[2022/2023] m.a.g.o.

Bolton, de Thirteenth, Nott, Parker, Peetzah, Rainey

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    M.A.G.O. 2023

    Magie Avanzate Grado Ottimale


    Il giorno del vostro esame, i professori vi accompagnano al Ministero della Magia; nonostante sia molto presto, appena le 9 del mattino, il IV livello è già in fermento. Censori, oblivianti e magiavvocati percorrono velocemente i corridoi, diretti ciascuno alla propria scrivania, pronti ad iniziare quella che, ne siete certi, sarà l'ennesima giornata di lavoro serio assolutamente non costellato di ripetute pause caffè, chiacchiere e perdite di tempo.
    Ezra, Lilac, Thursday, Mort, Julian e Joni: venite condotti fino a quella che vi sembra essere una sala riunioni, ampia e con un tavolo circolare posto al centro della stanza. Ad una delle estremità siede, impaziente ma composta, Deanna Roberts, Capo Magistrato; si alza un piedi, quando vi vede, stringe la mano dei professori e senza ulteriori indugi vi allunga un fascicolo abbastanza sottile, che potrete leggere solo una volta che la Roberts avrà finito con la sua breve, ma dettagliata, spiegazione.
    «Moray Fairbairn, ucciso la notte del 31 Ottobre del 2014, era un Obliviante. All'epoca, il caso è stato chiuso arrestando Carter Fontaine, detto Mani Scure, un ladro famoso nel quartiere scozzese in cui viveva il Fairbairn, in seguito ad una confessione presso il Wizengamot sotto veritaserum e con doppio controllo dei legilimens. Carter Fontaine è rimasto rinchiuso ad Azkaban fino ad oggi.»
    Ascoltate in silenzio, attenti a non perdere nemmeno una parola, sicuri che prima o poi capirete perché siete lì, al cospetto del Magistrato, con i professori alle vostre spalle.
    Quando Deanna Roberts ricomincia a parlare, è chiaro che quanto sta per ammettere le costi incredibile fatica; una macchia di vergogna che non può non prendere sul personale — lei c'era, al tempo dell'omicidio di Fairbairn, pur non avendo mai lavorato in prima persona a quel caso. «Da poco, nella prigione magica, sono stati introdotti anche… secondini, per così dire, special. È stato proprio uno di questi - un telepate - a rendersi conto che ci fosse qualcosa di strano nella mente di Carter Fontaine, ormai un guscio vuoto nelle celle della prigione. Un blocco. Una modifica.» Fa schioccare la lingua contro il palato, e vi guarda uno ad uno, sfidandovi a giudicare o commentare il non detto nelle sue parole: che qualcuno, anni prima, abbia fallito clamorosamente.
    Non vi lascia comunque il tempo di formulare idee, e termina con una certa celerità il suo racconto; ha altri posti dove andare, cose più importanti del condividere quei fatti con un gruppo di studenti. «La confessione di Fontaine è stata di recente considerata non attendibile: il caso è di nuovo aperto.»
    E vi guarda, ancora.
    È evidente che non vi reputi all'altezza del caso, e che non abbia ancora capito come sia finita proprio lei a beccare il bastoncino corto per quella mattinata di baby sitting, al posto di personale più adatto come Pavor o Cacciatori; forse è lì solo per sottolineare come, anni prima, il suo livello abbia fallito così platealmente da non riconoscere possibili segni di una manomissione esterna.
    Con un cenno della mano, vi invita ad aprire il fascicolo; il momento delle chiacchiere è terminato, adesso tocca a voi dimostrare di aver imparato qualcosa in questi sette (o più) anni di scuola.
    All'interno della cartellina, trovate il fascicolo completo sull'accaduto, e un ritaglio di giornale.
    Il vostro incarico è semplice: fare chiarezza su un caso chiuso quasi dieci anni fa, e riaperto solo nelle ultime settimane.
    Chi è stato a modificare la memoria del ladruncolo? Cos’è realmente successo a Moray Fairbairn?


