non poteva fare a meno di crogiolarcisi. Era talmente conosciuto da quelle parti, che non doveva nemmeno più pagare il biglietto per l’entrata; purtroppo, con vero rammarico del ragazzo, lo stesso non valeva per i cocktail al bancone. Per fortuna i suoi vecchi gli avevano lasciato da parte un bel bottino, e lui moriva dalla voglia di sperperare gli averi dei suoi in alcool e altri divertimenti che avrebbe disprezzato. Si sedette sull’alto sgabello del bar, e rivolse un sorriso sghembo al barista, ormai una vecchia conoscenza. “Il solito, Bob.” Si guardò attorno cercando con gli occhi il contatto di cui gli avevano parlato. Non l’aveva mai incontrato personalmente, perché non si fidava a far vedere il suo bel viso ad il primo sconosciuto che gli capitava a tiro. Ma ormai Lucas aveva guadagnato la fiducia di altri suoi amici, quindi era giunto il momento che conoscesse anche lui. “Ehi, amico, hai visto la recluta?” domandò con lo stesso sorriso a Bob. Recluta non era un nome in codice particolarmente ricercato, ma in quel modo non avrebbe insospettito nessuno ed al contempo avrebbe fatto capire al barista di cosa stavano parlando. Geniale, ma non c’era alcun bisogno di farglielo notare. William lo sapeva già.
    made by mæve.



    Edited by winston‚ - 9/8/2013, 16:53
     
    .
  2. ~lucas
         
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    tumblr_m8pp1iCEbu1qfhbz1
    «Non si può decidere il modo di morire, si può solo decidere come vivere. Ora»
    Lo zio mi aveva solo fatto qualche vago accenno su una cosa che mi interessava in modo particolare. Dopo la morte di mio padre, mi è stato molto vicino e ha continuato la mia istruzione nel periodo estivo precedente all'inizio del mio settimo anno. Solo che lui non si ostinava ad affermare in continuazione che il Governo del Mondo Magico era giusto. E la cosa non creava problemi, magari voleva solo starsene zitto, non ci conoscevamo bene, poi. Ma sapevo il vero motivo: era un po' visto di mal occhio dal resto della famiglia per non aver mai dichiarato esplicitamente di essere dalla parte dei Mangiamorte.
    Certo che aver visto la propria fidanzata uccisa per mano del Governo doveva averlo sconvolto.
    E un giorno gliene parlai, del processo. Un processo che durò due infernali giorni: il secondo giorno mio zio vide, a quanto mi raccontava, che il giudice ricevette un sacchetto da un uomo alto e con capelli biondi, e una inconfondibile lunga cicatrice che gli attraversava l'occhio. Il braccio destro di un'altro dei più influenti mangiamorte del Mondo Magico, Axeroth Lennox. Quell'influente mangiamorte, Lennox, era anche un stretto amico di mio padre. Erano entrambi dei convinti, erano entrambi due che si mettevano in prima fila a lodare il Governo.
    Comunque, dopo quello scambio di soldi, da cui passò una mezz'oretta, il giudice si fece avanti e proclamò la condanna a morte di Caroline. Batté subito il martelletto.
    Il Governo era giusto, era questo il pensiero. Ma mio zio fece intendere che pensava l'esatto contrario. Mi aveva detto che aveva in progetto di uccidere quel giudice.
    E io, allora fiero delle stesse convinzioni sul fatto che il Governo fosse giusto, lo accusai, se si può dire così. Ma poi lui, forse vedendo in me una scintilla di incertezza, mi chiese se sapevo della Dichiarazione dei diritti umani.
    No, non la sapevo. Lui mi chiese di andare da mia zia e chiederle che cosa fossero, prima di fare mosse avventate.
    La mia curiosità fu soddisfatta. E nacquero seri dubbi.
    Ne parlai con mio zio Alex. Come poteva essere che tutto ciò era giusto? Se la mentalità giusta era uccidere, come diceva il Governo, perché lì c'era libertà? Non valeva la risposta ‘Il Governo è il Governo’. Perché quel Governo aveva un nome: dittatura,che intralciava i diritti umani.
    E mio zio, sorridendo del fatto che avessi aperto gli occhi, mi parlò di una associazione segreta. Resistenza, così si chiamava. Non disse nient'altro che era un'associazione che voleva un mondo magico nuovo, voleva restaurare il vecchio mondo magico. Mi venne il sospetto che anche lui fosse della Resistenza, cosa che però lui non disse mai. Ma era chiaro che lo era!
    Ma per mia fortuna, ero un ragazzo sveglio. Avevo capito finalmente che c'era un Governo fondato solo sulla corruzione.
    E in un faccia-a-faccia con mio zio, gli dissi che lo pensavo anch'io. Mio zio non mi credette -o non volle crederci-, mi mollò senza dire una parola e se ne andò. Ma prima di andarsene, mormorò “Dimostralo”. E sbatté la porta.
    Poi non si esattamente che successe. Forse avevo allentato la mia cattiveria? O forse mi ero guadagnato la sua fiducia incondizionata? Non lo sapevo.
    Ma il mio primo giorno a Hogwarts, un secondo prima che potessi condurre i novellini in Sala Comune, come Caposcuola Gryffindor, mio zio si avvicinò e mi infilò un bigliettino in tasca.
    Appena fui al sicuro da occhi indiscreti, lo lessi. Se ero ancora deciso, fra una settimana al FiendFyre, dire al cameriere di nome Bob “Il maestro dov'è?” e stop. Ripiegai il biglietto e quello prese fuoco. Compresi che far parte della Resistenza era un gioco pericoloso.
    Passai notti insonne a pensarci. Poi arrivò il 7 di settembre, e l'intera giornata fu occupata solo da questo pensiero: Essere o non essere Resistente? Avrei dovuto prendere la decisione domattina. E in caso di sì recarmi al pub. In caso di no stare zitto e continuare la mia vita di sempre.

