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Ascoltò Paris senza battere ciglio, iridi ambrate e severe a soppesare ogni sua parola; non mosse un muscolo nemmeno quando gli prese la maglia tra le dita, sperando quasi gli desse un pugno in faccia come ritorsione – ed anche a quel punto, non avrebbe fatto una piega.
Aveva bisogno di sfogarsi? Bene; avrebbe accettato qualsiasi tipo di esplosione da parte sua, perché l’avrebbe ritenuta perfettamente comprensibile, nonché necessaria. Non era il tipo da tenersi tutto quanto dentro, e sarebbe stato tremendamente ipocrita da parte sua pretendere gli altri non facessero il contrario: un’empatia particolare e contorta, quella del polacco, ma che in un modo o nell’altro funzionava sempre.
La gioia nel vederlo (fare dei numeri superiori al 5) darsi una svegliata, spaccando la testa di uno dei mercenari contro un albero, fu quasi paragonabile al rombo di tuono ed al lampo smeraldo che si abbatté su quel gelataio di merda, ponendo fine alla sua miserabile vita.
«BROOO??? HAI VISTO???» il sorriso sulle labbra di Row non aveva niente di rassicurante, denti aguzzi e una malsana luce a brillare negli occhi, che non si scompose nemmeno quando il Tipton gli si gettò addosso – anche se. Anche se. «oh,» arcuò le sopracciglia, battendogli la stessa mano che lo aveva preso a schiaffi poco prima con delicatezza sui capelli corvini; ignorò quella calda sensazione al petto, perché non aveva voglia né tempo di metabolizzare una felicità diversa da quella datagli dall’aver ammazzato delle persone. Non era abituato a quelle cose, Row. «ci voleva tanto?» deglutì, ingoiando il retrogusto di quella domanda rimasto incollato sul palato – agrodolce e metallico, sangue mescolato al miele che raschiava la gola e ne ammorbidiva le pareti.
Suo padre non si era mai nemmeno degnato di dargliela quella pacca sulla testa, quando con le lacrime agli occhi era andato a chiedergli se fosse stato bravo.
Serrò la mandibola, l’angolo delle labbra sollevato in un tic. Ma cosa ci pensava a fare, ormai: per Krzysztof Moskovskaya suo figlio era morto trent’anni fa, ed andava bene così. Per entrambi.
«però non deconcentrarti ora, coglione.» saltò di lato per evitare l’enorme zolla di terra lanciata nella sua direzione, e nel farlo lanciò un «orbice medusa!» su quella diretta al suo lil bro. Infine, per gradire, scagliò una maledizione di jones su Rosa.