    FASCICOLO PER GLI STUDENTI
    Moray Fairbairn lavorava al Ministero come obliviante. Nato e cresciuto in Scozia, nel piccolo quartiere magico di Aud Uilinn. La sua morte è stata uno shock per la comunità magica che lo conosceva ed adorava: era un brava persona, gentile, disponibile a dare una mano a chiunque. Si presentava sempre puntuale a lavoro e partecipava a tutti gli spettacoli teatrali del figlio maggiore, Atlas Fairbairn, non dimenticando gli allenamenti di quidditch della piccola di casa, Ariel. Un matrimonio perfetto, un lavoro ideale che lo portava a rimanere sempre in zona, senza viaggiare nel mondo. Un terribile incidente, hanno detto i giornali alla sua dipartita. Erano mesi che si parlava di Mani Scure, un ladro conosciuto solo di reputazione in grado di saccheggiare intere magioni senza lasciare dietro di sé alcuna traccia, fatta eccezione per l'impronta dei propri palmi - il suo marchio di fabbrica. Gli stessi che sono stati rinvenuti a casa Fairbairn la notte in cui l'uomo è stato ucciso: era il 31 Ottobre 2014, ed il resto della famiglia era ad uno spettacolo teatrale del figlio; il padre li avrebbe raggiunti più tardi, così aveva detto. È stato possibile rintracciare il ladro grazie al lavoro dei Cacciatori combinato con il sistema di sicurezza impostato di recente dal padrone di casa, una delle prime installazioni create dalla ditta Mai Soli, capitanata dal patrono dei McLean (Sheridan McLean, suocero del deceduto Fairbair). Una famosa azienda ormai rinomata in tutto il mondo magico per le sue barriere: uno strumento chiave per rintracciare il ladro, che dopo una prima resistenza, nel giro di qualche giorno al Ministero ha confessato l'omicidio di Moray Fairbirn e tutti i furti a lui imputati.

    ESTRATTO DAL MORSMORDE DEL 03.11.2014
    “Si è concluso oggi il processo che ha fatto seguito alla morte dell’Obliviante Moray Fairbairn, 48 anni, trovato privo di vita il 31.10.2014 nella sua casa ad Aud Uilinn, villaggio magico scozzese, dove l’uomo viveva con la moglie e i due figli.
    Il Wizengamot ha confermato le accuse, condannando il ladro Carter Fontaine, conosciuto come “Mani Scure”, da subito fermato come principale sospettato; Mani Scure, già noto alla cronaca magica per numerosi furti sparsi su tutto il territorio nazionale, ha confessato l’omicidio e tutti i furti commessi.
    Stando alle ammissioni del reo confesso, si è trattato di un incidente, un colpo come molti altri, finito però in tragedia.
    A rinvenire il cadavere dell’obliviante, il giorno della morte, è stato il suocero di quest'ultimo, Sheridan McLean, fondatore e CEO dell’azienda Mai Soli, rinomata in tutto il mondo magico per le sue barriere i suoi dispositivi di sicurezza; grazie proprio ai dispositivi installati in casa Fairbairn è stato possibile rintracciare, e fermare, Mani Scure.
    [...] Il Ministero si stringe intorno alla famiglia Fairbairn, in memoria di un uomo da tutti considerato una brava persona, un lavoratore serio e impeccabile, un punto di riferimento per la comunità magica.”



    OFF // Ricapitolando:
    — agli studenti è stato affidato un caso di recente riapertura, l'omicidio di un obliviante avvenuto la notte del 31 ottobre 2014 e per il quale era stato condannato un famoso ladro del tempo, tal Mani Scure, al secolo Carter Fontaine.
    — il vostro compito è quello di intervistare e interrogare personaggi coinvolti, in un modo o nell'altro, con la vittima e, in base alle risposte ricevute, ricostruire quanto effettivamente successo quella notte
    — non c'è bisogno di scrivere dei veri e propri post, bastano anche solo domande senza codice, ma non saremo di certo noi ad impedirvi di lasciare libero il pg che è in voi; ricordate solamente di fare un recap sotto spoiler alla fine del post per aiutare il fato
    — in off verrete divisi in gruppi, se deciderete di interrogare i PNG dividendovi
     