    Giorno 8 settembre, tutti liberi dalle lezioni: era weekend! Indossai una camicia bianca e jeans, mi feci la solita acconciatura e mi avviai, tranquillamente, per la strada che conduceva da Hogwarts ad Hogsmeade, cercando di restare con i nervi saldi. Feci qualche giro per High Street per far sbollire la tensione. Poi mi decisi ad entrare nel pub affollato. Mi divetti fare strade come se fossi un nuotatore (?), ma alla fine arrivai al bancone. Mi sedetti e feci un cenno a Bob, con cui parlavo sempre. “Ehi! Il solito?”. Scossi la testa, e dopo qualche secondo dissi, quasi sussurrando, pur ben sapendo che nessuno, tra il caos generale, avrebbe sentito.
    «Il maestro». Alzai gli occhi puntandoli sui suoi. Mi restituì due sopracciglia inarcate e due occhi scettici, col capo inclinato.
    Poi si decise a parlare. “Te lo chiamerò appena verrà. Intanto...” mi portò un boccale di Burrobbirra. Con un'ansia che andava sempre in crescendo, non replicai dicendo che avrei di gran lunga preferito un Whisky Incendiario.
    Bevvi quella bibita dal sapore dolce, pensando alle conseguenze di ciò che stavo per fare. Posai il bicchiere sul bancone. Avrei infangato il nome della mia famiglia. Strinsi il bicchiere nella mia stretta, tanto che le nocche divennero bianche. E se mi avessero scoperto? E se avessero intercettato i nostri sistemi di comunicazione? E se...
    Vidi Bob avvicinarsi a uno sconosciuto. Un ragazzo che sembrava avere la stessa mia età. Scossi la testa, anche i nostri professori sembravano giovani, sembrava che a essere diciott'anni, quando ne avevano venticinque. Distolsi lo sguardo, che me ne doveva importare di quel ragazzo? A me interessava solo essere iniziato alla Resistenza. Chissà chi mi avrebbe iniziato. Iniziato. Eravamo ai tempi della carboneria!?
    A quanto segretezza, era segreta, constatai.
    Forse era meglio pensare positivamente e sapere che sarei potuto sempre uscire dal giro.
    Merlino, sapeva di mafia (?).
    Notai con la coda dell'occhio Bob fare un cenno verso me a... Qualcheduno. Poteva essere chiunque. Quello che sapevo era che era colui che mi avrebbe iniziato. O che Bob era un fottuto traditore e stava svelando il fatto che volevo diventare Resistente a qualche altro che era pro al Governo.
    Accidenti, Lucas, scappa finché puoi!
    Non lo feci.
    winston,©
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    William Barrow
    20 he was ravenclaw
    «I’ve seen the world, lit it up as my stage now»
    Il locale era sempre più affollato. Non che Will avesse nutrito dubbi in proposito, e in effetti la sua scelta era infine ricaduta sul Fiendfyre apposta per quello. Una cosa che la maggior parte delle persone ignora, o decide di ignorare, è che gli scambi più loschi ed equivoci avvengono alla luce del sole, o dove c’è più gente. Nel buio di Dark Street potrete trovare solamente Megere intente a vendere filtri d’amore che anziché far infatuare il promesso, lo uccidono lentamente. Insomma, nulla di nuovo .
    Prese al volo il bicchiere che Bob aveva lanciato fluidamente nella sua direzione. Vi era talmente abituato che non fece cadere nemmeno una goccia del suo contenuto alcolico. I primi tempi, quando ancora non conosceva il modus operandi, o i bicchieri si infrangevano a terra o Will rovesciava metà della deliziosa vodka liscia al suo interno, sul bancone. Si portò il bicchiere alle labbra, ignorando il gioco di luci stroboscopico causato da quelli che sembravano laser –ma solo Merlino sapeva cosa fossero- sul vetro traslucido. Il primo sorso scese giù dalla gola quasi avesse dovuto aprirsi una strada a suon di calci e pugni, lasciando una scia infuocata che Will dovette raffreddare aspirando fra i denti. Scorse un’espressione divertita nella posa perennemente imbronciata delle labbra di Bob, e capì che probabilmente vi aveva aggiunto qualcosa che l’aveva reso più alcolico di quanto non fosse necessario. Una punta di Whisky, forse? Eppure, un miscuglio simile avrebbe dovuto essere imbevibile. Le magie di Bob non la smettevano mai di stupirlo. Sorrise e sollevò il bicchiere in un brindisi muto, assordato dalla musica che rimbombava nel locale quasi non vi fosse un domani. Una volta era un espressione metaforica: negli ultimi tempi, c’era da crederci in modo letterale.
