crying session at 9pm

narah ft. beh

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    «eccoci qua» era tutto pronto.
    Libro di arti oscure aperto? ✓ Check
    Pergamene con gli appunti presi durante le lezioni? ✓Check
    Pergamene con gli appunti presi da hunter durante le lezioni, perchè per quanto il tryhard si sforzasse, i suoi erano indecifrabili e super incasinati? ✓Check (come avessero fatto lui, meh e nicky a sopravvivere gli anni scolastici prima dell'arrivo degli oakes era ancora un mistero: non riusciva proprio a ricordare una vita prima degli appunti, delle spiegazioni e dei coppini in testa - pieni d'amore, obv - che hunter donava loro per spronarli a studiare)
    Quaderno, con una bellissima copertina con i gattini, su cui trascrivere i concetti più importanti? ✓ Check
    Penne tonalità pastello con cui sottolineare le parole chiave e fare le freccette? ✓Check
    Penne glitterate con cui scrivere i titoli e disegnare stelline vicino a ciò che magicamente ricordava anche con il libro chiuso?? ✓ Check
    Pacchetto di fazzoletti accanto a tutto il materiale scolastico, e altri tre d'emergenza nello zaino? ✓Check
    Dopo aver controllato di avere tutto il necessario, ecco che poteva dare il via alla sua sessione di studio in solitaria, una tradizione a cui aveva dato il via poco più di un mese prima e che ripeteva, meticolosamente, ogni singolo giorno: alle nove in punto lasciava in sospeso qualunque altra attività in cui fosse impegnato, che fosse una seduta di ripasso dell'ultimo momento con i suoi amici, una sessione intensiva di binge-watching su netflix, un post per il frat o una telefonata a sua mamma, per andare in biblioteca e rintanarsi nel suo angolino preferito, lì dove mai nessuno era arrivato a dargli fastidio e di cui, a giudicare dalla polvere sugli scaffali e sulla scrivania a disposizione degli studenti, nemmeno chi era incaricato delle pulizie ricordava l'esistenza.
    Il suo posto sicuro
    La procedura era molto semplice: arrivava, tirava fuori dallo zaino libri, fogli e penne (e fazzoletti)(mai dimenticare i fazzoletti), li disponeva con ordine sul tavolo davanti a sè e poi.... beh, ci provava
    Magari leggeva una o due pagine di manuale, o trascriveva qualche informazione utile dagli appunti di hunter, a volte si azzardava persino! a ripetere quello che aveva letto e provato a fissare in testa, ma alla fine non importava cosa facesse. Ciò che importava era che, dopo aver resistito al massimo dieci minuti (nei giorni buoni eh, la media era più o meno di quattro) behan iniziava a piangere. E no, non una o due lacrime a rigargli il volto: puntualmente si ritrovava a singhiozzare, vista appannata e fazzoletti in suo soccorso per evitare che bagnasse le pagine davanti a sè, o che affogasse nel lago creato dalle sue stesse lacrime. Dopo aver tenuto i rubinetti aperti per un po', finiva poi per mettersi a dare testate al libro del giorno - non importava molto quale: erano tutti mattoni - nella speranza che, almeno per osmosi, gli entrasse in testa qualche nozione.
    In caso non si fosse ancora capito: behan tryhard era letteralmente terrorizzato dai MAGO. E non come quando diceva di esser terrorizzato dai palloncini, dal sangue o dal cane di satana di barry: quello era un terrore decisamente più profondo, che andava a fargli raggelare il sangue e che lo portava ad accumulare una tale voglia di piangere durante in giorno da aver avuto bisogno di ritagliarsi un'ora in cui potersi sfogare in libertà. Persino l'idea di passare un anno intero! ventiquattro ore su ventiquattro in compagnia di baby eddie era meno spaventosa, vi rendete conto come stava messo????
    Sull'orlo di un esaurimento nervoso e con una grande voglia di scappare in qualche posto del mondo e non tornare mai più. Dio, era stato meno in ansia durante la finale di campionato, e in capo aveva rischiato di rimanerci in eterno. Di questo passo sarebbe morto d'infarto, ne era certo, e anche il suo cuore sembrava dello stesso avviso dato che, in momenti random, iniziava a batter molto più velocemente del normale così da illudere per un attimo in ragazzino che sì, era (finalmente? visto il periodo dell'anno, ) arrivata la sua fine.
    Così, come ogni sera, anche quel giorno era nel suo angolino sicuro, pronto per la sua sessione di pianto. Perchè sistemare davanti a sè libri, penne e pergamene anche se poi non studiava mai più di dieci minuti, direte voi? Semplicissimo: l'ordine sul tavolo gli dava un minimo l'illusione che le cose sarebbero andate bene, e che sì, alla fine sarebbe riuscito a passare gli esami.
    Del resto era riuscito a prendere il boccino e sopravvivere una partita giocata al fianco di gideon, no???????
    I MIRACOLI ACCADEVANO!!!!!
    Ed aveva letto esattamente una pagina e mezzo quando le lacrime arrivarono: prese un fazzoletto dal pacchetto e poi, con tutta la calma del mondo - tanto aveva tempo: prima delle dieci di solito non si alzava mai da quella sedia - iniziò a piangere, scaricando l'ansia e la paura per... tutto, in realtà. A fargli paura non era solo l'idea di venir bocciato e rimanere indietro rispetto ai suoi amici - un anno di scuola senza i losers al suo fianco?? IMPOSSIBILE! - ma anche ciò che sarebbe accaduto se li avesse passati: non riusciva nemmeno ad immaginarsi come un adulto.
    E così, tra i singhiozzi, non sentì assolutamente il rumore dei passi che, ahimè, se fosse stato più attento si sarebbe accorto che erano diretti proprio verso di lui


    Beh, avrebbe sempre potuto dire che il suo era solo un normalissimo rito di skincare, dato che le lacrime lasciano le guance morbide e liscissime (ale docet)
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    Mancava poco. Tremendamente, ORRIBILMENTE poco: tempo qualche settimana e sarebbe andata a New Hovel, dicendo addio a Different Lodge. Non avrebbe più indossato la divisa da special – okay, quella non sarebbe stata una grande perdita –. Non avrebbe più partecipato alle lezioni con gli altri. Non avrebbe più visto Jane e Fitz ogni singolo giorno, una costante che negli anni si era solidificata fino a diventare parte integrante della sua vita.
    E Narah, con tutto quello cosa cui aveva avuto da pensare, solo adesso realizzò l’impatto della cosa, seduta sul letto con le sue amiche mentre trascorrevano una normalissima serata. Aveva osservato con affetto prima la bionda – intenta a spiegare a uno dei suoi fantasmi che non era buona educazione fissare la gente nuda, e quando era successo??? –, poi la Darko che tentava di far funzionare Netflix borbottando qualcosa. Tutto come sempre, davvero! Ed era proprio durante i suoi momenti preferiti, che si era resa conto avrebbe dovuto rinunciarvi presto.
    Se non fosse stata Narah Bloodworth, avrebbe rimandato l’inevitabile e si sarebbe stravaccata sul materasso; ma lei era, per l’appunto, Narah Bloodworth, quella che si commuoveva quando un bocciolo che aveva atteso con tanta pazienza si schiudeva o durante altri rari eventi come Jane che sorrideva in modo quasi genuino – brividi davvero –. Sul serio, aveva cercato di non starci male e divertirsi, ma eh. In un circolo vizioso, più le guardava più capiva quanto le sarebbero mancate, e meno riusciva a concentrarsi. PERCHÉ DOVEVA ESSERE COSÌ??
