Sulla sedia di plastica, le mani sotto le gambe e la felpa utilizzata come copri sedile improvvisato, Mad rifletteva che l'ironia più grande in tutta quella situazione era che lui detestava le discoteche. Non era nei suoi piani finire a lavorare in un posto del genere ma, come gli ricordavano sempre gli altri, aveva(no) bisogno di soldi e doveva(no) iniziare a darsi da fare. I tentativi precedenti erano già tutti falliti, e anche miseramente oserei aggiungere, quindi quella era l'occasione per lui di riscattarsi – o, semplicemente, iniziare a guadagnare qualche quattrino. Il mondo babbano lo spaventava troppo per permettergli di avventurarsi oltre il confine invisibile che divideva una realtà dall'altra, e quello magico non era poi così clemente con le persone come lui; Mad non sapeva se le cose fossero leggermente migliorate per loro special o se fossero peggiorate per i maghi (entrambe sembravano ipotesi valide) ma ciò su cui non nutriva alcun dubbio era che in pochi avrebbero accettato di dare un lavoro ad uno come lui – special, certo, ma non solo. I problemi che Maddox si portava sulle spalle erano ben più grandi di quello e... e, onestamente? Non aveva voglia di pensarci. Si tirò a sedere in maniera più dritta, facendo cadere la testa contro la parete alle sue spalle. Però, infondo, una cosa giusta l'aveva ipotizzata: difficilmente avrebbe trovato altri posti di lavoro e, sebbene non lo entusiasmasse poi molto, quello alla discoteca doveva tenerselo stretto. O, quanto meno, superare il periodo di prova prima di fallire completamente. Erano già state piazzate scommesse su quanto tempo avrebbe impiegato prima di scappare via in lacrime e rifugiarsi nel suo angolino di Scatola dove spariva fin troppo spesso, e lasciare ad Hartley il dannato compito di raccogliere i pezzi delle sue crisi mistiche (Hartley, in the background: «been there, done that») e siccome tutti volevano un po' di tempo in superficie, ma nessuno lo voleva più di Mad, il biondo non era intenzionato a cedere. Sì, sapeva benissimo che prima o poi sarebbe crollato sotto il peso della gente !! che !! chiede !! insistentemente !! cose !! ma non voleva dare la soddisfazione a nessuno – non prima del necessario. Sparecchiare i tavoli, ripulire il pavimento da bicchieri abbandonati, asciugare ogni tanto chiazze di vomito fuori dai bagni, assicurarsi che la gente in fila fosse munita di cartoncino per la consumazione... dai, erano tutte cose semplici. Ce la poteva farcela (cit.) «oh boi» appena un sussurro, sibilato tra i denti stretti, mentre con gli occhi chiusi riviveva le immagini di quella notte terribile; alla musica si sarebbe abituato, prima o poi, nonostante fosse diametralmente opposta al suo genere. Ma alla gente? Quella richiedeva un po' più di pratica – e molto, tantissimo, sacrifico. Non era affatto un tipo espansivo, il Rory, né uno in grado di fare amicizia facilmente, e più in generale, le altre persone, lo mettevano a disagio. Vedeva nei loro sguardi sempre un pizzico di GiudizioTM di troppo, consapevolezza che qualcosa, in lui, fosse terribilmente sbagliato, e che ne approfittassero per creare un'immagine del ragazzo distorta e, diciamocelo, errata. Il suo non saper parlare (con e) agli altri non faceva che dare supporto a questa teoria, purtroppo: impacciato e spesso a corto di cose da dire, Mad tendeva a rimanere in disparte il più possibile e parlare solo se direttamente interpellato. Al contrario di Hartley, che fissava con aria di sfida ma non dava mai la soddisfazione di cedere per primo solo per stizzire gli interlocutori, Maddox non aveva davvero idea di come ci si comportasse naturalmente con degli estranei: si parlava del tempo? Dei gattini? Si piangeva insieme? Eh. Le opzioni per il Rory erano tante ma una delle akas un po' più spigliate, gli aveva suggerito molto semplicemente «dont» quando lui l'aveva pensato. Ah no, dunque? Piangere