    Vide il barista scambiare due parole con un ragazzino che, molto conformemente alla massa, indossava una camicia bianca. Pivello. William aveva optato per una semplice maglia bianca ed un paio di bretelle nere, e data la pungente aria autunnale vi aveva buttato sopra la sua fidata giacca di pelle. Quella giacca odorava di un misto di profumo da uomo, sole e fumo: odorava di casa. Avvicinò nuovamente il bicchiere alle labbra, mentre gli occhi azzurri si facevano più attenti e selettivi nell’osservare la folla. I movimenti irrigiditi del barista, e la sua espressione improvvisamente più seria del solito misero all’erta il boss dei ribelli, il quale si drizzò meglio sulla sedia ed affilò lo sguardo sul biondino seduto qualche sgabello più in là.
    Infine tornò da lui con lo straccio in mano; con la scusa di pulire il bancone, mi fece un cenno secco con il capo proprio in direzione del pivello. Che noia, mai che nella Resistenza finisse qualcuno con un po’ più di stile; da una parte era meglio, dopotutto chi si conforma alla massa è meno facilmente individuabile, ma dall’altra rendeva tutto molto meno eccitante. E la cosa meno esaltante, in quel momento, era che Barrow avrebbe dovuto alzarsi dalla sua posizione strategica, e muovere le sue povere e vecchie ossa stanche fino al nuovo venuto. Mai una volta che quei ragazzini si sedessero di principio affianco a lui. In effetti, sembrava gridare cattivo soggetto da ogni poro, aria di cui andava molto fiero.
    In pochi secondi notò quello che faceva al caso suo: un oggetto contundente, ed un movente quasi sensato. Gli mancava solamente la scelta della strategia, ma quella sarebbe nata a seconda della piega presa della conversazione. a volte a Will toccavano i ruoli più ingrati, quelli più imbarazzanti, eppure per lui erano quelli più divertenti. Il resto del tempo lo passava a convincere i neo ribelli di non essere Dio: amava essere rispettato, ma essere adorato come un idolo era quasi troppo perfino per lui. Le persone tendevano sempre ad aspettarsi troppo: si aspettavano che le avrebbe salvate anche quando nemmeno un miracolo sarebbe stato utile alla causa; si aspettavano che lui avesse sempre una risposta, quasi avesse avuto una schiera di profeti chiusi nello sgabuzzino sotto al quartier generale; si aspettavano che lui li guidasse anche quando si trovavano di fronte ad un vicolo cieco.
    Prese la ciotola viola, o forse era blu?, contenente quelle che avevano tutta l’aria di essere noccioline dal bancone, e la tenne in grembo. Con minuziosa cura scelse una nocciolina dalla forma più aereodinamica, più rotonda rispetto alle sue compagne. Chiuse un occhio e, nonostante il buio, lanciò la piccoletta attraverso la sala con una piccola spinta di pollice ed indice, in direzione del pivello che Bob gli aveva precedentemente indicato. Con somma soddisfazione, non che si aspettasse di meno, la vide colpire il capo del giovane.
    Bingo, Barrow.
    “Ehi, giovanotto. Troppo piccolo per qualcosa di più forte?” domandò gridando con un ghigno, cercando di farsi udire nonostante il frastuono. Che diamine, William avrebbe riconosciuto ovunque un boccale di Burrobirra, e decisamente il Fiendfyre non era il luogo adatto dove servirsi di bevande analcoliche. Anzi, era una cosa molto triste. Aveva bisogno di parlare con lui a quattr’occhi senza mostrarsi come il boss, altrimenti avrebbe rovinato il finale del libro prima ancora che qualcuno potesse leggere il titolo in copertina. Forse quello a cui Barrow lo stava sottoponendo era un test. Oppure era semplicemente un vent’enne che si divertiva a prendersi gioco di un ragazzo più piccolo, anche se di poco a quanto aveva sentito, per il puro piacere di poterlo fare.
    Dopotutto matricole, reclute, il rito di iniziazione, e di umiliazione, era lo stesso.
    made by mæve.