    Avrebbe potuto accampare una scusa a caso (“non sto piangendo, ho solo visto un gufo carino dalla finestra!!!” oppure “… non ho idea di cosa siano queste lacrime, stanno uscendo da sole CHE SUCCEDE”) che sia Jane che Fitz le avrebbero creduto – erano tratte da storie vere quindi – ma non era sicura di voler farsi vedere in lacrime anche stavolta; no, non stava ancora piangendo, ma conosceva bene quel nodo alla gola.
    Nel caso non si fosse capito, Narah piangeva spesso e volentieri; se era felice, se era triste, se stava tenendo in braccio un animaletto carino, se vedeva qualcun altro piangere. Per tutto un sacco di cose!! Ma a volte, per lei che era sempre stata sensibile oltre la normalità, diventava tutto troppo e si sentiva travolgere da una marea di sensazioni che non riusciva a riordinare, di certo non prima di essersi sfogata con un bel pianto. Perciò ecco, aveva deciso di lasciare la stanza, salutando le sue migliori amiche con un «Oh cavolo, mi sono proprio dimenticata di aver lasciato un libro che mi serve in biblioteca, ci vediamo dopo!!!». Be’… Nah faceva schifo a mentire, punto e basta. Né Jane né Fitz ci avevano creduto, lo sapeva, ma sapeva anche che loro le lasciavano sempre i suoi spazi, e infatti non avevano insistito.
    Non aveva neppure idea del perché stesse andando davvero in biblioteca a quell’ora, visto che il libro in questione non esisteva, ma in fondo era un buon posto per piagnucolare in pace, perché no?? E poi, quello faceva esattamente parte della sua procedura.
    Step 1: cercare un luogo solitario, proprio come gli animali che stanno per morire #wat La biblioteca era perfetta.
    Step 2: guance che si arrossavano e sospiri sempre più tremuli e profondi. Ne aveva rilasciato uno quando si era chiusa la porta del dormitorio dietro di sé, un altro quando si era diretta verso gli interni di Hogwarts, campanello d’allarme.
    Step 3: sensazione di oppressione al petto associata ad aumento di pensieri negativi. Era il segno che inevitabilmente non sarebbe riuscita a ricacciare le lacrime, e che il rubinetto si sarebbe aperto. Questione di secondi. Proprio come le patatine, un pensiero maligno tirava l’altro, e Narah se ne sentì sommergere fin sopra la testa.
    La verità – piuttosto intuibile – era che la telepate aveva paura. Non sapeva come affrontare l’enorme cambiamento che stava per avvenire nella sua vita, non sapeva neanche da dove iniziare: sarebbe stata a New Hovel per sempre? Sarebbe riuscita a trovare un lavoro che non fosse quello al Lilum – e senza farsi licenziare per la sua sbadataggine –? Non era certa di quali lavori potessero fare gli special!!! (Nel frattempo, l’immancabile step 4: occhi lucidi) Aveva paura che non sarebbe riuscita a combinare nulla di buono, che Jane e Fitz si sarebbero dimenticate di lei, che una volta fuori di lì Gideon non sarebbe stato interessato a frequentarla neppure come amica. Aveva paura che il suo dubbio riguardo l’essere una persona facile da accantonare si rivelasse fondato, e tutti si sarebbero comportati come sua madre. Che sarebbe rimasta sola.
    Il silenzio della biblioteca le assicurò che non ci fosse nessuno, com’era intuibile che fosse a quell’orario improbabile. Certa di essere da sola e che non si sarebbe umiliata più del dovuto, Narah arrivò al quinto e ultimo step, ovvero lacrime che scorrevano sulle guance e singhiozzi soffocati. Poteva darsi stesse esagerando, Nah, ma quello era sicuramente un… periodo complicato. E sfortunatamente, lei aveva il carattere che aveva. Tra un singhiozzo e l’altro, e la consapevolezza di essere uscita nella maglia bianca punteggiata di cactus del pigiama, trascorsero un paio di minuti buoni perché riuscisse a calmarsi. Si passò la manica sulle guance, sentendosi rammaricata come se piangere fosse una valvola di sfogo di cui scusarsi, e poi si strofinò gli occhi ancora lucidi di pianto – infatti figuriamoci se le lacrime erano già finite! –.
    Lasciò vagare lo sguardo tra gli scaffali, il labbro inferiore intrappolato tra i denti, e fu allora che sentì l’eco di singhiozzi; quello che la sorprese di più, era che non erano i suoi, singhiozzi. «… Ah Si immobilizzò nella famosa mossa dell’opossum morto, vergognandosi fino alla morte alla prospettiva che uno sconosciuto qualsiasi l’avesse vista piangere; di fatto, però, chiunque fosse lì dentro non era davanti a lei. E stava piangendo. Avvertì immediatamente una fitta di dispiacere al petto per quella persona – era un’esperta di quanto potessero essere deprimenti le frignate in solitaria – e, incerta se stesse facendo la cosa giusta, mosse qualche passo verso la direzione da cui provenivano i versi. Continuò ad avanzare fino a quando, in un angolino dimenticato da tutto e tutti, riconobbe Behan Tryhard con un fazzoletto al naso, le spalle scosse dal pianto.
    Oh, no.No no no no, non poteva rimettersi a piangere perché lui stava piangendo, non potev- sniff sniff. Cavolo. Le serviva veramente un fazzoletto. Nulla faceva piangere Narah come un’altra persona che stava male. Insomma, fino a quando era lei a piangere vabbè, dov’era la novità??? Ma, guardando il ragazzo, la Bloodworth non poté far finta di niente. Si asciugò una lacrima solitaria e, seppur fosse chiaro che aveva passato gli ultimi minuti a piangere come una fontana, si decise a mettere da parte la timidezza. «C-ciao?» Sembrava più una domanda ma ochei, neanche lei sapeva cosa stesse facendo. «Tutto bene? Posso… sedermi?» azzardò, le gote ora scarlatte dall’imbarazzo, divisa tra il desiderio di scappare e quello di consolare – proprio lei eh. – il tassorosso. Notò gli articoli di cancelleria perfettamente disposti sul tavolo passandosi una mano tra i ricci, impacciata come mai.
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    Behan tryhard era un behan tryhard.
    Ed essendo un behan tryhard, prima o poi se lo sarebbe dovuto aspettare che gli sarebbe successo un qualcosa alla behan tryhard
    Perchè, in caso non fosse ancora chiaro, era un behan tryhard: la sfiga per lui era sempre dietro l'angolo.
    O, in quel caso, dietro lo scaffale.
    Non che avesse qualcosa contro narah bloodworth, sia chiaro: poteva non condividere alcune sue scelte di vita (tipo: esser stata fidanzata con gideon e non con jane, come invece più di metà della scuola e la maggior parte degli utenti su wat?pad sognava)(sì, quello delle narko era un fan base molto forte)(non certo ai livelli di quello della gides, ma quasi) ma le era sempre sembrata una ragazza così gentile e carina! Pensandoci, gli dispiaceva che in sette anni di scuola non si fossero mai parlati molto, se non per salutarsi cordialmente nei corridoi o scambiarsi qualche consiglio per la cura delle piante quando si incontravano nelle serre, ma del resto era ... beh, beh: le conversazioni, quando non erano con i suoi amici losers (o stiles e jess), lo mettevano terribilmente a disagio. Non sapeva mai cosa dire, come portare avanti la conversazione, si incartava con le parole o iniziava a dire cose che c'entravano ben poco con il discorso in corso, tanto da finire per mettere a disagio anche il proprio interlocutore.
