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.JJ gigio LinguiniSPOILER (clicca per visualizzare)PROMPTCITAZIONEè un alieno quell* che sta cadendo dal cielo? una bomba sexy? un pennuto che ha optato per il suicidio? no, niente di tutto questo. pg1 ha deciso di buttarsi da un palazzo [torre dai same thing] (utilizzando un incantesimo per librarsi in aria) al suono di "helicopter helicopter" [questo me lo sono dimenticata. scusa vins è andata così]
OGGETTOCITAZIONE[cam] (anonimo) un santino di arci (clic). Sul retro, la seguente scritta: "🙏 no homo tho". -
.romolo linguiniSe sei italiano e sei romanista, ma soprattutto se hai ventitré anni e l'ultimo trofeo alzato dalla tua squadra del cuore è stato uno scudetto che tu nemmeno ricordi perché avevi un anno e mezzo e del mondo ancora non sapevi un tubo, impari a farti andare bene qualsiasi cosa, anche la Coppa del Nonno vinta in Albania perché è comunque un trofeo e voi quand'è che avete vinto l'ultima e coppa europea, eh, merde infami?
Eppure, un singolo trofeo, seppur europeo, non era comunque sufficiente per calmare gli animi di una tifoseria che ci metteva davvero troppo cuore, per seguire e supportare la squadra. Forse troppo. Certo, the Special One e il calciomercato (con gli arrivi di Gini – pace all'anima sua, «ma 'n che senso nun è morto, e allora 'ndo sta mortacc-» censuriamo la fine della frase, e scusa Wijnaldum – e la Joya) avevano un po' acquietato la burrascosa tifoseria giallorossa ma... Ma. Servivano certezze, e fino a quel momento non ne avevano avute: essere appena sopra la metà classifica, non aiutava; uno Spina che era a malapena un quarto di ciò che era stato prima dell'infortunio agli Europei, non aiutava; Dybala infortunato, non aiutava; Tammy che non si ricordava manco più come si segnava dal panettiere, non aiutava; Zaniolo (punto.), non aiutava. Mica poteva fare tutto Santo Lollo Capitano, vi pare?!
(Ma com'è che le responsabilità cadevano sempre sui Lolli della situazione?! Assurdo. Era il destino di quelli che portavano il nome, sembrava.)
La Roma aveva bisogno di una ritrovata... serenità? fiducia? unione? gioco? No. Ciò di cui aveva bisogno l’unica e vera squadra della Capitale era «'na botta de culo.» ecco quell’era la verità. Anche se, c’è da dirlo, Romolo avrebbe comunque accettato davvero qualsiasi cosa, pur di non vedere più la Lazio sopra di loro in classifica, e punti persi per sconfitte e pareggi che si sarebbero potuti benissimo evitare. Classic Roma, insomma.
Perciò quando l'anno nuovo (che ricordiamo: “ventitré bucio de culo aiutame te”, doveva per forza essere un anno buono e pieno di successi, altrimenti il lupacchiotto avrebbe fatto fuori qualcuno) portò subito con sé un ritrovato Tammy, Lollo zompò immediatamente sul pulman del “vi spacchiamo anche le ossa brutti figli di migno-”, che aveva già raccolto romanisti di ogni quartiere di Roma e dintorni. Perché, essendo un romano e romanista, ci credeva fortissimo: bastava un pareggio all'ultimo minuto contro il Milan, per riaccendere l'animo di tutta la tifoseria, e Lollo Linguini era un tifoso semplice, si animava con pochissimo.
A maggior ragione, poi, se la loro fortuna minacciava la serenità degli avversarsi, dei cugini — e perché proprio Gigio.
(A Lapo ci aveva già pensato la Lega; i giallorossi avevano minato le certezze e la stabilità di Gigio; ora rimaneva solo da far fuori Gin in qualche modo e Lollo puntava tutto sulla sfida al Maradona della settimana successiva agli eventi che stavano per dispiegarsi in quel di Hogwarts.)
