mannaz

era assolutamente ovvio che il balletto di Pennywise con letale aggiunta dei grissinbon avrebbe mandato Azaria all'altro mondo. non i proiettili a perforare il corpo già ridotto ad un colabrodo, figurarsi.
si prese qualche istante per godere appieno degli ultimi respiri esalati dall'uomo (è un uomo? chissà), il cui colon irritabile poteva finalmente trovare pace. eterna. si avvicinò persino, eddie, perché da sempre la morte lo incuriosiva: non tanto il processo fisico, decadenza e corruzione della carne (affascinante comunque!), quanto più la sincerità manifesta negli occhi di chi era giunto al capolinea. cambiavano espressione, luce, nel momento in cui capivano™ — come se fossero sempre stati persone diverse, nascoste agli occhi del mondo dietro una maschera, e in quel singolo momento di libertà potessero finalmente essere se stessi.
non si era mai chiesto cosa avrebbero letto nei suoi occhi, però.
un pensiero così sfuggevole, la propria dipartita, da non occupare nemmeno un angolino nel cervello; tranne per le disposizioni del funerale, chiaro. baby one more time in sottofondo e swag a lanciare un bouquet per sapere chi sarebbe stato il prossimo a tirare le cuoia «avresti dovuto prendere l'antispasmina colica, fa miracoli» quasi con dolcezza sfiorò le ferite del cadavere, intingendo un dito nel sangue per segnare la fronte pallida con tanti piccoli =, terminando con una D maiuscola all'altezza della tempia.
rip.
nel rialzarsi dedicò un piccolo e sentito applauso ai suoi nuovi amiki, perché erano stati tutti bravissimi e mommy Olga lo aveva fatto gigglare tutto come una sedicenne alla prima cotta: lanciarsi così a testa bassa sul nemico e conficcare cose acuminate nella schiena altrui? twirling my hair, kicking my feet in the air. il problema, con quella gentaglia lì, era che non si poteva mai stare tranquilli un attimo, prendersi il tempo per fare i complimenti sinceri di fronte ad un omicidio con i controcazzi.
uno sbuffo spazientito gli sfuggì dalle labbra, nel vedere quella merda di Diana tentare una mossa che definire offensiva sarebbe un eufemismo: davvero pensava di mordere qualcuno in front of his salad? Edward moonarie, che non era solo campione di sputi e sputazzi, ma anche esperto Affondatore di Denti (la AD è una disciplina olimpica riconosciuta).
fece un respiro molto profondo.
com'è che diceva sempre Alessandro?
sgodone.
no, l'altro.
puoi non?
«puoi non—» la questione era semplice: prendere due piccioni con una fava. in questo caso specifico, le mani di eddie calarono sulle spalle di Diana la stoffa dei suoi abiti stretta tra le dita. strattonando indietro la donna, la yeettò in un punto non meglio precisato del piccolo spiazzo: non precisato per eddie, ma se fato vuole Diana si sarebbe trovata proprio tra l'incantesimo e troy, prendendoselo al posto della veggente. chissà.
🙏🙏🙏🙏🙏🙏
vorrei dire che non lo shentì.
ma lo fece.
quel brivido ormai lo conosceva bene; un pizzicorino lungo gli avambracci, pelle accapponata and all. fin nello stomaco, se lo sentiva, quasi una premonizione: terribile per molti, e sotto molteplici aspetti. ci aveva fatto l'abitudine, il moonarie, anche se ormai era da tempo che non succedeva più — pensava quasi fosse finita, e ci si era persino rassegnato. senza Barbie, dopo tutto, non valeva quasi la pena.
«sai cosa, Riccardo? » inevitabilmente, fu al quinn che si avvicinò, in spalla un fucile che di lì a pochi secondi avrebbe fatto fatica ad imbracciare. poco male: poteva sempre scambiarlo con il bisturi di papà John quando avesse finito di cavarsi gli occhi, o usarlo come clava sui denti. rapido e subdolo quanto una Faina (con la maiuscola perché sto parlando di Elisa senior) negli stretti corridoi bui del laser tag, avvolse un braccio attorno alle spalle del professore e si mise sulle punte dei piedi «chiama la mamma, chiama l'avvocato» gergo giovanile, che cazzo ne poteva capire quel boomer di dick.
gli diede anche un bel bacino, non dico che ci mise la lingua perché certe cose non le vuole sapere nessuno (ma è così.)
poi girò su se stesso.
fissando brutto Wilhelmina negli occhi.
«guardate e imparate, stronzi» riferito ai nemici o ai compagni, non è dato saperlo.
in quel momento avvenne tutto — papà John non guardare
[trasformazione di sailor Moon della durata di dieci minuti mentre i nemici si fanno la manicure o schiacciano un nappino]
eddie:


era tornato ad essere un gremlin vero. di quelli a cui qualche incosciente aveva pensato fosse buona cosa fare il bagno e dargli da mangiare dopo mezzanotte «gnam gnam» anche questa, nel dubbio, era una cit: perfetta per avventarsi feral sulla gamba di Wilhelmina e affondarle i canini nel polpaccio.