    Uno spettacolo pietoso che, per amor proprio ma soprattutto per misericordia nei confronti suoi compagni di scuola, nel corso degli anni aveva provato ad evitare al maggior numero di persone possibili.
    Poi però succedevano cose come quella: lui a singhiozzare in un angolino della biblioteca, con davanti a sè le sue penne colorate e stringendo al petto il quaderno con i gattini, ed ecco che la povera ed ignara narah si ritrovava ad assistere a quello spettacolo pietoso. Certo, molto meglio lei che... una heather, un aidan, uno dei freaks (escluso cj: avevano un diverso livello di confidenza loro due, uniti dal potere del glitter) o... o mamma mia, il solo pensiero gli faceva venire la pelle d'oca, un costas alla ricerca di qualcuno con cui vantarsi della sua abilità ad usare la mazza, ma rimaneva comunque una persona: avrebbe provato imbarazzo persino se a trovarlo fosse stato suo fratello (assurdo anche solo pensarlo, ma era la verità), figuriamoci narah!!!! Quell'oretta di pianto giornaliera in biblioteca era il suo piccolo segreto, e in quel momento, piuttosto che riprendere una parvenza di normalità e asciugarsi il viso così da sembrare tranquillo (così magari avrebbe potuto dare la colpa all'allergia alla polvere??) la consapevolezza di aver perso il suo posto segreto non fece altro che peggiorare la situazione, aumentando i singhiozzi del diciassettenne.
    «C-ciao?» ..se solo non avesse avuto la vista così appannata dalle lacrime, si sarebbe subito accorto che la ragazza non era poi messa molto meglio di lui «c-c-ci'» sbuffò esasperato, non riusciva nemmeno a salutare!! COsì, rassegnato, agitò una mano a mo' di saluto, mentre con l'altra teneva in mano il fazzoletto con il quale soffiò il naso, nella speranza di calmarsi e smetterla di singhiozzare. «Tutto bene?» thumbs up verso di lei come risposta, nell'attesa di riacquistare la capacità di parola. Davvero difficile farlo però, quando la ragazza piuttosto che.. ridere di lui? fargli una foto e scappare via?? si comportava in maniera così gentile!! «Posso… sedermi?» Annuì subito, provando anche a balbettare un «c-ce-certo» perchè, quanto sarebbe stato scortese se non l'avesse fatto?? avrebbe preferito stare da solo, ma ora che la ragazza era lì di certo non l'avrebbe mai e poi mai cacciata via!!!
    Si prese qualche secondo in più per fare tre respiri profondi, per poi asciugarsi il viso e, finalmente, rivolgere la dovuta attenzione alla bloodworth. «mi dispiace tu abbia dovuto assistere a...questo» accennò con il capo al tavolo davanti a sè, alludendo alla pagina di quaderno aperta e bagnata dalle sue lacrime, ed ai fazzoletti usati ed accartocciati. «è un periodo... particolare, ecco» magari narah poteva capirlo, visto che anche lei era prossima al diploma?? «non che per me sia inusuale piangere anche in giorni normalissimi e totalmente a caso» non stai migliorando le cose, beh «ma non così, ecco» solo a quel punto, quando le lacrime sul suo viso si erano più o meno asciugate e non aveva più la vista offuscata come al momento dell'arrivo della ragazza, riuscì a metterla a fuoco e si accorse delle sue guance rosse, degli occhi leggermente gonfi e... oMG, L'AVEVA FATTA PIANGERE!!! E infatti «ma ti ho fatto piangere io???» faceva così tanta pena??????? «cavolo NON VOLEVO MICA, SCUSAMI!!!» in compenso però aveva tanti fazzoletti, voleva dei fazzoletti?????? Per di più erano i pacchetti speciali di frozen!!1! Subito ne tirò fuori uno nuovo dallo zaino, allungandolo poi alla ragazza: era il pacchetto più bello, quello con olaf e sven.
    «te lo regalo, è il minimo che io possa fare!!» perchè su questo il tryhard non aveva dubbi: nah aveva pianto per colpa sua e del suo aspetto patetico, nessuno avrebbe potuto convincerlo del contrario
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    Narah era abituata a essere talvolta imbarazzante, soprattutto nelle relazioni sociali in cui le persone parlavano poco come lei, mettendola nell’altrettanto imbarazzante situazione di dover ADDIRITTURA aprire bocca e spiccicare qualche parola in croce – insomma, era… stancante!! Non era stancante?? Perciò insomma, era abituata ai casi umani essendolo lei per prima e tutte queste belle considerazioni che non facevano che mettere in mostra l’autostima – quale coff coff – molto particolare che provava verso se stessa, e dire che negli ultimi tempi era pure aumentata! Cos’era successo poi??? Ah sì, Gideon l’aveva lasciata. Cose di tutti i giorni che le avevano ricordato quanto fosse speciale e non si potesse fare a meno di lei!!1!1
    Che vita.
    Ma tornando al discorso principale: Behan Tryhard, per lei, non era mai stato un ragazzo patetico o taciturno o “sfigato”, semplicemente perché Narah, dal cuore gentile e aperto verso gli altri, non avrebbe mai avuto l’arroganza e la presunzione di definirlo così! Non avrebbe mai giudicato qualcuno a priori e, beh – non lui –, in sette anni di scuola non si erano parlati nemmeno una (1) volta in maniera seria e per più di un minuto. E poi, ai suoi occhi, Behan era sempre stato un ragazzo gentile! Questo non faceva certo di lui un ragazzo poco raccomandabile o da evitare e, come la maggior parte delle persone che non la prendevano in giro e si mostravano gentili nei confronti del prossimo, aveva già la sua simpatia. Certo, poi era sempre possibile cambiare opinione e rendersi conto che un ragazzo era diverso da ciò che appariva, ma lui???? Le pareva così triste e rassegnato, con quel bellissimo quaderno coi gattini che tra l’altro avrebbe voluto pure lei, che non riusciva a immaginarselo una persona cattiva.
    Certo non si aspettava che vederla lo avrebbe fatto piangere ancora di più: cavolo, era così insopportabile?? Ma, razionalmente, subito dopo pensò che non era mica lei la causa per cui il Tryhard stava... piangendo….. più di prima. L’aveva fatto piangere più di prima??? Il suo istinto da crocerossina si attivò. Niente panico, Narah. Figuriamoci se è colpa tua! Così sperava, insomma. D’altra parte non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere conferma, quindi tanto valeva crogiolarsi nelle belle convinzioni. Rispose al suo – quasi – saluto con un lieve sorriso, e non aggiunse altro un po’ perché non era dell’umore, un po’ perché non voleva risultare invadente. Lo era già stata interrompendo il suo… momento contemplativo. Non voleva mica fare altri danni! Si assicurò comunque che stesse bene – niente infarti imminenti, niente shock anafilattici, che non fosse a rischio di vita era già qualcosa – prima di attendere il suo assenso per sedersi.
