everything i loved became everything i lost

mads ft. zelda

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    Il suono che i passi avrebbero fatto era silenziato dal fitto sottobosco umido, e l'unico rumore udibile nella foresta proveniva dalle foglie che di tanto in tanto cadevano, e dagli animaletti che saettavano qua e là muovendo ora un ramo, ora una pianta. Mads si chiese se loro la sentissero, l'energia che crepitava nell'aria. Se stessero vivendo le loro vite tranquillamente, o scappando da un nemico invisibile.
    Avanzò ancora, nascosta fra le ombre (facile farlo, col sole che filtrava appena dalle fitte fronde degli alberi), e di tanto in tanto muoveva appena le dita per sentire sui polpastrelli la propria magia; voleva essere certa di esserne ancora in controllo, che tutto attorto a lei fosse reale e non nella sua testa; non era certa che se ne sarebbe accorta, in quel caso, ma tentare non costava nulla. Gli occhi color autunno vagavano in giro alla ricerca di cose fuori dall'ordinario, oggetti o rumori che non sarebbero dovuti essere lì, e finora non era stato troppo complicato seguire le tracce - non facile, ovviamente, ma fattibile. Sapeva essere paziente, quando era a caccia, e sapeva guardarsi intorno soppesando i particolari a prima vista invisibili. Alberi che in un battito di ciglia si spostavano, foglie o animali sospesi in aria... più passavano i minuti (le ore), più il bosco si riempiva di assurdità.
    O la donna di cui Mads seguiva le tracce, certa di non avere un segugio alle calcagne, si stava divertendo a usare la propria magia, oppure era sempre più difficile per lei controllarla.Questo avrebbe significato anche che la caccia stava per finire.
    Prima o poi, Sharon Clyde si sarebbe dovuta fermare, sfinita - e a quel punto la cacciatrice sarebbe entrata in azione, silenziosa ma inesorabile come un coltello alla schiena. Non giocava pulito, Mads, non quando si trattava di lavoro o di fare quello che riteneva giusto. Silenziava il cuore, faceva riaffiorare i mesi di servizio per l'esercito Rosso, metteva a frutto l'allenamento da spia a cui era stata sottoposta per scelta. Non pensava ci fosse un modo giusto o sbagliato di affrontare un nemico: che fosse a viso aperto o nascosta fra le ombre, l'importante era il risultato, non l'essere onorevoli.
    Immaginava fosse per il suo modo di lavorare, che l'avevano mandata a cercare una neo special con la manipolazione delle illusioni, scappata dopo alcune denunce "sconfiggendo" i cacciatori che eravamo stati mandati da lei senza neanche dover alzare un dito. Evitando il conflitto in primo luogo, ma attaccandola alle spalle approfittando delle ombre, Mads avrebbe evitato di essere incastrata in visioni oniriche che le avrebbero impedito di portare a termine il lavoro -e anche in caso di uno scontro mentale, avrebbe semplicemente resistito (era sempre divertente vedere le facce stupite dei suoi colleghi quando dimostrava che la sua soglia del dolore era parecchio alta).
    Non era certa di quanto fosse passato, quando iniziò a rallentare osservando poco distante-... non era certa neanche lei di cosa stesse guardando.
    Colori. Forme. Animali immobili che poi sparivano. Uno squarcio che dava su una casa. Una figura scura e umanoide. L'aria a vibrare di magia.
    Un sogno ad occhi aperti, in parole povere. Magia selvaggia e incontrollata.
    Accennando ancora qualche passo restando nascosta, riconobbe la donna in ginocchio in mezzo a quel caos. Sharon dondolava avanti e indietro, mani fra i lunghi capelli castani, borbottando fra sé e sé «Non è reale. Non sei reale. Non è reale-»
    Mads si fermò, restandola a guardare qualche secondo ancora. Cercò di ricordare quello che Nathaniel le aveva spiegato quando gli aveva chiesto informazioni sulla manipolazione di illusioni. Non doveva permettere che la donna la guardasse negli occhi (fece calare lentamente, impercettibilmente, l'oscurità), doveva resistere se avesse sentito dolore, perchè probabilmente non sarebbe stato reale. Non si chiese se Nathaniel, o altri legionari, sarebbero riusciti ad aiutare la donna, o se sarebbe finita metri sottoterra una volta scortata al ministero. Non era suo compito fare valutazioni simili: doveva solo assicurarsi che non fosse una minaccia per nessuno.
    Richiamate abbastanza ombre, Mads strinse il pugno - che anche esse si stringessero attorno alla donna, risucchiando l'ossigeno, soffocandola.
    Gli occhi di Sharon, grandi e spaventati, ci misero qualche secondo a fissarsi sulla ombrocineta, che guardò subito altrove. Sentì la pugnalata ventre, l'aria a mancarle. Abbassò lo sguardo, guardò il grosso ramo che usciva dal suo stomaco. Se non avesse fatto qualcosa sarebbe morta dissan- "No. Ho sopportato di peggio". Aveva subito torture più grandi, fisiche e non. Poteva resistere.
    Non aveva mai lasciato la presa sull'oscurità attorno a Sharon, solo allentato leggermente, e stringendo i denti, lo stesso fece anche le ombre.
    Non voleva uccidere Sharon, solo farla svenire. Per sua esperienza personale, qualche secondo sarebbe bastato , doveva solo fermarsi in tempo per non arrecare danni permanenti. Le era capitato di uccidere per "sbaglio", ma questo prima - della resistenza, della guerra, del viaggio nel futuro. Sapeva quando interrompere.
    Sharon si agitò, la sua magia crepitò nell'aria, cercando di raggiungere la Wesley... ma era stanca dalla fuga, stremata dal suo nuovo potere, e quando a Mads parve, con la coda dell'occhio, che non stessero più esplodendo attorno a loro colori e forme, e che il dolore al ventre fosse diminuito, si arrischiò a guardare il viso della donna. Aveva gli occhi chiusi.
    Attese ancora, richiamando altra oscurità per creare dei tentacoli che bloccassero Sharon.
    Finalmente, smise di toglierle l'aria, e con calma si avvicinò a lei, solidificando nella mano un bastose per ogni evenienza. Toccò la donna, apparentemente dormiente, con questo. Non si mosse.
    «Sei in arresto, Sharon Clyde» la ammanettò chinandosi al suo fianco, e con un gesto fluido e un leggero «Umph» se la caricò in spalla mentre apriva un varco oscuro di fronte a sè per portarcela dentro. «E fingi che io abbia detto tutto il monologo figo da poliziotta, o Nathaniel si offenderà a morte»