     
    .
  4. ~lucas
         
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    tumblr_m8pp1iCEbu1qfhbz1
    «Non si può decidere il modo di morire, si può solo decidere come vivere. Ora»

    Mi resi conto di una cosa: appena passò qualche secondo, mentre il liquido che sarebbe dovuto essere Burrobbirra scendeva nella gola, quest'ultima si incendiava. Era tipo il Whisky Incendiario, ma il sapore era dolce, alcolico.
    Anche se dalla vista sembrava una semplice Burrobbirra.
    «Bob, ma che hai combinato?!», gli urlai con un sorriso. Lui si voltò solo per un secondo, facendomi un occhiolino leggermente accennato. Geniaccio, so diceva che era uscito da Hogwarts pieno di verifiche e con il minimo di Accettabile che bastavano per superare gli ultimi esami.
    Il perfetto modello dell'asino Ciuchino (?).
    Forse con la bacchetta non ci sapeva fare, ma con i liquori era un portento, e quella Burrobbirra-che-non-era-Burrobbirra era un'altra delle sue creazioni portentose.
    Appena tolsi gli occhi dalla schiena di Bob, mi arrivò qualcosa. In faccia. Sulla guancia.
    Un, due, tre, calmati, quattro, cinque, sei, può essere stato colui che ti inizia, sette, otto, nove, sei in un locale pubblico, dieci.
    Sono calmo. CALMO.

    Mi arrivò una voce abbastanza gradevole, da uomo, e mi voltai: “Ehi, giovanotto. Troppo piccolo per qualcosa di più forte?”.
    Lo sentii bene, ma forse aveva gridato un po' troppo: due ragazze si voltarono. Le conoscevo e posso garantire che avevano un ottimo fondoschiena -l'avevo sperimentato, fidatevi-, ma comunque, dopo avermi sorriso, erano tornate a occuparsi dei loro affari.
    Torniamo al ragazzo. Era lo stesso con cui Bob aveva parlato.
    Mi avvicinai a lui dopo aver bevuto tutto il contenuto: scesi dallo sgabello, camminai verso quell'uomo mentre la Burrobbirra-Whisky-Incendiario faceva il suo effetto giu per la gola, e poi mi sedetti sullo sgabello accanto quel ragazzo.
    Gli sorrisi, quasi un ghigno, dicendo: «Chiedi a Bob, non era esattamente un liquido dolce e senza sapore». Con sapore era ovvio che intendeva alcol. Buon Merlino, una bevanda di qualità era di qualità se avevo un minimo di alcol, ragazzi! Ma non lo spiegò, confidò nell'intelligenza del ragazzo.
    Troppo buono.
    Lo fissò poggiando un gomito sul bancone, in modo che la testa si potesse posare sulla sua mano.
    Gli occhi sono lo specchio dell'anima... E se quegli occhi erano di un ragazzo che sapeva mantenere i suoi segreti? Non si sarebbe visto niente, negli occhi, come stava succedendo in quel caso.
    Si passò una mano tra i capelli, mormorando «Il maestro... Giusto?».
    In quei minuti sarebbe stato un po' meno il Lucas che i mangiamorte conoscevano.
    winston,©
     
