spiritual hangover that I can't shake

post miniq 05 | ft. check

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. checkmate™
        +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Bolla
    Posts
    115
    Spolliciometro
    +148

    Status
    Offline
    check vibe-bigh
    29.02.2003
    frankfurt, DE

    era da un po, ormai, che check non si riconosceva più.
    non tanto guardando la propria immagine riflesse nello specchio, dove gli occhi verdi continuavano a ricambiare il suo sguardo con quella punta di rammarico che non era mai riuscito a spiegarsi. aveva un anno in più, ma nessuno sarebbe stato in grado di dirlo: la stesse espressione tesa, i muscoli a guizzare come scariche elettriche allena sotto la superficie della pelle. una rabbia trattenuta a languire come le ceneri di un falò ormai spento — ma non del tutto.
    ci aveva fatto l'abitudine, il vibe.
    era riuscito persino a conviverci, perché che alternative aveva? impazzire, forse; seguire quella voce dal profondo della foresta una volta per tutte, lasciandosi alle spalle cose che si ostinava a credere di non volere.
    non era quello, a renderlo un estraneo.
    ma la paura.
    il peggior sintomo di una malattia che li stava debilitante, gli toglieva forza e concentrazione.
    il timore, del tutto insensato e ingiustificabile, di aver mostrato troppo; una volta permesso ad Hans di aprire la porta si era fottutamente dimenticato di richiederla. e con la corrente, attraverso quello spiraglio era passato di tutto: sentimenti sempre più difficili da ricacciare giù in gola, desiderio, persino preoccupazione.
    dieci giorni.
    di nuovo.
    la missione di salvataggio alla quale non aveva partecipato.
    perchè non poteva.
    Harold, che spariva nel nulla insieme ad un cazzo di edificio in cemento armato, finestre porte letti fondamenta e tutto il fottuto circo.
    si era detto che non gli importava così tanto.
    quel coglione del belby, sempre a cacciarsi in qualche guaio — li conosceva tutti, check, dal primo all'ultimo; mesi e mesi ad evitare il minore, ma senza mai perderlo di vista. un altro esempio che faceva di lui un perfetto sconosciuto: non era mai scappato dalla verità, il ventunenne. mai nella vita. si faceva vanto di saperla affrontare meno degli altri, al punto da renderla quasi in gioco.
    una sfida, che aveva smesso improvvisamente di vincere.
    lo aveva capito aprendo gli occhi sulle assi marcescenti della stamberga, con la pelle nuda e troppo calda graffiata dal legno grezzo. ci era passato così tante volte da perdere il conto, nudo e vulnerabile in quei primi istanti dove la confusione si mescolava alla consapevolezza — istintivo, guardarsi intorno e aspettarsi il peggio. sangue, che non fosse scordato dalla sua stessa pelle spaccata e ricomposta.
    lo aveva capito, di aver perso, quando la figura di Hans rannicchiato sulla poltrona aveva invaso il suo campo visivo; gli occhi chiusi, il respiro pesante. così vicino, una mano mollemente abbandonata a sfiorare il pavimento, da far credere si fosse addormentato così — sentiva ancora quelle dita premere piano dietro le orecchie, check. scivolare lungo il muso, arrischiarsi sulla coda e le zampe.
    purtroppo, cristosignore, ricordava anche quanto successo prima.
    più di tutto, forse, era stato un attimo di debolezza che anche volendo non poteva attribuire alla luna. il potere di renderlo qualcun altro, quello check non gliel'aveva mai concesso.
    «posso?» teneva entrambe le mani in tasca, il vibe, ma riuscì comunque a indicare Orion con un cenno del capo. nemmeno tentò di fingere fosse passato per caso, che quell'incontro stesse avvenendo per caso: con loro due non funzionava così. c'era sempre un motivo, una spinta dall'alto, la ricerca di qualcosa che evidentemente entrambi avevano le loro belle difficoltà a identificare. lo aveva seguito? certo. dopo un silenzio radio durato così tanto che sarebbe stato logico aver dimenticato l'ultima cosa detta; non era così, non per check. ricordava perfettamente di aver guardato l'altro negli occhi, il mento leggermente sollevato a mostrare una sicurezza che non provava più, e avergli chiesto scusa.
    di aver perso il controllo, per essere andato un po troppo oltre.
    dando la colpa al momento, alla situazione peculiare, mentendo.
    e poi chi era il coglione?
    [mood in the background: 👉]
    non attese una risposta che sapeva sarebbe potuta essere negativa — avrebbe dovuto. accucciandosi sui talloni, spinse la mano destra in direzione dell'animale, lasciandogli però il dovuto spazio. come aveva fatto Hans durante quella notte, peccando di una fiducia infine ricambiata. poteva mordere quelle dita tese, perché l'istinto nemmeno cento dosi di antilupo potevano sopprimerlo, ma aveva preferito lasciarsi accarezzare. toccare, guardare, conoscere. non era certo di poter fare altrettanto in forma umana, il vibe «lo capisco, se preferisci che me ne vado» sollevò le iridi verde acqua sull'empatico solo una volta, quasi a cercare la risposta sul suo volto prima che aprisse bocca.
    qualcosa, l'esperienza forse, gli suggeriva che poteva benissimo non farlo.
    e tornò ad osservare Orion, perché in fondo era un codardo come tutti quelli che aveva preso per il culo fino a quel momento; con il cane non aveva bisogno di esprimersi a parole. verità o menzogna, smettevano entrambe di contare qualcosa: rimaneva solo ciò che l'animale riusciva a percepire, vibrazioni sottili tra i polpastrelli di check e i nervi sensibili sotto la pelle spessa. tra bestie, poi, era anche più facile capirsi.
    «è scomparsa anche mia sorella» aveva sentito voci, il custode. sui rapimenti, su coloro che erano andati a salvare le persone sequestrate; racconti confusi di combattimenti, braccia mozzate, gente drogata che girava su se stessa e colpiva gente a caso senza riuscire a fermarsi.
    sapeva che qualcuno aveva deciso di rimanere.
    altri semplicemente se n'erano andati.
    una quarantina di persone scomparse senza lasciare traccia, e tutto ciò che rimaneva erano i racconti surreali di chi in quell'hotel ce li aveva lasciati — senza guardarsi indietro.
    solo allora lo guardò, le labbra tese su una domanda che non era ancora pronto a fargli. non pensava nemmeno che potesse importargli qualcosa di Harold, figurarsi mostrare preoccupazione per qualcuno che in fondo non conosceva: erano estranei con una goccia di sangue in comune a scorrere nelle vene, niente di più.
    fosse scomparso anche Dustin sarebbero stati tutti più felici.
    giusto?
    giusto.

    keeper
    former durmstrang
    21halfbloodwerewolfpretend idgaf

    wait im just about to break
    im pushing through the pain
    believe me you can't get away
    too late to fight
    you've lost your mind
    crossed the line, crossed the line
     
    .
5 replies since 1/3/2024, 10:13   246 views
  Share  
.
Top