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    Omicidio Moray Fairbairn
    - Causa della morte: testa fracassata per trauma fisico. Rilevate ragguardevoli tracce di sangue sulle pareti della sala d’ingresso e sui mobili della stessa; si esclude l’uso di oggetti contundenti.
    - Sheridan McLean ha rinvenuto il cadavere di Moray dopo essere stato contattato dalla vedova Fairbairn. Moray non si era presentato allo spettacolo teatrale del figlio Atlas.
    Non stimava Moray da un punto di vista lavorativo: lo riteneva poco ambizioso e senza spina dorsale, inadatto al suo lavoro e al Ministero.
    - Ad allertare la signora McLean è stato il ritardo del marito, un fatto piuttosto insolito. Quando è finito il primo atto dello spettacolo ha allertato il padre. Prima di uscire da casa, alle 19:30, Moray le era sembrato assente e le ha detto che li avrebbe raggiunti una volta finite delle cose.
    - Lavoro: erano giorni difficili al Ministero e qualcosa agitava la vittima in quei giorni. Moray, Obliviante, era stato visto litigare dalla moglie con Wilfred Blakely in merito ai Laboratori. Wilfred unico collega che la signora McLean conosce da anni e con cui Moray seguiva un caso specifico.
    Elizabeth, altra collega - ora lavora per Sheridan McLean - ma il sig. Fairbairn non ha mai parlato di lei.
    - Finestra: era già aperta alle 19:30. La signora McLean ricorda che la casa fosse particolarmente fredda.
    - Famiglia: Ariel andava molto d'accordo con il padre, avevano un rapporto speciale e condividevano molte cose. Atlas e Moray non si capivano, ma è stato un duro colpo per lui.
     
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    messaggini di Joni al gruppo
    ho parlato con Anton Moreira, il suo nome nel fascicolo era legato a quello di Sheridan McLean, lavora alla MaiSoli praticamente da quando è stata fondata.

    I rapporti del vecchio con Fairbain non erano idilliaci, ma pare che il signor McLean avesse rapporti complicati un po con tutti.

    compresa la figlia, vedova di Moray, alla quale però teneva molto: dopo l'omicidio si è preso cura della sua famiglia come poteva.

    pare che McLean abbia assunto tale Elizabeth Livingston (obliviante, ex collega del morto) poco dopo l'omicidio, per lavorare su un ampliamento delle barriere nel loro sistema di sicurezza. una donna molto ambiziosa e capace, punta a scalare l'azienda.

    anche il figlio maggiore, Atlas Fairbain ha iniziato a lavorare per l'azienda del nonno dopo la morte del padre, ma Moreira sostiene che l'ambiente non sia di suo gradimento, e che "odia tutto di questo lavoro". viene da chiedersi perché abbia deciso di entrare nel giro.
     
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    beep beep — recappino di Julian via whatsappino

    Sheridan McLean

    - (Thor crede sia pedofilo)
    - installazione a casa Fairbairn era solo un prototipo primitivo dei suoi sistemi di sicurezza, inventato dal dipendente Moreira
    - il prototipo non era un antifurto e permetteva di entrare e uscire dalla casa, ma manteneva l'impressione magica
    - i filmati dell'accaduto potevano essere utilizzati una solta volta quindi non sono più disponibili
    - l'impronta delle mani di Mani Scure è stata trovata sul balcone della finestra che affaccia sul cortile del Longstaff
    - è stato il primo a entrare in casa e a trovare il corpo di Moray per terra in una pozza del suo stesso sangue, con il viso sfigurato, le unghie spezzate e il volto graffiato
    - non voleva bene a Moray :c lo riteneva un uomo mediocre e senza ambizioni, ma gli aveva comunque offerto un posto nell'azienda, che Moray aveva rifiutato per amore verso il proprio lavoro
     
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    WILFRED BLAKELY: classe 1980, collega obliviante di Moray sin dai primi anni al Ministero. Arriva da una famiglia povera. Ai tempi dell'interrogatorio non ha avuto nulla da aggiungere alle indagini, sembrando sinceramente scosso dall'incidente. I due uomini erano molto diversi fra loro, ma hanno lavorato insieme per anni, ed avevano sviluppato un bel rapporto. Non propriamente un amico di famiglia, ma un conoscente sì: era capitato che andasse a cena a casa loro.

    @Ariel
    - non ci dice nulla di più sulla litigata, se non che fosse sui Laboratori, all'epoca erano stati scoperti di recente. Tasto sensibile al Ministero.
    - ha sentito il nome di alcuni responsabili dell'epoca, ma non ci dice i nomi - approfondire punto con Wilfred.
    - era strano vedere il padre così animato, ma potrebbe essere per il Wilfred effect, dato che lavoravano allo stesso caso - chiedere del caso a Wilfred.
    - a Moray piaceva parlare dei suoi casi con la figlia per ore; ovviamente dell'ultimo non ne ha parlato.