    O meglio, per iniziare a decidere dove sedersi. A una sedia di distanza da lui, accanto?? O sarebbe stata troppo oppressiva? Davanti? Nah, troppo invadente, era come dire “ti voglio guardare mentre piangi”, le venivano i brividi solo a pensare a una simile figuraccia. Dietro?? Santo cielo no. Trascorsero quelli che parevano secoli prima che si decidesse a prendere posto una sedia più in là rispetto a davanti a lui. Intrecciò le mani tra loro sul tavolo, lanciando un’occhiata dispiaciuta verso l’altro. Sperava che la sua presenza non gli stesse dando troppo fastidio. Nella prospettiva di quella che doveva chiedere scusa, fu del tutto inaspettato che invece fosse il tassorosso a rivolgerle delle scuse. Alzò gli occhi scuri e confusi su di lui, affrettandosi a scuotere la testa con decisione. «N-no no, non hai nulla di cui scusarti. Mi spiace di averti disturbato,» confessò piano, sforzandosi con tutta se stessa per non apparire troppo imbarazzata. Un minimo di dignità doveva pur mantenerla, insomma. «è un periodo... particolare, ecco» «Già Meglio non parlare di periodi particolari. Che l’altro dicesse così per i mago? «non che per me sia inusuale piangere anche in giorni normalissimi e totalmente a caso.» «… Già Forse doveva smettere di ripeterlo. «ma non così, ecco.» Già ma in silenzio. A quanto pareva non era l’unica ad aver avuto delle giornatacce, ultimamente: comunque, la cosa non la rallegrò minimamente, anzi!
    Poi venne la vergogna pura: sapeva di avere la faccia ridotta un disastro, tuttavia aveva sperato che Beh non ci avesse fatto o, boh, che avesse avuto pietà e avesse deciso di far finta di niente. Ma no, quell’orribile, rivelatorio momento di quando le facevano capire che avevano notato il suo stato doveva ancora arrivare. E arrivò, pure peggio del solito, visto che il Tryhard pensava fosse colpa sua. Le guance che andavano a fuoco e la voglia di sparire – letteralmente – dalla vista, spalancò gli occhi allarmata, e alzò le mani davanti a sé come ad arginare la sua convinzione. «Ma-ma no, non è assolutamente colpa tua!!» Purtroppo la scusa dell’allergia non reggeva più da anni ihihih. Portò le dita a grattarsi la guancia, dispiaciuta. «È un periodo un po’ particolare anche per me.» E tentò con tutte le sue forze di distogliere l’attenzione da sé, afferrando il pacchetto di fazzoletti che il ragazzo le aveva dato, un sorriso che sorgeva spontaneo. Ma sì, l’aveva visto Frozen!! «Ma è bellissimo!!!» Poi lei era quella che faceva tutte le collezioni inutili di tappini, penne colorate ormai scariche e altre cose inutilissime che periodicamente si ritrovava a dover buttare perché ingombravano troppo e lei non aveva più la magia per espandere una cassettiera all’infinito. Rivolse a Behan uno sguardo di gratitudine, non solo per il pacchetto carino ma per il gesto di per sé. «Quasi mi dispiace usarli.» (??) Ma prese comunque un fazzoletto, soffiandosi il naso con un’elegante discrezione e meno male. Poi guardò di nuovo il tassorosso, e le cose che aveva sistemato sul tavolo. «Anche a me piacciono.» Indicò con timidezza le penne varie dei colori più sgargianti. «Stavi… studiando??» Domanda sbagliata? Domanda sbagliata.
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    In maniera ben poco graziosa e decisamente non adatta ad una conversazione con una persona con cui non si aveva praticamente alcuna confidenza, Behan Tryhard si soffiò il naso così da camuffare l'ultimo singhiozzo strozzato della sua sessione di pianto giornaliera. Un po' si sentiva destabilizzato dal fatto che fosse durata così poco - non aveva raggiunto il suo fabbisogno giornaliero e rischiava, il giorno seguente, di scoppiare in lacrime a caso durante una lezione - ma una parte di lui era quasi sollevata dal fatto che narah fosse lì: le era sempre sembrata una ragazza carina e super gentile e, se solo fosse stato meno imbarazzante e totalmente incapace di far amicizia con le persone in maniera normale - giusto per fare qualche esempio: su nicky aveva rovesciato una tazza di latte la prima settimana di scuola, hunter e halley erano stati colpiti in piena faccia scelti dal boomerang magico dell'amicizia, da ty si era fatto investire con lo skate - probabilmente avrebbe provato a parlarle molto tempo prima. E invece eccoli lì, a pochi mesi dal diploma, a trovarsi per la prima volta soli nello stesso posto e scambiarsi più di una semplice frase di saluto o un messaggio da parte di jess.
    Di certo behan avrebbe preferito che le circostanze fossero state diverse ma... sempre meglio di nulla, no? Meh (non suo fratello)
    Per un attimo sospettò che quello fosse tutto un piano architettato da jessalyn: non era certo un segreto il fatto che nulla, tra quelle mura, accadesse senza che la goodwin ne venisse a conoscenza - del resto era un fantasma!!1! - e dunque il ragazzo sapeva che sicuramente aveva notato il suo rito serale. Narah era forse stata mandata lì dalla sorella?? Magari con una scusa... Jess del resto diceva spesso al tryhard che lui e la ragazza avrebbero dovuto far amicizia e "condividere le lacrime, dato che entrambi ne avete a fiumi!! Potreste diventare crying buddies, c'è sempre bisogno di buddies nella vita con cui condividere le proprie passioni. Sai quanti alcoholic buddies ho io? ZERO BEH, STO PROVANDO A FARE L'ASTEMIA DOVESTI DARMI UN PIZZICOTTO OGNI VOLTA CHE NOMINO L'ALCOL!!1!" e da qui di solito la ragazza iniziava a divagare, saltare a discorsi completamente non correlati e dimenticare il punto di partenza della conversazione.
    Anyway, l'idea di aver fatto piangere narah l'aveva rattristito ancora più di quanto non fosse, e dio solo sa dove trovò la forza per non rimettersi a singhiozzare. Di certo aiutarono le parole della ragazza, a rincuorarlo del fatto che no, non era stata la scena pietosa a cui aveva assistito a farla piangere. O forse narah era fin troppo gentile e non voleva peggiorare una situazione già tragica, ma behan in quel momento preferì prendere per buone le sue parole. «È un periodo un po’ particolare anche per me.» C'era una parte della sua coscienza, quella da psycho shipper che postava fanfiction in anonimo su wat?pad e viveva per ogni nuovo numero di polgy, che fremeva per chiederle se il suo stato d'animo avesse qualcosa a che fare con la rottura con gideon. Le voci le aveva sentite, ma non per questo ci aveva davvero creduto: gideon lasciare lei? Okay, il suo animo da shipper gides aveva sognato quel momento per quelli che erano sembrati anni - in quante fanfiction era il giovane videon o kideon o wideon che, dopo aver realizzato i suoi veri sentimenti, lasciava a malincuore la sua splendida fidanzata tarah o karah o larah per dichiarare finalmente i suoi sentimenti al suo migliore amico werses o terses o cerses e insieme vivere per sempre felici e contenti? troppe per tenerne il conto - ma mai aveva ritenuto davvero possibile che accadesse nella vita reale. Ovviamente comunque non chiese nulla: non era mica un cafone!!!1! Aveva un buon cuore e mai avrebbe detto qualcosa per offenderla o metterla in difficoltà, anche a costo di crepare per la curiosità e doversi mordere la lingua per star zitto.
