Se c'era una cosa che Minkyung odiava era stare da solo. Si annoiava, camminava per casa senza meta come un fantasma in cerca di uno scopo. Aveva pianto dalla frustrazione i primi giorni, si era rintanato in case altrui e poi erano stati gli altri a venirlo a trovare. Ogni tanto osservava qualcosa al cellulare, s'illuminava e gridava un «hoseok, guarda questo» saltando giù dal divano e correndo nell'altra stanza dimenticandosi fosse vuota, abbandonata. Rimaneva quel secondo in punta di piedi dall'eccitazione, perso in un treno di ricordi, prima di rimpiccolirsi dallo sconforto. La sensazione era la stessa si doveva provare con l'arto fantasma, quella sensazione di costante presenza fisica, sensitiva ed emotiva di qualcosa che c'era sempre stato e di cui si era stati privati. Certo, Hoseok non era morto, avrebbe potuto scrivergli, ma aveva come il presentimento che lo avrebbe disturbato e avrebbe fatto più male che bene, così non gli aveva più scritto niente. Dopo tutti quegli anni che avevano trascorso assieme, era bastato poco a distruggere tutto. Un giorno aveva dato fuoco al divano in preda a un misto fra la noia e la frustrazione. Si era iscritto a quanti più club possibili per non rimanere da solo e rimaneva al ristorante anche quando non era di turno. Non si capacitava come facessero a vivere le persone indipendenti e autonome, lui non era nessuna delle due e a volte si chiedeva come fosse ancora vivo e non morto di fame (a questa domanda in realtà aveva una risposta e risiedeva nel fatto che mangiasse al ristorante, altrimenti sarebbe stato spacciato da una vita). Quando se n'era andato anche Jae, Minkyung non era più stato l'unico a sentire quella solitudine che si era fatta largo da luglio, come se avesse perso più di quanto avesse mai ammesso a se stesso. Non gli piaceva pensarci e semplicemente non lo faceva. Sin da piccoli lui e Hyunjin avevano condiviso lo stesso destino e sembrava quasi uno scherzo che ancora una volta si ritrovavano a vivere la stessa esperienza. Una sera si era permesso di ammettere a se stesso che forse e solo forse, era stato più un bene che una maledizione ma si era subito sentito egoista al pensiero perchè vedeva il suo migliore amico triste per la perdita del fidanzato e di certo non voleva vederlo star male. D'altronde però quando si parlava di attenzioni e affetto un po' egoista lo era sempre stato e non gli dispiaceva che casa sua fosse nuovamente viva e che Hyunjin passasse più tempo con lui. Non era raro ormai che Hyunjin si presentasse a casa sua la sera e rimaneva a dormire. Aveva sempre la tentazione di chiedergli di restare finché le cose non sarebbero tornate a posto o finché l'avesse ritenuto necessario ma alla fine non l'aveva mai chiesto, sapendo che comunque, quasi tutti i giorni si presentava davanti alla porta di casa. Proprio come aveva fatto quel giorno con Yeontan al guinzaglio e un pacco di popcorn in mano, con un sorriso a cui no, non poteva resistere perchè era lo stesso che l'aveva accolto quando si erano conosciuti al laboratorio e lo stesso che gli aveva rivolto quando aveva deciso di salvarlo quando avrebbe potuto lasciarlo indietro. Sapeva che se non fosse stato per lui, sarebbe rimasto rinchiuso lì a vita. «pigiama party?!» lanciò un gridolino entusiasta lanciandosi in braccio al suo migliore amico e lasciandogli un bacio sulla guancia prima di scendere e accovacciarsi per fare qualche grattino a Yeotan. «non potevo chiedere di meglio» rialzandosi per farli entrare e richiudere la porta.«ogni volta che uscite da quella porta lasciate un vuoto immenso nel mio cuoricino» disse mostrando la sua faccina più triste, avvicinandosi poi al divano «come sempre, fate come se foste a casa vostra, ormai non devo nemmeno più ripeterlo» sorrise prendendo un cuscino per lanciarlo verso Hyunjin, poi si avviò in cucina per prendere qualcosa da bere e alzò una mano verso l'alto con la testa nel frigorifero «volete qualcosa?» |