    Al ministero non sembrava utile lasciarvi il fascicolo sull'ultimo caso seguito da Moray, tanto più che questo è stato chiuso e archiviato del tutto solo dopo la sua morte. Qualche nota veloce, comunque, è stata lasciata, giusto per non lasciarvi nell'ombra: riguardava la violazione dello Statuto di Segretezza: un mago, palesemente ubriaco, era stato infastidito da un babbano in un pub e aveva pensato fosse lecito trasfigurarlo in un bicchiere, usarlo per bere il suo drink e poi farlo “accidentalmente” cadere a terra, rompendolo; il bicchiere era stato Riparato e poi riportato alla sua forma umana, ma il danno aveva procurato la morte del babbano.
    Il caso era stato seguito da Moray e dal collega Wilfred Blakely (che dopo la morte di Blakely ha provveduto a chiuderlo, cercando precedenti per capire come proseguire).
     
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    Data morte: 31/10/2014
    - festa in ufficio. Moray vi ha partecipato? (DA CHIARIRE - Lizzie sostiene non ci fosse nessuna festa in ufficio.)
    - sappiamo che doveva essere in ufficio (come detto da Carter, che pianificava tutto nei dettagli: quale spettacolo, doveva essere in ufficio) ma:
    1) ore 11:00 -> Atlas torna a casa e trova il padre
    2) ore 14:00 -> è andato a lavoro
    3) ore 15:30 -> vicino vede che la finestra era aperta sebbene in casa non ci dovesse essere nessuno
    4) ore 18:00 -> Wilfred riaccompagna Moray a casa (QUANDO È USCITO DA CASA? DOVE È ANDATO?)
    5) ore 19:30 -> Avalon dice che era assente, ma ancora vivo. Riporta che aveva ancora cose da fare, strano fosse in ritardo
    6) ore 22:00 -> metà spettacolo, trovato morto.
     