    «Ma è bellissimo!!!» !!! Qualcuno che apprezzava i suoi fazzoletti!!!! Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe detto a nicky il giorno seguente a colazione: l'aver trovato un altro fan di frozen era un'informazione che l'amica aveva il diritto di sapere il prima possibile. «Quasi mi dispiace usarli.» wmoesafkcl come la capiva, come la capiva!!! Mamma tryhard comprava sempre pacchi di fazzoletti bellissimi, e beh si sentiva sempre un sacco in colpa ad usarli. Nel corso degli anni però aveva trovato una soluzione... «tranquilla, tanto ne ho tantissimi altri! nell'armadio ho un ripiano dedicato solo alle confezioni di fazzoletti» .... forse non era una cosa da sbandierare così in giro, ma ormai il danno era fatto. E poi lui in realtà era orgoglioso della sua scorta!! «frozen, il libro della giungla, aladdin, un sacco con animali marini e della foresta... e gatti» un sacco di gatti «se mai.. dovessero servirti?? ora sai a chi chiedere???» ma perchè mai avrebbe dovuto sapere a chi chiedere fazzoletti? Era questo il motivo per cui behan non parlava con persone nuove: si incartava con le parole, diceva più di quanto fosse socialmente accettabile ed alla fine chiudeva il tutto in bellezza con una risatina nervosa e la voglia si seppellirsi. O di sotterrare anche solo la testa sotto terra, come gli struzzi. La bloodworth, comunque, si stava comportando in maniera fin troppo gentile!!! Cioè, invece che fargli notare, ad esempio, che avere più pacchetti di fazzoletti che calzini nell'armadio fosse strano, o di fissarlo come se davanti agli occhi avesse un alieno - cosa che la maggior parte delle persone, quando aveva la sfortuna di parlare con lui per la prima volta, puntualmente faceva - fece un complimento alle sue penne colorate!!! «vero?? io le trovo utilissime, senza non riesco proprio a studiare!!» nemmeno con, ma almeno con quelle si illudeva di farlo quando scriveva il titolo di un argomento sul quaderno o ci cerchiava le parole chiave che, teoricamente, avrebbe dovuto memorizzare. Che poi non riuscisse era tutta un'altra storia: per lo meno ci metteva la buona volontà (quasi sempre) «Stavi… studiando??» Appunto. Sentire la domanda della ragazza per poco non lo portò a riaprire di nuovo i rubinetti: mai come in quel periodo lo studio era stato così critico per lui. Nonostante si fosse impegnato sempre moltissimo, behan tryhard non era mai andato bene a scuola e l'unica cosa a cui aveva sempre dato importanza era stata passare all'anno successivo e non ritrovarsi indietro rispetto ai suoi amici. Quell'anno non era diverso dagli altri, forse solo più importante, e non gli importava assolutamente nulla dei voti con cui avrebbe passato i mago, bastava passarli. «....ci provo? è solo che..» ad omettere le cose ce le faceva (soffriva, certo, ma alla fine ci riusciva), ma mentire? non era proprio portato. Per questo motivo, davanti ad una domanda diretta e colto in flagrante, non riuscì a ideare una scusa da rifilarle per giustificare la scena che si era ritrovata davanti arrivata in quella parte più nascosta della biblioteca «i mago sono così vicini, e io non sono per niente pronto» nonostante tutte le sedute di ripasso con hunter, nonostante tutti gli appunti letti e riletti, nonostante si stesse impegnando come mai aveva fatto prima «avrei bisogno di più tempo, per... elaborare tutto» e non solo le nozioni che stava tentando disperatamente di apprendere, ma anche il fatto che la scuola stesse finendo davvero e che, di lì a poco, sarebbe entrato a tutti gli effetti nel mondo degli adulti. Beh non voleva rimanere indietro rispetto ai suoi amici, ovviamente, ma allo stesso tempo non si sentiva nemmeno pronto a diventare grande: era forse troppo chiedere all'universo di fermarsi per un po', e lasciare le cose così com'erano? «è da un paio di settimane che vengo qui dopo cena per... sfogarmi? senza far preoccupare nessuno» e poi era più semplice lasciarsi andare lontano da occhi indiscreti «..e per la pelle, piangere rende il viso liscissimo!! non credi?» o magari narah era come rob, e le lacrime non erano salutari per le sue guance #cos «tu invece? stai.. bene?» beh fai un po' tu, probabilmente era entrata in biblioteca per piangere in pace proprio come te. «solo se ti va di parlarne, ovviamente» non voleva rischiare di spaventarla e farla scappare via, e in caso di risposta negativa avrebbe senza problemi spostato il discorso su qualcosa di più... leggero, come il miglior colore di evidenziatore da usare sui libri (il giallo, sempre e per sempre il giallo) o le più belle fantasie delle copertine dei quaderni.
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    Narah era sempre grata quando le venivano rivolti dei gesti gentili: sapeva bene che questi non erano affatto scontati, che non andavano ignorati bensì messi in evidenza!!! E ciò che aveva fatto Behan, ovvero cederle uno dei suoi bellissimi pacchetti di fazzoletti, era certamente qualcosa che non tutti avrebbero fatto, e che trovò un sacco carino. Perciò aveva risposto con un sorriso più sincero che mai, e un «Grazie» contento. Bastava poco, a Nah, non aveva grandi pretese e dava più importava al significato che alla grandezza delle azioni. Sul serio, le sembrava di commettere un sacrilegio sciupando quel pacchetto e usando i fazzoletti al suo interno! Le veniva quasi voglia di collezionare anche quelli, tanto per aggiungere altre cose che poi sarebbe stata costretta a buttare… ma no, quale buttare!! Lei piangeva ogni tre per due, sicuramente prima o poi avrebbe attinto a quelle scorte. Quasi quasi… la voce impassibile e deadpan di Jane, però, interruppe quel pensiero con un secco “No”. Ormai la Darko era abituata alla sua tendenza a collezionare tutto il collezionabile, ma giustamente non voleva correre il rischio che andasse a infestare di cose inutili anche la sua parte di stanza. Tsk, Nah mica sarebbe stata tanto maleducata da farlo! E poi… tra poco non avrebbero più vissuto insieme e non ci sarebbe più stato bisogno. CHE TRISTEZZA INFINITA!!!!
    L’umore andava un po’ meglio di prima, grazie alla gentilezza di Beh; d’altronde avevano pianto uno davanti all’altro, era ovvio che non si sarebbero certo presi in giro per quello! Che strano. «tranquilla, tanto ne ho tantissimi altri! nell'armadio ho un ripiano dedicato solo alle confezioni di fazzoletti» Attimo di silenzio awkward, prima che le venisse da ridacchiare: non perché lo trovasse ridicolo, al contrario era buffo come ne stava parlando. Non le capitava spesso di trovare gente stramba come lei, ma quando succedeva era bellissimo. I casi umani non erano mai troppi. «Gatti,» commentò soltanto, in mente l’immagine di un tanto bellissimo quanto random gattino col musetto a macchie bianche e nere. AAAAW. Magari non era risaputo, ma Narah AMAVA i gatti, tanto morbidi e piccoli e da stritolare, e avrebbe tanto voluto averne uno!! Ma non l’aveva mai preso perché… già, perché non ne aveva mai preso uno? Chissà se a New Hovel – probabilmente sarebbe rimasta a vivere lì per mooolto tempo – accettavano i gatti. Non se lo era mai chiesto. E poi, visto che l’altro le aveva raccontato qualcosa da sé, lei ribatté con un timido: «Nell’armadio io tengo le pigne.» Non aveva davvero idea se fosse più strano tenere i fazzoletti o le pigne, ma nessuno aveva mai fatto caso a quanto fossero belle?? Come degli alberi di Natale in miniatura!! Non sapeva resistere a quelle intatte e dalla forma perfettamente pignosa. «se mai.. dovessero servirti?? ora sai a chi chiedere???» Sorrise di nuovo: Beh doveva essere davvero un ottimo amico, se si mostrava tanto disponibile verso di lei, con cui purtroppo non aveva mai parlato per bene(??). «D’accordo.» E arrossì leggermente, come faceva ogni volta quando una persona si mostrava così disponibile che si sentiva di non ricambiare con abbastanza gentilezza: d’altronde, a nessuno servivano le pigne #wat «E se tu dovessi perdere un… tappo di penna?? Ne ho un sacco!» Chi non aveva una riserva infinita di tappini di tutti i colori??? (nessuno) Va bene, era una parentesi che si stava facendo imbarazzante, passiamo oltre.
