as long as we don't die, this is going to be one hell of a story

ft. Ben | preq 11

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  1. benuàn
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    le lame mortali non hanno clemenza nè compassione per i nemici, e la loro furia va a discapito di loro stessi.
    Fa ridere, ma anche riflettere, che senza metterci d’accordo su nulla avessi già messo nello schema la gif appropriata TM. Cinesi ain’t got shit on me. Back on crack.
    Al limitare della Foresta Proibita, la schiena poggiata contro il tronco di un albero e decine di confezioni di plastica a circondarla, Bennett era a man on a mission. La concentrazione era ovvia e palese nei solchi sulla fronte, le labbra curvate verso il basso e le spalle tese. Non era la più adatta a quel genere di lavori manuali, troppo delicati e statici per qualcuno che era sempre in movimento come la Meisner, ma era una questione di principio e personale – i suoi peggiori nemici, qualità che negli anni era riuscita a rendere difetti fatali. - quindi non aveva permesso a nessuno di metterci mano, pur sapendo che metà dei suoi migliori amici avrebbe fatto un lavoro migliore di lei. Forse, perfino Balt. L’unico tocco che aveva concesso, era stato necessario ed obbligato dalle circostanze: aveva dovuto domandare a Dara di disegnare il suo nome sulla lama della sua scimitarra, conscia che le sue skills grafiche fossero pressochè nulle. Aveva però preso le redini quand’era stato il momento di applicare i brillanti colorati.
    Roba di poca classe, quei brilli lì. Un pacco enorme ordinato su Temu, arrivato con l’usuale puzza di plastica che solo il materiale meno resistente sapeva emanare.
    Bennett amava ogni millimetro della sua opera d’arte. Aveva – aveva bisogno che quella spada fosse personale, così da non pensare al motivo per il quale avrebbe dovuto averne bisogno. Ipoteticamente, s’intendeva. Nessuno aveva detto loro a quali tipo di minaccia sarebbero andati incontro aggregandosi alla missione, ma si erano assicurati sapessero che potesse, potenzialmente, essere pericolosa, e che fosse bene presentarsi armati. Non era stupida, la Meisner. I suoi conti se li era fatti, e con un rapido studio di statistiche e raccolte delle missioni aperte al pubblico del Ministero – ufficiali, e solo vociferate. - aveva dedotto fosse un bel cetriolo nel culo, quello ad attenderli. Dio solo sapeva cosa avrebbero trovato. Chi era tornato dal Lotus, aveva portato con sé più domande che risposte. L’animo blu bronzo dell’austriaca fremeva per sapere ogni dettaglio, a tanto così dal rimbalzare da una parete e l’altra di Hogwarts come un cazzo di gremlin ferale al calare del sole, ma si era trattenuta. Aveva forzato l’entusiasmo, calcato la mano sull’ottimismo (lei. bennett) e non aveva mai, neanche per un secondo, messo in dubbio che a quella missione non avrebbe(ro) partecipato. Non le interessava personalmente di nessuno degli smarriti (anzi, credeva fermamente che qualcuno potessero tenerselo, e perché tutti i giocatori di quidditch delle squadre avversarie.) ma gli interessava Baltasar Monrique, e.
    Respiri profondi. Profondissimi.
    E. Le interessava Romolo Linguini, ok? Detto. Pixel su pixel. A chiunque altro avrebbe menzionato, e con fervore, fosse per Gin che fosse preoccupata della sorte di Ezra, Dwight (aiuto. Che strano) e quell’altro tizio di cui nessuno ricordava mai il nome (canon. Ciao remo), ma sarebbe stato reale solo in minima, insignificante, parte. Adorava Gin, ma non al punto di armarsi di scimitarra e glitterarla con il proprio nome. Lollo? Dai. Ma dai. Era miserabile ed arrabbiato da due mesi a quella parte, con quel suo… orribile muso da primate sempre ingrugnito, privo di quello stupido e insulso sorriso che per qualche motivo tanto affascinava i pg di j le vagino munite che nella vita avevano fatto tristi scelte. I Linguini erano una setta peggiore dei ben, e se al Lotus ci fossero stati i suoi amici, la Meisner avrebbe devastato ogni centimetro di terra conosciuto e non per ritrovarli.
    Quindi. Non aveva preso in considerazione l’idea di rimanere a casa.
    Non significava fosse facile. Aveva appena compiuto diciassette anni, e nella vita avrebbe voluto avere altre priorità rispetto a rischiare la propria vita per un evento mistico, ancestrale e senza nome, che puzzava di trappola per topi da anni luce di distanza. Non si fidava abbastanza del Ministero da pensare avessero a cuore i loro interessi; credeva, anzi, fossero solo carne da macello per capire quanto fottuta fosse la situazione. Insomma: gli amici frapposti in discoteca fra le proprie natiche ed il pene turgido del molestatore di turno. Magari a qualcuno piaceva pure, essere usato come cuscinetto – non a Ben, ma l’avrebbe fatto comunque. Sempre. Ciecamente, cazzo.
    Allontanò la mano e la strinse a pugno nel sentire delle grida in avvicinamento, prima che la distraessero e la facessero sbagliare. Poteva sempre rimediare ai propri errori, ma come regola generale, preferiva non farne. Aveva troppa poca pazienza per imparare dai fallimenti. Dubitava avrebbe ricominciato, ed era assai più probabile avrebbe lasciato l’opera incompiuta. Il mormorio si fece insistente, e Ben alzò una torva occhiata nera come la pece sul paio di studenti che avevano deciso di andare proprio lì a cazzeggiare, pur essendo Hogwarts abbastanza grande da offrire molteplici luoghi dove rompere i coglioni a qualcun altro.
    «va beh, ma quello ha problemi»
    «ma no, è solo pugliese»