    Si lasciò cadere con un tonfo sulla poltrona.
    Sharon era stata consegnata al personale competente, Mads si era guadagnata la pagnotta, e anche se aveva ancora delle scartoffie da compilare (ugh, ma il punto di lavorare fuori da un ufficio non era proprio evitarsi certe beghe?) praticamente aveva finito e poteva fare un respiro di sollievo e fare una meritata pausa nell'area "relax" dei poveri sfigati come lei senza un ufficio privato.
    Se non.
    Abbassò lo sguardo sul proprio fianco stringendo gli occhi. Alzò lentamente la maglia-... Non avrebbe dovuto esserci niente. Non poteva esserci qualcosa. *laura's voice* Eppure... non è così :-) baci.
    Perchè diavolo sentiva ancora qualcosa di infilato nella carne, a bruciarle anche l'anima? Guardando, il suo cervello le diceva che c'era qualcosa di piantato dentro, ma i suoi occhi non vedevano con chiarezza nulla.
    Dio, odiava i poteri mentali. Odiava che le entrassero nella testa, e che glielo mettessero sottosopra. A una pugnalata avrebbe saputo come reagire, ma come convinceva il proprio cervello che quello che sentiva non era reale?
    Sbuffò riabbassando la stoffa con un'espressione dolorante (tanto non c'era nessuno a guardarla). Chissà se Barbie, una volta a casa, avrebbe potuto fare qualcosa, stile effetto placebo, o doveva solo distrarsi-...
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