Ma non avrebbe mai – e dico mai - pensato di dover vivere quel preciso momento storico. Era stato buono, era rimasto in sala comune, a fare le macumbe ai laziali nella speranza che perdessero e quegli infami, invece, non solo avevano vinto, ma avevano dato quattro sganassoni ai diavoli di Milano! Era un problema sotto molti punti di vista, e non ci voleva nessun tremito nella forza o neurone condiviso per sapere che, a quel punto, Gigio era a tanto così dal commettere qualcosa di drastico — e Lollo voleva essere con lui quando il cugino si fosse recato a Milanello per dare fuoco a tutti. Diamine, gli avrbebe persino passato la benzina e i fiammiferi!
Ah no? Non era quello che si intendeva con solidarietà tra cugini? Ma pensa.
Forse no, perché non era la Smaterializzazione in Italia ciò a cui Giggino Giggetto era ricorso.
««FRATEEE/EEEE NO CO LA LAZIEE/EEE»» l'aveva detto non in quel senso, ma Gigio, essendo Gigio, non aveva ovviamente capito un cazzo. Romolo aveva solo cercato di sottolineare quanto non valesse la pena ammazzarsi per aver perso con gli sbiaditi — no, davvero, non se lo meritavano. Contavano meno delle urine di troll.
Gigio, comunque, non era dello stesso parere: si buttò.
«Aòòòòòò ma che faiiiii» rimbalzava, lo sguardo scuro di Romolo, seguendo il moto sussultorio del serpeverde che volava giù dalla torre.
E poi risaliva.
E poi ricadeva.
E poi risaliva.
E poi — «statte bono, che vomitiiiiii» e, manco a dirlo: «cretinoooo te l'avevo detto»
Lollo fu lesto a togliersi dalla traiettoria della cena processata dai succhi gastrici dell'altro Linguini, ma lo stesso non poteva dirsi per l’ignaro studente che passava di lì; si vedeva che nonaveva i geni mannariaveva passato l'infanzia ad allenarsi allo Schivo della Cucchiarella, o dello Zoccolo, quello lì, contrariamente all'italiano. «Ecco,» alzò lo sguardo su un Gigio ancora penzoloni, cipiglio di disapprova che faceva invidia a quello di nonna Rosetta, «hai benedetto il ragazzino.»
Mh, che culo.
Poi un doveroso, severo ma molto giusto, «voi scenne da là, cretino» che di certo non era il modo migliore per risollevare uno che aveva appena visto la sua squadra venire annientata dalla lazie, ma le buone maniere Romolo Linguini non le aveva mai imparate. E poi, «un compito, c'avevate» perché, in tutta sincerità, era più oltraggiato lui, dall'esito della partita, che l'intera comunita rossonera.
«Daje 'mpo, che famo? Scenni, o rimani appeso come 'n salame fino a Pasqua?» Non aveva voglia di parlare con lui della partita, anche se era certamente quello più qualificato (ahilui) per confortare uno che era stato asfaltato dalla Lazio, visti i (non pochi) derby persi — ma non voleva. A ognuno i propri problemi. «Tiè, guarda che ho rubato a Ciruzzo bello.» Che aveva rubato a Lux, che aveva sgraffignato a Crez, che aveva "preso in prestito" da Gin, che al Majorana comprò (semicit.)
Pescandola da non si sa dove, tirò fuori una bottiglia di limoncello di nonna Rosetta; lo zingaro non era l’unica mano lesta della famiglia. «Famose ‘n goccino e passa tutto.» Ma così, in giardino ai piedi della torre? Ma sì, tanto che c’avevano da perde — Gigio niente, poco ma sicuro. E Romolo pure non se la passava proprio tutta sta meravija.Un solo grido,
un solo allarme,
Milano in
— NNNOOO SKE.