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    thor de thirteenth

    Nel tragitto verso il Ministero, Thor si trovò più volte a sperare, se non addirittura a pregare, che quella fosse tutta una simulazione. Come Tottington (povera illusa……………). Come la base sulla Luna abitata dalla Mort sr originale. Come il Quattro. O come quell’isola sperduta nell’oceano Pacifico: reale, sì, ma lontana dalla vita di tutti i giorni, dalla vita vera.
    Invece, quando misero infine piede nell’ufficio di Deanna Robert, da cui erano stati incaricati di indagare, e a cui, adesso, dovevano fare rapporto, Thor si trovò faccia a faccia con quello che, a diciotto anni suonati, non era ancora riuscita ad accettare.
    La realtà.
    Il mondo degli adulti, fatto di scelte, ma anche di verità e di menzogne.
    Tutto quello che avevano scoperto, che avevano sentito, con le orecchie e, ancora di più, con il cuore, era vero. Nessuna simulazione, nessun sogno a occhi aperti. Solo l’orribile mondo reale, in tutta la sua ostilità, in tutta la sua crudezza.
    Voltando appena il capo da un lato e dall’altro, guardò i suoi amici.
    Se quello era il mondo reale, avrebbe voluto rimanere al castello con loro per sempre. Protetti. Forse persino felici.
    Lo pensava già prima, ma ora la sua convinzione non aveva fatto che rafforzarsi.
    Come Ezra, una parte di lei avrebbe voluto confessare ogni cosa ai Fairbairn superstiti. Ad Avalon, in primis, ma anche ad Atlas e ad Ariel, che meritavano di sapere quello che era davvero successo a Moray. Ma l’idea di dar loro anche quel dispiacere, di spezzare ancora di più la famiglia, rivelando il coinvolgimento e, in fondo, l’idiozia, neanche troppo in buona fede, di Sheridan, aveva fatto convenire i maturandi sul tenere la bocca chiusa. In un modo o nell’altro, la ferita per la morte di Moray Fairbairn non si sarebbe mai rimarginata. In qualunque modo la si vedesse, era stata una fine orrenda, e immeritata.
    Chiuse gli occhi e sospirò.
    Tutti, nella stanza, si chiesero perché fosse proprio lei a parlare.
    Thor era la prima a chiederselo.
    Non era una scelta saggia mandare avanti lei. Non quando bisognava usare le parole, invece dei gesti.
    Eppure, sentiva che quello era il suo dovere. Avrebbe parlato, avrebbe detto come stavano le cose. O meglio, come le avevano concordate.
    Perché nel mondo degli adulti non esistono il bianco e il nero, ma solo una gamma di infinite sfumature di grigio.
    «Signora Roberts. Abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto. Non abbiamo prove concrete, così come non abbiamo un assassino da ammanettare. Abbiamo però delle forti convinzioni, e dei sospetti ancora più forti. Pensiamo che, il 31 ottobre 2014, siamo successe varie cose, il culmine di fatti iniziati nei giorni e nei mesi precedenti. E siamo convinti che Carter Fontaine non sia un omicida. È, era un ladro, lo è stato, ma… è innocente. Non ha ucciso la vittima. Crediamo invece che Moray Fairbairn sia morto per un incantesimo finito male. È impazzito, suicidandosi, perché qualcuno ha manomesso la sua mente, i suoi ricordi. E quel qualcuno… pensiamo sia Wilfred Blakely. Lui è il nostro sospettato. Il collega del signor Fairbairn. L’amico di Moray... Crediamo si sia fatto coinvolgere in affari loschi che riguardavano i Lab, che si sia fatto corrompere… ecco il perché di tanta ricchezza, tanto all’improvviso. Moray Fairbairn voleva fare la cosa giusta, voleva denunciarlo… e il signor Blakely non gliel’ha permesso. Così è entrato nella sua testa, ma qualcosa è andato storto e Moray… voglio dire, il signor Fairbairn… si è tolto la vita. Carter Fontaine, che sta scontando questo crimine da nove anni, è stato un… effetto collaterale. Pensiamo che quel giorno si sia davvero introdotto in casa Fairbairn per rubare qualcosa, un orologio, forse, intorno alle 15:30. Ma era già lontano quando, molte ore dopo, dopo le 19:30, Moray Fairbairn ha cercato un modo per sfuggire a quello che rimaneva dei suoi pensieri malandati… Così come sono malandati i ricordi di Carter Fontaine di quella sera. Lui… abbiamo sentito il suo dolore, la sua confusione. I ricordi dell’omicidio nella sua testa sono sbagliati. Per quanto ne sappiamo, Wilfred Blakely, da obliviante maldestro, potrebbe aver riservato lo stesso destino anche al signor Fontaine, modificando la sua memoria. Questa storia, in un modo o nell’altro, ha spezzato tante vite, non solo quella di Moray Fairbairn…
    Se quello era il mondo degli adulti, lei non voleva viverci.
     
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    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

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    M.A.G.O. 2023

    Sheridan McLean è un uomo che ha fatto tanti errori, e ne è consapevole. Guarda la ragazzina, volgendole un infinitesimale cenno del capo. «ho sbagliato» Ammette; a credere che Moray fosse impazzito, e non cercare una soluzione diversa anni prima. «grazie», aggiunge infine: per aver dato al Fairbairn la giustizia che meritava; per Avalon, che un tradimento dal padre non lo meritava.

    Quando concludete la vostra esposizione, i professori si congratulano con voi, sorridendo appena. Deanna Roberts prende nota di quanto le riferite al Ministero. Le indagini che ne seguono, sono brevi.
    Molto, brevi.
    Carter Fontaine viene assoluto dalla sua condanna. Spostato al San Mungo, dove proveranno a guarire quel che è andato perso e rotto nei nove anni ad Azkaban.
    E Wilfred Balkely?
    Lo immaginavate tutti, ma se seguirete il processo, non potrete fare a meno di stringere i pugni lungo i fianchi: non ci sono prove; neanche una. Non per Moray, non per Carter - ma quello, potevate immaginarlo -, non per altri… coinvolgimenti.
    Lascia il Wizengamot da uomo libero, sotto gli occhi gonfi di lacrime di Avalon Fairbairn.
    Giustizia è stata fatta, vi dicono i Ministeriali che hanno seguito con voi il caso.
    Voi lo sapete, che la giustizia non esiste. E non siete gli unici.