    Era molto meglio dire totalmente a caso che anche a lei piacevano le penne colorate, probabilmente facendo la figura della scema ihih, ma lì per lì non trovò altro di sincero con cui continuare a parlare; aveva la sensazione che se avessero smesso, nessuno dei due avrebbe avuto il coraggio di continuare e si sarebbe creato il famigerato e temutissimo silenzio impacciato made in Narah. Non poteva sapere che lo studio fosse un tasto dolente per Behan, che in base alla sua sistemazione sembrava ordinatissimo e preparatissimo! Quindi si stupì – senza darlo a vedere, ovviamente – di constatare che, forse, non era qualcosa che in quelle giornate gli riusciva tanto bene, come iniziò a spiegarla: immediatamente, Nah sentì il cuore stringersi in una morsa di compassione nonché comprensione sempre di più mentre l’altro le esponeva cosa gli desse da pensare. Era difficile per lei che non aveva alcun esame finale, lasciare Hogwarts, ma quanto doveva esserlo per i maghi con tutta la mole di argomenti da studiare? Non osava immaginare. Le faceva così tenerezza, e non quella che si provava per pena!!! Si poteva dire loro due fossero sulla stessa barca, con il loro bisogno di più tempo. «Ah,» commentò delicatamente, senza aggiungere altro mentre lo osservava con una celata attenzione. Le dispiaceva fosse agitato in quella maniera, sapeva per esperienza che così l’unica cosa che si otteneva erano i nervi logorati.
    Tacque per un attimo, studiando tutte quelle penne glitterate senza vederle davvero. Avrebbe voluto aiutarlo in qualche modo, magari dargli dei consigli, ma non si conoscevano abbastanza da avere il coraggio di intromettersi in un discorso tanto complicato. Non voleva rischiare di metterlo a disagio, povero Beh. Un’altra ondata di comprensione, al suo non voler “far preoccupare nessuno”. «Forse… hai bisogno di sfogarti con qualcuno, invece.» L’aveva detto con estrema timidezza, sperando di non farlo risentire. Gli lanciò un’occhiata attraverso la cortina di ricci – che le era sempre molto utile per nascondersi dallo sguardo altrui, tra l’altro!! «Se vuoi puoi farlo con me? Sono una tomba, lo giuro!» In vita sua, Nah non era mai andata in giro a spifferare quei pochi segreti che sapeva, e neanche capiva perché avrebbe dovuto farlo. Era brava ad ascoltare e non lo avrebbe giudicato per la sua ansia, ma certo non poteva dire di non essersi imbarazzata per la sua stessa proposta. Era Narah Bloodworth, si imbarazzava punto e basta.
    «..e per la pelle, piangere rende il viso liscissimo!! non credi?» Non aveva idea se fosse serio o meno, ma per sdrammatizzare un po’ si passò una mano sulla guancia – constatando che era liscissima sul serio!! Aveva appena scoperto il grande segreto della bellezza? –, annuendo in parte scherzosa. «Hai proprio ragione.» Che dire, dopo che Beh era stato completamente onesto con lei, con quale cuore lei avrebbe potuto sviare la sua domanda? Radunò le idee, prima di stringersi nelle spalle. «Non sto malissimo ma…» Come spiegarlo?? «Sono settimane pesanti. Probabilmente hai sentito qualcosa su me e Gid-» non perché fosse egocentrica, ma sapeva che giravano delle voci e in parte era colpa di Hazel.. Si strinse nelle spalle, come a volergli confermare che si erano lasciati, ma tenne gli occhi scuri – e desolati dalla tristezza cui stava sottoponendo Behan, chissà che noia – sulle proprie mani. Era ovvio che se ne sarebbe fatta una ragione, ci stava lavorando, e ora che aveva ricominciato a frequentare Gid come amica almeno non sentiva più la mancanza del Corvonero. «Sai, Fitz e Jane sono la mia famiglia… letteralmente, non ne ho un’altra.» Di sicuro nessuno che l’aspettava a braccia aperte per accoglierla in casa propria e non lasciarla a New Hovel. Evey non era da considerare. E poi amava le due special, era abituata ad averle attorno tutti i giorni. «La prospettiva di non vederle più come prima mi intristisce. E non so bene cosa farò dopo la scuola.» Eeeeee ecco che sicuramente gli aveva fatto venir voglia di piangere di nuovo, ma dall’angoscia di sentirla. Si affrettò ad alzare le mani per scusarsi. «Non volevo appesantirti, mi spiace!!»
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    Mamma Teddy glielo diceva sempre: continua così, e finirai come quelli di "sepolti in casa". Sfortunatamente, ciò che la donna non capiva era che a behan l'idea di esser come loro non dispiaceva affatto dato che 1) chiamare il programma e ottenere una puntata dedicata solo a lui e alla sua casa (?) gli avrebbe dato la possibilità di assaporare sulla propria pelle ciò che attori famosi e star della televisione dovevano provare ogni giorno sul set e 2) a lui collezionare cose, da tutti ritenute inutili, piaceva davvero. Lo faceva sentire al sicuro, pronto per ogni evenienza, ed eliminava l'arduo compito di dover scegliere cosa dar via e cosa tenere: era fermamente convinto che tutto avesse un anima, un po' come i giocattoli in toy story, e per questo motivo si sentiva fisicamente male all'idea di dover buttare qualcosa.