(Forse.)grifondoro, vii capo ultras romano e romanista . -
.JJ gigio Linguiniera un bene che gigio non potesse parlare con il sé del futuro, come in certi post strappalacrime su twitter.
ora stava soffrendo, al punto di buttarsi giù dalla torre di astronomia, ma cosa avrebbe fatto una volta saputo che la semifinale di Champions si giocava contro il Napoli? che Ibra dopo mesi di stop tornava a giocare in nazionale e si faceva male di nuovo? rimaneva solo il rogo a Milanello, con gigio stesso a bruciare su una pira, l'ultima risata isterica di scherno rivolta al cielo.
quindi insomma, meglio pensare al presente (tre mesi fa. ok.).
e il presente di gigio linguini era fatto di
«Aòòòòòò ma che faiiiii»
sali
e
«statte bono, che vomitiiiiii»
scendi,
un loop continuo che poteva finire in un modo solo — un battesimo. la mozzarella di bufala proibita, veleno per il delicato organismo del milanese, che gigio aveva ingerito volontariamente per punirsi (il cilicio degli intolleranti al lattosio), fece quello che facevano certi amori: giri assurdi e poi ritornano; in testa ad un primino, povera anima. svuotato, in tutti i sensi, il Serpeverde smise di rimbalzare, rimanendo infine appeso a testa un giù nella più grottesca rappresentazione dell'omonima carta dei tarocchi «scusaaaa» non stava affatto piangendo, gigio. eppure il verso gutturale che gli uscì dalla gola faceva intendere proprio quello (ed era così.), mentre sventolava una mano in direzione dello sventurato che, qualche metro sotto di lui, correva via urlando come il prete de L'Esorcista.
a Lollo, invece e giustamente, il minore dedicò un dito medio.
che era insieme [affectionate] e [derigatory], come spesso capitava nelle schermaglie tra i due: erano così incompatibili, da trovarsi sempre «scendo, stronzo» nonostante la posizione alquanto scomoda, gigio riuscì ad afferrare la bacchetta puntando il catalizzatore verso i propri piedi, la formula dell'incantesimo sussurrata a fior di labbra. i metri mancanti, il linguini se li fece dondolando verso il basso leggero come una piuma, atterrando di sedere «odio tutto» la vita, il Milan, Zlatan (NO ODDIO NON LEGGERE IBRA), lo stupido lattosio infame. quando il faccione del romano e romanista gli apparve nel campo visivo come una grossa luna piena dal dialetto incomprensibile, gigio chiuse gli occhi — i pretend i don't see it — «Tiè, guarda che ho rubato a Ciruzzo bello.» ne riaprì uno solo — but in reality i do «ma quello 藻chanel boots? yes I amil limoncello di nonna rosetta, ma non c'era bisogno che il Serpeverde lo nominasse ad alta voce.
si sentiva profumo di benzina e agrumi anche attraverso la bottiglietta chiusa.
non dovette nemmeno pensarci, gigio, che già si era messo seduto: tanto, a conti fatti, aveva già vomitato. «mi hai convinto a 'ciruzzo bello'» commentò, passando entrambe le mani tra i riccioli biondi e compatti, prima di strofinare la bocca con la manica della giacca. e prese la bottiglia dalle mani del cugino, perché era evidente a tutti che le sue pene meritassero il primo goccio «oh» rivolgendosi a Lollo gli porse anche il limoncello, che nel mentre stava scavando una galleria infuocata nel suo povero stomaco già provato dalla mozzarella — quello che non ti uccide ti fortifica kinda thing «non ti vedevo a scuola senza il guinzaglio da una vita» testa reclinata da una parte e braccia appoggiate alle ginocchia, gigio linguini osservò attentamente il maggiore, senza sorridere.
il fatto che fosse quasi impossibile beccare Lollo senza erisha, a parte nelle giornate dedicate alla famiglia, era cosa risaputa, e ormai avevano esaurito tutte le battute sull'argomento «la tua dama ti ha scaricato?» chiedeva.