    .
  5.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    William Barrow
    20 he was ravenclaw
    «I’ve seen the world, lit it up as my stage now»
    Will godette nel vedere il breve lampo di rabbia sul viso del ragazzino. Era un po’ sadico Barrow, ma di quel sadismo buono che non faceva male a nessuno.. La maggior parte delle volte.
    Represse un ghigno, mentre camicia bianca si alzava dal suo sgabello e si avvicinava a lui. occupò, in modo molto poco carino se vogliamo dirla tutta, il posto libero affianco a quello del ribelle. Per quanto ne sapeva lui, quel posto era occupato; avrebbe anche potuto chiedere, prima di accomodarsi quasi fosse stata casa sua. Se fosse entrato nel giro, Will gliel’avrebbe insegnato, altrimenti la convivenza sarebbe stata pessima.
    “Chiedi a Bob, non era esattamente un liquido dolce e senza sapore”
    Conoscevo Bob da una vita. Quando io ero al primo anno di Hogwarts, lui era all’ultimo, ed organizzava le feste più strepitose di tutto il castello, di cui erano a conoscenza perfino i professori. Ma a Bob nessuno diceva niente, anzi: nonostante fosse una scarpa nella maggior parte delle materie, era un pozionista eccezionale, motivo per cui era sempre richiestissimo come barman. Riusciva, ad occhio, a versare le proporzioni perfette, di modo che alla fine il sapore non era mai né troppo forte, né troppo dolce. Un altro dei motivi per amare il Fiendfyre.
    Inoltre, Bob, aveva un senso dell’umorismo non da poco. In molti facevano fatica a capirlo, ma William per fortuna non era fra questi: dato che anche la sua vena ironica era sempre fraintesa dalle persone, lui e il pozionista si capivano alla perfezione. Una volta avevano fatto un esperimento, quando ormai il barista era uscito da Hogwarts e Barrow era all’ultimo anno: Bob era riuscito a creare una soluzione incolore dal sapore bruciante ed alcolico, whisky incendiario per la precisione, ma che di quella bevanda non aveva proprio niente. Dopodichè, ad una festa, avevano messo in una bevanda analcolica, solo Merlino sapeva quale, una boccettina della soluzione del giovane: a fine serata non si contavano le ragazzine con la ridarola o riverse fra i cespugli che circondavano la Stamberga Strillante in preda a conati di vomito.
    Incredibile il potere della suggestione.
    Per questo quando il biondino aprì bocca e con un sorriso allusivo se ne uscì con “Chiedi a Bob, non era esattamente un liquido dolce e senza sapore”, Will si limitò ad annuire molto seriamente. “Bob, vecchio lupo di mare” scrollò al testa ed usò un tono esasperato.
    Una scena ripetuta fin troppe volte: dopo quella sera, di cui in effetti Will aveva solo vaghi ricordi (in qualche modo avrebbero dovuto far sparire l’alcool vero, lui e il barista), avevano deciso di usufruirne in modo più consono. In ogni bar in cui l’ex Tassorosso, era quella la sua casata, aveva lavorato, Will aveva indirizzato le nuove reclute: la prima prova era quella, e non l’aveva mai superata nessuno. Sembrava una cretinata, ma al posto di una soluzione neutra avrebbero potuto inserirvi del veleno: quando le vittime se ne fossero rese conto, sarebbero già state spacciate.
    Il maestro... Giusto?”
    Avevano di nuovo tirato fuori la stronzata del maestro, Barrow non poteva crederci. Maestro. Il ragazzo aveva sussurrato la frase quasi con riverenza, e il Ribelle dovette mordersi un labbro per non scoppiare a ridere. Si trattenne perfino dal lanciare un’occhiata a Bob, che pure gli aveva dato corda. Strano che Alexander gli avesse detto una cosa del genere, sapeva che.. ah, no. A lui non l’aveva mai detto.
    Prese il bicchiere di vodka liscia distrattamente, rigirandoselo fra le mani con lentezza studiata. Improvvisamente si fece serio, incurante di quanto la musica continuasse a martellare, di come i corpi in pista si spingessero e s’abbracciassero come se ne fosse valsa della loro vita. Lanciò un’occhiata attenta intorno, saettando velocemente con lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, prima di rivolgersi nuovamente al biondino. “Esattamente, ragazzo” Lapidario, e quasi feroce.
    Non ho bisogno di altre referenze, mi hanno parlato di te: se vuoi, possiamo cominciare subito” Inarcò un sopracciglio in direzione del giovane: una sfida, forse. Stava a lui accettarla o meno..
    made by mæve.

