guess our future's dead and gone

barbie ft. twat

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    «puoi andare a lavorare al san mungo!»
    Maddalena gli aveva dato quell’informazione come se in qualche universo, il loro poi, potesse essere di suo interesse o pertinenza. Barbie l’aveva guardata un paio di secondi, la lingua fra le labbra, attendendo che la consapevolezza realista della Wesley lavasse l’entusiasmo ingiustificato da quell’affermazione come sgrassatore sulle macchie di caffè della cucina di Denis.
    «g-g-già» confermò comunque, inarcando le sopracciglia ed annuendo lento. Era abbastanza certo che se avesse voluto, avrebbe potuto farlo anche prima dell’ascesa di Abbadon. Non voleva: lavorare in ospedale implicava avere a che fare, e con il rischio di terapie a lungo termine, con tante persone, e le persone, a Barnaby Jagger, non piacevano manco per il cazzo. Avevano tutti pretese e diritti, giustificazioni su giustificazioni a biasimare il loro comportamento di merda, come se Barbie non fosse un individuo (quasi) funzionale nel loro stesso ecosistema, non avesse problemi suoi, e fosse lì per essere il loro fottuto pungiball emotivo. «saresti di grande aiuto, però» Voleva forse intrappolarlo con il senso di colpa…? A… lui? Ma sapeva con chi stava parlando? Le sopracciglia del guaritore scattarono maggiormente verso l’alto, le rughe sulla fronte a farsi più pronunciate. «eh» univoco ed universale, con cui sperava di chiudere il discorso. Di grande aiuto… Ma mica era un missionario, per carità divina. E non gliene fregava un cazzo che da grandi poteri derivassero grandi responsabilità, perché non aveva chiesto lui di nascere con l’incapacità di prendersi una sbronza come si deve e di non crepare di malaria. Tutti venivano (punto? Title of your sextape) al mondo con due braccia, ma non vedeva la fila ai supermercati per portare le borse della spesa degli altri – perché doveva essere diverso con la guarigione?
    Barbie, ma che cazzo dici.
    Sono le 3:00, dico quello che cazzo v-v-v-voglio.
    Mads sospirò, sporgendosi per baciargli una guancia. «ci ho provato» e non aveva bisogno di specificare cosa, avesse provato: Barbie sapeva quale fosse l’obiettivo dell’ombrocineta, anche se lei credeva di essere stata molto fluida e non convenzionale in proposito. Sapeva, quale fosse il proprio problema, e perché la mora cercasse di aiutarlo. Semplicemente, come tutto nella vita, aveva scelto di ignorarlo.
    Barnaby Jagger si era perso. Smarrito lungo una strada che aveva creduto, ingenuamente, sarebbe stata battuta per sempre, e sulla quale non aveva mai applicato alcun tipo di manutenzione. Era un tipo tranquillo, che tendeva a seguire il flusso, e non si era reso conto di quanto la corrente l’avesse allontanato dalle sue priorità, e dal mondo che anni prima aveva creduto di avere a portata di mano. Aveva seguito i viaggiatori nel ventunesimo secolo perché quell’esistenza – una che meritasse di essere vissuta – l’aveva voluta, Barbie, e se l’era presa, rincorrendo il sogno di un Sander Bitchinskarden che di promesse ne aveva mantenute poche ed a saltelli. La famiglia di cui si era privato piombando nell’800, l’amore che aveva inseguito in tutte le sue vite. Come fosse finito a fare il gelataio al Big Dick Energy, combattendo quotidiane battaglie con un demonio a cui piaceva cambiare dimensione a piacimento, non sapeva spiegarselo.
    Aveva perso Gwen.
    Aveva perso Gwen?
    Aveva perso Floyd.
    Nah, quello si era perso da solo.
    Aveva perso Reggie e Zac.
    Mh.
    Mac e Twat.
    Uh.
    La Gilda.
    Proprio tutti, allora?
    Proprio tutti. Era rimasto incastrato nelle abitudini, nell’ordinario, il confortevole. Qualcosa che non aveva mai avuto nel suo tempo, impegnato com’era a scappare sempre da qualcosa. Smettere di farlo, l’aveva impigrito rendendolo indolente e, se possibile, ancor più intollerante nei confronti del genere umano. Quand’era l’ultima volta che era uscito con gli amici?
    … Ma li aveva, degli amici? Pensava di sì.
    Finì di intagliare uno zoccolo, scartando i pezzi di legno in un angolo del tavolino. Non era possibile indossarlo, ma non era quello il punto: aveva ascoltato abbastanza racconti di Giacomo Linguini per (una vita intera.) sapere che avesse un valore simbolico, ed il Jagger aveva tutta l’intenzione di (lanciarlo al cronocineta.) regalarglielo quando immancabilmente si sarebbe ripresentato al BDE per raccontargli le sue ultime disavventure.
    Perchè?
    Boh.
    Mah.
    (aveva un modo molto peculiare di dimostrare affetto, Barbie, tipo non facendolo per niente)
    «vado in officina. Stasera cucini tu»