dopotutto, anche la sua aveva scelto altri lidi (LIVY DOVE SEI CI MANCHI CHIMI TORNA DAI STIAMO SOFFRENDO), lasciandolo solo con swag — lungi da lui lamentarsi dello svedese, semmai era il contrario (ma gigio lo sapeva, nel profondo del cuore, che quello di swag era solo un copying mechanism per non ammettere i suoi sentimenti ❤), ma perdere la Hawkins era una vera tragedia.
quasi quanto quel 4 a 0 contro la Lazio.
quasi.ad Alice.
quand'è che riprende la
formula 1? no, chiedo.slytherin, vii 2004 italian™ 🇮🇹 . -
.romolo linguiniSe avesse saputo come sarebbero andate le cose da lì a qualche settimana, probabilmente Romolo avrebbe rubato due o tre bottiglie in più. Parlava della Roma, certo, ma col senno di poi anche di altro.
Per il momento, invece, era solo felice che la sfiga avesse colpito il cugino e la sua fede indiavolata, e uno stupido marmocchio del primo anno che si era beccato una doccia di bufala mal processata dai succhi gastrici del serpeverde. «certo che sei proprio masochista» a mangiare mozzarella pure quando significava morte certa, ma d'altronde Romolo non era nella giusta posizione per giudicare: tifava la Roma, e più masochista di lui non c'era nessuno. Ma il dolore era piacere, quindi un po' aveva voglia di giustificare il minore.
Al ragazzino urlante, invece, rivolse un cenno del capo e un tentativo di avvertimento in un inglese ancora (e sempre) abbastanza maccheronico. «stai attento alle trappole, ragazziiiiii» fine, se lo doveva fare andare bene: nemmeno Lollo sapeva più dove fossero, nascoste talmente bene al limitare della foresta proibita che persino l'artefice non avrebbe saputo più indicare sulla mappa dove fossero ubicate.
Per fortuna, però, Run aveva la lista con tanto di coordinate geografiche precise che lo stesso romanista aveva stilato come parte del compito affidatogli per il tirocinio. Al cugino, che lo guardava con confusione, rivolse una scrollata di spalle. «è il tirocinio, fratè. Run ha voluto che inventassi e piazzassi delle trappole da mettere nei luoghi di ingresso della foresta» gli spiegò, mentre Gigio finalmente abbandonava la posizione del salame penzolante e adagiava le chiappe a terra. Menomale che tra gli insegnamenti di nonno Lino figuravano anche innumerevoli stagioni di caccia e anni di campeggio selvaggio: Lollo sapeva un sacco di cose sulle trappole.
E sulle buche #Roma
«quindi lo dico pure a te,» prese posto a terra, a sua volta, caviglie incrociate e gomiti poggiati sulle ginocchia strette al petto, «occhio quando ti vai ad infrattà» l'occhiata che gli rifilò, la diceva lunga, «potresti cadè in una delle buche che ho piazzato qua e la, non mi chiedere dove» non avrebbe saputo rispondere, «so abbastanza profonde che, una volta dentro, non basta arrampicarsi per uscire» e, come se non bastasse, «tanto, pure fossi un cazzo di uomo ragno, ti bloccherebbe la rete incantata che ci cade sopra» coperchio!!! erano proprio a prova di bestia, infatti una volta, a dieci anni, ci aveva catturato (per sbaglio? non credo.) remo e lapo. «io t'ho avvisato» poi Run avrebbe fatto tutto il resto.
(Il resto: il terzo grado da psycho shipper, trovando la coppietta ingabbiata nella trappola del Linguini, ma onestamente? A lui non importava — il suo compito era farceli cadere, il resto spettava a Run, e poteva far di loro quello che preferiva)
Lasciò che Gigio gli prendesse la bottiglia dalle mani, riflettendo che forse sì, ne aveva più bisogno lui.
Almeno per il momento.