    [sara che inspira profondamente, perché è finalmente il suo momento: non è mai stata brava nelle storie d’amore, ma sapete cosa le piace? Dai, lo sapete.]
    E con questa scena post crediti, ci avviamo alla chiusura ufficiale dei vostri MAGO: complimenti, studenti. Siete promossi, diplomati, e pronti ad entrare nel mondo degli adulti. Vi ricordiamo di cambiare l’abilitazione – ugh, lo so, terribile – e di segnarvi in lista lavori. Qualunque mansione vogliate, grazie allo svolgimento degli esami, non sarà richiesta la role di prova. Ancora le nostre congratulazioni, perché siete stati bravissimi, e siamo stati fieri di voi dal giorno uno. Con il vostro aiuto, è stato tutto… davvero meraviglioso, e speriamo vi siate divertiti quanto l’abbiamo fatto noi. Baci baci, bimbi belli. In bocca al lupo con la vita adulta – e la Mai Soli vi attende!



    Giornalista: E dimmi, Atlas. Come ti senti ora che il caso di tuo padre è stato risolto?
    Atlas: Sollevato. Decisamente sollevato.


    Non avevano avuto bisogno di dirsi nulla. Si erano guardati da sopra la spalla della madre, Atlas ed Ariel, ignorando il vociare del resto del tribunale, e non avevano avuto bisogno di dirsi nulla, perché quella storia era già scritta nei loro occhi; nella linea stretta delle labbra. Non servì neanche un cenno con il capo.
    I fratelli Fairbairn non erano così diversi: cambiavano copertina e prefazione, ma i contenuti erano gli stessi. Atlas avrebbe dovuto essere quello maturo, ma non lo era mai stato; Ariel quella contenuta, ma non era nata per esserlo. Quando non si scottavano a vicenda, si alimentavano l’uno con l’altra come fiamme, bruciando tutto quel che capitasse sul loro cammino senza guardare in faccia nessuno – brace e scintilla, perché Atlas si arrabbiava a lungo ed Ariel spesso.
    Mentre Avalon piangeva, stretta fra le braccia dei figli, ad entrambi sfuggì l’angolo di un sorriso.
    Quelli che si completavano solo insieme, sapete.
    Crudele. Selvaggio. Violento.
    Alla Giustizia, non credevano da un pezzo.
    Moray ed Avalon non avevano sbagliato nel crescere i loro bambini. Nessuno dei due avrebbe voluto vedere quel tipo di espressione risoluta sui loro volti, ma Atlas ed Ariel, crescendo nel sistema, si erano fatti regole proprie da seguire ed infrangere.
    Si coprivano le spalle a vicenda, da tutta la vita.
    Atlas ricordava la prima volta che Ariel era stata spedita in Sala delle Torture con l’obbligo di tormentare i compagni: non voglio farlo, gli aveva detto strizzandogli la mano nella sua; l’aveva guardato con quegli occhi troppo grandi, pallida in volto, e gli aveva detto non voglio farlo, Atlas. Aveva dodici anni, era al suo secondo anno. Il maggiore era al sesto. Loro, o tu, le aveva mormorato fra i capelli; noi, o loro, era diventato negli anni, quando i sorrisi del maggiore si facevano troppo languidi, e la rabbia della minore piccata e feroce.
    Durante gli allenamenti di Quidditch, Ariel aveva morso la ragazza che aveva mostrato foto intime del fratello all’intero spogliatoio, ed aveva sputato l’orecchio sul pavimento degli spogliatoi; il primo ragazzo che aveva spezzato il cuore della sorella, non aveva potuto alzarsi dal lettino in infermeria per quasi due settimane.
    Non erano sempre così - Ariel era divertente, determinata, leale fino all’osso; Atlas era carismatico, brillante, e manteneva la parola data - ma erano anche così.
    Si amavano, o si odiavano. O entrambe, ed insieme.

    Giornalista: Avete commemorato la memoria di tuo padre?
    Atlas: Non c’è giorno in cui non lo ricordiamo. Ma sì, l’abbiamo fatto. Insieme, come una famiglia.


