Declan, si chiamava così per ora, aspirò un’ultima volta, lasciando che la sigaretta bruciasse fino al limite imposto dal filtro. Gettò il mozzicone in terra, rilasciando per un’ultima volta il fumo in direzione del cielo, assaporandone tutto il retrogusto di bruciato che caratterizzava spesso l’ultimo tiro. I coinquilini non volevano che fumasse in casa, dicevano che impestava tutti i mobili e che quindi sarebbe dovuto uscire per ogni sigaretta. O così, o puoi toglierti il vizio . Gli era stato detto, così, con tono gelido. Quindi usciva ogni volta, a ogni ora, in ciabatte, in pigiama, in costume da bagno, insomma, il capo d’abbigliamento poco importava. Lui usciva, congelava d’inverno, e poi rientrava. Era sempre stato un tipo diplomatico, da brava bilancia qual’era, ma la realtà era che non voleva cazzi e non gli piaceva alzare la voce. Tanto lui in uno stesso posto non ci restava mai. Non le rivedeva le persone, non creava legami, quindi crearsi più nemici di quanti già non ne avesse non aveva proprio senso. Prima di essere Declan, quando vestiva i panni di Julian, per poco non era stato scoperto. Gli avevano fatto così tante domande: sui suoi genitori, la sua famiglia, sul come fosse possibile che vivesse da solo a 16 anni. Lo avevano letteralmente bombardato, poi era finito sul giornalino studentesco, e li capì di aver sgravato. Perché il suo viso non poteva finire su un dannato giornalino dell’istituto! Non potevano proprio esserci, foto sue in giro. Preparò armi e bagagli e sparì nel nulla, come sempre. Quella mattina a New Hovel c’era un fastidiosissimo via vai. Macchine piene di fiori, donzelle vestite come bomboniere, gente che urlava, fischiava, boh, un casino. Un matrimonio. Gli venne una stretta alla gola, poi al petto. Per qualche motivo avvertì la necessità di fumarsi un’altra sigaretta per stroncare quell’imminente attacco di panico sul nascere. Declan cominciò a pensare che lui il privilegio di un matrimonio forse non l’avrebbe mai avuto, non finché non avesse risolto la drammatica situazione in cui si era ritrovato. Finchè quello rimaneva vivo, lui non poteva altro che fare il fantasma, cambiando luogo, aspetto, identità. Nascondendosi. Pensò al futuro. Ma lui lo avrebbe avuto un futuro? Dio, Declan, piantala di frignare come una ragazzina. Portò le mani dietro la nuca, cominciando a camminare avanti e indietro, su sé stesso, nello stesso metro. « hey, ehm- scusa » una voce femminile risuonò all’interno del casino che aveva in testa, sorpassando ogni pensiero, ogni preoccupazione, risvegliandolo dall’ennesimo incubo giornaliero. Aveva i capelli rossi, di un rosso intenso, scuro, raccolti in uno chignon basso, mentre una coroncina di piccole perle teneva ordinate le ciocche ribelli. Trucco leggero, quasi inesistente avrebbe osato dire Declan, se non fosse per il mascara ad accentuarle lo sguardo. « so che è davvero fuori luogo, ma sei l’unico qui » a Declan pareva ci fossero un sacco di persone, invece « cioè tutti gli altri sono invitati » ah, ecco. Ma un attimo, invitati? Trovò la forza di distogliere l’attenzione dalle sue iridi color verde bottiglia, notando l’abbigliamento della giovane donna che lo aveva fermato. La sposa? « ho fatto un casino, io- sembrava sull’orlo di scoppiare in lacrime dalla frustrazione, di tirarsi via tutte le perline dai capelli. - ho litigato con tutti, non ho più damigelle, se ne sono andate, hanno abbandonato per messaggio su whatsapp, ci credi???? » vomitò un’infinità di parole, di giustificazioni, raccontò tutta la storia in meno di un minuto d’orologio. Parlò di come Sophie, la damigella d’onore, avesse scoperto che Agatha – un’altra – fosse andata a letto con Pierre (il fidanzato di Sophie). Di come lei, la sposa, ne fosse venuta a conoscenza un paio di mesi prima e di come, per paura di ferire l’amica, glielo avesse tenuto nascosto per tutto quel tempo. Quindi Sophie si era sentita tradita e, essendolo venuta a scoprire poche ore prima, avesse deciso di dare forfait. A ruota poi avevano seguito Agatha (che si era sentita tradita), Theona, che faceva tutto quello che faceva Sophie, e anche Blaire perché non c’è 4 senza 3. « TI PREGO PUOI FARMI DA TESTIMONE » che? Declan fu capace di mantenere la sua espressione impassibile, incerto se qualcuno lo stesse riprendendo, se fosse un tentativo di prank da mettere da YouTube, o se quella fosse semplicemente andata. Poi lei gli prese entrambe le mani e lo trafisse con quegli occhi verdi che si ritrovava, e Declan giurò di sentirsi più leggero, per un solo istante. Quindi accettò, del resto sarebbe probabilmente stato l’unico matrimonio a cui sarebbe mai andato. « dobbiamo fare il discorso, posso iniziare io? » non aveva idea di chi fosse, come non aveva idea di chi fossero tutte le altre persone, ma sembrava particolarmente emozionata all’idea. Indossò il suo sorriso migliore, la sua aria rilassata a mascherare la sua confusione e il suo sentirsi estremamente fuori luogo. « Certo » con calma e nonchalance, fece cenno alla ragazza di andare per prima, mentre attivava tutta la sua creatività per tirare fuori due stronzate da dire quando sarebbe toccato a lui. « In bocca al lupo, conquistali! » Da dove gli fosse venuto tutto quell’ottimismo, non lo sapeva neppure lui. Prese il bicchiere di vino bianco che gli era stato appena servito, si alzò in piedi e vi batté cautamente il dietro del coltello per richiamare l’attenzione degli invitati. « Signore, signori! » esordì, alzando in alto in calice e facendo un giro per la stanza. « Un attimo di attenzione prego » si inchinò nella sua direzione. « la mia amica qui vorrebbe dire due parole» amica? Chi? Cosa? Com’è che ti chiami sks? the floor is yours
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