«oh non ti vedevo a scuola senza il guinzaglio da una vita» l'unico commento di Lollo, se non si conta la smorfia, fu un miserabile «mica so' un cane» che di sentito, comunque, non aveva nulla: alla fine, gli mancavano solo le pulci per essere una bestia a prescindere dalla luna piena.
Ma non poteva negare che la storia del guinzaglio non fosse, almeno in parte, vera.
«la tua dama ti ha scaricato?»
Ci pensò un attimo prima di parlare, riprendendo la bottiglia di limoncello e portandola alle labbra. Un sorso — e poi un altro, quando capì che uno solo non sarebbe bastato. Non cercò subito lo sguardo del cugino, preferendo invece la distrazione fornita dal cortile, almeno altri cinque minuti. O due, insomma: il tempo necessario per decidere cosa farne dell'informazione che premeva contro i denti per essere condivisa. Non teneva segreti ai suoi cugini — c'era un motivo se fossero i Linguini, oltre i professori (che lo sapevano solamente per pura necessità) gli unici a conoscenza del suo segreto più grande; Lollo non lo aveva mai detto a nessuno, non volontariamente, nonostante fosse dichiarato e rispettasse le norme in vigore per quelli con la sua condizione. Ma alla famiglia non teneva segreti. Mai.
Perciò decise che, alla fine, tanto valeva iniziare da Gigio a confessare la sua ultima malefatta: almeno nel milanese, forse, avrebbe trovato supporto morale. Se lo avesse detto a Gin, invece, avrebbe rischiato di perdere le palle — non in senso metaforico. Un terzo sorso di limoncello e restituì la bottiglia al serpeverde. «aò, se te dico una cosa prometti che non la dici a nessuno?» e forse, forse, inconsciamente, Romolo stava solo cercando una scusa per far venire a galla quella verità senza dover essere onesto in prima persona con la diretta interessata; perché quel genere di notizie, una volta confessate, non c'era modo di farle rimanere un segreto molto a lungo. Eppure.
Si guardò intorno, e quando fu certo che non ci fosse nessuno oltre a loro due, tornò a parlare — tono di voce più basso e switch tattico all'italiano, così giusto per essere proprio sicuri che nessuno potesse origliare la loro conversazione. «ho fatto una cazzata, gì» l'ennesima di una vita costellata di tante altre cazzate, non le contava nemmeno più, ma «stavolta è veramente grande» molto, molto, grande. «peggio di quando sono andato in trasferta con la curva e m'hanno arrestato» che, già di per sé, figurava nella top five di cazzate compiute dal romano (e romanista), «e pure peggio de quando ho pensato potesse esse' divertente fare il bagno nel tevere» peggior esperienza di sempre, non la raccomandava. Sospirò, abbassando lo sguardo sull'erba tra le gambe incrociate. «ho pomiciato co' una.» e fin lì: niente di nuovo sul fronte occidentale. «una dei Parioli, zì» a quanto pare aveva sbloccato un nuovo kink, il grifondoro: ragazze belle e ricche e decisamente fuori dalla sua portata. «una babbana italiana, ziiii» insomma, per essere più specifico di così doveva solo dire “una che non era Erisha” e via, ma confidava nell'intelligenza (ma quale) del cugino milanista.
E comunque, Romolo l'aveva sempre saputo: la monogamia non faceva per lui. Quella scoperta di certo non stupiva nessuno, così come difficilmente qualcuno si sarebbe sconvolto nel sapere che Romolo Linguini era un traditore bastardo, a ognuno le proprie qualità, no? Non potevano mica essere tutti perfetti.
«oh, me raccomando gì, non una parola co' nessuno, specialmente co' gin che poi chi se la sente?» già attaccava un pippotto infinito, ogni volta, su quanto sprecata fosse Erisha accanto ad uno come lui, non le voleva dare la soddisfazione di avere ragione, anche se era proprio così.Un solo grido,
un solo allarme,
Milano in
— NNNOOO SKE.
(Forse.)grifondoro, vii capo ultras romano e romanista .