    Tratto da una storia vera e realmente accaduta.
    Si zittirono quando la videro acquattata fra le radici degli alberi. Furono anche abbastanza saggi da girare sui tacchi ed andarsene senza proferire parola. Una figata. Perfetto ed eccezionale, se solo quella distrazione non avesse fatto scattare l’elastico della sua dissociazione rendendola nuovamente parte integrante del mondo. Fece vagare lo sguardo verso la spiaggia, se così si poteva definire, di quella che era stata la prigione del loro dittatore per diversi secoli.
    Reclinò il capo al tiro feroce del Linguini.
    Ci pensò. Un paio di intensi secondi in cui si limitò a guardare la nuca dell’italiano, la lama abbandonata in grembo. Non era… non era particolarmente empatica, Ben, e pareva avere tatto solo quando messa in confronto con Mona. Aveva importanza? Si ricordò che no, non aveva una cazzo di importanza, perché Bennett e Romolo avevano legato al loro peggio, e su quello avevano basato la loro ……. non lo scrivo. La Meisner tracciava la linea all’orribile idea che fosse vero e reale. Un po’ come tutti (letteralmente tutti. Kaz whisper shouting in background) i pg di Sara, cercava di credere che la DA non fosse mai esistita, e non avesse avuto conseguenze sulla sua vita.
    Non funzionava quanto avrebbe voluto. Non quando vedere i muscoli tesi della schiena del Linguini, causava un effetto a catena anche sulle sue spalle, facendole irrigidire per osmosi. I pugni a stringersi maggiormente. Lo stesso bisogno pressante di fare qualcosa per togliere tutto…. Quello.
    Si alzò in piedi risoluta. Mise sotto braccio le perline, infilò la scimitarra nella custodia del violino che non aveva sapeva suonare, e si diresse a passo spedito al fianco del ragazzo.
    «se prendi la piovra, dara sarà molto triste e mi toccherà ucciderti» un tono di voce del tutto piatto, e gli occhi posati sulla superficie liquida del Lago Nero. Ed essendo Ben molto Ben, e non del tutto in grado di mettersi nei panni degli altri, decise di distrarlo nello stesso modo in cui distraeva se stessa. «che arma porterai quando andremo?» E chissà, forse da qualche parte aveva anche una mini fionda per le mani palmate di Gini da regalare al Linguini, ma non era né affare di Lollo, né affare della scimmia bastarda, né vostro.
    bennett
    meisner

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    because i'm gay and i'm always right
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    strega
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5 replies since 6/4/2024, 14:58   122 views
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