     
    .
  6. ~lucas
         
     
    .

    User deleted


    Resistenza • 17 • Gryffindor
    Edward Lucas Italie
    tumblr_m8pp1iCEbu1qfhbz1
    «Non si può decidere il modo di morire, si può solo decidere come vivere. Ora»
    “Bob, vecchio lupo di mare”. Inarcai leggermente un sopracciglio, si vedeva che stava facendo finta: la classica rappresentazione teatrale. Ma non mi fregava se l’aveva fatto capire apposta o no, era talmente nervoso e concentrato sull’“iniziazione”.
    Poi il signor attore – non dico per offenderlo, ma per non ricordarmi che era il quella sfottuta persona della Resistenza in cui stavo per entrare a far parte – si guardò ai lati. La classica spia che sospetta di essere seguita. Sembrava proprio un attore che sta impersonando la parte, ma in realtà non era lui. O meglio, non si capiva che era lui. E per lui intendo il “Maestro”. Che nome frivolo.
    “Esattamente, ragazzo”, disse. Gli sorrisi calmo alla sua espressione, che spesso spuntava agli aguzzini in sala torture mentre decantavano il loro potere su quel povero essere umano inerme davanti a loro. Ci ero abituato, per questo non mi impressionai.
    Zio Alex mi aveva spiegato che la Resistenza faceva di tutto in modo che la segretezza fosse rispettata al massimo, per questo mi stupì sua frase: “Non ho bisogno di altre referenze, mi hanno parlato di te: se vuoi, possiamo cominciare subito”.
    Mi aspettavo delle domande, qualcosa che mettesse a dura prova la mia tendenza allo stare zitto. L’avrei fatto: sarei statto zitto, ma lui non poteva saperlo.
    Gli risposi con naturalezza: «Puoi fare come vuoi, ma mi sembra strano che un gruppo come il vostro non si accerti in modo più profondo della fedeltà di un novellino».
    Notò uno sbuffo di polvere sulla manica della sua camicia. Avvicinò il polso e lo pulì, parlando, gli occhi fissi sulla manica. «Io posso anche pensare a questa… “Resistenza” come un percorso in cui ne uscirò pulito da ogni cosa, come questa camicia: la polvere è la corruzione e la sete di sangue che hanno albergato in me per anni». Fissò il ragazzo: Posso dire di essere un ragazzo più calmo, non approvo le tattiche fulminee dettate dall’impazienza, dalla sete di guerra, non sono neanche un esibizionista» almeno non in battaglia «ma c’è un dettaglio che non credo sia trascurabile. La “sete di sangue”, intesa come “eccitazione in battaglia”. Spero che tu mi capisca, è difficile spiegarne il significato. Mio zio, Alexander, ha detto che la dovrei placare ma so di non riuscirci. Le possibilità sono due:o mi insegnate a placarla o mi accettate così».
    Lo zio aveva dato il suo verdetto: “calma la tua sete di sangue”, ma era stato detto da uno dei tanti che facevano parte della resistenza, e un giudizio dato da due della Resistenza l’avrei ritenuto più valido.
    Lascia andare il lembo di tessuto bianco, fissando il ragazzo, e inclinando leggermente la testa di lato, in un movimento automatico. Poteva considerare il mio discorso di una futilità inutile, sì, ma io ritenevo importante che il gruppo mi accettasse senza alcun dubbio. «Quindi, se possiamo c cominciare subito… sta a te deciderlo».
    winston,©
     