    Un incubo, una follia. Sollevò gli occhi scuri sulla ragazza, ma quella era sparita (letteralmente) prima che Barbie potesse farle notare che post guerra Glovo non fosse ancora stato ristabilito. Rimase in stasi per un po’, spegnimento e buffering di tutti i sistemi, prima di sospirare la propria frustrazione alla stanza vuota di New Hovel, ed alzarsi in piedi in un grugnito. Poteva anche guarire da qualunque cosa, ma un pompage non avrebbe fatto male neanche a lui (in tutti i sensi.). Portò la mano alla nuca, massaggiandola nell’approcciarsi al mostro (il frigorifero) già tristemente consapevole di quello che avrebbe trovato: niente. Per forza, niente. Avrebbe dovuto farla lui la spesa, e l’aveva fatto? No, esatto, perché che senso aveva lavorare in gelateria, se poi non poteva portarsi gli avanzi a casa alla sera? Mangiate solo gelato? Sì, fatevi i cazzi vostri.
    Sospirò ancora, perché era la sua attività preferita. Già che c’era, si chiuse lo sportello sulla guancia, premendo leggermente. Quando la lingua ebbe fatto un giro completo di tutti i denti, e le palpebre si fossero abbassate impassibili almeno un paio di volte, decretò fosse il momento di fingersi adulto: meglio prima che poi, almeno avrebbe potuto passare il resto della giornata in modalità opossum sul divano bitorzoluto del loro salotto. Afferrò una birra, perché quelle non mancavano mai nel reparto surgelati di casa #oldschool, e decise di fare il prototipo dell’americano alcolizzato lasciando l’appartamento con il vetro ancora stretto nel palmo. Anzi, vi dirò di più: clichè così completo, che offrì al cielo scozzese anche un ruttino.
    Prima di abbassare lo sguardo, e notare che in strada ci fosse qualcuno.
    Battè le palpebre.
    Pensò. E ripensò.
    (magari il momento di provarci era giunto davvero. Magari quello era un segno del destino. Magari, l’anno prima, avrebbe dovuto ascoltare, anziché dare per scontato che fosse tutto una grandissima puttanata)
    Avevano vissuto fianco a fianco per… molto tempo, Barbie ed il ragazzo a pochi passi da lui. Si erano mai parlati? Poco. Il giusto, a chiedere al Jagger. Di certo, nessuno dei due aveva mai approcciato la conversazione. Quale? La Conversazione TM. Si guardò attorno, mordendo il labbro fra i denti. Sapete che c’era? A cazzo duro, ecco che c’era. Alzò la mano libera per attirare l’attenzione di Twat. «hai d-d-d-a f-f-fare?» quale miglior bonding time fra bro che non fare la spesa e lamentarsi dell’aumento dei prezzi delle sotto marche, am i right.

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