    Anton Moreira, che le dita non gliele sfiorava mai, aveva stretto la mano sul suo polso, quand’erano tornati al Garage a prendere l’attrezzatura. Erano impulsivi, i Fairbairn, ma non stupidi. Mai, stupidi. Atlas era rimasto ad osservare le unghie del collega a disegnare mezzelune sul suo avambraccio, battendo le palpebre lento. Non aveva pensato di dovergli dare spiegazioni: poteva dire tante cose, e molte dispregiative, sul Moreira, ma non che fosse un’idiota. Avrebbe dovuto sapere perché fossero lì. Che fosse l’unico modo in cui quella storia potesse finire.
    Non chiedermi di non farlo.
    Aveva alzato gli occhi su Anton, lasciando che vedesse quanta pupilla avesse ingurgitato l’iride, rendendo lo sguardo quasi completamente nero. Atlas era arrabbiato. Era furioso; ma si era ammorbidito comunque, lasciando la curva delle labbra in una velata supplica. Ne ho bisogno.
    Anton non aveva saputo cosa dirgli. Aveva aperto la bocca; l’aveva richiusa, tutte le parole morte in gola. Sapeva quale fosse la cosa giusta da fare, ed era non farglielo fare, e sapeva l’avrebbero fatto comunque, quindi a lingua asciutta aveva bisbigliato «posso aiutarvi?» perché sarebbe andato volentieri all’inferno, se avesse significato poter seguire Atlas Fairbairn.
    Ed Ariel, certo, ovvio, haha. Impossibile da dimenticare, con quel suo «sei veramente ridicolo, moreira» brutale con cui aveva lanciato la sacca dell’attrezzatura sul petto di Anton, specificando «e no, demente: non era un complimento.» Perchè Ariel non aveva avuto voti eccezionali a Hogwarts, ma almeno non era una stronza come il fratello che fingeva di non vedere, o cogliona come il Moreira a credere di non sapere: aveva già preparato la roba per lui; non aveva avuto dubbi, sul fatto che si sarebbe unito.
    E anche grazie al cazzo, visto che era il migliore sul campo.

    Giornalista: In merito a… Wilfred Blakely.
    Atlas: Sì?


    Anton era rimasto fuori.
    Fra loro tre, era il migliore in quel tipo d’incantesimi - per quello suo nonno l’aveva assunto - di occultamento, e sicurezza. Quel che teneva fuori, teneva anche dentro.
    Aveva morso nervosamente il labbro inferiore per tutto il tragitto. Atlas gliel’aveva strappato dai denti con il pollice, ammonendolo che avrebbe finito per sanguinare – solo per farlo arrossire; per ricordargli che fosse ancora Atlas, sempre Atlas.
    Non si reputava un mostro. Era solo qualcuno che fosse disposto a fare quel che andava fatto.
    Ariel era stata la prima ad entrare.
    Quando Atlas l’aveva raggiunta nel lussuoso salotto di Wilfred Blakely, la mazza era già sollevata, e l’uomo a terra. Aveva blaterato qualcosa. Con un colpo di bacchetta, Atlas l’aveva messo a tacere e immobilizzato; Ariel l’aveva colpito ancora, ancora, ed ancora, gridando fino a spaccargli i timpani e tagliarsi le corde vocali. Le mani imbrattate di sangue. Gocce scarlatte che avevano raggiunto il volto del maggiore, che osservava la furia della sorella senza battere ciglio, perché la capiva, e la sentiva anche lui. Voleva lasciarle quello, però; tutto per lei.
    Disfunzionali.
    Non gliene fregava un cazzo. Quell’uomo, volente o meno, aveva ucciso suo padre per un paio di fottuti spicci – e cosa se ne faceva, ora, del tappeto persiano, se non soffocarci nel tentativo di mettersi a sedere? Cosa, dei soprammobili in ceramica rotti, se non tagliarsi i palmi provando a scappare? Cosa, del conto alla Gringott, se non farlo marcire dimenticato da tutti? - quindi sì.
    Pensava lo meritasse. Pensava se lo meritassero.
    «ti considerava un amico» Quel che faceva male, erano le lacrime di sua sorella. Le sentiva calde come fossero state sulle proprie guance, Atlas; strofinò la guancia sulla spalla, concedendosi di credere fossero le sue e non le proprie.
    La voce spezzata. Il singhiozzo asciutto. Le spalle a curvarsi.
    Non era rimasto molto di Wilfred Blakely da prendere a calci, ma Ariel lo fece comunque, prima di afflosciarsi in un ultimo strillo disperato contro la spalla del fratello – e lui la strinse a sé, senza dire nulla. Cullandola piano, dolcemente. Stringendola abbastanza da farle e farsi male, perché lui c’era, perché sarebbe rimasto. Quando aveva smesso di piangere, le aveva baciato una guancia ignorando il sapore di rame. Le aveva detto di uscire; avrebbe raggiunto subito lei ed Anton, doveva solo sistemare le ultime cose.
    Poi aveva ridato la voce all’uomo. Non era rimasto molto, ma abbastanza sì.
    «vostro padre non avrebbe voluto questo»
    Aveva usato la maledizione Cruciatus fino a che non aveva più avuto forze neanche di contorcersi.
    Perchè suo padre non avrebbe voluto neanche morire, ed invece l’aveva fatto, ed in quell’età del cazzo in cui Atlas Fairbairn era stato un figlio insopportabile. Tutto la voce di suo nonno, a far pesare al genitore quanto poco ambizioso fosse – con quel suo lavoro ridicolo, ad aspettarsi facesse le sue stesse scelte, rimanendo a vivere in un posto del cazzo come lui. Non lo pensava davvero, non così. Amava suo padre, Atlas; era ancora il suo modello da seguire.
    Non sempre. Non in quel momento. Perchè aveva ragione, il buon Fred.
    Si era chinato al fianco di quel che il Blakely era stato, e sarebbe rimasto ancora per poco. Aveva aspettato che battesse le palpebre per metterlo a fuoco, e concesso perfino di pregare per la sua vita. Piatto. Vuoto.
    Si era schiarito la gola, Atlas, alzando gli occhi al soffitto per asciugare la patina liquida.
    Si fidava di te. Si fottutamente fidava di te.
    «allora non sai dire solo stronzate»
    E l’aveva inzuppato di benzina.