    Un esempio: le penne. Probabilmente in camera ne aveva alcune che risalivano ai tempi delle elementari: poteva anche perderne i tappi nemmeno cinque minuti dopo averle comprate, ma anche scariche non le buttava mai, preferendo di gran lunga lasciarle nell'astuccio. Perchè condannarle ad una vita a marcire in una discarica, o peggio CARBONIZZATE !!!1!, quando per lui erano state così gentili e sempre al suo servizio???? Meritavano una pensione dignitosa (?) Comunque, in diciassette anni di vita non gli era mai capitato di incontrare qualcuno con fisse simili alle sue, dovendosi accontentare di sentirsi compreso solo da quei babbani su real time. O almeno, fino a quel momento, visto che «Nell’armadio io tengo le pigne.» cioè dai. Dannato lui e le sue paranoie nel far amicizie: se fosse stato un minimo più socievole e meno disagiato, sicuramente avrebbe seguito i consigli di jess - la quale, da parte sua, ci aveva provato un sacco di volte a far chiacchierare la sua sorellina ed il tryhard dato che "siete anime affini!!! andreste sicuramente d'accordo, fidati di me!" - e lui e narah avrebbero avuto quella conversazione tempo prima, e non a pochi mesi dal diploma «amo le pigne!!! un giorno devi farmele vedere!!1!» anche meno, behan: lui era pieno d'entusiasmo, ma la ragazza aveva ogni diritto di rifilargli un "assolutamente no, ma ki 6", girare i tacchi ed andar via «...cioè, solo se ti va?? un giorno.... ipotetico, ecco, che... potrebbe anche non arrivare mai???? se tu non vuoi allora non arriverà mai» ???? dio, ma perchè parlava così tanto. Ogni volta che apriva bocca non ne combinava una giusta, vomitando fiumi di parole, a volte senza neppur un nesso logico tra loro. In quel momento avrebbe volentieri preferito tornare a qualche minuto prima, quando era impegnato a piangere: preferiva di gran lunga le lacrime alle parole.
    Grazie al cielo comunque, Narah fu così gentile da non farlo sentire più in imbarazzo di quando già non fosse «E se tu dovessi perdere un… tappo di penna?? Ne ho un sacco!» !! Collezionava anche i tappi delle penne??? vabbè, si vedeva proprio che prima di diventare special era stata una corvonero: era proprio un genio. Mentre tutti vi prestavano pochissima attenzione e di conseguenza perdevano i propri tappi, lei era lì a raccoglierli e collezionarli?? sicuramente ne aveva a bizzeffe «li perdo sempre!! ma... non preoccuparti, non voglio togliere pezzi dalla tua collezione??? le mie penne imparano presto a vivere senza cappuccio» due giorni al massimo, e poi ecco che beh lo perdeva. Così come le matite: per quanto ci provasse a tenerle per bene, finiva per perderle nel giro di pochissimo tempo. Molto spesso però le ritrovava casualmente tra le cose di suo fratello, quindi aveva imparato a non sentirsi poi così in colpa per doverne comprare di nuove ogni mese.
    Ahimè, per quanto bello sarebbe stato il contrario, la vita non poteva esser tutta penne colorate e collezioni di pigne e fazzoletti nell'armadio (????) e così in breve tempo la conversazione si spostò su altri argomenti aka il motivo che aveva portato i due ragazzi a piangere in biblioteca dopo cena. Beh stranamente non si sentiva a disagio a parlarne, però era comunque... strano, avendo tenuto per se quel rito (?) per così tanti giorni. «Forse… hai bisogno di sfogarti con qualcuno, invece.» Sapeva che la ragazza aveva ragione, ma allo stesso tempo non voleva accettarlo: preferiva deprimersi rattristarsi da solo piuttosto che coinvolgere anche le persone a cui teneva, soprattutto dal momento che loro sembravano riuscire a vivere quegli ultimi mesi di scuola davvero bene??? e non tristi e con il terrore del futuro come lui???? «Se vuoi puoi farlo con me? Sono una tomba, lo giuro!» Alzò lo sguardo dalle povere pellicine delle sue unghie - che martoriava sempre quando parlava con qualcuno di nuovo - per riportarlo sul viso della ragazza, così da rivolgerle un ampio sorriso «davvero? però non voglio deprimerti!!» e quello era il rischio che si correva, ad ascoltare gli sfoghi di un behan tryhard in piena crisi esistenziale e soffocato dalla paura del futuro.
    ....
    .....
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    ....... ascoltando narah, beh si rese conto che la ragazza non fosse poi messa tanto meglio di lui. Anzi, se non fosse stato per la sfiga senza eguali (tranne quella di gideon: con la sua erano proprio allo stesso livello) che metteva costantemente a rischio la sua vita, il tryhard si sarebbe azzardato a pensare che forse la bloodworth fosse messa persino peggio! E dopo quel giorno nessuno avrebbe potuto dirgli che non aveva una soglia altissima di autocontrollo, dato che l'occasione di avere informazioni sulla rottura dei garah gliela stava offrendo praticamente su un piatto d'argento e invece, da bravissimo ragazzo quale era, non chiese nulla!!1! «qualcosa» cercò di sminuire, come fosse totalmente estraneo all'argomento «ma non mi interessano i pettegolezzi» SEI FALZOH BEHAN!!! Fortuna che in biblioteca non ci fosse alcuna telecamera, altrimenti chiunque vedendo quella registrazione avrebbe tranquillamente potuto prenderlo a pungi. Lui stesso sentiva la voglia di farlo, per l'enorme bugia che aveva detto, però un fondo di verità c'era: lui ascoltava solo le informazioni da fonti ufficiali, tipo jess o hazel, e mai si fidava di quelle che arrivavano da informatori non riconosciutiTM. Lui amava le notizie, i pettegolezzi erano altro !!1! Soprattutto quando poi avevano quel velo di malizia o cattiveria gratuita, lì davvero non li sopportava così come odiava chi li metteva in circolo.
    E non poteva davvero immaginare la tristezza che doveva provare la ragazza, all'idea di dover lasciare new hovel e, di conseguenza, per forza di cose esser costretta a vedere molto meno fitz e jane: almeno i losers - dita incrociate - si sarebbero diplomati tutti insieme!! «però voi special avete meno lezioni» li aveva sempre invidiati un sacco: meno pressure, meno compiti da consegnare, meno rischio di morire a lezione. Solo che, fuori da quella scuola, rischiavano ogni secondo per il loro semplice esistere quindi nope, egoisticamente preferiva rimanere un mago «potrete continuare a vedervi ogni giorno!!» Per quanto riguardava il lavoro, invece... «ti capisco, sul serio» i suoi pensieri giornalieri oscillavano da "sono un fallito e non farò nulla nella vita" a "non sono bravo in niente" con "non ce la farò mai a diventare famoso" in between.
    «Non volevo appesantirti, mi spiace!!» no ma cosa andava a pensare!!!! Normalmente era lui a farsi quei problemi, mai il contrario???? Era così strano trovarsi (kinda: anche lui la stava appesantendo) dalla parte opposta! «ma figurati, non lo stai facendo!! puoi sfogarti quanto vuoi, non racconterò nulla a nessuno» si portò all'altezza della tempia la mano destra, indice e il medio tesi tra loro, l'anulare e il mignolo ripiegati sotto il pollice «parola di lupetto» perchè behan da bambino aveva fatto anche lo scout. Per un mese, più o meno, finchè durante una gita di gruppo si era perso in un bosco ed era rimasto traumatizzato a vita dall'esperienza.
    «comunque io in futuro spero di riuscire ad aprire un allevamento di creature, magiche e non, insieme a mio fratello» quello era il sogno, però... «ma penso che per un paio d'anni sarò chiuso al BDE a servire gelati» senza neppur poter più usufruire degli orari speciali in quanto studente. Gli bastò pensarci un attimo per esser attraversato da un brivido, seppur in biblioteca non facesse affatto freddo: giornate intere passate solo con eddie e barbie, chissà se sarebbe riuscito anche solo ad arrivare vivo ai diciannove anni.