con gli sconosciuti era da escludere? Oh, too bad: sarebbe rimasto in silenzio, allora. Che poi, una volta presa confidenza e imparato a conoscere qualcuno, Maddox diventava estremamente socievole e simpatico – bastava chiedere a Benji per conferma! - ma... l'approccio iniziale? Eh. Quello lasciava a desiderare. Come si era ritrovato, dunque, un introverso come lui, a lavorare in un luogo così affollato di gente ubriaca e potenzialmente molesta? A dirla tutta, non era stata un'idea sua, ma d'altronde molte delle cose che spesso succedevano nella sua vita non erano totalmente opera sua; era uno dei contro della sua... condizione. Ad ogni modo, J. - quello era, ovviamente, il suo nome d'arte ma nessuno conosceva quello vero - aveva procurato loro una sorta di lavoro e Mad Rory aveva la responsabilità di tenerselo stretto. «fun-fucking-tastic» La lavatrice di fronte a lui iniziò a caricare l'acqua, e lo special desiderò ardentemente che il lavaggio veloce fosse davvero davvero veloce; aveva bisogno del proprio letto, uno di quelli standard e comuni in tutti gli alloggi di New Hovel, ma pur sempre suo. E aveva bisogno di una doccia! Sentiva addosso l'odore di vomito permeato attraverso il tessuto di jeans ed era molto vicino ad imitare la giovane che aveva rigettato addosso al Rory tutto quello che s'era bevuta quella sera, «pure l'acqua dei sottovasi» una evergreen. Per sua fortuna era stato sul punto di terminare il turno, per quella notte, ma il viaggio verso casa in quelle condizioni era stato aTrOcE. E ora, svestito dalla vita in giù, attendeva (poco) pazientemente che i suoi pantaloni venissero puliti. Perché scegliere di fermarsi, alle sei del mattino, alle lavatrici comuni (si dai, tipo quelle dei seminterrati del college, lo so che avete presente) quando avrebbe potuto farlo l'indomani, in tutta tranquillità, domanderete voi – o forse no perché non vi frega una ceppa, giustamente – ma la spiegazione è semplice: Maddox Rory faceva, punto e basta. Qualsiasi cosa gli venisse in mente, la realizzava, senza pensare al come, quando, perché, né a come ottimizzare i tempi, o le azioni. Fermarsi a lavare i jeans era stata l'IdeaTM e lui l'aveva seguita, fino a realizzarla, semplice. (Come dicevo... eh, aveva i suoi problemini.) Se n'era ovviamente pentito un (1) secondo dopo aver premuto il tasto di avvio e aveva tentato in tutti i modi di fermare il lavaggio, ma ormai il danno era fatto e non poteva tornare a casa mezzo nudo – o peggio, con i pantaloni zuppi. Picchiettò le dita sul ginocchio pallido, in un tic che condivideva con tutti i coinquilini, per poi rendersi improvvisamente conto di non essere solo (nello scantinato del college lol): c'era qualcuno che stava caricando il cestello proprio accanto al suo. Finse di non notare le macchie di sangue su indumenti e persona, ma siccome Maddox non era per niente bravo a fingere (tranne quando c'era da far credere ai coinquilini – quelli veri – di New Hovel che il via vai nella sua stanza erano... eh, “amici”; era preferibile lo scambiassero per un ninfomane che si accompagnava ogni volta con qualcuno di diverso piuttosto che spiegar loro La SituazioneTM) lo sguardo indugiò sulle chiazze cremisi più del dovuto. C'era una storia dietro? Mad sperava di sì, e voleva sentirla, ma non avrebbe mai chiesto!! vI pArE !! Era curioso, ma piuttosto che chiedere ad alta voce !! si sarebbe gettato nella lavatrice (?) Però fissava – oh sì se fissava – perché negli ultimi sette minuti aveva avuto come unica compagnia i suoi jeans che roteavano con moto ipnotico aldilà dell'oblò trasparente, quindi eh, la persona appena arrivata – e la storia dietro le misteriose macchie uao – erano un'ottima distrazione. Specialmente da se stesso e dai suoi pensieri. | [verse 1] Life would be a lot easier if conversations were rewindable and erasable, like videos.
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