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Come disse Amy Lee: I’m so tired of being here.
Ormai di Toothless era rimasta solo la testa a galleggiare sopra l’acqua. Un accenno di collo, se proprio si voleva essere più precisi. Lo sguardo vitreo rivolto al cielo e oltre, le braccia inermi ai fianchi. Baby Allen che squittiva galleggiando come a una festa in costume ai Caraibi, appagato nel suo mondo di morte e distruzione e caos.
«tra un po’ sprofondo.»
C’è chi indubbiamente già l’aveva fatto, quindi poteva ritenersi (strano ma vero; sempre stato il più basso tra i suoi compagni, Tooth, e pensarsi come uno dei più alti di quel gruppo specifico faceva sia ridere che riflettere) fortunato. Per qualche altro minuto.
«tu, o loro?»
Non trattenne lo sbuffo. Neanche ci provò, pelle a rischio o meno. MAI UNA CRISTO DI DOMANDA NORMALE MA DICO IO. La tentazione di rispondere tua madre, quella pelata col cerchietto viola era lì lì, a spingere contro i denti digrignati.
Menomale che Harry c’era.
Signor avvocato Harry.
Corrugò la fronte, poi la spianò di nuovo; labbra socchiuse, occhi spalancati.
Ok.
Quindi era il momento di concentrarsi su altro. Passi lenti e goffi (anche perché stava letteralmente immerso nell’acqua, ricorderei) mentre, ancora ammirato, si trascinava verso nuove mete con Radio Bonnay in sottofondo.
O almeno quello era il piano, prima di essere interrotto da Greenlight. Mimò dai ma basta perché lui, a differenza sua, delle maniere ce le aveva — e non disturbava i discorsi degli altri. Forse.
A volte.
Fatto sta che lo afferrò per la collottola come un micio ferale, attento ad alzare il braccio per evitare di essere morso, e in una mossa atletica che porterebbe orgoglio ad Edward Moonaire gli saltò sulle spalle in uno specchio-riflesso.
Ma affoga te, scusa.
Ancora a cavalcioni sulla schiena di Greenlight, portò un palmo al mento.
E provò davvero a cercare soluzioni diverse, ma quando la risposta viene dal cuore: «tua madre.» punteggio confermato dal voto finale. dale!