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    Quanto era bello quando si trovava qualcuno con cui si condividevano le stesse stranezze, e che ti faceva sentire un po’ – ma solo un po’ – meno fuori dal mondo?? Narah, con Behan, con puro e semplice stupore dato che si erano incrociati essenzialmente per caso, si rese conto di essere davanti a una di quelle persone. Insomma, era stupendo! E non l’aveva guardata male quando gli aveva confessato che a lei piaceva collezionare pigne, nonostante si fosse aspettata un’occhiataccia da “questa è pazza e devo filare via prima che contagi anche me”!! Poteva sembrare una sciocchezza, ma per le persone timide e introverse come lei era un toccasana capire di avere delle affinità con la persona con cui si sta parlando: rendeva tutto più semplice, più naturale, e lei si sentiva autorizzata a lasciarsi andare un pochino. Vabbè, lui era Behan, non aveva mai sospettato potesse prenderla in giro con cattiveria o qualcosa di simile, ma tentare di scappare da una conversazione deprimente con lei… beh’, sì. Assolutamente sì. E invece lui la stava stupendo, perché non solo entrambi collezionavano cose strane, ma le pigne gli piacevano pure!!!! FANTASTICO. Si lasciò andare a un sorriso, che di colpo divenne un po’ più imbarazzato nel momento in cui Behan le… propose?? Non era proprio una proposta, diciamo le chiese di fargli vedere la sua collezione, prima o poi. E in questo non ci sarebbe stato niente di male, se Narah non fosse stata una piccola disagiata che si vergognava da morire a passare del tempo con le persone che conosceva poco, anche se di fatto quella compagnia non le dispiaceva. Era fatta così (male ihih).
    Ma, di nuovo, il Tryhard fece una cosa molto da Narah, e che Nah riconobbe proprio perché era un comportamento da Narah (#wat): attimo di silenzio, presa di coscienza di ciò che aveva appena detto, imbarazzo, probabilmente una visibile voglia di sotterrarsi, e poi il ritrattare la frase precedente. Oh sì, la special poté quasi vedere tutte quelle fasi nella testolina del ragazzo. Per questo, e per il modo con cui lo disse, rimase un attimo incerta, cercando di trattenersi prima di mettersi inevitabilmente a ridere. E certo non per prenderlo per i fondelli, mai!!! Lo trovava divertente e buffo, forse proprio perché tanto simile a lei e quindi ci si trovava bene. «Penso… va bene??? Cioè, solo quando ti va, ecco(??).» L’awkwardness non ha mai fine. In fondo se a Beh faceva piacere non poteva succedere nulla di male o troppo imbarazzante ihih – okay no, quello poteva succedere sempre. Si poteva fare. Suonava molto una cosa da amici, no?? Dal canto proprio, alla gentile offerta dei fazzoletti da parte del ragazzo, lei si era sentita in dovere di ricambiare con l’unica cosa che aveva in abbondanza: (lagrime) tappi di penne!! «le mie penne imparano presto a vivere senza cappuccio.» Un altro lievissimo sorriso divertito, mentre rispondeva facendo spallucce. «Possono sempre trovare un cappuccio adottivo! Qualcuno te lo posso dare, tanto ho molte penne da scaricare per prendermi i cappucci!!» Stavano davvero discutendo seriamente di quello? Certo che sì.
    Ma venne il momento dei discorsi seri seri, anche se adesso Narah poteva definirsi un po’ più a cuor leggero di prima che prendesse confidenza con quella bizzarra situazione. Le fece piacere che Behan avesse deciso di dirle ciò che lo affliggeva perché… non faceva sempre bene buttare tutto fuori??? Era utile per concretizzare il problema e a volte ridimensionarlo, credeva, o semplicemente condividere le proprie paure con qualcun altro. E di paure, purtroppo, Nah ne aveva molte, nonostante fosse migliorata rispetto a un paio di anni fa pensa te com’è messa bene ihih. Erano successe tante cose che l’avevano aiutata a crescere, seppur avesse molta strada da fare. Il sorriso di Beh la fece sentire gratificata, spingendola a un sorriso più contenuto in risposta. «Certo!! Non mi deprimi, semmai è il contrario.» Scherzava.
    Ma neanche tanto, e mi sa che l’aveva capito pure Behan, che in effetti le pareva la guardasse come a dire “ah ochei”. Da povera e innocente ignara, credette SUL SERIO a quel falzo patentato di Behan Tryhard che diceva con una certa nonchalance di non essere interessato ai pettegolezzi – insomma, perché avrebbe dovuto credere il contrario!!1!1 –, e sorvolò sulla questione. Non le andava di affliggerlo con le sue delusioni d’amore, o la prossima volta il ragazzo avrebbe pianto per colpa sua!! Il commento dell’altro sulle lezioni la fece sorridere, nonostante l’umore non proprio alle stelle. «Hai ragione,» ammise timidamente, e per un attimo si immaginò alle prese non solo con i pensieri che aveva già, ma anche coi MAGO. Strinse appena le labbra, rabbrividendo internamente. Da quel punto di vista erano fortunati!!! Sul vedersi ogni giorno aveva qualche dubbio(??), ma non è che ora il povero Beh era diventato il suo cestino delle lamentele, perciò lasciò perdere, pensando che era fin troppo disponibile ad ascoltare ogni sua lagna.
    Non sembrava davvero depresso o disturbato dal suo sfogo, e quello la rinvigorì un po’. Non era così insopportabile, dunque?? Chissà. In ogni caso, sorrise a quella promessa che faceva tanto da boyscout. «Grazie,» pronunciò, sincera al cento per cento e contenta di come alla fine stava andando il loro incontro, tra un’apertura di rubinetto e l’altra(?). Il suo sguardo si illuminò automaticamente quando Beh accennò ai suoi progetti per il futuro assieme al fratello. «Un allevamento?? Davvero? È una cosa bellissima!» Doveva essere un lavoro stupendo, a contatto ogni giorno con le più svariate creature; ebbene, Narah si trovava molto più a suo agio tra le piante e gli animali rispetto alle persone. «Quindi entrambi avete lo stesso sogno,» commentò, e sorrise pensando che da quasi un anno a quella parte anche lei poteva dire di avere qualcosa in comune con sua sorella. La sua presenza le dava forza, con quel suo perenne ottimismo che ora conosceva bene. «ma penso che per un paio d'anni sarò chiuso al BDE a servire gelati.» Non riuscì a non accigliarsi, Narah, trovando qualcosa di estremamente sbagliato in quella frase.
    Lo osservò, ferma sulla connotazione negativa che il ragazzo aveva enfatizzato. Si ripeté anche di farsi gli affari propri ma, già che erano tanto in vena di onestà, decise di esserlo fino in fondo ed esprimersi senza filtri. «Lo dici come se fosse un… fallimento.» Senza rendersene conto aveva iniziato a giocherellare col pacchetto di fazzoletti che le aveva regalato. Lo faceva spesso, di torturarsi le dita o strapazzare qualsiasi oggetto le capitasse per mano, soprattutto se era nervosa o rifletteva. «Anche se fosse, sarebbe perché ti stai impegnando per realizzare i tuoi sogni. Non c’è nulla di cui vergognarsi nel lavorare sodo,» commentò con gentilezza, prima di sorridere. «Ma sono sicura che avrete il vostro allevamento, e nel frattempo potresti sempre avere gelato gratis.» Fece spallucce, e ovviamente stava scherzando: ma insomma, era un lato positivo da non sottovalutare! Narah amava il gelato, sarebbe stata quasi felice(??). E ora? Silenzio. «Posso aiutarti a studiare?» gli chiese, incerta e un po’ perplessa, la testa china di lato. Non voleva certo interromperlo.
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