    .
  7.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    William Barrow
    20 he was ravenclaw
    «I’ve seen the world, lit it up as my stage now»
    I giovani non capivano mai in quali guai si fossero cacciati, finchè non ci si trovavano dentro fino al collo. Sembrava quasi che fossero sprovvisti di quella spia interiore che li informava di quando una cosa fosse pericolosa o meno: l’intuito. Stentavano a crederci, preferendo parole sussurrate con tono convincente nel buio di un locale da un ragazzetto poco più grande, solo perché credevano di saperne una più del diavolo.
    “Puoi fare come vuoi, ma mi sembra strano che un gruppo come il vostro non si accerti in modo più profondo della fedeltà di un novellino”
    Primo passo falso, bimbo. Will non fece una piega, rimanendo impassibile. Non aveva senso, secondo la sua scuola di pensiero, far notare gli errori subito e correggerli. Doveva arrivare fino alla fine, per riversare poi tutta quella merda sulla testa del malcapitato di turno, godendosi l’espressione tipica dei novellini quando ancora non capivano cosa stava accadendo. Ok, forse era decisamente sadico, ma nessuno gliel’aveva mai fatto pesare. Evidentemente il suo sadismo era utile alla causa.
    Un flebile sorriso, un movimento infinitesimale degli angoli delle labbra, e l’espressione serena di chi possiede tutta la pazienza del mondo.
    “Io posso anche pensare a questa… “Resistenza” come un percorso in cui ne uscirò pulito da ogni cosa, come questa camicia: la polvere è la corruzione e la sete di sangue che hanno albergato in me per anni. Posso dire di essere un ragazzo più calmo, non approvo le tattiche fulminee dettate dall’impazienza, dalla sete di guerra, non sono neanche un esibizionista. ma c’è un dettaglio che non credo sia trascurabile. La “sete di sangue”, intesa come “eccitazione in battaglia”. Spero che tu mi capisca, è difficile spiegarne il significato. Mio zio, Alexander, ha detto che la dovrei placare ma so di non riuscirci. Le possibilità sono due:o mi insegnate a placarla o mi accettate così”
    Barrow avrebbe voluto tirarsi una pacca sulla fronte e scuotere la testa amareggiato. La verità era che da troppo tempo non incontrava di persona nuove reclute: purtroppo per il grifondoro, c’era un motivo se ciò non avveniva più da mesi, e non era per la sicurezza del boss. Will tendeva, l’eufemismo del secolo, ad essere molto selettivo nelle sue scelte. Non si affidava mai ciecamente a quanto gli altri gli dicevano, nemmeno se gli parlavano con il cuore in mano, giurando su Dio di dire il vero. Non avrebbe creduto nemmeno a sé stesso, fintanto che non avesse visto con i suoi occhi quanto affermava con convinzione. Lasciò sedimentare le parole del giovane, una ad una, mentre l’espressione neutra lasciava il posto ed una facciata scettica, completata dall’immancabile sopracciglio inarcato.
    Pensò a quanto aveva detto: eccitazione della battaglia. William capiva perfettamente come si sentiva. Si chiamava adrenalina, ed era normale che rendesse un combattimento più eccitante, diamine. Com’era moralista, il buon vecchio Italie, a condannare una così piccola inezia. A meno che il biondino, con quelle sue frasi –leggermente arroganti, lasciatelo dire ad uno che di arroganza ne aveva vista in vita sua- non volesse insinuare che, al fine di un combattimento, si metteva a ballare la samba sui corpi dei nemici. Quello sarebbe stato di cattivo gusto.
    Gesù, ragazzino, che vai blaterando?” Corrugò le sopracciglia scure e si alzò in piedi, allontanando dietro di sé lo sgabello.
    “Quindi, se possiamo c cominciare subito… sta a te deciderlo”
    Scosse la testa scioccato, come se Italie avesse detto la cosa più ovvia e palese del mondo. “Ma certo che cominciamo subito, che domande. La situazione è più complessa di quel che pensavo” Si portò l’indice al labbro inferiore, squadrando camicia bianca dalla punta dei piedi alla testa bionda. Infine fece schioccare la lingua e gli intimò di alzarsi.
    “Non so cosa tu abbia capito, giovanotto, ma io sono il maestro” Sbattè lentamente le palpebre e con intenzione, quasi esasperazione. “di danza, diamine. Ora mettiti in posizione, che la tua postura già così non promette nulla di buono” Fece un gesto a Bob, il quale con il pulsante rosso spense improvvisamente la luce, lasciando un unico fascio di luce bianca ad illuminare i capelli dorato del novellino. La musica cambiò, fra le lamentele del pubblico, finchè non rimase che un basso tamburellare armonico.
    “Pronto a giocare?” domandò quasi in un sussurro, con un sorriso malizioso ed ingenuo al tempo stesso.
    Barrow era stato fuori dai giochi per un po’, ma non aveva ancora perso il suo tocco.
    made by mæve.

     
    .
6 replies since 29/7/2013, 02:25   168 views
  Share  
.
Top