    Giornalista: La sua morte, è stata -
    Atlas: Una tragedia, sono d’accordo. La casa che si era costruito non era a norma, come avrà letto. Un terribile incidente. Tutta la comunità l’ha pianto, era un uomo rispettato, malgrado il processo di qualche mese fa. Abbiamo partecipato tutti al funerale, offrendo i nostri omaggi.
    Giornalista: Un cerchio che si chiude, potremmo definirlo. Confidando sia l’epilogo della tragica storia di Aud Uilinn, che progetti avete per il futuro? Rimarrete in Scozia?
    Atlas: Io sì. Durante l’estate, ho trovato un piccolo teatro che aveva necessità di personale, quindi ora mi occupo anche di insegnare recitazione ai bambini. Salire sul palco è… fuori discussione, al momento. Immaginerà il perché.
    Mia sorella fa avanti e indietro, ma passa più tempo in trasferta che a casa.
    Mia madre non ha alcuna intenzione di abbandonare il nostro quartiere. Al momento, si sta occupando della creazione e manutenzione di un nuovo parco pubblico. Dovrebbe passare, quando ha un po’ di tempo. Non per vantarmi, ma – dopo me e mia sorella – è il suo lavoro migliore.
    Giornalista: Volentieri. Ti ringrazio per il tempo che sei stato disposto a concedermi. Mai come adesso il mondo magico ha bisogno di sapere che esistono piccoli paradisi come Aud Uilinn, in grado di riprendersi da eventi traumatici e fiorire, e che ci siano giovani come te a portare sulle spalle il futuro della nostra società. Come si chiama lo spettacolo che stai creando con i bambini?
    Atlas, sorridendo: “Ricordami così, amore mio”



    Elizabeth Livingstone aveva battuto le palpebre sul profilo della casa in fiamme.
    Labbro inferiore succhiato fra i denti, sopracciglia arcuate. Gli occhi a scivolare sulle tre teste di fronte all’abitazione; le era parso di vedere brillare la punta di una sigaretta, prima che sparissero.
    «a quanto pare, non hai bisogno del mio aiuto» Dietrofront sul marciapiede, tornando dalla direzione da cui era arrivata.
    Sheridan McLean era rimasto a guardare la casa di Wilfred Blakely sciogliersi in cenere.
    E come lui, i vicini di casa. I negozianti. Curiosi passanti.
    Moray Fairbairn era un uomo amato da tutti.
    Il fumo venne contenuto, ma le fiamme bruciarono per molto, molto tempo.
     
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